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GV 10 VS 20 - Molti di loro dicevano: «È indemoniato ed è fuori di sé; perché state ad ascoltarlo?».


Gli isterismi del pensiero debole.


Argomenti: Logica umana e divina. L’isterismo di fronte a ciò che non si può capire. Realtà sensibile e spirituale e la parola di Cristo. Tutto è occasione di dialogo con Dio. Il conflitto con Dio. L’invasione della morte. Lontananza e vicinanza con Dio. Alto e basso. L’uomo per la passione d’assoluto non sopporta ciò che non capisce. Si è con Dio avendo un intenzione unica. Il regno delle tenebre. L’esercizio dell’autorità. Il giudizio. Il sentimento. La capacità di pensare e capire ci viene dall’avere presente Dio. La liberazione dall’odio verso il mondo e verso Dio. Il corpo risorto. Il pensiero debole e il pensiero forte.


 

14- 15/ Aprile /1991


Anche qui dobbiamo chiederci quale lezione Dio ci voglia dare attraverso questo fatto di questi giudei che di fronte al parlare di Gesù, di fronte al parlare di Dio, reagiscono dicendo che è posseduto da un demonio e sragiona.

“Perché lo state ad ascoltare?”.

Diciamo subito che questo argomentare è espressione della mentalità del mondo.

Abbiamo parlato di due logiche.

C’è la logica divina e c’è la logica umana.

La logica umana non può comprendere la logica divina.

Ogni logica ha un punto fisso di riferimento.

E vale in quanto ha quel punto fisso di riferimento.

La logica umana è fondata su quello che si vede e si tocca e si esperimenta.

La logica divina è fondata su quello che Dio è.

La logica umana non può capire la logica divina.

La logica divina capisce la logica umana.

La logica divina comprende tutto.

Ma la logica umana non può capire la logica divina.

E allora reagisce con queste forme d’isterismo.

L’isterismo del mondo. 

L’isterismo della logica umana.

Quest’isterismo si rivela in questo: “Ha un demonio”.

Il demonio è una manifestazione d’isterismo.

“Sragiona”.

Già a Nazareth, a Cafarnao, i suoi parenti erano andati per prenderlo dicendo: “È uscito di senno”.

Sono manifestazioni isteriche della logica umana, di fronte a ciò che non riesce ad assimilare, di fronte a ciò che non riesce a capire.

L’argomento di oggi è proprio l’isterismo della ragione debole.

Dobbiamo chiederci perché ci sono queste manifestazioni, queste reazioni di fronte alla Parola di Dio, in tutti coloro che sentono questa parola.

Gesù dirà: “Il mondo vi odia”.

Eppure il mondo è fatto da Dio.

E gli uomini sono fatti da Dio.

E Dio ha fatto tutte le cose molto bene.

E come è possibile che a un certo momento, questo mondo odia le parole di Dio e odia coloro che mettono Dio prima di tutto.

È inutile giustificarsi dicendo che è il demonio.

Perché anche il demonio fa parte di questo mondo e non giustifica niente.

Noi non possiamo giustificare nel demonio quello che non è giustificabile nell’uomo.

Anche il demonio deve avere una giustificazione nel regno di Dio.

E noi dobbiamo chiederci perché, e quanto vale, perché se c’è vale qualche cosa.

Cosa è che causa questa mentalità che reagisce in modo isterico di fronte al parlare di Dio?

Quale è il senso e quale è il significato?

Abbiamo detto che l’uomo porta con sé due realtà.

Una realtà sensibile, la realtà della creazione, la realtà dell’opera di Dio che Dio fa per ogni uomo, in ogni uomo, e poiché Dio è superiore a tutti, questa realtà s’impone.

E l’uomo la subisce, la sente.

E tutte le creature, tutta la creazione, tutti i fatti e tutti gli avvenimenti, il tempo stesso, appartengono a questa realtà che s’impone sull’uomo.

S’impone ma proprio perché s’impone, l’uomo non la può intendere.

La sente, la vede, la tocca ma non la può intendere.

Questa è una realtà sentimentale, una realtà dei sensi.

E poi abbiamo la realtà che è nell’intelletto dell’uomo.

Ed è la realtà del Dio Creatore.

Del Pensiero di Dio Creatore.

Padre nostro che sei nei cieli.

Anche il cielo è un segno, un simbolo.

Noi dovremmo dire “Padre nostro che sei nei miei pensieri”.

Dio abita nei nostri pensieri, Dio abita nell’intelletto.

E costituisce questa seconda realtà di cui è fatto l’uomo.

L’uomo essenzialmente è costituito di pensiero.

E si caratterizza proprio per il pensiero.

Non soltanto un pensiero qualunque ma il Pensiero dell’assoluto, il Pensiero di Dio.

Il Pensiero dell’essere che è principio di tutte le cose.

Abbiamo detto che l’uomo è costituito da queste due grandi realtà.

Una realtà che vede e tocca e una realtà che non vede e non tocca ma che non può ignorare: il Principio di tutto.

E poi tra queste due realtà c’è la Parola di Dio.

La Parola di Dio è una cosa stupenda e meravigliosa.

È la più grande creazione nel nostro mondo.

“Quanto sei grande Signore” ma Dio è grande non tanto per le stelle, il sole e l’universo ma per la sua Parola.

Perché attraverso la sua Parola, Lui trova il modo di proporci Se Stesso.

La Parola di Dio è un Verbo tra noi, mentre tutte le cose non sono verbi.

Questo è Verbo.

Ed essendo Verbo dice a noi di mettere prima di tutto Dio.

Abbiamo due realtà e abbiamo la Parola di Dio che propone ad ogni uomo di mettere prima di tutto, non quello che vede e tocca ma quello che porta nell’intelletto.

“Cerca prima di tutto Dio”.

“Una cosa sola è necessaria”.

“Dio ha dato a noi il suo Spirito”.

Quando diciamo Spirito, siccome noi non riusciamo a identificare il termine Spirito, dobbiamo dire che Dio ha dato a noi la sua Finalità.

La sua Intenzione.

Perché abbiamo detto che l’intelligenza viene dall’intenzione.

Solo conoscendo l’intenzione di uno, noi abbiamo la capacità di capire il senso delle cose che fa e dice quest’uno.

Dio ha dato a noi il suo Spirito, Dio ha dato a noi la sua Intenzione, per darci la possibilità di conoscere il dono che Lui ci ha fatto, per dare a noi la possibilità di conoscerlo.

Ecco perché Dio ci ha dato l’intelletto, non il nostro intelletto, il Suo Intelletto!

Dio ha dato a noi il suo Pensiero.

Dio ha dato a noi la sua Intenzione, non perché noi conoscessimo le cose della terra ma perché noi conoscessimo le cose di Dio.

Perché nel conoscere le cose di Dio sta la nostra vita.

Sta la nostra vera vita.

La nostra vita è nascosta in Dio.

Ed è per questo che la Parola di Dio propone ad ogni uomo, di mettere prima di tutto Dio.

Perché sei stato creato per impegnarti con Dio.

Sei stato creato per ancorare la tua vita a ciò che è eterno, e la vita ti viene dal pensiero.

E tu devi preoccuparti di ancorare il tuo pensiero a ciò che è eterno.

E per ancorare il tuo pensiero a ciò che è eterno devi individuarlo questo eterno.

Perché tutto ciò che vediamo, questa meravigliosa opera di Dio è soggetta al tempo.

È soggetta al mutamento.

È soggetta all’annullamento.

Quindi non è eterna.

La vita ci viene dal pensare e Dio ci invita ad ancorare il nostro pensiero a ciò che è eterno.

Ed ancorare il nostro pensiero a ciò che è eterno, vuol dire riportare tutto all’eterno.

Rapportare tutto all’eterno.

Raccogliere tutto in questo eterno.

Perché altrimenti noi perdiamo il contatto con ciò che è eterno.

Noi perdiamo il contatto con Dio, con questa realtà che portiamo nel nostro spirito nel nostro intelletto.

E perdendo il contatto con questo punto fisso di riferimento, succede che queste due realtà meravigliose, che sono fatte per condurci alla vita vera, entrano in conflitto tra loro.

Entrano in contraddizione tra loro.

Dio non ha creato le cose in contraddizione tra loro.

Non c’è contraddizione in Dio e nella sua opera.

La contraddizione è dentro l’uomo.

È dentro ognuno di noi.

E inizia quando l’uomo non ascolta la Parola di Dio.

Cioè quando l’uomo non mette Dio al di sopra di tutto, come punto di riferimento per tutti i suoi pensieri, come luogo a cui tutto va rapportato.

Dio è il punto fisso di riferimento dato all’uomo, perché l’uomo possa avere la Luce.

All’inizio la vita degli uomini era la Luce.

...Poi la vita è diventata il lavoro, gli affari, il guadagnare, il benessere,

La vita è diventata questo nostro inserimento nel mondo delle cose che passano e di cui noi subiamo il crollo, il terremoto.

“Non resterà pietra su pietra”.

Però questo crollo di pietre che non possono restare una sull’altra, schiacciano colui sul quale esse cadono.

Perché tutto l’universo (pietra) ci è stato dato per edificarci, non per restare schiacciati o caderci sopra.

Ci è stato dato come mezzo per dialogare con Dio, per parlare con Dio, per pregare Dio, per contemplare Dio, per conoscere Dio.

Tutta la creazione, tutti i fatti, tutti gli avvenimenti, sono occasioni che Dio ci mette nelle mani, affinché noi abbiamo a conversare con Lui attraverso queste cose.

È il pane di oggi.

“Dacci oggi il nostro pane quotidiano” e non capiamo mai niente di quello che diciamo.

E invitiamo il Signore ad offrirci qualche cosa per la nostra vita di oggi.

E Dio ce lo mette tutti i giorni qualcosa tra le mani per la nostra vita di oggi.

E sono gli avvenimenti e sono i fatti e sono le creature che Dio mette nelle nostre mani per dire a noi di salire a Lui per conversare con Lui.

Per cercare da Dio il pensiero di Dio.

Quando noi trascuriamo Dio e non mettiamo Dio prima di tutto, e non lo abbiamo quindi come punto fisso di riferimento per i nostri pensieri, tutta la realtà in cui noi ci troviamo entra in conflitto con Dio.

E noi subiamo questo conflitto.

E allora la nostra vita diventa dominata dai sentimenti.

Perché noi abbiamo detto che quando noi trascuriamo il punto fisso di riferimento nella mente, manca a noi il fine essenziale, il fine eterno, noi rechiamo alla nostra mente una ferita mortale.

La nostra mente diventa incapace di pensare.

Di fronte alla contraddizione, alla conflittualità, il nostro pensiero si blocca.

Non riesce più a pensare.

E quando non riusciamo più a pensare, noi restiamo dominati soltanto dai sentimenti.

Andiamo dietro ai sentimenti.

Ci lasciamo dominare dai sentimenti.

Viviamo per quello che vediamo, sentiamo e tocchiamo.

Viviamo di quello che dicono gli altri.

Viviamo solo più in funzione del mondo.

Non abbiamo più la vita in noi stessi.

Perché non abbiamo più la vita nel nostro pensare, nel nostro pensiero.

Il nostro pensiero si atrofizza.

E quando il pensiero in noi muore, è Dio che viene a morire in noi.

Non perché il nostro pensiero sia Dio, ma perché perde il contatto con la sorgente.

E quando il nostro pensiero perde il contatto con la sorgente, noi già abbiamo seminato la morte nella nostra vita.

È questione di tempo ma noi stiamo già assistendo a questa perdita, giorno per giorno della nostra vita e a questa morte crescente.

Perché noi siamo fatti spettatori della morte che c’invade in tutto.

La morte comincia invadendo la nostra mente e poi tutto l’organismo.

La morte è quando l’organismo cessa di essere un tutt’uno.

È una unità che si disfa.

E noi siamo fatti spettatori, perché noi siamo anima.

E quest’anima è fatta spettatrice della sua stessa morte.

Perché ha trascurato la sorgente della sua vita.

Ha trascurato la vita.

E allora qui si formano le grandi lontananze da Dio.

Non si sente più Dio.

Dio non attrae più.

Non si è nemmeno più capaci di pensare a Dio.

La grande lontananza da Dio.

Noi riteniamo che la lontananza sia assenza ma la lontananza non è assenza.

Perché Dio non si muove mica, Dio non si sposta, Dio non ci abbandona mai.

La lontananza nel campo dello spirito, non è data dall’assenza.

La lontananza nel campo dello spirito è data dalla molteplicità di presenze.

Sono le troppe presenze che ci fanno sentire l’assenza.

È la molteplicità d’intenzioni.

Abbiamo detto che noi perdendo il punto fisso di riferimento dello spirito, perdendo quello che la Parola di Dio ci propone (metti Dio prima di tutto), noi cadiamo nella schiavitù dei sentimenti.

E i sentimenti sono determinati dai segni, dalla creazione, dalle creature, dalle opere di Dio.

E queste creature sono tante.

E ogni creatura ha una sua intenzione.

E noi siamo bombardati da queste intenzioni.

Siamo invasi da queste intenzioni.

Ed è questa molteplicità d’intenzioni che fa sentire a noi questa distanza enorme da Dio.

Da Dio che è uno solo.

Per cui qui possiamo capire cosa vuol dire essere vicini e essere lontani.

Si è presso Dio, si è vicini a Dio, quando si ha una intenzione sola.

Quando si ascolta uno solo.

Per questo Gesù dice: “Non date a nessuno il nome di maestro”.

Ma se noi stiamo ad ascoltare tanti maestri, noi veniamo ad esperimentare l’assenza del Maestro.

L’assenza è data dalla molteplicità delle presenze.

E allora essere presso Dio, sentire la vicinanza di Dio è dato dall’avere una presenza sola.

E questa presenza sola, è data in quanto noi mettiamo questa presenza al di sopra di tutto.

Cioè ascoltiamo solo la Parola di Dio.

Il Signore dice: “Nessuno può vedere il regno di Dio se non rinasce dall’alto”.

E qui c’introduce nel concetto di alto e di basso.

Nella creazione di Dio c’è questo alto e questo basso.

Come segni.

Come c’è il concetto di vicino e di lontano.

Ma tutti i segni vanno intelletti nel campo dello spirito

E abbiamo visto che la lontananza, l’assenza non esiste nel campo dello spirito.

Perché lo Spirito è Colui che è presente.

Non si può parlare di assenza con Colui che è presente.

Si può parlare di molteplicità di co-presenze con Lui.

Tante presenze non raccolte nell’unica presenza.

Quindi l’assenza è data dalla molteplicità.

E dove c’è molteplicità non raccolta nell’unità c’è conflittualità.

Ecco per cui la volta scorsa abbiamo parlato di conflitto.

Di contraddizione.

È l’uomo che subisce questa contraddizione.

L’uomo nel suo intimo subisce queste contraddizioni ma perché?

Perché non ha ordinato tutto a Dio.

L’universo si dice uni-verso perché è perfettamente ordinato.

Dio è chiamato il Dio dell’ordine.

Ma è Dio dell’ordine perché?

Perché presso Dio c’è una intenzione sola.

Là dove c’è una intenzione sola c’è luce.

Là dove c’è un amore solo c’è luce.

Non ci sono dubbi, non ci sono contraddizioni, c’è un amore unico.

Lì è tutto chiaro.

È dove c’è molteplicità di amori che iniziano le tribolazioni.

Perché non si capisce più.

Là, dove ci sono troppe intenzioni non si capisce più.

Ma dove c’è una intenzione unica, tutto diventa chiaro, diventa limpido.

Quindi dove c’è questa molteplicità non subordinata alla Parola di Dio c’è lontananza da Dio.

È questa molteplicità su cui non viene predicata la Parola di Dio.

In Ezechiele in quella parabola di ossa in un campo, si dice che mentre lui predicava la Parola, quelle ossa hanno cominciato a ordinarsi in organismi fino a formare un esercito invincibile.

È la Parola che crea ordine.

All’inizio ara il caos e poi Dio cominciò a parlare su questo caos.

E allora incominciò la luce, incominciarono le stelle, incominciò il sole, le acque eccetera.

Ecco, tutto questo universo meraviglioso, in un ordine meraviglioso, creato dalla Parola di Dio.

Tutto questo grazie alla Parola di Dio.

Ma l’uomo può essere senza Parola di Dio.

L’uomo può non tenere conto della Parola di Dio.

L’uomo può non mettere Dio al di sopra di tutto.

L’uomo può mettere altro al di sopra di tutto.

Senza questa Parola di Dio, senza questo prima di tutto in noi c’è il caos.

E nel caos c’è la molteplicità e quindi la conflittualità.

E quindi l’uomo resta schiavo di questi conflitti.

Gesù dice: “Se uno non nasce dall’alto”.

Ci fa capire che si può non nascere dall’alto.

E infatti Lui dice che chi viene dalla terra, appartiene alla terra, ascolta cose della terra e parla parole della terra.

Questo ci fa capire che noi possiamo nascere dalla terra.

Noi possiamo essere figli della terra.

Possiamo venire dalla terra.

E possiamo invece nascere dall’alto.

Cosa s’intende per questa “terra” e questo “nascere dall’alto”?

Ci fa capire che quando noi veniamo dalla terra, quando noi nasciamo dalla terra, noi abbiamo l’orecchio aperto alle cose della terra, ascoltiamo le cose della terra.

E questo vuol dire che non siamo in grado di ascoltare le cose del cielo.

Qui possiamo intuire perché sorge la conflittualità in noi verso le cose del cielo.

Non abbiamo l’orecchio per ascoltare le cose del cielo.

E questo ci denuncia che noi veniamo dalla terra, che noi siamo nati dalla terra e non dal cielo.

Perché il nostro orecchio è capace soltanto di ascoltare le cose della terra.

“Chi è della terra, ascolta cose della terra”.

E la nostra lingua è capace solo di parlare cose della terra e parla solo cose della terra.

Il che vuol dire che non siamo capaci di parlare di cose di Dio.

E quando noi non siamo capaci di ascoltare e di intendere le cose dello Spirito, ecco che in noi si forma questa avversione, questa insopportabilità verso le cose di Dio.

Ecco perché parlo di isterismo.

Là dove c’è insopportabilità verso una realtà si incomincia a venirsi a trovare in una situazione d’isterismo.

Non si sopporta la realtà.

Non si sopporta la realtà perché non si ha orecchio per intendere questa realtà.

E l’uomo quando non può comprendere una cosa, necessariamente la deve odiare.

Odiare vuol dire che deve volere che non ci sia.

Che non esista.

Perché l’uomo è vero che può non tenere conto di Dio, ma non può non tenere conto della sua passione d’assoluto che porta dentro di sé.

Perché questa passione d’assoluto, l’uomo la porta nella sua stessa carne.

Perché questa gli è data indipendentemente da lui.

Dio non lo può conoscere indipendentemente da lui, per cui l’uomo può non tenere conto di Dio e privarsi così della vita.

Ma l’uomo non può non tenere conto della sua passione d’assoluto che porta dentro di sé.

E quando l’uomo trascura Dio, l’uomo non può fare a meno di essere dominato dalle cose che vede e tocca.

Cioè resta dominato dai suoi sentimenti.

“Viene dalla terra”, per “terra” s’intendono i sentimenti.

Quindi chi viene dai sentimenti, ha orecchi solo per le cose che appartengono ai sentimenti.

Alle cose che si vedono e si toccano.

Quindi l’uomo non può dimenticare di avere questa passione d’assoluto.

L’animale non ha la passione d’assoluto.

L’uomo la porta con sé.

E quando questa passione d’assoluto, lui la riflette sulle creature, sulle cose che vede e tocca, qui necessariamente, lui deve volere, deve pretendere che queste cose che vede e che tocca, siano assolute.

E se non sono assolute, l’uomo tende con tutti i suoi sforzi  a renderle assolute.

E qui siamo nell’uomo che sta cercando di estrarre una pallina rossa da un sacchetto di palline bianche.

Qui abbiamo l’uomo che si rende la vita impossibile.

Assurda.

È l’uomo che non cerca di capire perché le creature non sono assolute.

È l’uomo che non cerca di capire perché tutte le cose sono soggette al tempo.

Non cerca il significato, il pensiero che c’è nelle cose.

Perché per avere interesse per questo lui dovrebbe nascere dall’alto, dal cielo, dallo Spirito.

L’uomo non ha questo interesse perché non tiene conto di Dio.

E allora deve proiettare questa passione d’assoluto, su quella realtà sensibile che resta, quando si trascura Dio.

E allora l’uomo necessariamente deve appassionarsi a queste cose che passano.

Deve vivere per questo.

E allora abbiamo l’uomo che fatica tutto il giorno per rendere assoluto ciò che non è assoluto.

Tutto lo sforzo e il lavoro umano è causato dal desiderio di rendere assoluto, ciò per cui si vive.

Ma Gesù dice che chi non nasce dall’alto non può vedere il regno di Dio.

E dice che chi viene dall’alto ha orecchi per intendere le cose dell’alto e parla cose di Dio.

Dobbiamo chiederci cosa è nello spirito questo alto e cosa è questo basso.

Perché alto e basso nel campo naturale è parabola e quindi è istanza di un significato.

Il significato di un alto e di un basso che è nel campo dello spirito.

Cosa s’intende per alto?

Alto è il cielo.

Alto è ciò che trascende, quindi che non è condizionato da nulla.

E quindi se non è condizionato è ciò che è infinito, eterno, assoluto.

Alto è l’essere assoluto.

Alto è Dio.

Alto è l’intenzione di Dio.

L’intenzione che viene da Dio.

Questo è l’alto.

Chi nasce dall’alto è chi nasce da questa Intenzione.

Dall’Intenzione che viene da Dio.

Che guarda le cose da Dio.

Abbiamo detto che si è vicini a Dio, si è con Dio, in quanto si ha una intenzione unica.

Perché quello che crea le distanze è la molteplicità.

E nella molteplicità, quanto più ci si allontana da Dio, le cose subiscono non più una intenzione sola ma tante intenzioni.

Ecco perché c’è il regno delle tenebre.

In basso c’è il regno delle tenebre.

Ma cosa vuole dire regno delle tenebre?

Vuol dire che le cose non sono più intellegibili.

E perché non sono intellegibili?

Perché sono confuse.

E perché sono confuse?

Perché subiscono tante intenzioni.

Questo ci fa capire che Dio è l’esistente che porta in Sé una intenzione sola.

E qui abbiamo la chiarezza, dove c’è una intenzione unica c’è luce.

Presso Dio quindi c’è luce.

Perché c’è luce?

Perché c’è una intenzione sola.

Ma per poco che noi ci allontaniamo da Dio, noi ci troviamo con delle realtà che subiscono intenzioni molteplici, intenzioni diverse.

E là dove noi ci troviamo con una realtà, dove possono esserci più intenzioni, noi incominciamo ad essere confusi.

E navighiamo nel dubbio, “sarà vero questo o quell’altro?”.

E non ci accorgiamo che ogni segno, è proprio segno perché porta con sé tante intenzioni.

Può essere rivestito di tante intenzioni.

Ma là, dove noi abbiamo un segno che può essere rivestito di tante intenzioni, noi abbiamo la confusione.

Non c’è più luce, abbiamo il regno delle tenebre.

Ora dico, questo è il basso nel campo dello spirito.

Là, dove c’è molteplicità d’intenzioni, molteplicità di cause che operano su dei segni.

E all’ultimo noi abbiamo il grande segno del tutto indeterminato: il caos.

Noi partiamo dall’alto in cui tutto è perfettamente determinato.

Perché c’è una intenzione unica.

Presso Dio tutto è perfettamente determinato, perché l’intenzione è una sola.

L’opera di Dio scende a quel livello, in cui tutto è indeterminato.

Una molteplicità infinita d’intenzioni.

È il caos.

Ora, dove c’è molteplicità d’intenzioni, l’uomo si trova nella impossibilità di capire.

E quando l’uomo si trova di fronte ad una realtà che non riesce a capire, si trova di fronte a una realtà che non riesce a sopportare.

E quando l’uomo si trova di fronte a una realtà che non riesce a sopportare lì, abbiamo le manifestazioni isteriche.

Abbiamo la reazione dell’uomo di fronte a delle cose che non riesce a sopportare.

Il mondo diventa insopportabile per l’uomo.

Il che vuol dire che l’uomo diventa preda di queste manifestazioni isteriche.

E queste manifestazioni isteriche, noi le vediamo qui in questi accenni.

Attorno a Cristo.

Attorno a questo Dio che si cala in questo mondo basso.

In questo mondo in cui operano tante intenzioni.

Si manifestano tante intenzioni.

In questo caos.

Viene per dare la possibilità all’uomo di salire in alto.

Perché nessuno può salire in alto dal basso, se non viene uno dall’alto che lo riporti in alto.

Però l’uomo corre il rischio, di fronte alla Parola di Dio, di fronte a ciò che se non mette Dio prima di tutto non può intendere, può dar luogo a queste reazioni isteriche, con cui lui giudica il Figlio di Dio, lo ritiene pazzo, fuori di senno, fuori di quella realtà che lui vede e tocca, lo ritiene un demonio.

Una della manifestazioni isteriche dell’uomo è l’esercizio dell’autorità.

L’autoritarismo.

Attraverso il quale, l’uomo fa dipendere la Verità, dalla sua autorità.

L’autoritarismo è una manifestazione isterica dell’uomo che non conoscendo la Verità e non essendo in grado di comprenderla, vuol far dipendere la Verità da quello che lui dice afferma.

Anche l’autoritarismo è una manifestazione isterica che avviene quando non si riesce a comprendere la Verità di quello che Dio ci annuncia.

Anche il demonio è una manifestazione isterica.

Qui dicono: “È posseduto da un demonio”.

La Parola di Dio ci dice di non giudicare e l’uomo isterico è un uomo che giudica incessantemente.

E non può fare a meno di giudicare.

E là, dove non riesce a comprendere dice che c’è il demonio: “È un peccatore, è uscito di senno”.

Anche il sentimento, l’essere dominati dal sentimento è una delle manifestazioni isteriche dell’uomo.

Dell’uomo posto di fronte alla Parola di Dio che è una realtà che si annuncia in tutto e che l’uomo non riesce a comprendere.

E siccome l’uomo, a differenza dell’animale, ha la passione dell’assoluto, deve giudicare, deve condannare, deve odiare, deve annullare ciò che non riesce a comprendere.

Perché ha questa passione che lo obbliga a d unificare tutto in una verità.

O unifica tutto nella Verità di Dio o necessariamente l’uomo deve unificare in quello che il suo io vede e tocca e che per lui è la sua realtà, la sua verità. Tutto questo deve avere un senso positivo.

In quanto esiste il “basso”, in quanto esiste la lontananza da Dio, in quanto esiste l’assenza di Colui che è sempre presente, devono avere un significato e un significato positivo per la nostra vita, perché è opera di Dio.

E Dio opera tutto per salvarci e per condurci alla vita eterna, cioè a conoscere Dio come vero Dio.

E allora dobbiamo chiederci che cosa Dio ci vuole significare con questo?

Noi trascurando Dio, facciamo esperienza della perdita della capacità di pensare.

C’è tutto questo mondo basso, d’isterismi, di reazioni isteriche con cui noi reagiamo di fronte a quello che è per noi è impossibile capire, perché non siamo più capaci a pensare, perché non siamo più capaci a riferire le cose a quel punto fisso d’eterno al quale la Parola di Dio ci convoca e che la Parola di Dio ci dice di mettere prima di tutto nella nostra vita.

Trascurando questo punto fisso di riferimento eterno che noi portiamo nella nostra mente, nel nostro intelletto, noi esperimentiamo di perdere la capacità di pensare e quindi cadiamo in balia dei nostri sentimenti che ci portano a manifestazioni isteriche di fronte a ciò che non possiamo capire.

Tutto questo è per farci capire che solo in Dio e da Dio noi riceviamo la capacità di pensare e quindi di capire.

La capacità di capire, è una facoltà che noi perdiamo se perdiamo il punto fisso di riferimento eterno in noi.

Questo ci rivela che soltanto mettendo in alto nella nostra mente Dio e quindi riferendo tutto a Lui, solo lì noi riceviamo la capacità di pensare.

Noi riceviamo la facoltà di pensare.

E pensare vuol dire avere la possibilità di passare dal basso in alto.

Vuol dire avere la possibilità d’intendere il significato delle cose.

E quando uno ha la capacità di comprendere e di amare, qui ha la capacità di sopportare tutte le cose.

Qui ha la possibilità di essere libero da tutte le forme d’isterismo con cui giudica, condanna, esclude.

Cioè l’uomo viene liberato dal dovere odiare le opere, le creature di Dio, dal dovere odiare Dio stesso.