Per questo il
Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Gv 10 Vs 17 Primo tema
Titolo: Logiche umane e logica divina.
Argomenti: Tutto è
già fatto. La
passione di unificare. Capire
e Principio. La logica
è la scienza dei rapporti. La
menzogna. Il
nostro vivere è una predicazione. La voce
dello Spirito Santo. Incomunicabilità. Logica umana e satana.
10-11/Febbraio/1991 Casa di
preghiera Fossano.
Gesù aveva terminato il suo
parlare precedente dicendo: "Vi sarà un solo ovile, un solo gregge e un
solo pastore".
Adesso aggiunge: "Il
Padre mio mi ama a motivo (per la ragione) che offro la mia vita per averla di
nuovo".
Qui ci apre un campo nuovo.
Prima Gesù ha sempre
parlato dei dati, degli elementi che Dio con la sua creazione offre a noi.
Ha parlato di pastori, di
pecore, conoscenza che i pastori hanno delle pecore, ha parlato di ovili, poi
ha parlato del Padre e del Figlio, ha parlato del come.
Prima ha sempre parlato
degli elementi, dei segni che Dio mette a nostra disposizione.
E dopo aver accennato a
questo: pastori, pecore, ovili, Padre, Figlio eccetera, ha anche accennato al
senso di tutte queste cose, cioè ci ha fatto capire che tutte queste cose vanno
verso un termine, verso un fine, una conclusione.
Tutta l'opera di Dio va
verso una conclusione.
Anche la nostra vita va
verso una conclusione: il tempo passa a senso unico quindi si và verso una
conclusione.
Noi nel nostro vivere non
andiamo avanti e indietro, andiamo a senso unico.
Noi non riviviamo mai lo
stesso fatto e lo stesso avvenimento.
Il che vuol dire che
andiamo verso un termine.
E la conclusione è accennata
prima nelle parole di Gesù in questa unità del tutto.
Un solo ovile, un solo
gregge, un solo pastore.
Gesù dirà più avanti al
Padre: "Siano tutti una cosa sola".
E lo dice per fare la
volontà del Padre.
Aveva parlato prima di
tutti i fattori, di tutti gli elementi che noi possiamo osservare, analogie
abbiamo detto.
Similitudini, parabole in
cui le cose sono riferite a delle cause seconde.
Però mentre ci diceva
queste cose diceva sempre "come" e ci impegnava a superare le
giustificazioni nelle cause seconde per cercare sempre il rapporto che c'è tra
il Padre e il Figlio, perché la vera ragione delle cose è lì.
Adesso ci apre un campo
nuovo.
Perché qui dice: "Il
Padre mio", in altre versioni si dice: "Per questo il Padre mio mi
ama" ed è forse più incisivo e più netto: "Per questo il Padre mio mi
ama, perché (!) Io offro la mia vita per riprenderla di nuovo".
Cioè ci presenta o ci
annuncia una giustificazione.
Tende a portarci a capire
la ragione di qualche cosa.
Prima ce la annunciava e
adesso inizia a introdurci nel campo della giustificazione delle cose:
"Per questo", quasi a cercare di farci capire qual'è la ragione per
cui il Padre lo ama, la ragione di un amore.
È un campo nuovo perché
tende a mettere in rapporto le cose.
Ma se noi osserviamo qui
quello che Gesù dice: "Per questo il Padre mio mi ama, perché Io offro la
mia vita", se noi osserviamo attentamente questa ragione, questa
giustificazione non la capiamo per niente.
È un tentativo, è un
annuncio di giustificazione, però questa giustificazione in realtà noi non la
vediamo.
Cioè non riusciamo a capire
come l'amore del Padre sia determinato dal fatto che il Figlio offra la sua
vita.
Ci chiediamo che relazione
c'è tra l'offrire la vita da parte del Figlio e l'amore del Padre per il
Figlio.
Intanto cosa vuol dire
offrire la vita?
Siamo nel campo dello
spirito.
L'amore del Padre non è
condizionato, né determinato dal Figlio, eppure qui, apparentemente lo annuncia
in questi termini.
Gesù qui ci annuncia una
motivazione, una giustificazione ma a noi questa motivazione sfugge, non la
vediamo apertamente, palesemente.
Come mai e perché non
capiamo?
E cosa si richiede e cosa è
necessario per poter capire.
Qui Gesù prima aveva detto
che tutto si conclude con un solo gregge, un solo ovile, un solo pastore.
"Ascolteranno la mia
voce e vi sarà (sarà, futuro) un solo gregge un solo ovile, un solo
pastore".
Ma abbiamo già visto che
presso Dio il futuro non c'è.
Dio è Colui che è e presso
Lui tutto è presente.
E allora dobbiamo chiederci
che significato ha questo futuro e che collegamento ha questo futuro con questo
versetto di oggi.
Gesù non fa come noi che
saltiamo da un argomento all'altro, da un fatto all'altro e siamo slegati.
Qui è il Figlio di Dio che
parla e il Figlio di Dio parla in modo unitario.
Ogni cosa è collegata con
la precedente e ci deve essere un collegamento tra questo futuro: "Vi sarà
un solo Pastore, un solo gregge e un solo ovile" con questo: "Per
questo il Padre mi ama".
Il futuro in Dio certamente
non c'è, tutto è presente.
Il futuro è per noi.
Ma se in Dio tutto è
presente, questo: "Vi sarà un solo ovile, un solo gregge e un solo
Pastore" va inteso che tutta l'opera di Dio è già conclusa in questa
unità.
Tutto è già fatto.
E in realtà noi fin
dall'inizio nel prologo del Vangelo di San Giovanni, noi troviamo: "Omnia per ipsum facta
sunt", tutte le cose sono fatte per mezzo di Lui e in Lui.
Lui chi?
"In Principio era il
Verbo", tutto è fatto nel Verbo.
E tutto è concluso nel
Verbo e il Verbo è il Pensiero di Dio.
Tutto è già fatto in questa
unità.
Quindi nel Pensiero di Dio,
tutta l'opera di Dio è già tutta conclusa.
Tutto è fatto, non c'è
nient'altro da fare.
Tutto è già nel suo
compimento, nel Pensiero di Dio.
Se tutto è già fatto in
questa unità, che cosa manca?
Il futuro non è che annuncio
per noi di una cosa che è difettosa nel nostro vedere ma che in Dio è già
fatta.
In Dio c'è già questo unico
ovile e questo unico pastore.
Il che vuol dire che tutti
quanti noi apparteniamo già a questo.
Se tutto è fatto perché ce
ne parla sotto forma futura?
Cioè che cosa manca
attualmente a noi in questo tutto è fatto?
Certamente non manca
qualche cosa da fare, poiché tutto è già fatto.
Che cosa manca a noi perché
ciò che è futuro per noi, diventi presente, diventi cioè secondo Dio come in
realtà è.
Che cosa manca?
Non manca certamente il
nostro agitarci e il nostro fare, perché tutto è fatto da Dio e non è fatto da
noi, tutto è fatto.
Evidentemente quello che
manca è una cosa sola a noi, manca il capire.
Questo è ciò che manca.
Non manca l'azione, perché
tutto è opera di Dio, non siamo difettosi rispetto al fare, manca il capire.
Il capire come tutto è
fatto in questa unità meravigliosa del Pensiero di Dio.
E allora dobbiamo chiederci
cosa vuol dire capire e perché ci accorgiamo di non capire.
Noi in realtà non vediamo
che tutto è fatto in questo Pensiero di Dio.
Noi non vediamo tutto
compiuto nel Pensiero di Dio.
Noi vediamo che ci agitiamo
per realizzare qualche finalità nella nostra vita, quindi qualche unificazione.
Tutto il nostro sforzo nella
vita è di cercare o di realizzare qualcosa (fine) oppure realizzare qualche
cosa nel capire ma è sempre un unificare.
L'uomo si caratterizza per
questa passione di unificazione.
Gli scienziati si affannano
per cercare una regola, una formula in cui sintetizzare tutto, ma è sempre
espressione di questa passione per l'unificazione.
Oppure l'uomo che cerca di
arricchirsi per cercare di unificare tutto in un unico valore.
Sono sbandate, sono errori
di finalità, però rivelano che c'è questa passione di unificare, di tendere a
raccogliere tutto in una unità.
Ma tutto è già raccolto in
questa unità qui.
L'unico difetto è che noi
non ci accorgiamo di questo "tutto" raccolto in questa unità.
Cioè non vediamo le cose
nel Pensiero di Dio.
Il difetto sta lì: non vediamo,
non capiamo.
Ed abbiamo detto che qui
Gesù ci annuncia una giustificazione, dicendo:"Il Padre mio mi ama, perché
(la giustificazione) Io offro la mia vita" e non capiamo niente, non
riusciamo a collegare, non riusciamo a vedere che rapporto ci possa essere tra
l'offrire la vita del Figlio e l'amore del Padre.
Perché il Figlio offrendo
la vita ottiene l'amore del Padre?
Eppure se ce lo annuncia,
ce lo annuncia per farcelo capire, Dio non parla per accecarci.
Gesù parla per farcelo
capire.
Ma evidentemente in tutte
le parole del Signore, c'è sempre la richiesta alla creatura di un superamento
di se stessa, per arrivare a capire ciò che le viene annunciato.
Ecco per cui subito,
apparentemente le cose non ci sono chiare.
Noi non vediamo, non
capiamo le giustificazioni.
E quindi il parlare di Dio
per noi diventa fatica.
Colui che ti fa arrivare i
suoi argomenti (avvenimenti, fatti, creature), Colui che ti parla le sue
giustificazioni, non te le fa intendere senza di te.
Ecco allora perché non
capiamo.
Per entrare nella luce si
richiede una componente personale e senza questa componente personale non si
entra nella luce.
Nel cielo di Dio non si
entra in massa, non si entra in gruppo, non si entra come società o come
istituzione.
Nel cielo di Dio si entra
personalmente.
Per cui nel cielo di Dio ci
saranno coloro che non potranno capire, pur essendo vicinissimi a coloro che
invece vedranno e capiranno.
Perché il capire richiede
sempre una componente personale.
E allora dobbiamo chiederci
cosa è necessario per capire.
La verità annunciata da Dio
stesso è questa: tutto è fatto in un unico pensiero, tutto è raccolto
nell'unità, tutto è finalizzato, già adesso.
Tutto è fatto, manchiamo
solo noi, non in quanto dobbiamo realizzare quello che è fatto, perché è già
realizzato ma per capire quel che è realizzato da Dio ed è realizzato in Dio.
Che cosa manca?
Quand'è che in realtà noi
possiamo dire di capire una cosa?
Noi possiamo dire di capire
una cosa quando abbiamo presente in noi il Principio di quella cosa.
Fintanto che noi vediamo
una cosa e non vediamo quella cosa nel suo Principio e dal suo Principio,
quella cosa lì noi la sentiamo, non possiamo smentirla, però non la capiamo,
manca a noi il Principio.
E fintanto che noi non
attingiamo le cose nel loro Principio, noi dovremmo sempre denunciare,
costatare nostro malgrado di non capire.
Diremo che è un mistero al
di sopra delle nostre possibilità, però noi ci troveremo di fronte al
muro: non capiamo.
Però il Principio ci è
dato.
Già a prendere il Vangelo
la prima parola che viene detta è: "In Principio".
Apri la Bibbia e la prima
parola della Genesi dice: "In Principio".
Il Principio ci è dato.
Il Principio è il Pensiero
di Dio in noi.
In Principio era il Verbo.
Quando ti viene detto:
"In Principio era il Verbo", non significa mica nel principio dei
tempi.
È quello che porti dentro
di te come Principio.
Ti dice "Era"
come abbiamo visto che viene detto il futuro, in realtà tutto è.
Ti dice: "Era"
perché tu lo hai dimenticato.
E qui ti viene detto il
futuro perché tu ancora non lo capisci.
Ma il Principio ci è dato
ed è il Pensiero stesso di Dio che noi portiamo.
E quando la Parola di Dio
(tutto è Parola di Dio) ci parla, non fa altro che convocarci a una presenza.
Parlare è un convocare a
una presenza e a quale presenza ci convoca?
Abbiamo visto
precedentemente che quando il Figlio dice: "Io offro la vita alle mie
pecore", Lui offre la sua vita in quanto conduce a vedere il Principio,
conduce a vedere una presenza.
Abbiamo detto
"come" offre la sua vita?
Non siamo nella materia ma
siamo nel campo dello spirito.
Lui offre la sua vita
attraverso la sua voce: "Udiranno la mia voce".
E cosa ci fa la voce?
La voce ci convoca alla
presenza, alla sorgente.
Tu senti il rumore dell'acqua
e se sei interessato corri dietro all'acqua.
La voce essendo espressione
di un esistente, ti convoca alla presenza di quell'esistente.
La voce di Dio ti convoca
alla presenza di Dio ti convoca al Principio.
Ma quel Principio che è già
dentro di te.
Quindi il Figlio di Dio
parlando non fa altro che raccoglierci dalle nostre dispersioni per riportarci
continuamente di fronte a questo Principio che noi continuamente dimentichiamo.
In Principio era il Verbo,
il Verbo era il pensiero.
Il Pensiero di Dio e il
Pensiero di Dio è in te.
E il parlare di Dio mi
convoca sempre lì.
Noi ci disperdiamo in tutte
le cose, ci facciamo portare via da tutte le cose e l'opera del Figlio di Dio
(come il cane del pastore) è questo raccoglierci in continuazione di fronte al
Principio, perché?
Per offrirti la vita.
Perché la vita ci viene
dalla presenza.
È offerta di vita non è una
costrizione.
In Dio non ci sono le
costrizioni, le costrizioni ci sono quando siamo lontani da Dio, lontani da Dio
si è sempre schiavi, quindi si è costretti, i figli di Dio invece sono tutti
liberi.
I figli di Dio sono liberi,
il che vuol dire che lì ti viene offerta la possibilità di cominciare a vivere.
E cosa vuol dire vivere?
Noi nella natura osserviamo
il vivere come assimilazione di tutto in un essere vivente, in un organismo
vivente.
La pianta assorbe l'aria,
la luce, l'ossigeno, gli elementi nutritivi del terreno e li trasforma nel suo
organismo.
Questo è quello che è nella
vita della materia.
È segno, analogia.
Ma il vivere dello spirito
cosa è?
Il vivere nello spirito è
questo assorbire tutti i segni di Dio in un unico vivente, in un unico
organismo.
In questo Principio, in
questo Pensiero di Dio che ci è dato.
Ci è dato il Principio e in
quanto ci è dato ci è data la possibilità di assorbire tutto, di giustificare
tutto, cioè di capire.
Giustificare vuol dire
mettere in rapporto ogni cosa con un Principio, un punto fisso di riferimento.
Quando entriamo nel campo
delle giustificazioni entriamo in quello che si chiama il campo della logica.
La logica è la scienza dei
rapporti.
Ogni essere umano è un
logico.
Perché ogni essere umano ha
un suo punto fisso di riferimento sempre.
Anche la persona più
ignorante ha sempre dei punti fissi di riferimento.
E nel suo parlare e nel suo
agire, ogni cosa la riferisce sempre a quella sua certezza, a quella sua verità
a quel suo punto fisso di riferimento.
Perché?
Perché l'uomo è un essere
che tende a unificare tutto e unificare vuol dire rapportare.
Per questo dico che l'uomo
è un essere estremamente logico
Ha dei punti fissi di
riferimento sbagliati, però tende a unificare tutto.
Notate bene che l'uomo diventa un
terribile menzognero proprio per questa passione
di giustificare tutto in quello che per lui è punto fisso di riferimento.
L'uomo è una sorgente di
menzogne ed è costretto a dire menzogne tutte le volte che ha come punto fisso
di riferimento qualcosa di diverso da Dio.
Fintanto che il punto fisso
di riferimento che è in noi (sentimenti, esperienze, conoscenze, convinzioni) è
diverso da quel Principio che ci è annunciato senza di noi e che è il vero
Principio Dio Creatore, necessariamente noi siamo dei menzogneri.
Perché non possiamo far a
meno di unificare.
Vivendo si unifica, si
assimila.
E si assimila tutto in un
Principio.
Tutto il nostro vivere non
è altro che una predicazione del Principio nel quale noi abbiamo creduto.
Il nostro vivere è una
predicazione.
La predicazione di un
principio e se questo principio non è Dio, tutto il nostro predicare è un
seminare menzogna intorno a noi.
Perché è un cercare di
giustificare le cose in un Principio diverso da Dio.
La logica è la scienza dei
rapporti.
Nei rapporti tutto è
relativo sempre a ciò che si mette come punto fisso di riferimento.
Qui Gesù dicendoci:
"Perché il Padre mio mi ama", mette un rapporto tremendo per noi,
perché non capiamo, ce lo annuncia, c'è una giustificazione di questo amore.
L'amore deve essere
giustificato.
La verità è valida di per
sé, l'amore deve essere giustificato, ha una giustificazione.
Affermando questo, ci
annuncia una cosa che ancora non capiamo ma ci apre un campo in cui vuole
impegnarci poiché noi non arriviamo a capire le cose senza di noi.
Vuole impegnarci a
stabilire dei rapporti per arrivare a capire.
Dei rapporti con questo
punto fisso di riferimento vero e fintanto che noi non avremo posto come punto
fisso di riferimento il Pensiero di Dio in noi, certamente queste
giustificazioni, questo: "Perché, per questo" che il Figlio di Dio ci
presenta per noi sarà sempre oscuro.
Non riusciremo a giustificarlo,
non entrerà nella nostra logica.
Tutto Dio opera in un unico
pensiero, quindi Dio è terribilmente logico e per questo è luce.
È per questo che Lui chiama
noi, perché nella luce è la nostra pace.
Chiama noi a riferire le
cose a Lui.
Gli uomini il più delle
volte, anziché riportare le cose al Principio, quindi recuperare in
continuazione questo Principio ed entrare in questa logica divina riportano le
cose ai propri sentimenti o alle proprie esperienze.
Ricordiamo che la logica è
la scienza dei rapporti.
E già possiamo intuire come
scienza dei rapporti sia lo Spirito Santo.
Ecco perché dico che ci
apre un campo nuovo, perché ci apre l'orecchio alla voce dello Spirito Santo,
perché lo Spirito Santo è lo spirito delle giustificazioni delle cose in Dio.
C'è il Padre e c'è il
Figlio e poi c'è il rapporto tra il Padre e il Figlio che è la giustificazione
del Figlio nel Padre.
Quindi aprendoci a
questo campo di logica ci apre al campo della voce dello Spirito Santo.
C'è la voce del Padre, c'è
la voce del Figlio e c'è la voce dello Spirito Santo.
Noi generalmente anziché
recuperare le cose nel loro Principio, in questa unità che è già fatta, noi
generalmente ci fermiamo ai nostri sentimenti, ai nostri affari e li mettiamo
come punti fissi di riferimento.
Succede che nella vita
dell'uomo ci sono tante logiche.
C'è la logica dei
sentimenti, c'è la logica del cuore, c'è la logica degli affari, c'è anche la
logica della guerra, c'è la logica politica, c'è la logica della scienza, ci
sono logiche infinite.
Infinite perché?
Perché infiniti possono
essere i punti fissi di riferimento, quelli che ognuno prende come punti fissi
di riferimento cui aggancia gli argomenti, tutte le altre cose e diventa un
parlare.
Il nostro parlare non è
altro che agganciare le cose, i fatti e gli avvenimenti a dei punti fissi di
riferimento.
Voi sentite 50 persone
e queste 50 persone hanno 50 logiche diverse.
Ognuno ha dei punti fissi
di riferimento ed ognuno cerca di giustificare le cose nei suoi punti fissi di
riferimento.
E succede che c'è una
Babilonia tra gli uomini.
C'è una terribile
incomunicabilità.
Perché la comunicazione tra
uomini è possibile solo là dove c'è un punto fisso di riferimento comune.
Là dove ci sono punti di
riferimento diversi gli uni dagli altri si parla ma per quanto si parli c'è una
Babilonia, c'è incomunicabilità.
Perché ognuno ha la
possibilità di capire solo in relazione a ciò che ha come Principio, come punto
fisso di riferimento.
E fintanto che il punto
fisso di riferimento non è Dio (lontano da Dio c'è l'incomunicabilità) anche
tra gli uomini c'è la impossibilità di comunicazione.
Apparentemente parlano ma
non comunicano niente, perché ognuno intende secondo quello che ha come punto
fisso di riferimento.
E allora si capisce come in
Dio c'è una perfetta comunicabilità tra gli esistenti, tra le creature.
Ma fuori di Dio, ogni
esistente è isolato in sé, anche tra gli altri esistenti.
Incapace quindi di
intendere le cose di Dio ed incapace di comunicare (ciò che lui crede di
giustificare, le sue menzogne) ad altri.
Il Principio di
comunicazione, il Principio d'intelligenza e il Principio quindi di
comunicazione delle parole stesse del Figlio (queste parole che qui annuncia),
sta nell'avere come punto fisso di riferimento in noi, quindi come Principio
della nostra logica Dio.
Ecco
per cui abbiamo detto che il tema di questa sera è
logiche umane e logica divina.
Abbiamo dovuto dire logiche
umane e logica divina.
La divina è una sola, le
umane sono molte.
Siccome ogni logica ha un suo
punto fisso di riferimento, nella molteplicità delle logiche c'è come
conseguenza la incomunicabilità.
Ecco per cui c'è tanto
parlare ma non si comunica niente.
Soltanto nella logica
divina c'è comunicazione.
La logica è un predicato e
predicando non si fa altro che universalizzare un Principio.
Quel Principio in cui tutte
le cose sono fatte.
Il Principio in cui tutto è
fatto è il Pensiero di Dio, è il Verbo di Dio.
Quindi soltanto predicando
il Verbo di Dio si entra nella logica divina.
E lì si ha la possibilità
di giustificare ogni cosa, perché in realtà lì ogni cosa è giustificata.
Altrimenti si resta fuori.
Restare fuori vuol dire
trovarsi nella impossibilità di capire la realtà in cui ogni uomo si trova.
Ecco la porta che si
chiude.
Noi partiamo da quelle
realtà che noi costatiamo e subiamo e che noi chiamiamo sentimenti.
Il bello e il buono sono
impressioni che riceviamo su di noi e li facciamo come punti fissi di
riferimento per la nostra vita e per la nostra logica.
Ma questi punti fissi di
riferimento come il sentimento, diventano principi della tua logica quindi
punto fisso di riferimento, qui non è più opera di Dio, qui siamo nel campo
intellettuale, qui siamo nel campo del parlare, del capire, nel campo di una
affermazione di una verità, qui siamo nella menzogna e Dio non fa le menzogne.
Tutto quello che arriva a
te senza di te, il campo dei sentimenti è tutto per farti recuperare il
Principio, in modo che recuperando il Principio tu abbia ad averlo come tuo
Principio ed avendolo come tuo Principio tu abbia ad entrare nella logica
divina, nella logica del Principio divino.
Ma se invece tu assumi come
tuo principio il sentimento o quelle cose che tu hai esperimentato (in
qualunque campo), quando tu fai questo come punto fisso di riferimento, tu lo
fai come punto fisso di riferimento della tua logica.
Qui siamo nel campo dello
spirito quindi diventa menzogna.
Noi troviamo Gesù che ci
richiama fortemente a questa logica divina.
Ne recuperiamo tre esempi,
prima di tutto quello di Gesù a dodici anni smarrito, non Lui smarrito ma
smarriti gli altri che lo avevano smarrito.
Quando Gesù si sente dire:
"Figlio mio perché ci hai fatto questo?", la richiesta di
giustificazione, ogni logica ha bisogno della sua giustificazione, qui Maria
sta parlando con una logica umana: "Figlio mio perché ci hai fatto questo?
Tuo padre ed io angosciati ti abbiamo cercato", Gesù risponde:
"Perché mi cercavate? Non lo sapevate?" (ecco il richiamo alla logica
divina), è terribile.
Maria afferma una logica
umana, Lui risponde e la richiama alla logica divina.
Tutte le volte che Gesù
parla con sua madre c'è sempre l'invito alla logica divina e quindi al
superamento della logica umana: "Ci sono tua madre e i tuoi parenti"
dicono a Gesù che risponde: "E chi è mia madre? Chi sono i miei parenti?
Coloro che fanno la Volontà di Dio".
Ecco questo raccogliere
sempre tutto nel punto fisso di riferimento.
Questo riportare sempre
dalla logica umana alla logica divina.
"Non lo sapevate che
Io mi debbo occupare delle cose del Padre mio?".
E lo dice per tutti gli
uomini, perché tutto quello che Gesù dice lo dice come Verbo incarnato,
lo dice per gli uomini, lo dice per ognuno di noi e quindi autorizza ognuno di
noi a dire: "Ma non lo sapevi che io mi debbo occupare di Dio? Sono stato
creato per occuparmi di Dio".
Quindi nessuno al mondo può
pretendere dagli altri l'asservimento a qualche altro fine, perché ogni uomo ha
il diritto di dire come ha detto Gesù: "Io sono nato per occuparmi delle
cose del Padre mio".
Ecco la logica divina.
Abbiamo un altro momento in
cui Gesù richiama fortemente a questa logica divina.
Cinque minuti dopo che
Pietro aveva detto a Gesù:"Tu sei il Figlio di Dio" e Gesù gli aveva
risposto: "Beato te Pietro perché né il sentimento, né la carne ti ha
rivelato questo ma il Padre", quando Gesù dice che il Figlio dell'uomo
dovrà soffrire ed essere mandato a morte a Gerusalemme, Pietro dice: "No,
questo non avverrà, noi te lo impediremo".
Ecco la logica umana che
viene fuori: sentimento.
E qui Gesù riprende con
forza Pietro: "Va lontano da Me satana, poiché tu ragioni secondo gli
uomini e non secondo Dio", ecco il richiamo alla logica divina.
Il superamento di tutte le
nostre logiche sentimentali, per portarci a quella che è la logica divina,
ragionare secondo Dio e non secondo l'uomo.
E più violenta ancora
abbiamo un altra affermazione di Gesù verso i farisei.
Quando noi abbiamo come
punto fisso di riferimento altro da Dio, noi entriamo nella menzogna e la
menzogna è opera del demonio e già qui con Pietro il demonio è stato chiaramente
tirato in ballo.
Satana è colui che divide.
Di fronte all'obiezione dei
farisei che lo accusavano di operare cose buone in nome del demonio, Gesù dice:
"Non potete dividere il frutto dall'albero, se il frutto è buono, l'albero
è buono e se il frutto è cattivo l'albero è cattivo ma non potete dire (questo
è peccato contro lo Spirito) che il frutto buono viene dall'albero
cattivo".
Ecco il demonio è colui che
divide e divide perché?
"Non ti accusiamo
delle opere buone che fai ma ti accusiamo perché le fai in tempi e luoghi che
non sono permessi dalla legge", il che vuol dire che loro i farisei
avevano come punto fisso di riferimento la legge, il tempio, il sabato e la
legge, il tempio e il sabato non sono Dio, non sono il Verbo di Dio.
Ecco come entra satana,
questo demonio che divide.
Ecco la menzogna che deve
dividere: "L'opera è buona però l'albero è cattivo".
Ecco la menzogna, costretti
a fare la menzogna, ad alterare la realtà delle cose per giustificarla in un
loro principio che non è Dio.
Il Cristo in ogni cosa ci
richiama sempre a questa logica divina che ha come punto fisso di riferimento
Dio, il Pensiero di Dio in cui tutto è già fatto, in questa unità meravigliosa
che è tutta luce.
Perché là dove tutto è uno,
là abbiamo la giustificazione.
E dove c'è la molteplicità
delle cose che le cose non sono giustificate.
Ma là dove tutto è raccolto
nell'unità abbiamo pienezza di luce.
Dio è luce e tutte le sue
opere sono fatte in questa luce qui, nel suo Pensiero, in questo Verbo.
Importante è che gli uomini
superino le loro logiche e che mettano ogni cosa in relazione a ciò che è
annunciato come Principio.
In Principio c'è il
Pensiero di Dio e questo ti è annunciato e ti è dato perché lì tu abbia a
trovare la tua vita, a realizzare la tua vita.
A.: Cristo ci
insegna a capire e capire consiste nell'unificare tutto nel Principio, nel
Padre, solo unificando nel Padre, possiamo avere quel Principio che ci rende
logici, come Lui è stato logico.
Luigi: Ma
unificare non è un darsi da fare, è un problema di capire.
Già tutto è fatto, noi
dobbiamo solo capire.
È un problema
intellettuale, poiché tutto è già fatto.
Se mi trovo davanti a un
tutto fatto, il mio problema è capire, non è alterare la cosa.
La cosa è già fatta: "Venite
che tutto è già fatto, venite al pranzo, tutto è già pronto".
Siamo solo noi che
manchiamo.
In che senso manchiamo?
Nel capire come tutto è
fatto.
A.: Hai detto
che noi possiamo capire una cosa quando abbiamo in noi il Principio di quella
cosa.
È sufficiente
avere il Principio senza conoscerlo, aderendovi per fede?
Luigi: Già
per fede sì.
A.: È già un
elemento che ci dà la possibilità di unificare e di entrare nella logica
divina?
Luigi: Certo,
già per fede.
C'è tutto un processo da
fare per fede, per fede in quello che ti è annunciato.
Non lo puoi smentire.
La cosa veramente a cui
dobbiamo stare attenti a ciò che in noi è presente e che noi non possiamo
smentire.
Ci sono dei dati che noi
non possiamo ignorare.
Non possiamo ignorare che
Dio è il Creatore.
Non lo conosciamo, non
sappiamo chi sia ma non possiamo ignorarlo.
È lì che dobbiamo puntare,
è un lavoro di fede, non scartare ciò che non puoi ignorare.
Un giorno di fronte alla
verità ti sarà detto: "Tu lo sapevi" e tu dovrai confessare che lo
sapevi, e perché non ne hai tenuto conto?
Perché lo hai trascurato?
Certamente non siamo noi i
creatori e allora perché ci comportiamo verso le cose come se non ci fosse un
Creatore?
Come se le cose
fossero da possedere da parte nostra?
Noi dobbiamo tenere presente
ciò che noi intellettualmente, non sentimentalmente, non possiamo ignorare.
Sentimentalmente io non
vedo e non tocco Dio.
Ma questo è un campo che
non interessa.
Col cuore magari
esperimento l'assenza di Dio, esperimento che Dio non risponde ma, intellettualmente
io non posso dimostrare a me stesso che Dio non esiste.
È intellettualmente che non
posso ignorarlo.
È lì che devo puntare.
Su quel dato che non posso
ignorare.
È tenendolo presente che
riferisco le cose.
Per fede.
È logico che se non mi fosse
annunciato il Principio io sarei un animale, non avrei la possibilità.
Per conoscere il Principio
mi devo dedicare, il che vuol dire che devo superare me stesso e tutto il mio
mondo perché Dio è conoscibile solo per mezzo di Sé.
Però Dio si annuncia nel
mio mondo, si annuncia al mio io come Cosa che io non posso smentire.
È lì la meraviglia di Dio,
per darmi la possibilità di un aggancio, per cui se io trascuro quello che non
posso ignorare, io sono in colpa.
A.: Quando
dice: "In Principio era il Verbo" significa che il Principio di ogni
anima era il Verbo.
Luigi: Era
un tempo e adesso non è più.
Quel "Era" lo
dice perché tu lo hai trascurato.
Quindi ti annuncia una cosa
che è in te, che è ancora in te.
In Dio non c'è il passato
quindi vuol dire che quel Principio lì è ancora adesso in te.
Però tu l'hai perso di
vista.
A.:Dal
Principio di Dio Creatore, quando passo alla percezione, quindi alla conoscenza
che il Principio in cui tutte le cose sono fatte è il Pensiero di Dio? Questo
non è ancora avere il Dio Creatore come punto fisso di riferimento.
Luigi: Il
Verbo di Dio è il Pensiero stesso di Dio.
Per conoscere, per
arrivare a giustificare una cosa, non basta che tu sappia che tutto è fatto da
Dio Creatore.
Tu devi anche conoscere il
Pensiero di Dio, l'intenzione, il fine ed è quello che ti illumina.
Dio crea tutte le cose ma
perché crea tutte le cose?
Dio manda tutto questo ma
perché lo manda tutto questo?
Ora, il pensiero è il fine.
B.: Se ho Dio
come punto fisso di riferimento...
Luigi: Hai
la vita.
Perché la vita sta nel
riferire tutto a Dio.
Noi vivendo, non facciamo
altro che riferire tutto a un nostro fine.
Ma se questo fine non è il
vero Principio, noi siamo costretti a fare la menzogna.
Noi costruiamo l'opera del
demonio.
B:: Il
versetto dice: "Per questo il Padre mi ama, perché io offro la mia vita
per riprenderla di nuovo".
Luigi: Ma
l'argomento di oggi era impostato su fatto che Lui ci annuncia una
giustificazione che noi non capiamo.
Non riusciamo a capire che correlazione
ci sia fra l'amore del Padre e il donare e riprendere la vita del Figlio.
Perché offrendo la sua vita
il Padre lo ama?
B.: Tutto
quello che dice Gesù lo dice per noi, quindi come lo devo vedere per me questo
versetto?
Luigi: L'argomento
di oggi è logica umana e logica divina ed è partito dal fatto che qui ci
annuncia una giustificazione, ci annuncia una logica che noi non riusciamo a
capire, fa una connessione che per noi è incomprensibile; non riusciamo a
stabilire un rapporto.
Oggi abbiamo visto la
premessa per poter arrivare a capire che rapporto c'è fra queste due frasi.
Perché questo rapporto qui
è nella logica divina e non nella nostra logica umana e allora è necessario che
noi arriviamo a prendere consapevolezza di quello che già è, manca il nostro
capire.
Ma allora per capire cosa è
necessario?
B.: L'uomo è
portatore del Pensiero di Dio, quindi l'uomo ha dentro di sé l'Assoluto.
Luigi: L'uomo
ha la possibilità della logica divina.
B.: L'uomo ha
questo bisogno di unificare tutto in un principio e se il suo principio di
unificazione non è Dio, l'uomo non può che essere nella menzogna.
Luigi: Non
può che fare la menzogna.
B.:
Obbligatoriamente fa la menzogna.
Mi sembra che
sia semplice mettere come punto di riferimento il Pensiero di Dio.
Luigi: Soltanto
che facendo la menzogna diventiamo figli della menzogna.
B.: Invece
mettendo come punto fisso di riferimento Dio, diventiamo figli di Dio.
Luigi: Certo.
B.: Bisogna di
tornare nel Pensiero di Dio.
Luigi: Si
tratta di recuperare ogni cosa in questo Pensiero, perché lì è il Principio
dell'intelligenza.
C.: Cosa
bisogna fare in pratica per abbandonare le nostre logiche umane?
Luigi: Bisogna
rapportare tutte le cose a Dio, perché questa è la condizione per entrare nella
verità.
Per fede, Dio è il
Creatore, non possiamo smentirlo, si tratta di predicare Dio Creatore a noi
stessi.
A noi stessi a tutto il
nostro mondo: "Andate e predicate a tutto il mondo", su tutto il tuo
mondo devi predicare questa verità.
La logica è una
predicazione di un Principio.
Ognuno di noi parlando non
fa altro che predicare una sua convinzione.
Senza rendersene conto ma
sta predicando una sua convinzione.
Ognuno predica un suo
principio.
Soltanto che non essendo
Dio questo principio, noi alteriamo le cose e facciamo la menzogna.
Si tratta di imparare a
predicare Dio in tutto.
D.: Il Padre
ama il Figlio anche perché (vedi versetto precedente) porta tutte le pecore a
formare un solo gregge.
Luigi: E
quello ti sembra un buon motivo per l'amore?
D.: Le fa pensare
tutte al Padre.
Luigi: Se
ti sembra giustificato va benissimo.
Nel versetto precedente
aveva detto: "Saranno tutte un solo gregge e un solo pastore",
saranno.
Ti annuncia un futuro che
in realtà invece è un presente.
Ma se è un presente in che
cosa difetta?
Difetta in noi, difetta
della nostra presa di coscienza di questo.
Poi ti annuncia questo per
insegnarti come si fa a restare in questa unità qui.
Una cosa è annunciarti
l'unità e un altra cosa è imparare a restare in questo unico ovile sotto un unico
pastore.
E l'amore è proprio questo
restare.
Amare vuol dire restare in
una verità.
È collegato in questo
senso.
Prima ti ha annunciato una
verità e adesso ti annuncia la condizione per restare in questa verità.
E.: La Parola
di Dio parla a tutti gli uomini ed entra in tutti gli uomini e porta in sé la
logica divina, quindi se tu, anche un po' per volta ti accosti alla logica di
Dio, hai la strada tracciata.
Luigi: Per
cui ti recuperi da tutte le tue menzogne.
Perché quello ti recupera
da tutte le tue menzogne.
E ti colleghi anche con gli
altri che ascoltano la stessa logica.
E non è smentibile questa
logica, perché la verità è più forte di noi.
Dio uno può trascurarlo,
però si sente in colpa.
Tu puoi trascurare un divieto
di sosta, se però poi il vigile ti fa la multa, tu ti senti in colpa.
Quello che noi non possiamo
ignorare ci rende responsabili e quindi colpevoli se lo trascuriamo, tutto lì.
F.: "Il
Padre mi ama perché offro la mia vita", il Figlio la offre al Padre per
riaverla....
Luigi: Si
ma è tutto inutile, se non si capisce, abbiamo fatto la premessa della logica
divina, perché soltanto nella logica divina si capisce questo, altrimenti non
lo puoi capire.
Ti sembra di capirlo ma non
puoi capirlo.
Ti manca un termine
intermedio per capire questo, ti dice due affermazioni: "Il Padre mi ama
perché Io offro", ma che rapporto c'è tra questo suo offrire la sua vita e
l'amore del Padre?
Lo vedi questo rapporto?
G.: Predicando
il Verbo divino lo universalizziamo? Cosa vuol dire?
Luigi: Tu
anche quando predichi il cuore, tu non fai altro che universalizzare il tuo
cuore.
Noi abbiamo la passione
d'Assoluto, la passione d'Assoluto non è altro che universalizzazione, perché è
sottomissione di tutto a questo mio principio, per questo dico che diventiamo
principio di menzogna.
Perché se il mio principio
è diverso dal vero Principio, io cercando di far sottostare tutto a questo mio
principio, devo falsificare le cose.
Necessariamente.
Solo quando ho come
principio il vero Principio posso fare la verità.
Quindi quando coincide il
Principio in sé (tutto è fatto nel Verbo di Dio) con il principio in me (Verbo
di Dio) allora si diventa figli della verità.
Noi non ce ne rendiamo
conto ma parlando noi non facciamo altro che predicare una nostra convinzione.
E predicare vuol dire
universalizzare le cose.
G.: Rivestiamo
anche l'altro della nostra menzogna, per cui l'altro si deve liberare in
qualche modo.
Luigi: Ma
si capisce.
Noi facciamo peccare tutti
gli altri, perché parlando tu non fai altro che affermare una tua convinzione,
una tua verità, un tuo punto fisso di riferimento.
Là dove tu non puoi
universalizzare, tu sei infirmato, sei menomato.
La persona è persona in
quanto è principio universale.
La persona è un punto
centrale di riferimento di tutto.
Quando t'arriva qualche
cosa che tu non puoi giustificare, quello ti fa stare male.
Infatti nella notte, nelle
tenebre, dove tu non capisci, tu stai male.
Quando invece vedi una luce
tu stai bene, la luce non è altro che la conferma del principio che è in te.
Soltanto se tu hai come
principio Dio, tu troverai la conferma in tutto, perché tutto glorifica Dio ma
se tu hai altri principi tu passerai di tenebra in tenebra.
In un primo tempo tu tenderai
a falsificare le cose per farle entrare nel tuo punto di riferimento, le vuoi
fare entrare per forza tagliandole o modificandole.
Però a un certo momento ti
accorgi che tutto ti contraddice.
Ma contraddicendoti ti fa
stare male, perché è la tua persona che sta male perché non riesce a stare in
pace.
Il demonio è caratterizzato
dal fatto che non ha un luogo di pace, perché è contraddetto in continuazione,
dentro se stesso è contraddetto.
Il che vuol dire che noi
stiamo bene là, dove non siamo contraddetti.
Ma tu non sei contraddetto
se tutte le cose le raccogli e le vedi in Dio.
Dio è il Principio che non
sarà mai contraddetto ma, se hai un altro principio necessariamente tu vai
incontro alla contraddizione.
H.: Il non
capirci tra di noi è perché abbiamo dei principi diversi e di conseguenza
logiche diverse.
Luigi: Se
al centro di una logica c'è un punto fisso di riferimento, tu non puoi fare
entrare la tua logica in un'altra logica, è assurdo.
L'altro ti starà ad ascoltare
ma dentro di sé non riceve assolutamente niente.
Si comunica là, dove c'è un
unico punto fisso di riferimento comune.
Ecco perché là, dove c'è
Dio in comune c'è perfetta comunicabilità ma là, dove non c'è Dio in comune, si
va verso la totale incomunicabilità.
H.: Quindi il
punto di vista di Dio non si può imporre agli altri.
Luigi: Certo
che no, la verità si propone.
Il giorno in cui si imporrà
ti mette fuori.
Tu devi preoccuparti solo
di entrare, sforzati tu di entrare, non ti devi preoccupare degli altri.
"Sanno tanti quelli
che si salvano? Sforzatevi voi di entrare".
I.: Credevo
che offrire la sua vita fosse nel sacrificio della croce e allora mi chiedevo
come il Padre ha amato prima il Figlio e invece è nella sua voce per noi che
offre la sua vita.
Luigi: Sì
ma anche lì è tutto da vedere, che connessione, che rapporto c'è tra l'offerta
della vita e l'amore?
I.:Come poteva
Maria essere nella logica umana, lei che ha creduto che la sua gravidanza fosse
tutta nella logica divina?
Luigi: Vedi,
Maria è stata salvata dal Figlio con la morte del Cristo in croce.
I.: Non prima?
Luigi: Maria
è stata fatta prima per noi, mica per sé.
Ed è stata salvata dalla
perdita del Figlio.
C'era un legame ed era il
legame della madre con il Figlio.
È Cristo che ha salvato sua
madre, non è la Madre che ha salvato suo Figlio.
M.: Stasera il
Signore mi ha fatto vedere un'analogia...
Luigi: Stasera
siamo passati dalla analogia alla logica, se fai attenzione.
N.: È
importante avere come punto fisso di riferimento Dio, perché allora lì si può
giustificare tutto e c'è la luce
Luigi: Siccome
noi abbiamo la passione dell'Assoluto, là dove non possiamo giustificare la
realtà dobbiamo alterarla, per questo l'uomo è Principio di menzogna, pur di
giustificare le cose.
Per forza siamo menzogneri.
È la passione d'Assoluto
che ci fa diventare menzogneri.
L'uomo è menzognero per
natura, se segue la natura diventa menzognero.
Ma come mai nel Regno di
Dio c'è la menzogna?
È proprio per questo.
N.: Non è
importante fare, importante è capire.
Luigi: La
realtà è già fatta, è Dio che la fa.
N.: Anche i
miei sbagli devo capirli, non devo piangerci sopra perché è Dio che me li ha
fatti fare.
Luigi: Certo.
N.: Gesù dice
agli apostoli: "Viene l'ora in cui voi vi disperderete e mi lascerete
solo, però Io non sono solo perché il Padre è sempre con Me", loro erano
uniti e Lui predice che loro si sarebbero dispersi ognuno per conto loro.
Ma se si
disperdono che tipo di pecore sono e che tipo di gregge è?
Luigi: Perché
loro credevano di vedere chiaro mentre non c'era chiarezza in loro.
Gli dicevano: "Ora Tu
parli chiaro ma loro non capivano niente"
N.: Ma questo
disperderete?
Luigi: "Fintanto
che Io ero con loro li custodivo nel tuo nome", poi quando se ne va:
"Il pastore viene percosso e le pecore vengono disperse".
N.: Ma Gesù
quando li affida al Padre dice: "Erano tuoi e Tu li hai dati a Me e Io li
ho custoditi nel tuo nome" e invece c'è ancora questo passaggio obbligato?
Luigi: Certo.
P.: Gesù ci
introduce in un campo nuovo, quello della ricerca delle giustificazioni.
Luigi: Campo
di rapporti quindi, lo Spirito Santo è un rapporto.
P.: Non basta
conoscere il Padre, bisogna conoscere anche il Figlio, perché non mi basta
sapere che le cose mi vengono dal Creatore ma devo capire qual'è il motivo,
l'intenzione che c'è nella creazione e l'intenzione è il Figlio, il Verbo.
Luigi: Poi
bisogna giustificare questo Verbo nel Padre.
P.: E questo è
lo Spirito Santo che è Spirito di giustificazione. Ci fa intuire tutta un'altra
logica nel vedere e valutare le cose.
Luigi: L'hai
vista la voce del Padre?
P.: Dio
Creatore.
Luigi: L'hai
vista la voce del Figlio? La riconosci la voce dello Spirito Santo?
P.:Mi sembra
di intuirla.
Luigi: La
capisci la differenza tra uno e l'altro?
P.: Certo e
questa voce distingue le persone.
Mi ha colpito
la frase che l'amore richiede una giustificazione mentre la verità si
giustifica di per sé.
Luigi: Perché
la verità è il Padre.
È difficilissimo
conoscerla, però non la puoi smentire.
La caratteristica della
verità è quella.
P.: L'amore
richiede una giustificazione.
Luigi: Tutto
richiede una giustificazione.
Persino il Figlio va
giustificato ed è lo Spirito Santo che lo giustifica.
P.: Ma allora
dobbiamo chiederci cos'è questo amore, magari io intendo una cosa e l'altro un
altra.
Luigi: Certo
è logico ma, il significato di ogni cosa e di ogni parola va cercato in Dio,
perché soltanto in Dio si unifica e quindi la cosa diventa univoca, altrimenti le
parole sono equivoche, ambigue.
P.:Tutto è già
giustificato perché tutto è fatto in un pensiero, manca solo il mio entrare, il
mio capire. Quindi questo è un campo, un impegno enorme che Dio ci apre davanti
a noi. Un impegno a rapportare tutto a questo punto fisso di riferimento. Ogni
cosa deve trovare la sua giustificazione nello Spirito Santo, in questo
rapporto e Figlio.
Luigi: Infatti
dice: "Lo Spirito Santo venendo vi farà capire tutte le cose che vi ho
detto".
Quindi il Verbo annuncia,
dice le cose ma lo Spirito Santo le fa capire.
Lo Spirito Santo allora è
Spirito di giustificazione.
È stato detto anche che è
Spirito d'amore.
P.: Allora
posso identificare la giustificazione con l'amore?
Per questo il
Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.
Gv 10 Vs 17 Secondo tema.
Titolo: L'amore
del Padre.
Argomenti: Vivere
& convivere con una presenza. Amore
e logica. Logica divina e logiche umane.
La
menzogna e l'incomunicabilità. L'amore
umano e l'amore divino. Dio è amore. L'amore
di Dio è comprensione. Dio non
comprende la menzogna.
17-18/Febbraio/1991 Casa di
preghiera Fossano.
Qui Gesù dice: "Il
Padre mio mi ama, a motivo che Io offro la mia vita e la riprendo di
nuovo".
Abbiamo accennato che Gesù
qui nel suo dire inaugura un argomento nuovo, l'argomento della giustificazione
delle cose.
È un annuncio, infatti noi
non vediamo palesemente questa giustificazione: "Il Padre mio mi ama a
motivo di-", quale rapporto ci sia tra l'amore del Padre e il fatto che il
Figlio offra la sua vita a noi sfugge.
Eppure se lo annuncia, lo annuncia
perché noi ci impegniamo a capire quello che Lui ci annuncia.
Tutte le cose Dio parla e
opera per condurci a capire, non per metterci di fronte al mistero o per
immergerci nella notte.
Dio è luce e tutti i suoi
figli partecipano di questa luce.
Lui stesso vuole che si
giunga a questa luce, perché la salvezza degli uomini sta nel conoscere la
verità, quindi sta nell'entrare nella luce.
Però in questa luce non si
entra senza di noi.
Le giustificazioni ci
vengono annunciate, però non sono evidenti e non possono essere evidenti senza
di noi.
Quindi ci traccia la strada
per arrivare alla giustificazione, alla ragione.
Però è necessario da parte nostra l'impegno per capire.
Noi ci siamo chiesti quale
rapporto ci fosse tra la conclusione cui Gesù era giunto con la sua
conversazione e questo nuovo argomento.
La conclusione era stata
che ci aveva rivelato il senso, il fine di tutte le cose: "Affinché ci sia
un solo gregge e un solo pastore".
Dio opera tutto per
ricondurre ogni cosa in una unità, e Gesù poi dopo nell'ultima preghiera ci
dirà: "Affinché siano tutti una cosa sola".
La meta e la conclusione di
tutto l'operare di Dio è questo formare questa unità.
Però di fronte alla
presentazione dell'unità il problema è come fare.
Il rapporto tra la
conclusione, la meta presentata e la realizzazione di questa meta è come fare
per poter restare in questa meta, ci viene annunciato in questo versetto.
Noi abbiamo visto che ogni
cosa ha la sua voce.
Tutto è voce di Dio.
E la voce ha la funzione di
convocare a una presenza.
Ed essendo tutto voce di
Dio, Dio opera attraverso tutto per convocarci alla sua presenza.
Quando ci viene presentata
una presenza ci viene offerto un motivo di vita.
Abbiamo detto molte volte
che noi viviamo di presenza.
L'assenza per noi è
esperienza di morte.
La presenza invece è vita.
Noi riceviamo vita da ciò
che abbiamo presente.
Tant'è vero che noi siamo
fatti in coppia, siamo fatti dalla presenza dell'Assoluto, del "Tu"
di Dio.
E noi viviamo in nome di
questa presenza.
Però quando si parla di presenza,
la grande difficoltà per noi, è quella di imparare a convivere con una
presenza, è restare con una presenza.
La grande difficoltà è
questa, perché non si può restare con Colui che è il Principio di noi e che è
il Principio di tutte le cose senza riferire tutto a Lui.
È sufficiente che noi non
riferiamo qualcosa di noi a questo essere presente che immediatamente noi
perdiamo il contatto e noi perdiamo la presenza.
Non si può restare alla
presenza di uno, senza riferire tutto a quest'uno.
Perché la persona è una
unità universale e non si può restare con colui che è una unità universale se
non riferendo e riportando tutte le cose a Lui.
Il riportare, il rapportare
le cose a un punto fisso fa parte della logica.
La logica è la sintesi dei
rapporti.
Appunto avendo considerato
la logica la volta scorsa, adesso ci si apre ad intendere questa
giustificazione, questo rapporto che Gesù qui dichiara: "Il Padre mio mi
ama a motivo del mio offrire la mia vita".
Perché lo scopo è questo:
arrivare a capire la ragione, la giustificazione che qui Gesù annuncia, che il
Figlio di Dio ci presenta.
La logica è la scienza dei
rapporti.
Il rapportare è la
condizione per restare con la presenza di uno, perché basta non riportare, non
riferire qualche cosa a quest'uno per perderne immediatamente la presenza.
La presenza per noi è
motivo di vita e quindi il non riportare qualcosa a Dio, vuol dire seminare già
in noi un Principio di morte, un Principio di separazione da Dio.
Il restare con una persona,
non è effetto di volontà.
Non basta dire: "Io
voglio restare con quella persona".
Noi possiamo essere a
contatto fisicamente con una persona ma essere immensamente lontani da quella
persona.
La vita sta nella presenza,
nell'avere la possibilità di permanere nella presenza.
La vita sta nel poter
restare con una presenza.
Il problema del restare è
il problema dell'amore.
Amare vuol dire restare con
una presenza.
Però il restare non è un
problema di volontà ma è un problema di logica.
Sembra strano riportare l'amore
alla logica.
Ma dobbiamo affrontare
questo.
Il restare è un problema di
riferire e riportare tutto in un punto e quindi di vedere tutto
giustificato in quel punto.
Ciò che noi non riportiamo
ci costringe ad allontanarci, pur con tutti gli sforzi della nostra volontà.
Abbiamo accennato che, come
la vita biologica è assimilazione di ogni cosa in un unico organismo (tutto è
segno), così lo spirito vive di logica, vive di rapporto, di
assimilazione, di unificazione, di raccoglimento.
E soltanto raccogliendo
tutto in un unico essere che il nostro spirito vive, come la pianta vive in
quanto assimila tutto a sé.
Questo assimilare, nel
campo dello spirito è fare dei rapporti.
La scienza dei rapporti è
la logica e il fondamento per poter restare con uno e quindi entrare nell'amore
è rapportare tutto a quell'uno, ecco che il problema è fondato su questo
imparare a fare i rapporti.
A conoscere questa logica,
questa logica che è poi il parlare del Figlio di Dio.
Perché il Figlio di Dio è
logos e logica viene da logos.
Quindi la logica è il
parlare del Figlio.
Il parlare del Figlio non
fa altro che riportare e raccogliere tutto al Padre.
Ed è per questo che resta
sempre nel Padre.
"Il Padre non mi
lascia mai solo, perché Io faccio sempre ciò che piace a Lui".
Essendo il Padre il
Principio, la condizione per poter restare è cercare di piacere in tutto al
Padre, quindi riportare tutto al Padre.
Quando abbiamo accennato
alla logica abbiamo fatto il raffronto tra le logiche umane e la logica divina.
Abbiamo visto che ci sono
tante logiche umane.
E ci sono tante logiche,
proprio per il fatto che l'uomo non è obbligato a riferire tutte le cose a Dio.
Presso Dio c'è la libertà,
i figli di Dio sono liberi.
Il che vuol dire che non
sono delle rotelle di una macchina che automaticamente riportano tutto a Dio.
Tutte le cose, le parole e
gli annunci automaticamente arrivano all'uomo per opera di Dio, ma non
ritornano a Dio senza l'uomo.
Proprio in quanto si dice
che non ritornano a Dio senza l'uomo, già questo ci fa pensare che è possibile
che tutte le cose che arrivano a noi da Dio, non siano riportate a Dio da noi.
È possibile.
Ed è proprio per questa
possibilità che in noi si formano due logiche.
La logica umana e la logica
divina abbiamo detto.
Però la logica umana non è una
sola.
Anzi abbiamo accennato al
fatto che ogni uomo ha una sua logica, come mai?
Nel Regno di Dio in cui
tutto è raccolto nell'unità e tutto è espressione dell'unità, a un certo punto
si verifica questa stranezza: la molteplicità.
Addirittura una molteplicità
di verbi, di parlare, di intenzioni e di logica.
Si arriva addirittura al
punto in cui ogni uomo ha una sua logica.
Logica vuol dire rapportare
e rapportare vuol dire riferire ogni cosa a un punto fisso di riferimento.
E quando noi non riportiamo
le cose a Dio (questo non avviene senza di noi, quindi può non avvenire),
siccome abbiamo la passione dell'Assoluto, noi necessariamente eleggiamo come
punto fisso di riferimento altro da Dio e il primo che bussa alla nostra porta
è il sentimento, l'apparenza, è quello che noi vediamo e tocchiamo, è quello
che esperimentiamo.
E questo per noi diventa il
punto fisso di riferimento.
Cioè quando noi non
riportiamo ogni cosa a Dio, non entriamo quindi nella logica divina, perché la
logica divina ha come punto di riferimento Dio, Principio di ogni cosa,
automaticamente noi eleggiamo come punto fisso di riferimento altro da Dio.
Altro da Dio, nel pensiero
del nostro io è ciò che noi esperimentiamo, ciò che noi vediamo, ciò che noi
tocchiamo.
E qui si formano diverse
logiche, perché ogni uomo ha una sua logica abbiamo detto.
L'uomo ha come logica
quelle esperienze che ha fatto, quelle cose che ha costatato, quelle cose che
ha visto.
E l'uomo parlando non fa
altro che riferire tutto a quelle cose.
La logica di ognuno non è
altro che la predicazione di una sua verità, di un suo vero, di una
cosa che lui ritiene vera.
Ed è qui che abbiamo detto
che nasce la menzogna e l'incomunicabilità.
Nasce la menzogna perché rapportando
ogni cosa a ciò che non è Dio, l'uomo deve alterare le cose per giustificarle
in quella cosa che non è Dio, essendo Dio l'unica causa in cui tutto trova la
sua giustificazione.
Per cui l'uomo per
sostenere il suo parlare deve alterare le cose e così nasce la menzogna.
L'uomo deve poter
giustificare a qualunque costo, in modo da poter dire: "Io ho
ragione".
E nasce anche la
incomunicabilità, perché abbiamo detto che il principio di comunicazione nel
parlare è il punto di riferimento comune.
E quando due esseri hanno
punti di riferimento diversi c'è incomunicabilità.
Siccome ogni uomo si trova
in un ambiente diverso dall'altro (questo caratterizza l'esistenza di ognuno)
ecco che il punto di riferimento di ognuno è diverso dall'altro, quando non si ha
Dio come punto fisso di riferimento.
Ed essendo quindi diversi i
punti fissi di riferimento, come conseguenza ne deriva l'incomunicabilità.
Gli uomini parlano ma non
si intendono.
Perché ognuno parla secondo
il punto di riferimento che ha.
Predica questo ma chi
ascolta ascolta intende nel suo punto di riferimento.
E quindi fraintende il
parlare dell'altro perché lo filtra nella sua intenzione, nell'intenzione di
ciò che lui ha presente.
Questo ci fa capire come
soltanto in Dio e da Dio è possibile la vera comunicazione anche fra le
creature.
Questo è il fondamento per
capire l'amore.
Perché l'argomento di oggi
è l'amore: "Il Padre mio mi ama".
Dobbiamo chiederci se Dio
ama veramente.
Apparentemente quello che
scandalizza gli uomini circa l'amore di Dio è proprio la presenza del male, la
morte sopratutto.
E poi tutte le disgrazie, i
terremoti, le guerre.
Questo è quello che mette
in crisi l'uomo nei riguardi dell'amore di Dio.
E conduce l'uomo a dubitare
di Dio e dell'amore di Dio.
E questo perché l'uomo non
ha capito cos'è l'amore di Dio.
Tenere presenti queste due
logiche, la logica divina e la logica umana è quello che ci apre a capire anche
l'amore.
Perché anche nell'amore ci
sono, per l'uomo due concetti molto diversi.
Come nel campo della logica
due sono i concetti così anche nell'amore che non è altro che espressione della
logica.
Se abbiamo detto che la
logica è la scienza dei rapporti e che l'amore è restare con una presenza e che
condizione per restare con una presenza è rapportare, è riferire tutto a quella
presenza, noi capiamo che l'amore appartiene al campo della logica.
Se nella vita dell'uomo ci
sono due logiche possibili, evidentemente se l'amore appartiene al campo della
logica ci sono anche due amori.
Soltanto la logica divina ci
dà la possibilità di restare nella verità e ci dà la possibilità della
comunicazione di questa verità.
L'altra logica o le altre
logiche invece ci impediscono di restare nella verità.
Questo ci fa capire che per
restare nella verità, bisogna che il punto fisso di riferimento per la nostra
logica (personale di ognuno di noi) coincida con il vero punto fisso di
riferimento che c'è in tutta l'opera di Dio.
Punto fisso di riferimento
è Dio Creatore di tutte le cose.
Questo è il Principio di
tutte le cose.
Ed essendo Lui il Principio
deve essere il punto di riferimento.
Allora noi abbiamo una
logica divina solo in quanto abbiamo Dio come punto fisso di riferimento e qui
siamo nella verità.
Questo ci apre
all'argomento dell'amore, poiché c'è una logica che dà luogo a un amore e c'è
un altra logica che dà luogo a un altro amore.
L'amore visto sotto la
logica umana è quell'amore che deriva dai nostri sentimenti.
L'amore visto invece sotto
la logica divina è l'amore che deriva dalla realtà di Dio, dal punto fisso di
riferimento Dio.
Come la logica umana è
fondata su quello che noi esperimentiamo e sentiamo e vediamo, così anche
l'amore umano è fondato sui nostri sentimenti, cioè su quello che noi vediamo e
tocchiamo ed esperimentiamo.
Quello che noi vediamo,
tocchiamo ed esperimentiamo si trasforma in noi in desiderio, poiché tutto ciò
che noi vediamo tocchiamo e esperimentiamo è soggetto a mutamento, è soggetto
al tempo, infatti non è la realtà.
Noi non vediamo e non
esperimentiamo la Realtà assoluta.
Noi vediamo, tocchiamo e
esperimentiamo la realtà relativa, il mondo dei segni, delle opere di Dio.
Noi vediamo ed
esperimentiamo la realtà relativa, cioè il mondo dei segni, delle opere di Dio,
i segni con cui Dio si annuncia a noi ma i segni di Dio non sono Dio.
Ora siccome tutto questo
mondo dei segni di Dio è soggetto a mutamento ecco che provoca in noi (per la
passione d'Assoluto che portiamo) il desiderio.
Il desiderio di che cosa?
Il desiderio di avere
sempre quel segno quella realtà, quella creatura che ha provocato in noi un
sentimento di piacere, di vita, di gioia.
L'uomo qui diventa
desiderio di un segno.
Il segno è soggetto a
mutamento.
Ne deriva che noi chiamiamo
amore quel rapporto che passa tra il nostro desiderio e la realtà che lo
soddisfa.
Questo è l'amore visto
sotto il punto di vista umano.
Sotto la logica umana.
L'amore umano è il rapporto
che passa tra il nostro desiderio e la realtà che lo soddisfa.
Ma il punto fisso di
riferimento per noi è il desiderio.
Il che vuol dire che
l'amore umano è determinato non da una realtà ma è determinato dal desiderio.
È il desiderio che
determina l'amore umano e che ci unisce a una persona o a un oggetto che
diventa amore in quanto vediamo in esso o essa la soddisfazione di un nostro
desiderio, la risposta a un nostro desiderio.
Qui non siamo nel campo
della verità, qui siamo nel campo delle logiche umane.
Poiché nella realtà il
nostro desiderio, non deve essere determinante il nostro amore.
Ma il nostro desiderio nella
verità, deve essere un effetto, quindi una conseguenza della realtà.
Non deve essere la realtà
una conseguenza del desiderio.
Deve essere il desiderio
una conseguenza della realtà.
Per cui anche qui noi troviamo
due amori, l'amore umano e l'amore divino.
L'amore umano è quello che
viene determinato da ciò che noi desideriamo.
Per cui incontrare ciò che
realizza il nostro desiderio forma blocco che è poi la legge della verità,
perché è la legge con cui noi restiamo uniti a ciò che giustifica una nostra
passione.
Effetto e causa.
E questo ci isola
completamente da Dio.
Ci fa diventare
appassionati di quella cosa che non è Dio.
Non è Dio perché è effetto
del nostro desiderio e Dio non può essere effetto del nostro desiderio.
Dio è trascendente tutti i
nostri desideri, Dio supera tutto di noi.
Quando noi stabiliamo una
situazione di blocco, per effetto della legge della verità (passione
d'Assoluto), noi restiamo legati al rapporto causa-effetto e non possiamo uscirne.
Noi veniamo a creare qui un
corpo estraneo nel regno della verità, nel Regno di Dio.
Restiamo isolati da Dio.
Si entra nel vero amore,
l'amore divino solo in quanto il nostro desiderio è conseguenza della realtà,
non è produttore della realtà.
Non è determinante la
realtà o determinante il legame con una realtà.
Ma deve essere una
conseguenza della realtà.
Siamo nella logica divina.
La logica divina ha come
punto fisso di riferimento Dio.
Anche l'amore divino ha
come punto fisso di riferimento Dio.
Dio è il Principio di tutto
e deve essere anche il principio del nostro desiderio e così diventa principio
anche del nostro amore.
Solo lì noi siamo nella
realtà.
Quello che crea il legame,
non è più il desiderio che trova una realtà bensì la Realtà che produce un
desiderio.
Cioè il nostro desiderio
deve essere una conseguenza di quello che Dio è.
Soltanto se in noi il
desiderio nasce in noi da ciò che Dio è, qui si stabilisce un rapporto che è
amore, un rapporto tra causa ed effetto, diverso dall'altro amore.
Nell'amore divino abbiamo
il desiderio che è una conseguenza della realtà di Dio.
Dio è il Principio,
conseguenza di Dio in noi si forma il desiderio di permanere, di restare con
Dio.
Qui Dio non è una
conseguenza del desiderio ma il nostro desiderio è una conseguenza di Dio.
Allora qui abbiamo un
legame d'amore che però è anche legame di verità, un legame indissolubile,
perché i legami di verità sono legami di Assoluto, però siamo nel campo della
verità.
Qui abbiamo causa ed
effetto che coincidono con Causa ed effetto.
Dio è il Principio, il
nostro desiderio è conseguenza di questo Principio.
A questo punto noi capiamo
che l'amore sta nel capire, sta nella comprensione.
Noi ci chiediamo se Dio
veramente ama.
La scrittura ci dichiara apertamente
che Dio è amore.
Ma anche queste sono quelle
affermazioni che noi stentiamo a capire.
Sì, l'affermazione c'è, Dio
è amore e noi siamo tenuti a rispettare anche quelle parole che non capiamo,
certo.
Ma siamo tenuti ad
impegnarci a capirle, poiché se Dio parla, parla per farsi capire.
E se Dio annuncia:
"Dio è amore" vuole che noi capiamo cosa vuol dire questo.
Ma come possiamo noi capire
che Dio è amore e chi ci assicura che Dio è amore?
La Parola di Dio ce lo
annuncia però abbiamo tali e tante testimonianze attorno noi e in noi che ci
portano seriamente a dubitare che Dio sia amore.
E ci faranno dubitare fino
a quando non giungeremo a capire personalmente, realmente che Dio è amore.
Se non conosciamo Dio o se
noi riteniamo che l'amore di Dio sia amore umano, certamente noi non riusciremo
mai a capire come Dio sia amore.
Nella logica umana quello
che noi chiamiamo amore è la situazione di blocco tra il nostro desiderio e la
realtà che giustifica, che soddisfa questo desiderio.
Per cui nell'amore umano
noi troveremo sempre un essere che tende a strumentalizzare l'altro, che tende
a possedere l'altro.
Cioè che tende ad asservire
l'altro al suo desiderio.
Questo non è l'amore di
Dio.
Questo è l'amore nella
sfera dell'io.
Noi quando diciamo di amare
in realtà non amiamo mica o amiamo noi stessi.
E amiamo quella creatura,
quella realtà o quella cosa in cui riusciamo a proiettare noi stessi, a fare
noi stessi il centro di essa.
Vogliamo essere noi il
punto fisso di riferimento di ciò o chi diciamo di amare.
Noi chiamiamo amore
l'altro, quando l'altro guarda solo noi.
L'amore umano vuol dire
avere come punto fisso di riferimento il nostro desiderio, quindi il pensiero
del nostro io, noi riteniamo di capire un amore quando quell'amore pende e
dipende soltanto da noi.
Solo dal nostro io.
Il nostro io resta
soddisfatto poiché è diventato il centro.
Siamo nell'errore.
Siamo in una amore
sbagliato, poiché amare non vuol dire strumentalizzare l'altro, far servire
l'altro a noi, non vuol dire possedere l'altro.
L'amore è tutt'altra cosa.
Quindi fintanto che noi
cerchiamo di capire l'amore di Dio sotto questa luce umana, certamente noi non
troveremo che Dio è amore.
Quindi saremo sempre
carichi di dubbi e a un certo momento dovremo salutare da lontano Dio.
Perché l'amore di Dio non è
questo amore umano.
L'amore di Dio è un
derivato da Dio.
Da ciò che Dio è.
La verità non ha bisogno di
essere dimostrata ma l'amore ha bisogno di essere dimostrato.
Dio è il Principio di tutte
le cose.
Dio è il Creatore.
Dio è il Signore e Dio è
Colui che regna in tutto.
Essendo Lui il Principio di
tutte le cose ha in Sé la ragione di tutte le cose.
E avendo in Sé la ragione
di tutte le cose, Dio comprende tutto.
Dio non ha bisogno di far
servire gli altri.
Dio per esistere, per vivere,
per la sua gloria, non ha bisogno degli altri.
Noi sì per vivere abbiamo
bisogno degli altri.
Tanto che quando noi
diciamo di amare è perché abbiamo legato a noi una creatura che ci fa essere.
È perché abbiamo
strumentalizzato, asservito una creatura a noi.
E quindi abbiamo tutto
questo conflitto fra i sessi, la donna che cerca di far servire l'uomo a sé e
l'uomo che fa altrettanto con la donna.
E sbagliano entrambi.
Perché l'amore non è
questo.
Se veramente vogliamo
capire cosa è l'amore dobbiamo guardarlo da Dio e in Dio.
Dio ha in Sé la ragione di
tutto, quindi comprende tutto.
Quindi giustifica tutto.
L'amore di Dio è questa
comprensione.
Dobbiamo dire allora che il
vero amore non è strumentalizzare l'altro per com-prenderlo in noi, per
comprenderlo nel nostro desiderio.
In questo rapporto poco o
tanto noi mutiliamo l'altro.
Dio per comprendere le
creature non ha bisogno di mutilarle, non ha bisogno di farle servire a Sé per
comprenderle.
Lui stesso è il Principio
di tutto.
L'amore quello vero è quello
che si trova e si conosce solo in Dio e da Dio.
In Dio e da Dio noi abbiamo
la comprensione.
La giustificazione delle
cose.
Dio essendo verità ha in Sé
la giustificazione di tutto e di tutti.
Questo è l'amore.
Questo è il rapporto che lega
Dio a tutte le sue opere.
Prima di tutto che lega Dio
a suo Figlio.
Il Figlio di Dio è legato a
Dio perché è compreso in Dio e visto da Dio e questo legame è lo Spirito Santo.
Ed è questo Spirito
che è lo Spirito Santo che lega tutte le opere di Dio a Dio, tutte le creature
a Dio.
Il vero amore è
comprensione.
Non è mutilare l'altro per
farlo entrare nel nostro desiderio, per aggiogarlo al nostro desiderio.
Ma è comprendere l'altro.
Cosa vuol dire?
Vuol dire giustificarlo, vuol
dire condurlo a vedere la presenza dell'essere che lo fa essere.
Abbiamo detto che nel
Pensiero di Dio tutte le cose sono già fatte.
Tutto è giustificato quindi
è compreso, nel Pensiero di Dio.
Dio quindi è amore, in
realtà è amore, perché?
Perché è comprensione.
Presso Dio c'è
comprensione.
Dio comprende tutto e
tutti.
Non c'è nessuno che sia
scartato e sia ignorato.
L'unica cosa che viene
scartata è la menzogna.
Abbiamo visto cos'è la
menzogna.
La menzogna è fare come
nostro principio altro da Dio.
Ma allora siamo noi che ci
scartiamo da Dio, che ci separiamo da Dio.
Siamo noi che ci mettiamo
nell'impossibilità di essere compresi da Dio.
Dio non comprende la
menzogna.
Però Dio comprende il
menzognero.
Perché Dio ha dato all'uomo
la possibilità di essere menzognero.
Perché gli ha dato la
possibilità di essere persona.
Dio comprende tutto e tutti
e anche il menzognero.
Dio regna su tutto e tutti.
Però nel Pensiero di Dio
già tutto è fatto, noi entriamo nell'amore di Dio in un modo solo, capendo come
tutto è fatto nel Pensiero di Dio.
È soltanto da Dio e dal suo
Pensiero, soltanto conoscendo Dio ed il suo Pensiero che noi entriamo
nell'amore di Dio e partecipiamo dell'amore di Dio.
Soltanto capendo che
l'essere che è con noi in tutto è Dio, soltanto capendo questo noi entriamo
nell'amore di Dio.
Dio comprende tutto quindi
fa tutto in questo amore che è il suo stesso Pensiero, noi impariamo l'amore
soltanto da Dio.
Così come Dio ci insegna
veramente a pregare e a vivere, per cui noi impariamo veramente a pregare e a
vivere da Dio, così noi impariamo veramente ad amare da Dio.
Noi disimpariamo a vivere e
troviamo la nostra morte.
Noi disimpariamo a pregare,
perché solo da Dio impariamo veramente a pregare.
E così anche se noi non
guardiamo Dio, noi non possiamo imparare ad amare.
C'è un amore umano che ci
porta a morire molto lontano da Dio perché è una proiezione dei nostri
desideri, delle nostre passioni.
Il vero amore si impara
soltanto da Dio.
Soltanto da Dio che è
Principio di tutte le cose, quindi è il Padre che ama veramente e che insegna a
tutte le sue creature ad amare veramente.
A.: L'uomo è
una creatura essenzialmente logica, è costruita da Dio con la necessità di
collegare tutto a un punto di riferimento.
Questo punto
di riferimento può essere Dio e allora di qui si deduce tutta la logica
divina...
Luigi: Si
entra nella logica divina che è il logos.
A.: Secondo
la volontà creatrice di Dio e secondo la finalità di Dio.
Luigi: La
logica è predicazione di un Principio.
Il logos che è il Figlio di
Dio predica il Padre.
Il Figlio è una
predicazione universale del Padre.
Solo che noi essendo
persone possiamo predicare altro.
A.: Logos è
predicazione, la logica è un rapporto.
Luigi: Un
rapporto.
Il Figlio rapporta ogni
cosa al Principio.
Lui riporta sempre tutte le
cose in quel Principio lì e questo è amore.
A.: Se il
Principio non è il logos, è però qualcos'altro di umano e di qui nasce la
logica umana o i miliardi di logiche umane a seconda del Principio che l'uomo
pone come punto di riferimento.
Luigi: Ogni
uomo, volente o nolente è un predicatore.
L'uomo universalizza un suo
vero.
A.: Proprio
perché lo spirito umano è stato fatto così da Dio.
Luigi: Certo.
A.: Da questi
due tipi di logiche nascono due tipi di amore. L'amore umano e l'amore divino.
L'amore umano
naturalmente non si rifà a una realtà ma, si rifà a un desiderio di realtà che
è un rapporto fra ciò che desidera e la realtà che soddisfa questo desiderio.
Luigi: Quando
l'uomo trova la realtà che lo soddisfa, lì salta il blocco, il colpo di
fulmine.
E l'uomo resta bloccato e
non può farne a meno.
A.: L'oggetto
dell'amore dell'uomo è sempre una creazione del sentimento dell'uomo, una
proiezione del desiderio dell'uomo.
Luigi: È
sentimento, è un dato parziale.
A.: Soltanto
il desiderio che deriva dalla realtà con la erre maiuscola (Dio), soltanto
questo è amore vero.
Luigi: Si
ma qui abbiamo il desiderio che è una conseguenza della realtà, nell'amore
umano invece abbiamo il desiderio che è una premessa della realtà, che è
Principio della realtà.
A.:
L'idealismo in fondo è poi questo, è una creazione del pensiero umano.
Luigi: Proiettando
il mio desiderio su una creatura, sono io che idealizzo quella creatura e ne
divento schiavo.
Però siccome quella
creatura non rientra nel mio ideale perché rientra nell'ideale di Dio, allora
inizia la lotta per farla rientrare e questo lo chiamiamo amore.
A.: Non mi
accorgo che questa è una strumentalizzazione che io chiamo amore. È il massimo
di menzogna e d'inganno.
Luigi: Teniamo
bene presente che il nostro desiderio deve nascere dalla realtà assoluta, deve
nasce da Dio e allora abbiamo il vero amore, il desiderio non deve essere il
principio, la premessa all'amore.
Ecco per cui lo Spirito
Santo, che è Spirito d'amore procede dal Padre e dal Figlio.
Il Figlio che è desiderio,
pensiero, è Figlio del Padre e lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio
e lì siamo nella verità.
Tutti gli amori umani sono
fondati sul: "Mi piace, mi soddisfa, mi trovo bene", vedi che tutto è
in relazione a un desiderio?
E qui siamo completamente
sfasati.
B.: È un
argomento che brucia.
Luigi: Ha
già bruciato....
B.: No, no
brucia ancora. Ma se Dio non ha bisogno dell'uomo, perché ha creato l'uomo?
Luigi: Per
amore.
B.: E no!
Luigi: L'amore
non è un bisogno. Si ama veramente non quando io ho bisogno di una creatura ma,
quando non ho bisogno della creatura, lì veramente amo.
Fintanto che io ho bisogno
della creatura lì non ho mica il vero amore.
Io amo la creatura perché
la creatura mi serve e quello non è vero amore.
Noi proiettiamo il nostro
modo di amare su Dio e diciamo che Dio ci ama perché noi lo serviamo,
assolutamente no.
Dio non ha bisogno dei
nostri servizi, nel modo più assoluto.
Noi abbiamo bisogno di Dio.
B.: Ma non è
mica vero che ogni volta che amiamo una creatura la vogliamo sottomettere a
noi, magari vogliamo conoscerla...
Luigi: Se
noi non abbiamo Dio come Principio del nostro desiderio, noi stessi ci
carichiamo di menzogne, io strumentalizzo l'altro e lo amo perché è mio
"cliente", siamo come il negoziante che ama il cliente perché è
cliente del suo negozio.
B.: Non
riesco a capire il fatto che Dio ci crei per amore.
Luigi: Il
vero amore è là, dove non c'è bisogno dell'altro.
Il vero amore fa essere
l'altro ma non ha bisogno dell'altro per essere.
Dio non ha bisogno della
creatura, lì è veramente il segno dell'amore.
Noi siamo amati da Dio,
perché Dio non ha bisogno di noi.
Fintanto che io sono amato
da una creatura che ha bisogno di me, io dubito di quell'amore.
Non è vero amore.
Quindi certamente non c'è
un bisogno in Dio che ci costringe a crearci, noi tendiamo a fare entrare Dio
nei nostri schemi e siccome noi amiamo perché abbiamo un interesse,
cerchiamo anche l'interesse che Dio avrebbe nel crearci.
Non ci accorgiamo che
stiamo proiettando noi stessi su Dio.
Il problema non è fare Dio
a nostra immagine e somiglianza, il nostro problema è crescere a immagine e
somiglianza di Dio.
E quindi specchiarci in Dio
ed è lì che si impara veramente ad amare.
Il vero amore si impara
solo da Dio.
Non illudiamoci, non c'è
nessuna creatura che da sola possa entrare nel vero amore.
Noi possiamo apparire
umili, affettuosi e amorevoli ma noi siamo dei terribili egoisti.
Non siamo nell'amore,
l'amore vero si impara soltanto con Dio.
Ed è soltanto Dio che ce lo
insegna, perché quello è un amore libero.
C.: È Dio che
ci educa all'amore...
Luigi: Come
ci educa alla vita, alla preghiera così ci educa ad amare.
Ci educa a conoscerlo, Lui
è il Principio di tutto.
Noi facciamo un errore
grandissimo a non guardare Dio.
Lui è l'unico Maestro che
ci insegna veramente tutto: a vivere, a pregare, ad amare e a conoscerlo.
C.: Dire il
Padre mi ama è come dire il Padre si dona.
Luigi: Infatti
dona l'essere, il Padre comunica l'essere.
D.: Non
bisogna fare conto sull'amore umano perché più vado avanti e più mi rendo conto
che non esiste.
Luigi: Esiste
ma non è l'amore divino.
E.: E allora
quando è che noi possiamo dire di amare Dio?
Luigi: Lo
vedremo la prossima volta: soltanto quando vedremo come Dio ci ama.
Perché lo impariamo
soltanto da Dio, soltanto vedendo come Dio ci ama e per vedere come Dio ci ama
dobbiamo scoprirci amati da Dio: "Il Padre mi ama perché Io offro la mia
vita".
Noi dobbiamo rifiutarci di
vivere se non ci vediamo voluti da-.
D.: Uno meno
pensa a sé e più è vicino all'amore di Dio.
Luigi: No,
bisogna arrivare proprio a non pensare a noi stessi, Dio ci fa scoprire
addirittura che il nostro pensiero è suo Pensiero.
F.: Ma io non
posso annullarmi del tutto.
Luigi: Tu
non puoi annullarti, è Dio che lo può fare, sapendo che Dio è il Principio di
tutto, io non voglio essere il principio di nulla, nemmeno del mio pensiero e
allora entro.
G.: Quando il
Signore ci fa realizzare qualche nostro desiderio, lì siamo bloccati.
Luigi: Se
tu hai come punto fisso di riferimento il tuo desiderio, tu resti bloccata e
non puoi farne a meno e resti schiava, è finito.
Il cerchio si chiude, a
quel punto lì tu resti fuori dal Regno di Dio, un corpo estraneo.
Anche nel Regno di Dio c'è
l'azione di rigetto: "Non vi conosco".
Il nostro desiderio deve
essere sempre conseguenza di una realtà.
La realtà è quella che è e
io quindi desidero quello che è.
L'amore è un rapporto e lì
nasce questo rapporto vero.
Rapporto vero che è sempre
giustificato da Dio, é Dio stesso che si fa desiderare da me, per cui il mio
stesso desiderio non parte da me.
Quando tu parti dal tuo
desiderio, tu dici: "Io amo questa cosa, questo essere perché mi piace,
perché mi soddisfa".
Vedi che giustifichi il tuo
amore nel tuo io?
Ma nel tuo io tu non puoi
giustificare niente.
Il tuo io non giustifica
niente, non è un Principio di giustificazione il nostro io.
Il nostro io è un effetto
che riceve effetti ma non è Principio di giustificazione.
Quindi, quando noi
giustifichiamo, noi non giustifichiamo assolutamente niente: "Perché ami
quello? Perché quello mi piace" è finito.
Io sono schiavo, non posso
mica farne a meno, perché sono partito dal mio desiderio ma non giustifico nulla.
Il mio desiderio si blocca
con quella realtà che lo soddisfa ed è finito.
Invece il mio desiderio non
deve essere una premessa, deve essere una conseguenza della Realtà, in modo da
poter dire che desidero quello perché la realtà è così, perché la realtà è
quella.
È il mio desiderio che va a
cercare la giustificazione di sé, non deve essere il mio desiderio che
giustifica la realtà.
Io stabilisco una
giustificazione fasulla quando dico: "Amo la tale cosa perché mi
piace", questo "mi piace" si sostiene sull'aria, non ha
giustificazioni.
Il mio desiderio deve
essere un effetto di quello che Dio è.
Hai capito?
G.: Si ma
dovrei conoscere cosa Dio è.
Luigi: Appunto,
il tuo desiderio deve nascere da Dio.
Noi restiamo nella realtà in
quanto Dio è il Principio del nostro desiderio.
Dio è il Principio.
Per questo dico che il
problema dell'amore è un problema di capire.
Tutto è già fatto, noi
siamo voluti da Dio, il difetto che è in noi è, che noi non capiamo questo o
viviamo senza capire questo, per questo non entriamo nell'amore di Dio.
Tu entri nell'amore in
quanto capisci questo, capisci il rapporto che passa tra Dio e te e ti vedi
pensata e ti vedi voluta da Dio.
Allora si che entri
nell'amore.
G.: Si
capisce come l'amore è una conseguenza della conoscenza.
Luigi: L'amore
è conoscenza.
Direi che l'amore non è
altro che permanere in quella realtà che Dio ti ha fatto arrivare.
È una permanenza nella
conoscenza, è un durare nella conoscenza.
L'amore è un durare.
H.: Se Dio ci
ha amati....
Luigi: Non
c'è il passato in Dio, Dio è il presente.
H.: Se Dio ti
ama, tu riesci ad amare tutto.
Luigi: Certo
perché sei carica dell'amore.
Noi creature possiamo amare
in quanto siamo amate.
Se abbiamo il nostro desiderio
come punto fisso di riferimento arriva certo un giorno in cui non ci sentiamo
più amati, a quel punto noi moriamo, noi non siamo più capaci né di pensare, né
di volere, né di vivere.
Non sopportiamo nemmeno più
la vita.
Perché tutta questa capacità
di pensare, di essere intelligenti, di volere, di vivere e di amare, è una
conseguenza dell'essere noi amati, pensati e voluti, noi siamo creature.
H.: Io qui ho
trovato molto amore....
Luigi: Ma
quello conta un cavolo di niente, io non centro proprio niente.
H.: Ma per me
centra, io avevo il bisogno di dire che qui ho trovato qualcosa...
Luigi: Ma
tu non hai mica trovato me, io non centro proprio niente, tu hai trovato degli
argomenti, perché io posso dirti che due più due fa cinque e tu ti metti a ridere.
H.: Chi è
amato da Dio, riesce a dare amore.
Luigi: Va
bene, ma è tutta opera di Dio, la creatura non fa niente.
I.: Se io non
riferisco qualcosa a questa presenza di Dio in me io semino la morte in me, tutto
quello che in passato non ho riportato a Dio bisogna anche riportarlo?
Luigi: Tutto
da recuperare, presso Dio è recuperabile tutto, dal primo giorno della
creazione: "Sia fatta la luce" alla legge, ai comandamenti, è tutto
da riportare.
Perché tutto è attuale, è
tutto da riportare a Dio per intenderlo da Dio e per intendere tutto quello che
Dio ha fatto per te, perché ogni cosa l'ha fatta per te.
Adamo non l'ha mica fatto
per Adamo, Adamo l'ha fatto per te e tutte le conseguenze di Adamo sono per te,
Giuda è per te e Cristo è per te ed è tutto da capire.
I.: Quindi
tutte queste presenze che portiamo in noi vanno tutte riportate a Dio.
Luigi: Sì
perché stanno piangendo dentro di noi, soffrono e piangono fintanto che tu non
le riporti a Dio.
Tutto l'universo e tutta la
creazione in noi sospira di essere portato a Dio.
Perché viene da Dio e deve
ritornare a Dio.
Soltanto che non ritorna a
Dio senza di noi.
Per cui questa sofferenza
dell'universo in noi si manifesta con tormenti, con tristezze, con noia o insopportabilità
ma è tutta una conseguenza del fatto che noi non abbiamo riportato a Dio tutte
le cose.
I.: Dobbiamo
dialogarle con Dio.
Luigi: Dialogarle
con Dio per vederle da Dio.
Per capire il significato
da Dio, per vedere il Pensiero di Dio.
I.: E quando
riesco a capire qualcosa trovo la pace.
Luigi: Infatti
la luce ti dà pace.
In noi c'è un incompiuto
che ci rende triste la vita, ma questo incompiuto è colpa nostra, perché tutte
le cose che arrivano a noi dicono a noi: "Noi siamo di Dio, non siamo tuoi",
noi ci mettiamo il timbro: "Questo è mio, questo è mio" e loro ci
dicono che non sono nostre: "Noi siamo di Dio, riportaci a Dio".
Tutte le creature
onestamente o non onestamente, anche se dicono: "Io sono tutto per
te" ti indicano Dio.
Perché quella creatura che
ti dice: "Io sono tutto per te", domani ti tradisce o ti delude o
muore.
La morte è anche una
delusione.
E noi dobbiamo riportarle a
Dio, altrimenti quello crea il nostro tormento.
Tutte le creature in noi,
se non vengono riportate a Dio, diventano corpi estranei che ci tormentano.
M.: Il
desiderio deve nascere dalla realtà.
Luigi: Dalla
realtà assoluta, dalla realtà maiuscola.
M.: Il
desiderio deve essere una conseguenza della realtà.
Luigi: Deve
essere una conseguenza, non deve essere una premessa.
Mentre invece nell'amore
umano il desiderio è la premessa.
Io sto sognando una donna
che soddisfi il mio desiderio e quando trovo una donna che soddisfa quel mio
desiderio dico che ha risposto al mio desidero ed è finito tutto. Così è il
matrimonio, lo dicono coloro che ne fanno esperienza tutti i giorni.
M.: Il
desiderio deve quindi essere espressione di quello che Dio è. L'espressione di
ciò che Dio è, è il Figlio.
Il Figlio quindi
è desiderio che è generazione nel Padre, il Padre genera il Figlio per quello
che il Padre è.
Questo
desiderio che deve nascere da quello che Dio è, in che modo subentra a questo
pensiero in me che è il pensiero dell'io?
Luigi: Noi
siamo chiamati come Maria a concepire il Figlio di Dio in noi.
Noi siamo chiamati a
concepire il Figlio di Dio, da Dio come Maria.
Maria insegna noi quello
che dobbiamo fare nella nostra anima.
Fintanto che non lo
concepisci il tuo desiderio non potrà mai nascere dalla Realtà.
M.: Perché
quando nasce è Figlio di Dio, non è più il pensiero del mio io.
Luigi: Certo.
N.: Ma se
tutti i desideri devono nascere da Dio, anche quelli fisiologici come mangiare
devono nascere da Dio?
Luigi: Tutto,
tutto.
O.: Se parto
da Dio, Lui mi insegna ad amare.
Luigi: Certamente.
Il vero amore si conosce
solo da Dio, in caso diverso il nostro amore è sempre interessato, ora, l'amore
vero è quello che non è interessato.
Qui abbiamo l'amore libero,
l'amore vero è quando è libero.
Allora ama disinteressatamente,
quando invece è interessato vuole strumentalizzare l'altro, poco o tanto lo
vuole strumentalizzare.
Poco o tanto vuole
strumentalizzarlo.
Soltanto Dio ci insegna il
vero amore e Gesù ci dice: "Siate perfetti come il Padre vostro che è nei
cieli, il quale fa splendere il suo sole suoi buoni e sui cattivi e fa scendere
la sua pioggia sui giusti e sugli ingiusti", ecco il disinteressato.
E Lui dice: "Siate
perfetti come il Padre", cioè imparate ad amare come il Padre.
Soltanto guardando il Padre
si impara veramente, altrimenti non si impara niente.
P.: Il
Signore ci raccoglie dalle nostre dispersioni, per capire che ci raccoglie
dobbiamo già essere in grado....
Luigi: Non
puoi capire assolutamente niente se non parti da Dio.
Il capire è luce.
Soltanto da Dio s'impara.
Per cui Dio è la prima cosa
da mettere.
Dio è la prima cosa da
mettere e l'ultima cosa cui bisogna arrivare.
Ma Dio è il Principio e Dio
è il fine.
Dobbiamo partire da Dio per
arrivare a Dio, è inutile partire da quello che dicono gli uomini per arrivare
a Dio.
Non si arriva a Dio dal
basso in alto.
Dio si trova soltanto
partendo dall'alto.
Cioè partendo da Dio.
È una cosa fondamentale:
Principio e fine.
Q.: Il tema
era l'amore del Padre?
Luigi: Certo.
Cos'è il vero amore e se Dio veramente ama.
Q.: Dobbiamo
avere questo Principio.
Luigi: Dio
è il Principio.
Dio è il Creatore, è Lui
stesso che lo afferma, quindi non possiamo ignorarlo.
Non siamo noi i creatori,
il nostro io non giustifica niente.
Per cui noi facciamo tutti
gli errori in quanto giustifichiamo qualcosa dicendo: "Questo mi
piace".
Lo giustifico nel mio io e
io sono completamente sfasato.
Non posso giustificare
niente nel mio piacere o dispiacere.
Io sono un effetto di tante
cose dell'opera di Dio.
L'io dell'uomo è stato
creato il sesto giorno, il che vuol dire che è tutto un effetto della creazione
di Dio.
Per cui noi non possiamo
giustificare niente.
Noi stessi, abbiamo bisogno
di essere giustificati.
Noi siamo un mistero a noi
stessi, siamo un abisso di tenebre, siamo una babilonia.
Noia abbiamo bisogno di
essere giustificati, e chi ci giustifica è soltanto Dio, per cui soltanto
guardando da Dio trovo la giustificazione di me, quando conosco me ma, sono un
beato illuso se parto da me per arrivare a Dio.
Q.: Dio è il
Principio e soltanto se il Principio è il mio Principio, il mio movente, qui...
Luigi: È
il Principio del tuo desiderare, Dio deve essere il Principio del tuo
desiderare se tu vuoi entrare nell'amore.
Q.: E in
questo Principio tutto è giustificato.
Luigi: Certo.
R.: L'amore è
ritrovarmi in colui che è, amato, compreso, giustificato come sono e come non
mi conoscevo prima.
La nostra
grande sofferenza, il senso della vita che non troviamo, il non significato
delle cose in fondo nasce dal non conoscerci.
Noi non
sappiamo chi siamo.
Luigi: Ma
noi non possiamo nel modo più assoluto conoscerci.
Il problema non è conoscere
l'uomo, il problema è dimenticare l'uomo.
Noi abbiamo bisogno di
dimenticarci, mica di conoscerci.
R.: Nella misura
in cui permango nella conoscenza di Dio conosco anche me. È una conseguenza, è
quello che mi è dato in sovrappiù.
S.: Si è detto
la volta scorsa che manca un anello per capire bene questa giustificazione.
Si entra nell'amore
di Dio, capendo come tutto è fatto nel Pensiero di Dio.
Capendo che
l'essere Dio è con noi e in noi.
Luigi: Sempre
e in tutto. Ma bisogna capirlo questo, capendolo tu entri nell'amore.
R.: Mi sembra
che sia l'anello di congiunzione questo.
Luigi: Lo
vedremo se Dio vuole.
R.: È proprio
questo offrire la vita e riprenderla è questo riportare a Dio...
Luigi: Qui
dice per "riprenderla" ma è più corretto dire "per riaverla
nuova"
R.: Per
riavere un io nuovo da Dio, questo concepimento di cui si parlava prima e
allora lì possiamo capire che il pensiero del nostro io è il suo Pensiero. È
una promessa, è una meta.
Luigi: Ma
se tu dici che il pensiero del tuo io è il Pensiero di Dio tu bestemmi.
Quello è l'io nuovo che
nasce da Dio ma se dici questo non da Dio, tu bestemmi e Dio ti fa capire che
stai bestemmiando.
R.: Finora
pensavo che l'io nuovo quando nascerà da Dio farà una cosa sola con il Pensiero
di Dio. E allora equivale a dire....
Luigi: È
la consumazione di tutto nell'unità: "Affinché siano tutti consumati
nell'unità".
R.: Però mi
sembra una cosa diversa dire che faremo una cosa sola con il Pensiero di Dio e
dire invece che il nostro nuovo io è il suo Pensiero o è la stessa cosa
sostanzialmente?
Luigi: È
la stessa cosa.
L'essere è uno solo e le
persone sono distinte.
Presso Dio, l'essere è
unico ma le persone sono distinte.
Anche con il Figlio, noi
facciamo una cosa sola, però le persone sono distinte.
R.: In Dio e
da Dio abbiamo la giustificazione di tutto. È il rapporto che lega Dio con
tutte le sue creature e prima di tutto con suo Figlio.
Luigi: Infatti
l'amore ti illumina, lo Spirito di verità ti conduce a vedere la verità in
tutto.
Tu illuminata ti senti
compresa.
Noi ci sentiamo non
compresi perché non ci sentiamo giustificati. Per quello ti libera dal peccato
e ti libera da tutto.
Dio comprende e ti illumina
tutto e ti libera da tutto.
R.: Ci porta
a scoprire che Dio manifesta Se Stesso in tutto proprio come Trinità.
Luigi: Si
rende presente, amare vuol poi dire rendersi presente.
R.: Noi siamo
fatti in coppia con Dio, proprio perché viviamo di presenza e quindi siamo
fatti di questa presenza del "Tu" di Dio.
Luigi: Però
questo lo capisci solo da Dio, altrimenti tu confonderai questa coppia con il
tuo io.
R.: Nel senso
che sono io che faccio, io che amo....
Luigi: Soltanto
partendo da Dio tu puoi capire che noi siamo fatti dal suo "Tu".
S.: Avendo
Dio come punto fisso di riferimento, riferendo tutto a Lui si resta nella sua
presenza.
Luigi: Anche
parlando di una persona, tu puoi stare con la presenza di una persona soltanto
se riferisci tutto a quella persona, basta che tu trattenga una cosa per te e
non la riferisca a quella persona che quello ti crea divisione.
T.: Il mio
desiderio deve nascere dalla realtà.
Luigi: Non
deve essere una premessa alla realtà.
Invece nell'amore umano, il
desiderio è una premessa.
Noi portiamo un desiderio,
quando questo desiderio trova la possibilità di realizzarsi c'è il blocco.
U.: L'amore
che mi viene da Dio mi porta ad amare anche il nemico.
Luigi: Si
perché ti fa vedere Dio in tutto. È Dio che mi dà la possibilità di amare tutto
e tutti.
Non sono io che amo, la
creatura non può amare, la creatura può soltanto essere un centro di egoismo.
Perché da sola non sta su.
Quando io non sto su, ho
bisogno di avere qualcosa che mi puntelli perché da solo non sto su.
V.: Dobbiamo
arrivare alla convinzione che Dio c'è e che opera tutto.
Luigi: Dio
parla con noi in tutto, perché Lui è il Creatore e pensa a noi.
Perché se Lui cessasse solo
un attimo di pensarci, noi cadremmo nel nulla.
È Lui che ci fa essere.
Lui è l'essere.
Noi siamo in quanto
partecipiamo.
Z.: L'amore è
un problema di logica.
Luigi: Noi
normalmente lo leghiamo al sentimento e siamo completamente fuori strada.
Z.: L'amore è
giustificazione e comprensione.
Luigi: Quindi
è conoscenza, tolta la conoscenza tu scadi nel sentimento che è proiezione del
tuo desiderio.
Z.: Da lì si
deduce come l'amore è uno solo, a volte si distingue fra amore per le creature
e amore per Dio ma in realtà sono la stessa cosa, perché è l'unico vero amore,
è l'amore che nasce da Dio a ci fa amare tutti, perché ci fa rapportare tutto a
Lui e quindi a guardare tutto da Lui.
Luigi: In
Dio tu ami veramente bene tutto e tutti.
Perché Dio comprende tutto
e tutti e non strumentalizza nessuno.
In Dio tu non vuoi mettere
il tuo timbro sulle cose, è lì la meraviglia.
Mentre invece nel pensiero
del nostro io la prima cosa che diciamo è: "Questo è mio, questo è
mio".
Y.: Per Dio non
ci sono nemici e anche per non dovrebbero esserci.
Luigi: Si,
tu ami Dio in quanto vedi l'opera di Dio e vedi anche nel tuo nemico l'opera di
Dio, la mano di Dio e anche il piede di Dio se uno ti pesta un piede, allora
ringrazi il Signore, perché attraverso quello ti dà una lezione e sei
riconoscente a Dio e al nemico.
Per questo il Padre mi ama: perché
io offro la mia vita,
per poi riprenderla di nuovo.
Gv 10 Vs 17 Terzo tema.
Titolo:
L'anello mancante.
Argomenti: Le tre logiche divine. Le due logiche e i due amori dell'uomo. Capire Dio. L'amore
divino. Amore
e giustificazione. Restare e amore.
Il
sacrificio di Abramo. Il
nuovo che viene da Dio. Condizione
per entrare nell'amore. L'amore
di Dio è lo Spirito Santo. Nel
dare c'è il pensiero.
24-25/Febbraio/1991 Casa di
preghiera Fossano.
Siamo arrivati all'ultima
parte di questo versetto, cioè alle parole di Gesù che dice:"Io offro la
mia vita per averla di nuovo.
Ci siamo chiesti fin
dall'inizio quale rapporto passasse tra la prima affermazione: "Per questo
il Padre mio mi ama" e la seconda con cui Dio vuole giustificare questo
amore: "A motivo che Io offro la mia vita".
Abbiamo detto che Gesù qui
inaugura un campo nuovo, una logica nuova.
La logica delle
giustificazione delle cose che Egli ha affermato e dichiarato.
Tre
possiamo dire che sono le grandi logiche che appartengono al campo del
divino.
Vedremo la logica
dell'antico testamento, abbiamo il campo della logica del Cristo e abbiamo il
campo della logica dello Spirito Santo.
Il campo della logica dell'antico testamento
è la logica della giustizia attraverso la quale Dio ci invita, ci propone di
mettere Lui al centro di tutto perché è giusto che Lui sia al centro di tutto,
perché Lui è il centro di tutto.
Bisogna che la nostra
giustizia coincida, collimi con il vero, con la verità.
Dio è il Creatore di tutto,
Dio è al di sopra di tutto, Dio va messo al centro di tutto.
Senza questa giustizia non
si può approdare alla logica del Cristo.
Logica con cui Egli ci annuncia
la verità.
Non si può arrivare ad
avere interesse per la verità se non si è fatta la giustizia essenziale
presentataci dall'antico testamento.
Perché se non si è fatta
quella giustizia, questo è segno che noi abbiamo come punto fisso di riferimento
della nostra vita valori diversi da Dio, altri fini, per cui siamo
completamente fuori da quello che è l'argomento della vita.
E poi abbiamo la logica
dello Spirito Santo.
E questa è la logica della
giustificazione di tutte le cose che ha detto il Cristo.
"Lo Spirito Santo non
vi dirà nulla di nuovo ma vi farà ricordare tutte le cose che v'ho detto e ve
le giustificherà, ve le farà capire".
Con queste parole Gesù qui
annuncia la logica dello Spirito Santo.
La logica delle
giustificazioni.
Però già ci siamo trovati
di fronte a due termini molto difficili per noi.
Perché non riusciamo a
vedere il nesso tra: "Il Padre mio mi ama a motivo che Io offro la mia
vita".
Il rapporto che passa tra
l'offerta della vita del Figlio e l'amore del Padre a noi sfugge.
Per questo l'argomento di
stasera l'abbiamo chiamato l'anello mancante.
L'anello che manca è un
annuncio e di fronte a un annuncio manca sempre qualche cosa.
Questo anello mancante è proprio
quella luce che mette in accordo la prima affermazione con la seconda e ce la
illumina.
Evidentemente c'è una
chiave che illumina le menti, che illumina le anime.
E fintanto che questa
chiave non si trova, le nostre anime, anche se sentono tante cose restano
all'oscuro.
Abbiamo detto che due sono
le grandi logiche nel campo dell'umano: c'è la logica umana e c'è la logica
divina.
La logica è la predicazione
di un vero, di un punto fisso di riferimento.
La logica umana ha come
punto fisso di riferimento i sentimenti, i dati all'uomo, ciò che l'uomo
esperimenta, ciò che l'uomo vede e tocca.
E qui abbiamo la logica
delle scienze, abbiamo la logica economica, la logica delle morali, la logica
sociale, sono tutte logiche umane.
E poi c'è la logica divina
e la logica divina è quella che ha come punto fisso di riferimento Dio
Creatore.
Da queste due logiche
derivano sue amori.
Così nella logica umana
abbiamo un amore umano.
L'amore umano è una
derivazione della logica umana, è cioè una derivazione del sentimento.
L'amore umano è il rapporto
che passa tra un sentimento, tra un desiderio della creatura e ciò in cui
si realizza questo desiderio.
Per cui abbiamo detto che
nell'amore umano la realizzazione (che forma il blocco d'amore con il
desiderio) dell'amore è una conseguenza del desiderio.
A seconda di ciò che l'uomo
sogna e desidera, poi si unisce a quella cosa, quell'oggetto, quella creatura
in cui trova la realizzazione del suo desiderio.
Ma come come punto fisso di
riferimento qui abbiamo il desiderio dell'uomo.
Ed abbiamo visto che è
sbagliato perché non è il nostro desiderio che deve determinate il nostro amore
e la realtà alla quale noi ci uniamo.
Perché nella verità il
desiderio deve essere una conseguenza della realtà, non deve essere l'elemento
determinante la realtà, altrimenti ci isola completamente da quello che è il
regno della verità, da quello che è il Regno di Dio e noi diventiamo dei corpi
estranei.
L'amore divino invece
deriva dalla logica divina e ha come punto fisso di riferimento Dio, la realtà
Dio, Dio Creatore.
Dio Creatore perché è Colui
che nessuno può ignorare, dal momento che non siamo noi i creatori.
E quindi il desiderio è una
conseguenza di questo, non è la premessa della realtà.
Nella logica divina il
desiderio deve essere una conseguenza della realtà: "Poiché Dio è questo,
io desidero e voglio questo" e in conseguenza scatta l'amore.
Il nostro desiderio deve
essere una conseguenza della realtà.
Tutto questo è stato
necessario premetterlo per poter giungere a capire questo anello mancante che
deve collegare queste due parti annunciate da Gesù.
Ma perché Gesù non ce lo
dice apertamente, Gesù parla a tutti ma non parla apertamente, parla in
parabole.
Ma perché?
Perché all'apertamente non
si arriva senza di noi.
Allora Gesù annuncia le
cose, annuncia anche il campo della logica e dello Spirito Santo ma non si
lascia intendere.
Perché?
Ma perché per intenderlo
abbiamo bisogno di arrivare allo Spirito Santo.
Quello ci farà capire
tutto.
Ma perché c'è bisogno dello
Spirito Santo e non ce lo dice apertamente?
Perché l'annuncio della
verità è dato a tutti, le parabole giungono a tutti, le Parole di Dio arrivano
a tutti, Dio è l'essere che nessuno può ignorare, conoscerlo è tutta un altra
cosa.
Capire è tutta un altra
cosa.
Sembra strano dire capire
Dio, ma questa parola non la dico mica da me, è Dio che vuole essere
conosciuto, è Dio che vuole essere capito ed è lì la meraviglia dell'amore: Dio
non vuole tenere nascosto nulla.
Tra l'annuncio di Dio, tra
la parabola di Dio, tra le Parole di Dio, tra ciò che noi non possiamo ignorare
di Dio e il capire Dio e il conoscere Dio sta tutta la nostra vita.
E se nella nostra vita noi
non abbiamo presente questi due grandi termini: ciò che arriva a noi e ciò che
non può arrivare a noi senza di noi, la nostra vita è tutta un fallimento, noi
toccheremo con mano il fallimento.
Perché la vita sta lì, la
vita vera sta nel conoscere Dio.
Soltanto che a questa
conoscenza di Dio non si arriva senza di noi.
Ma perché non si arriva
senza di noi?
Per il semplice fatto che
Dio si conosce soltanto per mezzo di Dio.
Solo per mezzo di Dio, Dio
è infinito e tutto ciò che è infinito non può passare al finito.
Però Dio non si nega, Dio
ci ha creati non per farci sospirare una cosa impossibile.
Dio ce la rende possibile,
vuole rendercela possibile.
Però la verità è una, Dio è
uno e ciò che è uno è infinito.
E ciò che è uno è eterno e
ciò che è uno è Assoluto.
È ciò che è uno è
trascendente tutto.
Dio è trascendente tutto.
E ciò che è trascendente tutto
non può dipendere da niente e da nessuno, non dipende dalla creatura.
Quindi non può dipendere
dal nostro volere, dal nostro desiderare, dal nostro pensare o dal nostro
criticare.
Dio si può conoscere e si
conosce solo per mezzo di Dio.
Noi non siamo Dio, però non
siamo negati e Dio non si nega a noi.
E allora ecco questa
necessità di questo passaggio, questo passaggio dal nostro finito all'infinito
di Dio.
Questo superamento di tutto
di noi.
Questo passare dal pensiero
del nostro mondo e delle nostre cose al Pensiero di Dio.
Ho detto pensiero, solo
pensiero.
Bisogna convincersi che a
un certo momento tutto il campo del sentimento, tutto il campo del mondo, tutto
il campo del sociale e del prossimo può essere una sollecitazione, può essere
un annuncio ma non ci farà mai conoscere Dio, nel modo più assoluto.
E se il nostro destino sta
nel conoscere Dio, certamente nella nostra vita c'è questo punto in cui noi
dobbiamo salutare tutto.
Salutare i nostri
sentimenti, salutare le nostre conoscenze, salutare il nostro mondo, salutare
tutto ciò che è finito, salutare tutte le nostre sicurezze, dobbiamo salutarle
tutte, tutte, parenti, conoscenti amici, nemici, tutto dobbiamo salutare.
Tutti i nostri problemi
vanno salutati, tutto.
Perché?
Perché bisogna imparare a
guardare dal punto di vista di Dio.
Abbiamo premesso a questo
argomento di oggi l'argomento dell'amore ed abbiamo detto che l'amore divino
che è fondato sulla logica divina non ha niente a che fare con l'amore umano
che è fondato sul sentimento e l'uomo ama per sentimento.
Dobbiamo incentrarci su
quello che è l'amore divino.
Dio si conosce soltanto per
mezzo di Dio
L'amore di Dio nasce da ciò
che Dio è.
L'amore di Dio è una
conseguenza della verità di Dio.
Ci siamo interrogati
domenica scorsa: "Dio veramente ama? Dio è amore?".
Qualcuno può presentare
anche Dio come una grande legge.
Dio è l'amore.
Perché?
Perché Dio è il Creatore di
tutte le cose ed essendo il Creatore, cioè il Principio di tutte le cose ha in
Sé la ragione di tutte le cose.
Comprende tutte le cose.
Abbiamo visto che l'amore
vero, non è quell'amore umano, sentimentale che consideriamo noi, in cui noi
amiamo le cose che hanno come punto fisso di riferimento il nostro io.
Noi amiamo tutte quelle
creature in cui troviamo l'esaltazione del pensiero del nostro io.
E questo non è amore ma
desiderio di possesso, è desiderio di affermare il pensiero del nostro io.
L'amore di Dio, l'amore
presso Dio è tutt'altra cosa.
L'amore non è
strumentalizzazione degli altri.
Dio non ha bisogno di strumentalizzare
gli altri
Dio non ha bisogno nemmeno
di strumentalizzare le creature.
Dio è trascendente ed
essendo trascendente da tutto e da tutti non ha bisogno delle creature.
Noi amiamo le creature
perché abbiamo bisogno delle creature.
Dio non ha bisogno delle
creature.
Dio è trascendente quindi è
perfettamente libero, non ha bisogno che noi lo glorifichiamo.
Non sa cosa farsene delle
nostre parole, dei nostri canti e delle nostre feste.
Siamo noi che per essere,
abbiamo bisogno di Lui, Lui è.
Noi non siamo.
Noi siamo solo nella misura
in cui partecipiamo di Dio, cioè nella misura in cui lo conosciamo.
Se l'amore vero è
comprensione dobbiamo chiederci come si fa a entrare in questo amore.
Comprendere vuol dire
giustificare.
E giustificare quello che noi
subiamo e non riusciamo a capire.
Noi siamo bombardati, tutta
la nostra vita è un sopportare cose che non riusciamo a giustificare.
Avvenimenti, fatti, cose
che avvengono in noi e che avvengono fuori di noi.
Pensieri che si accavallano
e che non riusciamo a comprendere, non riusciamo a giustificare.
E noi non ci rendiamo conto
che tutto questo, è bisogno di incontrare la comprensione di quelle cose che
portiamo in noi, non giustificate.
Tutti i dati che arrivano a
noi, noi li subiamo ma non li capiamo e stiamo invocando di capire.
Perché noi siamo fatti per
capire.
L'amore comprende l'amore
giustifica e questo è l'amore di Dio.
Perché tutte le cose sono
giustificate soltanto in Dio.
Quand'è che si può giustificare,
quand'è che si riesce a giustificare.
Cosa è che si richiede, che
cosa è necessario per avere questo amore?
Noi riusciamo a comprendere
e giustificare in quanto capiamo, in quanto conosciamo.
Ma cosa è necessario per
conoscere?
Per conoscere è necessario
avere presente il Principio delle cose.
Soltanto alla presenza del
Principio delle cose, noi abbiamo lì la ragione e la giustificazione delle
cose.
E fintanto che non vediamo
il Principio delle cose che portiamo in noi e che sono tutte effetto di una
causa, noi non riusciamo a capire, non riusciamo a comprendere, non entriamo
nell'amore.
Il Principio ci è
annunciato, nessuno di noi lo può ignorare, nessuno di noi è il principio delle
cose, nessuno di noi è il principio di se stesso.
Ecco per cui noi ci
ignoriamo e per quanto scaviamo non riusciamo a conoscerci.
Non riusciremo mai a
conoscerci, perché noi non siamo il principio di noi.
Soltanto se noi fossimo il
principio di noi stessi noi ci conosceremmo ma noi non ci conosciamo.
Il nostro Principio è
altrove, un Altro ci ha voluti.
C'è un Altro che ci ha dato
la vita, c'è un Altro che ci ha dato l'esistenza.
Il Principio è annunciato:
Dio Creatore.
Soltanto contemplando nel
Principio, vedendo le cose dal Principio, solo lì noi abbiamo la possibilità e
la capacità di entrare nel vero amore e di scoprire anche il vero amore, di
scoprire cioè di essere amati.
Ma cosa vuol dire questo
riportare tutte le cose al Principio?
Il Principio ci è dato, ci
è annunciato: "In Principio era il Verbo", sono passati secoli e
secoli, migliaia di anni, nella nostra vita personale da questo Principio.
Noi viviamo in una grande
confusione, sopratutto di pensieri, di argomenti.
Altro che Principio, noi
l'abbiamo dimenticato lontano questo Principio.
E non riusciamo più a
collegare le cose con questo Principio, infatti non siamo più capaci a pensare.
Quanto volte ci chiediamo
cosa vuol dire pensare, cosa vuol dire il pensiero?
Se c'è qualcosa nell'uomo
che lo distingue dall'animale è il pensare.
E noi ci troviamo con uomini
e con donne che a un certo punto si chiedono cosa voglia dire pensare.
Cos'è un pensiero e che
cosa vuol dire pensare?
Abbiamo degli abissi che ci
separano dal pensiero e ci vantiamo di essere uomini.
Per collegarci con il
Principio bisogna averlo come principio.
Non possiamo restare con
una persona se non riferiamo tutto a quella persona.
Ecco per cui noi siamo
terribilmente incapaci a convivere con le persone.
A molta maggior ragione noi
siamo incapaci a restare con Dio.
Questo argomento del versetto 17 è
la conseguenza di quello che Gesù aveva detto prima, la conclusione di tutta
l'opera di Dio è che siano tutti una cosa sola.
Ma tutti una cosa sola
dentro di noi.
E soltanto quando si è
tutti una cosa sola dentro di noi si comincia ad entrare in questa grande luce
di Dio, perché in Dio siamo tutti una cosa sola.
E tutto attinge a questa
unità meravigliosa.
Ma come fare a restare in
questa unità?
Come fare per restare in
questa unità che ci è dichiarata e che non possiamo smentire?
Il problema del restare con
uno è il problema dell'amore.
E amare uno vuol dire
riferire tutto a quell'uno e basta che noi non riferiamo una cosa sola a
quell'uno, che immediatamente si scava un abisso.
Anche se noi con tutto il
nostro impegno e la nostra volontà vogliamo amare, noi siamo divisi, non
possiamo restare.
Perché l'amore non è
oggetto di volontà, l'amore è oggetto d'intelligenza.
È comprensione, è
conoscenza.
E per restare in questa conoscenza,
bisogna riportare tutte le cose in continuazione al Principio, perché per poco
che noi ci scostiamo dal Principio, noi immediatamente cadiamo nella notte.
La luce sta nel vedere le
cose dal Principio.
E allora qui cominciamo a
intuire il rapporto che passa tra la prima affermazione di Gesù: "Per
questo il Padre mi ama" e il suo offrire la vita.
"Mi ama" vuol
dire: "Mi comprende".
Amare vuol dire comprendere
e quando si è compresi ci si sente amati.
Uno si sente amato in
quanto si sente pensato, compreso.
Qui Gesù dice che offre la
vita per riprenderla di nuovo.
Mi permetterei di
correggere un poco questa traduzione.
Quel "di
nuovo".....
Secondo lo spirito
bisognerebbe dire: "Io offro la mia vita per riaverla nuova".
Nuova, lo dice per noi.
Perché Dio chiede ad Abramo
il sacrificio del figlio Isacco?
L'unico figlio di Abramo e
glielo mette in evidenza: "Dell'unico tuo figlio".
Non uno qualunque.
"Per cui se tu dessi
tutto il resto al posto di questo tuo unico figlio tu mi recheresti una
offesa".
Dio aveva promesso ad
Abramo il figlio.
Glielo aveva promesso da
lontano, glielo aveva fatto sospirare a lungo.
Poi finalmente glielo ha
dato ma gli lo ha dato in una situazione in cui Abramo non avrebbe potuto
averne un altro.
Eppure a un certo momento
Dio dice ad Abramo: "Dammi tuo figlio".
Il figlio era la vita di
Abramo, tutta la sua vita.
In Isacco è rappresentato
il pensiero.
Dio a un certo momento ci
chiede la vita, come è possibile che dopo averci dato la vita ce la chiede?
Perché dopo averci dato il pensiero, Dio ci chiede il pensiero?
"Il tuo unico
figlio".
Il pensiero è il nostro
unico figlio, ciò a cui teniamo di più.
Perché Dio ad Abramo chiede
il sacrificio di suo figlio?
Perché glielo vuole ridare
nuovo e qui sta il problema: in cosa sta questa novità?
Dio ci offre il pensiero e
poi ci chiede il pensiero?
Dio ci dà la vita, noi
abbiamo la vita ma questa vita che abbiamo è una vita senza paternità, è una
vita anonima.
Sì, è vero che noi diciamo
che la vita l'abbiamo avuta da padre e madre o se abbiamo fede diciamo di
averla avuta da Dio Creatore ma non basta questo.
Questa vita per noi è
anonima, è senza senso.
Tanto che pur credendo e
pur avendo tutti i nostri rapporti con il mondo e con i nostri cari a un certo
momento ci domandiamo a che cosa serve questa vita.
Questa vita a cosa serve?
È senza senso?
Ed è senza senso perché è
senza nome.
Ed è senza nome
perché è senza paternità.
Dio Creatore ci dà la vita
certo, noi abbiamo la vita come abbiamo tutte le altre cose, anzi noi siamo
fatti di tutte le cose che abbiamo.
Ma tutte queste cose che
abbiamo sono senza testa, sono tutto sentimento.
Sono senza Principio.
Noi non le vediamo
giustificate.
E Dio dopo averci dato la
vita, a un certo momento ci chiede la vita.
Ma che senso ha ciò? E che
senso ha qui il Figlio di Dio che dice: "Io offro la mia vita per riaverla
di nuovo", perché la offre per averla di nuovo e cosa ci vuole dire?
Lo dice per noi e non solo
dice questo ma dice anche: "A motivo di ciò il Padre mi ama".
Il che vuol dire che se non
si giunge a questa offerta della vita per riaverla di nuovo, se non si fa questo
passaggio non siamo amati da Dio, non entriamo nell'amore di Dio, non restiamo
con Dio, non possiamo restare con Dio.
Qui possiamo anche capire
perché Dio chiede ad Abramo il sacrificio di Isacco.
Per farlo entrare
nell'amore.
E proprio per questa contraddizione
insopportabile per Abramo, che "Abramo desiderò vedere il Mio
giorno".
Quasi a dire:
"Signore, si può sapere che cosa tu vuoi? Mi dai una cosa e me la porti
via, mi prometti mari e monti e poi dopo mi porti via tutto, si può sapere che cosa
Tu vuoi?!"
"Desiderò vedere il
Mio giorno", il suo Pensiero.
Dio ci dà tutte le cose e
poi ce le porta via tutte e l'anima sgomenta interroga: "Ma si può sapere
che cosa vuoi?".
O noi riusciamo a
dimostrare che Dio non esiste oppure siamo nel tormento per capire.
Capire il Pensiero di Dio,
capire il significato.
Ecco per cui dico che
troviamo due termini che non riusciamo a collegare tra loro.
Cosa vuol dire questo?
La chiave, l'anello
mancante è il concetto dell'amore che abbiamo visto domenica scorsa.
Ma quell'amore di Dio.
E l'amore di Dio abbiamo
visto che è lo Spirito Santo.
Quell'amore che è
comprensione e la comprensione viene dall'aver presente Dio e il suo Pensiero.
Infatti lo Spirito Santo
procede dal Padre e dal Figlio, cioè procede da Dio e dal suo Pensiero.
E fintanto che non abbiamo
presente Dio e il suo Pensiero, cioè il suo Fine, la sua Intenzione non
possiamo concepire l'amore di Dio.
E il Pensiero di Dio è
questo: Lui ci chiede la vita per ridarcela nuova, ci chiede il pensiero per
ridarcelo nuovo.
E in cosa consiste questa
novità?
C'è una differenza enorme
tra l'avere qualcosa e l'avere qualcosa da uno.
Un po' come il bambino che
ha qualcosa e poi lo dà alla mamma perché vuole che la mamma glielo dia, vuole
averlo dalla madre.
Vogliamo chiederci che
differenza passa tra una cosa che si ha e una cosa che si ha da uno?
Perché la cosa di per sé è
sempre la stessa cosa.
Che differenza c'è?
C'è una differenza
abissale, enorme.
Quante volte sento dire:
"Ma io non voglio fare quello che voglio io, io voglio che me lo dica
l'altro".
In termini estremi:
"Io voglio che me lo dica Dio".
C'è una differenza abissale
tra l'avere la vita e l'avere la vita da uno, tra l'avere una cosa e l'avere
una cosa da uno.
Qui il Figlio dice: "Io
offro la mia vita, perché non voglio averla, voglio averla dal Padre, voglio
che sia il Padre a darmela".
Il Figlio dice: "Io
non faccio niente se non lo vedo fare dal Padre.
E perché non vuole fare
niente? Notiamo che il Figlio di Dio è Dio quindi è onnipotente, può fare
tutto.
Dice: "Il Figlio non
fa niente se non lo riceve dal Padre".
È lì la meraviglia.
Che differenza c'è tra una
cosa che abbiamo e una cosa che invece ci viene data? Tant'è vero che Dio
stesso chiede a noi che gli diamo noi la cosa che per primo Lui ha dato a noi
ma, che ha dato a noi per atto creatore.
E noi l'abbiamo e non
sappiamo cosa sia.
Noi abbiamo la vita ma il
nostro grande problema è non sapere a cosa serva questa vita qui.
Abbiamo un dono, un
meraviglioso strumento fra le mani ma non sappiamo a cosa serva: "A che
cosa devo rivolgere la mia vita?".
Già la Bibbia dice che gli
uomini credono che la vita serva loro per guadagnare ricchezze.
Non soltanto allora, lo
credono ancora adesso dopo migliaia di anni.
Gli uomini ritengono che la
vita serva per guadagnare ricchezze: quanto più mondo è possibile, quante più
creature possibile.
Invece di questa vita che
Dio ci dà, a un certo momento Dio ci dice: "Dalla a Me, affinché sia Io a
ridartela nuova".
E che differenza passa?
Perché c'è una differenza
enorme tra una cosa che uno va a comperarsi o una cosa che uno possiede e una
cosa che uno ottiene in regalo da qualcun altro.
C'è una differenza
abissale.
Qui sta la grande novità,
perché quando noi ci comperiamo una cosa o quando noi abbiamo una cosa, quella
cosa è nel pensiero del nostro io, ma quando noi riceviamo la cosa da uno,
quell'uno che ci dà quella cosa, non ci dà mica la cosa, ci dà il suo pensiero.
È lì la novità.
Ecco per cui il Figlio
offre la sua vita, la dà al Padre, perché vuole averla dal Padre, vuole che sia
il Padre a dargliela, in continuazione.
Perché?
Perché dandogli la vita gli
dà il Suo Pensiero.
E il Figlio è il Pensiero
del Padre e lo dice a noi, per insegnare a noi che cosa?
Questo passaggio stupendo e
meraviglioso al quale può attingere soltanto la persona umana: il passaggio dal
nostro finito all'infinito di Dio.
Noi offriamo a Dio il
nostro finito, la nostra vita finita e il nostro pensiero finito, ma se questo pensiero
adesso ce lo dà Dio, se questa vita adesso ce la dà Dio, qui è una novità.
Perché qui Dio non ci dà
soltanto la vita, non ci dà soltanto il nostro pensiero, ci dà il suo Pensiero.
Noi siamo fatti da ciò che
abbiamo e se Dio ci dà qualche cosa, questo qualche cosa che forma noi è il suo
Pensiero, qui abbiamo il passaggio all'infinito.
Qui noi scopriamo di fare
una cosa sola con il Pensiero di Dio.
Ecco per cui Dio ci dà cose
finite e poi ce le chiede per farci entrare nel suo amore: "Per questo il Padre
mi ama", ecco la ragione che collega i due termini"
Per questo il Padre mi ama,
perché Io offro la mia vita per riaverla nuova da Lui come suo Pensiero.
A.: Entrando
nella logica dello Spirito Santo che è la logica dell'amore e che ha la ragione
di tutte le cose, noi ci sentiamo compresi, ci sentiamo giustificati e a questo
punto mi pare logico il trasferimento di tutto quello che abbiamo avuto senza
di noi a Dio Stesso per trovare in Lui la giustificazione.
Luigi: Certo
lì è la novità, lo ricevi nuovo, lo ricevi come suo Pensiero.
A.: È in
questo scambio personale che noi riceviamo personalizzato quello che abbiamo
dato, senza capire le cose che ci sono state date. La ragione possiamo averla
in noi per fede ma, Lui ci ridà sopratutto il suo Pensiero.
Ridando a Lui
quello che noi pensiamo di possedere.
Luigi: Chi
mi dà un dono, non mi dà soltanto il dono ma mi dà anche il suo pensiero.
Il dono può essere una
stupidaggine ma è il suo pensiero che è immenso.
A.: Il
problema è vedere se, dandogli il suo Pensiero, quando io riesco a conoscere il
suo Pensiero.
Luigi: Dandomi
il suo Pensiero, Lui dice a me: "Io voglio che tu sia", mi dà
l'essere, mi fa essere, è lì la meraviglia.
Lui mi dice: "Io
voglio che tu sia" è lì l'amore.
È lì la meraviglia, perché
mi fa un suo pensato.
A.: E qui
siamo nella logica dello Spirito Santo o siamo ancora nella logica dell'antico
testamento.
Io riporto a
Dio per giustizia o per amore? O entrambe le cose?
Luigi: A
un certo momento giustizia, amore, conoscenza e verità coincidono
perfettamente.
Amore è perfetta
conoscenza, per cui là, dove l'amore non è conoscenza non è più amore ma è una
grande fregatura.
B.: La vita
che il pastore offre prende due aspetti.
Luigi: Prende
l'aspetto nei confronti del Padre, offre cioè la sua vita per riaverla nuova e
prende l'aspetto che offre la vita per le pecore portandole nell'unità.
Certo ma Lui mi offre la
vita proprio dicendomi che Lui offre la vita per riaverla nuova.
B.: Sì, Lui
offre la vita al Padre e la offre a noi...
Luigi: La
offre a me dicendo quello, la vita sta lì.
B.: Me la
offre dicendomi quale è il vero rapporto con il Padre.
Luigi: Mi
insegna come si fa a restare nell'amore, perché il problema è restare, restare
con-.
Lì ti fa capire come si
resta nell'amore.
Tu sei nell'amore in quanto
resti nel pensato di-.
C.:
L'importanza di avere un Padre a cui riferire tutto, mentre invece a volte
abbiamo tanti padri.
Luigi: Qui
siamo nel campo della conoscenza, non basta la fede.
Per fede sappiamo che Dio è
Padre, diciamo "Padre nostro" tutti i giorni ma poi dopo....
Noi non sappiamo nemmeno
cosa voglia dire pensare, altro che Padre...
D.: C'è una
differenza enorme tra il vivere nel pensiero del nostro io e sentirci pensati
da Dio.
Luigi: Hai
voglia!
E.: Io
comincerei dal fondo....
Luigi: Io
comincerei dal cielo....
E.: Dal fine,
poi veniamo al Principio. C'è una grande differenza fra una cosa che io ho e la
stessa cosa che mi viene data da un altro.
Luigi: Certo.
E.: Gesù
dice: "Sono venuto perché abbiate in voi la vita e la vostra gioia sia
piena". Perché se è Lui che me la dà, io ho la stessa cosa che avevo
prima: la vita, però l'ho doppia, eterna, infinita, immortale,l'ho da Dio ed è
tutta un altra cosa. È lì che la gioia può essere piena.
Man mano che
la vita dell'uomo passa, nella ricerca di Dio naturalmente, tutte le parabole
di Gesù si realizzano nella nostra vita personalmente.
Luigi: Certo.
F.: Qualunque
offerta o sacrificio nostro diverso dal pensiero, non renderà mai possibile la
comunicazione tra noi e Dio. E solo quando il pensiero è totalmente rivolto a
Lui.
Luigi: Devi
guardare le cose dal Principio e questo lo puoi fare solo con il pensiero.
Non centrano sacrifici,
offerte, rinunce, riti o sentimenti, tutto quello che vuoi.
F.: Si può
faticare tutta la vita cercando il Signore e non sperimentarlo mai, perché è
solo con il pensiero che si può giungere a Lui.
Luigi: Certo.
G.: M'ha
aiutato l'esempio del bambino e della mamma, però si può rischiare anche di
rimanere bambini tutta la vita, cioè di essere infantili.
Luigi: Tutto
è parabola tutto è lezione, tutto è segno, Dio t'insegna, è tutta scuola, Dio
ti sta educando, ti fa capire perché Lui ti dona le cose e poi te le chiede:
"Offrilo a Me".
Lui ti chiede il pensiero,
tu dirai: "Perché non posso essere libero di pensare a quello che
voglio?".
Perché vuole darmi il suo
Pensiero.
Il suo Pensiero è infinito,
il mio pensiero a un certo punto si riduce a niente a polvere, anche se polvere
di stelle sempre polvere è.
Noi abbiamo bisogno di
ricevere le cose da Dio, perché da Dio c'è il suo Pensiero che mi dice:
"Io voglio che tu sia", è Lui che mi fa essere con il suo Pensiero,
quando mi rende partecipe del suo Pensiero.
G.: Uno può
anche dire che non vuole fare niente che non gli venga detto da Dio...
Luigi: Non
è un problema di volontà.
La volontà non centra
niente, se tu t'appoggi sulla tua forza di volontà sei fregato, non c'è niente
da fare.
È un problema di
intelligenza, non è un problema di volontà.
Tu puoi fare tutte le
promesse e i voti di questo mondo e resti con un pugno di mosce, non è un
problema di volontà.
Il problema di restare con
Dio non è un problema di volontà.
Se facciamo dell'amore una
espressione della volontà stiamo freschi.
.......Devi offrire a Dio
il tuo pensiero se vuoi ricevere il Pensiero di Dio.
È una cosa singola, non è
tutti i giorni.
È una cosa che a un certo
punto ti crogiola da matti ma, tu devi dare a Dio il suo Pensiero, per
riceverlo da Lui nuovo.
Tu devi dare a Dio la tua
vita, altrimenti non la ricevi nuova, cioè non la ricevi con il suo Pensiero.
Resterai sempre con il tuo
pensiero
E il tuo pensiero ti frega.
Il Pensiero di Dio viene
solo dal Padre, non viene da te e da nessun altro.
Solo dal Padre, la
condizione essenziale è che tu offra a Lui il tuo pensiero.
C'è una vita nuova che si riceve
sola da Dio, la condizione essenziale è che tu offra la tua vita a Lui.
"Chi cerca di salvare
la sua vita la perde".
Fintanto che tu cerchi di
trattenere questa vita, certamente tu la perdi.
La devi offrire a Dio per
rinascere.
Nessuno può vedere il Regno
di Dio se non rinasce dall'alto.
Non basta mica il
battesimo, questi sono solo segni, a un certo momento bisogna capire.
E tu non rinascerai mai
dall'alto, eternamente non rinascerai dall'alto se non offri il tuo pensiero a
Dio.
In modo da riceverlo nuovo
da Dio.
H.: "Se
non tornerete bambini non entrerete nel regno dei cieli". Il bambino vuole
la cosa dalla mamma.
Luigi: Non
basta avere la cosa.
Hai bisogno di riceverla
con il pensiero di uno.
Ed è il pensiero quello che
ti dà tutto.
H.:Questa
sarebbe la messa che dobbiamo fare?
Luigi: Si
capisce.
L'offertorio: è tutta
lezione, pedagogia, è Dio che ti dice: "Porta a Me questo, perché Io ti
riveli mio Figlio".
Ecco la Parola di Dio che
dice: "Questo è mio Figlio".
Ma se tu non offri non
ricevi niente.
H.: Noi non
sappiamo cosa sia questo pensiero, però abbiamo tanta difficoltà ad offrirlo,
come mai?
Luigi: Perché
è il nostro figlio unigenito.
I.: Offrire la
vita e offrire il pensiero secondo me, sono due cose diverse. Io credo che è il
Signore che costruisce la nostra vita nei minimio dettagli e poi quando decide
Lui ce la racconta nei minimi dettagli. E tutto si ricompone.
Luigi: Però
per favore non dirmi "secondo me".
I.: Ho detto
"secondo me"?
Luigi: C'è
la registrazione, hai sentito il bisogno di dire "secondo me".
M.: I nostri
commenti oggi qui sembrano un po' i commenti che si fanno nelle chiese il
giorno della Pentecoste della Santissima Trinità.
Poi qualcuno
ha definito un poema d'amore la parabola del figliol prodigo quando il
figliol prodigo non aveva "Nessuno che gliele desse" le ghiande...
Luigi: Lui
aveva tutte le ghiande a disposizione, perché i porci le mangiavano, quindi le
aveva lì ma, "Non c'era nessuno che gliele desse". Non aveva nessuno
che pensasse a Lui, è lì la tragedia: non avere nessuno che ti pensi.
G.: Ancora
una cosa riguardo a prima, non riesco a vedere la distinzione tra creatura e
Dio se il pensiero della creatura diventa Pensiero di Dio.
Luigi: La
creatura forma una cosa sola con Dio, però tu non dimentichi mica quello che tu
sei stato ed è quello che caratterizza la tua persona.
Tu vedi che Dio ti ha
formato una cosa sola con Sé ma vedi anche da quale abisso ti ha tirato fuori.
Ed è lì che vedi l'amore. E
quello è personale per ognuno.
N.: Non è il
desiderio che fa la realtà ma è la realtà che fa il desiderio.
Luigi: Deve
fare il desiderio.
N.:
L'Assoluto che portiamo in noi è un desiderio e allora per arrivare alla realtà
parto sempre dal mio desiderio.
Luigi: Tu
non desideri l'Assoluto, siccome hai la passione d'Assoluto, tu desideri fare
Assoluto quello che tu ami, ciò per cui tu vivi ed è lì tutta la fregatura.
N.: Ma io
quando desidero l'Assoluto desidero proprio Dio.
Luigi: Se
tu cerchi di capire che cosa è l'Assoluto, allora tu desideri l'Assoluto ma, se
tu desideri fare Assoluto quello per cui tu vivi, tu hai come punto fisso di
riferimento il tuo desiderio e allora siamo completamente fuori fase.
Quando questo desiderio
deriva dalla realtà, tu desideri capire la realtà, quando invece le cose
derivano dal tuo desiderio, tu desideri possedere le cose e farle assolute e
triboli fa mattina a sera, fatichi tutta la vita per cercare di fare stare su
il più che sia possibile quello per cui tu vivi, quindi farlo Assoluto.
O.: Tutto il
mondo è segno...
Luigi: Segno
non pensiero.
O.: È un
segno di quello che sarà realmente....
Luigi: Il
segno ti annuncia un pensiero ma non te lo dà.
Il pensiero è unigenito, ti
viene solo da Dio.
Per cui è necessario che tu
superi tutti i segni per giungere al pensiero.
Quindi le parole ti
annunciano il pensiero ma non ti danno il pensiero.
I segni non ti danno il
pensiero.
Sarà poi il pensiero che ti
illumina le parole.
O.: Quando
riceviamo un regalo da qualcuno e noi diciamo: "Basta il pensiero"
questa consapevolezza che il pensiero è più importante del segno è già in noi.
Luigi: Certo,
quell'altro con un piccolo segno ti dice: "Io voglio che tu sia".
O.: E quando si
riceve un regalo anche importante ma che non porta in sé un pensiero dà quasi
fastidio.
Luigi: Ma
se tu cammini per la strada e uno ti saluta, implicitamente ti dice: "Io
voglio che tu sia", se non ti saluta ti nega l'esistenza e tu ti senti
offeso.
P.: Perché
Dio mi dà una cosa finita e non me la dà infinita?
Luigi: Perché
non può darmela infinita.
Perché l'infinito è uno
solo, non sono mica due.
Noi siamo due ma il finito
è uno solo.
Il finito è uno solo, noi
siamo dei numeri e qualche volta diamo anche dei numeri.
P.: Non mi
può dare l'infinito perché io non potrei sopportarlo?
Luigi: Non
possiamo noi restare con l'infinito se non per mezzo dell'infinito, non
possiamo conoscere Dio se non per mezzo di Dio.
Soltanto con Dio si conosce
Dio, fintanto che noi siamo con noi stessi o con le creature noi ce lo possiamo
sognare di conoscere Dio.
Non possiamo annullarlo o
negarlo Dio ma, non possiamo certamente conoscerlo.
Dio si conosce solo per
mezzo di Dio.
L'infinito si conosce solo
per mezzo dell'infinito, sommando tutti numeri di questo mondo non giungi
all'infinito.
E non riuscirai mai a
capire l'infinito per quanti numeri tu metta assieme.
Dio non è una somma, non è
un mettere insieme tante cose finite.
Dio non è una sintesi, Dio
è una unità, Dio è persona.
Non è che tu mettendo
assieme tante altre cose che tu trovi una persona o trovi la persona o non la
trovi affatto.
Tutte le cose ti annunciano
la presenza di quella persona ma fintanto che tu personalmente non trovi quella
persona non l'hai trovata.
P.: Quindi la
condizione per trovarlo è offrirli il mio pensiero.
Luigi: Soltanto
il pensiero e tutto il pensiero, perché a Dio si giunge solo attraverso il
pensiero.
Poi dopo questo pensiero
che noi portiamo in noi è Lui stesso, comunque....
Q.: Dopo oggi
mi è ancora più chiaro quel: "Rinnega te stesso".
Non si tratta
di soffocare il nostro pensiero ma riportarlo, rimetterlo a Lui per riaverlo
giustificato, per dare un senso e un significato a quel nostro pensiero che non
sappiamo cosa sia.
Luigi: Io
offro la mia vita, la mia vita è il pensiero, noi viviamo nel pensiero, siamo
determinati in tutto dal pensiero.
E Gesù dice: "Io offro
la mia vita per averla nuova" e lo dice per ognuno di noi.
Q.: È
verissimo, avere una vita nuova in un pensiero nuovo.
Luigi: Ed
è una novità all'infinito, una novità eterna.
Q.: Poi Dio
facendoci il dono del suo Pensiero ci dà la vita, perché mentre ci dà il suo
Pensiero ci fa essere.
Ci fa amati e
amanti nello stesso tempo del vero amore. Ci fa generati a una vita nuova che resta
mano con mano nell'amore e non esce più di lì.
Luigi: Certo.
R.: Adesso
risulta chiaro il collegamento con il versetto precedente: "Che siano
tutti una cosa sola".
Luigi: Ti
risulta chiaro?
R.: Dopo
questa spiegazione...
Luigi: Ti
risulta chiaro?
R.: Mi
sembra...
Luigi: Ti
sembra, allora non è chiaro?
Q.: Sembra la
triplice domanda fatta a Pietro: "Pietro mi ami?" e lui non sapeva
cosa rispondere.
R.: Sarà una
intuizione, però risulta chiaro.
Luigi: Va
bé...
R.: È logico.
È proprio lì che avviene la realizzazione di: "Siano tutti una cosa
sola".
Quando offro
il pensiero al Padre e il Padre mi dà il suo pensiero, mi fa una cosa sola con
suo Figlio e lì si realizza l'unione.
Luigi: Ma
tu capisci che lì ti fa capire che la chiave di volta è tutta sola nel
pensiero?
R.: La nostra
vita è proprio lì ma, d'altra parte anche tutto l'esterno si interiorizza in
noi e diventa pensiero, quindi tutta la nostra vita è pensiero.
Luigi: Ma
quando il tuo sentimento diventa tuo pensiero, tu sei fregata in pieno. Non
basta quindi che dedichi il pensiero, è il tuo pensiero che tu devi offrire a
Dio, perché a questo punto guardi dal punto di vista di Dio.
R.: L'animale
è trasparente mentre noi invece siamo fregati dal pensiero. Tutto è opera di
Dio ma tutto ci è dato affinché noi offriamo il nostro pensiero a Dio.
Luigi: Invece
noi facciamo l'arco riflesso con il sentimento, per cui applichiamo il pensiero
al sentimento ed è finito tutto.
Per cui noi siamo in
peccato a seguire i nostri sentimenti mentre invece l'animale non è in peccato
a seguire i suoi sentimenti.
R.: Questo
anello mancante è proprio questo concetto dell'amore di Dio.
Luigi: Comprensione,
perché tu entri nell'amore soltanto in quanto comprendi e l'amore ti dà la
possibilità di comprendere e allora chi è compreso si sente amato e allora si
sente potenziato perché riceve vita.
R.:
Importante è avere presente il Padre e il suo Pensiero, la sua Intenzione.
Luigi: Tu
non comunichi vita imponendo, anzi fai sentire maggiormente all'altro i limiti
in cui lui si trova e quando tu a uno che non può, tu gli dici che deve fare,
tu lo metti in crisi, lo schiacci.
Comprendilo, perché
comprendendolo tu gli dai un sovrappiù, per cui può fare quello che per lui
attualmente è impossibile.
R.: Questa
novità che ci viene ad offrire il Pensiero di Dio, pensavo che questa novità
consistesse in un legame maggiore ma, questo legame viene proprio dal fatto che
è una cosa totalmente nuova, Lui mi fa scoprire lì che il pensiero che porto in
me è il suo Pensiero.
Mi fa fare il
passaggio all'infinito.
S.: Perdonatemi
il gioco di parole, è uno scherzo: o si arriva al Pensiero infinito di Dio o si
resta all'infinito in un pensiero finito che non comprende e dà i numeri.
Luigi: E
proprio uno scherzo.
S.: Ma si finisce
di dare i numeri. Tutte le forme di alterazione mentale, derivano proprio dal
fatto di non arrivare alla verità. Sembra uno scherzo ma non lo è mica, è una
cosa molto seria.
T.: Essere a immagine
e somiglianza di Dio si realizza pienamente quando siamo nel Pensiero di Dio.
Luigi: Certo,
Dio creando l'uomo dice: "Facciamo", non l'ha fatto.
È in formazione l'uomo,
tutti quanti noi siamo in formazione.
Tu cresci a immagine e
somiglianza di-, in quanto ti specchi in-.
Se anziché guardare Dio tu
guardi un cane, tu cresci a immagine e somiglianza del cane.
T. Hai detto
prima che il pensiero che portiamo in noi è Lui stesso, cosa significa questa
affermazione?
Luigi: Contemplalo
con Dio.
U.: Tutte le
cose ci annunciano Dio però non ce lo fanno conoscere e i nostri pensieri
neppure ce lo fan conoscere, per cui devono arrendersi.
Luigi: Tra
tutti i pensieri c'è anche il Pensiero di Dio ed è lì che tu devi prendere
personalmente contatto.
........La comprensione ci
viene solo da Dio, quindi soltanto guardando da Dio, Dio ci rende capaci di
comprendere ma è Dio che ci rende capaci, entriamo nell'amore e l'amore è
comprensione.
Ma soltanto l'amore di Dio
è comprensione.
Per poco che io trascuri
Dio, il mio amore diventa possesso.
E allora strumentalizzo e
allora non comprendo più.
Io credo di comprendere, la
mamma crede di comprendere suo figlio ma non lo comprende mica, s'impone sul
figlio.
Impone i suoi schemi al
figlio.
Soltanto da Dio, Dio
comprende, Dio è verità.
Il che vuol dire che
essendo Lui verità, ha in Sé la ragione di tutto, per poco che noi ci
scostiamo, non abbiamo più la ragione.
E allora per tenere l'altro
dobbiamo imporre.
E più cerchiamo d'imporre e
più quello scappa.
V.: Dandoci
il suo Pensiero Dio ci dà l'essere.
Luigi: Sì,
ma per darci il suo Pensiero ci richiede che noi diamo a Lui il nostro
pensiero.
Perché Colui che ti crea
senza di te non ti salva senza di te, cioè se tu non dai il tuo pensiero a Lui,
Lui non ti può rivelare il suo Pensiero.
E come quello che offre a
un mendicante un granello di grano e alla sera se lo trova d'oro e si dice:
"Gliene avessi data una manciata!"
Dio non fa altro che
trasformare i doni che noi gli offriamo in spirito, quindi se noi offriamo
poco, noi troviamo poco, soltanto se gli offriamo tutto il nostro pensiero
unigenito, nostro, noi entriamo nella vita eterna.
Z.: L'angelo
dice ad Abramo: "Poiché non mi hai rifiutato il tuo unigenito, in te
saranno tutti una cosa sola".
Luigi: Certo.
Y.: Posso offrirgli
il pensiero solo pensando a Lui...
Luigi: Certo,
se no che offerta fai?
Y.: Tutto
quello che mi dà oltre al pensiero, sono aiuto proprio per farmi dare il
pensiero a Lui.
Luigi: "Tutto
l'universo è fatto per il nostro corpo, tutto il nostro corpo è fatto per il
pensiero e tutto il nostro pensiero è fatto per Te".
X.: Gesù
dice: "Quando tutto sarà sottomesso Egli consegna il regno al Padre",
questa consegna del regno al Padre sarebbe questa offerta del Pensiero di Dio
in noi al Padre, tutto sottomesso a questo Pensiero.
Luigi: Si
capisce, perché quando tu avrai sottomesso tutto al Figlio in te cosa si è
formato?
Si è formato un pensiero
puro, unico.
Prima invece avevi un
pensiero molteplice, inquinato.
Soltanto il pensiero unico diventa
trasparente, allora c'è la comunicazione del Padre, altrimenti non puoi
conoscere il Padre.
Fintanto che il nostro
pensiero è inquinato, non c'è trasparenza, quindi non puoi conoscere il Padre.
Bisogna che il pensiero
diventi semplice, unico: "Beati i puri di cuore", il Cristo opera per
raccogliere tutti i tuoi pensieri molteplici e ridurli a uno solo, quindi
sottomette tutto al suo Pensiero, a Lui stesso, quando tutto è sottomesso,
allora qui c'è la comunicazione col Padre.
Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia
vita, per poi riprenderla di nuovo.
Gv 10 Vs 17 Riassunti
Domenica e Lunedì.
- RIASSUNTI -
Argomenti: La logica del parlare di Dio – Il futuro e il passato di Dio è presente – Capire
è giustificare nel Principio – La logica è la
scienza dei rapporti – La logica divina e le logiche umane – Lo Spirito santo – Causa, effetto,
giustificazione – Amore e conoscenza – La predicazione
del Verbo – Tutto è fatto nel e per il Pensiero di Dio – La menzogna e la logica – L’amore del Padre – Restare con l’essere amato – L’amore umano e l’amore
di Dio – Amore e logica – La giustificazione
dell’amore – Sentimento e intelletto -
3-4/ Marzo /1991 Casa di preghiera Fossano.