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GV 10 VS 21 – Altri dicevano: «Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi ai ciechi?».


Il segno D.O.C.


Argomenti: La conflittualità con il mondo. La vera dimensione dell’uomo. Toccare il proprio niente per scoprire il Tutto. L’errore di luogo. La pazzia dell’uomo. La luce che il mondo non può dare. Il demonio: ragionare in modo umano. Logica e ragionamento é rapportare a un punto fisso. La realtà è Dio che parla con noi. La novità è nell’Apocalisse. Noi siamo creati per Dio. L’orecchio e l’interesse. La Verità si trova solo conoscendola. Riconoscere la parola di Dio dalle altre parole. Dove c’è una intenzione sola c’è la luce. La nostra anima può essere illuminata solo dalla luce di Dio. La capacità di portare la Luce. La Luce velata. La Luce è intenzione pura.


 

21-22/ Aprile /1991


Qui ci siamo trovati con delle persone che di fronte alla parole di Gesù entrano in conflitto.

La parola di Dio, è un principio di conflittualità.

Perché la parola di Dio impegna su un cammino.

Impegna in un amore.

Impegna sopratutto in una ricerca.

Una ricerca che va vissuta personalmente.

Dio è conoscenza e nella conoscenza si entra sempre personalmente.

La conoscenza non è un fatto di massa.

La conoscenza non è un fatto di gruppo.

L’amore è sempre un fatto personale.

 

La parola di Dio suscitando un amore suscita sempre una conflittualità.

Amare vuol dire mettere qualcosa al di sopra di tutto.

E quando si mette qualcosa al di sopra di tutto, necessariamente bisogna lasciare tutto il resto.

La conlittualità viene con tutto ciò che si mette in second’ordine.

La conflittualità viene con tutto ciò che si lascia.

 

Di fronte alle parole di Dio, i giudei cominciano a dire che sragiona.

“È un matto, è un pazzo, è un demonio, perché lo ascoltate?”.

Però di fronte a quest’accusa altri dicono: “Ma un demonio può forse aprire gli occhi ai ciechi?”.

“Un pazzo può forse illuminare le anime?”.

Notiamo che ogni uomo è sempre un cieco.

Un cieco ed un mendicante.

Questa è la vera dimensione dell’uomo, perché poi dopo l’uomo esce dalla sua vera dimensione.

E uscendo dalla sua dimensione inizia a dire di vedere o di essere ricco.

L’uomo con facilità esce dalla sua dimensione.

Sempre, non appena trascura Dio, l’uomo esce dalla sua dimensione.

Perché per restare nella sua dimensione e sopratutto nel suo equilibrio interiore, si richiede sempre la presenza di Dio e il far conto su Dio.

Ma per poco che l’uomo si scosti da Dio o trascuri Dio, immediatamente l’uomo esce dalla sua dimensione incomincia a vantarsi, a credersi qualcuno.

Incomincia a credersi sapiente, saggio, capace di giudicare.

Comincia a ritenersi ricco.

E allora tutta l’opera di Dio è per ricondurre l’uomo nella sua vera dimensione di povertà, di cecità, di niente.

Perché solo attraverso questo vuoto, attraverso questo niente, l’uomo può scoprire il suo tutto.

Dio è il tutto.

Ma l’uomo non può scoprire il tutto, se non scopre il proprio niente.

Ecco per cui l’opera di Dio nella maggior parte della nostra vita è per condurci nella nostra vera dimensione.

A riportarci su quell’inizio, su quell’attacco del cammino, in cui la luce comincia ad affacciarsi alle nostre anime.

L’uomo nella sua vera dimensione è un povero mendicante che ha bisogno di tutto.

E di tutti.

Ed è un cieco.

Gesù dice: “Se foste ciechi non avreste colpa”.

Quindi essere ciechi non è colpa.

La colpa sta quando, essendo noi ciechi, noi diciamo di vedere.

Qui incomincia la colpa dell’uomo.

Ma fintanto che l’uomo confessa e professa di essere cieco, è un essere che sta invocando la luce.

E quando l’uomo invoca la luce è sempre un uomo in sintonia con Dio.

Dio è la luce, Dio è la luce dell’uomo.

La meraviglia sta lì: Dio è la luce dell’uomo.

Cioè le nostre anime sono fame di assoluto.

L’uomo essenzialmente è un bisogno di assoluto.

È bisogno di trovare la Verità che è nascosta in tutti gli avvenimenti e tutti i fatti.

Tutte le cose mutano, la nostra vita passa.

E l’uomo è sempre lì a chiedersi che senso ha tutto questo?

Che senso ha il nascere?

Che senso ha il vivere?

Che senso ha il soffrire?

Che senso ha il morire?

Perché tutto questo?

Perché c’è l’universo?

Perché noi siamo?

Perché tutte le cose esistono?

E perché tutte le cose mutano?

Il semplice fatto che l’uomo s’interroghi, di fronte al mutare delle cose, è una grande testimonianza dell’opera di Dio.

Perché testimonia che l’uomo è fatto per ciò che non passa.

L’uomo è fatto per l’assoluto.

Ed è inquieto e insoddisfatto fin quando non raggiunge quest’assoluto, in cui c’è significato di tutto.

Per questo dico che l’uomo è un mendicante e un cieco, perché lui interroga tutto e tutti.

L’uomo è un terribile cercatore di Dio e non lo sa.

L’uomo è un affamato di assoluto e non lo sa.

Tutti cercano Dio ma tutti lo cercano in un luogo sbagliato.

L’uomo passa tutta la vita ad arrampicarsi su un cipresso a cercare delle mele.

Oppure a cercare delle stelle alpine in un campo di grano.

Tutto l’errore dell’uomo sta lì.

E si rende difficile la vita.

E se la rende tribolata.

E se la rende angosciante.

Perché l’uomo cerca l’assoluto là, dove l’assoluto non è.

L’uomo sta mendicando della luce da dei pazzi, da degli ossessionati, da dei demoni.

L’uomo sta mendicando la luce dagli uomini.

E nessun uomo può dargli la luce di cui lui ha bisogno.

Perché la luce non viene dagli ossessi, non viene dai pazzi.

Tutto il mondo è avvolto in questa pazzia.

La pazzia di chi sta cercando stelle alpine in un campo di grano.

Tutti gli uomini sono avvolti, immersi in questa pazzia.

E tutti gli uomini stanno elemosinando gli uni dagli altri.

Un raggio di luce.

Un significato alle cose.

Una verità.

L’errore dell’uomo non sta nel cercare la luce, nel cercare la verità.

Sta nel cercare la luce, la verità in un luogo sbagliato.

Nessun demonio, nessun pazzo, nessun uomo, nessuna creatura può darti la luce di cui tu hai bisogno.

La nostra anima è fatta a dimensione di Dio.

Ad immagine e somiglianza di Dio.

Il che vuol dire che è fatta con l’impronta di Dio.

E questa immagine e somiglianza, trova la sua pace e il suo riposo soltanto trovando l’originale, la realtà di cui essa è immagine.

Solo Dio può rispondere a questo bisogno di significato che c’è nella nostra anima.

 

Qui questi giudei l’anno accusato di essere un demonio, di essere un bestemmiatore.

Perché non osservava il sabato.

Non osservava la legge.

Non rispettava le leggi del tempio.

Non rispettava l’autorità.

Di fronte a ciò altri rispondono: “Può forse un pazzo, un demonio dare la luce?”.

E ci apre un problema stupendo e meraviglioso.

“Può forse un demonio dare la luce all’uomo? Illuminare l’anima?”.

E Gesù chiama “demoni” tutti quelli che ragionano in modo umano.

Quando di fronte all’annuncio di Gesù della sua morte in croce, Pietro dice: “Noi lo impediremo”, Gesù gli dice: “Vattene via da me perché sei un demonio”.

E non lo chiama “demonio” perché bestemmia o perché sia appassionato del mondo.

Dice: “Sei un demonio perché ragioni in modo umano”.

“Sei un demonio perché ragioni umanamente”.

Allora ragionare umanamente vuol dire essere dei demoni.

Dice: “Non ragioni secondo Dio”.

E cosa vuol dire ragionare in modo umano?

Ragionare in modo umano vuol dire ragionare secondo i sentimenti.

Secondo quello che noi vediamo e tocchiamo.

E tutti noi e tutti nel mondo ragioniamo secondo quello che vediamo e tocchiamo.

A fondamento dei nostri ragionamenti c’è sempre: “Questo è così, perché io lo vedo così, io lo tocco così”.

E la maggior parte degli uomini nel loro parlare dicono: “Io la penso così”.

“Io sento così”.

“Il mio cuore mi dice questo”.

È sempre un ragionare in modo umano.

 

La logica, il ragionamento, è sempre rapportare le cose ad un punto fisso.

Quando si ragiona in modo umano si rapportano tutte le cose ad un punto fisso: quello che io vedo e tocco, quello che sperimento.

E di questo noi facciamo la realtà.

Questa non è la realtà.

Tutta la realtà che noi vediamo è tutto un parlare di Dio con noi.

“Non avrai altro Dio all’infuori di me”.

Quella è la realtà.

La realtà è Dio.

La realtà è Dio che parla.

Questa realtà tu la porti nell’intelletto, nell’anima e non la puoi smentire.

Col sentimento puoi dire che Dio non esiste perché non lo vedi e non lo tocchi.

Quanti dicono: “Dio non esiste perché io non lo sento”.

“Non ne faccio esperienza”.

“Io chiedo, domando, interrogo e Dio non risponde, quindi Dio non esiste”.

“Se Dio ci fosse non permetterebbe il male”.

Tutto secondo i nostri ragionamenti umani.

Con i sentimenti possiamo dire che Dio non esiste.

Con il cuore possiamo dire che Dio non esiste.

Perché il cuore c’inganna.

Perché Dio non soddisfa quelle che sono le nostre preghiere, le nostre invocazioni i nostri desideri.

Ma c’è una parte di noi, nella quale nel modo più assoluto non possiamo smentire Dio, non possiamo annullare Dio.

E tutta la tribolazione e la fatica di chi non crede in Dio, è il cercare di cancellare il pensiero di Dio che portano in loro senza riuscirci.

C’è una parte di noi che porta l’impronta, la scritta, il sigillo di Dio che non può essere cancellato.

Perché Dio è trascendente.

Ed essendo trascendente è superiore a noi.

E se è superiore a noi si afferma su di noi.

E se si afferma vuol dire che io lo subisco ma non posso annullarlo.

La Verità è superiore a noi.

La verità è che due più due fa quattro, anche se noi urliamo che fa cinque.

Il che vuol dire che la Verità è indipendente da quello che diciamo o facciamo.

La Verità non dipende dall’uomo e non riceve testimonianza dall’uomo.

La verità si difende da sola, Dio stesso è testimonio di Sé.

Dio non viene a elemosinare dall’uomo la testimonianza.

La testimonianza è Lui che ce la dà.

Noi abbiamo bisogno di Dio.

Dio non ha bisogno dell’uomo.

Noi abbiamo bisogno di Dio per capire sopratutto il significato delle cose.

Per mantenere l’equilibrio interiore.

Per dare un senso a tutto e sopratutto alla nostra vita.

Noi senza Dio ci riduciamo a niente.

Cioè ci riduciamo a quello che veramente siamo, perché Dio solo è.

 

Tutto quello che esiste, in quanto esiste è opera di Dio creatore.

Dio non è stato il creatore all’inizio.

Dio è fuori del tempo.

Dio è il creatore.

E se è il creatore ancora adesso, ancora oggi, vuol dire che tutto quello che ci viene presentato è Dio che ce lo presenta.

È Dio che parla con noi attraverso tutto.

E se è Dio che parla con noi attraverso tutto, la grande responsabilità di ognuno di noi è questa: il tuo Dio, il tuo creatore, il tuo Signore, il tuo Padre sta parlando con te.

E tu perché non lo capisci?

Noi siamo sempre attenti a quello che dicono gli uomini, a quello che dice l’autorità, a quello che dicono i politici, a quello che dice uno e a quello che dice l’altro.

Noi siamo dei terribili mendicanti, perché se non sentiamo parlare qualcuno, se non riceviamo qualche novità non stiamo su.

E in continuazione andiamo da tutti a chiedere: “Cos’hai da dirmi?”.

“Che novità c’è?”.

Ma la novità è nel Vangelo, nell’Apocalisse, andate a cercare lì la novità, non cercatela dai politici, non cercatela dai giornali, non cercatela alla televisione.

La vera novità noi la troviamo nella parola di Dio, questa è l’attualità.

Qui c’è la novità.

La novità è in profondità.

La novità viene soltanto da Dio.

E la novità sta nel cercare d’intendere il significato, il pensiero di ciò che Dio vi fa arrivare.

Se Dio è colui che parla in tutto, se parla, in quanto parla, vuol comunicarci qualche cosa.

Uno che non vuole comunicare non parla.

Certamente tutta la creazione e tutti gli avvenimenti, tutta la storia e tutta la cronaca del mondo e di ognuno di noi, è parola di Dio per noi.

E se è parola di Dio è comunicazione.

Dio non fa altro che parlare di Sé.

Perché Lui solo è.

Dio non ci ha creati per fare figli, per costruire o mantenere il mondo.

Dio non ci ha creati per la società.

Dio non ci ha creati per gli altri.

Dio non ci ha creati per gli altri!!!

Dio solo è!

Dio ci ha creati per Lui.

Noi siamo stati creati per Dio.

Gli “altri” sono una cornice, un banco di prova.

Per verificare se veramente noi cerchiamo Dio.

Ma il problema essenziale della vita si risolve nel rapporto personale tra noi e Dio.

Dio è Colui che è.

Dio è l’essere assoluto.

In tutto il suo operare, Lui non fa altro che parlare di Sé, manifestare Sé, per rendere noi partecipi di quello che Lui è.

Attraverso la conoscenza di Lui, Dio ci rende partecipi di quello che Lui è e quindi ci rende partecipi della vita eterna.

“La vita eterna sta nel conoscere te Padre”.

Se tutta quest’opera di Dio è per comunicarci qualcosa di Sé, noi di fronte ad ogni fatto, ad ogni avvenimento, a ogni incontro, ad ogni parola dobbiamo sempre riconoscere che è Dio che ce lo manda e chiedergli che cosa Dio ci vuole dire di Sé.

Il problema essenziale della nostra vita è questa interrogazione.

“Signore, che cosa mi vuoi comunicare di te, attraverso questo fatto?”.

Questa è l’interrogazione fondamentale.

Noi non dobbiamo elemosinare la novità, un pensiero, un briciolo di vita e d’amore dagli altri.

Il Signore ci accusa: “Voi vi siete fatti mendicanti di gloria, gli uni dagli altri e perché non cercate la vera gloria che viene da Dio?”.

Noi siamo fatti per la gloria di Dio.

La nostra vita sta nel conoscere questa gloria di Dio.

Nel partecipare alla gloria di Dio.

Nel poter glorificare Dio.

L’uomo vive nella misura in cui può glorificare Dio.

Il demonio non può glorificare Dio.

Subisce Dio, il demonio crede in Dio perché non può non credere ma non può glorificare Dio e non si può riposare in Dio.

Perché non conosce Dio e non può conoscere Dio.

E così anche l’uomo, nella sua vita si affanna, corre, discute, si agita, muore ma perché non trova Dio, perché non conosce Dio, perché non può glorificare Dio.

Dio non si glorifica cantando o parlando.

Dio lo si glorifica conoscendolo per quello che Lui è.

E quante volte sento dire che Dio è impossibile conoscerlo, mettendo in dubbio l’opera stessa di Dio.

Dio non ci ha creati senza un fine e Dio non ci parla per accecarci.

Colui che non volesse comunicarci nulla di sé, non parlerebbe.

E nessuno obbliga Dio a parlare.

Il parlare di Dio è un puro atto d’amore che Lui fa verso di noi.

E se parla è perché vuole comunicare a noi qualcosa di Sé.

E se vuole comunicare qualcosa di Sé, vuol dire che ha reso la cosa possibile a noi.

Dio parla e perché noi possiamo udire le sue parole, Dio ci ha dato l’orecchio.

Dio non parla a dei muri.

Dio ha formato in noi l’orecchio: la capacità di ascoltare.

Ma in realtà non è l’orecchio che ascolta ma l’interesse.

È l’interesse che ci apre l’orecchio all’ascolto.

E Dio ha posto in noi l’interesse per Lui e noi lo denunciamo in tutto.

È una testimonianza meravigliosa che rende a noi, l’interesse che abbiamo per l’assoluto.

Noi siamo tutti cercatori di Dio, tutti abbiamo interesse per Dio, ma sbagliamo luogo nel cercare Dio.

Ma l’interesse per Dio l’abbiamo.

Quindi Dio ha fatto bene le cose.

Dio ha formato l’orecchio, ha formato in noi l’interesse e ci fa giungere le sue parole.

Tutto per dare a noi la capacità di ascoltarlo.

Di custodire le sue parole, di meditarle con pazienza, fino ad arrivare a capire.

A capire che cosa?

 

Dio in tutto il suo parlare non fa altro che parlare di Sé.

Lui solo è.

Noi arriviamo a capire le sue parole, soltanto in quanto noi arriviamo a capire che cosa Lui ci vuole comunicare di Sé.

È in questa conoscenza che avviene la trasmissione dell’Essere.

Anche se sentiamo parlare di Verità e se parliamo di Verità sempre, noi la Verità non la troviamo fintanto che non la conosciamo.

Ora la Verità si trova solo conoscendola.

Il che vuol dire che la Verità a noi si trasmette solo attraverso la conoscenza.

La Verità è ciò in cui c’è la ragione di tutto.

Dio è la Verità e si comunica a noi attraverso la conoscenza.

 

Ma adesso qui si pone il problema: come possiamo riconoscere la parola di Dio dalle altre parole?

Tutti parlano nel mondo.

Dio parla ma parlano anche gli uomini.

E ci sono parole divine e parole umane.

Ci sono ragioni divine e ragioni umane.

E parla anche il demonio.

Tutti parlano.

Tutte le creature hanno una voce poichè ogni creatura è segno di Dio.

Ogni creatura è fatta dalla sua natura e dalla sua voce.

Tutti parlano ma come potere distinguere, riconoscere la parola di Dio dalle altre parole?

Dio in questo momento ci sta mettendo di fronte a questo fatto: uomini che dicono di non ascoltare il Cristo, di non ascoltare il Figlio di Dio perché sono “parole di un pazzo, di un demonio” dicevano.

E altre che instillano il dubbio: “Ma può forse un demonio aprire gli occhi a un cieco?”.

Ci pone il problema di come fare per riconoscere la parola di Dio e distinguerla da tutte le altre parole.

 

Noi siamo approdati a questo fatto dopo avere già considerato la volta scorsa l’isterismo del pensiero debole.

Una lezione importante che ci ha condotti a capire che il pensiero è forte soltanto quando ha in sé il principio di una cosa.

Il principio di tutte le cose è Dio.

Il pensiero è forte quando collega tutte le cose con Dio, quando riporta tutte le cose a Dio.

Quando invece il nostro pensiero collega ad altro da Dio, a quello che esperimentiamo, il pensiero è debole, non sta su.

E quando il pensiero è debole, viene sempre a trovarsi di fronte a delle contraddizioni (opera di Dio).

Viene a trovarsi di fronte a delle conflittualità (opera di Dio).

Viene a trovarsi di fronte a una realtà che non riesce a sopportare e allora abbiamo l’isteria.

Abbiamo questa reazione isterica del pensiero debole, di fronte a ciò che non può sopportare.

Perché l’uomo non può sopportare ciò che non riesce a capire, a comprendere.

L’uomo è stato fatto per capire e per comprendere.

Attraverso queste cose abbiamo capito che solo presso Dio c’è la luce.

E ci siamo chiesti: perché solo presso Dio c’è la luce?

Perché solo presso Dio c’è un intenzione unica.

In Dio il pensiero è uno solo, è unigenito.

Presso Dio l’intenzione è una sola.

E dove c’è una intenzione sola, lì c’è la luce-

Lì abbiamo capito che la notte, le tenebre sono determinate, causate in noi da una molteplicità d’intenzioni.

E più ci allontaniamo da Dio e più veniamo a trovarci con delle realtà dove ci sono molteplicità d’intenzioni.

Tutta la creazione, man mano che si allontana da Dio subisce l’influsso di tante cause, di tante intenzioni.

La molteplicità di intenzioni crea le tenebre.

La luce è là, dove c’è un intenzione sola.

Là dove si può vedere una intenzione sola, un pensiero solo, lì c’è la luce.

E questo è solo presso Dio.

Solo presso Dio, abbiamo una singolarità lì.

Lì c’è un pensiero unico.

Dio solo è Creatore e tutto ciò che fa Dio lo fa in un pensiero solo.

Tutta la creazione è fatta nel pensiero di Dio.

Tutta la creazione di Dio è fatta in un fine solo: Lui stesso, Dio è il fine di Se stesso, di tutta la sua opera.

Ora, se soltanto presso Dio c’è una intenzione sola, solo lì c’è la luce.

 

Noi stiamo andando alla ricerca del  criterio per riconoscere la parola di Dio tra tutte le altre parole.

La parola abbiamo detto ci annuncia un pensiero.

E soltanto se ci annuncia un pensiero è parola.

Parola di Dio è quella che ci riporta in continuazione all’intenzione di Dio.

A questa intenzione unica e dove c’è l’intenzione unica c’è la luce.

Ma allora questo sigillo, questo criterio qual’è?

C’è un segno solo che caratterizza la parola di Dio tra tutte le altre parole.

È la luce dell’anima.

Solo la parola di Dio, solo il pensiero di Dio, solo l’intenzione di Dio illumina l’anima.

Questa nostra anima che è mendicante di luce, che sta invocando il significato, il senso di tutte le cose.

Quest’anima che sta cercando ovunque Dio, può essere illuminata solo dalla luce di Dio.

Questo è il sigillo.

Questo è quello che distingue la parola di Dio da tutte le altre.

La parola di Dio è quella che mi riporta sempre tutto in continuazione all’intenzione unica di Dio, al pensiero di Dio.

Lì solo c’è la luce.

Dove invece si riferiscono le cose a altre intenzioni, ad altri fini, lì abbiamo parole di creature, parole umane, parole di demoni.

Il tema di oggi è il segno D.O.C..

Doc è una sigla che viene usata in Italia per dire “Di Origine Controllata”.

L’unico segno che è dato a noi “di origine controllata”, garantita da Dio, è la parola che mi riporta tutte le cose all’intenzione di Dio, al pensiero di Dio.

Questa è la Luce.

Il sigillo di Dio è la luce della nostra anima.

In quella parola che reca luce alla nostra anima, lì, abbiamo la parola di Dio.

Le nostre anime si aprono con una chiave sola, la chiave di Dio, perché sono fatte per Dio.

Non c’è nessun altro che le apra.

Per questo l’uomo è triste, perché l’uomo sta provando tutte le chiavi del mondo ma la sua anima non si apre.

L’uomo sta sentendo tutti gli argomenti del mondo.

Va a elemosinare tutte le ragioni di questo mondo.

Va ad ascoltare le parole di tutti gli uomini.

Ma la sua anima non si apre, è sempre chiusa.

E porta la grande tristezza di questa chiusura.

L’uomo non trova una chiave per aprire la sua anima.

Perché?

Ma perché c’è una chiave sola che apre.

C’è una parola sola che illumina la nostra anima ed è la parola di Dio che ha la caratteristica di portarci a vedere l’intenzione di Dio.

Questa parola di Dio giunge a tutti.

 

Però dice il Vangelo che la luce brilla tra le tenebre e le tenebre non l’hanno accolta.

E qui si apre un altro grande problema.

Perché la Luce arriva a noi che siamo mendicanti di Luce e noi non accogliamo la Luce della parola di Dio che arriva a noi?

Qui si apre il grande problema della capacità di portare la Luce.   

Che cosa è che rende l’uomo capace di portare la Luce?

L’uomo il più delle volte resta bruciato dalla Luce.

È per questo che le tenebre rifiutano la Luce.

Gesù dice: “Ho tante cose da dirvi ma per ora non le potete portare”.

Cos’è che rende all’uomo così difficile aderire, accogliere la parola di Dio.

Se qualcuno ci parla di sé, se qualcuno ci parla delle cose del mondo, se tocca i nostri sentimenti, noi accogliamo, noi siamo aperti.

Ma se qualcuno ci parla di Dio, la vediamo come una cosa astratta, lontana, una cosa che non ci interessa.

Non ci interessa perché non possiamo accogliere e portare le parole di Dio.

E perché non riusciamo a portarlo, dove sta il difetto in noi di questo?

La Luce stessa di Dio, proprio per non bruciarci si copre, si nasconde, si vela.

La Luce si fa materia.

Si fa materia per noi.

Materia sensibile per noi.

La luce si fa sentimento, si fa materia per noi, per dare a noi la capacità di portarla.

Questo ci deve far capire che cosa ci rende noi capaci di portare una cosa.

Noi siamo capaci di portare quello che arriva a noi attraverso i sensi, i sentimenti.

Tutto quello che tocca i nostri sensi è Luce di Dio ma è Luce che si vela.

Tutto l’universo è velato.

È Luce che si vela per non offendere, perché la Luce è intenzione pura, intenzione unica.

E cosa vuol dire questo “velarsi”?

Questa Luce che si fa materia per rendersi sopportabile a noi che non sopportiamo la Luce.

Tutta la creazione è Luce ma è Luce che si fa materia, materia per noi, è Luce che si vela.

Nasconde che cosa?

L’intenzione.

Tutte le creature, tutte le cose materiali si presentano a noi come “cani senza collare” abbiamo detto tempo fa.

Cani senza proprietario.

Senza intenzione.

Per rendersi sopportabili a noi.

Ecco, noi riusciamo a sopportare ciò che si presenta a noi senza una intenzione.

Un cacciatore si trova molto a suo agio, là dove la caccia è libera, ma dove trova un divieto di caccia, quello non lo sopporta.

E questo cosa ci fa capire?

Ci fa capire che quello che rende noi capaci di sopportare una cosa è l’intenzione che portiamo dentro di noi.

Quando una cosa si presenta di nessuno, si presenta senza intenzione ed è disponibile a ricevere la mia intenzione.

Vuol dire che si offre ad essere posseduta da me.

E abbiamo visto spesso che come l’uomo trascura Dio, diventa un essere con una intenzione ben chiara: possedere.

Quello che noi chiamiamo amore è tutto desiderio di possesso.

Quindi l’uomo se non cerca l’intenzione di Dio ha una intenzione ben chiara dentro di sé, ed è quella di possedere più mondo possibile, più creature possibile.

Anche tanto apostolato è tutto solo una espressione di desiderio di possesso.

Proiezione del nostro io.

Allora questa Luce che a un certo momento si spoglia di intenzionalità.....

Ricordiamo bene che la Luce è Luce in quanto è intenzione sola, pura intenzione e questo ci brucia se non siamo capaci di portarla.

La Luce si sveste d’intenzione e si copre di anonimia, di nessuno, quasi a dirci: “Tu mi puoi possedere”,

Ecco per cui noi ci troviamo bene con le cose, con le creature, perché ci troviamo con delle cose che possiamo possedere.

Noi guardiamo il mondo come un campo da possedere.

Guardiamo le creature come oggetti da possedere.

Qui noi abbiamo la capacità di portare le cose, perché?

Perchè le proiettiamo in una intenzione, la nostra intenzione.

Ma questo ci fa capire che quello che rende noi capaci di portare una cosa, è l’intenzionalità che portiamo in noi.

 

L’altro giorno ho detto che l’opera creatrice di Dio ha un punto culminante...

L’opera creatrice di Dio non sta tanto nella natura che noi vediamo e tocchiamo.

L’opera più grande di Dio è la sua parola che arriva a noi in questo mondo.

Perché in questo mondo che è senza collare, cioè senza intenzionalità che si offre a noi, per farci capire che quello che rende noi capaci di portare una cosa è l’intenzione, arriva la parola di Dio che mi annuncia una intenzione, che semina in noi una intenzione.

La parola di Dio è quella che mi collega in continuazione tutte le cose con l’intenzione unica di Dio, affinché questa intenzione si formi dentro di me.

Perché soltanto se dentro di noi si forma l’intenzione unica di Dio, questa intenzione unica di Dio, rende noi capaci di portare Dio.

Solo Dio rende noi capaci di portare Dio.

Ecco perché l’opera più grande di Dio è questa parola, è Cristo che viene tra noi per farci capire che la condizione per potere portare la Luce (intenzionalità pura) è quella di portarla dentro di noi.

È questa parola di Dio che annuncia a noi questa sua intenzionalità, ci apre all’intenzione di Dio affinchè noi cominciamo a guardare tutte le cose con l’intenzione, col pensiero di Dio.

Dio si conosce solo nel suo pensiero, si conosce solo in suo Figlio e non si conosce altrimenti.


GV 10 VS 19- 21 -Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole.    Molti di loro dicevano: «È indemoniato ed è fuori di sé; perché state ad ascoltarlo?».Altri dicevano: «Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi ai ciechi?».


RIASSUNTI Domenica-Lunedì.


Argomenti: Sopportare una intenzione. Dio si sopporta solo per mezzo di Dio. La parola di Dio collega la creazione con il Principio. La parola: passaggio dalla terra al cielo. L’isteria dell’autoritarismo. Il Pensiero debole. Tutto l’universo è occasione per tradire l’amore di Dio. Cristo: parola velata.

 

I due poli: Dio/io. Il vedere materiale e spirituale. Il niente nella mente. La dannazione delle sicurezze. Tutti servono Dio. La morte fisica.


 

28-29/Aprile/1991