Uno straniero
invece non lo seguiranno,
ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli
stranieri". Gv
10 Vs 5 Primo tema.
Titolo: Passaggio dalla voce alla
parola (premessa per capire la funzione dello straniero).
Argomenti: L'importanza
della conoscenza. Tutto ha la sua voce. Volto
e Voce di Dio. Uno solo è il Creatore. Distinguere
la Voce di Dio. Passaggio
dalla voce alla parola. Voce,
luogo, esistente. La voce
ci annuncia la presenza di un essere che ancora non si vede. La parola è comunicazione di pensiero. La contraddizione. Cosa
vuol dire capire un pensiero? Pensiero
è guardare dal punto di vista dell'altro.
La
caratteristica della Parola di Dio. Dio
pone in noi la sua ragione.
29-30/Ottobre/1989 Casa di
preghiera Fossano.
Avevamo letto nel versetto quattro: "Quando il
pastore ha fatto uscire tutte le sue pecore, cammina davanti a loro e le pecore
lo seguono perché conoscono la sua voce".
Dice: "Lo seguono perché conoscono la sua voce"
e adesso dice: "Non seguiranno uno straniero, lo fuggiranno piuttosto,
perché non conoscono la voce degli stranieri".
Già
qui si evidenzia l'importanza della conoscenza.
Della conoscenza per seguire il pastore.
La conoscenza della voce è ciò che determina il seguire o
il non seguire.
Non seguono gli stranieri perché non conoscono, seguono
il pastore perché conoscono.
Gesù dice: "Non hanno conosciuto le mie vie, non
entreranno nel mio riposo".
Ci sottolinea la grande importanza della conoscenza.
Addirittura è determinante per entrare nel riposo di Dio,
nella pace di Dio, cioè per trovare la vita.
La maggior parte degli uomini passa tutta la loro vita
senza capire in cosa consista la vita e cosa voglia dire vivere.
Già ieri sera abbiamo sentito quanto sia imponente il
problema della morte: siamo molto preoccupati della morte ma nessuno si
preoccupa della Vita.
Di trovare la Vita.
Dio non ci ha creati per la morte.
La morte è venuta in conseguenza del peccato.
Dio ci ha creati per la vita.
E dobbiamo imparare a capire cosa è questa vita.
La maggior parte degli uomini (anche di noi) passa
tutta la vita senza imparare cosa sia la Vita.
E c'è da ringraziare il Signore se lo scoprono
nell'agonia, in punto di morte.
Eppure Gesù dice che soltanto coloro che conoscono la sua
Via, entreranno nel suo riposo, nella sua Vita.
Qui mette in evidenza il problema degli stranieri.
Dice che le pecore non seguono gli stranieri, perché non
conoscono la voce degli stranieri.
Anche questa è Parola di Dio e se è Parola di Dio, è
Parola per insegnare a noi la vita.
Per insegnare a noi la via della vita.
Quindi tutto serve, serve la Parola di Dio quando parla a
noi del pastore e delle pecore e delle pecore che seguono il pastore perché conoscono
la sua voce e la Parola di Dio serve a noi quando ci parla degli stranieri e ci
dice che le pecore non seguono gli stranieri perché non ne conoscono la voce: è
Parola di Dio per noi.
E allora quale significato e quale lezione Dio vuole
darci per la nostra vita essenziale, per la nostra salvezza dicendoci queste
parole?
Dio ci presenta la figura dello straniero.
Il tema di oggi è il passaggio dalla voce alla parola.
Perché è proprio in questo passaggio che si evidenzia la
funzione degli stranieri.
E proprio per giungere a capire la funzione e il
significato di questi stranieri (e di queste pecore che fuggono la voce degli
stranieri) è necessario far precedere quest'argomento del passaggio dalla voce
alla parola.
Perché soltanto conoscendo il passaggio dalla voce alla
parola, possiamo capire il significato della figura degli stranieri, che qui
sono presentati ma che ognuno di noi, nella sua vita trova e incontra.
Anche Dio ha la sua voce.
Ogni esistente ha la sua voce.
L'acqua ha la sua voce.
Gli uomini hanno la loro voce.
Gli alberi hanno la loro voce.
Dio ha la sua voce.
Tutto ciò che esiste, ha la sua voce.
È formato dalla singolarità che lo caratterizza e dalla
voce.
E abbiamo detto che la voce giunge ovunque.
Dio fa sentire la sua voce ovunque.
Non
c'è luogo della terra che non senta la Voce di Dio.
"Se anche mi nascondessi nelle tenebre più profonde,
Tu Signore ancora mi raggiungi e se anche scendessi nell'inferno, Tu ancora lì
mi raggiungi", perché la Voce di Dio giunge ovunque.
Invece la conoscenza di Dio non giunge ovunque.
Il volto di Dio non si fa vedere ovunque.
Gli estremi della nostra vita e del cammino verso la
conoscenza di Dio, sono rappresentati da due termini.
Il primo è la Voce di Dio che tutti gli uomini ascoltano,
perché la Voce di Dio si fa ascoltare, si fa sentire, perlomeno da tutti gli
uomini, raggiunge tutti, si trova ovunque.
L'altro termine all'altra estremità invece è la visione
del volto di Dio.
È la conoscenza di Dio, è la presenza di Dio.
Questa conoscenza di Dio, questa visione di Dio si trova
invece in un punto solo, in un luogo ben preciso.
Non è più ovunque e se noi ci aspettiamo di vedere la
presenza di Dio in tutte le cose, noi troveremo la notte non la presenza di
Dio, noi troveremo l'assenza di Dio.
Perché quando Dio imporrà la sua presenza, noi
esperimenteremo l'assenza di Dio, non la presenza, se ci aspettiamo di vedere
la presenza di Dio in tutte le cose.
La presenza di Dio si fa vedere in un punto solo, in
luogo unico.
Dio parla in tutto e in tutti ma si fa conoscere in un
punto solo.
Dio si fa conoscere soltanto in suo Figlio e solo da suo
Figlio.
Con questo non è che Dio escluda tutte le creature che ha
creato per giungere a conoscere Lui.
Dicendoci che Lui si fa conoscere solo in suo Figlio, non
esclude le creature, indica alle creature il luogo in cui lo possono vedere.
Perché Dio vuole che tutti si salvino e giungano a
conoscere la Verità, Lui è la Verità, ma se questa Verità (Lui) si trova
soltanto in quel punto preciso evidentemente, se Lui vuole che tutti si
salvino, Lui vuole che tutti giungano in quel punto.
Cioè, Dio vuole che tutti giungano a suo Figlio:
"Padre glorifica tuo Figlio".
Dio vuole che tutti giungano a suo Figlio, perché
soltanto in suo Figlio possono vedere Lui, possono conoscere Lui, possono
trovare la sua presenza: "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di
Me", dice il Figlio.
Passaggio obbligato.
Il
cammino della vita ha questi due punti estremi e noi lo
dobbiamo sempre tenere presente, perché noi in ogni punto della nostra vita,
del nostro cammino o del nostro morire, noi dobbiamo sempre tenere presente il
Creatore.
Cioè, ogni punto della nostra esistenza va sempre
collegato con il Creatore, perché uno solo è Dio, uno solo è il Creatore,
"Tu non avrai altro Dio all'infuori di Me" e questo è a fondamento di
tutta la scrittura, e questo è a fondamento di tutta la creazione di Dio ed è
questo a fondamento di tutta la vita di ogni uomo: "Non avrai altro Dio
all'infuori di Me", il che vuol dire: "Non avrai altro Creatore
all'infuori di Me".
E non avere altro Creatore all'infuori di Lui, vuol dire
non separare nessun punto del nostro mondo, nessun punto della nostra vita,
nessuna gioia e nessun dolore, nessuna disgrazia e nessuna fortuna, nessun pensiero,
non separare nulla dal Creatore.
Questo vuol dire: "Non avrai altro Dio all'infuori
di Me" e questa è la pietra fondamentale di tutta la scrittura, di tutta
la creazione e della vita di ogni uomo.
"Uno solo è il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio
all'infuori di Lui".
E noi nel Credo diciamo: "Credo in un solo Signore,
Creatore di tutte le cose visibili e invisibili".
Creatore di tutte le cose!
Ora se Uno solo è il Creatore di tutte le cose, noi in tutte
le cose, quindi in qualunque punto della nostra vita noi ci troviamo, tutto noi
dobbiamo sempre collegare con questo Dio Creatore, non dobbiamo mai separare
nulla.
Non dobbiamo dire: "Questo è opera degli uomini,
questo è opera della natura, questo è opera del caso o del demonio o di chissà
chi".
Uno solo è il Creatore, questo è a fondamento per
imparare a vivere, altrimenti non impariamo assolutamente a vivere.
Noi arriveremo all'agonia, con il fallimento di tutta la
nostra vita.
Perché non avremo scoperto in cosa consiste il vivere,
non avremo conosciuto la vita.
Quindi ogni punto di questo cammino che va dalla Voce di
Dio che si fa sentire in tutto a tutti, alla visione di Dio che si fa trovare
soltanto in suo Figlio, cioè soltanto nel suo pensiero, in tutto questo cammino
che passa fra questi due punti, noi dobbiamo sempre collegarci con Dio
Creatore.
Sempre riferire le cose con Dio Creatore, sempre
dialogare con Dio Creatore, sempre cercare in tutto il significato e il
Pensiero di Dio Creatore.
Perché non possiamo ignorare la Voce di Dio, perché la
Voce di Dio si fa sentire.
Abbiamo detto che la Voce di Dio è l'energia, è il motore
che ci mette in movimento.
Siamo stati creati per conoscere la Verità, per
l'Assoluto, siamo stati creati per riposarci nella visione della Verità e tutto
ciò che è voce, tutto ciò che è rumore, ci lascia inquieti fintanto che non
arriviamo a vedere la fonte di questo rumore.
Ora se tutto è Voce di Dio, tutto è rumore che Dio fa
nella nostra vita.
Rumore che ci dice che c'è qualcuno che fa giungere a noi
questo rumore.
Ma questo qualcuno noi non lo vediamo e il rumore ci
lascia inquieti e la voce ci lascia inquieti e la morte ci lascia inquieti e
gli avvenimenti ci lasciano inquieti, perché tutto è Voce di Dio, voce di uno che
parla con noi, sentiamo la voce di Colui che parla con noi, ma Lui non lo
vediamo.
E noi saremo inquieti fintanto che non arriveremo a
vederlo.
Il problema è prima di tutto di non confondere la Voce di
Dio con la voce degli altri.
Bisogna saper riconoscere la Voce di Dio.
Qui abbiamo visto che le pecore seguono il pastore perché
conoscono la sua voce, questo ci fa capire che si può non conoscere la voce del
pastore.
Questo ci fa capire che noi possiamo trovarci tra coloro
che ritengono straniero il pastore, che ritengono Dio uno straniero e non ne
conoscono la voce.
Fintanto che noi non conosciamo la Voce di Dio noi, non
possiamo seguirlo perché per noi è uno straniero.
Cos'è
che ci fa conoscere la Voce di Dio e ce la fa distinguere dalle altre voci?
Siccome ogni esistente ha la sua voce, se noi siamo stati
(anche per un attimo solo) con quell'esistente, noi abbiamo concepito la voce
di quell'esistente lì.
Abbiamo detto che conosciamo la voce dell'acqua soltanto
se siamo stati con l'acqua.
Non basta che qualcuno ci spieghi com’è la voce
dell'acqua, se noi non abbiamo visto l'acqua e non abbiamo udito il rumore che
fa l'acqua, quando avevamo presente l'acqua, noi la voce dell'acqua non la
riconosciamo, non la distinguiamo.
È soltanto per quel tanto che noi siamo stati con un
esistente che noi ne riconosciamo la voce.
Ogni esistente ha la sua voce caratteristica,
inconfondibile, però è necessario udirla, contemporaneamente alla visione di
quell'esistente lì, altrimenti noi non possiamo intendere quella voce.
Con Dio è lo stesso.
Così come nessuno di noi può riconoscere la voce di una
persona, se non è stato (anche solo un attimo) con quella persona, così anche
con Dio.
È inutile che noi sentiamo parlare della Voce di Dio,
Voce di Dio, Voce di Dio... o che parliamo della Voce di Dio.
Fintanto che non restiamo (anche soltanto per un attimo)
con Dio, noi non possiamo riconoscere la Voce di Dio.
È da Dio che s’impara a conoscere la Voce di Dio.
Per cui Dio fa sentire a noi la sua voce, ma soltanto
quando noi ci fermiamo un momento con Dio, noi lì siamo fatti capaci di
riconoscere la Voce di Dio e di non confonderla più con le voci di altri
esistenti.
A quel punto lì noi siamo in grado di seguire la Voce di
Dio, perché la possiamo riconoscere.
Non la confondiamo più con nessun’altra voce.
Il cammino della vita è il cammino per arrivare a Dio.
Questo cammino ha molte caratteristiche.
Una
delle caratteristiche principali è il punto in cui si passa dalla voce alla
parola.
Molte volte ho sentito dire che la voce è la parola.
La voce non è la parola.
Non sono la stessa cosa.
La voce è voce e la parola è parola.
E in cosa consiste questa differenza tra voce e parola e
in cosa consiste questo passaggio dalla voce alla parola?
Questo passaggio a un certo momento si presenta nella
nostra vita.
Se noi non facciamo questo passaggio, restiamo fregati.
Quando e come si presenta?
La
voce è il segno che ci annuncia un esistente, la presenza di un esistente.
La voce dell'acqua mi annuncia che c'è dell'acqua.
Questa è la caratteristica della voce.
Ogni esistente ha la sua voce.
L'esistente si trova in un luogo ben preciso.
Ogni esistente ha un suo luogo.
Le stelle alpine hanno il loro luogo.
Il grano ha il suo luogo.
I funghi hanno il loro luogo.
Ogni cosa ha il suo luogo.
La voce invece arriva anche nei luoghi in cui
quell'esistente non c'è.
È necessario che arrivi anche in altri luoghi, altrimenti
noi non arriveremmo in quel luogo in cui c'è l'esistente Principio di quella
voce.
La voce dell'acqua arriva là, dove non c'è l'acqua.
Ed è una meraviglia questo, perché proprio in quanto
arriva là dove non c'è l'acqua, arriva là dove c'è l'assetato, assetato perché
non trova l'acqua.
Se l'assetato sente la voce dell'acqua e corre dietro la
voce dell'acqua, arriva a trovare l'acqua, perché la voce lo conduce lì.
La meraviglia della creazione di Dio che ha fatto bene
tutte le cose!
Tutto è segno.
Se noi seguiamo la voce, la voce ci conduce nel luogo,
dove si trova quello che noi cerchiamo, quello che noi desideriamo.
Se uno ha sete e sta attento, sente la voce dell'acqua,
gli va dietro e giunge fino all'acqua.
Teniamo però presente che la voce dell'acqua non disseta.
La voce dell'acqua non ti disseta, non ti dà la vita.
Se tu sei assetato e senti la voce dell'acqua, non è
sufficiente la voce per dissetarti.
È necessario che tu corra dietro a quella voce e che tu
non ti fermi fintanto che non giungi all'acqua.
E non basta ancora trovare l'acqua.
Devi berla quest'acqua se vuoi dissetarti, perché non è
la voce dell'acqua che disseta.
Non è la voce delle creature che disseta la nostra anima
e non è la Voce di Dio che disseta la nostra anima.
Ciò che ti disseta è l'acqua, se tu la bevi quest'acqua.
Chi disseta è Dio se tu bevi di questo Dio.
"Chi ha sete venga a Me e beva".
Può anche darsi che uno non abbia sete e allora sentendo
la voce dell'acqua non gli vada dietro.
È quello che succede nella maggior parte della vita degli
uomini.
La Voce di Dio è come la voce dell'acqua, giunge ovunque,
si fa sentire dappertutto.
Ma gli uomini non hanno sete di quest'acqua e il guaio e
lì, infatti, Gesù dice: "Quando io verrò, troverò ancora la fede sulla
terra?".
E dicendo "fede sulla terra" dice:
"Troverò ancora qualcuno che abbia sete?".
Sete di conoscere Dio, interesse per Dio.
"Troverò ancora qualcuno?".
Se uno non ha sete, sente la voce ma non gli corre dietro
e tantomeno giunge a trovare l'acqua.
La caratteristica della voce è questa: annuncia la
presenza di un esistente che ancora non si vede.
Invece la parola ne annuncia un pensiero, mi comunica un
pensiero.
È necessaria la voce, perché la voce mi annuncia
l'esistente.
Ed è necessaria la Voce di Dio.
Perché è proprio la Voce di Dio che mi dice che Dio
esiste.
Tutto è Voce di Dio, anche il filo d'erba è Voce di Dio,
e cosa mi dice il filo d'erba?
Mi dice che non si è fatto da solo ma che l'ha fatto
un'altro e tutte le creature mi dicono questo e questa è Voce di Dio.
La Voce di Dio in tutte le cose mi dice: "Io sono il
Creatore, tu non sei il Creatore, le cose non si sono create da sole".
Questa è la Voce di Dio.
La Voce di Dio è quella che mi dice: "Io solo sono
il Creatore".
Tutti gli avvenimenti arrivano a noi indipendentemente da
noi.
Tutte le creature giungono a noi indipendentemente da noi,
è la Voce di Dio che ci dice: "Io sono il Creatore".
"Io solo sono il Creatore".
Questo è necessario, perché la voce mi annuncia la
presenza di un esistente che ancora non vedo.
Ed è necessario che quest’annuncio giunga a me.
Così com’è necessario che la voce dell'acqua giunga a me
se io voglio trovare l'acqua, altrimenti non la troverò mai e morirò nella mia
sete.
Ecco che Dio ha trovato il modo per far giungere gli
annunci di Sé ovunque, affinché tutti possano sapere che c'è un Creatore, che
Lui è il Creatore, anche se non lo vedono ancora.
Ecco l'importanza della voce: mi annuncia la presenza di
essere che ancora non si vede.
Affinché sapendolo io alzi gli occhi per cercarlo.
Corra dietro a quest’annuncio.
Se sono disponibile, se ho sete di Dio.
Invece
la parola è comunicazione di pensiero.
Quando ci comunica il pensiero, ci invita a capire il
pensiero.
Questa è una cosa molto diversa dalla voce.
Intanto il pensiero è riservato alla persona mentre la
voce mi arriva dappertutto.
Ogni esistente, anche le pietre hanno la loro voce.
Gli animali e i vegetali hanno la loro voce, tutto ha una
sua voce.
Invece la parola è riservata alle persone, è riservata là
dove c'è un pensiero.
La parola mi annuncia, comunica un pensiero.
Quindi invita a capire il pensiero.
C'è
sul nostro cammino un punto ben chiaro e ben
preciso nella vita di ognuno di noi in cui dobbiamo passare dalla voce alla
parola ed è una grande tristezza se non passiamo perché cominciamo veramente a
esperimentare la morte dello spirito.
Dobbiamo chiederci qual è questo punto e come possiamo
riconoscerlo.
Tutto quest’argomento è in funzione dell'argomento di
domenica prossima: gli stranieri.
Il punto in cui noi siamo chiamati a passare dalla voce
(annuncio che Dio esiste) alla parola (annuncio che m’invita a capire il
pensiero) avviene quando Dio mi dice: "No".
Arriva quando la voce che io sento mi mette in
contraddizione.
È
la contraddizione che mi fa passare dalla voce alla parola.
Perché noi la contraddizione, il no, noi non lo
sopportiamo.
Arriva un momento sul nostro cammino di Voce di Dio, in
cui Dio dice: "No" a me.
A quel punto, Dio m’invita a passare a capire il suo
pensiero e questa diventa parola.
Perché la parola è ciò che mi comunica un pensiero e
quindi m'invita a capire questo pensiero.
Dio m’invita a capire il suo pensiero, quando a un certo
punto, facendomi sentire la sua voce mi dice un grosso "No".
La voce giunge nella mia sete, in quanto io ho
un'intenzione (ho sete) e la voce mi giunge in questa sete (intenzione) e mi
dice: "C'è l'acqua".
Gesù il primo giorno ha moltiplicato i pani alla folla,
perché c'era della fame e qui è Voce di Dio, è giunto a rispondere
all'intenzione: fame.
Fintanto che Dio risponde alle nostre intenzioni, siamo
nella Voce di Dio.
Ma dopo aver moltiplicato i pani, alla folla che tornava
a cercarlo, Lui dice un grande no.
Qui passiamo dalla voce alla parola.
Perché qui a questo punto, Lui si rifiuta di rispondere
ai desideri della folla.
Prima ha fatto, era Voce di Dio ma il secondo giorno non
lo fa più.
Perché bisogna passare dalla voce alla parola, bisogna
passare al pensiero.
"Voi mi cercate per il pane che vi ho dato ieri e
che ha soddisfatto la vostra fame, non cercatemi per il pane che passa"
ecco il no, "Ma cercatemi per il pane che non passa" ecco la
comunicazione del pensiero.
Qui la gente non ci capisce più niente.
Di fronte al no, noi non capiamo più nulla, perché noi
non sopportiamo la contraddizione.
Fintanto che Lui risponde ai nostri bisogni, è Voce di
Dio e noi lo capiamo e lo ringraziamo e lo lodiamo e gli cantiamo quanto è
buono.
Ma quando ci dice un grosso no, qui è contraddizione e
noi non capiamo più.
Noi non sopportiamo le contraddizioni perché siamo fatti
per l'Assoluto.
E nell'Assoluto c'è soltanto il sì, c'è soltanto la luce
e Dio è luce e presso Dio non ci sono tenebre.
Le tenebre sono date dalle contraddizioni e le
contraddizioni ci straziano, ci fanno morire le contraddizioni.
Eppure ci sono queste contraddizioni perché c'è questo passaggio
che Dio ci impone.
Dio ci impone il passaggio dalla sua voce alla sua
parola.
E la sua parola è una proposta di pensiero ed essendo
proposta di pensiero è invito a capire.
Cosa vuol
dire capire un pensiero?
La parola è parola in quanto m’invita a passare dal mio
punto di vista al punto di vista dell'altro, ecco la funzione della parola.
E fintanto che noi non ci decidiamo a passare dal nostro
punto di vista (bisogni, interessi, figura, creature...) al punto di vista
dell'Altro, noi non abbiamo ascoltato la parola.
La Parola di Dio ci invita a passare al punto di vista di
Dio, a guardare le cose dal punto di vista di Dio.
Questo è il Pensiero di Dio.
Perché soltanto guardando dal punto di vista di Dio, si
vede la Verità.
Soltanto
guardando dal punto di vista di Dio, noi troviamo quello che ci convince su
Dio.
Convincere vuol dire legare.
Soltanto guardando dal punto di vista di Dio, noi
troviamo quello che ci lega a Dio.
Il che vuol dire che fintanto che noi non guardiamo dal
punto di vista di Dio, noi con tutti i nostri sforzi, sacrifici e voti, non
possiamo legarci con Dio.
Perché è Dio che ci lega, perché ci lega convincendoci.
Convincendoci della sua Verità.
Ponendo in noi la ragione.
Quando uno è convinto, ha in se stesso la ragione di ciò
in cui crede e di ciò per cui vive.
Quando uno conosce, ha in se stesso la ragione di ciò che
conosce e fintanto che non ha in se stesso la ragione di ciò che conosce, non
ha conosciuto.
La Verità noi la troviamo soltanto conoscendola, ma
conoscere la Verità vuol dire avere in noi stessi la ragione della Verità.
Dio, facendoci giungere la sua Parola, ci invita a
conoscere il suo pensiero.
Pensiero è guardare dal punto di vista dell'altro.
Dio ci invita a guardare dal suo punto di vista.
Solo se noi abbiamo la possibilità di guardare dal punto
di vista di Dio, noi possiamo ascoltare questa Parola ma Dio ha dato a noi il
suo Pensiero e facendoci giungere la sua Parola, invita noi adesso a
raccoglierci nel suo pensiero e a guardare le cose non più dal punto di vista
del nostro pensiero o dei nostri pensieri, ma a guardare le cose dal punto di
vista del suo pensiero.
Perché soltanto guardando dal suo Pensiero, noi troviamo
da Lui (la Verità viene da Lui) quello che convince e pone quindi in noi la
ragione di ciò per cui dobbiamo vivere.
Ma come non possiamo conoscere la voce di uno se non
restiamo con questo uno, come non possiamo conoscere la Voce di Dio se non
abbiamo sostato almeno un istante con Dio, così noi non possiamo convincerci
della Verità di Dio, della presenza di Dio se non guardiamo le cose dal punto
di vista di Dio.
Se non ascoltiamo la Parola di Dio che ci invita a questo
passaggio.
La
caratteristica della Parola di Dio (del "no" di Dio)
è questa: fintanto che noi non la guardiamo dal punto di vista di Dio, noi
questa Parola qui non la capiamo.
La Parola di Dio per noi è incomprensibile, perché la
Parola di Dio ci propone qualcosa che soltanto con Dio e per mezzo di Dio si
può intendere.
E fintanto che noi non la guardiamo dal punto di vista di
Dio, questa Parola per noi è incomprensibile.
La caratteristica della Parola di Dio è questa: non si
lascia capire fintanto che noi non la guardiamo da Dio: non si lascia capire.
"Io e il Padre siamo una cosa sola", sono parole
per noi incomprensibili fintanto che non ci portiamo a guardare dal punto di
vista di Dio.
Secondo i nostri schemi, secondo il nostro punto di
vista, il Padre e il Figlio non sono una cosa sola.
Guardando dal punto di vista di Dio, guardando da Dio,
vedendo la Verità da Dio, Dio fa scendere in noi la sua Verità.
La ragione della sua Verità, la ragione di Dio stesso.
Dio
pone in noi la ragione della sua stessa ragione.
Perché Dio ha la ragione di Sé in Sé, tutte le creature
non hanno in sé la ragione di sé.
Infatti, tutte le creature sono Voce di Dio.
Perché?
Perché non hanno in se stesse la ragione di sé.
E noi stessi corriamo per tutto il mondo e per tutta la
vita perché non abbiamo in noi la ragione di noi stessi.
Perché la ragione di ogni creatura è in Dio.
Ma la ragione di Dio, dell'esistenza e della presenza di
Dio, non è altrove da Dio, è in Dio e soltanto se noi guardiamo dal punto di
vista di Dio, Dio trasferisce questa sua ragione in noi.
Abbiamo detto che Dio parlando a noi si fa oggetto del nostro
pensiero, Lui, Dio si propone a essere oggetto del nostro pensiero:
"Pensami".
Facendosi oggetto del nostro pensiero ci fa suo pensiero.
Sono parole.
Ma tra il dire: Dio si fa oggetto del nostro pensiero e
il dire: facendosi oggetto del nostro pensiero ci fa suo pensiero, c'è una
meraviglia.
Noi
il più delle volte diciamo che la conoscenza è un contorno,
una cornice per la nostra vita e il più delle volte consideriamo la conoscenza
come un mezzo per riuscire a operare nel mondo.
A noi sfugge una cosa meravigliosa ed essenziale: la
conoscenza non è un contorno.
La conoscenza è un atto esistentivo.
Un atto attraverso cui noi diventiamo completamente
diversi.
È un atto attraverso cui Dio ci fa essere.
Noi non ce ne rendiamo conto ma qualunque cosa che noi
vediamo, ci cambia.
Non è una cornice che si aggiunge alla nostra vita.
Tanto che quando noi diciamo una bugia o una menzogna,
noi soffriamo.
E perché soffriamo.
Perché quella cosa che noi abbiamo visto e che noi
neghiamo, ci ha fatti essere in modo diverso.
Guardando da Dio, noi riceviamo la conoscenza di Dio.
Questo è un atto Creatore di Dio.
È un atto che ci fa essere in modo totalmente diverso da
prima.
Tant'è vero che noi non possiamo più dire di non aver visto
e se lo diciamo, ci sentiamo rimordere perché contraddiciamo quello che noi
siamo.
Attraverso la conoscenza noi acquistiamo un essere
diverso.
Dio facendosi oggetto del nostro pensiero ci fa suo
pensiero, ci fa un essere totalmente diverso, cioè ci fa suo figlio, perché il
suo Pensiero è suo Figlio.
A.: Dobbiamo imparare a vivere.
Non a morire, a vivere.
A.: E vivere è collegare tutto con Dio
Creatore e non riferire niente agli uomini al caso o alla natura.
Poi abbiamo visto questo passaggio dalla voce
alla parola. Anche il Vangelo, quando parla di San Giovanni, dice: "Voce
di uno che grida nel deserto". La voce è un annuncio.
È l'annuncio di un esistente, un esistente che mi fa
arrivare la sua voce ma non il suo pensiero.
Mi dice: "Ci sono", ecco per cui tutte le cose
hanno la loro voce, sono esistenti e la loro voce annuncia che esistono.
A.: Il problema dell'uomo è quello di non
confondere la voce del Creatore con le creature e io posso riconoscere questa
voce anche se sono solo stato una volta alla presenza del Dio Creatore.
Perché la Voce di Dio Creatore è questa: "Sono Io
che faccio tutte le cose, non c'è nessun altro".
Solo l'uomo bestemmiando può dire di essere il Creatore
ma lì, tutti si mettono a ridere.
A.: Altra cosa importante è vedere tutte le
cose dal punto di vista di Dio.
Ma questa è la Parola di Dio, perché la parola mi
comunica un pensiero.
Il pensiero è il punto di vista dell'altro e quindi
m’invita a guardare dal punto di vista dell'altro.
Qui posso entrare in crisi perché, se io penso a me
stesso, non passo a vedere le cose dal punto di vista dell'altro.
Ecco per cui qui ho un giudizio.
A.: E poi la conoscenza.
Che mi viene da-, guardando dal punto di vista di Dio, di
lì mi viene quello che mi convince, perché è Dio che fa la Verità.
Quello che mi convince mi lega.
Per cui ho in me stesso adesso, la ragione per la quale
penso Dio, per la quale vivo per Dio, perché ho in me stesso la ragione.
Prima non posso avere in me stesso la ragione per cui
cerco Dio.
A.: E la conoscenza ci fa essere.
È la conoscenza che ci fa essere.
A.: Non è una cornice o un'aggiunta è un
atto essenziale.
Un atto che mi fa essere.
Per cui guardando dal punto di vista di Dio, io partecipo
della creazione di Dio, di quello che Dio fa su me.
Sono fatto partecipe, consapevolmente della creazione di
Dio.
A.: Dio facendosi oggetto del nostro
pensiero ci fa suo pensiero.
Certo.
B.: Il passaggio dalla voce alla parola
avviene quando entriamo in contraddizione.
No, non entriamo noi in contraddizione, è Dio che ci fa
sentire una contraddizione: ieri m'ha dato la caramella e oggi non me la dà
più, Dio mi dice: "No", è una voce che mi contraddice.
B.: Allora questo passaggio noi lo
avvertiamo quando siamo tribolati e tutto non va a gonfie vele.
A un certo momento le voci sono in contraddizione,
prima mi appoggiano e poi mi contraddicono.
In questa contraddizione, io sono sollecitato a cercare
il perché, a cercare il pensiero.
B.: Quindi è il momento del dolore.
È il momento in cui sono sollecitato a cercare un
pensiero, il pensiero di Colui che prima mi accarezzava e adesso non mi
accarezza più.
Noi non la sopportiamo la contraddizione, ogni variazione
ci sollecita a cercare il pensiero: "Come mai è cambiato?"
Anche verso le creature, noi vediamo una creatura che
ieri faceva così e oggi cosà, subito chiediamo: "Come mai?" e andiamo
a cercare il pensiero.
Qui c'è la parola, qui si passa dalla voce alla parola.
Quindi è una grazia perché m’invita a cercare il
Pensiero, perché è dal Pensiero che io ricevo la luce.
C.: Se sono stata con Dio e quindi
riconosco la Voce di Dio, ascoltando la Voce di Dio, già sorge in me il
desiderio di capire.
M’interesso per Dio, certamente è logico.
Ma in quanto m’interesso per Dio, vuol dire che sono già
entrato nella Parola, perché la Parola è quella che mi sollecita a guardare le
cose dal punto di vista di Dio. Cioè a cercare il Pensiero di Dio ma, il
Pensiero di Dio è il punto di vista di Dio. Non è il mio punto di vista.
Quindi la voce arriva nel mio punto di vista e la Parola
m’invita a fare il passaggio dal mio punto di vista al punto di vista di Dio,
perché soltanto guardando dal punto di vista di Dio, io vedo bene.
La Verità mi convince, cioè mi lega.
E come mi lega?
In quanto pone in me, le ragioni della Verità stessa, mi
comunica.
Ecco per cui dico che è un atto esistentivo, in quanto mi
fa essere.
Mi fa essere una creatura nuova, fino a farmi suo
pensiero.
Dio facendosi oggetto del mio pensiero, mi fa suo
Pensiero.
.....Io credo in Dio Creatore e ringrazio Dio che mi
moltiplica i pani e lo cerco tutti i giorni, sapendo che Lui è il Creatore che
mi mandi il pane e lo prego tutti i giorni e siamo sempre nel campo della voce:
Dio Creatore.
Non m’immagino nemmeno di dover passare a guardare le
cose dal punto di vista di Dio.
Non me lo immagino.
Ecco per cui a un certo momento Dio che mi moltiplica il
pane, non me lo moltiplica più.
A quel punto lì mi sollecita a guardare le cose dal suo
punto di vista.
È lì che mi fa pensare.
Pensare vuol proprio dire trasferirsi dal proprio punto
di vista o dai propri bisogni o dal proprio modo di vivere o dalla propria
sistemazione, trasferirsi a vedere le cose dal suo punto di vista.
Perché solo da Lui viene la Verità.
Quella Verità che mi convince, che mi lega, cioè che mi
fa vivere.
D.: La presenza di Dio si trova in un punto
ben preciso ma, tutte le cose sono state fatte nel Pensiero di Dio.
Certamente.
D.: Quindi se, tutte le cose sono fatte in
suo Figlio, io trovo la presenza di Dio in suo Figlio ma, il Pensiero del Padre
è presente in tutto.
Nessuno vede il Figlio (Pensiero di Dio) se non il Padre.
Tu vedi le creature, non vedi mica il Pensiero di Dio,
non raccontare storie.
Tu vedi le creature che sono belle e che sono buone.
Le vedi così, non vedi la Verità.
Tu vedi il bello e il buono delle creature o il marcio e
il cattivo, vedi solo questo, non vedi la Verità, non vedi il Pensiero di Dio.
Perché il bello e il buono è voce, non è Pensiero, non è
Verità.
La Verità tu la trovi soltanto dal Padre, cioè guardando
dal punto di vista di Dio.
D.: Io vedo bello e buono, brutto e cattivo
perché sono nel pensiero del mio io.
Sollecitata dalla Parola di Dio, devi trasferirti....
La Parola di Dio ti annuncia il Pensiero di Dio.
La parola è comunicazione di pensiero.
C'è una differenza enorme tra voce: comunicazione di
presenza, annuncio di presenza e la parola che è annuncio di un pensiero.
Tu il pensiero dell'altro non lo vedi se, non ti
trasferisci nell'altro, sulla parola dell'altro, è l'altro che parlando con te,
ti annuncia che ha un pensiero da comunicarti.
Ma se tu non ti dedichi con la tua mente all'altro, tu
non arrivi all'altro, non arrivi a ricevere il pensiero dell'altro.
D.: E questo passaggio dalla voce alla
parola è quando Dio mi dice dei grossi no, ma Dio questi no, me li dice
attraverso le creature.
Certamente, è logico.
È una voce che ti contraddice.
D.: Mia madre mi diceva sempre no, quando
le chiedevo qualcosa, allora quei "no" che cosa erano?
Erano sollecitazioni a cercare il pensiero di tua madre,
l'intenzione di tua madre. Tu restavi scandalizzata da questi no: "Perché
mi dici no?".
Vedi che vai a cercare il pensiero, l'intenzione.
E anche Dio ci dice dei grossi no, per farci cercare la
sua Intenzione, altrimenti noi non ci muoviamo dalla nostra intenzione.
Anche se preghiamo Dio da mattina a sera, non ci muoviamo
dalla nostra intenzione.
Noi sollecitiamo e preghiamo Dio, perché risponda alla
nostra intenzione.
Non ci immaginiamo nemmeno che dobbiamo trasferirci dalla
nostra intenzione alla sua intenzione.
D.: Allora le creature che ci dicono no, in
realtà è Dio che ci dice no per farci cercare la sua intenzione?
Sempre, noi non sopportiamo la contraddizione e quando ci
troviamo di fronte alla contraddizione, abbiamo bisogno di trasferirci (noi
diciamo: "Perché?") a cercare l'intenzione: "Perché mi dici
no?".
Se mi dice "Sì" io, non chiedo mica perché mi
dice: "Sì", mi accontento del mio sentimento.
Ma se mi dice: "No", chiedo:"Perché mi
dici no?". Cerco il pensiero.
Quando ha moltiplicato i pani, quelli erano contenti e
felici, volevano farlo re, il giorno dopo, quando dice: "No", qui
entrano tutti in crisi.
Dice un "no" talmente grosso che chiede se
anche i suoi apostoli se ne vogliono andare via.
Non fa mica dei complimenti il Signore.
Non fermarti alla creatura, la creatura può essere un
angelo, ogni cosa che ti arriva tieni ben fisso il fatto che uno solo è il
Creatore e se uno solo è il Creatore, tu, tutte le cose ricevile dalla mano di
Dio e cerca presso Dio il significato.
Altrimenti classifichi la gente: quello è un lunatico,
quello è un delinquente, quello è un mascalzone ma tu così non cerchi mica il
significato presso Dio.
Allora tu escludi così che Dio sia il Creatore.
A fondamento di tutte le opere di Dio, di tutta la
scrittura, c'è quest’urlo di Dio che dice: "Io solo sono il Dio Creatore,
non avere altro Dio all'infuori di Me", non riferire a nessun altro tutto
quello che ti accade.
Perché Lui solo è il Creatore.
E se non capisci questo, non capisci assolutamente
niente, sapessi anche tutta la Bibbia a memoria.
D.: Capire vuol dire credere che uno solo è
il Creatore.
Vuol dire che uno solo è il Creatore di tutte le cose,
per cui tutte le cose vanno mantenute legate al Creatore, legate a Dio e devo
cercare presso Dio la ragione, il pensiero delle cose.
Presso Dio devo cercare il significato e non
accontentarmi di dire che quello è un lunatico o un delinquente.
A.: Perché su tanti giornali, anche di
stampo cattolico è scritto: "Questo fatto è opera del demonio".
Si va bene ma se noi corriamo dietro a tutte le parole
che dicono gli uomini stai fresca.
Quando diciamo: "È vero questo", quella è la
strada e inutile che io stia a guardare le altre strade.
A.: Ma se uno mi dice che è opera del
demonio, io posso dire che non è vero.
Quando io ho bisogno di andare a Cuneo e mi si dice che
quella è la strada per Cuneo, se sto a domandare perché c'è quell'altra strada
e quell'altra ancora, io perdo tempo.
La strada per andare a Cuneo è quella e allora prendo
quella.
Il problema è urgente, devo camminare, arrivare alla
città.
E non m’interessa che gli altri m’indichino altre strade,
a me interessa quella per Cuneo e basta.
E.: Questo trasferimento a guardare le cose
dal nostro punto di vista al punto di vista di Dio è da fare solo con il
pensiero?
Solo con il pensiero.
Tu solo con il pensiero puoi uscire da questa stanza,
solo con il pensiero.
Solo con il pensiero tu puoi uscire da questa stanza e si
tratta di uscire dalla stanza del nostro io.
Per cui a Dio si arriva soltanto con il pensiero.
E.: Però è sempre anche un lasciare....
Altroché lasciare!
Noi siamo disposti a lasciare tutto ma non il pensiero.
Noi siamo disposti a pagare, a fare sacrifici, a fare
rinunce, a fare promesse e voti ma mica a dedicare il pensiero per conoscere
Dio.
E.: Ma necessariamente il Signore deve
dirmi dei no, per farmi fare questo passaggio?
Necessariamente.
E.: Non si può per intelligenza capire che
questo è giusto?
Necessariamente noi dobbiamo essere sollecitati, saranno
poi gli stranieri.
F.: Mi è sfuggito come quest’argomento si
collega con il versetto...
Ti è sfuggito? Bravo, tutte le porte sono chiuse e tu te
lo lasci sfuggire!
L'argomento degli stranieri di domenica prossima,
presuppone questo passaggio dalla voce alla parola, perché soltanto
comprendendo la necessità del passaggio dalla voce alla parola, si capisce la
funzione degli stranieri.
Stiamo cercando perché ci sono gli stranieri, gli
estranei nella nostra vita.
Quelli che dicono che non è tutto opera di Dio Creatore,
questi sono gli estranei.
Per cui le pecore non seguono gli estranei, perché?
Perché ti dicono una cosa diversa da quella di cui tu sei convinto.
Quello è lo straniero.
Per capire questo, ci vuole questa premessa di oggi.
Devi capire che c'è questo passaggio nella tua vita, il
passaggio dalla Voce di Dio Creatore in tutte le cose alla Parola di Dio che ti
invita a guardare le cose dal punto di vista di Dio.
E Dio ti sollecita a fare questo passaggio con il no, con
la contraddizione.
Ho bisogno di qualcuno che mi contraddica: ho bisogno
dello straniero.
E lo vedremo.
F.: Questo che mi contraddice tu dici che è
lo straniero ma, è Dio che mi contraddice.
Certo ma è Dio che mi fa trovare lo straniero.
Anche lo straniero è scena e opera di Dio, Dio me lo
presenta e c'è una funzione nello straniero, nel nemico.
Ha una funzione e una funzione positiva.
F.: Se riconosci la parola, non segui lo
straniero.
Lo straniero è per farmi riconoscere la parola.
Non se riconosco, è per farmela riconoscere.
Perché io la contraddizione non la sopporto e c'è bisogno
di qualcuno che mi contraddica.
F.: Per riconoscerla bisogna che qualcuno
mi evidenzi questa parola e che mi metta quindi un no davanti.
Io sto attento alla parola in quanto sono sollecitato a
cercare un pensiero ma sono sollecitato da che cosa? Da una contraddizione.
Per cui c'è Dio, ma c'è il nemico di Dio.
C'è colui che mi dice che non è tutto opera di Dio e se
io invece sono convinto che tutto è opera di Dio, il nemico mi costringe a
passare...
Lo straniero è quello che mi mette in crisi.
F.: Ma lo straniero è anche quello che
contraddice quello che io vorrei.
In cielo tu la contraddizione non l'avrai mica più, stai
tranquillo.
La contraddizione è sul cammino, per farti camminare, per
farti fare un salto che altrimenti non faresti.
Quindi la contraddizione è soltanto relativa.
Nel cielo il demonio sparisce.
Ma lungo il cammino c'è.
Perché altrimenti tu non cammini.
Tu noi fai quel salto.
G.: Solo partendo da Dio posso cambiare.
È Dio che mi cambia.
Solo partendo da Dio.
A un certo momento Dio fa succedere delle cose per cui
m’impegna, mi costringe a partire da Lui, perché Lui è il Principio Creatore.
È c'è qualcosa in me che deve essere creato.
C'è una creatura nuova che deve essere formata e questa
creatura nuova, si forma in quanto parte da Dio.
Per non lasciare perdere questa creatura, Dio opera in
modo da sollecitarti a mettere Lui come Principio, in modo da partire da Lui
come Principio.
E allora qui nasce la creatura che è consapevole, che sa,
che ha in se stessa la ragione di ciò che vuole, cioè ha in se stessa la
ragione per cui lei è unita a Dio, la ragione per cui cerca Dio prima di tutto.
E questa è la condizione per arrivare alla vita eterna.
H.: Per anni io ho sentito questa voce,
c'era dell'insoddisfazione lo capivo benissimo ma, non mi rendevo conto di che
cosa era. Ero come bloccata, mi aspettavo qualcuno che mi aprisse la porta.
Allora i tempi sono di Dio. Io mi sentivo
proprio bloccata, pur sapendo che perdevo del tempo.
Una volta che il Signore ci fa conoscere la
sua Parola, non possiamo più aspettare, dobbiamo per forza penetrare questa
parola.
Tu puoi ma, perdi completamente il contatto con lo
spirito allora.
Prima era la voce, adesso se tu non fai il passaggio alla
parola tu, perdi tutto completamente.
Tu assisti alla tua morte, tu diventi spettatrice della
tua morte, è finita.
H.: La Parola sarà una continuazione fino all'eternità,
perché oggi impariamo una cosa e domani un altra.
Certamente, cioè, il cammino di Dio è come il tempo, si
va a senso unico, è un'autostrada su cui non si può tornare indietro, si va a
senso unico.
E in questo senso unico, a un certo momento c'è questo
punto di passaggio dalla voce alla Parola di Dio.
La Parola di Dio è quella che t’impegna a guardare le
cose dal punto di vista di Dio, non più dal tuo punto di vista o dal punto di
vista degli altri.
A quel punto lì devi fare scatola chiusa sui punti di
vista di quello che dicono gli altri e guardare dal punto di vista di Dio.
Perché è la Parola di Dio che ti sollecita a questo,
altrimenti resti nella confusione, perché la Parola di Dio ti dice una cosa che
non può essere intelletta se non guardando dal punto di vista di Dio,
altrimenti quella parola lì non si capisce.
La caratteristica della Parola di Dio è che non si
capisce se non con Dio.
Gli uomini ti possono dare mille spiegazioni ma ti
accorgerai che non soddisfano.
Perché la Parola di Dio s’illumina soltanto con il punto
di vista di Dio.
Quella è la caratteristica della Parola di Dio.
H.: Questo vuol dire che tra voce e parola
c'è un rapporto.
Ma certo che c'è un rapporto, però c'è un salto fra i
due, perché la voce mi annuncia l'esistente, infatti, tutto ciò che esiste, ha
la sua voce.
Perché tutto ciò che esiste, ha la sua voce?
Perché l'acqua, il vento, gli animali hanno la loro voce?
Tutto ha la sua voce.
Non tutto ciò che esiste, ha la parola.
La parola è soltanto là, dove c'è il pensiero.
Ecco che, a poco per volta c'è tutta una selezione, per
farci capire.
Tutto ciò che esiste, ha la sua voce, Dio esiste e ha la
sua voce ma, anche l'acqua e gli alberi hanno la loro voce.
Invece la parola l'ha soltanto l'uomo, l'hanno gli
angeli, l'ha Dio.
Sono persone, qui c'è la parola, perché c'è il pensiero
ma, la parola t’invita a passare al pensiero, è una sollecitazione, come la
voce ti annuncia che c'è un esistente, la parola ti annuncia un pensiero.
Quindi la parola è comunicazione di pensiero ma, come io
per trovare l'acqua devo correre dietro al rumore (voce) dell'acqua, così per
trovare questo pensiero annunciato dalla parola, io devo trasferirmi dalla
parola che mi giunge al punto di vista di Dio.
Perché il Pensiero di Dio è il punto di vista di Dio.
I.: La Voce di Dio dice: "Io
sono", la parola cioè Cristo, il Pensiero di Dio, mi sollecita a passare
al Pensiero di Dio.
A capire dal Pensiero di Dio.
La parola m’invita a capire, a essere intelligente, cioè a
vedere le cose dal punto di vista della Verità.
I.: La conoscenza di Dio, attraverso la
visione dal punto di vista di Dio si ha solo nel Pensiero di Dio ecco perché, a
quel punto lì, dici che Dio ci fa Pensiero di Dio.
Certo.
È creazione di Dio, quindi la conoscenza diventa
creazione di Dio, non è una cornice che si aggiunge, una cultura, è un essere
nuovo che nasce.
M.: La nostra vita è racchiusa fra due
estremi: tutto è Voce di Dio, la Voce di Dio arriva ovunque e annuncia un
esistente...
Hai dei dubbi? Sei convinta?
M.: Sì, convinta che tutto ha una radice
unica ma, anche quando non ero convinta, venivo per convincermi.
All'estremo opposto della voce cui la voce
ci vuole condurre c'è la presenza.
La visione della presenza di Dio, la visione di Dio che
si ha in un luogo unico.
M.: L'altro giorno parlavamo del fungo che
si trova in un punto solo, ma il suo profumo giunge ovunque.
Certo.
M.: Ma qui ha ancora un senso più ampio...
D'accordo comunque il concetto è quello, l'esistente
occupa un luogo ben preciso invece il segno di quest'esistente si diffonde, per
darmi la possibilità di trovarlo.
Tutto è segno.
M.: Dato che la funzione della voce è di
condurci alla presenza di quest'esistente che si annuncia, deve esserci un
punto nel nostro cammino, in cui uno deve superare la voce e scoprire la
parola. È un po' quello che si è detto altre volte: il passaggio da "tutto
è opera di Dio" a "tutto è Parola di Dio". L'opera di Dio è
Parola e se è Parola, racchiude un pensiero...
Mi annuncia un Pensiero, mi comunica un Pensiero, ora, il
Pensiero io non lo colgo se non guardo dal punto di vista dell'Altro, perché il
pensiero è singolare della persona.
M.: Però è sempre il fine che illumina
anche i tratti del cammino.
Certo.
M.: Dato che la presenza di Dio si trova
soltanto nel suo Pensiero e soltanto se diventiamo puro Pensiero di Dio
possiamo conoscerlo, ecco allora che per stimolarci per arrivare lì, il primo
passaggio che Dio ci fa fare è dalla voce alla parola, per poter dialogare con
questo Pensiero, se no come facciamo ad arrivare ad essere puro Pensiero di
Dio?
Certo.
M.: È illuminante questa funzione dei
dolori, delle contraddizioni, quello che ci fa soffrire, quello che ci urta,
quello che contraddice il nostro io, i nostri schemi, il nostro modo di vedere
le cose.
Non è solo il non darci la caramella ma
anche quello che ci contraddice a livello intellettuale.
D'accordo, quello che è in contraddizione, chiamalo come
vuoi, è la contraddizione.
M.: Contraddizione morale, intellettuale a
diversi livelli.
Siccome noi siamo fatti per l'unità, la contraddizione è
insopportabile.
O ci mettiamo in movimento o altrimenti quella
contraddizione ci distrugge, ci porta all'angoscia e ci distrugge ci stressa, è
lo stress.
M.: In questa luce comprendiamo che tutto ciò
che ci contraddice, che ci fa soffrire è un dono.
Tutto è dono se tu tieni presente il Creatore.
M.: Quando uno capisce il senso di una
cosa, questa diventa sopportabile. Anzi se vedo che Dio mi manda qualcosa per
un certo fine collaboro con Dio. Perché se non conosco la funzione di una
contraddizione, magari mi chiudo.
La voce e tanto più la parola mi cambia.
No, no, no, no, non confondiamo, né la voce, né la parola
mi cambiano, la conoscenza mi cambia.
L'ho detto ben chiaro.
La conoscenza noi riteniamo che sia cultura, che sia
cornice che si aggiunge, che abbellisce il mio modo di fare, il mio
comportamento, no.
La conoscenza ho detto che è un atto esistentivo, un atto
che ti fa essere, ti fa essere creatura nuova.
Non è la voce, non è la parola, è la conoscenza, perché
tu puoi sentire la voce, puoi sentire la parola ma fintanto che non arrivi alla
conoscenza tu non sei cambiata.
M.: Non mi sono spiegata bene. Nel campo
dei segni se ho visto un cane per la strada, è una certa conoscenza che mi
cambia.
È una conoscenza che hai avuto, tu hai visto.
M.: Ma allora tutta la creazione è già una
conoscenza.
Ma nel campo dei segni, se tu mi parli di Dio, il cane è
una voce, nel campo dei segni tu vedi il cane e se tu dici di non aver visto il
cane, ti accorgi che dentro qualcosa ti rimorde.
Perché ti rimorde?
E come se qualcuno ti facesse una ferita.
È una lacerazione del tuo essere, vuol dire che vedendo
il cane, quella visione ti ha cambiata.
M.: E se dico di non averlo visto, mi
contraddico da me stessa.
Certamente è logico.
Mentre invece prima di vedere il cane tu, potevi
tranquillamente dire di non avere visto il cane.
Niente ti rimordeva, allora vedi che quella visione ti ha
cambiato qualche cosa?
Per cui tu non puoi più dire: "Non l'ho visto"
senza sentire la ferita dentro di te.
Perché?
Perché qualcosa è cambiato.
M.: Segno che la conoscenza di Dio ci
cambia profondamente.
Appunto.
Ma è sempre la conoscenza che ti cambia, sia chiaro.
M.: Fino a farci diventare suo figlio.
Per cui tu attraverso la conoscenza partecipi dell'opera
creatrice di Dio.
Sei fatta partecipe, perché la conoscenza non avviene
senza di te.
N.: La cosa più bella che possediamo è il
pensiero.
Certo, è il Pensiero di Dio.
È un dono talmente prezioso che, se gli uomini si
rendessero conto, non cesserebbero un istante solo dal pensare Dio.
O.: Presso Dio c'è solo il sì.
Presso Dio ma per poco che ti scosti da Dio ci sono dei
no grandi come case.
P.: Tra un passaggio e l'altro Dio ci
riserva sempre dei "no"?
Il no è funzionale al passaggio al pensiero.
Per farti pensare.
Pensare vuol dire guardare dal punto di vista dell'altro.
Per farti uscire dal tuo punto di vista e farti passare
al suo punto di vista.
Perché quello che ti fa passare è la contraddizione.
Perché ti costringe a pensare, perché tu non la sopporti.
Pensare è guardare dal punto di vista dell'altro.
Cercare la ragione, poiché senza un perché tu non
sopporti le cose.
Tanto che senza una giustificazione, anche la stessa vita
diventa insopportabile.
Appunto perché noi viviamo di giustificazioni.
Uno straniero invece non lo
seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli
stranieri". Gv
10 Vs 5 Secondo tema.
Titolo: La grande straniera: la
morte (funzione positiva degli stranieri).
Argomenti:Voce
& esistente. La voce di Dio. Voce
e Parola di Dio. Passaggio dalla voce alla Parola di Dio.
Il "no" di Dio. Il
significato degli stranieri. Lingua
e principio. Inquinamento della parola. Il linguaggio
dello straniero. La fuga
dalla morte. Stranieri e morte.
5-6/Novembre/1989 Casa di
preghiera Fossano.
L'argomento di oggi è
proprio questo straniero.
La voce di questi
stranieri, sopratutto.
E dobbiamo cercare di
capire la funzione dello straniero, sul cammino della nostra vita essenziale
che è il cammino verso la vita eterna, cioè il cammino verso la conoscenza di
Dio.
Proprio per quest'argomento,
domenica scorsa abbiamo considerato il momento del passaggio dalla voce alla
Parola di Dio.
Abbiamo detto che è una
premessa per poter poi dopo capire la funzione dello straniero.
Il tema di oggi si
inserisce in quella che è stata la conclusione di domenica scorsa.
Fintanto che noi cerchiamo
Dio per altri motivi da Dio non lo possiamo trovare.
Dio si può trovare solo e
in quanto noi lo cerchiamo per il motivo stesso di Dio, perché Dio si conosce
solo in Dio e per mezzo di Dio e fintanto che in noi abbiamo altri interessi,
altri motivi, altre ragioni da Dio, anche se pregassimo Dio da mattina a sera,
anche se cercassimo Dio con tutte le nostre forze certamente noi non troveremmo
Dio.
Soltanto quando noi
cercheremo Dio per il motivo stesso di ciò che Dio è, solo allora noi avremo la
possibilità di trovarlo.
Il problema dello straniero
si inserisce in questo sfondo, lo sfondo su cui siamo giunti considerando il
punto di passaggio dalla voce di Dio alla Parola di Dio.
Tutto è voce di Dio, tutta
la creazione è voce di Dio.
Accennando al tema della
voce, abbiamo detto che la
voce di uno è l'annuncio della sua esistenza.
Ogni esistente è
caratterizzato da ciò che è e dalla sua voce.
La voce dell'esistente
giunge là dove l'esistente non è, e soltanto sentendo questa voce, si può
arrivare a trovare ciò o colui di cui abbiamo udito la voce.
Per cui la voce è un
corridoio che ci conduce a trovare ciò di cui essa è voce.
Ogni esistente è
caratterizzato da una sua propria voce.
Ci sono miliardi di
esistenti e ognuno di questi esistenti è caratterizzato dalla sua voce.
Ogni esistente ha la sua
voce.
Perché è fatto di questa.
Tutto è creazione di Dio,
tutto è voce di Dio.
Già per capire che tutto è
voce di Dio abbiamo dovuto sostare con Dio.
Perché soltanto colui che
sosta con un essere capisce, vede, costata la voce di quell'essere.
Altrimenti la voce si sente
ma non si riesce a collegare la voce con la sua sorgente.
Se io sento la voce
dell'acqua e non sono mai stato alla presenza dell'acqua, io certamente non
riconosco quella voce come voce dell'acqua.
Quindi ognuno di noi
riconosce la voce di un esistente, soltanto e per quel tanto che è rimasto con
quell'esistente.
Perché ogni esistente è
caratterizzato da una voce, la voce dipende dall'esistente, però nella misura
in cui noi sostiamo con quest'esistente riconosciamo anche la sua voce.
Soltanto nella misura in
cui io mi fermo con una persona, posso costatare la voce di questa persona e
dopo, dalla voce riconoscere la persona.
Solo se noi ci fermiamo con
Dio, noi possiamo riconoscere che tutto è voce di Dio, altrimenti no.
Altrimenti noi vediamo le
creature, noi sentiamo le creature, sentiamo la voce di Dio, ma non possiamo
riconoscere che le creature sono voce di Dio.
Così anche quando abbiamo
detto che Dio ci chiama per nome.
Certamente Dio ci chiama
per nome.
In continuazione e in tutte
le cose Dio ci chiama per nome.
Però noi possiamo capire e
sentirci chiamare per nome da Dio, solo quando abbiamo capito come Dio chiama per
nome, soltanto in quanto ci siamo fermati con Dio, per considerare da Dio, come
Dio chiama per nome.
Altrimenti Lui ci chiama
per nome ma noi non ci accorgiamo di essere chiamati per nome da Dio.
Questa è la voce di Dio in
tutte le cose.
Dio fa sentire la sua voce
e la voce è un corridoio che ci introduce, che ci conduce alla presenza di
colui di cui è voce e così ci conduce alla presenza di Dio.
Però abbiamo detto che
proprio su questo cammino della voce, si presenta il passaggio dalla voce alla
Parola di Dio.
Abbiamo detto che c'è una
grande differenza tra la voce e la Parola di Dio.
La voce ci annuncia un
esistente, la Parola di Dio invece ci comunica un pensiero.
E il pensiero non è di
tutti gli esistenti, il pensiero è proprio delle persone.
La parola è propria delle
persone, la voce invece di tutti gli esistenti.
Dio è un'esistente e quindi
ha la sua voce, ma Dio è una persona e quindi Dio ha una sua parola.
La parola ci comunica
un pensiero o ci annuncia un pensiero.
Ci siamo chiesti quando si
presenta a noi e che cosa è che presenta a noi questo passaggio dalla voce di
Dio alla Parola di Dio?
In che cosa consiste questo
passaggio?
La voce di un esistente
arriva nelle mie intenzioni, nell'intenzione della persona, cioè la voce di un esistente
è proprio voce di un esistente in quanto arriva là dove l'esistente non c'è.
Quindi la voce di un
esistente si fa sentire là dove non si vede l'esistente.
Portato in Dio, la voce di
Dio si fa sentire là dove noi non vediamo l'esistente Dio.
La voce di Dio si fa
sentire là dove non si vede la presenza di Dio.
La voce dell'acqua si fa
sentire là dove io non vedo l'acqua.
E proprio perché la voce si
fa sentire là dove non si vede l'esistente, offre (ecco la meraviglia
della creazione di Dio) la possibilità, seguendola, di trovare l'esistente
della voce stessa.
La voce di Dio giunge
lontanissima, ovunque noi siamo, anche agli estremi confini dell'universo o dei
nostri pensieri.
La voce di Dio ci dà la
possibilità di trovare Dio se abbiamo interesse per Dio.
Se io ho interesse per
l'acqua, sentendo il rumore dell'acqua, vado alla ricerca dell'acqua e non mi
do pace (se ho sete) fintanto che non giungo a vederla.
La voce di Dio giunge
ovunque.
Quindi arriva là dove ci
sono intenzioni diverse dalla Sua intenzione, se arrivando trova fede, trova
interesse, attenzione, ecco che la creatura, camminando dietro a questa voce,
può giungere a vedere l'esistente.
Vedere l'esistente non è
ancora vedere il pensiero di quell'essere.
Abbiamo detto che non basta
giungere a vedere l'acqua per dissetarsi.
Sopratutto non basta
sentire la voce dell'acqua per dissetarsi, bisogna berla.
Cosa vuol dire annunciarci
il Pensiero di Dio?
Ci annuncia la necessità
del passaggio dalla nostra intenzione all'intenzione di Colui che ci fa sentire
la voce, di Colui che parla con noi.
Cioè la necessità di
passare dal nostro punto di vista, al punto di vista di Colui che ci parla,
perché questa è la condizione per vedere il pensiero, per conoscere il Pensiero
di Colui che parla con noi, il che vuol dire per attingere l'acqua e
dissetarsi.
Ecco in cosa consiste
questo passaggio.
Il passaggio dalla voce alla
Parola di Dio, sostanzialmente consiste nel passaggio dal nostro punto di vista
in cui arriva la voce di Dio al punto di vista di Dio, a guardare da Dio.
Quando si presenta a noi
questo passaggio?
Abbiamo detto che questo
passaggio si presenta quando Dio dice: "No", quando Dio ci
contraddice.
In qual punto noi
contraddetti nella nostra intenzione siamo sollecitati da Dio stesso (noi non
sopportiamo la contraddizione essendo passione d'Assoluto, d'unità), siamo
costretti da Dio a pensare: "Perché?".
Perché ieri mi ha
moltiplicato i pani e oggi si rifiuta di darmi i pani?
Perché ieri mi ha risposto
e mi ha illuminato e oggi si rifiuta di farlo?
Ecco il problema del
"no" sul cammino della nostra vita.
Come ci fu il
"no" da parte di Gesù, il giorno successivo a quello in cui Lui aveva
moltiplicato i pani per la folla.
Ha detto un grosso
"no" e dicendo quel "no", ha proposto il passaggio dalla
sua voce (moltiplicazione dei pani) al suo pensiero: "Non cercatemi per il
pane che passa ma cercatemi per avere il Pane che non passa".
Il pane che dura in vita
eterna, cioè il pane della conoscenza di Dio.
Perché per quello Lui è
venuto.
Il problema che si pone sul
cammino di ognuno di noi è questo passaggio che Dio ci propone ed impone.
Ce lo impone con le
contraddizioni, perché le contraddizioni a un certo momento ci dividono, ci
distruggono, diventano insopportabili.
Il "no" da parte
di Dio non è soltanto la tribolazione e la sofferenza, sono proprio gli
argomenti contrari a ciò cui siamo stati convinti fino a ieri o fino ad oggi.
Il significato di queste
contraddizioni che Dio ci fa trovare sul cammino della nostra vita ha un
valore positivo: per farci avanzare.
Perché?
Perché soltanto guardando
da Dio abbiamo la possibilità di veder il Pensiero di Dio, perché il Pensiero
di Dio viene da Dio.
Abbiamo la possibilità di
vedere la ragione di Dio nelle cose o nelle sue opere.
Fintanto che noi non
abbiamo in noi stessi il motivo per pensare Dio, per cercare Dio, noi non
troveremo mai Dio.
Allora è assolutamente
necessario che si formi in noi questa ragione di Dio, che si formi in noi
questo motivo di Dio se vogliamo trovare Dio.
Fintanto che noi cerchiamo
Dio per altri motivi, certamente non lo troveremo.
Dio non possiamo conoscerlo
nel nostro pensiero, Dio non possiamo conoscerlo nelle nostre intenzioni, nei
nostri desideri, nei nostri propositi.
Dio si trova soltanto nel
suo Pensiero.
E fintanto quindi che noi
non giungiamo al suo Pensiero, noi non possiamo trovare la presenza di Dio.
Dio si vede soltanto nel
suo Pensiero.
Quindi soltanto in quanto
in noi si forma questo motivo.
Questo motivo, abbiamo
detto, si forma soltanto guardando da Dio.
Qui si inserisce il
problema degli stranieri.
Perché come abbiamo visto che
c'è un problema del "no" da parte di Dio, per farci passare dalla
voce alla parola, così adesso c'è il problema di questi stranieri.
Dio, nel suo parlare ci
presenta gli stranieri, ci presenta la voce di questi stranieri nulla nostra
vita, sul nostro cammino e ci dice che le sue pecore fuggono la voce degli
stranieri, perché non la conoscono.
La presenza di questi
argomenti, degli stranieri, della loro voce e delle pecore che fuggono, devono
avere un significato per la nostra vita essenziale.
Non è un fatto negativo,
altrimenti non esisterebbero.
Dio non ha nessuna
difficoltà a far sparire dalla nostra vita tutti gli stranieri e a annullare
tutte le voci degli stranieri.
Quindi se ce li presenta
hanno una funzione e una funzione positiva per la conoscenza di Dio.
Per condurci là, dove noi
troviamo la nostra vita vera, la nostra vita eterna.
E allora dobbiamo chiederci
cosa sono questi stranieri, chi sono questi stranieri, cosa rappresentano
questi stranieri e sopratutto quel'è la funzione di questi stranieri per la
nostra vita essenziale?
Straniero è colui che parla
una lingua diversa dalla nostra.
Tant'è che Gesù
dice:"Le mie pecore seguono il pastore perché conoscono la sua voce e non
seguono lo straniero perché non conoscono la voce dello straniero".
Non la conoscono perché?
Evidentemente perché lo
straniero parla un linguaggio diverso dal linguaggio del pastore.
Allora dobbiamo chiederci
cos'è questo linguaggio diverso e qual è la fonte di questo linguaggio diverso.
Perché ci sono lingue
diverse e quand'è che si conosce questa lingua?
Evidentemente ognuno
conosce la lingua del proprio paese, di coloro che appartengono al proprio
paese, la propria origine.
Questo ci fa capire che la
lingua è la manifestazione di un principio.
Ognuno parla a seconda
della lingua del suo paese, del suo principio, del luogo da cui viene.
Ed è proprio il luogo da
cui ognuno viene, che dà la possibilità di ricevere, di riconoscere, di
ascoltare, di seguire la lingua di uno piuttosto che quella di un altro.
Gesù dice:"Voi non potete
ascoltare Me, perché non siete da Dio", siete di un paese diverso.
Sono di un paese diverso,
perché non sono da Dio:"Ecco perché le mie parole non penetrano in
voi", perché avete un Padre diverso.
Questo ci fa capire che
ognuno di noi parla il linguaggio del padre che ha.
Così come abbiamo detto che
ognuno di noi ha qualcuno che gli cammina davanti, così ognuno di noi ha un suo
padre e ognuno parla il linguaggio di suo padre, avviene poi che il padre di ognuno,
coincide con colui che ci cammina davanti.
E noi diventiamo figli di
coloro che camminano davanti a noi, di coloro ai quali noi guardiamo, di coloro
dei quali noi seguiamo le piste.
Come è possibile dal
momento che uno solo è il Padre nostro, che uno solo è il Dio Creatore, uno
solo è Colui che parla in tutto, come è possibile che ci siano linguaggi
diversi, voci diverse?
Come si formano padri
diversi?
Il linguaggio di ognuno
viene dal principio, da ciò cui egli viene.
È logico che il Principio è
uno solo ma noi possiamo separarci dal Principio.
Noi ci separiamo dal
Principio vivendo per altro da Dio.
Noi veniamo da un principio
in quanto riferiamo e recuperiamo in continuazione tutto in quel principio.
Ciò che era in Principio
deve diventare nostro Fine.
In Principio era Dio, era
il Verbo di Dio, era il Pensiero di Dio e questo deve diventare il nostro Fine,
deve diventare cioè l'oggetto della nostra ricerca in tutto.
In tutto noi dobbiamo
cercare il Pensiero di Dio.
Solo se noi abbiamo davanti
a noi il Pensiero di Dio, Dio diventa nostro padre, come Dio è il Padre del suo
Pensiero.
Se invece noi non
recuperiamo in continuazione tutte le cose nel loro Principio e il Principio è
Dio, noi ci separiamo dal Principio e separandoci dal Principio succede che la
nostra parola si inquina.
La nostra parola o il
nostro linguaggio è come l'acqua: l'acqua nella sorgente è
pura, non è inquinata, ma man mano che l'acqua si allontana dalla sorgente
s'inquina e a un certo momento diventa sporca, è sempre acqua ma diventa
sporca.
Così è la nostra lingua, la
nostra parola, la lingua di ogni creatura.
Soltanto se la creatura si
mantiene unita al principio, cioè si mantiene nella sorgente, solo lì, in
quanto è nella sorgente è in essa parla, lì abbiamo la lingua unica.
Il che vuol dire che
abbiamo una lingua trasparente, non inquinata.
Ma per poco che noi ci
scostiamo dalla sorgente, dal Principio, il nostro linguaggio si altera,
s'inquina, non è più trasparente, nel nostro linguaggio non si vede più Dio,
non si vede più il Principio.
E quando in una parola non
si vede il suo principio, cioè non si vede la realtà che corrisponde a quella
parola, quella parola diventa motivo di confusione.
Allora abbiamo gli
stranieri che parlano un linguaggio diverso da coloro che hanno per padre Dio.
Hanno per Padre Dio in
quanto tendono a Dio, in quanto hanno messo Dio al di sopra di tutto, in quanto
cercano Dio al di sopra di tutto.
Succede che (tutti lo
costatiamo) a un certo momento le parole perdono d'anima.
Si parla per parlare, come
si mangia per mangiare o come si lavora per lavorare.
L'anima di ogni parola che
si dice nell'universo è Dio stesso, ma questa parola riflette Dio, solo se
collegata con Dio.
Ma se si scosta questa
parola da Dio, è un linguaggio diverso.
Le pecore, quelle che
seguono il pastore che è il Figlio di Dio, sono coloro che sono attratti da
Dio, sono quindi coloro che hanno messo Dio al di sopra di tutto, coloro che
vivono per cercare e conoscere Dio.
Il Vangelo dice che queste
pecore non conoscono la voce degli estranei, non conoscono cioè la voce di
coloro che hanno altri principi da Dio.
Ecco per cui il nostro
linguaggio si inquina.
Quando noi ci scostiamo dal
Principio che è Dio, immediatamente noi cadiamo sotto altri principi.
Cioè, più noi ci
allontaniamo da Dio e più le cose, le parole, i segni, le voci subiscono la
dipendenza di altro o di altri.
Ecco perché s'inquinano:
diventano dipendenti da altri.
Il che vuol dire che
parlano altri argomenti: nel mondo si parlano altri argomenti da Dio.
E perché si parlano
argomenti diversi da Dio?
Perché si presentano cause,
principio diversi da Dio.
Si attribuiscono gli
avvenimenti ad altro da Dio e qui abbiamo il linguaggio dello straniero, lo
straniero per colui che cerca Dio prima di tutto, perché sa che tutto è opera
di Dio.
E allora qui dice che le
pecore fuggono dallo straniero.
Ma dove fuggono?
In realtà se noi osserviamo
a fondo osserviamo che tutti fuggono, il mondo è una fuga generale.
Gli uomini stanno fuggendo
e sanno perfettamente da ciò cui fuggono: fuggono da uno straniero.
Qual è questo grande
straniero o questa grande straniera che c'è nella vita degli uomini?
Da cui tutti fuggono?
È la morte.
Tutti fuggono dalla morte
perché questa è una parola straniera, è un linguaggio diverso.
È un linguaggio che non si
sopporta.
Per cui il mondo è dominato
da una grande paura: la paura della morte, la straniera, quella che parla un
linguaggio diverso, diverso sa ciò che essi vogliono, dal linguaggio che essi
fanno.
Tutti fuggono dalla morte
ma dove fuggono?
Ecco il problema.
Che tutti fuggano è
certissimo perché è una fuga generale.
Il problema è capire dove
fuggano.
Fuggire da-, va bene ma,
fuggire verso cosa?
Prova a fermare qualcuno di
costoro che fuggono e chiediglielo.
"Da dove fuggi?",
in fondo, in fondo ti dirà che fugge dalla morte.
Il messaggio grande
della venuta di Cristo è proprio questo: "È venuto per liberare coloro che
soggiacciono all'ombra della morte".
Ma proviamo a chiedere
verso cosa si fugge?
Il problema è che nessuno
sa verso cosa fugge.
Si fugge da ciò che è
straniero, che non si capisce e nessuno capisce il linguaggio della morte.
Per questo fuggono, ma
verso cosa fuggono?
Qui dice che le pecore fuggono
lo straniero perché non ne conoscono la voce, e va bene lo fuggono.
Ma dove vanno? Vanno verso
il pastore, per cui anche lo straniero coopera all'opera di Dio, perché facendo
fuggire da-, le concentra su-.
Il grande problema per
giungere alla meta, cioè alla conoscenza di Dio e trovare la nostra vita, non è
fuggire dalla morte ma fuggire verso la vita.
La morte si vince non
difendendosi dalla morte: ogni battaglia combattuta in difesa implicitamente è
già perduta.
Il problema è verso cosa
fuggire.
Ecco, fuggire verso la
vita.
La morte non si vince
lottando contro la morte ma conoscendo, scoprendo che cosa è la vita, imparando
a vivere.
La maggior parte degli
uomini, arriva sul letto dell'agonia senza aver conosciuto che cosa vuol dire
vivere, senza aver capito che cosa è la vita.
Perché la vita è nascosta
in Dio, la vita sta nel conoscere Dio.
Qui deve esserci la fuga
generale.
E cosa vuol dire fuggire
da-, verso questo?
Vuol dire purificare tutti
i nostri motivi, perché solo quando in noi si forma la ricerca di Dio, motivata
da ciò che Dio è, solo a questo punto abbiamo la possibilità di trovare Dio,
altrimenti no.
Fintanto che noi cerchiamo
Dio per altri motivi da Lui stesso, noi siamo tagliati fuori dalla conoscenza,
non ci è possibile trovare Dio.
Dio si trova soltanto in
quanto in noi si è formata la ragione stessa di Dio, il Pensiero di Dio.
Il problema degli stranieri
sta qui, che ci creano una fuga da tutto ciò che è diverso da Dio
e a un certo momento nella nostra vita tutto diventa straniero, perché tutto ci
sta convogliando verso Dio e guardate che davanti a tutti i grandi problemi e
sopratutto di fronte alla morte ognuno è solo, ognuno è solo!
Perché?
Perché tutti sono diventati stranieri.
E perché sono diventati
stranieri?
Non si muore in massa, in
gruppo, in istituzione, non si muore in società.
Si muore personalmente.
Il problema della morte ti
pone un problema che tutti coloro che ti stanno attorno ignorano.
Ti possono confortare o
consolare ma sono tutte parole straniere.
Non illudiamoci di parlare
lo stesso linguaggio di colui che muore, non possiamo parlare lo stesso
linguaggio di colui che muore.
Perché colui che sta
morendo conosce un linguaggio solo: il linguaggio di Dio.
E nessun altro, perché lui
ha di fronte soltanto il problema di Dio: io o Dio.
Non c'è nessun altro
linguaggio che possa aiutarlo.
Ecco perché dico che si
muore soli e di fronte ai grandi problemi dalla vita noi siamo essenzialmente
soli.
Il che vuol dire che tutti
diventano stranieri, anche una madre, un padre o i figli sono tutti stranieri.
Questo Dio lo opera non per
mandarci nello sconforto e nella desolazione sia chiaro, non per avvilirci o peggio
per terrorizzarci, Dio lo opera per una cosa semplicissima perché vuole che noi
personalmente arriviamo a tu per tu con Lui.
Vuole che noi personalmente
abbiamo in noi stessi il motivo per cui guardiamo Lui, amiamo Lui, pensiamo
Lui, cerchiamo Lui.
Fintanto che in noi ci sono
altri motivi, fintanto che in noi c'è il conformismo del mondo, noi ci tagliamo
fuori dalla possibilità di conoscere Dio.
Ecco questa solitudine e
questa estraneità di tutto e di tutti che man mano che noi viviamo si forma
attorno a noi, perché Dio ci sta conducendo verso questo appuntamento personale
a tu per tu con Lui.
Il che vuol dire che la
conoscenza di Dio passa attraverso la decisone personale di ognuno di noi.
Altrimenti non si giunge.
Non si giunge quindi alla
conoscenza di Dio attraverso istituzioni, società o gruppi, si giunge
attraverso una decisone essenzialmente personale perché presuppone che in noi
si sia formata la ragione, il motivo e il Pensiero stesso di Dio.
A.: Le voci
che giungono a una anima che cammina verso Dio sono molte ma la parola è una
sola.
E la funzione
di queste voci è quella di fare passare l'anima dalla voce appunto alla parola
che comunica un pensiero.
La voce fa
sentire una presenza, la parola comunica un pensiero.
Allora diciamo che, siccome
tutto è presenza di Dio, la voce è una sola. Tutto è voce di Dio. Ogni creatura
ha la sua voce, ogni esistente ha la sua voce: la montagna ha la sua voce,
l'acqua ha la sua voce, l'albero ha la sua voce, tutto ha la sua voce, se io
ascolto Dio, scopro che tutto è voce di Dio.
Dio mi parla nella
montagna, nell'albero e nell'acqua, in tutto.
In tutta la creazione c'è
una voce sola.
Però questo già presuppone
che io mi sia già soffermato con Dio Creatore.
Altrimenti io mi fermo
all'apparenza: l'acqua ha la sua voce, l'uomo ha la sua voce.
Per questo si inquinano le
voci, perché l'inquinamento è dato dalla molteplicità delle voci.
Là dove dove ho
molteplicità di voci ho voce inquinata: voce di Dio inquinata.
L'acqua, man mano che si
allontana dalla sorgente, è sempre acqua ma diventa sporca.
Perché?
Perché raccoglie tanto
materiale.
Quindi la voce è una sola,
voce di Dio, Dio parla in tutto, però se noi ci allontaniamo da Dio, noi ci
fermiamo all'apparenza: l'acqua ha la sua voce, l'uomo ha la sua voce, ogni uomo
può avere la sua voce.
Siamo miliardi e ogni uomo
ha la sua voce.
Ogni esistente ha una sua
voce.
Ma perdiamo questa grande
verità: tutto è voce di Dio.
A.: Ogni voce
mi rivela l'esistenza del principio...
Del suo principio.
A.: Però solo
rivelandomi l'esistenza del principio non mi salva, è la parola...
Ma io non arrivo alla
parola se non sono arrivato prima alla voce di Dio, se non sono passato dal
"ogni esistente ha la sua voce" al "tutto è voce di Dio", è
il primo passaggio, dalla creazione, alla scoperta che Dio Creatore è Colui che
parla in tutto, Colui che fa sentire la sua voce in tutto.
La voce è annuncio di un
esistente, là, dove non vedo l'esistente.
Tutta la creazione mi parla
di Dio, perché tutte le creature a una voce dicono a me: "Noi non ci siamo
fatte, tu non ci hai fatte", sono voce di Dio, perché mi annunciano un
esistente che io non vedo là, dove io sento l'annuncio di un esistente
che non vedo, ho la voce, non ho la parola, la parola mi annuncia il pensiero.
A.: Questo è
ancora un elemento di quella giustizia essenziale che dovrebbe farci riportare
ogni cosa a Dio. È solo un primo passo.
È il primo passo da fare
per scoprire che tutto è voce di Dio, altrimenti io mi fermo alle cose come sono,
tali e quali, mi fermo all'uomo che parla, in realtà non è l'uomo che parla, è
Dio che parla, anche attraverso l'uomo, è Dio che parla, anche attraverso
l'acqua, è Dio che parla attraverso la montagna.
Tutto ha la sua voce ma,
una sola è la voce che parla in tutto.
Perché arriva là, dove io
non ho presente quell'esistente lì.
La voce di Dio arriva
dappertutto, ma Dio si trova in un punto solo.
Come sarebbe data a noi la
possibilità di giungere in quel punto in cui si trova Dio se, la voce di Dio
non arrivasse in tutti quei punti in cui noi possiamo venirci a trovare?
Da questi punti qui in cui
noi ci troviamo, noi ce lo sogneremmo di arrivare al punto in cui si vede Dio.
Ora il punto in cui si vede Dio è soltanto il suo pensiero.
La voce invece arriva dappertutto.
Allora se là, dove io sono
sento questa voce, sono attento a questa voce e la seguo, la voce mi conduce al
luogo dove si trova il suo principio.
Dopo aver scoperto che
tutto è voce di Dio, il problema è capire (intelligenza) il luogo in cui si
trova Dio.
A.: La voce
mi dichiara solo l'esistenza.
Mi annuncia l'esistenza.
Per cui non posso più
ignorarla, perché la voce non sono io che la produco.
È un altro che la produce e
in quanto la produce io, sento il rumore.
Il rumore mi lascia
inquieto, perché io sento il rumore ma non vedo la fonte del rumore.
Sento il rumore ma non vedo
la fonte del rumore.
Allora in quanto sento il
rumore, questo già mi crea una attrazione, a meno che io sia disturbato dai
miei lavori e i miei impegni: "I buoi, i campi e la moglie", in
questo caso sento il rumore ma non lo seguo perché non ho tempo.
La voce è un invito a
nozze.
È l'invito a nozze, io
posso dire di avere altro da fare ma, se io sto attento alla voce, io seguendo
questa voce vengo condotto dalla voce in quel luogo dove c'è quell'esistente
che posso trovare solo in quel luogo.
Profumo di Dio, voce di
Dio, chiamala come vuoi.
Poi dopo siamo passati alla
parola, perché a un certo momento c'è il problema del pensiero ma prima devo
scoprire l'esistente.
A.: Però per
giungere al principio da cui giunge questa voce, devo superare quell'esistente
che è direi l'emittente della voce cioè la creazione.
Ma devo sapere che chi mi
manda la voce è Dio, non è la creatura, chi mi manda la voce è Dio e io devo
sapere che è la voce di Dio.
Ogni cosa ha la sua voce,
io sento il rumore, la voce dell'aeroplano, vedo l'aereo e sono in pace ma, a
un certo punto anche quell'aeroplano mi diventa voce di altro.
A un certo punto, tutti gli
esistenti che hanno una loro voce, diventano a loro volta voce, per cui mi
lasciano inquieto.
La voce cos'è? È una cosa
che muta, che passa in fretta. E quando passa in fretta mi richiama a una fonte
che non passa e io sto cercando la fonte che non passa.
A un certo momento anche l'uomo
diventa una voce, perché anche l'uomo passa.
E quando l'uomo passa, in
me si crea l'ansia, perché colui su cui mi appoggiavo perché parlava, a sua
volta lui è un parlato, è una voce di un altro.
E debbo arrivare a quella
parola che mi parla di un pensiero, che mi annuncia un pensiero e arrivare al
pensiero, vuol dire guardare dal punto di vista di un altro, vuol dire uscire
dalla mia intenzione, perché la voce arriva nella mia intenzione. La voce parla
là, dove c'è la mia intenzione.
La caratteristica della
parola è questa: mi annuncia una cosa che non capisco fintanto che io non
guardo dal punto di vista di colui che mi parla, la parola la capisco solo
guardando dal punto di vista di colui che mi parla.
Per cui la parola è
intellegibile soltanto e per quel tanto che io mi sposto dalla mia intenzione,
a guardare dall'intenzione di colui che parla.
Perché allora la parola
diventa intellegibile.
Ecco la grande
caratteristica della parola.
Per cui abbiamo il mondo
degli esistenti, delle figure e poi abbiamo il mondo della parola.
Perché la caratteristica
della parola è questa: si fa sentire nel mio mondo ma mi parla di una cosa che
non capisco, fintanto che non mi sposto a guardare dal punto di vista di colui
che mi parla.
Gesù mi dice: "Io e il
Padre siamo una cosa sola", questa è parola, non è voce, fintanto che io
non mi sposto a guardare dal punto di vista di Dio, io quella parola lì non la
capisco.
Perché nel mio mondo non si
realizza certamente questa affermazione: "Io ed il Padre siamo una cosa
sola".
Allora se voglio intendere
questa parola mi devo spostare, ecco la sollecitazione che provoca in noi la
parola, quella di farci spostare, dal nostro pensiero, dal nostro punto di
vista al punto di vista di colui che mi parla, la punto di vista di Dio.
Solo da Dio, quindi solo
per grazia di Dio, io posso arrivare a capire che "Io e il Padre siamo una
cosa sola" altrimenti no.
Vedi la funzione della
parola?
È quella di sollecitarmi a fare
questo superamento del mio punto di vista e questo lo posso fare soltanto con
la mente, non ho nessuna altra possibilità.
Soltanto con il pensiero,
posso portarmi a guardare dal punto di vista di un altro.
E Dio ha dato a noi il
pensiero, proprio per dare a noi la possibilità di guardare dal punto di vista
di un altro.
Noi abbiamo questa
meravigliosa possibilità di guardare dal punto di vista di Dio, le Parole di
Dio sono intellegibili solo quando noi incominciamo a guardarle dal punto di
vista di Dio.
A.:Non solo
ma, l'uomo fatto da Dio, ha solo la possibilità di conoscere solo il linguaggio
e il pensiero che proviene dal principio da cui ha ricevuto l'esistenza.
Si capisce. Certamente.
A.: Gli altri
linguaggi per l'uomo sono lingue straniere che non capirà mai.
Li capirà da Dio, capirà la
funzione di questi linguaggi stranieri.
Questi linguaggi stranieri
noi li sentiremo fintanto che siamo in cammino.
Il linguaggio straniero ha
la funzione di farmi correre, quindi di concentrarmi verso il principio.
A.: E sono
anche un segnale allo stesso tempo che, sono fuori strada.
Certo. Quando giungo al
principio, capisco che tutti i linguaggi stranieri hanno avuto una funzione
meravigliosa e quindi un significato positivo.
Capisco allora perché
c'erano questi linguaggi stranieri, erano per farmi accelerare sul mio cammino
che io stavo facendo ma che io stavo facendo comodamente, se uno ti dice:
"Domani morirai" qui tu acceleri.
Perché altrimenti resti
bruciato.
Non soltanto ti fa accelerare
ma, la funzione dello straniero è quella di farci assumere la responsabilità
personale di ciò che conosciamo, di ciò che crediamo, di ciò per cui vogliamo
vivere.
Dobbiamo avere in noi
stessi la responsabilità.
Gli stranieri hanno quindi
la funzione di farci uscire dalla vita vissuta nel conformismo, in quello che
dicono gli altri.
Perché si entra nel Regno
di Dio, soltanto in quanto io faccio conto su Dio e soltanto su Dio, quindi
escludo tutti gli altri.
A un certo momento tutti
gli altri diventano stranieri.
Perché devo avere in me
stesso e soltanto in me il motivo del mio amore, il motivo del mio pensare.
Perché questa è la
condizione essenziale per giungere alla conoscenza.
A.: L'uomo
dichiara essere Dio uno degli esseri più inaccessibili e il suo parlare uno dei
più incomprensibili, mentre invece è l'unico parlare che l'uomo può imparare,
tutti gli altri linguaggi non li capirà mai, perché sarà nella confusione.
È difficile,
non impossibile, però il linguaggio di Dio è l'unico che l'uomo ha la
possibilità di apprendere.
Infatti noi nel mondo man
mano che viviamo, esperimentiamo che nessuno ci capisce.
Ed è inutile che tu
pretenda di essere capito, non puoi essere capito.
Perché?
Perché sei fatto per essere
capito da uno solo.
Uno solo è Colui che ti
comprende.
A.: Per
essere capito e per capire.
Una volta che sei capito tu
lo capisci.
A.: Questo è
terribile e meraviglioso nello stesso tempo.
Certamente, con questo Dio
ci testimonia il nostro destino, la nostra vocazione.
Se ti fa capire che nessuno
ti può capire, ti rivela ciò per cui tu sei stato creato.
Ti rivela la tua patria, tu
appartieni a quel linguaggio lì e tutti gli altri linguaggi non puoi capirli,
perché appartieni al linguaggio di Dio.
B.: Dio ci
vuole a tu per tu, in un rapporto personale e responsabile.
Certamente.
B.: Tutte
queste voci straniere ci convogliano lì.
Sembra che siano negativi e
invece non fanno che farci fuggire verso...
Ho qui davanti il salmo 81,
a questo punto possiamo capire il Signore che dice: "Ti ho messo alla
prova alle acque di Meriba", quasi a dirci che ci ha messo alla prova in
terra straniera, per far sorgere in noi, da dentro di noi ciò che ci sta più a
cuore.
L'angelo che ha la funzione
di segnare con il tau, tutti i servi di Dio.
Mette alla prova per evidenziare
il tuo amore principale.
Per evidenziare quello che
hai messo nella tua vita al di sopra di tutto.
Ecco questo mettere nella
tua mente, nel tuo pensiero Dio al di sopra di tutto, prima di incominciare a
danneggiare (diciamo così) tutta la terra.
B.: Poi
l'importanza di riportare tutto al principio per avere questo Padre che parla
una lingua comprensibile.
Per poco che noi ci
scostiamo dal principio, il nostro linguaggio diventa inquinato e il linguaggio
di Dio diventa straniero.
Perché a quel punto
riferisco ad altri padri, ad altri principi le cose.
C.: Quali
sono questi linguaggi stranieri che ci portano via a Dio?
Sono le ragioni del mondo,
gli argomenti del mondo che credono di giustificare la vita in altro da Dio,
questo è il linguaggio straniero.
C.: Ma allora
la morte non è straniera perché mi parla di Dio.
È vero, perché in Dio la
morte è tutt'altro che straniera, però è linguaggio straniero in quanto
contraddice tutto il nostro vivere. È un linguaggio che noi non capiamo.
Linguaggio straniero è quel
linguaggio che io non capisco.
Perché non corrisponde alla
mia paternità, non corrisponde al mio paese.
Per questo dico che la
morte è la grande straniera, perché mi fa scappare da tutto.
Ma mi fa scappare dove?
Io scappando dalla morte,
non mi rendo mica conto dove sto scappando.
Sto morendo di paura, è la
paura quella che mi uccide veramente.
Non devo preoccuparmi della
morte o di scappare dalla morte, devo preoccuparmi di scoprire la vita.
Allora qui la morte diventa
un linguaggio amico.
Ho il linguaggio del mio
paese.
La morte mi viene
annunciata, mi viene presentata per farmi scoprire la vita, in cosa consiste il
vivere.
Dio non ha creato la morte
all'inizio, l'ha creata là, dove c'è stato il peccato, là dove c'è stato il
distacco dal principio e allora fu necessaria la morte, questa grande nemica,
per tutti gli uomini.
Grande nemica perché per
gli uomini è la grande nemica, infatti tutti quanti scappano da questa: mutue,
ospedali assicurazioni e tutto per proteggersi dalla morte, tutto per non
morire.
D.: Se si è
pecore di Dio il linguaggio della morte richiama proprio a questo rapporto
personale con Dio.
Se tu sei pecora di Dio, tu
scappi da tutti i linguaggi stranieri, il che vuol dire che acceleri la ricerca
di Dio.
Non soltanto ma è una ricerca
personale, a un certo punto ti accorgi che tutto diventa straniero.
E se tutto diventa
straniero, vuol dire che tu scappi da tutti.
Il che vuol dire che non
fai conto più sugli altri, non puoi più far conto sugli altri.
Ma la colpa non è degli
altri che diventano stranieri, la colpa è di Dio che fa diventare tutti gli
altri stranieri per convogliarti a un rapporto personale a un rendez-vous con
Se Stesso, è Dio che fa questo lavoro.
E.: Tutto
questo è necessario?
Altroché se è necessario.
Tutto ciò che esiste è
necessario, tutto ha un suo significato.
Nulla esiste che non abbia
un significato.
Ed ha un significato per la
nostra salvezza, per la nostra vita essenziale, per condurci sopratutto ad
assumerci la responsabilità personale di ciò per cui dobbiamo vivere.
Dobbiamo assumerci la
responsabilità, non seguire quello che dice il tale o il tal altro.
Siamo noi personalmente che
dobbiamo assumerci la responsabilità, è questa la funzione degli stranieri che,
ci fanno fuggire da tutto, perché tutti parlano un linguaggio diverso dal
nostro, affinché noi abbiamo a giungere a convogliarci là, dove c'è l'unico che
i comprende, l'unico che parla il nostro linguaggio.
L'unico che parla il nostro
linguaggio è Dio.
Perché è Lui che mi conosce
e che quindi risponde questa fame a questa sete di Assoluto che porto in me.
Quindi linguaggio amico,
linguaggio che io capisco e linguaggio che mi conosce e chi è che mi conosce? È
colui che conosce il mio problema principale.
Ecco per cui di fronte alla
morte non c'è nessuno che ci possa consolare, perché parlano un linguaggio
diverso.
Io lì intendo solo più il
problema di Dio e tutti lì mi parlano un linguaggio diverso.
Per questo dico che nessuno
mi conosce, perché nessuno conosce il mio problema.
F.: Quindi la
morte si vince purificando tutti quei motivi diversi da Dio.
L'inquinamento avviene
perché ti allontani dal principio.
Tu perdi il contatto con il
principio e allora la tua parola e il tuo linguaggio diventa inquinato, tu
inizi ad attribuire le cose a cause seconde e diventi succube di mille cause da
cui non ne puoi uscire e allora hai tutto questo parlare, questo linguaggio:
"Sì, sì, va bene parlare di Dio, però la realtà è questa", ecco il
linguaggio del mondo, non ti nega mica Dio, nemmeno satana può negare Dio, però
la realtà è un altra.
Questo è il linguaggio di
chi si è separato dal principio.
Se tu non riferisci tutto a
Dio, tu perdi questo contatto con il principio.
Se l'inquinamento avviene per
distacco dal principio, la purificazione avviene con il recupero del principio.
Ecco per cui si vince la
morte, la grande straniera, non lottando contro ma, recuperando il principio,
cioè cercando la vita, cerando di capire in cosa consiste la vita.
F.: La
purificazione avviene...
Avviene nella misura in cui
tu acceleri la ricerca della tua vita e la tua vita è nascosta in Dio, questo
ti purifica.
Perché sono le Parole di
Dio che ci lavano, che ci purificano: "Voi siete puri a ragione delle
parole che vi ho detto" e che caratteristica hanno queste parole?
Non sono parole del mondo,
non è il linguaggio del mondo il linguaggio del Cristo, perché Cristo riferisce
tutto al Padre. E vedi che ti ricollega tutto con il principio? Così ti lava,
così ti purifica.
Ti rende trasparente,
perché nella purificazione c'è la trasparenza e nella trasparenza vedi Dio, noi
non vediamo Dio perché siamo inquinati.
E siamo inquinati perché
siamo lontani dal principio, capiamo un linguaggio diverso.
Lasciati lavare dalla
parola del Cristo.
La parola di Cristo ti
libera da tutte le altre causalità, da tutte le altre dipendenze, perché tutto
dipende da Dio, anche i tuoi capelli sono tutti contati, non preoccuparti di
niente, cerca Dio prima di tutto, ecco questa purificazione, una sola cosa è
necessaria.
È Lui che ti lava in quel
modo.
Lavandoti ti rende un amore
unico, un pensiero solo e questo pensiero, quando è solo diventa trasparente.
E allora tu vedi, ecco per
cui Dio si conosce solo nel suo pensiero.
Pensiero unico, il pensiero
unico è il Figlio.
Dio si conosce solo in suo
Figlio.
Il Figlio è il luogo.
Per cui la voce di Dio
arriva dappertutto ma Dio si trova e si conosce in un luogo unico: suo Figlio.
È unico perché unigenito.
Se noi non arriviamo lì,
assolutamente non possiamo vederlo.
Non possiamo trovarlo, non
possiamo negarlo, però non possiamo trovarlo, perché Dio si conosce solo in suo
Figlio: "Dove Io sono voi non potete venire", non ti fa dei
complimenti, vedi che Dio non è uno che ti accarezza: "Dove Io sono voi
non potete venire, nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me", per cui
c'è un luogo ben chiaro, fisso e determinato in cui si può vedere Dio e solo in
quel punto si può vedere Dio.
Nient'altro.
G.: Tutti
fuggono dallo straniero ma le pecore di Dio fuggono e vanno verso Dio.
Certo mentre gli altri
fuggono da- ma, non sanno verso cosa.
Non sanno dove.
Per questo il problema è
scoprire la vita.
Il problema non è da che
cosa fuggi ma il problema è scoprire verso cosa fuggi.
Tu fuggendo verso-, ti
concentri in un punto, in un luogo e questo luogo è Dio, il Pensiero di Dio.
H.: Allora la
morte come straniera è solo per le pecore non di Dio, per le pecore di Dio la
morte non è straniera ma è un opera di Dio, nelle letture di stamattina...
Non allontaniamoci
dall'argomento, abbiamo detto che straniero è colui che parla un linguaggio
diverso dal mio.
Vale per tutto e per tutti.
Vale per le pecore di Dio e
non di Dio, straniero è colui che parla un linguaggio diverso dal mio e che non
capisco.
H.: "Il
tuo Spirito parla in tutte le cose" quindi gli stranieri sono voluti da
Dio.
Si capisce, hanno una
funzione importantissima.
Ma hanno una funzione
importantissima in quanto io mi sono allontanato dal principio.
In quanto in me c'è
dell'inquinamento, della confusione, della lontananza.
Allora ho bisogno di
qualcuno che mi stimoli, qualcuno che mi stimoli a fuggire.
Fuggendo io mi precipito
in-.
H.: Queste
forze avverse che ci sollecitano a cercare il Pensiero di Dio, così la morte
non ci fa paura.
Il problema non è la morte.
Il problema è la vita
abbiamo detto.
Il problema è la morte se
tu non sei orientata a Dio, perché la morte entra nel tuo mondo, in conseguenza
del tuo peccato.
Se tu sei orientata ad
altro da Dio certamente c'è questa morte.
E questa morte ti fa paura
e tu muori di paura.
La morte è per farti capire
che tutto nella tua vita diventa straniero, non parla sempre il tuo linguaggio
e a un certo momento tu, senti la paura in tutte le cose.
Tutto a un certo momento tutto
ti fa paura, tutti diventano stranieri, non trovi più nessuno che ti comprenda
e che parli il tuo stesso linguaggio.
A un certo momento tu ti
ritrovi in terra straniera, tutti parlano un linguaggio diverso.
Quante volte ci sentiamo
dire che tutti parlano in modo diverso?
Ma allora il Signore non ha
fatto bene il mondo?
Il Signore l'ha fatto bene
e l'ha fatto per te, ti fa incontrare stranieri in modo che tu abbia a scoprire
Colui che parla il vero tuo linguaggio.
I.:
All'inizio di questo capitolo,si era parlato di ladri e briganti che le
pecore non ascoltano perché non passano per la porta dell'ovile e di cui non ne
riconoscono la voce....
"Quanti sono venuti
prima di me, tutti sono ladri e briganti".
"Quanti sono venuti
prima" vuol dire quanti sono venuti proponendoti altro da Dio, come prima
di tutto.
Quel "prima" va
inteso in quel senso.
Tutti coloro che sono
venuti dicendoti che bisogna mettere altro da Dio prima di tutto, come fine
della vita, questi sono tutti ladri ed assassini.
E naturalmente quelli che
sono attratti da Dio non li seguono: è un linguaggio straniero.
Chi dice di mettere altro
da Dio prima di tutto, questo naturalmente parla un linguaggio straniero per
coloro che sono attratti da Dio, per coloro che hanno creduto in Dio, per cui ti
accorgi che parlano un linguaggio differente da quello di Cristo.
"Non preoccuparti del
mangiare e del vestire ma cerca prima di tutto il Regno di Dio", Lui ti
mette un prima di tutto ben chiaro.
Gli altri che ti dicono di
mettere prima di tutto altro, questi sono ladri e briganti.
I.: La pecora
di Dio non accoglie queste proposte, invece la pecora che le accoglie, perché
ritiene che siano motivi validi, si apre a questo straniero di cui abbiamo
parlato stasera.
No ma adesso il problema
non è il capire la funzione negativa dello straniero, il problema è capire la
funzione positiva dello straniero.
Cioè lo straniero per
quello che serve alle pecore.
Lo straniero ha la funzione
di darti una frustata per accelerare il cammino, è un colpo di frusta che ti fa
accelerare verso.
Tu sei convinto di una cosa
e senti uno che professa ragioni diverse dalle tue, quello ti dà una frustata.
Se tu sei attratto dalla
verità, ti fa approfondire, ti fa accelerare.
Lo straniero è una grazia,
perché ti fa scoprire in profondità quelle cose che tu non avresti mai
conosciuto perché ti saresti fermato convinto, a una certa superficie, a un
certo livello.
E allora ecco il colpo di
frusta.
Perché condannandoti ti fa
accelerare il processo di approfondimento.
Fintanto che non si giunge
a quella profondità o a quell'altezza, alla quale Dio chiama per renderci
partecipi di quello che Lui è, ci saranno sempre stranieri e noi, dobbiamo
benedire questi stranieri, perché più tu senti un linguaggio straniero e più tu
ti impegni, se l'accetti da Dio, altrimenti ti offendi.
Se l'accetti da Dio, tu non
fai altro che accelerare l'impegno a pensare, ad approfondire, ad ascoltare per
poter convincerti sempre di più della verità di quello che Dio dice.
I.: Quindi si
arriva al punto in cui il linguaggio della morte, per chi è attratto da Dio
diventa un aiuto.
Tutto aiuta. Coloro che ti
dicono: "Dove è il tuo Dio?"(stranieri) è un linguaggio meraviglioso
perché ti sollecita a cercare dove è il tuo Dio.
Tu magari ti eri fermato a
lodare il Signore in tutto e l'altro ti dice: "Ma dove è il tuo
Dio?".
Ti invita a prendere
consapevolezza di dove è il tuo Dio.
Ma allora quello è un
amico, non è uno straniero.
Gli stranieri esistono
perché Dio li vuole e se li vuole è perché hanno una funzione positiva.
Cerchiamo quindi di
arrivare a capire la funzione positiva quindi di questi stranieri.
La morte è vero che Dio non
l'ha creata all'inizio ma, in conseguenza del peccato dell'uomo, però ha una
funzione positiva la morte.
È il positivo che ti salva,
non è la morte che ti salva.
Se tu dice: "Quando
sarò morto troverò Dio", tu resti ingannato.
Non è la morte che ti fa
trovare Dio, è Dio che ti fa trovare Dio.
Dio non si trova attraverso
la morte, Dio si trova attraverso Dio.
Bisogna arrivare al
positivo in quel senso lì, scoprire la vita.
M.: Bisogna
sempre riportare tutto nel principio.
Certo, perché uno solo è
Dio Creatore ma quello te lo aveva già gridato fin dalle prime pagine della
scrittura.
"Non avrai altro Dio
all'infuori di Me".
Cosa vuol dire questo?
"Non riferirai le cose a nessun altro principio, perché Io solo sono il
Principio, Io solo sono il Creatore".
Non avere altro Dio vuol
dire non riferire ad altri principi.
È l'anima di tutta la
scrittura e di tutta la creazione questo.
Uno solo è il Creatore, non
ci sono 50 creatori.
Uno solo è il Creatore, uno
solo è il principio.
Non avere altro principio,
il che vuol dire: "Riferisci tutto a Me, dialoga tutto con Me, interroga
in tutto Me", quella è la cosa essenziale, fondamentale.
N.: Guardando
da Dio, Lui mi purifica il pensiero.
Solo guardando da Dio.
Per poco che io mi scosto,
tutto si inquina in me e io resto confuso e non capisco più niente.
E tutti mi diventano
stranieri, è Dio che me li fa diventare tutti stranieri.
Per farmi capire che io sto
camminando su una strada che non conosco.
O.: Se io ho
ben presente Dio non la sento neppure questa voce straniera poiché tutto è voce
di Dio.
Non illudiamoci, la voce
straniera la sentiamo eccome.
Dio sa quali sono le
condizioni per arrivare a quel fine.
Noi non lo sappiamo.
Non dobbiamo stupirci
quindi se Dio mi fa sentire la voce straniera.
La voce straniera è per me,
perché magari io cammino a una certa velocità o peggio sto fermo e mi crogiuolo
nella mia sicurezza, mi dico: "C'è Dio, c'è Dio, c'è Dio" e non
cammino.
Noi dobbiamo accettare
tutto da Dio sapendo che Lui, prima e molto meglio di noi, sa ciò di cui
noi abbiamo bisogno.
Noi non lo sappiamo quali
sono le condizioni per arrivare alla meta.
Dio le conosce e allora accogli
tutto da Dio, perché tutto quello che Dio ti fa arrivare, sta pur tranquilla
che te lo fa arrivare per aiutarti.
Quindi Lui sa più di noi
quello di cui noi abbiamo bisogno, quindi ci va questa fiducia.
La condizione essenziale è
essere orientati a Dio e accettare tutto da Dio, beni e mali, amici e nemici,
perché tutto coopera.
O.: Chi torna
dal coma, come risponde alla proposta personale di Dio?
Ma la risposta di Dio non
viene attraverso la morte. Dio non si trova attraverso la morte.
È l'errore grosso che
facciamo tutti noi, noi crediamo che morendo si trovi Dio, morendo non si trova
Dio
Dio si trova soltanto per
mezzo di Dio, è una cosa personale, quindi è un rapporto di pensiero.
Non è una cosa automatica:
quello muore e trova Dio, quello muore e quello non trova Dio.
È un fatto di pensiero.
Per cui se il mio pensiero
non è legato a Dio, se anche io muoio, non è che io trovi Dio dall'altra, trovo
la confusione.
Dio si trova soltanto per
mezzo di Dio.
Dio non si trova né per
mezzo delle creature, né per mezzo della morte.
La morte è creazione.
La creazione è opera di
Dio, è voce di Dio, anche la morte è voce di Dio ma, Dio che sia annuncia
attraverso tutte le sue voci, non si fa trovare attraverso le sue voci.
La voce di Dio arriva
dappertutto, la morte arriva dappertutto ma Dio si fa trovare solo in un punto
preciso.
E se io non mi trovo in
quel punto lì, non posso conoscere Dio.
O.: Ma hai
detto che in quel momento lì siamo soli con Dio...
Si capisce, perché è Dio
che mi rende tutti stranieri.
Rendendomeli tutti
stranieri cosa succede? Succede che io non trovo più nessuno su cui
appoggiarmi.
E se tu non trovi nessuno
su cui appoggiarti su che cosa t'appoggi?
Lì c'è il grande rischio, perché
tu puoi appoggiarti soltanto con quello che tu porti dentro di te.
E nient'altro.
Tu ti assumi lì una grande
responsabilità, un grande rischio, perché non c'è nessuno che ti comprenda e
che parli il tuo linguaggio.
A che cosa fai riferimento?
Solo a quello che hai
dentro.
Se tu dentro di te hai Dio,
tu t'appoggi su quello.
Quello che ti salva è
questo appoggiarti sul Pensiero di Dio.
Dio è un pensiero in noi.
Ma se non abbiamo Dio, noi
non abbiamo mica niente che ci possa salvare.
Noi siamo salvati da Dio,
non dalla morte, non dalle creature, non dalle voci di Dio.
Noi non sappiamo quello che
avviene nell'anima.
L'anima è in rapporto con
Dio.
E quello che avviene è
sempre un rapporto di pensiero.
Quello in coma? È come se
io avessi la biro scarica e non riesco più a comunicarti il pensiero, tu dici
che quello non comunica, non scrive più niente ma dentro il pensiero c'è.
Quello che conta è quello
che uno ha nel pensiero, dentro di sé.
Comunque Dio fa tutto per
salvarci.
Rende tutti stranieri,
annulla tutto per farci essere.
È Lui che ci porta nel
deserto, è lì la morte.
Ti conduce nel deserto per
parlare al tuo cuore.
È Lui che ti isola da tutto
e da tutti, perché tu possa ascoltare solo Lui e nessun altro.
Tutto il nostro inquinamento
è che sentiamo Dio ma, sentiamo anche tutti gli altri.
È lì che confondiamo tutto.
È come un malato che va da
tanti medici diversi e a un certo punto non capisce più niente.
È così noi facciamo nei
riguardi di Dio, il che vuol dire che non ci fidiamo di Dio: "Sì, sì Dio
c'è ma gli altri che cosa dicono?".
Ecco la grande confusione e
Dio a un certo punto rende tutti stranieri.
Nessuno parla più il
linguaggio del tuo problema, del tuo bisogno.
A quel punto lì ti isola da
tutti e ti convoglia solo davanti a Lui.
È l'opera meravigliosa che
Dio fa.
C.: E allora
è meglio svegliarsi prima anziché aspettare in punto di morte.
Ma è quello che ho sempre
detto, sbrigati soltanto!
C.: Ma se uno
prende l'iniziativa non va bene.
Ma è Dio che ti fa prendere
questa iniziativa qui, è Dio che ti fa sentire le cose.
Non sono mica io che ti
dico le cose o tu che te le dici.
È Dio che ti fa sentire la
verità delle cose.
E se tu dici che è vero,
non sei mica tu a dirlo, è Dio dentro di te che ti fa dire che è vero.
La verità è Dio che te la
fa riconoscere, non sono mica le creature.
N.: La voce
di Dio in tutte le cose si fa sentire da tutti, non si fa vedere da nessuno ma
serve a convertirci a cercare il suo pensiero che è in noi.
Infatti la voce è
convocazione, convoca.
P.: Lo
straniero mi mette in fuga da tutto ciò che non è Dio e mi convoglia verso Dio.
Ma non basta, sopratutto
forma in me il motivo di Dio.
P.: Perché a
un momento tutto mi diventa estraneo.
Sì, per formare in me il
motivo di Dio.
La voce ha la funzione di
convogliarmi a un esistente che ancora non vedo e non conosco e quindi mi rende
attento. La parola invece mi vuole comunicare il pensiero e abbiamo lo
straniero che tende a formare in me il motivo di Dio.
Negandomi Dio, perché è un
linguaggio straniero.
Lo straniero mi nega Dio.
È il vento che soffiando ti
vivifica la fiamma.
Certo che fa correre il
rischio di spegnere questa fiamma.
Però se il fuoco è forte,
il vento lo rafforza.
Lo straniero ha la funzione
del vento che è quello di formare in te il motivo di Dio, perché soltanto
quando tu cerchi Dio con il motivo di Dio, tu lo puoi trovare, prima no.
P.: Assume
diversi aspetti questa estraneità. Forma in me il motivo di Dio non soltanto
stimolandomi ma anche deludendomi.
È sempre la stessa cosa.
P.: Finché io
ho un punto d'appoggio non si forma in me il motivo vero per la ricerca di Dio.
Lo dico sempre, quando
l'amore vero c'è, più è contrastato e più è fortificato.
Lo straniero ha la funzione
di fortificarti.
Fortificare in te il motivo
di Dio.
P.: E di
purificarmi.
Ma è la stessa cosa!
Ti fortifica in quanto ti
raccoglie unicamente in quel punto lì.
Per cui tu resti incentrata
soltanto in quello.
A un certo momento non vuoi
conoscere più altro e vuoi soltanto quello.
P.: Lo
straniero tanto per le pecore di Dio e non è sempre quello che parla un
linguaggio diverso dalle proprie esigenze personali.
Si capisce, per cui tu non
lo capisci.
Cioè, è uno che ti
confonde.
È uno che ti contraddice.
È uno che dice il rovescio
di quello di cui tu sei convinta.
P.:
L'esigenza per tutti è la stessa: Dio e fintanto che non arriviamo alla meta,
noi avremo sempre degli stranieri per grazia di Dio.
Anche se sono
pecora di Dio, fintanto che non sono arrivata a Dio sono pecora dispersa,
quindi sono uguale alle pecore del mondo...cioè tante cose sono estranee a me,
fintanto che non arrivo a Dio.
Quando
arriverò a Dio non c'è più niente d'estraneo, si può dire così?
Certo.
Però non dire che tu sei
come le pecore del mondo, sia chiaro.
Perché le pecore del mondo
sono pecore del mondo e le pecore di Dio cono pecore di Dio anche se sono nel
mondo.
Ma sono pecore di Dio, non
appartengono al mondo.
Perché lo straniero ha
funzioni molto diverse, a seconda che uno sia pecora del mondo o sia pecora di
Dio.
La pecora di Dio è orientata,
ha un amore, una cosa è che uno abbia un amore e una cosa è che uno non abbia
nessun amore.
Quindi se tu hai un amore e
un amore forte, tu ricevi delle frustate ma, tutte le frustate che tu ricevi ti
fortificano in questo amore qui.
Te lo trasformano in vita,
in un fuoco ma se tu non hai nessun amore, tutti gli stranieri non fanno altro
che portarti via.
P.: La morte
è estranea in quanto parla un linguaggio diverso da quello che capiamo noi.
Ognuno capisce il
linguaggio di quello per cui vive.
P.: La pecora
di Dio che pur è dispersa nel mondo la vede straniera allo stesso modo di una
pecora del mondo.
La morte per la pecora di
Dio è quell'aiuto per staccarti da tutto e concentrarti in un unico pensiero.
La pecora del mondo subisce
la fine del mondo e basta, subisce il danno.
P.: Ma anche
i santi di Dio e la Madonna mi parlano un linguaggio straniero?
Nessuno, soltanto Dio,
perché è un rapporto personale tra tu e Dio.
Soltanto Dio, soltanto Dio,
soltanto Dio.
E la Madonna è proprio Madonna
in quanto dice: "Ascoltate quello che mio Figlio vi dice".
Lo dice a te, la Madonna
non ti dice di guardare lei.
P.: Non mi
dice di appoggiarmi su di lei.
"Fa tutto quello che
Lui ti dirà".
Gv 10 Vs 5 Terzo tema.
Titolo: Il Dio
personale.
ARGOMENTI: I tre
mondi dell'uomo. Passaggio dalla voce alla parola. Il
"No" di Dio. La
funzione dello straniero.Conoscere
Dio e punto di vista di Dio. La
creazione si impone, Dio no. La
Parola di Dio anticipa la Realtà che si imporrà. Dio si fa oggetto del nostro pensiero.
12-13/novembre /1989 Casa di
preghiera Fossano.
Su questo versetto ci siamo già soffermati due volte,
oggi è la terza volta e concludiamo gli argomenti di esso.
Abbiamo visto la funzione degli stranieri.
Tutto ciò che esiste in quanto esiste ha un suo
significato.
Ed è per questo che non dobbiamo disprezzare niente.
Perchè in tutto c'è una Parola di Dio per noi.
Anche gli stranieri che le pecore fuggono, perchè dice
Gesù:
"Non conoscono la voce degli stranieri".
Anche gli stranieri hanno una loro funzione.
L'abbiamo vista domenica scorsa.
Ed è una lezione positiva.
Tutto ciò che esiste contribuisce ("Tutto è bene per
coloro che cercano Dio") per formare in noi il volto di Dio.
In cui è la nostra salvezza, perchè siamo stati creati
per questo.
La nostra vita vera, vita eterna, sta nel conoscere Dio e
Dio ha fatto bene tutte le cose e se le ha fatte bene vuol dire che tutto
serve, tutto contribuisce, tutto ci aiuta a giungere al nostro destino,
per giungere alla nostra vita eterna.
Perchè Dio vuole che tutti si salvino e giungano a
conoscere la Verità.
Conoscere la Verità è vita per l'uomo.
Abbiamo
visto che l'uomo è costituito da tre grandi mondi.
Il mondo dello spirito.
Il mondo della parola.
Il mondo delle cose sensibili.
Questi tre mondi non sono indipendenti uno dall'altro ma
sono strettamente legati l'uno all'altro, fatti in una perfetta finalità,
tant'è vero che costituiscono una cosa sola, costituiscono l'uomo.
1-il mondo delle cose che vede, che tocca, che
esperimenta, il mondo delle cose sensibili, ed è il mondo diciamo più
"appagante" per ognuno di noi ed è quello che il più delle volte
ferma, blocca il cammino della nostra vita, appunto perchè appagante.
Quando noi abbiamo fame, sappiamo che con il cibo
possiamo soddisfare la nostra fame.
Quando abbiamo sete, sappiamo che con l'acqua possiamo
soddisfare la nostra sete.
E così sappiamo che l'incontro con le creature è
appagante per noi...qualche volta anche tribolante.
Comunque dico, il più delle volte noi ci fermiamo ai
sentimenti che riceviamo da questo mondo sensibile.
Da questo mondo che vediamo, tocchiamo ed esperimentiamo.
E viviamo per questo.
Cioè viviamo per accumulare beni e creature di questo
mondo attorno a noi.
Perchè ci fermiamo alle cose dei sensi.
Ma l'uomo non è fatto soltanto di cose che vede, tocca ed
esperimenta.
Questo è il primo mondo, il mondo relativo all'uomo.
È il mondo che l'uomo percepisce con il pensiero e con il
pensiero del suo io.
2-Abbiamo un secondo grande mondo che è il mondo della
parola.
E abbiamo visto che la parola è comunicazione di
pensiero. E l'uomo riceve comunicazione di pensieri.
3-E poi abbiamo il mondo dello spirito.
Il mondo dello spirito è il mondo delle cose
trascendenti.
Trascendente è ciò che esiste indipendentemente da tutto
il resto.
Esiste indipendentemente dal mondo che vediamo e
tocchiamo.
Indipendentemente dal nostro io.
E questo mondo, proprio perchè esiste indipendentemente
da noi, non lo possiamo né vedere, né toccare, né esperimentare.
Ed è il mondo della Verità.
Il mondo dell'infinito.
Il mondo dell'Assoluto.
Il mondo dell'eterno.
Il mondo di Dio.
La Verità, l'Assoluto, l'eterno, l'infinito, Dio, tutto
questo mondo esiste indipendentemente da noi.
Indipendentemente dal tempo.
Indipendentemente dallo spazio.
Indipendentemente da tutto quello che possiamo dire o
fare.
Da tutte le nostre scelte.
Trascende, supera.
Ora è proprio in questo mondo che trascende tutto che noi
troviamo la nostra vera vita.
Ma la nostra grande difficoltà sta qui: che questo mondo
noi non lo vediamo e non lo tocchiamo.
Sopratutto non lo esperimentiamo perchè ci trascende.
Però questi tre mondi non sono indipendenti uno
dall'altro, ma sono strettamente legati uno all'atro.
Il mondo delle cose che vediamo e che tocchiamo è
strettamente legato al mondo della parola.
Tant'è vero che noi di tutte le cose che vediamo,
tocchiamo ed esperimentiamo, avvertiamo il bisogno di un significato.
Noi facciamo l'errore di fermarci a ciò che
esperimentiamo, a ciò che tocchiamo, a ciò che cade nella sfera del sensibile.
Però c'è una parte di noi che è terribilmente
insoddisfatta di questo modo di vivere.
Ed è la parte che chiede il significato delle cose.
Il significato di tutto ciò che esiste.
Il significato del nostro vivere.
Il significato della nostra esistenza.
C'è in noi questa parte insoddisfatta che ci ferisce, ci
lacera ci brucia e a un certo momento ci distrugge.
E ci porta alla morte.
Bisogno di significato!
Tant'è vero che l'uomo a un certo punto senza significato
non sta più su.
E la vita quando non ha più significato non è più
sopportabile.
E l'uomo corre alla morte.
Poiché una vita senza significato è già morte.
Per cui questo mondo sensibile è già tutta un’invocazione
della parola e la parola è un ponte tra ciò che noi esperimentiamo, cioè tra
questa parte sensibile e il mondo trascendente, il mondo della Verità.
Il mondo dell'Assoluto, di Dio.
La parola fa da ponte fra questi due grandi mondi.
Ci annuncia ciò che ancora non vediamo, non tocchiamo,
non esperimentiamo.
E ce lo annuncia in questo mondo, per cui fa da ponte.
La
parola si fa sentire, quindi appartiene al mondo sensibile ma nello stesso
tempo ci annuncia una cosa che non vediamo, non tocchiamo non
sentiamo.
In quanto ce la annuncia ce la fa pensare, è già nelle
cose sensibili: una voce.
La voce è segno di ciò che esiste.
Abbiamo detto che tutto ciò che esiste ha la sua voce.
Dio è l'esistente e anche Lui ha la sua voce.
E Lui si fa sentire.
E siccome Lui è trascendente e non è condizionato da
nessun’altra voce, la sua voce si fa sentire in tutto.
Ogni esistente ha la sua voce, ma la voce delle creature
non può soffocare la voce di Dio.
Perchè la voce di Dio è la voce di un essere
trascendente.
La voce delle creature è discontinua, perchè la voce di
una creatura viene condizionata, limitata dalla voce di un'altra creatura.
La voce di Dio che è un essere trascendente non essendo
condizionata da nessuna voce di creature (e se non è condizionata da nessuna
voce di creatura vuol dire che Dio si fa sentire nella voce di tutte le
creature) è continua.
E se si fa sentire nella voce di tutte le creature, Dio è
colui che nessuno può ignorare.
Dio Creatore è Colui che nessuno può ignorare.
Avevamo accennato alla differenza che c'è tra la voce e
la parola.
Perchè c'è
la voce e c'è la parola.
La voce è in tutte le cose che noi vediamo e tocchiamo e
ci annuncia l'esistenza di Dio e ce lo annuncia in un modo che non possiamo
ignorarLo, perchè si fa sentire in tutto.
Poi c'è la parola e la parola è comunicazione di
pensiero.
La parola non è più di ogni esistente.
La parola è propria di chi ha un pensiero.
E chi ha un pensiero è una persona.
La parola è propria delle persone.
Ogni persona ha la sua parola.
L’io è persona, quindi ha anche la sua parola.
La parola ci annuncia, ci comunica un pensiero.
A un certo momento in noi si presenta questo passaggio dalla voce alla parola.
Abbiamo anche visto quando avviene questo momento.
Avviene
quando Dio ci dice "No".
Fintanto che dice "Sì", noi ci troviamo nella
voce di Dio.
Quando dice "No", noi ci troviamo con la Parola
di Dio.
Perchè ci troviamo con la Parola di Dio?
Perchè di fronte al no, noi che siamo fatti per un sì e
per un si eterno, quindi per una giustificazione totale, di fronte al no, noi
siamo costretti a pensare.
La parola ci fa pensare, ci conduce al pensiero.
I "no" di Dio ci conducono a pensare per cercare
la giustificazione di ciò che apparentemente non ha giustificazione.
Ed è qui che troviamo il significato dell'esistenza degli
stranieri.
Straniero
è colui che dice e parla diversamente da ciò di cui noi siamo
convinti, diversamente da ciò che noi crediamo, da ciò per cui noi viviamo.
C'è una funzione molto importante in esso.
Come c'è una funzione molto importante nel "no"
di Dio.
Dio di "no" ce ne dice tanti per farci pensare.
Anche lo straniero ha un significato, altrimenti non
esisterebbe nella nostra vita.
Se esiste è perchè evidentemente Dio lo vuole nella
nostra vita, sul nostro cammino.
E se lo vuole è perchè ha una funzione importante per il
nostro destino.
Infatti, l'opera o la parola o l'argomento dell'estraneo
ci mette in crisi.
È la differenza che ci mette in crisi e mettendoci in
crisi ci obbliga ad approfondire il motivo della nostra fede.
Ad approfondire il motivo di ciò cui crediamo.
Ad approfondire sopratutto ciò per cui noi viviamo.
È tutto opera di Dio che ci fa camminare.
Che ci sollecita a camminare.
Ci impegna a pensare.
Pensare è l'unico modo che noi abbiamo per uscire dal
primo mondo.
Dal mondo delle cose che sentiamo, dai nostri sentimenti.
Dalle cose che noi esperimentiamo, dalle cose che noi
vediamo.
Soltanto col pensiero noi possiamo superare questo mondo,
è l'unico punto che è dato a noi.
L'unico passaggio attraverso cui possiamo trasferirci.
Abbiamo detto che la comunicazione di pensiero fatta
dalla parola è proposta a noi di uscire dal nostro punto di vista.
Quindi dalle nostre sicurezza, per portarci a guardare
dal punto di vista di un'altro.
È
a questo punto che s’inserisce l'argomento di questa sera del "Dio
personale".
Del Dio che vuole essere il tuo Dio.
E che soltanto quando sarà il tuo Dio tu, lo potrai
conoscere, prima no.
Lui che parla in tutto, Lui che si annuncia in tutto, si
dà a conoscere solo e unicamente, personalmente dall'uomo.
Quest’argomento s’inserisce nella conclusione di domenica
scorsa.
Cioè
la necessità di guardare le cose dal punto di vista di Dio per vedere bene.
Dio si può trovare soltanto quando abbiamo in noi stessi
il motivo di Dio.
Fintanto che cerchiamo Dio per un motivo diverso da Lui
non possiamo trovarlo.
Soltanto quando lo cercheremo, mossi dallo stesso motivo
che è Dio, soltanto lì noi lo possiamo trovare.
Per cui Dio solo è il rivelatore di Se Stesso.
Tutti lo annunciano perchè tutti lo testimoniano.
La voce di Dio si fa sentire dappertutto.
Perchè Dio parla nella voce di tutte le creature.
Anche nella voce di coloro che lo bestemmiano.
Anche nella voce di coloro che lo negano.
Dio essendo l'essere trascendente, non è condizionato
dalla voce di nessuna creatura.
Né tempo, né spazio, né luoghi, né uomini, né argomenti
di uomini, né ragionamenti di uomini possono minimamente offuscare Colui che
trascende tutto.
Per cui la voce di Dio si fa sentire ovunque.
Giunge a tutti e non può essere ignorata da nessuno.
Questa è voce che chiama, che ci annuncia Lui, che ci
invita quindi a non ignorarlo.
E poi c'è la Parola di Dio che ci invita a guardare dal
suo punto di vista.
Ho detto: Dio si trova soltanto per mezzo di Dio.
Dio solo è il rivelatore di Se Stesso,
E fintanto che noi non guardiamo dal suo punto di vista, noi
che non possiamo ignorare Dio, (nemmeno l'inferno può ignorare Dio) non
possiamo conoscere Dio.
Soltanto
se e quando guardiamo dal punto di vista di Dio lo possiamo conoscere.
Però il guardare dal punto di vista di Dio, richiede la
dedizione del nostro pensiero, perchè solo con il pensiero noi possiamo
trasferirci dal nostro punto di vista al punto di vista di un'altro.
Solo con il pensiero!
E se è solo con il pensiero, evidentemente solo con la
dedizione personale di ognuno di noi si può giungere a conoscere Dio.
Quindi Dio non si conosce per mezzo di creature.
Dio non si conosce per mezzo di istituzioni.
Dio non si può conoscere per mezzo di regole.
Non si conosce per mezzo di tutto ciò che è esterno.
Non si conosce nemmeno per tutto ciò che possono essere
sentimenti, cuore, istituzioni.
Dio non si conosce attraverso tutte queste cose.
Perchè?
Perchè Dio non si confonde con nessuna creatura, con
nessuna struttura, con nessuna istituzione.
Ma Dio non si confonde nemmeno con nessuno dei nostri
sentimenti.
Noi sbagliamo quando diciamo: "Il mio cuore
conosce".
No, il tuo cuore non conosce affatto.
Dio non è il tuo cuore.
Così noi sbagliamo altrettanto quando diciamo:
"Sento".
No, il tuo sentimento non è Dio.
E così pure la tua volontà non è Dio.
I tuoi pensieri non sono Dio.
Se tutte queste cose non sono Dio e anche la tua stessa
intuizione non è Dio, la tua anima e la tua coscienza non è Dio, questo che
cosa ti dice?
Che se Dio è conoscibile solo per mezzo di Dio, Dio è
inconoscibile attraverso tutto ciò che non è Dio.
Quindi Dio non è raggiungibile, non si può trovare
fintanto che noi facciamo leva su modi esterni, su strutture, su regole, su
modi di essere su sentimenti, su cuore, su intuizione, su anima eccetera.
Perchè tutto questo non è Dio.
Dio è Dio.
Dio è l'essere Assoluto, indipendente, trascendente
tutto.
Se Dio è conoscibile solo per mezzo di Dio non è
conoscibile attraverso tutto il resto.
Ora il problema della conoscenza è il problema vitale per
noi.
Perchè la nostra vita sta nel conoscere Dio.
Se il problema della conoscenza è il nostro problema di
vita, allora è proprio nel conoscere o nel non conoscere che si determina il
dramma della nostra vita.
Perchè non conoscere Dio è avviarsi verso un dramma e una
tragedia.
Perchè avviarsi verso la non vita, o meglio verso una
vita insopportabile, una vita senza significato, e la vita senza significato è
un dramma e una tragedia, perchè è insopportabile, e noi siamo costretti a
sopportare una cosa insopportabile.
Dico, diventa una tragedia.
Il problema della conoscenza diventa una tragedia per
l'uomo, perchè se, è Parola di Dio, la vita vera è conoscere Dio,
conoscere è vivere, non preoccuparsi di conoscere, non impegnarsi a conoscere è
determinate nella nostra stessa esistenza una tragedia, una situazione
impossibile a sopportarsi.
Quindi il problema della conoscenza è determinato sia
dalla Parola di Dio che ce lo precisa (la Parola di Dio fa da ponte
tra il mondo delle cose sensibili e il mondo delle cose trascendenti in cui c'è
la nostra pace perchè c'è conoscenza) e sia dalla nostra stessa esigenza,
perchè noi siamo destinati a quello, quindi fatti per questo, per cui c'è in
noi questa esigenza fondamentale.
L'esigenza
noi l'avvertiamo, è passione d'Assoluto, e l'uomo
è proprio caratterizzato non dal sesso, non dai sentimenti, non
dall'intuizione, non dalla volontà......ma è caratterizzato da una cosa ben
precisa: dalla passione di Assoluto.
Tutti i suoi errori, tutte le sue tragedie, e tutte le
sue passioni e tutte le sue fatiche, tutti i suoi lavori, tutti gli affanni
della sua vita, sono tutti determinati da questa passione d'Assoluto per cui
lui cerca di rendere Assoluto ciò che ama, ciò per cui vive.
Qui, proprio in questa passione d'Assoluto c'è la
testimonianza che l'uomo è fatto per l'Assoluto.
Non deve sbagliare luogo! Non deve essere scemo!
L'uomo deve sapere dove si trova l'Assoluto!
Non deve confondere l'Assoluto con le creature.
Le creature sono segni di Dio.
Sono cose ottime perchè sono segni.
Sono Parole di Dio.
Ma non sono Dio.
L'uomo non deve confondere l'Assoluto con i suoi
sentimenti, con quello che desidera, con quello che porta nel cuore o nelle sue
intenzioni.
Non deve confondere tutto questo con Dio, perchè questo
non è Dio.
Dio abita in un luogo ben preciso, nel suo pensiero.
Lui si annuncia in tutto, fa sentire la sua voce in
tutto, affinché nessuno abbia a ignorarlo. Però Lui si trova solo nel suo
pensiero.
E farsi trovare nel suo pensiero vuol dire che
soltanto se noi abbiamo la possibilità di guardare le cose dal suo punto
di vista, noi avremo la possibilità di trovare Lui.
Il che vuol dire che Dio si trova solo conoscendolo.
La Verità si trova solo conoscendola.
E conoscerlo vuol dire guardare le cose dal suo
Principio.
Avere Lui come principio.
E questo lo possiamo fare solo con il pensiero.
È col pensiero che possiamo trasferirci a guardare le
cose dal punto di vista di Dio.
Soltanto se noi abbiamo Dio come nostro punto di vista,
soltanto lì noi siamo con il Pensiero di Dio, noi guardiamo da Dio, soltanto lì
noi possiamo conoscere Dio.
Perchè?
Perchè conoscere vuol dire avere in se stessi la ragione,
il motivo di una cosa, il Principio di una cosa, la causa di una cosa.
Fintanto
che noi non conosciamo una causa di una cosa, noi non conosciamo quella cosa.
Quella cosa s’impone, è una cosa che s’impone a noi,
proprio in quanto s’impone, s’impone in quanto non ne vediamo il principio, non
ne conosciamo la causa e non conoscendone la causa tutto ciò che s’impone per
noi non è conoscibile.
Infatti, tutta la creazione di Dio s’impone a noi, noi
non possiamo ignorarla, quindi s’impone.
Ma proprio perchè s’impone noi non la conosciamo.
Infatti, noi non sappiamo che cosa è l'universo, né
sappiamo che cosa siamo noi.
Tutte
le creature s’impongono a noi, e proprio perchè s’impongono, noi
le sentiamo, le vediamo, le tocchiamo le esperimentiamo.
I muri s’impongono nella nostra vita....e quanti ce ne
sono!!
Noi li subiamo e proprio perchè li subiamo non possiamo
conoscerli.
Però dico, tra le cose che s’impongono c'è anche la parola
che annuncia Colui che non s’impone.
Perchè se s’imponesse non sarebbe conoscibile.
Verrà un giorno in cui la Verità s’imporrà, ma quel
giorno può essere un giorno molto triste, può essere un giorno di tenebre,
perchè in quel giorno saremo tagliati fuori dalla possibilità di conoscere la
Verità.
È contemplata, infatti, nell'opera di Dio la situazione
della creatura che viene a trovarsi nell'impossibilità di conoscerlo.
Vuol dire che la Verità s’impone.
Infatti, abbiamo detto che il tempo s'impone.
E il tempo non è altro che lo sviluppo di tutte le
creature.
E tutte le creature vengono da Dio e ritornano a Dio.
Poiché Dio è il Principio e il Fine di tutte le cose.
Tutte le creature camminano verso un'unica meta, verso
una conclusione.
E se camminano verso una conclusione a un certo momento
questa conclusione s'impone.
Il tempo d'altronde s'impone.
Se il tempo è a senso unico (noi non possiamo andare
avanti e indietro nel tempo), evidentemente andiamo tutti verso questo fine.
E questo fine a un certo momento s’impone.
Però la caratteristica della parola è questa, ed è la
meraviglia che noi portiamo in noi: l'anticipo.
La
Parola di Dio ci anticipa il fine.
Dico, è una meraviglia, perchè in quanto ci anticipa il
fine, impedisce a noi che il fine sia imposto su di noi.
In quanto ci anticipa, diventa una proposta.
Tutte le creature s’impongono su di noi.
Noi le subiamo.
Dio aspetta a imporsi.
La Verità aspetta a imporsi.
La Verità si anticipa e si anticipa attraverso la parola.
Infatti, abbiamo detto che la parola fa da ponte e se fa
da ponte vuol dire che nel mondo sensibile ci anticipa il mondo trascendente.
Il mondo della Verità, il mondo di Dio ce lo anticipa!
Tanto è vero che noi udendo la parola (la parola è
comunicazione di pensiero) avvertiamo la parola ma non la capiamo perchè la
Parola di Dio che anticipa a noi il fine, non è comprensibile se non dal fine.
In quanto ce lo propone, ci dà la possibilità (con il
pensiero) di trasferirci nel fine, in quel fine che un giorno si imporrà.
Ci dà la possibilità di trasferirci prima che quello
s’imponga.
È in questo gioco di anticipo che si forma in noi la
capacità di conoscere Dio.
O si forma in noi l'impossibilità di conoscere Dio.
E in questo spazio di anticipo, spazio tra la parola e
ciò che annuncia noi la parola, sta la proposta.
In quanto è una proposta si offe a una nostra decisione.
E la proposta sta nel passare da ciò che vediamo,
tocchiamo ed esperimentiamo, cioè dal primo mondo a ciò di cui parla a noi
la parola, e dico, la parola ci annuncia il mondo trascendente.
L'anticipo sta in questa decisione, in questo passare dal
punto di vista del nostro io, in cui noi vediamo e tocchiamo le cose, le
creature, a guardare le cose dal fine, cioè dal punto di vista di Dio, perchè soltanto
dal punto di vista di Dio si vede bene.
A questo punto dico, Dio si fa oggetto del nostro
pensiero e lo diventa soltanto in quanto noi decidiamo cioè ci trasferiamo al
suo punto di vista.
Notiamo che non abbiamo sempre la possibilità di questo
trasferimento, perchè l'uomo non è libero.
L'uomo ha la possibilità di trasferirsi da ciò che vede e
tocca a guardare le cose dal punto di vista di Dio, soltanto quando la Parola
di Dio gli giunge.
Perchè è la Parola che giungendo all'uomo gli fa questa
proposta.
E soltanto quando c'è la proposta l'uomo può aderire.
Soltanto quando l'uomo è invitato ad andare al pranzo può
andare al pranzo.
La decisione, quindi la possibilità di trasferimento con
il pensiero dal nostro punto di vista al punto di vista di Dio, ci viene data,
offerta dalla Parola di Dio che giunge a noi.
Parola che è rappresentata, personificata dal Cristo.
Solo col Cristo!
"Fintanto che Io sono nel mondo sono la luce del
mondo”.
"Senza di Me non potete fare niente"
Ecco il passaggio obbligato.
È la Parola che giungendo a noi, dà noi la grazia, la
possibilità di trasferirci nel Pensiero di Dio.
Ci dà la possibilità, non è imposizione, sia chiaro.
Perchè se fosse imposizione non capiremmo niente.
Perchè le cose che ci sono imposte ci tagliano fuori dalla
conoscenza.
È una proposta!
Il giorno in cui questo ci sarà imposto non potremo più
capire.
Certamente una risposta noi siamo obbligati a darla.
Ma la risposta non è necessariamente positiva.
E sta proprio in questo la responsabilità da parte
nostra.
E quindi la formazione in noi del motivo, per cui dando
una risposta si forma in noi il motivo della risposta stessa.
Qui si forma la scelta e questa scelta noi la facciamo
davanti a Dio. E solo davanti a Dio.
Perchè la parola mi annuncia Dio.
Perchè tu dici "no" a Dio?
"Io dico no perchè ho i buoi, i campi la moglie”.
E che vuol dire?
Vuol dire che per me i buoi, i campi, la moglie sono più
importanti di Dio.
Tutto ciò che noi vediamo e tocchiamo e che nella parola
di Gesù è sintetizzato con "I buoi, i campi la moglie" è un prezzo da
pagare nei riguardi di Dio.
Con questo noi diamo un certo valore a Dio.
E quando io dico: "Io non posso venire perchè ho i
buoi, i campi, la moglie", significa dire che per me questi hanno un
valore più alto di Dio.
"Proprio davanti a Te ho peccato" ci fa dire la
Parola di Dio nel salmo cinquanta.
Proprio davanti a Te.
Ecco, proprio le nostre scelte noi le facciamo davanti a
Dio.
Perchè questa decisione di fronte alla Parola di Dio è
una valutazione del prezzo che siamo disposti a pagare per Dio!
Ora Dio è l'Assoluto, è un prezzo infinito.
E quindi noi facciamo un errore immenso opponendo o
preferendo a Dio un altro valore.
Perchè questa è un'ingiustizia, è un capovolgimento di
valori.
Dio è il massimo valore e quindi noi non possiamo
anteporgli altro.
Nemmeno tuo padre, nemmeno tua madre.
Nemmeno il dovere di seppellire tuo padre e tua madre può
giustificarti l'assenza da questo impegno a guardare le cose dal punto di vista
di Dio.
Dio
attraverso la parola si offe a noi ad essere oggetto del nostro pensiero.
Cosa vuol dire essere oggetto del nostro pensiero?
Teniamo presente questo: Dio si offre a essere pensato da
noi.
Ma Dio chi è?
Dio è il Creatore di tutte le cose, il Principio di tutte
le cose.
Tutte!
Nessuna esclusa.
Perchè Lui è trascendente.
Lui non ha nessun’altra causa.
Lui stesso è la causa di tutto.
Ma
se Lui si offre a essere oggetto del mio pensiero, si fa
oggetto del mio pensiero la causa di tutto, il Principio di tutto, quindi anche
il Principio del mio stesso pensiero.
E qui avviene un capovolgimento perchè quello che era
oggetto del mio pensiero diventa il Soggetto del mio pensiero.
Si forma in noi questa consapevolezza, questa presa di
coscienza. Ecco, la meraviglia del Dio personale, perchè il pensiero è personale.
Dio attraverso tutta la creazione ha trovato il modo di
fare delle persone e queste persone s’incontrano in un pensiero e questo
pensiero è solo loro pensiero.
Nel pensiero di ognuno c'è soltanto ognuno. Non c'è la
massa, non c'è il gruppo, non c'è la società, c'è soltanto lui, come di fronte
alla morte e di fronte a Dio.
Dio si fa conoscibile soltanto in quanto diventa il mio
Dio, ma diventare il mio Dio significa che diventa il principio del mio
pensare, il principio del mio stesso pensiero, la causa del mio pensiero.
E allora il mio pensiero diventa l'opera sua.
E qui scopriamo che Lui diventa Padre e noi diventiamo
figli.
Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli
estranei". Gv 10 Vs 5 Riassunti Domenica – Lunedì.
RIASSUNTI
ARGOMENTI: La grande straniera, la morte – Lo straniero perla un linguaggio
diverso – La funzione dello straniero –
Passaggio da Voce a Parola – Riconoscere che tutto
è voce di Dio – Ascolto nell’io e visione in Dio – Purificare il Fine – La voce straniera: la contraddizione – L’amore senza misericordia - La Morte propone il passaggio a Dio – La voce è un corridoio – Il superamento del
nostro punto di vista – Lo scandalo – Il dolore
sel giusto – Lo straniero è voce che è diventata
parola – La moltiplicazione dei pani – Il NO
di Gesù – Guardare dal punto di vista di Dio –
Linguaggio e principio – Separarci dal Principio – La fuga dalla morte – La morte unico segno che l’uomo non può
strumentalizzare – Pecore di Dio e pecore del mondo
– La morte si vince trovando la vita – Il rapporto
personale con Dio – Avere in noi la ragione di tutto – I tre mondi dell’uomo – Voce, Parola, Pensiero – La conoscenza è essere – Dio si fa oggetto del
nostro pensiero, facendoci suo Pensiero – Il mondo
delle cose invisibili -
19-20/novembre /1989 Casa di preghiera Fossano.