Come il Padre conosce me e io conosco
il Padre; e offro la vita per le pecore. Gv 10 Vs 15 Quarto tema.
Titolo: Come terza giornata.
Argomenti: "Essere come Dio". "Chi è come Dio?". Chi non è Dio & chi è Dio. Dedizione e conoscenza. Concepire Dio. Cielo & terra. Il terzo come: "Come in cielo". La Volontà di Dio in cielo e in terra.
16-17/Dicembre/1990 Casa di preghiera Fossano.
Dio ci ha fatto fare un
intervallo.
Questo intervallo è
avvenuto tra il secondo e il terzo come.
Abbiamo visto che la vita
dell'uomo, profondamente si sostanzia in tre grandi come, attraverso i quali
Dio fa maturare la nostra anima per la vita eterna.
Il primo come, abbiamo
visto che è quello avvenuto nel paradiso terrestre.
È la tentazione cui è
soggetto ogni uomo.
La tentazione
dell'autonomia.
È la tentazione di pensare,
parlare e agire come se si fosse autonomi senza tenere conto di Dio.
È la tentazione dell'io,
nella quale la maggior parte degli uomini passa tutta la sua vita, senza
uscirne.
È la tentazione che viene
dal voler essere come Dio.
Cioè avere in noi stessi la
giustificazione anziché cercarla in Dio.
È la tentazione a vivere
secondo i sentimenti, secondo quello che può piacere a noi o anche secondo la
paura.
La maggior parte della vita
degli uomini è dominata dalla paura ed è un sentimento anche la paura.
Ed è una espressione anche
questa dell'io.
La maggior parte della vita
degli uomini è fondata su quello che si esperimenta.
Le scienze, la cultura, il
giudizio degli altri.
E siamo sempre in questa
prima prova del come, in questa tentazione, in questo essere come Dio.
Si parla, si decide e si
agisce come se Dio non ci fosse, senza mai consultare Dio, senza rapportarci
con Dio.
Ci rapportiamo sempre con
quello che conviene o non conviene a noi, con quello che piace o non piace a
noi, con quello che ci può far paura o quello che può non farci paura.
Ma siamo sempre determinati
da questo.
Questo vuol dire essere
soggetti a questa prima tentazione.
"Sarete come
Dio".
Abbiamo visto la funzione
di questo "come" nella nostra vita.
Perché proprio in quanto
nell'uomo si forma una intenzione (essere come Dio), ecco che l'uomo incomincia
a esperimentare il grande divario che passa tra ciò che lui vorrebbe essere e
ciò che invece è.
La grande tristezza
dell'uomo è questa: il divario che c'è tra quello che lui sognava di essere e
quello che è.
L'uomo a un certo momento
esperimenta che è ben lontano da quello che lui avrebbe voluto essere.
In questo divario matura
nell'animo la capacità di percepire e di fare il passaggio al secondo come.
Quel primo come che è
cominciato nel paradiso terrestre si conclude con Cristo che muore in croce.
Perché quando non si tiene
conto di Dio si manda a morte Dio.
La conclusione è questa:
Cristo muore in croce.
Ma la morte di Cristo in
croce è ancora per la nostra salvezza.
Questa grande esperienza di
morte, l'esperienza del divario tra ciò che si vuole essere e ciò che si è, è
esperienza di morte ed è costatazione della morte di Cristo in croce, quindi è
costatazione della morte del Dio che portiamo in noi, questa esperienza è
positiva perché ci apre ad accogliere Dio.
Ci dà la capacità di
ricevere il secondo come, la seconda tappa.
E il secondo come è questo:
"Chi è come Dio?".
E l'uomo a questo punto ha
la capacità di rispondere: "Nessuno è come Dio".
L'uomo che voleva essere
come Dio, a un certo momento è condotto a toccare con mano che nessuno è come
Dio.
Ma basta dire che nessuno è
come Dio, per aprirci a questo grande riscontro: Dio è singolare.
È una singolarità pura, non
si confonde con niente e con nessuno.
Se all'uomo gli si
presentasse qualunque cosa creata (angeli, istituzioni, creature o santi)
e gli si dicesse che è Dio, l'uomo senza difficoltà riconoscerebbe che non è
Dio.
Si forma quindi nell'uomo
questa grande scoperta, la scoperta che Dio è singolarità ed è inconfondibile
con qualsiasi altro essere.
Ma l'uomo che riconosce che
nessuno è come Dio, costata che non è in grado di dire chi è Dio.
Se qualcuno chiede all'uomo
se una pietra, un angelo o una casa sono Dio, l'uomo sa dire che tutte queste
cose non sono Dio ma, se qualcuno gli chiede chi è Dio, che cos'è Dio, l'uomo
non sa rispondere.
E noi ci siamo chiesti
perché l'uomo si trova di fronte a questa duplice conoscenza?
L'uomo sa riconoscere ciò
che non è Dio ma poi non sa dire ciò che è Dio.
Teniamo presente che se
l'uomo ha la possibilità di dire ciò che non è Dio, evidentemente è perché ha
presente ciò che è Dio.
Se l'uomo non avesse presente
in sé ciò che è Dio, non potrebbe certamente dire ciò che non è Dio.
Se non può confondere tutto
ciò che gli si presenta con Dio, è perché sa ciò che è Dio.
Eppure se gli si chiede ciò
che è Dio, l'uomo non sa rispondere.
Un po' come il tempo.
Tutti noi sappiamo che cosa
è il tempo.
Ma se qualcuno, come diceva
Sant Agostino, m'interroga su cosa è il tempo, io che certamente so che cosa è
il tempo non so dire che cosa è il tempo.
E tutti noi ci accorgiamo
che non sappiamo dire che cosa è il tempo.
L'uomo si trova in questo
dilemma, non può ignorare Dio, non può confonderlo con nessuna altra cosa,
quindi testimonia a se stesso che sa chi è Dio, eppure l'uomo non sa dire chi è
Dio.
Perché questo?
Se noi vediamo una persona
per la prima volta noi non sappiamo chi sia, certamente non sappiamo chi sia.
Ma avendola vista la prima
volta, se qualcuno presentandoci altre persone ci chiedesse se tra queste altre
persona c'è la persona che noi abbiamo visto per la prima volta, noi sapremmo
dire che fra quelle altre persone non c'è la persona che abbiamo visto.
Dopo un primo incontro,
abbiamo già la capacità di non confondere la persona che abbiamo visto per la
prima volta (che non sappiamo chi è) con tutte le altre persone.
Ma se qualcuno ci chiedesse
chi è la persona che abbiamo incontrato, noi non sapremmo dire chi è, pur non
confondendola con nessun'altra persona.
Tutto è lezione di Dio per
noi.
Tutto è opera di Dio,
poiché è Dio che sta formando la nostra anima per la vita eterna.
Noi siamo a scuola, alla
scuola di Dio.
L'universo è una grande
aula e Dio insegna in questa scuola, per questo Lui dice che dobbiamo essere
sempre aperti e attenti alle lezioni che Dio ci tiene.
Il fatto che l'incontro con
una persona ci renda capaci di non confonderla più con nessun altra ma nello
stesso tempo ci faccia toccare con mano che non sappiamo chi sia quella
persona, ci fa capire che Dio si incontra con noi, indipendentemente da noi.
Dio è uno che si dà a noi e
si dà a noi prima di noi, indipendentemente da noi.
E proprio per questa
presenza che portiamo in noi, Dio è Colui che nessun uomo può ignorare.
Dio è il Creatore di tutte
le cose.
Nessun uomo lo può
ignorare.
Non possiamo confondere Dio
con nient'altro a meno di una colpa.
In realtà noi vivendo confondiamo
Dio con tante altre cose.
Ma questo lo facciamo per
via superficiale.
Intimamente,
intellettualmente noi non possiamo confondere Dio con nessuna altra creatura.
Se lo confondiamo e lo
confondiamo in quanto viviamo per altro da Dio, siamo in colpa.
Quando noi viviamo per noi
stessi, per il denaro, per una creatura, per una carriera, per il mondo, per
una cultura, noi mettiamo questo al posto di Dio.
E quindi confondiamo Dio.
Ma intellettualmente non
possiamo confondere Dio con null'altro.
Noi ci troviamo con un
essere che è presente in noi indipendentemente da noi.
E per questa presenza sua
in noi, noi abbiamo la capacità di non confonderlo con nessun altro esistente.
Però abbiamo detto che se
qualcuno ci chiedesse chi è quella persona incontrata per la prima volta, noi
non sapremmo dire chi è.
Anche questa è una lezione
per noi.
Per dire chi è quella
persona, io debbo correre dietro a quella persona, mi debbo dedicare a quella
persona.
E più mi dedico e più sono
fatto capace, a poco per volta, di dire chi è quella persona.
La dovrò incontrare e
vedere altre volte, mi debbo cioè dedicare a lui.
Così è per Dio, Dio noi non
lo possiamo confondere con nessun altra cosa, con nessun altro esistente e se
lo confondiamo siamo in colpa, siamo responsabili, però non sappiamo dire chi
è.
Il dire chi è Dio è di una
importanza enorme.
Enorme perché noi non ci
salviamo dicendo ciò che non è Dio.
Noi ci salviamo dicendo ciò
che Dio è.
E soltanto così.
E per conoscere chi è Dio,
per poter dire chi è Dio, noi dobbiamo dedicarci a Dio.
Ed è soltanto nella misura
in cui ci dedichiamo a Dio che matura in noi la consapevolezza, la conoscenza e
quindi la capacità.
La capacità di dire ciò che
è Dio.
E soltanto in quanto in noi
abbiamo la capacità di dire ciò che è Dio (predicare Dio su tutte le cose), lì
noi abbiamo la possibilità di uscire liberi da tutte le cose.
Perché tutte quelle
cose, creature o avvenimenti su cui noi non affermiamo chi è Dio, su cui non
predichiamo chi è Dio ci rendono schiavi di esse.
Tu resti schiavo dei fatti
e degli avvenimenti su cui tu non affermi Dio.
È Dio che ti libera.
Tutti i segni, tutti i
fatti, tutte le creature sono segno e sono opera di Dio.
Ma se su quei segni che Dio
ti fa arrivare tu non predichi Dio, se tu non dici chi è Dio di fronte a questi
segni, tu resti schiavo di questi segni.
Adamo fu condotto da Dio,
alla presenza di Dio a predicare Dio su tutte le cose e tutte le creature.
Il fatto grave in Adamo, come
in ognuno di noi si verifica quando dobbiamo predicare Dio sul nostro io.
Lì Adamo venne meno, Eva
venne meno e noi veniamo meno.
Quando non si predica Dio
si resta schiavi di ciò cui non si predica Dio e noi restiamo schiavi del
nostro io.
E allora lì abbiamo quel
muro e il cielo si chiude, non possiamo più accedere, non possiamo più prendere
contatto con Dio.
Teniamo presente che quando
non si prende contatto non si concepisce e noi veniamo a trovarci nella
impossibilità di concepire Dio e quando non si concepisce Dio
si resta in balia di tutto e di tutti.
La condizione per poter
arrivare a dire chi è Dio è quella di conoscere Dio e non si può conoscere Dio
senza la dedizione nostra personale a Dio.
Altrimenti siamo
responsabili, perché Dio si dà a noi indipendentemente da noi e siamo in colpa
per quello che non ci dedichiamo a Dio, per quello che noi non impariamo da
Dio, per non imparare a dire chi è Dio.
Il dire chi è Dio
presuppone la conoscenza e la conoscenza presuppone il concepimento.
E il concepimento avviene a
tu per tu: è un fatto singolare.
È Dio che ci fa concepire,
solo in quanto noi ci raccogliamo personalmente, intimamente con Lui.
Non si concepisce in massa,
non si concepisce in gruppo o in società.
Si richiede questa
dedizione personale ed è soltanto in questo segreto, che Dio fa concepire alla
nostra anima quello che Lui è.
E da quel punto, noi
abbiamo la capacità di dire chi è Dio.
Ecco l'intervallo che ci è
servito per considerare che soltanto andando al di là del muro, soltanto imparando
ad entrare in questo raccoglimento personale noi possiamo, per opera di Dio,
concepire Dio e quindi iniziare a vedere tutte le cose dal punto di vista di
Dio.
Noi possiamo prendere
contatto con Dio soltanto in quanto abbiamo la possibilità di vedere le cose
dal punto di vista di Dio.
Fintanto che noi vediamo le
cose dal nostro punto di vista o dal punto di vista degli altri o dal
punto di vista di istituti e di istituzioni o dal punto di vista di maestri che
non sono Dio o anche di angeli, certamente noi non possiamo prendere contatto
con Dio e non possiamo quindi concepire Dio.
Infatti nel mondo si
predica ciò che non è Dio ma, nessuno dice o sa dire chi è Dio.
Perché soltanto Dio è
rivelatore di Se Stesso.
E questa rivelazione Dio la
concede (poiché ci ha creati per questo) soltanto a suo Figlio.
Ed è soltanto per mezzo del
Figlio che noi possiamo arrivare a concepire Dio, a conoscere Dio.
Il Figlio essendo Figlio
del Padre contempla tutto dal Padre, il Figlio parlandoci, se noi lo
ascoltiamo, ci conduce a vedere le cose dal punto di vista di Dio.
E vedere le cose dal punto
di vista di Dio, vuol dire entrare nel cielo di Dio.
Perché è soltanto nel cielo
di Dio che si vedono le cose dal punto di vista di Dio.
L'uomo è creato in questi
due grandi fattori: il cielo e la terra.
Dio creando l'uomo ha posto
in lui il cielo e la terra.
E abbiamo visto che il
cielo rappresenta il vedere tutte le cose dal punto di vista di Dio.
In cielo non ci sono cause
seconde.
In cielo Dio è tutto in
tutti.
E parla in tutto e in tutti
e parla direttamente con ogni anima in tutto e in tutto.
In cielo ogni anima è in
rapporto personale con Dio, non c'è nessuna creatura di mezzo.
La terra è caratterizzata
dal fatto che ci sono le cause seconde.
Noi nella terra non siamo
in rapporto personale con Dio.
Noi sulla terra vediamo e
tocchiamo le cause seconde, non vediamo né tocchiamo Dio.
Noi sulla terra vediamo le
creature, non vediamo Dio.
Noi esperimentiamo le
creature sulla terra, sulla terra esperimentiamo il silenzio di Dio, l'assenza
di Dio.
Noi sulla terra
esperimentiamo che sono gli uomini che fanno o sono le leggi che fanno o è il
caso o la natura che fa.
Infatti quante volte noi
sentiamo parlare anche scienziati che attribuisco alcune cosa alla natura?
Cosa vuol dire la
"natura"?
"È la natura che fa, è
la natura che è intelligente, è la natura che ci ha fatti così", è tutta
una cavolata.
Dio è l'unico essere che ha
in Sé la ragione di tutto.
È Dio che opera tutto in
tutti.
In cielo si vede che è Dio
il Creatore di tutte le cose, è Dio che parla in tutto e in tutti, invece sulla
terra non esperimentiamo Dio che parla in tutto e in tutti, noi esperimentiamo
che a fare sono gli uomini, la natura o il caso.
E quindi esperimentiamo l'assenza
e il silenzio di Dio.
Però questa terra in cui ci
troviamo è solo una parte di noi, in noi c'è anche il cielo.
Il cielo è determinato da
Dio e Dio è Colui che si dona a noi indipendentemente da noi e noi non lo
possiamo ignorare.
Per cui noi vediamo le
creature, vediamo l'assenza di Dio, vediamo il silenzio di Dio però siamo in
questo dilemma poiché Dio è il Creatore.
Noi vediamo il mondo però è
Dio che fa tutto, è Dio che opera tutto e nulla accade senza di lui e noi non
possiamo smentirlo.
Ecco il dilemma in cui si
trova l'uomo.
E se l'uomo trascura Dio è
in colpa perché non lo può ignorare.
Non solo questo ma, questa
nostra terra su cui siamo, su cui ci troviamo è soggetta al tempo e il tempo è
un mutare continuo, direi che è un continuo morire.
Tutte le creature vengono,
ci strizzano l'occhio, ci fanno un sorriso e ci salutano.
C'è chi ci sorride per
cinque secondi e chi per 50 anni ma poi tutte ci salutano e se ne vanno.
Tutti se ne vanno.
La nostra vita è come un
viaggio in treno, gente che va e gente che viene nel nostro scompartimento.
Ma tutti se ne vanno.
Proprio il passare di tutte
le cose, questo sviluppo, questo divenire, questa consumazione del tutto,
questo ci fa capire che stiamo andando verso un altra dimensione, stiamo
andando cioè verso il cielo.
Tutte le creature lasciano
il posto a un altro.
A Colui che noi non
possiamo ignorare, lasciano il posto a Dio.
Il che vuol dire che noi a
un certo momento verremo a trovarci a tu per tu con Dio.
Se tutti se ne vanno chi
resterà?
San Giovanni della croce
diceva: "Se tu togli tutto dalla tua anima, dalla tua mente, togli tutte
le creature e tutto il mondo, cosa ti resta?".
Ti resta Dio.
Dio è Colui verso cui noi
stiamo andando incontro.
Tutta la vita è avvento e avvento
vuol dire che si va incontro a Dio.
O meglio è Dio che sta
venendo incontro a noi.
Il che vuol dire che noi
veniamo certamente a trovarci a tu per tu con Lui.
Noi veniamo a trovarci nel
suo cielo, perché là, dove c'è il tu per tu con Dio c'è il cielo.
E qui che si presenta il
terzo come, al di là del muro, al di là di quest'intervallo.
Tutto è proposta di Dio per
farci maturare e quindi Dio dopo averci proposto il secondo come: "Chi è
come Dio?", dopo averci fatto toccare con mano che noi non sappiamo dire
chi è Dio perché non riusciamo a concepirlo e dopo averci fatto toccare con
mano che Dio si concepisce solo per mezzo di Dio e che per concepirlo per mezzo
di Dio bisogna arrivare a questo tu per tu e il tu per tu si ha soltanto in
cielo, Dio fa maturare in noi la necessità di superare tutto ciò che non è Dio.
Si richiede questa intimità
e questo raccoglimento, questo incontro a tu per tu con Dio.
Ma questo terzo come dove
lo troviamo?
Il terzo come lo troviamo
nel "Padre nostro".
Gesù quando ci insegna a
pregare rivolgendosi al Padre dice: "Sia fatta la tua volontà come in
cielo così in terra".
I "come" di Dio
nella nostra vita sono delle proposte.
Delle proposte che ci
lanciano in un mondo che per noi è impegnativo perché è proposta di Dio ma allo
stesso è terribile perché ci propone un come che noi non siamo in grado di
verificare, di costatare.
Qui addirittura ci dice:
"Sia fatta la tua volontà come in cielo" e come si fa la Volontà di
Dio in cielo?
Chi mai è salito in cielo
per vedere come si fa la Volontà di Dio in cielo?
Gesù dice: "Come in
cielo così in terra", noi la terra la vediamo.
Noi vediamo come noi
facciamo la Volontà di Dio in terra o come crediamo di farla, altroché!
Infatti noi subiamo questo
grande divario tra quello che vorremmo essere e quello che invece siamo, ci
accorgiamo quanto siano lontani questi due termini.
Però Gesù non dice mica:
"Come in terra così in cielo".
No, Lui ci dice: "Come
in cielo, così in terra".
E dicendo "come in
cielo" ci impegna a conoscere come si fa la Volontà di Dio in cielo.
Fintanto che noi non
vediamo come si fa la Volontà di Dio in cielo, certamente non riusciremo a
vedere come si fa la Volontà di Dio in terra.
A questo punto però sorge
un problema.
Gesù non dice mica a noi di
fare la volontà in terra come è fatta in cielo.
Dice: "Padre, sia
fatta la tua volontà come in cielo, così in terra".
Questo ci fa pensare che
allora in terra non si faccia la volontà del Padre.
E ci fa pregare.
Qui sorge il problema
poiché non si dice anche che Dio regna in tutto? In cielo, in terra ed in ogni
luogo, anche nell'inferno?
C'è contraddizione e quando
troviamo una contraddizione nella Parola di Dio è perché Dio ci invita a
scavare e a andare in profondità.
Certamente la Volontà di
Dio si fa in ogni luogo, Dio regna in tutto.
Ogni pagina del Vangelo e
ogni pagina della Bibbia non fa altro che predicare questo.
Dio è Colui che regna in
tutto, quindi Dio regna in cielo, in terra e anche nell'inferno, regna
dappertutto.
Quindi tutto è Volontà di
Dio ma, allora perché Gesù ci fa dire: "Sia fatta la tua volontà, come in
cielo così in terra"?
Quasi a farci capire che
qui sulla terra non si fa la Volontà di Dio.
E ce lo fa dire al Padre.
Non dice a noi di fare la
volontà come in cielo ma, ce lo fa dire al Padre.
Noi riteniamo (perché
pensiamo a noi) che siamo noi che dobbiamo fare la Volontà di Dio qui sulla
terra.
No, sulla terra è già tutto
Volontà di Dio, Lui è il Creatore.
Noi siamo spettatori di
quello che fa Dio ma tutto è opera di Dio.
Tutto è voluto da Dio.
Abbiamo detto molte volte
che l'inizio della vita interiore (altrimenti si vive da animali) sta nel
riconoscere che tutto è voluto da Dio perché uno solo è il Creatore.
L'anima di tutto l'antico
testamento: "Non avrai altro Dio all'infuori di Me", quindi riconosci
che tutto è voluto da Dio.
Dio solo è il Signore, non
attribuire quindi niente ad altri, a nessuno.
Noi ci troviamo di fronte
al fatto che tutto è voluto da Dio.
Ed è Parole di Dio: "I
capelli del vostro capo sono tutti contati e non ne cade neppure uno senza che
il Padre lo voglia".
Quindi tutto è voluto da
Dio.
Nello stesso tempo Gesù ci
fa pregare il Padre affinché la volontà sua sia fatta in terra come è fatta in
cielo.
Tutto, in cielo e in terra è
voluto da Dio, però allo stesso tempo Gesù ci fa invocare che la Volontà di Dio
sia fatta come in cielo così in terra, evidentemente Gesù ci invita a capire
come la Volontà di Dio si fa nel cielo, perché soltanto capendo come si fa la
Volontà di Dio in cielo, capiamo anche come si fa la Volontà di Dio in terra.
In terra tutto è voluto da
Dio, come in cielo, però soltanto se noi conosciamo come la Volontà di Dio si
fa nel cielo di Dio, là dove non ci sono più le cause seconde, là, dove Dio
parla in tutto, direttamente ad ogni anima, soltanto lì noi abbiamo la capacità
di capire come si fa la Volontà di Dio in terra.
La terra è già tutta cielo,
il difetto è soltanto in noi.
In noi che non vediamo come
si fa la Volontà di Dio in cielo e fintanto che noi non vediamo come si fa la
Volontà di Dio in cielo, noi non possiamo minimamente capire come si fa la
Volontà di Dio in terra.
In cielo tutto rende gloria
a Dio.
E Dio opera in tutto per
far conoscere Se Stesso.
Però qui sulla nostra terra
noi non vediamo e quindi corriamo sempre il rischio di attribuire le cose non a
Dio ma alle creature o agli uomini o alla natura o peggio al caso o alla
fortuna.
Soltanto se noi capiamo che
la Volontà di Dio si fa riconoscendo che tutto è voluto da Dio, riconoscendo
che Dio parla in tutto, riconoscendo che in tutto si glorifica Lui, si
incomincia a capire perché qui sulla nostra terra non si vede la gloria di Dio
e il non vedere la gloria di Dio è anch'essa Volontà di Dio.
Non si vede la Volontà di
Dio perché noi siamo in difetto, siamo noi che non guardiamo Dio.
In cielo tutti guardano
Dio.
Personalmente.
Tutti contemplano Dio ed è
proprio contemplando Dio che vedono e glorificano Dio in tutto.
Noi non vediamo Dio e non
glorifichiamo Dio in tutto.
Perché non guardiamo dal
punto di vista di Dio.
Teniamo conto che Dio fa
tutto per rendersi presente.
Quando diciamo rendersi
presente, vuol dire che parla, che comunica qualche cosa di Sé.
Quando si comunica si parla
a uno, si parla a ciò che l'altro ha presente e se noi non abbiamo presente
Dio, Dio parla nel nostro errore, Dio parla in ciò che noi abbiamo presente,
Lui parla in ciò che noi abbiamo come intenzione nel nostro pensiero.
Dio parla nel nostro
pensiero.
E parlando nel nostro
pensiero che cosa dice, che cosa manifesta a noi che non pensiamo Dio?
Lui non fa altro che
manifestare Sé, perché la Volontà di Dio è quella di manifestare Sé, la volontà
di un essere è quella di affermarsi, di manifestare Sé.
Dio opera in tutto per
manifestare Sé e se noi siamo nell'errore, Lui manifesta Sé in questo errore.
E allora noi vediamo il
nostro mondo, la nostra terra piena di mali, piena di errori.
Noi vediamo la terra così
perché non vediamo la Volontà di Dio dal punto di vista di Dio.
Ma se la vedessimo dal
punto di vista di Dio, noi vedremmo perfettamente che Dio sulla nostra terra
sta parlando, sta facendo tutta la sua volontà come in cielo.
La nostra terra abbiamo
detto è già cielo.
Noi vediamo la sua volontà
proporzionalmente a quello che noi abbiamo in testa, a ciò che noi abbiamo
presente, a quello che noi vogliamo.
Perché Lui sta parlando lì.
E se io vivo e quindi penso
alla creatura anziché al Creatore, Dio manifesta la sua volontà, cioè ciò che
Lui è in quello che io ho presente quindi nella creatura.
Facendomi vedere che Lui è
l'essere e che quella creatura è il non essere.
Quella creatura muore
perché io la penso al posto di Dio.
E tutte le cose sono
soggette alla vanità dice San Paolo ma per colpa di chi?
Dio non ha creato le cose
per la vanità.
Dio ha creato tutte le cose
per la vita e quindi per renderci partecipi della vita eterna, partecipi della
conoscenza di Lui.
Però perché l'ha soggette
alla vanità?
Perché noi anziché guardare
Dio, pensare Dio, guardare dal punto di vista di Dio, come in cielo si guarda
dal punto di vista di Dio, noi guardiamo le creature e la creazione dal punto
di vista del nostro io.
E le condanniamo alla
vanità, le condanniamo alla morte, siamo noi che le condanniamo alla morte.
Tutte le creature sono
soggette alla vanità per noi.
E fintanto che noi non
guarderemo le cose dal punto di vista di Dio, non guarderemo cioè le cose dal
cielo di Dio, Dio fa la sua volontà sull'oggetto del nostro pensiero, per
manifestare a noi quello che Lui è.
Dio annulla tutto ciò che
non è Lui per farci capire che Lui solo è.
Ed annulla anche noi
stessi, perché noi viviamo guardando le cose dal punto di vista del nostro io.
Annulla anche noi stessi
per farci capire che Lui solo è.
E allora questa assenza di
Dio che noi esperimentiamo nel mondo, questo silenzio di Dio che noi vediamo
nel mondo, questo parlare delle creature, questo operare degli uomini, dalla
natura, del caso è una testimonianza di Dio che fa la sua volontà come in cielo
così in terra.
Soltanto guardando dal
cielo però noi capiamo questo.
La conclusione è il capire
cosa vuol dire pregare.
Noi generalmente riteniamo
che pregare sia comunicare con Dio, manifestare a Dio la nostra volontà, i
nostri bisogni, i nostri desideri o invocare da Lui la luce ma pregare Dio è un
altra cosa.
Pregare Dio non è
comunicare o far sapere a Dio la nostra volontà, Lui la conosce bene, è Lui il
Creatore nostro, non ha bisogno che noi gli diciamo quello di cui abbiamo
bisogno.
Pregare Dio vuol dire
elevare la mente a Dio per conoscere da Dio la sua volontà.
Per ottenere da Dio la
comunicazione della sua volontà.
Ecco per cui Gesù parla al
Padre, perché soltanto dal Padre noi possiamo ottenere la comunicazione di quella
volontà che si fa in cielo affinché noi possiamo anche vedere come si fa in
terra.
Perché soltanto in quanto
noi vediamo che in terra tutto è voluto da Dio, come è voluto nel cielo di Dio,
soltanto lì noi possiamo dialogare con Dio come si dialoga con Dio nel cielo.
Soltanto lì noi possiamo
predicare Dio con tutte le creature.
Soltanto lì noi possiamo
dire chi è Dio.
A.: Questi tre
"come" sono delle proposte che Dio ci fa....
Luigi: Per
farci fare dei passaggi.
Noi generalmente ci
fermiamo al primo come e non arriviamo neppure al secondo come.
Tutta la vita la passiamo
nel primo come.
Vogliamo essere cioè come
Dio.
Qualcuno ha detto che non è
vero che vogliamo essere come Dio, ma quando diciamo: "Io, io, io..."
implicitamente vogliamo essere come Dio.
Noi vogliamo essere dio nel
nostro piccolo mondo che sia una azienda, un gruppo di amici, una famiglia.
E moriamo in questo primo
come.
Comunque questi tre
"come" sono quelli che determinano i passaggi per arrivare alla
verità, per poter cioè vedere le cose dal punto di vista di Dio.
A.: Per poter
dire chi è Dio dobbiamo dedicare molto pensiero a Lui.
Luigi: Sì,
perché si può dire chi è Dio soltanto quando si concepisce Dio.
Ma chi ci fa concepire Dio
è Lui, soltanto Lui.
Solo se io ho la
possibilità di prendere contatto a tu per tu con Lui, da Lui io posso
concepire.
Altrimenti non posso
assolutamente dire chi è Dio e se non lo posso dire significa che non sono
entrato in questo rapporto.
A.: E quando ho
predicato Dio su tutte le cose non sono più schiava delle cose.
Luigi: Certo
e infatti noi siamo schiavi perché non possiamo dire chi è Dio.
Allora tutte le cose ci
condizionano e ci determinano e non possiamo mica uscirne.
Perché noi siamo schiavi.
Solo Dio ci libera ma ci
libera in quanto ci dà la possibilità di dire chi è Lui su tutte le cose che
Lui fa.
Per cui Lui fa le cose, le
presenta a noi e ci dice: "Chi sono?", per cui noi dobbiamo dare il
vero nome.
Dare il vero nome vuol dire
chi è Dio in quello che Lui mi dice, mi presenta e se io non sono in grado di
farlo resto schiavo della cosa, la cosa mi determina.
B.: Il Magnificat
di Maria è la visione di questa Volontà di Dio che si fa in terra.
Luigi: Certo.
B.: Lei canta il
Magnificat nella fede.
Luigi: Si
capisce.
Guarda dal punto di vista
di Dio.
Quindi vede che si fa la
Volontà di Dio in terra.
Per cui in terra si fa la
Volontà di Dio.
Apparentemente per noi
sulla terra è tutto scandalo.
Non vediamo la Volontà di
Dio e crediamo di essere noi che dobbiamo affannarci per fare il mondo secondo
la Volontà di Dio.
È una cavolata perché Dio
fa la sua volontà anche in terra.
Siamo noi che non la
vediamo questa Volontà di Dio in terra e perché non la vediamo?
Perché non la guardiamo dal
suo punto di vista.
Proprio perché non
guardiamo dal suo punto di vista, Dio ci fa toccare, vedere il negativo proprio
perché noi guardiamo da un punto di vista negativo: il nostro.
Ed è su questo punto di
vista diverso da Dio che Lui afferma la sua volontà.
B.: Maria fa questo
terzo passaggio nella fede...
Ma la fede non è fede in
quanto è staticità.
È fede in quanto ti
sollecita ad arrivare a vedere la realtà di quello che tu credi.
Tu arriverai in cielo e tu
vedrai in cielo soltanto quello che tu avrai creduto qui in terra.
Non vedrai mica di più.
Quello che tu non hai
interiorizzato in te di Dio, quello ti impedirà di vedere Dio.
Non è che tu muori e vedi
Dio, è una visione tutta interiore.
Anche nel cielo Dio, non lo
vedi mica fuori di te.
Dio è dentro di te, nel tuo
pensiero.
Dio è spirito.
Ognuno vedrà per quello che
avrà creduto di Dio.
Ecco per cui qui in terra,
noi vediamo ciò che non è Dio, non vediamo mica Dio.
Però c'è la Parola di Dio
che non possiamo smentire, che ti annuncia cose che tu non vedi e non tocchi.
Se tu credi a questa
parola...
Tu credi in quanto ti
impegni a capire, cioè ti impegni a vedere la cosa dal punto di vista di Dio,
ti porti in cielo.
Se tu con la fede ti porti
a guardare dal punto di vista del cielo, ecco che troverai la realtà (il cielo
è la realtà) che corrisponde a quello che tu hai creduto nella parola.
E quello che invece vedevi
in terra che non era di Dio, tutto quello sparisce, è soggetto a vanità, a
mutamento, perché era soltanto per sollecitarti a cercare Dio, a guardare le
cose dal punto di vista di Dio.
Tu dal cielo vedi che
l'assenza di Dio è presenza di Dio, che il silenzio di Dio è una Parola di Dio,
che quello che tu vedevi: uomini che facevano, non era opera degli uomini ma di
Dio.
Quello che dicevano gli
uomini non erano gli uomini a dirlo ma era Dio che parlava.
Per cui in terra in terra
si faceva (quando tu eri in terra) la Volontà di Dio come si fa in cielo.
Il difetto è soltanto in
noi.
Per questo lo dice al Padre
di fare la volontà come in cielo così in terra.
Perché soltanto dal Padre,
guardando dal punto di vista di Dio, noi possiamo veder in terra la
Volontà di Dio, come si fa in cielo.
Quindi non è che si tratti
di fare in terra la Volontà di Dio come si fa in cielo.
In terra tutto ciò che
accade è Volontà di Dio.
Qui in terra, come in cielo
chi fa, è soltanto Dio.
Siamo noi che dobbiamo
vedere la Volontà di Dio qui in terra e non possiamo vederla fintanto che
non guardiamo dal punto di vista del Padre, per cui è il Padre che ci fa
vedere.
B.: Quindi Gesù ci
fa pregare il Padre per entrare noi nella visione della Volontà di Dio.
Come quando dice:
"Guardate quanta messe", non dice: "Andate a raccogliere",
no, dice: "Pregate il Padre che mandi".
Vedi questo educarci a
riferire tutto al Padre?
Il difetto è soltanto
nostro.
Perché Dio sta facendo la
sua volontà in cielo, in terra e in ogni luogo, perché è Lui solo che regna, è
Lui solo che opera.
Siamo noi che dobbiamo
vedere questo e per farci vedere questo, Lui ci invita a guardare le cose dal
Padre, perché dipende dal Padre, acquisire quell'occhio con cui noi vediamo che
in terra si fa la Volontà di Dio come si fa in cielo.
C.: Fare la
Volontà di Dio vuol dire quindi vedere Dio operare in tutto.
Si ma, tu non puoi vedere
Dio che opera in tutto se tu non vedi come Dio fa la sua volontà nel cielo.
Soltanto in quanto tu vedi
come Dio fa la sua volontà in cielo, tu puoi vedere la sua volontà in terra.
In cielo non ci sono più
cause seconde.
Tu nel cielo non vedi più
gli uomini che fanno, non vedi più la natura che fa, in cielo il punto fisso di
riferimento è uno solo.
Noi qui abbiamo tanti punti
di riferimento, tante cause seconde e noi riferiamo tutto a queste cause
seconde.
Nel cielo no.
In cielo c'è soltanto Dio,
punto fisso di riferimento.
E tutte le cose che si
dicono e che si fanno sono solo motivate da Dio.
E solo da Dio, non ci sono
cause in mezzo.
Soltanto vedendo questa
Volontà di Dio in cielo, si ha la capacità di vedere la Volontà di Dio sulla
nostra terra.
Perché anche sulla nostra
terra non ci sono le cause seconde.
Dio parla personalmente con
ognuno di noi e tutto quello che accade è Parola di Dio personale per ognuno di
noi.
Noi vediamo le cause
seconde, perché siamo noi in difetto, perché non vediamo noi le cose dal punto
di vista di Dio.
Ma se noi vedessimo le cose
dal punto di vista di Dio, cioè se le vedessimo nel cielo di Dio, noi capiremmo
che anche qui sulla nostra terra (la nostra terra è già cielo) Dio parla
personalmente con ognuno di noi, a tu per tu con ognuno di noi.
Non sono gli uomini che
parlano ma è Dio e noi non trattiamo con gli uomini, trattiamo con Dio.
Noi crediamo di trattare
con gli uomini perché siamo in difetto, perché non guardiamo Dio, ma se noi
avessimo presente Dio noi ci accorgeremmo che noi non trattiamo mica con le
creature, noi trattiamo con Dio.
E le cose non le ascoltiamo
mica dalle creature ma è Dio che sta parlando con noi in tutto.
Perché siamo già in questo
cielo, il difetto è solo da parte nostra.
La chiave (terzo come) per
vedere la nostra terra già cielo, è guardare dal punto di vista del Padre.
Per cui Gesù non dice a
noi: "Fate la Volontà di Dio in terra come si fa in cielo", non dice
a noi questo.
È il Padre che fa, quindi
soltanto se tu guardi al Padre, vedendo come il Padre fa la sua volontà, tu scopri
come Dio regna anche sulla terra, nel tuo mondo e scopri questo rapporto
personale tra al tua anima è Dio e tra Dio e la tua anima.
C.: E queste
cause seconde che mette, è perché è Lui che si adegua al nostro livello?
È Lui che si significa.
Siccome Lui è la causa di
tutto, data la nostra superficialità, Lui nella nostra superficialità ci fa
vedere causa ed effetto.
Ci fa vedere Padre e
Figlio.
Per noi qui sulla terra
sono cause ed effetti e invece é Lui che qui sulla terra non fa altro che
significare Se Stesso, per cui fa la sua volontà anche in terra.
Però quelli sono segni e
allora ti fa vedere causa ed effetto e poi la vanità.
E poi la morte.
La morte della causa e
dell'effetto.
Per farti capire che la
vera causa e il vero effetto sono soltanto presso di Lui.
La causa e l'effetto erano
parole e le parole passano.
Per farti capire che non
contano le parole, conta il pensiero che si trasmette attraverso le parole.
Quando parlo ho un pensiero
e uso le parole per comunicartelo, le parole passano e attraverso le parole, se
uno ascolta arriva al pensiero.
Dio è il pensiero e tutta
la creazione sono tutte parole.
Le parole passano, noi ci
abbarbichiamo alle parole e non arriviamo al pensiero e il pensiero è Lui.
D.: In cielo
tutto e tutti rendono gloria a Dio, in conseguenza per fare questa realtà
in terra è la stesa cosa.
In tutto qui
sulla terra dovremmo rendere gloria a Dio.
Tutto quello che
capita qui sulla terra, anche nelle cose che ci fanno arrabbiare dovremmo
capire che è Lui che opera
perché ci sta
chiamando.
Perché sta facendo la sua
volontà come la fa in cielo.
D.: E quindi noi
dobbiamo...
Non siamo noi che dobbiamo,
noi dobbiamo soltanto capire, capire che Lui sta facendo perfettamente in terra
la sua volontà come la fa in cielo.
Siamo noi che dobbiamo
vederla quella.
E.: Se noi
vedessimo la Volontà di Dio non condanneremmo le creature a morire e non
condanneremmo neppure noi stessi alla morte.
Certo, infatti Gesù dice:
"Chi segue e ascolta Me non proverà la morte".
Perché anche la morte è una
Parola di Dio e là, dove sei con uno che ti parla, tu non muori mica.
Tu muori in quanto Colui
che ti parla muore.
Noi moriamo in quanto ciò
per cui viviamo o la persona per cui viviamo ci viene a mancare.
Quindi il crollo di ciò per
cui io vivo diventa il mio crollo e io esperimento la morte.
Ma se ciò per cui io vivo
non è soggetto a morte, non muore, io non muoio mica.
Anche la morte stessa è un
momento della vita.
Perché con Dio tu esperimenti
che quella che noi chiamiamo morte è un momento della vita.
Dicevo l'altro giorno che
noi riteniamo che la morte sia la conclusione della vita e invece è tutto il
rovescio.
È la vita che è la
conclusione della morte.
Noi qui in terra stiamo morendo
giorno per giorno, noi moriamo giorno per giorno ma la conclusione di tutto
questo morire, questo (finalmente) morire, si conclude con la vita.
La vita è la conclusione
della morte.
Ma questo lo puoi capire
solo se tu hai come oggetto del pensiero, il Pensiero di Dio.
Se tu ami una creatura,
arriva certo un momento in cui quella creatura lì ti delude, svanisce, muore e
tu subisci la morte.
Noi da soli non stiamo su.
Noi stiamo su in quanto
abbiamo un "Tu".
Se io ho un "Tu"
che mi guarda e che mi parla, io non sono soggetto alla morte.
Io vivo eternamente.
E quando questo
"tu" che mi fa essere crolla che io muoio.
Ed esperimento la morte.
Ecco perché Gesù dice che:
"Chi viene dietro di me non esperimenterà la morte", ma è logico
perché il suo "Tu" non viene mai meno.
Addirittura il suo
"Tu" ti parla anche nella morte.
Perché la morte diventa un
segno, è un parlare suo.
È Lui che mi sta parlando.
Ma se Lui mi sta parlando,
io non esperimento la morte.
F.: "Come si
fa la Volontà di Dio in cielo", la volontà del Padre è il Figlio.
Questo come il
Padre conosce il Figlio che aiuto mi porta?
È soltanto nel cielo di Dio
che tu puoi capire questo.
Guardando dal Padre tu
capisci questo, altrimenti non capisci affatto.
Quella gloria che c'è nel
cielo e quella conoscenza che c'è nel cielo, la si ha solo dal Padre, solo dal
Padre, solo dal Padre.
È il Padre che fa
concepire, non è mica il Figlio che fa concepire.
Gesù ci fa pregare:
"Sia fatta la tua volontà, quasi che non si facesse" ma la volontà
del Padre si fa in tutto.
Dio non fa altro che
glorificare Se Stesso in tutto.
Glorificare vuol dire che
non fa altro che affermare Se Stesso in tutto.
Solo che ci sono livelli
diversi: nella creatura che ha per centro l'io, la glorificazione di Dio
diventa un inferno.
Nella creatura che ha come
punto di riferimento le altre creature la Volontà di Dio si fa con la
vanificazione del mondo.
Il tempo è una
glorificazione di Dio.
Nella creatura che ha come
punto di riferimento il Padre, la Volontà di Dio è il cielo di Dio, si entra in
paradiso, si entra nella conoscenza di Dio.
La conoscenza si ha lì.
G.: Allora dire:
"Sia fatta la Volontà di Dio" non significa proprio niente.
La Volontà di Dio si fa in
tutto.
Il problema è capire qual'è
questa volontà.
Per questo dico che la vera
preghiera sta nel ricevere, nell'aprirci per ricevere la comunicazione della
Volontà di Dio.
Nel capire qual'è la
Volontà di Dio.
Noi il più delle
volte riteniamo di pregare, comunicando a Dio la nostra volontà.
Il problema non è
comunicare a Dio la nostra volontà.
Il problema è ricevere da
Dio la sua volontà.
Per ricevere da Dio la sua
volontà, io debbo elevare la mente a Dio, perché solo da Dio conosco qual'è la
sua volontà.
Conoscendo la sua volontà
scopro che tutto è volontà sua.
G.: Ma come si fa
a capire la Volontà di Dio pur pensando intensamente.
Cristo è venuto per questo.
Cristo è venuto per questo
e soltanto per questo.
Abbiamo detto che c'è un
muro tra noi e Dio.
Quando noi cerchiamo di pensare
a Dio, noi ci accorgiamo che c'è un muro che ci separa, per cui non riusciamo a
toccare nulla di Dio.
Mentalmente non riusciamo a
toccare nulla di Dio.
C'è questo muro, c'è questa
frattura.
Noi siamo talmente
prigionieri dell'esperienza di quello che vediamo e tocchiamo nel nostro mondo
che per noi è impossibile raggiungere questo.
Infatti Gesù dice:
"Dove Io sono voi non potete venire".
Però Lui non è venuto per
dirmi: "Dove Io sono tu non puoi venire" e quindi per escludermi.
Lui è venuto per darmi la
possibilità di andare dove Lui è, in modo che io possa vedere la sua gloria.
Infatti: "Io vado a
prepararvi un posto affinché dove Io sono siate anche voi".
E come Io posso allora
seguire il Cristo?
Io seguo il Cristo in quanto
assimilo tutte le parole che Lui mi dice e cerco di capirle.
Se Lui me le dice, mi dà la
possibilità di capirle.
È pane spezzato.
Quindi è solo per mezzo di
Lui che noi abbiamo la possibilità di andare al di là del muro.
E Lui ci porta a vedere le
cose dal punto di vista del Padre, come le vede Lui, dal punto di vista del
Padre.
Quando Io sono condotto a
vedere le cose dal punto di vista di un altra persona, io formo una cosa sola
con quella persona.
Infatti noi possiamo anche
essere vicinissimi sentimentalmente, corporalmente, fisicamente ed essere
lontanissimi.
Perché?
Perché non vediamo le cose
dal punto di vista del'altro.
Allora quello che ci unisce
non è mica la presenza fisica, non è mica la presenza sentimentale.
Non è tutto questo.
Quello che ci unisce è
soltanto il punto di vista.
Quindi soltanto se ho la
possibilità di vedere le cose dal punto di vista di un altra persona, io resto
unito a quella persona.
Soltanto se noi abbiamo la
possibilità di vedere le cose dal punto di vista del Padre, noi possiamo essere
col Padre.
Nell'unione c'è il
concepimento.
Lì si concepisce Dio.
A quel punto lì si è fatti
capaci di predicare Dio su tutte le creature.
E allora lì si fa la gloria
di Dio in tutto.
E siamo quindi liberi dalla
schiavitù di tutte le creature.
Siamo schiavi appunto
perché non possiamo predicare Dio su tutte le creature.
H.: È guardando
da Dio che si impara a pregare.
Si capisce, noi non siamo
capaci a pregare.
I.: In che misura
la creatura che cerca la verità completerà il come di Dio?
Nella misura in cui uno
segue Cristo.
Soltanto il Figlio ti
conduce a vedere le cose dal suo punto di vista che è il punto di vista del
Padre.
E quindi assimila tutte le
cose che dice Cristo e quindi cerca di capirle dal suo pensiero, Cristo ti
conduce a vedere tutte le cose come le vede Lui, cioè dal punto di vista del
Padre.
È guardando le cose dal
punto di vista del Padre che si concepisce e si conosce e quindi si è fatti
capaci di dire quello che Dio è.
Altrimenti tu dirai sempre solo
quello che Dio non è ma non riuscirai a dire quello che è Dio.
E fintanto che tu non sai
sire quello che è Dio tu resterai sempre schiava di tutte le cose, pur
riconoscendo che tutto è vanità.
Anche se riconosci che le
cose ti fanno male, tu non riesci a liberarti dalle cose.
È soltanto se tu puoi
predicare Dio sulle cose, se puoi cioè dire quello che Dio è che tu sei libera.
Perché in tutte le cose Dio
parla di Sé.
E allora io in tutte le
cose dovrei dire: "Signore che cosa mi dici di Te?".
Ma fintanto che Dio non mi
fa concepire quello che Lui è, io non posso capire quello che Lui mi dice.
I.: La nostra
morte può avvenire prima della morte fisica.
Se non avviene prima della
morte fisica è tutto inutile.
Deve avvenire prima, è
essenziale che avvenga prima.
La morte fisica diventa
come un esame, se tu non ti sei preparata, se non sei morta a te stessa, stai
fresca.
Bisogna morire prima di
morire.
Quella è la condizione.
M.: "Padre
voglio che dove sono Io, siano con Me anche quelli che mi hai dato, affinché
vedano la mia gloria", questa gloria sarebbe questo vedere che Dio regna
in tutto?
La gloria del Figlio è il
Padre.
E soltanto se il Figlio dà
a noi la possibilità di essere dove Lui è, Lui è tutto Pensiero del Padre....
Dio è presente in noi.
Dio è presente in noi come
è presente nel cielo, identico e preciso.
Dio non si sposta mica da
un luogo all'altro.
Questo è già cielo di Dio.
E Dio è presente in noi
come è presente nel cielo.
Noi stessi siamo il cielo
di Dio.
Perché non lo vediamo?
Abbiamo il pensiero
inquinato, impuro.
I nostri pensieri sono
impuri, perché?
Perché abbiamo troppi
interessi.
Abbiamo tanti amori e là
dove ci sono tanti amori c'è impurità.
È l'impurità che ti
impedisce di vedere.
Cristo non fa altro che unificare,
semplificare, quindi nella misura in cui io ascolto Cristo, Cristo mi
semplifica il pensiero.
"Una sola cosa è
necessaria" e ti fa vedere tutte le cose dal punto di vista del Padre.
Un pensiero semplice.
Là dove c'è un pensiero
unico c'è purezza di pensiero e nella purezza di pensiero, c'è trasparenza, c'è
la comunicazione e si consoce.
Noi non concepiamo e quindi
non conosciamo perché abbiamo il pensiero inquinato.
Un pensiero inquinato non
concepisce nulla.
N.: Noi siamo al
primo come, al voler essere come Dio.
Questo può
aprirci all'interesse per conoscere come è Dio.
E questo è
impossibile all'uomo.
Questo ci porta
al terzo come che troviamo nel "Padre nostro".
Cristo chiede al
Padre che sia fatta la volontà del Padre, come in cielo, così in terra.
Come è fatta in
cielo la volontà del Padre?
Noi non la
possiamo vedere fintanto che non guardiamo dal punto di vista di Dio.
Da quel punto lì
noi possiamo vedere tutta la positività di quel male che costatiamo
quotidianamente sulla terra.
Vediamo che sulla terra si
fa la Volontà di Dio come si fa nel cielo, tale e quale.
N.: A quel punto
lì tutto rende gloria a Dio, anche la mafia, anche la morte.
Tutto quanto, è
lezione di Dio, glorificazione di Dio al livello in cui noi ci troviamo.
A livello dell'anima
indemoniata all'inferno, la gloria di Dio è l'inferno.
P.: Solo
comprendendo come si fa la Volontà di Dio in cielo, noi abbiamo la possibilità
di farla in terra.
Abbiamo detto che il come è
una proposta.
Inizia facendoti vedere il pastore,
vedi le pecore? Il rapporto che passa tra il pastore e le pecore è come (come!)
e ti butta in aria tutto.
La vedi l'analogia, tu
pastore e pecore li capisci perfettamente ma del Padre e del Figlio tu non
capisci niente.
Però ti dice un come che ti
impegna, quindi è una proposta.
Questi "come"
sono delle proposte che ti impegnano a pensare.
Ti faranno tribolare da
matti ma ti fanno pensare.
Tu puoi non approfondire
perché hai altro da fare, benissimo, però tu hai buttato la Parola di Dio alle
ortiche.
Ma se tu raccogli la Parola
di Dio devi pensare a quello che Lui ti dice.
Perché se Lui ti dice quel
come, vuol dire che ti dà la possibilità di comprenderlo, altrimenti non te lo
direbbe.
Sarà difficile fin che
vuoi, però ti fa una analogia.
E tu o ti immergi in questo
"come" oppure non capisci niente.
P.: Per fermarmi
a contemplare come il Padre conosce il Figlio e il Figlio conosce il Padre, mi
viene proprio dal fatto di aver contemplato come si fa la Volontà di Dio in
cielo e allora se la faccio in terra come la si fa in cielo....
Non sei tu che la fai la
Volontà di Dio.
P.: È Dio che la
fa in me...
Dio la fa già.
È già tutto Volontà di Dio.
Solo che tu non la vedi:
"Dio non può essere cattivo, Dio non può fare il male" mentre è
tutta gloria di Dio.
Tu non lo vedi e non lo
capisci.
Ti senti ferita. offesa,
non credi più in Dio.
"Dio non doveva farmi
questo", è perché non vedi.
E perché non vedi?
Perché non guardi le cose
dal punto di vista di Dio e non conosci come si fa la Volontà di Dio in cielo.
Perché tutto è già Volontà
di Dio, siamo noi in difetto perché non vediamo.
E come faccio per vedere?
Portati in cielo, guarda
dal punto di vista di Dio.
È soltanto comprendendo da
Dio come si fa la Volontà di Dio nel cielo di Dio, che tu capirai perfettamente
come si fa la Volontà di Dio qui in terra.
Non perché tu faccia la
Volontà di Dio qui in terra, perché è già tutto Volontà di Dio qui in terra.
P.: Solo vedendo
la Volontà di Dio in cielo possiamo vedere che qui sulla terra la Volontà di
Dio è già tutta fatta.
Quando tu contempli le cose
nel cielo di Dio, tu capisci perfettamente perché la nostra terra è così: è Dio
che sta facendo la sua volontà.
Noi siamo fatti spettatori
delle cose che noi stiamo facendo per salvare noi.
Dio ti manda gioie e dolori
ma tutto per salvarti.
Ma soltanto se tu vedi la
sua volontà tu riesci a capire questo, altrimenti no.
Se tu vai in una sala
chirurgica e non capisci la volontà del chirurgo, pensi che quel chirurgo sia
un seviziatore: taglia gambe, squarta toraci!
Se tu conosci la volontà
del chirurgo capisci che tutto è fatto per la vita di quegli uomini, cerca di
salvarli.
Noi siamo in una camera
operatoria, la nostra terra è una camera operatoria.
È Dio che sta tagliando e
squartando, allora Dio non esiste? È cattivo?
Tu pensi questo solo perché
non conosci la Volontà di Dio.
È Dio che sta cercando di
salvare la tua vita.
Se tu conosci l'intenzione
allora capisci.
In caso diverso no, per te
è assurdo quello che vedi.
Q.: "Voglio che
dove sono Io siano anche coloro che Tu mi hai dato affinché vedano la mia
gloria", la gloria del Figlio è il Padre. Ma per il Padre questa gloria è
la volontà del Padre?
È il Padre.
Q.: E la volontà
del Padre è anche il Padre?
La volontà di uno è l'espressione
di ciò che uno è.
R.: Come si può
spiegare a coloro che Dio lo percepiscono appena che il terremoto è le più
grandi disgrazie sono Volontà di Dio, sembra come dire una bestemmia?
Prima di spiegarlo agli altri
cerchiamo di capirlo noi, siamo noi che ci dobbiamo sforzare di entrare e di
capire.
Quando Dio ci ha fatto
capire, siamo perfettamente capaci di spiegarlo agli altri.
Noi non possiamo spiegare a
un altro una cosa che noi non abbiamo ben assimilato.
S.: Questi tre
come sono Parole di Dio per farci pensare.
Per farci fare dei salti di
qualità nella nostra vita, fino ad arrivare a quel punto in cui ci propone di
vedere le cose come sono nel cielo.
Noi con i piedi sulla terra
ce lo sogneremmo questo.
E Lui ti propone
addirittura di vedere come si fa la Volontà di Dio in cielo, perché soltanto in
quanto tu vedi come si fa in cielo, capisci perfettamente come si fa in terra.
È lì che si forma la
convinzione, perché quando tu vedi la Volontà di Dio come si fa in cielo,
capisci perfettamente il significato di quello che avviene in terra.
E allora capisci
perfettamente la Volontà di Dio che si fa in terra.
Non sei tu che la devi
fare.
S.: Lui come
proposta me li fa arrivare tutti e tre i come, mentre io sono ancora nel primo,
ma sono per farmi vedere la meta.
Sono delle proposte.
Lui ti mette di fronte a
delle cose che tu tocchi con mano, tocchi con mano l'agricoltore, la strada, la
montagna e ti parla di queste cose e poi ti dice di mettere al posto
dell'agricoltore Dio, ecco l'analogia: cambia il soggetto, devi fare una
traduzione.
Dio semina, il seme è la
parola, il campo sei tu, vedi l'analogia?
Avanzi sempre a forza di
questo come.
Lui dicendoti
"come" ti impegna a vedere le cose dal punto di vista di Dio.
Tutte le cose qui in terra
sono dei segni di quello che Dio opera e di quello che Dio è.
T.: E quindi
dobbiamo chiederci che cosa Lui ci vuole dire con ogni segno?
Sempre, perché è Dio che
parla con noi in tutto, come parla in cielo con le anime, Dio così parla già
adesso con noi, perché tutto è già cielo di Dio.
Dio parla con noi
personalmente.
Noi siamo però delle larve,
non siamo ancora farfalle e Lui parla al livello di queste larve.
Però parla a tu per tu, allo
stesso modo con cui parla con un anima che ha presente Lui.
Come il Padre
conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. Gv 10 Vs 15 Quinto tema.
Titolo: Gloria in cielo e pace in terra.
Argomenti: I preconcetti. Due cose e una passione. Il Natale. La Parola di Dio. Volontà di Dio in cielo e in
terra. L'assenza di Dio sulla terra. La buona volontà. La Volontà di Dio nel nostro
errore. Realtà sensibile e spirituale. Dio è presente nel nostro pensiero. Noi vediamo la terra dal dal cielo.
23-24/Dicembre/1990
Casa di preghiera Fossano.
Questo versetto è la
continuazione di un discorso che Gesù stava facendo.
Aveva appena affermato:
"Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono
Me", qui adesso aggiunge: "Come il Padre conosce Me e Io conosco il
Padre".
Abbiamo visto come sia
importante sempre questo raffronto, la terra è tutta una parabola e tutta la
nostra vita è una parabola di Dio.
C'è sempre questo
raffronto, la terra è tutta una parabola.
E quando c'è una parabola
c'è sempre questo "come".
La maggior parte delle
pagine del Vangelo sono impostate su questo raffronto.
Abbiamo visto anche come
nella vita dell'uomo ci siano tre grandi "come".
Il primo come è quello del
paradiso terrestre, il "come" che tenta ogni essere umano in questo
mondo ed è quello di essere come Dio, l'autonomia da Dio, il non tenere conto
di Dio.
Eppure anche questo errore
che l'uomo necessariamente fa, serve.
Serve sopratutto a formare
nell'uomo la capacità di rispondere al secondo come: "Chi è come Dio?.
E l'uomo deve passare
attraverso la tristezza di questa esperienza, questo tentativo di voler essere
autonomo da Dio, per poter poi a un certo momento confessare e riconoscere, che
nessuno è come Dio.
L'importanza di questo riconoscimento
è perché Dio è una singolarità.
Dio è inconfondibile.
E proprio perché Dio è
singolarità ed è inconfondibile, offre a noi l'orientamento, il punto in cui
dobbiamo rivolgere tutti i nostri pensieri e la nostra attenzione.
Essendo singolarità, Lui
solo è il rivelatore di Sé.
Quando noi abbiamo capito
che la conoscenza di Dio, la rivelazione di Dio si ha solo da Dio, quando
abbiamo capito che la conoscenza di Dio è vita eterna per noi (vita vera
contrapposta alla vita falsa che stiamo facendo), quando abbiamo capito questo,
abbiamo capito il luogo dove possiamo ottenere la nostra vera vita ed è la
conoscenza di Dio che si ha solo da Dio.
Abbiamo poi visto domenica
scorsa il terzo e conclusivo "come" e l'abbiamo trovato nel
"Padre nostro": "Sia fatta la tua volontà come in cielo e così
in terra".
Ogni "come" è una
proposta.
Ogni proposta di Dio è una
sollecitazione a fare un passo avanti.
Un passo verso
l'invisibile.
Si parte dalle cose che si
vedono ma tutte le cose che si vedono non sono Dio, sono segni, parabole,
Parole di Dio, bisogna andare oltre a queste per giungere a vedere e toccare e
fare esperienza della Realtà.
Dietro ogni segno, dietro
ogni parabola, dietro ogni parola c'è una realtà e noi non dobbiamo mai
fermarci a quello che appare ai nostri sensi, a quello che si fa sentire da
noi, per questo non dobbiamo mai fermarci ai sentimenti.
Il primo peccato, questo
peccato di autonomia è una conseguenza del preferire i nostri sentimenti alla
conoscenza.
La sollecitazione di Dio a
passare dalle cose che vediamo e tocchiamo alle cose invisibili è basata su
questi "come".
Dio ci fa vedere una cosa e
poi ci dice: "Questa cosa è come", però ci presenta un
"come" che noi non riusciamo a legare, non riusciamo a capire.
Quindi impegna noi a
trascendere tutto.
Dicendoci: "Sia fatta
la tua volontà come in cielo e così in terra", ci propone una cosa
altissima, poiché ci propone di capire come si fa la Volontà di Dio in cielo.
Ci fa anche capire che
soltanto quando vediamo come si fa la Volontà di Dio in cielo, soltanto allora
si è formata in noi la capacità di vedere come si fa la Volontà di Dio in
terra.
Dio ci fa dire al Padre:
"Sia fatta la tua volontà" e lo dice al Padre, non perché noi abbiamo
a fare la Volontà di Dio in terra, qui in terra tutto è già Volontà di Dio,
anche nell'inferno c'è la Volontà di Dio che trionfa, nolenti, anche coloro che
sono nell'inferno sono costretti a fare la Volontà di Dio poiché Dio solo è
Colui che regna.
Uno solo è il Creatore e
uno solo è Colui che regna.
Quindi la Sua volontà si fa
in tutto, Dio non è sorpreso da nessuno.
Se fosse sorpreso non
sarebbe più Dio.
Dio non è condizionato da
nessuno, in tutto si fa la sua volontà e tutto avviene nel suo pensiero.
Il difficile per noi è
vedere come si fa la Volontà di Dio in terra.
Soltanto quando noi
arriviamo a contemplare come si fa la Volontà di Dio in cielo, soltanto allora,
noi siamo fatti capaci di vedere come si fa la Volontà di Dio in terra.
Qualcuno domenica scorsa ha
avuto qualche difficoltà su questo argomento.
Sul cammino della nostra
vita, con molta facilità, noi cadiamo nei preconcetti.
Cadendo nei preconcetti,
noi aspettiamo la venuta di Dio, l'incontro con Dio, la manifestazione di Dio o
la conoscenza di Dio su certi binari, in certi tempi e in certi luoghi.
Questo ci ha fatto capire
il rischio che grava su ogni uomo nel cammino verso Dio.
Nello stesso tempo ci ha
fatto anche capire qual'è la condizione per camminare e per evitare questi
rischi.
L'uomo con facilità cade in
preconcetti.
Perché man mano che conosce
e con Dio si consoce, man mano che conosce, lui scambia quello che conosce per
Assoluto, per la verità: "Ho trovato!" e non si rende conto che c'è
un preconcetto.
Per questo bisogna tenere
presente che con Dio bisogna avanzare sempre non conoscendo, non affermando ma
piuttosto non conoscendo.
Con Dio ci sono sempre
delle sorprese.
Dio è un infinito, è un
essere che ci trascende, che supera continuamente noi, che ci supera sempre in
tutto, per questo anche la vita eterna sarà una vita di novità.
Con Dio non c'è la noia, la
vita eterna non è statica, la vita eterna va di novità in novità.
Con la capacità però di
capire; qui in terra noi spesso siamo sorpresi dalle cose ma ci troviamo
nell'incapacità di capire.
Succedono fatti, succedono
avvenimenti e : "Chissà cosa vuol dire il Signore, chissà qual'è il
significato di questo, chissà qual'è il suo Pensiero" e ci troviamo in
questa grande difficoltà.
Nella vita eterna per
coloro che conoscono Dio questa grande difficoltà non c'è, però resta la
novità, poiché Dio essendo un essere infinito è una sorgente infinita di
novità.
Ma la condizione per poter
restare con questo Dio ed intendere questo Dio, è questo nostro offrirci:
"Se non ritornate come bambini", ma è necessario restare sempre come
bambini, nella vita eterna si resterà soltanto come bambini.
E se non si sarà come
bambini non ci sarà per noi una vita eterna.
Questo bambino che è sempre
aperto ad accogliere a ricevere.
L'uomo diventa vecchio in
quanto a un certo momento si fossilizza su ciò che conosce, su ciò che ha
esperimentato.
Per cui a un certo momento:
"Io so come sono le cose, io capisco, io conosco".
Ecco il grande errore che
fa l'uomo: il preconcetto.
La conoscenza vera si
ottiene solo da Dio ed è per questo che abbiamo fatto precedere al terzo
"come", l'intervallo che abbiamo chiamato il muro.
Perché è necessario abbiamo
detto, andare al di là del muro.
Andare al di là del muro,
vuol dire andare al di là di tutte le nostre attese.
Perché la nostra attesa
deve essere formata da Dio.
Non deve essere formata da
quello che noi abbiamo capito e conosciuto di Dio.
È vero che man mano che
procediamo con Dio noi formiamo un cumulo in noi di conoscenze ma è una
conoscenza che va sempre superata, perché bisogna sempre imparare a guardare le
cose dal punto di vista di Dio.
Abbiamo visto che il muro
si supera in quanto si ascolta il Figlio di Dio, in quanto si ascolta Cristo.
E ascoltando Cristo dove
siamo condotti ad andare?
Ascoltando Cristo siamo
condotti a guardare le cose dal suo punto di vista.
Chi parla con noi ci
conduce sempre a guardare le cose dal suo punto di vista se, noi lo ascoltiamo,
se noi cioè ci rendiamo disponibili.
Ma se noi abbiamo delle
pretese noi siamo impossibilitati a giungere a vedere le cose dal punto di
vista dell'altro.
Cristo, Figlio di Dio vede
tutte le cose dal punto di vista del Padre.
E vedendo tutte le cose dal
punto di vista del Padre, conduce quanti lo ascoltano a vedere ogni cosa dal
punto di vista di Dio.
Ecco per cui anche nella
preghiera: "Sia fatta la tua volontà come in cielo e così in terra",
ci insegna ad attendere questa conoscenza dal Padre.
Non dice a noi di fare la
volontà in terra come in cielo, lo dice al Padre.
Per farci capire che la
conoscenza della Volontà di Dio nel cielo di Dio, si ottiene soltanto dal
Padre.
Quindi soltanto guardando
dal punto di vista del Padre.
E quando uno è condotto a
vedere le cose dal punto di vista del Padre, deve spogliarsi di tutti i suoi
preconcetti, di tutte le sue esperienze, di tutti i sui sentimenti.
Per poter arrivare a quella
purezza di pensiero che guarda unicamente dal punto di vista del Padre.
In questo terzo come
abbiamo visto la necessità di vedere le cose come sono fatte nel cielo di Dio,
poiché questa è la condizione per intendere come si fa la Volontà di Dio in
terra e quindi, per avere la chiave di lettura del Pensiero di Dio,
dell'Intenzione di Dio in tutte le cose e in tutti i fatti.
A questo punto punto
possiamo proseguire in quello che Gesù dice in questo versetto: "Come il
Padre conosce Me e Io conosco il Padre".
Superato questo
"come" troviamo: "Il Padre conosce Me ed Io conosco il
Padre".
Anche questa è una
proposta.
La Parola di Dio è sempre
una proposta.
E se Gesù dice a noi queste
parole, non le dice per metterci di fronte a una parete inaccessibile, ce le
dice per offrire a noi un campo di lavoro, un campo di riflessione, per offrire
a noi un invito e quindi un impegno a scavare ad approfondire e a capire che
cosa vogliono dire queste parole che Lui fa giungere a noi.
Lui afferma che conosce le
sue pecore e le sue pecore conoscono Lui, come il Padre conosce Lui e Lui
conosce il Padre.
I pastori e le pecore li
conosciamo, li vediamo, li tocchiamo, sappiamo cosa sono e sappiamo quali
rapporti ci sono fra loro.
Eppure quando Lui ci dice
che Lui pastore conosce le sue pecore e le pecore conoscono Lui, come il Padre
conosce Lui e come Lui conosce il Padre, ci mette in una mare in cui ci invita
a sprofondarci e se ce ne parla vuol dire che è possibile capire, però è un
mare in cui ci accorgiamo che non sappiamo dove puntare la prua per poterci
capire qualche cosa.
Perché ci sprofonda nel
cielo di Dio.
Ci fa capire che quella
conoscenza che il pastore ha delle pecore, che le pecore hanno del pastore, non
è quella conoscenza sentimentale che noi possiamo intendere è ben altra la
conoscenza.
Qui siamo nel campo delle
parabole e queste parabole possono essere intese soltanto se uno guarda le cose
dal cielo di Dio.
Siamo sempre in quello.
La Volontà di Dio come in cielo,
lì abbiamo il punto luce.
E fintanto che noi non
arriviamo a capire come il Padre conosce il Figlio ed il Figlio conosce il
Padre, noi ci illudiamo di capire la parabola, ci illudiamo di capire come il
pastore conosce le sue pecore e come le pecore conoscono il pastore.
Qui Gesù ci presenta un
come che impegna tutte le nostre capacità e oltre ancora e ci fa capire che
soltanto da Dio e soltanto dal Padre noi possiamo intendere questa parabola
attraverso cui Lui ci conduce a capire il rapporto che passa tra Padre e
Figlio.
Se noi teniamo presente che
il rapporto che passa tra Padre e Figlio è lo Spirito Santo, qui ci invita, ci
sollecita, ci promette l'incontro con lo Spirito Santo.
Perché lo Spirito Santo è
proprio il rapporto che passa tra Padre e Figlio.
E ci fa capire che soltanto
incontrando lo Spirito Santo, cioè quella conoscenza di come il Padre conosce
il Figlio e il Figlio conosce il Padre, noi avremo la chiave di lettura per
tutte le parabole e quindi la chiave di lettura per tutti gli avvenimenti e
tutte le cose di questo nostro mondo.
Noi, l'abbiamo detto molte
volte siamo fatti di cielo e di terra.
Ogni uomo è fatto di cielo
e di terra.
Però fatti con questi due
grandi termini, noi portiamo in noi la passione dell'Assoluto
che è una passione non per due termini ma per un termine solo.
Noi ci troviamo con due
cose e con la passione per avere una cosa sola.
La passione d'Assoluto è
passione d'unita (d'unificazione) e la portiamo in noi.
Questa passione è testimonianza
in noi della presenza dell'Assoluto, della presenza in noi di Dio.
Un cane o un animale non
subisce questa passione.
È questa passione che ci
rende tristi e ci tormenta per tutta la vita.
Questa passione d'Assoluto
è testimonianza del Dio con noi.
Natale rivela che Dio è con
noi indipendentemente da noi.
Natale ci pone di fronte a
questa realtà: "Tu uomo sei fatto della Mia Presenza".
Questo è il mistero del
Natale.
Questo è l'annuncio del
Natale.
E se non capiamo questo non
capiamo un bel niente.
È inutile che noi ci
fermiamo lì ad assistere a delle belle statuine o a dei canti.
Questo è solo sentimento
che non serve assolutamente a niente.
Quello che conta è arrivare
a capire il messaggio, il pensiero che c'è nel Natale.
Col Natale Dio ci presenta
la realtà in cui noi nasciamo e in cui noi siamo fatti.
La realtà è questa: Dio è
presente in noi indipendentemente da noi, senza di noi.
Quindi quando è presente in
noi senza di noi costituisce la nostra realtà, volenti o nolenti, che lo
capiamo o che non lo capiamo.
Questa è la realtà in cui
noi ci troviamo.
Per questo Gesù nasce da
una vergine, indipendentemente dall'uomo, per farci capire che quello che noi
siamo, siamo opera di Dio, indipendentemente da noi.
Questa è la realtà in cui
noi ci troviamo.
Per questa realtà che
portiamo in noi, noi subiamo questa passione d'Assoluto che ci fa correre per
tutto il mondo.
E ci fa cercare Dio in
tutte le cose e che ci fa sbagliare in tutto.
Ci fa sbagliare in tutto
perché noi scambiamo per Assoluto (preconcetto) tutto quello che vediamo e
tocchiamo, tutto quello che ci piace, tutto ciò per cui noi viviamo.
Perché?
Ma perché l'Assoluto noi
non possiamo conoscerlo se non per mezzo di Dio.
Dio solo è rivelatore di Se
Stesso.
Dio è una singolarità, per
cui tutti ci annunciano Lui, tutti ci parlano di Lui ma nessuno ce lo fa
conoscere, nessuno ce lo fa incontrare perché Lui si conosce solo per mezzo di
Se Stesso.
Quindi perdono (per-dono)
di Sé.
Ecco per cui si entra nella
conoscenza di Dio e si fa esperienza di Dio, solo nella misura in cui si
ascolta Dio.
E chi ascolta non deve
avere dei preconcetti, perché quando uno ha dei preconcetti si auto lesiona le
orecchie.
Bisogna ascoltare come
bambini.
Perché è Lui che ci
conduce, è Lui che parlando conduce noi, altrimenti: "Dove Io sono voi non
potete venire.
Per noi è un salto assurdo
impossibile.
Noi diciamo:
"Astrazione" e quando diciamo astrazione siamo fuori, noi siamo
dominati dalla realtà materiale.
E subiamo la realtà e la
realtà per noi è sempre un punto fisso di riferimento di tutte le cose.
Per cui noi chiamiamo pazzi
coloro che vivono per una realtà diversa da quella che noi abbiamo presente.
L'uomo è fatto da questi due
grandi termini: il cielo e la terra e da questa passione d'Assoluto.
Però l'uomo è anche fatto e
questo è l'elemento essenziale, l'uomo è fatto dalla Parola di Dio.
La Parola di Dio che dice a
noi in quale rapporto dobbiamo mettere questi due termini.
La passione d'Assoluto ci
rende inquieti, perché ci fa sentire il bisogno di unificare questi due
termini.
Di stabilire un rapporto
tra questi due termini: non possiamo stare con due termini.
Vivere con due termini non
collegati tra loro, non rapportati tra loro è situazione di non conoscenza.
E noi la non conoscenza non
la sopportiamo.
La passione d'Assoluto ci
impegna e ci costringe, anche sbagliando a unificare i due termini.
La Parola di Dio dice a
noi, quale dei due termini dobbiamo mettere al di sopra di tutto.
Come punto fisso di
riferimento per tutto.
La Parola di Dio dice a noi
di mettere il cielo prima di tutto.
A noi che siamo portati a
mettere sempre la terra prima di tutto.
Anzi a noi che siamo
portati a misurare il cielo con la terra.
La Parola di Dio dice:
"Metti il cielo prima di tutto, metti Dio prima di tutto, non preoccuparti
neppure del mangiare e del vestire, del lavoro, della carriera, metti Dio prima
di tutto, cerca Dio prima di tutto".
La Parola di Dio ci
annuncia quindi la Realtà.
Quando noi abbiamo due
termini davanti a noi, noi corriamo sempre questo rischio, questo pericolo,
quello di mettere come punto fisso di riferimento per il nostro rapporto (siamo
costretti a fare un rapporto) quello che noi vediamo tocchiamo ed esperimentiamo
quello che capiamo.
Per questo la Parola di Dio
è importantissima.
Già nell'antico testamento
la Parola di Dio diceva: "T'ho messo uomo davanti la vita e la morte
(cielo & terra) però io ti ordino di scegliere la vita".
Per cui se noi ascoltiamo
la Parola di Dio non facciamo sbagli, la Parola di Dio ci dice quello che
dobbiamo mettere prima di tutto come punto fisso di riferimento.
La vita è il cielo, la vita
è la conoscenza di Dio.
E la Parola di Dio ci dice
di mettere la conoscenza di Dio come punto fisso di riferimento.
Come tuo fine.
Come tua realtà, perché la
Realtà è Dio.
La Realtà è Dio che parla a
noi in tutto.
Allora abbilo come punto
fisso di riferimento.
E non mettere come punto
fisso di riferimento quello che appare a te, quello che sembra a te, quello che
senti te, quello che il cuore ti dice.
Non metterlo come punto
fisso di riferimento.
Non mettere come punto
fisso di riferimento gli uomini, perché la salvezza non viene dagli uomini.
Non mettere come punto
fisso di riferimento né le istituzioni né gli istituti ma, metti come punto
fisso di riferimento Dio, la conoscenza di Dio.
Perché Dio t'ha creato per
questo.
Ecco la lezione, la vita
che noi traiamo da questo.
Con questa Parola di Dio,
noi siamo sollecitati a sprofondarci nel cielo di Dio.
Abbiamo i due termini
(cielo & terra) e la Parola di Dio ci dice di sprofondarci nel cielo di
Dio.
Perché quanto più tu ti
sprofonderai nel cielo di Dio (campo dello spirito, pensiero, luce) tanto più
la tua terra s'illuminerà.
A un certo momento tu vedi
la Volontà di Dio in terra, tu vedi il Regno di Dio in terra.
Perché Dio regna in tutto.
Però la chiave di lettura
per vedere questo regno è che la tua testa sia sprofondata nel cielo di Dio.
Affinché tu possa
contemplare come si fa la Volontà di Dio nel cielo dove tutto fa riferimento a
Dio.
Perché nel cielo c'è questa
purezza.
Nel cielo non c'è più
l'uomo con le sue pretese, con i suoi egoismi, col pensiero del suo io.
Nel cielo tutto fa sempre
riferimento (dentro e fuori) a Dio.
Dio è il punto fisso di riferimento
di tutto nel cielo.
Qui abbiamo la situazione
pura, pura Volontà di Dio.
Qui in terra noi vediamo
ben altre confusioni.
Apparentemente si dice che
Dio regni in terra, nella realtà noi costatiamo che regnano ben altre realtà.
Regna il male, la violenza,
la ricchezza, la forza, la bellezza, la politica.
Ecco quindi la grande
difficoltà in cui noi ci troviamo.
Perché sulla nostra terra
le cose sono relative al nostro io, nel cielo invece le cose sono relative a Dio,
tutto è relativo a Dio.
E Dio ci invita a vedere
tutte le cose come sono relative a Lui.
Perché soltanto quando
vedremo le cose riferite a Dio, capiremo anche come Dio regna sulla terra.
Perché sulla terra
(l'abbiamo detto molte volte) noi esperimentiamo l'assenza di Dio, non la
presenza di Dio.
Eppure nell'assenza di Dio
c'è la presenza di Dio.
L'assenza è una categoria
della presenza, è una testimonianza della presenza.
Ma chi può intendere, chi
può capire, chi può convincersi che l'assenza è una Parola di Dio per noi?
Quindi che l'assenza di Dio
è una testimonianza della presenza di Dio per noi, è Dio che parla con noi e
dice: "Guarda che Io ti sto pensando".
Chi ci può convincere di
questo?
Soltanto il cielo di Dio.
Cioè soltanto se noi
guardiamo le cose dal punto di vista di Dio noi capiamo perfettamente che
l'assenza di Dio che noi esperimentiamo nel mondo è una Parola di Dio per noi.
Noi qui sulla terra
esperimentiamo le cause seconde, le opere le vediamo fatte dagli uomini, non da
Dio e quindi noi qui sulla terra esperimentiamo che le nostre preghiere, i
nostri desideri, le nostre volontà non trovano corrispondenza.
Noi ci troviamo in
continuazione contraddetti e la contraddizione per noi è una esperienza
d'assenza.
Ho detto (stupidamente)
molte volte che se io desidero delle rose e mi inondano di tulipani o violette,
io non vedo i doni d'amore che ricevo, io vedo la mancanza d'amore.
Perché vedo la mancanza
d'amore?
Perché io pretendo delle
rose.
Quindi mi vedo non pensato
e non conosciuto anche se mi mandano tonnellate di tulipani o violette.
Io non vedo la presenza di
chi mi manda i tulipani, eppure c'è una presenza.
Mi inondano d'amore ma io
non vedo l'amore.
E perché non vedo l'amore?
È il preconcetto.
Così è l'assenza.
Quando noi desideriamo un
po' di luce o desideriamo una grazia o un dono e questo dono lo otteniamo,
diciamo che Dio c'è, ho toccato la sua presenza.
Ma è una presenza che dura
quello che dura perché è sentimento e non fidatevi di questa presenza.
E Dio che si concede.
Ma noi diciamo: "Ho
trovato, ho esperimentato, Dio esiste, Dio è presente" perché siamo stati
soddisfatti noi.
Non perché noi abbiamo
soddisfatto Dio.
Quando noi costatiamo la
presenza di Dio soltanto perché la nostra volontà o il nostro desiderio o la
nostra preghiera è stata soddisfatta noi non siamo entrati nella conoscenza di
Dio.
Io dico che Dio esiste
perché io sono stato soddisfatto.
La vera preghiera non sta
nel comunicare a Dio la nostra volontà affinché Lui risponda a questa volontà.
La vera preghiera sta
nell'elevare la mente a Dio per conoscere da Lui la sua volontà.
Perché solo quando
impareremo a desiderare e a volere la sua volontà, lì conosceremo la sua
presenza.
E quella presenza che noi
troveremo lì, quella sarà la vera presenza.
Dio si conosce soltanto
nella sua volontà, nel suo pensiero, nella sua intenzione, non nelle nostre
intenzioni.
Il tema di questa sera
abbiamo detto che è: gloria a Dio nei cieli e pace in terra.
L'annuncio è: pace in terra
agli uomini di buona volontà.
Gesù dice: "Dio solo è
buono".
Quando quel giovane ricco
gli chiede: "Maestro buono che cosa devo fare?".
Gesù risponde: "Perché
mi dici buono? Uno solo è il buono".
E quando si dice buona
volontà, una sola è la volontà buona.
Non è la nostra: "Voi
cattivi come siete...".
Noi quando preghiamo Dio
che risponda alla nostra volontà, non abbiamo una volontà buona.
Non è buona perché è
ingiusta.
Noi tendiamo a far servire
Dio a noi stessi.
Dio è il Signore, non è un
nostro servo.
Quando noi trasformiamo Dio
in un servo, la nostra volontà non è buona.
Non può essere buona, è
ingiusta.
Ecco per cui se anche Dio
si fa servo, qualche volta, per conquistare noi, noi non dobbiamo fermarci a
questa esperienza.
Perché a un certo momento
Dio ce la capovolge.
La vera volontà buona è
quella che discende da Dio.
Dio solo è buono.
E soltanto con Dio noi
impariamo quello che è buono.
Quindi soltanto con Dio la
nostra volontà è buona.
E soltanto quando noi
contempliamo Dio nel suo cielo....
"Gloria a Dio
nell'alto dei cieli", perché la gloria si dà soltanto nella conoscenza di
Dio, là dove si conosce Dio".
"Sia fatta la tua
volontà come in cielo", soltanto conoscendo la Volontà di Dio in cielo, la
nostra volontà diventa buona in terra e qui abbiamo la pace.
Perché la nostra pace sta
nel contemplare che tutto è voluto da Dio, che nulla accade che non sia voluto
da Dio.
La nostra pace sta nel
potere vedere il Pensiero di Dio in tutto.
Noi sulla nostra terra
esperimentiamo l'assenza di Dio e quindi noi esperimentiamo che sulla nostra
terra non si fa la Volontà di Dio.
E invece qui sulla terra la
Volontà di Dio si fa, eccome se si fa.
Perché l'assenza di Dio è
una testimonianza della presenza di Dio.
È Dio che si fa pensare nel
nostro errore.
Io mi sono abbarbicato a
una creatura, a una cosa, al denaro, a un mio problema, mi sono abbarbicato a
questo e Dio mi fa esperimentare la sua assenza in quanto non soddisfa quello
che io desidero, quello che io voglio, anzi, mi porta via, mi annulla tutto ciò
per cui io sto vivendo.
E io esperimento l'assenza
di Dio e non mi accorgo che la mia esperienza d'assenza di Dio, è Dio che mi
invita ad essere intelligente.
Perché se io tutta la vita
salgo su un larice per cercare delle mele e non trovando le mele dico: "Dio
non esiste, perché se esistesse mi farebbe trovare le mele su questo
larice", Dio mi risponde: "Scemo, tu devi capire che le mele si
trovano soltanto sul melo e non sul larice".
E io non m'accorgo che il
fatto che Lui non mi faccia trovare le mele sul larice è Lui che interviene nel
mio errore, è la sua presenza a non farmi trovare le mele sul larice, per non
confermare il mio errore.
Per farmi capire che devo
vivere per altro da ciò cui sto vivendo.
Ed è lì che Lui mi annulla
tutto.
E io dico che Dio è assente
e invece Dio è presente.
Dio mi sta pensando e mi
sta pensando proprio nel mio errore.
Noi certamente non
scopriremmo l'assenza di una cosa se quella cosa non l'avessimo presente nel
pensiero.
Noi non noteremmo certo
l'assenza di una persona a questo nostro incontro se questa persona non
l'avessimo presente nel pensiero.
Per questo dico che
l'assenza è una categoria della presenza.
Là dove non c'è presenza
non c'è esperienza d'assenza.
Noi crediamo sempre che la
realtà sia quella che vediamo e tocchiamo.
Per cui noi riteniamo che
non basta avere una cosa presente nel pensiero perché questa sia reale.
Io quello che ho nel
pensiero lo debbo vedere fuori per poterlo considerare come realtà.
Io cerco una biro e l'ho
presente nel pensiero ma, non mi basta averla presente nel pensiero, dico
d'averla trovata solo quando la vedo e la tocco e la posso esperimentare con i
miei sensi.
Nel campo dello spirito non
è così.
Nel campo dello spirito abbiamo
un capovolgimento, per questo Dio non si fa esperimentare nel campo dei sensi,
nei sentimenti.
Perché ci fa capire che
quella presenza che noi abbiamo nel pensiero è la realtà.
Dio è presente nel nostro
pensiero.
Dio è presente nella nostra
anima, nel nostro spirito
E noi facciamo l'errore
gravissimo di cercarlo fuori mentre Lui è dentro.
Per cui tutta quell'assenza
di Dio fuori, sono tutti annunci di Dio, segni di Dio per farci rientrare in
noi stessi e per farci toccare con mano che la grande realtà non è fuori.
La grande realtà è dentro,
è nel nostro pensiero e Dio abita nel nostro pensiero.
Il nostro pensiero non è
una astrazione, il mondo esterno diventa presto astrazione.
I sentimenti mutano e a un
certo momento ci accorgiamo che non ci sono più.
Il mondo vero reale è
quello che portiamo nell'anima, quello che portiamo nei nostri pensieri.
Ecco che allora l'assenza
di Dio è un segno, perché ci convoca a scoprire la vera realtà, la vera
presenza.
È Dio che mi annulla tutto
quello che io ho scambiato per realtà assoluta, me la annulla per chiamarmi,
quindi è una Parola di Dio per me, quindi è un segno della sua presenza.
A questo punto noi capiamo
una cosa meravigliosa.
Noi ci rendiamo conto che l'esperienza
dell'assenza di Dio la vediamo nella presenza di Dio, perché se non avessimo
presente Dio, noi non esperimenteremmo l'assenza di Dio nel nostro mondo.
Un cane certamente non
esperimenta l'assenza di Dio attorno a sé, perché non ha Dio presente in sé,
nel suo pensiero.
Se l'esperienza
dell'assenza di Dio è un segno della presenza di Dio in noi e del luogo in cui
si trova Dio ed in cui noi possiamo trovare Dio, allora capiamo una cosa
stupenda: noi vediamo tutte le cose finite e tutto il mondo finito come
esperienza dell'assenza dell'infinito.
Quindi quello che noi
abbiamo presente è l'infinito.
E se noi non avessimo
presente l'infinito, noi non vedremmo le cose finite.
E se noi vediamo il tempo
che passa (e quanto lo vediamo il passare del tempo!) è perché abbiamo presente
l'eterno.
Perché se non avessimo
presente l'eterno noi non noteremmo il tempo.
Allora il tempo è l'assenza
dell'eterno.
L'assenza noi la
esperimentiamo in quanto abbiamo una presenza.
Ma allora questo eterno è
già in noi.
È in questo infinito, in
questa presenza di Dio che portiamo in noi.
È in questa presenza di Dio
che noi vediamo il finito delle creature, il passare delle creature, il tempo
che passa.
La relatività di tutte le
cose noi la vediamo nell'Assoluto e se non avessimo presente l'Assoluto, non
vedremmo la relatività di tutte le cose.
Noi vediamo la terra perché
siamo già in cielo.
Perché se non fossimo già
in cielo, noi la terra non la vedremmo.
Noi vediamo la terra dal
punto di vista di Dio, dal cielo.
Se questa è la realtà in
cui noi ci troviamo (l'annuncio di Natale), la gloria è annunciata nel cielo
per noi.
"Gloria a Dio
nell'alto dei cieli".
Gloria all'Assoluto, gloria
all'eternità, gloria all'infinito che c'è in questo cielo, in questo Dio che
portiamo dentro di noi.
E pace sulla tua terra se
tu hai buona volontà.
Cioè se tu conosci,
riconosci.....
La Volontà di Dio sta
nell'affermazione di quello che Lui è.
Lui in tutto afferma Sé: in
cielo, in terra e nell'inferno.
Lui afferma Sé, la sua
volontà si fa.
La sua volontà si fa nella
assenza sua.
Noi esperimentiamo la sua
assenza, perché Lui sta manifestando a noi la sua presenza.
Noi esperimentiamo il tempo
perché Lui sta affermando a noi l'eternità.
Noi esperimentiamo il
finito non come negazione d'infinito ma, come manifestazione, quindi
glorificazione d'infinito.
A.: Il pastore
conosce le pecore nello stesso modo che..che..
Luigi: Il
pastore conosce le pecore e le pecore conoscono il pastore come il Padre
conosce il Figlio e il Figlio conosce il Padre.
A.: C'è una
unità che bisogna capire e che è dentro di noi.
Nella stessa
maniera che il pastore conosce le pecore...non riesco a dirlo!
Luigi: Nella
stessa maniera con cui il Padre conosce il Figlio, il Figlio conosce le pecore.
Quella è parabola.
Quindi chi m'illumina è il
cielo, non è la terra che mi illumina il cielo.
A.: Bisogna
cominciare a vedere tutto da Dio.
Luigi: A
contemplare tutte le cose da Dio.
Questa è la buona volontà.
La vera conoscenza non è induttiva:
partire da quello che vedo e tocco per immaginarmi il cielo, la vera conoscenza
sta nel partire da Dio e dedurre da Dio.
Lì hai la certezza.
B.: Siamo già
creati da Dio contemplatori della sua verità.
Luigi: E tutto
vediamo da Dio, anche le creature le vediamo nell'infinito.
Se tu non fossi
nell'eterno, tu non vedresti il tempo.
Tu non vedresti l'assenza
di Dio se tu non avessi presente Dio.
B.: Questo è
testimonianza che Dio ci chiama a guardare tutto in questa luce.
Luigi: Da
questa luce.
B.: Il guaio è
che noi non ci portiamo a guardare da questo punto di vista che Dio ha posto in
noi.
Luigi: Non
ci raccogliamo in questo pensiero.
Il guaio è che noi passiamo
tutta la vita a cercare mele su un larice.
Tutta la vita!
Poi in punto di morte
diciamo che la nostra vita è servita a niente.
C.: Noi
abbiamo la possibilità di capire che la realtà è nel cielo di Dio.
Luigi: Il
cielo di Dio è la realtà e tutto il resto è segno di questa realtà, è parola di
questa realtà.
Anche l'assenza di Dio è
una parola per me.
C.: Questo
passare delle cose e questa finitezza delle cose sono segno che nel cielo di
Dio vi è l'eterno e l'infinito.
Luigi: Certo
è c'è la presenza di Dio e questa presenza la portiamo già dentro di noi e ci
fa vedere le cose finite.
C.: E ci può
dare pace, perché se capiamo che l'assenza è esperienza di presenza non pesa
più.
Luigi: Certo.
La mia inquietudine sta
proprio nel non trovare quello che cerco.
Lì sono inquieto.
C.: Se vediamo
il tempo che passa fine a se stesso siamo inquieti ma, se invece possiamo
contemplarlo nell'eterno....
Luigi: Dobbiamo
vedere il tempo come un segno dell'eternità.
Come una Parola di Dio per
me, per me che non sono ancora arrivato a scoprire l'eterno, è Dio che mi sta
parlando.
Per condurmi a scoprire
l'eterno e questo parlare che mi fa è il tempo.
Il tempo è una parola
dell'eternità, come l'assenza è una parola della presenza.
Se io esperimento l'assenza
di una persona è perché quella persona mi sta a cuore, è perché l'ho presente.
È proprio per la sua
presenza in me che io dico che è assente ma allora l'assenza è un segno, è una
parola di questa creatura che è presente.
C.: Quindi è
ancora dono di Dio...
Luigi: Certo
è una Parola di Dio, l'assenza è una categoria della presenza.
Siamo noi che fermandoci al
sentimento, al pensiero del nostro io diciamo che non c'è, cavolate, tu non
diresti che non c'è se tu non l'avessi presente in te.
D.: Quindi
tutto il negativo...
Luigi: È
per farmi scoprire il positivo.
Il negativo è una parola
del positivo, per farti scoprire il positivo.
D.: Nel cielo
tutto, dentro e fuori di noi si riferisce a Dio.
Ma nel cielo
il fuori esiste ancora?
Luigi: Nel
cielo tu ritroverai tutto quello che tu hai trovato sulla tua terra, c'è tutto.
Con Dio non sparisce mica
niente.
Le cose spariscono per noi,
la morte è segno di Dio per noi ma, presso Dio non c'è mica, il che vuol dire
che tu in Dio ritrovi tutto, anche i fili d'erba che hai incontrato per la
strada, ritrovi tutto, sta pur tranquilla.
La verità comprende tutto.
Se comprende tutto, non
annulla niente.
L'annullamento è solo per
noi, è solo relativo a noi.
È solo relativo a noi, non
è in Dio.
In Dio c'è il positivo di
tutto, non c'è il negativo.
Il negativo è per me che
sono scemo.
E fintanto che sono scemo
ci sarà questo negativo che è necessario per farmi diventare intelligente.
Presso Dio c'è la
giustificazione di tutto.
Ecco per cui Dio è
presente, non c'è il passato.
Non c'è il futuro.
Per noi c'è il passato e
c'è il futuro ma non c'è il presente perché non riusciamo mai a fermarlo questo
famigerato presente.
In Dio non c'è il passato,
non c'è il futuro, tutto è presente.
Il che vuol dire che noi in
Dio ritroviamo tutto, nemmeno un filo d'erba va perduto presso Dio.
D.: La vita
vera è dentro di noi, poiché Dio è dentro.
Luigi: Ma
certo, tutto è Parola di Dio, quindi abbiamo Dio in noi e le Parole di Dio in
tutto attorno a noi.
Tutto è Parola di Dio ed è
Parola di Dio in quanto segno e il segno va sempre intelletto.
Vanno sempre intelletti in
questa presenza di Dio in noi.
È Dio in noi che fa vedere
a noi tutte le cose per ricondurci sempre a Sé, per cui noi dobbiamo partire da
Dio per ritornare sempre a Dio.
Dio è il principio e Dio è
il fine.
Noi dobbiamo mettere Dio come
principio e avere Dio come fine.
In cielo vedi tutto come
Parola di Dio e intendi tutto il parlare di Dio in tempo reale poiché siamo
nell'eterno.
Come Dio parla, tu capisci
subito.
Tu adesso quando Dio ti
parla, tu stenti e impieghi giorni, mesi o anni per arrivare a capire quello
che Lui ti vuol dire, se Dio ti dà la grazia di arrivare a capire.
Invece nel cielo di Dio c'è
l'immediatezza.
E.: Noi
vediamo già adesso la terra dal punto di vista del cielo?
Luigi: Ma
si capisce!
E.: E allora
siamo già arrivati a Dio? O dobbiamo arrivare a vedere tutto dal punto di vista
di Dio?
Luigi: Natale
è presentazione della realtà in cui noi ci troviamo.
Cosa è questa realtà?
Dio è in te e con te.
Ed è tanto con te che tutte
le cose che tu vedi, tocchi ed esperimenti nella tua vita (tempo, finitezza
delle creature, assenza di Dio, tutto questo tu lo vedi perché Dio è presente
in te.
Se Dio non fosse presente
in te, tu non vedresti l'assenza di Dio.
Lo capisci o no?
Non vedresti l'assenza di Dio
se non avessi presente Dio in te.
Dio è spirito.
Certo che se io cerco una
matita o un registratore, questi non sono spirito.
Ma Dio che è spirito è già
tutto in noi.
Noi non siamo mai soli, noi
siamo formati dalla presenza di Dio.
Questa è la rivelazione del
Natale.
Natale ti dice questo:
"Io sono con te".
Noi non siamo soli, ecco
l'errore dell'autonomia e del considerarci soli.
È una cafonata che noi
facciamo nella nostra dabbenaggine.
Noi siamo costituiti da un
"Tu" e il "Tu" è Dio.
E proprio perché abbiamo
questa presenza di Dio che noi vediamo l'assenza di Dio, il finito di tutte le
creature, il tempo che passa.
E non sopportiamo il tempo
che passa.
Noi vorremmo che tutte le
creature fossero eterne, noi vorremmo che tutto fosse eterno, noi vorremmo che
non ci fosse il finito.
Ma perché vorremmo questo?
Perché vediamo tutto con
Questo.
E non lo sappiamo.
E allora a Dio opera tutte
le cose per condurci a prendere consapevolezza di quella realtà che già
portiamo in noi.
Non siamo noi che dobbiamo fare
la realtà, la realtà è quella che è ed è Dio che la fa, così com'è.
Noi non facciamo la realtà,
noi non siamo neppure capaci ad attaccare una foglia a un albero, noi non
possiamo fare niente.
Dio fa tutto assolutamente
tutto, se ci fosse un granello di sabbia che non fosse fatto da Dio, Dio non
esisterebbe.
Quindi tutto è voluto da
Dio e noi tutte le cose le vediamo perché abbiamo questo "Tu"
presente in noi.
Senza saperlo ed è il
problema del Natale.
Gesù nasce senza che noi lo
sappiamo, indipendentemente da noi.
Però nasce per dare a noi
la possibilità di prendere coscienza della realtà.
Noi ci muoviamo, viviamo e
siamo in questa grande realtà che è Dio.
E tutte le cose Dio le fa
per farci arrivare a maturare e a prendere coscienza di questa realtà che
portiamo in noi, di questo "Tu" che portiamo in noi.
Noi ci stiamo disperando
perché siamo soli e non ci accorgiamo che c'è un "Tu" che pensa in
continuazione a noi.
Z.: E perché
non ce ne accorgiamo?
Luigi: Perché
siamo scemi.
F.: Quando il
nostro pensiero si distrae da Dio, Dio in questa distrazione mi fa giungere la
sua parola?
Luigi: Tutte
le volte che mi distraggo, Dio mi fa vedere la sua assenza.
Per dirmi che mi sono
distratto da Lui.
Io mi abbarbico a ciò che
non è Lui, Dio me lo annulla e mi fa vedere l'assenza.
Per richiamarmi alla
presenza.
L'assenza è una parola.
È un essere che mi ama e
vedendo che io non faccio attenzione se ne va lontano, ma se ne va lontano per
essere inseguito.
F.: Nella vita
eterna c'è la novità continua ma questa vita eterna è già presente in noi e
com'è che noi non avvertiamo questa novità?
Luigi: Perché
non guardiamo le cose dal punto di vista di Dio.
Due persone che si amano e
si guardano a vicenda si esauriscono, è normale poiché nessuna delle due é Dio,
a un certo momento non c'è più novità.
Tutti i matrimoni vanno a
catafascio perché?
Perché non c'è più novità e
dove non c'è novità non c'è vita e da dove non c'è vita uno fugge.
Ecco l'errore che noi
facciamo.
Noi pensiamo che basti fare
una promessa o che sia un atto di volontà, assolutamente no.
Perché è il fine che ci fa
stare assieme.
Solo se guardiamo a Dio noi
restiamo assieme.
Noi da soli siamo solo
capaci a dividerci e a renderci insopportabili uno con l'altro.
Noi non ci sopportiamo uno
con l'altro, perché la capacità di sopportare viene da Dio.
G.: Quando si
è parlato del secondo come si è detto che nessuno è come Dio.
Poi si è detto
che noi sappiamo dire chi non è Dio ma per dire chi è Dio dobbiamo guardare dal
punto di vista di Dio.
Chi è come Dio
e chi non è Dio sono due termini che non riesco a mettere assieme.
Luigi: Io
ti presento un albero e ti dico che quello è Dio, tu ti metti a ridere, però se
io ti chiedo chi è Dio tu non mi sai rispondere, come mai?
Tu incontri una persona per
la prima volta.
Avendola incontrata per la
prima volta, pur non sapendo chi è quella persona, sei in grado di confonderla
più con nessun altra.
Per cui quando ti
presenteranno un altra persona tu saprai dire che non è quella, però non sai
dire chi è quella.
Hai la capacità di dire chi
non è ma non hai la capacità di dire chi è.
Con Dio è lo stesso.
Quando Dio è in te e tu non
lo conosci, non sai ancora chi è, sai però dire chi non è.
Ecco per cui Dio per primo
si dona, si incontra con noi, tu non lo confondi più con una albero o una
pietra o un uomo.
Tu non puoi dire che l'uomo
è Dio, anche se guidati dal sentimento finiamo per dirlo: "Tu sei tutto
per me", ma con l'intelletto tu hai la capacità di dire tutto quello che
non è Dio.
A quando noi diciamo a
qualche creatura: "Tu sei il mio tutto" ci accorgiamo presto
dell'errore.
"Noi siamo
padroni" vai a vedere quando hai un tumore come sei padrone.
Tutto questo è
testimonianza che è Dio che a un certo momento ci deve mandare un tumore, ci
deve mandare una malattia per farci capire che noi non siamo Dio mentre noi ci
vantiamo di essere Dio.
Tutto lì, noi facciamo
confusione perché perdiamo l'intelletto e viviamo sulla base del sentimento.
Con l'intelletto, Dio non
possiamo confonderlo nel modo più assoluto, né con noi, né con altre creature.
È quando ci lasciamo
guidare dal cuore che prendiamo solenni cantonate.
G.: E poi c'è
la necessità di ascoltare senza preconcetti, poiché il preconcetto mi impedisce
di ascoltare nel modo giusto.
Luigi: Certo.
Dio si conosce soltanto nel
suo Pensiero, in quello che viene da Lui, da Lui.
E quello che viene da Lui è
una novità continua, per cui devo essere come un bambino quando ascolto Lui,
eternamente devo essere un bambino.
E resterò con Lui soltanto
se sarò sempre come un bambino, perché?
Perché Lui è il Padre.
H.:Tutta la
negatività cui andiamo incontro: noia, confusione, angoscia, disperazione e
morte, sono tutte testimonianze del loro opposto, dell'Assoluto che le
riguarda.
E io direi che
inconsciamente questo concetto l'abbiamo già dentro di noi altrimenti non
verremmo a spendere la domenica qui da vent'anni, se veniamo qui è perché siamo
convinti di qualcosa, siamo convinti di trovare questo ma, io penso che
l'abbiamo già trovato, perché non ci disperiamo più?
Luigi: Perché
sei convinto che c'è quell'altro "Tu".
I.: Il tema di
oggi era: Gloria in cielo e pace in terra...
Luigi: Pace
agli uomini di buona volontà, cioè coloro che deducono dal cielo.
La volontà è affermazione,
quindi quello che viene da Dio.
I.: Allora noi
vediamo come Dio regna in terra, vediamo che tutto è nelle mani di Dio e allora
lì c'è la pace, nonostante i nostri errori, il nostro niente e il nostro
peccato.
Luigi: Noi
siamo tristi e siamo inquieti perché dubitiamo che tutto sia nelle mani di Dio.
Abbiamo paura che certe
cose non siano nelle mani di Dio.
I.: Quello di
oggi è un invito a guardare da-, portarmi in cielo per contemplare la terra.
Luigi: A
glorificare Dio nel cielo, per poterlo vederlo in terra.
I.: E il
frutto è la pace. La buona volontà è questa...
Luigi: È
la Volontà di Dio.
La Volontà di Dio che si fa
in terra e la Volontà di Dio che si fa in terra è il Cristo che nasce a Natale.
I.: "Sia
fatta la tua volontà come in cielo, così in terra" la vedevamo un po' come
un invito a fare noi la Volontà di Dio.
Luigi: Assolutamente
no.
I.: Invece è
Dio che fa la sua Volontà, noi possiamo solo contemplarla.
Luigi: Noi
siamo spettatori delle opere di Dio e dobbiamo capirle.
Noi siamo tenuti a prendere
consapevolezza.
I.: Così
facciamo la Volontà di Dio.
Luigi: Noi
facciamo la Volontà di Dio capendo.
I.: Però non
possiamo vedere la Volontà di Dio in terra se non ci portiamo in cielo.
Luigi: Certo.
H.: Dio regna
in tutto e la sua Volontà si fa sia in cielo che in terra, ma questa volontà è
da capire.
Luigi: Infatti
Lui ti dice: "Cerca prima di tutto il Regno di Dio e tutto il resto ti
sarà dato in sovrappiù".
Cercare il Regno di Dio
vuol dire vedere che Dio regna in tutto già adesso.
Quello è l'essenziale, tu
sei autorizzata a fare nient'altro tutta la vita ma, a fare quello.
E se conquistassi anche
tutto il mondo, facessi apostolato e convertissi tutto il mondo ma, non facessi
questo tu avresti fallito la tua vita.
Come il Padre conosce me e io
conosco il Padre; e offro la
vita per le pecore. Gv 10 Vs 15 Sesto tema.
Titolo: La vita offerta dal
Figlio.
Argomenti: Fare la Volontà di Dio in terra. L'assenza ci testimonia la
presenza. La verità abita in noi. L'errore dell'uomo. La morte è predicazione della
vita. La presenza di Dio nel nostro pensiero. Dio non dà la vita, la offre. La lezione di chi muore. La vita è conoscenza. La vita falsa e la vita vera. Restare con una presenza. Vivere per ciò che passa o per
ciò che resta. Natale e Pasqua.
30-31/Dicembre/1990 Casa di
preghiera Fossano.
Siamo giunti oggi
all'ultima parte di questo versetto quindici: "Offro la mia vita per le
pecore".
Attraverso gli argomenti
precedenti siamo giunti a questa verità: tutto ciò che accade sulla terra è
voluto da Dio.
Però la luce su tutte le
cose che accadono sulla nostra terra e nella nostra vita scende solo dal cielo.
"Sia fatta la tua
volontà come in cielo e così in terra".
Quando abbiamo considerato
questo abbiamo detto che il Signore dice questo non per invitare noi a fare
sulla nostra terra la Volontà di Dio.
Tutto è già voluto da Dio.
Dio è Colui che opera tutto
e tutto è voluto da Dio.
Noi siamo già immersi nel
Regno di Dio.
Il Regno di Dio è già
dentro e fuori di noi.
Tutto è Regno di Dio.
Per cui Gesù ammonisce
tutti quanti: "Non aspettatevi il Regno di Dio venire tra le cose
esteriori, tra le cose apparenti, tra le cose che si vedono e si toccano,
perché il Regno di Dio è già, il Regno di Dio è dentro di voi".
Si tratta di imparare a
leggere, si tratta di imparare a capire che cosa Dio opera in tutte le cose che
opera e sopratutto, siccome tutto ciò che Egli fa lo fa per noi, si tratta di
imparare a capire che cosa Lui vuole dire a noi di Sé.
La luce su tutti gli
avvenimenti, lontani o vicini, ci viene dal capire come si fa la Volontà di Dio
nei cieli.
Ecco per cui Gesù ci invita
a pregare il Padre: "Sia fatta la tua volontà come in cielo e così in
terra".
Per farci capire che
soltanto se noi conosciamo come si fa la Volontà di Dio in cielo, solo lì noi
avremo la chiave di lettura per leggere e intendere tutti gli avvenimenti che
succedono nella nostra vita.
Tenendo presente questo
abbiamo capito quel'è la portata, il significato dell'assenza di Dio che noi
esperimentiamo nella nostra vita, il significato del silenzio di Dio.
Qual'è la portata e il
significato dell'esperienza che noi facciamo del passare di tutte le cose, il
significato del tempo, della finitezza di tutte le cose, della limitatezza che
noi esperimentiamo in tutte le cose che è tutta e una tristezza e una
sofferenza per l'uomo.
Noi siamo fatti per l'Assoluto,
noi siamo fatti per l'eterno, siamo fatti per l'infinito.
Noi siamo calati in una
realtà che è tutto il rovescio di quella per la quale noi siamo stati creati.
Noi abbiamo fame di
Assoluto e ci troviamo tutti i giorni a contatto con ciò che non è
Assoluto.
Noi abbiamo fame di luce e
tutti i giorni noi siamo a contatto con le tenebre.
E noi chiamiamo questa
realtà e questa non è realtà.
Questa è opera di Dio che
sta insegnando a noi qualcosa di molto importante se noi capiamo le cose come
avvengono nel cielo di Dio, là dove non c'è interferenza dell'uomo, là dove
tutto è riferito direttamente a Dio e non ci sono cause seconde, perché nel
cielo Dio è Colui che è presente in tutto e in tutti ed è Colui che parla
personalmente con ognuno di noi in tutte le cose.
Non c'è niente in mezzo.
Qui invece sulla nostra
terra c'è l'interferenza, ci sono le cause seconde, perché c'è il nostro
pensiero dell'io in mezzo e Dio deve parlare per cercare di portarci a guardare
le cose dal suo punto di vista, dal punto di vista del cielo.
Soltanto se noi guardiamo
le cose dal punto di vista del cielo, allora abbiamo la chiave di lettura delle
cose della terra.
Allora capiamo che
l'esperienza che noi facciamo dell'esperienza d'assenza di Dio nella nostra
vita non è una esperienza d'assenza ma è una esperienza di
presenza.
Abbiamo detto infatti che
noi certamente non esperimenteremmo l'assenza di Dio se non avessimo presente
Dio in noi.
È la presenza di una cosa
che ci fa scoprire l'assenza di quella cosa stessa.
Allora quella esperienza
d'assenza è lezione di Dio che dice a noi: "Tu mi stai cercando ma mi stai
cercando in un luogo sbagliato"
E non mi trovi: ecco
l'assenza.
Noi esperimentiamo
l'assenza in quanto cerchiamo una cosa e la cerchiamo là dove non è.
La cosa c'è, perché se non
ci fosse non la cercheremmo.
La cosa c'è ma noi la
cerchiamo in un luogo in cui essa non c'è e non può esserci.
È Dio che opera sulla
nostra terra e opera per noi, nel nostro pensiero, nel nostro errore, sta
operando nel nostro errore per dirci: "Mi stai cercando in un luogo
sbagliato".
Noi cerchiamo Dio,
cerchiamo la verità, cerchiamo l'Assoluto, cerchiamo la vita fuori di noi
mentre tutto questo è dentro di noi.
La verità abita nell'uomo
interiore.
La verità abita dentro di
noi.
La verità non è tra le cose
sensibili o sentimentali.
Noi ci illuderemmo
all'infinito se ci aspettassimo di trovare Dio con una visione.
Dio non si trova con
nessuna visione.
Dio non si trova con nessun
sentimento, Dio non si trova con nessuna intuizione.
Dio si trova in un modo
solo, come la verità si trova in un modo solo: conoscendolo.
Ed è per questo che la vita
eterna è conoscenza e la vita eterna è conoscenza.
E fintanto che noi non ci
convinciamo che dobbiamo cercare Dio attraverso la via della conoscenza, noi
toccheremo con mano fino alla fine, fino all'esperienza della nostra stessa
morte il fallimento.
Dio è uno che non si può
toccare, che non si può vedere, che non si può sentire e nessuna visione di Dio
coincide con l'essere di Dio con il trovare la presenza di Dio.
Sono tutti segni di Dio che
ci devono condurre a fissare il nostro pensiero, la nostra mente al Pensiero di
Dio, poiché Dio si trova soltanto per mezzo di Dio.
Solo per mezzo di Dio.
Dio solo è il rivelatore di
Se Stesso.
E così noi abbiamo anche
considerato che quando noi esperimentiamo il tempo che passa e ci rattristiamo
perché il tempo passa e ci rattristiamo perché tutte le cose mutano, se noi
guardiamo questa cose dal punto di vista del cielo, noi intendiamo che anche il
tempo è una categoria dell'eterno, è una predicazione dell'eterno in un nostro
errore.
E noi cerchiamo l'eterno
là, dove l'eterno non può esserci.
Il tempo non è altro che
l'assenza di eternità.
E anche qui, come noi non
esperimenteremmo l'assenza di uno se non avessimo presente quest'uno, noi
potremmo esperimentare l'assenza di eternità se non avessimo l'eternità
presente in noi.
E se abbiamo l'eternità
presente in noi vuol dire che abbiamo già un piede in questa eternità.
Noi osserviamo che le cose
passano in quanto noi abbiamo un piede là, dove le cose non passano.
Ed è da questo raffronto
che diciamo che la cosa passa, altrimenti non potremmo notare che la cosa
passa.
E così se notiamo che le
cose sono finite.
Il finito non è una
categoria a sé, il finito è una categoria dell'infinito.
Il finito è una categoria
dell'infinito e noi osserviamo e patiamo (cioè sentiamo) il finito, proprio
perché abbiamo presente l'infinito.
Così noi esperimentiamo la
relatività delle cose perché abbiamo presente l'Assoluto.
L'errore infantile è che
esperimentando, sentendo, provando, vedendo il relativo avendo fame d'Assoluto,
il primo errore è quello di faticare e sudare per cercare di rendere Assoluto
quello che Assoluto non è non può essere.
Il problema non è cercare
di trasformare in Assoluto quello che non è Assoluto.
Essendo le creature
soggette al mutare, il problema non è cercare di rendere queste creature
immutabili.
È tutta una fatica sprecata
e tutta la nostra vita diventa sprecata, ecco per cui a un certo momento la
nostra vita diventa inutile.
Noi ci sobbarchiamo una
fatica enorme nel tentativo (inutile) di trasformare un gatto in un cane.
Non riusciremo mai a
trasformare un gatto in un cane.
Il problema non è quello di
trasformare le cose e renderle assolute.
Le cose e le creature sono
segni di Dio e in quanto sono segni di Dio, sono soggetti a passare.
Perché sono soggetti a
passare?
Perché devono lasciare il
posto all'Assoluto.
Il problema non è
affaticarsi per rendere assolute le opere relative di Dio.
Noi abbiamo la fame di
Assoluto e vogliamo che tutto ciò che amiamo sia Assoluto.
Anche noi vorremmo che la vita
fosse eterna e che tutte le cose fossero eterne ma la nostra volontà non gioca
niente in tutto questo, la nostra volontà non modifica la realtà delle cose.
Nulla dipende dalla nostra
volontà.
La realtà è quella che è.
Noi dobbiamo capire il
significato.
Tutto ciò che è relativo,
soggetto al tempo, tutto ciò che passa, tutto ciò che è soggetto alla morte,
grida, urla a noi, ci annuncia che l'Assoluto è altrove, che l'Assoluto non è
là, dove noi lo cerchiamo, che l'Assoluto esiste ma non è là dove noi lo
cerchiamo.
Ed è perfettamente inutile
che noi fatichiamo tanto tutta la nostra vita per fare cercare di stare su una
cosa che inesorabilmente deve cadere.
L'Assoluto esiste ma non è
là dove noi lo cerchiamo.
Ed è perfettamente inutile
che noi fatichiamo tanto, per tutta la vita per fare stare in piedi ciò che non
può stare in piedi.
Tutte le nostre costruzioni
sono costruite su una frana, sono destinate a crollare.
È perfettamente inutile che
noi cerchiamo di evitarne il crollo.
E come se noi fossimo su un
vagone ferroviario, è perfettamente inutile che noi ci mettiamo a verniciare lo
scompartimento in cui ci troviamo, è inutile che lo abbelliamo con tendine,
tappetini per renderlo più comodo per noi quando, dobbiamo scendere alla
prossima stazione.
Il problema del vagone
ferroviario è la direzione che ha e dove mi sta portando.
Tutte le creature sono un
vagone ferroviario (scusate il termine), il problema è la direzione: dove ci
stanno portando?
Abbiamo detto che l'assenza
è una predicazione di presenza.
Il finito è una
predicazione dell'infinito a noi.
Il tempo è una predicazione
dell'eterno.
Predicazione di Dio, perché
è Dio che parla con noi in tutto.
Ci resta ancora una cosa da
considerare: la morte.
La morte è assenza di vita.
Siamo sempre nel campo dell'assenza.
La morte è una cosa
insopportabile per noi, appunto perché siamo fatti per la vita.
Tutto ciò che è assenza è
predicazione di presenza.
La morte è assenza di vita,
è cioè predicazione di vita a noi.
Siamo in quello che qui ci
viene detto: "Io offro la mia vita per le pecore"
È il Figlio di Dio che
parla.
E qui troviamo il problema
del Natale: "Offro la mia vita".
Quando Gesù bambino viene
portato al tempio si incontra con il vecchio Simeone che prendendolo tra le
braccia esclama: "Ora Signore lascia che il tuo servo se ne vada in pace,
perché i miei occhi hanno visto" e il che ci fa capire che noi siamo
inquieti perché non vediamo.
E fintanto che non
arriviamo a vedere, noi siamo inquieti, perché dice: "Lascia che se ne
vada in pace".
Perché in pace?
Finalmente aveva superato
la sua inquietudine.
Perché?
I suoi occhi avevano visto.
Che cosa hanno visto?
Hanno visto la luce.
La salvezza per tutte le
genti.
Cosa vuol dire?
Gli occhi di questo vecchio
Simeone hanno visto come Dio salva l'uomo.
Prendendo tra le braccia un
bambino qualunque (non l'aveva scritto in fronte che era Dio) Simeone ha visto
quello che lui desiderava di vedere, come Abramo 2000 anni prima.
Gesù dirà: "Abramo
desiderò vedere il mio giorno e lo vide", 2000 anni prima, nel campo della
verità non conta il tempo.
La verità è al di sopra di
ogni categoria di tempo e di spazio.
Il che vuol dire che né
tempo, né spazio condizionano la conoscenza della verità.
Noi offendiamo Dio quando
diciamo: "Se io fossi nato 2000 anni fa ai tempi di Gesù Cristo".
La verità è al di sopra di
tutte le categorie umane ed è al di sopra anche di tutte le parole umane.
A un certo momento il
vecchio Simeone prendendo tra le braccia questo bambino è stato folgorato dallo
Spirito: ha visto la salvezza di Dio, ha visto cioè come Dio salva l'uomo.
A uomini che stanno morendo
nella paura, nella confusione, nella notte, a uomini che stanno morendo
disperati, Dio offre la vita.
E come la offre questa
vita?
"Io offro la mia vita
alle mie pecore".
Come Cristo offre questa
vita?
Simeone ha visto le opere
con un bambino.
Ma cosa significa questo
bambino.
Il mondo è pieno di bambini
ma non è certo a ragione dei bambini che il mondo si salva.
Cosa rappresenta questo
bambino.?
Abbiamo visto a Natale che in
questo bambino c'è una presenza.
Ci fa capire una cosa
meravigliosa: la vita viene dalla presenza e la morte è assenza.
Ma come la vita può venire
dalla presenza e dalla presenza di un bambino?
Tutto è opera di Dio e a
Natale, Dio significa la sua presenza in noi attraverso un bambino appena nato.
Un bambino appena nato, una
creatura (opera di Dio), un bambino opera del Dio Creatore.
Però viene tutto affidato a
una creatura: madre & padre.
Al punto tale che questo
bambino viene a dipendere, Lui che è opera di Dio, viene a dipendere dal
pensiero, dall'attenzione, dalla dedizione di padre e madre, due creature.
Cosa vuol dire questo?
Vuol dire che o diventa
oggetto del pensiero della creatura o altrimenti muore.
Però la morte del bambino
diventa la morte della creatura stessa.
Simeone ha visto come Dio
salva l'uomo.
A Natale Dio ci presenta il
mistero umano.
L'uomo è fatto da un
"Tu", dalla presenza di un "Tu" e quando questo
"Tu" viene a mancare o viene a morire l'uomo muore.
Noi piangiamo per i morti
ma i morti sono più vivi di noi.
Perché appartengono al
regno trascendente e se noi avessimo occhi per vedere e guardassimo le cose dal
cielo, noi vedremmo che morendo si va verso un più, non si va verso un meno.
Anche Dio noi non lo
vediamo non lo tocchiamo.
Tutti possono negare Dio,
possiamo trascurarlo, bestemmiarlo, possiamo anche ucciderlo, possiamo fargli
tutto ciò che vogliono perché Lui si offre a noi ma, chi riesce a dimostrare
che non esiste?
Eppure non lo vediamo e non
lo tocchiamo.
Non lo sentiamo, eppure non
possiamo dimostrare che non esista.
E se c'è un tormento in
coloro che non credono in Dio è proprio questa impossibilità a dimostrare che
Lui non esista.
Non si può dimostrare che
non esiste.
Perché la verità è
superiore a noi, è trascendente noi, s'impone su di noi.
Noi come cuore, come
sentimento possiamo non sentire Dio, possiamo non avvertire Dio, possiamo non
vedere Dio e portati dall'onda del nostro cuore, del nostro sentimento noi
diciamo: "Dio non esiste o se esiste non mi conosce, ha altro da fare, non
mi parla" e crediamo di dire la verità mentre noi diciamo delle grandi
sciocchezze.
C'è un punto in noi in cui
nel modo più assoluto noi non possiamo annullare Dio. la mente, l'intelletto,
il pensiero.
Dio si afferma lì e noi lo
portiamo lì.
Noi possiamo ignorare Dio
con il cuore, con il sentimento e possiamo anche dire Dio non esiste perché:
"io non lo vedo e non lo tocco" e diciamo una grande sciocchezza.
Dio invece è Colui che
nella mente, noi non possiamo ignorare.
Noi non possiamo convincerci
che Dio non sia presente in noi.
Non possiamo convincerci
perché non possiamo dimostrarlo.
Dio è presente, Dio è
l'essere che nessuno può ignorare.
Tutte le volte che noi
siamo mossi dal sentimento o da motivi diversi da Dio, noi sentiamo l'urlo
dentro di noi.
Perché noi non abbiamo
tenuto conto di uno che non possiamo ignorare.
Noi lo chiamiamo coscienza,
rimorso, chiamiamolo come vogliamo, ma tutto perché non hai tenuto conto di Dio
che non puoi ignorare.
Quando noi trascuriamo ciò
che non possiamo ignorare, noi siamo in colpa.
Quindi siamo responsabili.
Dio è presente in noi in un
punto, il punto più trascurato dall'uomo: il pensiero.
Dio è un pensiero.
Dico trascurato perché per
noi le cose sono importanti in quanto sono grandi ai nostri occhi, sono vistose
per i nostri sentimenti.
Per noi il sentimento è
importantissimo.
Eppure c'è quel punto lì
nella nostra mente.
Gesù dice che è un seme
piccolissimo, insignificante.
La maggior parte degli uomini
se c'è una cosa che trascurano è proprio il pensiero.
Quello che vale per l'uomo
è il guadagnare, possedere il mondo, cose del mondo e creature mentre il
pensiero è la cosa più trascurata.
Eppure è proprio nel
pensiero questa presenza di Dio affidata a noi, alle nostre cure e al nostro
pensare.
Dio è un essere affidato al
nostro pensiero.
Ecco per cui il Figlio di
Dio dice: "Io offro la mia vita", non dice: "Io do la mia
vita", Lui la offre.
Quando si offre si fa una
proposta, non si impone la cosa.
Dio è presente in quel
punto in cui noi riceviamo le offerte, in cui le cose non si impongono.
Sul cuore, sui sensi, sui
sentimenti le cose si impongono a noi, nel pensiero le cose si propongono.
Dio che è presente nel
nostro pensiero si propone a noi, come un bambino, affidato alle nostre cure,
affidato al nostro pensare.
Ma noi possiamo pensare a
ben altre cose.
Ecco la madre che non pensa
al suo bambino.
Il bambino muore e a un
certo momento noi facciamo esperienza dell'assenza di Dio, per noi Dio non esiste
più.
Noi portiamo Dio morto in
noi.
È prevalsa su noi la
scorza, è prevalso su noi il vestito, il sentimento, il cuore e Dio non c'è
più, non parla più.
Per noi un essere muore
quando non conversa più con noi.
Ma allora lì abbiamo capito
una cosa importante.
Allora la vita sta nella
parola.
Perché un morto è ancora
presente fisicamente, però non comunica più.
E perché non comunica più,
noi esperimentiamo l'assenza di quell'essere.
Allora la vita non viene
dalla presenza fisica.
La vita viene da una
presenza che parla con noi, che comunica con noi e con la quale noi possiamo
comunicare.
Noi diciamo morto, cioè uno
che non esiste più, uno con il quale non abbiamo più colloquio.
Noi possiamo anche parlare
con un morto ma lui non risponde più, ci ignora.
Noi ignorati da-, quasi
offesi, diciamo che non esiste ma, lui esiste più di noi, siamo noi che non
esistiamo.
È un errore infantile dire
che non esiste ciò che noi non vediamo e tocchiamo.
Un morto è uno che noi
vediamo e tocchiamo, eppure diciamo che non c'è più.
Esiste più di noi.
Perché è andato a Dio e Dio
esiste più di noi.
Esiste tanto più di noi che
noi senza Dio non esistiamo.
La nostra vita è tutto un
rapporto con Dio, volenti o nolenti.
E siamo noi che facciamo
l'esperienza di morte, perché non siamo capaci a seguire colui che muore per
noi.
Perché tutti coloro che
muoiono prima di noi muoiono per noi, perché sono tutti segni di Dio, è Dio che
parla con noi.
E parla per sollecitarci a
camminare per andare dove?
Tutti coloro che muoiono muoiono
per noi.
Perché muoiono per noi?
Per darci la vita.
E cosa vuol dire darci la
vita?
Rientra nel disegno del Cristo: "Io offro la mia vita"
Tutti coloro che muoiono
prima di noi ci dicono: "Io offro la mia vita con Cristo perché tu possa
entrare nella vita".
Allora dove vanno questi
che non muoiono?
Entrano in quella
dimensione trascendente alla quale appartiene Dio.
E Dio appartenendo al regno
trascendente non è soggetto all'uomo e quindi l'uomo non lo può vedere e non lo
può toccare, appunto perché trascende l'uomo.
Però si può conoscere.
Quelli che noi diciamo che
muoiono, non sono altro che delle opere di Dio che ritornano a Dio.
Sono venute da Dio, sono
state un pochino con noi, possono essere state cinque minuti, un giorno un anno
o cinquanta ma è sempre la stessa cosa perché il tempo non conta nella
categoria della verità.
Sono venuti da Dio, fanno
un tratto di strada con noi e ritornano a Dio, perché?
È la funzione del Cristo.
Viene a noi, fa un tratto
di strada con noi e ritorna al Padre.
Perché?
Entrano nel cielo di Dio per portare noi nel cielo di Dio.
Ecco perché dico che tutti
coloro che muoiono prima di noi muoiono per noi: per portare noi nel cielo di
Dio.
Quindi si uniscono a noi, fanno
un tratto di strada con noi e Cristo viene, si unisce a noi, fa un tratto di
strada con noi e poi ci saluta ma non per lasciarci ma per invitarci ad
andargli dietro là, dove Lui va.
Perché ci sta conducendo
alla vita.
Lui dice: "Io offro la
mia vita" e anche qui nel problema della vita il cielo è determinante.
La chiave di lettura di
tutte le cose che avvengono in terra è nel cielo.
Se noi non alziamo gli
occhi al cielo, se noi non seguiamo coloro che vanno prima di noi al cielo, noi
perdiamo la chiave di lettura di tutti gli avvenimenti della nostra terra.
Quindi tutti vanno in
cielo, affinché noi ci portiamo in cielo, per ottenere nel cielo quella chiave
di lettura per imparare a leggere quelle opere che Dio fa con noi.
La vita nel cielo di Dio
(parola stessa di Dio ) è conoscenza.
La nostra vita in terra è
mangiare, assimilare, lavorare, correre, possedere ma sono tutti segni.
Segni che hanno bisogno di
una chiave di lettura e che vanno letti.
Sostanzialmente un essere
vive qui in terra in quanto assorbe la terra nel suo organismo e la trasforma
in vita.
È una forma di
transustanziazione.
L'essere vivente prende la
materia e la trasforma in sua vita.
Tutto è segno.
È Parola di Dio per noi per
farci capire in che cosa consiste la vita: la vita è assimilazione.
Un essere morto non
assimila più, non trasforma più in vita.
E assimilare nel campo
dello spirito vuol dire conoscere, vuol dire capire.
Qui dice: "La mia
vita" e la vita del Figlio di Dio è la conoscenza del Padre.
Quando Gesù disse che:
"Il pastore conosce le pecore e le pecore conoscono il pastore, come il
Padre conosce Me ed Io conosco il Padre", la vita eterna sta tutta lì.
Il Figlio conosce il Padre
e il Padre conosce il Figlio.
E il Figlio conosce che il
Padre conosce il Figlio.
Ma la vita eterna non è
quella che noi incontreremo dopo la morte fisica.
Un altro errore infantile è
questo.
La vita eterna è la vita vera
contrapposta alla vita fasulla che facciamo noi.
Fasulla perché noi facciamo
consistere la vita nel mangiare, nel lavorare, nel possedere cose del mondo.
È ridicolo far consistere
la vita in questo.
La vita non sta in questo.
Perché tutto questo è soggetto
al tempo, quindi alla distruzione, all'annullamento.
E noi siamo vissuti per
niente.
Quando noi abbiamo curato
il nostro corpo e siamo vissuti per il nostro corpo certamente non ci portiamo
il nostro corpo nel cielo di Dio.
E tutta la tua vita a cosa
è servita?
E quando noi siamo vissuti
per una creatura, quando quella creatura lì ci inganna, ci delude, ci tradisce,
la nostra vita a cosa è servita?
Lo dovevi sapere prima che
il tuo corpo e le creature non sono Dio.
La vita non sta nelle cose
che passano.
E la Parola di Dio ce lo
dice chiaro: "A cosa vale che tu possegga anche tutto il mondo se tu perdi
la tua vita?".
Notiamo che noi spendiamo
la maggior parte della nostra vita per possedere cose del mondo, piccole o
grandi che siano.
Noi vivendo per mangiare,
per vestire, per guadagnare nel mondo, noi stiamo perdendo la nostra vita
giorno per giorno.
E infatti noi stiamo
esperimentando la paura che è una morte crescente.
Noi incominciamo a morire,
giorno per giorno, fin dal momento che nasciamo.
Perché?
Perché non siamo capaci a
capire che cos'è la vera vita.
La vera vita sta nel
conoscere Dio.
All'inizio Dio ci presenta
la sua salvezza, la sua vita con una presenza.
Una presenza affidata a
noi.
Ma la cosa terribile è che
noi non siamo capaci a vivere e restare con questa presenza.
Cosa vuol dire restare con
una presenza.
Noi possiamo restare con
una presenza soltanto se raccogliamo tutto in questa presenza.
Solo se la facciamo
crescere questa presenza.
Questa presenza è un seme piccolissimo
ma è un seme che deve crescere a tal punto da abbracciare tutto di noi.
Gesù, Parola di Dio
ammonisce: "Non raccogliete tesori in terra...."
E tutta la nostra vita è
tutta spesa per raccogliere tesori in terra che poi finiscono nell'immondizia.
Tutta la nostra vita è
tutta spesa per raccogliere tesori in terra.
"....Ma raccogliete
tesori in cielo" e il cielo è Dio.
Il cielo è la conoscenza di
Dio.
È lì che bisogna
raccogliere.
Il fondamento della vita
sta nel raccogliere tutto in questa presenza.
Nel sottomettere tutto a
questa presenza, nel riportare tutto a questa presenza.
Perché man mano che noi
raccogliamo questa presenza si forma in noi la capacità di restare con questa
presenza, di conoscere questa presenza, di conoscere Dio.
La capacità in noi si forma
man mano che raccogliamo e più raccogliamo e più siamo fatti capaci di restare
con questo Essere che è presente, che parla con noi in tutto.
Un Essere che non è
soggetto al tempo, perché Dio non è soggetto al tempo.
E se non è soggetto al tempo,
non è soggetto al mutamento.
Non è soggetto quindi
all'esperienza di morte.
E la Parola di Dio dice,
Lui il Figlio di Dio, quello che offre la vita dice: "Chi viene dietro di
Me non proverà la morte" e ci fa capire che noi proviamo la morte vivendo
per ciò che è soggetto a morte, per ciò che è soggetto a mutamento, per ciò che
è soggetto al tempo e allo spazio.
Invece noi dobbiamo
vivere per ciò che non è soggetto al tempo, al mutamento, non è soggetto allo
spazio, non è soggetto a limiti.
Questo non soggetto a
limiti è uno solo: è l'Assoluto, è l'infinito, è Dio.
E quell'Assoluto,
quell'infinito, quell'eterno che portiamo in noi e nel quale noi vediamo tutte
le cose.
Tutte le cose che noi
vediamo nel tempo e che ci fanno soffrire poiché noi non siamo fatti per il
tempo e tutte le cose che noi vediamo mutevoli e tutte le cose di cui noi
esperimentiamo l'assenza, sono tutte voci che dicono a noi: "Tu stai
soffrendo per noi perché porti in te l'eterno, l'infinito, l'Assoluto, Dio e
noi creature ti diciamo di non vivere per noi ma vivi per quell'eterno,
quell'infinito, quell'Assoluto, quel Dio che porti in te e nel quale vedi noi e
soffri perché noi non siamo come Lui".
Dio resta eternamente, né
noi potremo mai neppure lontanamente pensare o sognare che Lui venga meno.
Quando noi viviamo per una
cosa o una creatura che è soggetta al tempo al mutamento e alla morte, anche se
la perdita di ciò per cui noi viviamo appare una ipotesi lontana, se solo noi
con il pensiero già ci immaginiamo che arriverà un giorno (e non possiamo non
pensarlo) in cui questa creatura, questo essere, questo fine per cui noi
viviamo non ci sarà più, già questo ci carica di tristezza, già oggi, anche se
oggi noi l'abbiamo.
E inutile che vengano con
la retorica del carpe diem, del vivere il presente, della vita è adesso, noi
apparteniamo a una dimensione che è oltre il tempo.
E quando mi si dice di
vivere il presente con questa creatura, io già mi immagino e non posso non
immaginarmelo che arriverà un giorno in cui non avrò più quella creatura e
questo mi impedisce di essere felice oggi, nel modo più assoluto non posso
essere felice e non posso essere in pace, non posso riposare.
E allora dovrò correre a
dei ripari per cercare di evitare o di rimandare il più possibile quell'evento,
magari di qui a 50 anni quell'avvenimento accadrà ma, quell'avvenimento accadrà
certamente.
Perché ?
Perché soltanto Dio è
eterno e tutte le creature sono lì per aiutare noi a scoprire Dio e a fare di
Dio la nostra vita.
Ma Dio è la nostra vita
solo se diventa l'oggetto del nostro pensiero.
Perché soltanto vivendo
per-, noi traiamo la vita da-.
La vita ci viene da Dio se
noi lo abbiamo come oggetto di pensiero, come fine e scopo della nostra vita.
Ma se anche noi ci professassimo
credenti e religiosissimi e andassimo in chiesa tutti i giorni e recitassimo
preghiere da mattina a sera e facessimo sacrifici e amassimo i poveri e dessimo
tutte le nostre ricchezze agli altri ma non cercassimo di conoscere Dio, noi
non avremmo la nostra vita in Dio.
E certamente noi non
troveremmo la vita, quella vita che Dio ci offre a Natale, presentandoci quella
presenza per la quale, solo vivendo per essa noi traiamo la nostra vita.
A.: L'assenza
di Dio è data da una presenza che continuamente dice dentro di noi: "Mi
stai cercando in un luogo sbagliato".
Proprio da
questo senso di sofferenza deriva la lezione e il significato di tutto il mondo
relativo, dal quale noi subiamo l'inganno dei sentimenti che penso sia alla
base del peccato originale.
Il peccato
che dà origine a tutte le altre deviazioni.
Cioè la
lezione del relativo è questa.
Ci dice in
continuazione che l'Assoluto è altrove.
Quindi il
problema è quello di trovare la direzione giusta per poter trovare l'Assoluto.
Luigi: Non
solo ma ti testimonia che è presente in te.
Se tu non avessi presente
una persona, tu non noteresti l'assenza di questa persona qui.
Quindi l'hai presente.
È la presenza che ti fa
vedere l'assenza.
Per cui l'assenza è un
predicato di una presenza.
Noi certamente
esperimentiamo l'assenza di Dio.
L'animale non esperimenta
l'assenza di Dio, perché?
Perché noi abbiamo presente Dio.
A.: Questo è
già un gran conforto.
Luigi: Abbiamo
presente Dio in noi, indipendentemente da noi.
Per cui noi esperimentiamo
l'assenza di Dio in tutto ciò che non è Dio.
Quando tu incontri una
persona per la prima volta, tu non la confondi più con nessun'altra persona.
Anche se non sai chi è
quella persona.
Tu saprai chi è quella
persona soltanto se ti dedicherai a quella persona.
Ecco per cui Dio noi
l'abbiamo incontrato indipendentemente da noi, per cui noi non possiamo più
confonderlo con nessun altro e noi ne esperimentiamo l'assenza.
Avendo incontrato una
persona per la prima volta, vedendo tutte persone diverse da quella, esperimento
l'assenza di quella persona.
Anche se non so chi sia
quella persona.
Se io voglio sapere chi è
Dio, io mi debbo dedicare a Dio.
Solo nella misura in cui mi
dedico io potrò predicare Dio.
La vita è una predicazione
di Dio.
Assimilare Dio vuol dire predicare
la presenza di Dio in tutto e in tutti.
Vuol dire assimilare tutto
in questa presenza.
Non predicazione in senso
verbale.
A.: La
predicazione ha come premessa la possibilità di incontrare il suo Pensiero.
Luigi: Certamente.
Ma tu incontri il Pensiero
di Dio proprio nella misura in cui ti dedichi al Pensiero di Dio.
Ecco perché a Natale ti
viene indicato quel Pensiero al quale tu ti devi dedicare.
Che è questa presenza di
Dio che porti in te, senza di te, indipendentemente da te.
Quella presenza che essendo
in te senza di te, ti fa costatare l'assenza di Dio in tutto ciò che non è Dio.
Ma questa è già
predicazione di Dio in noi, indipendentemente da noi.
Per cui io esperimento
l'assenza di Dio.
L'errore grande che faccio
è che io dico che Dio non esiste perché io non lo vedo e non lo tocco.
Noi ci accorgiamo che Dio
sta urlando la sua presenza in noi in tutto.
A.: Che
rapporto c'è tra l'anima che è bisogno di Assoluto e la conoscenza del Padre,
cioè c'è un assorbimento della nostra finitezza nell'infinito di Dio? Pur
mantenendo noi la nostra identità personale...
Luigi: Quando
pensiamo Dio con il Pensiero di Dio cosa succede? Il Pensiero di Dio essendo
superiore, trascendente noi assorbe il nostro pensiero.
Lui che è più grande di
noi, assorbe il nostro pensiero in Sé.
Per cui abbiamo il
passaggio all'infinito
Se io non penso Dio io
resto nel mio finito.
Ecco per cui il bambino è
affidato al mio pensiero come un bambino è affidato alle cure della mamma.
Il Pensiero di Dio che è il
Figlio di Dio è presente in noi, affidato a questa culla: la nostra mente, il
nostro pensiero, alle cure del nostro pensiero.
Perché se noi dedichiamo il
nostro pensiero a Lui, è come quando una madre dedica la sua vita al figlioletto
e lo fa crescere, a un certo momento cosa succede? Che il bambino assorbe la
madre al punto tale che, quando questo bambino cresciuto se ne va, la madre
soffre, direi quasi che muore.
Perché?
Perché le è venuta meno la
vita.
Lei che ha dato la vita al
figlio, sta ricevendo ora la vita dal figlio.
Ecco il capovolgimento.
Questo ci fa capire che noi
vivendo per-, a un certo momento avviene questo capovolgimento per cui noi
riceviamo vita da ciò per cui viviamo.
Noi che incominciamo a
dedicarci a-, finiamo per essere informati da quello.
Noi siamo informati da ciò
per cui noi viviamo.
Al punto tale, talmente
informati che quando ciò per cui noi viviamo ci viene a mancare, noi moriamo.
Direi che l'esperienza della
morte non la fa chi muore, l'esperienza della morte la fa chi resta.
Perché chi muore fa
l'esperienza della vita poiché va in una dimensione maggiore e con Dio c'è la
vita, l'esperienza della morte la fa colui che amava questo essere che è morto,
per cui avendo perso il senso, lo scopo della sua vita, lui fa l'esperienza
della morte.
Quindi l'esperienza della
morte non la fa chi muore ma chi assiste alla morte dell'amato.
Perché gli è venuto a
mancare lo scopo della sua vita ed era quello che lo informava.
Tutto questo è sempre segno
di Dio per dirci che se noi viviamo per Dio, riceviamo la vita da Dio.
Noi vivendo per-, riceviamo
la vita da-.
Noi vivendo per Dio
riceviamo la vita da Dio.
Ma ricevendo la vita da
Dio, il fine per cui noi viviamo non viene meno mai.
Io non posso nemmeno
immaginarmelo lontanamente di qui a mille anni che Lui non ci sia più.
Mentre invece tutte le
creature, poco o tanto io me lo immagino che verranno meno.
Perché sono soggette al
tempo.
Già da questo io ho una
sorgente di pace all'infinito.
Perché non posso
minimamente pensare che venga meno.
Siamo nella categoria
dell'Assoluto e l'Assoluto non viene mai meno.
E soltanto che richiede da
parte nostra questa dedizione.
Tu inizi pensando Dio ma a
un certo punto scopri che Dio diventa la sorgente del tuo pensiero.
Dio in un primo tempo si
offre ad essere oggetto del tuo pensiero, tu lo puoi pensare, a un certo
momento Dio diventa il soggetto del tuo pensare.
A questo punto qui noi
entriamo nel rapporto tra Figlio e Padre.
Perché il Figlio conosce il
Padre come soggetto del suo pensare.
Il padre del suo pensare,
cioè l'essere del suo stesso Pensiero.
E noi siamo chiamati ad
entrare in questa partecipazione.
A.: A noi
pare che sia il pensiero umano a pensare Dio ma non è così...
Luigi: No,
non è così.
Tu non puoi pensare una
cosa se quella cosa lì tu non l'hai presente.
Tu non puoi pensare a una
cosa se questa cosa qui non è presente in te.
A.: Io
conosco l'esistente non la persona.
Luigi: Ma
si capisce.
Siamo noi nel pensiero del nostro
io che erroneamente diciamo: "Sono io che penso Dio".
Nella realtà, è Dio che si
presenta a te.
Quando tu pensi Dio non sei
tu che pensi Dio.
Se noi guardiamo dal punto
di vista della terra noi sfasiamo tutte le cose, perché attribuiamo le cose al nostro
io.
"Io in questo momento
mi decido di pregare, mi decido di pensare a Dio, sono io che penso Dio e
prendiamo una cantonata".
Noi dovremmo dire:
"Dio sta bussando alla mia porta, Dio sta entrando in me, Dio sta
assorbendo il mio pensiero in Sé e io sto pensando a Dio", non sei tu che
pensi Dio, tu sei una passività.
La creatura è una passività
è un essere che subisce l'opera creatrice di Dio.
E quando dico che penso Dio
dovrei invece dire al Signore: "Signore come sei buono che stai venendo a
me, stai attraendo a te il mio pensare".
Noi non siamo liberi, siamo
creature e in quanto creature riceviamo tutto.
E quando dici: "Io
penso", non sei tu che pensi ma è qualcuno che ti fa pensare.
Quando tu pensi Dio, non
sei tu che pensi Dio ma è Dio che si fa pensare da te.
È Dio che ti chiama alla
sua presenza, è Dio che ti sta vocando.
Tutta l'opera di Dio è una
convocazione alla sua presenza.
E di tanto in tanto mi
convoca alla sua presenza e quando mi convoca alla sua presenza io penso Dio.
E dico: "Io penso
Dio", no, no, dì piuttosto: "Dio sta pensando a me".
A.: La
Madonna che era tutto ascolto che tipo di pensiero aveva?
Luigi: Era
una convocazione.
Essendo problema di ascolto
è un altro che ti parla.
Io in questo momento sto
parlando con te.
Cosa sto facendo?
Tu puoi non essere
disponibile ad ascoltare, puoi pensare ad altro e va benissimo.
Ma se invece sei
disponibile (l'ascolto è già un atto d'amore) e io non sono scemo e il mio
parlare è quello che deve essere, cosa succede? Convoco il tuo pensare nel mio
pensiero.
Ti convoco alla
presenza di quello che io ho presente.
Se io ho presente Dio,
parlando con te, convoco te alla presenza di quello che io ho presente.
E tu non dici che sei tu
che pensi, è colui che ti sta parlando con te che convoca te alla presenza del
suo pensiero.
Maria è stata convocata,
appunto perché ascoltava, ha concepito con l'orecchio.
Cosa vuol dire che ha
concepito con l'orecchio?
Convocata da Dio alla
presenza di Dio....alla presenza di Dio si concepisce.
È la presenza di Dio che ci
fa concepire.
Ma bisogna che ci sia
questa purezza d'ascolto.
Se io invece sono distratto
perché ascolto due o tre persone insieme non arriverò mai a concepire.
Dio parlando con te ti
convoca.
Siccome noi siamo molto
distratti, Lui prova di tanto in tanto di convocarci alla sua presenza.
E in quel punto lì noi
pensiamo, magari penso Dio e dico: "Io non ci credo a Dio", va
benissimo, hai dato la tua risposta, Lui ti ha convocato.
È Lui che ti ha convocato.
L'errore grande è quello di
ritenere noi autonomi da Dio: "Sono io che decido, sono io che faccio,
sono io che penso".
Anche quando tu decidi di
volere una cosa è perché sei attratto da quella cosa.
Se c'è qualcosa che ti
attrae allora sei dominato da quella cosa.
Nel campo dello spirito,
del pensiero, non sei tu che pensi Dio ma è Dio che si fa pensare.
Siccome presso Dio c'è
libertà, quando Dio ti convoca alla sua presenza, attende da te questa scelta:
adesione a Lui o rifiuto a Lui: "Il tuo parlare sia si,si, no, no".
A.: Il nostro
pensiero si muove solo in questa direzione o adesione o rifiuto.
Luigi: Si
capisce.
Infatti Gesù dice: "Il
vostro parlare sia si, si, no, no, perché tutto quello che c'è di più viene dal
demonio.
Per cui l'essenza di tutto il
nostro parlare è un si o un no detti alla presenza di Dio.
Quando Lui non ci convoca
alla sua presenza noi siamo in balia di tutti i sentimenti, di tutti gli
avvenimenti e di tutti i fatti, per cui fa freddo e mi copro, fa caldo mi
scopro.
Quando Lui mi convoca, in
quel punto lì, io posso dire si o no, chiuso e poi ricado nella mia schiavitù e
poi sono trasferito nell'eternità, nel suo spirito.
Se dico si, Lui mi assorbe
nel suo Spirito e inizio a guardare tutte le cose dal punto di vista di Dio.
Ma guardando tutte le cose
dal punto di vista di Dio, io rapporto tutto a Dio.
Ognuno di noi è un punto di
vista ma, un punto di vista di quella realtà in cui lui crede.
Chi crede in Dio ha come
punto di vista Dio.
E cosa vuol dire averlo
come punto di vista?
Vuol dire che tu rapporti
tutto a Dio ma, rapportare vuol dire conoscere.
Quando abbiamo parlato
della conoscenza, abbiamo visto che la conoscenza è un rapporto.
Quindi Dio ti dà il
cielo e la terra, ti dice però: "Metti il cielo (Me) come punto fisso di
riferimento, rapporta tutto a Me e allora entri nella conoscenza della
verità".
B.: Il Natale
visto da Dio è la scoperta di una presenza oggettiva, come quella di Simeone...
Luigi: Ha
visto come Dio ci salva, presentandoci la sua presenza oggettiva in noi, il
Pensiero di Dio in noi, indipendentemente da noi.
Infatti noi siamo portatori
di Dio e lo subiamo.
Lo subiamo al punto tale
che tutte le cose che non sono Dio ci rattristano.
Il che vuol dire che
abbiamo ben presente Dio.
Io non posso predicare
l'assenza di Dio se non l'ho presente questo Dio.
Questa presenza qui mi
viene annunciata a Natale.
Natale è il mistero umano:
l'uomo è fatto da un "Tu" divino.
Presentandoti questo, ti
offre la possibilità di vivere per questo e se tu vivi per questo, quello
diventa la tua vita.
Perché si presenta come un
bambino appena nato? Perché richiede tutto il tuo pensiero.
Tu, dedicandoti con il
pensiero a Lui, ricevi vita da quel bambino lì.
Per cui quel bambino lì
diventa tuo padre.
Diventa colui che genera la
tua vita.
B.: Questa
scoperta coincide con Pasqua? Perché Dio lo portiamo morto in noi.
Luigi: Tu
lo porti morto dopo aver affermato te stesso.
Abbiamo due grandi aspetti;
Natale e Pasqua.
Natale è presentazione del
Dio in noi senza di noi.
Indipendente da noi.
Pasqua è presentazione del
Dio in noi, dopo che noi abbiamo dato la risposta a questo bambino.
Siamo passati noi, a Natale
l'uomo non è passato, a Natale l'uomo è uno spettatore.
Spettatore di una realtà
che Dio ti presenta.
Poi tu ci metti la mano e
Cristo muore: Pasqua.
È sempre lo stesso mistero
ma tu a Pasqua ci hai messo le mani.
L'hai ucciso.
È il secondo atto del
Natale.
È il secondo atto in cui è
intervenuto l'uomo.
È intervenuto l'uomo nel
Natale e il Figlio di Dio muore.
Ora tu non puoi capire la morte
di Pasqua se non parti dal Natale.
Il cielo è presentazione di
Dio senza l'uomo, indipendente dall'uomo.
Là è solo Dio punto fisso
di riferimento.
Sulla terra invece c'è la
presenza dell'uomo, c'è cioè l'uomo che pensa a se stesso e che non riferisce
più tutte le cose a Dio.
E Dio non trascura l'uomo
in questa situazione qui di imperfezione, l'uomo che si ferma a metà strada,
per cui io mi abbraccio a un albero anziché cercare il significato dell'albero,
io mi abbraccio all'albero.
E vivo per l'albero.
E Dio interviene in questo
mio errore.
Qui io non posso capire, se
non ho capito cosa vuol dire Dio che fa la sua volontà nel cielo.
Solo se capisco come Dio fa
la sua volontà nel cielo, capisco come Lui fa la sua volontà facendo seccare
l'albero al quale io mi sono abbracciato.
Perché fa la sua volontà.
Dio fa la sua volontà
affermando Se stesso.
Noi facciamo la nostra
volontà in quanto vogliamo affermare noi stessi, vogliamo essere il centro di
tutti, solo che noi non siamo la verità, Dio invece affermandosi centro di
tutto, fa la verità.
E Dio fa la sua volontà qui
in terra, ecco per cui Lui toglie a noi tutte le cose che noi per errore
abbiamo scambiato per Lui.
E Lui togliendocele ci
dice: "Hai sbagliato".
È l'insegnante che mi segna
in blu un errore che ho fatto.
È la verità che si afferma.
Quindi Dio sta parlando qui
sulla terra come parla in cielo, solo che nel cielo tutte le anime guardano a
Dio e riferiscono tutto a Dio, noi qui in terra abbiamo invece presente ben
altro da Dio e su quell'altro che noi abbiamo presente, Dio manifesta la sua
verità.
Tutto quello che noi
subiamo con tristezza, con paura, con dolore, con disperazione è tutto Dio che
fa la sua volontà per liberare noi e liberarci da un errore.
"Stai vivendo per
niente, anziché capire le cose che Io ti sto dicendo".
Il problema non sta nel
possedere le cose come ritengono gli uomini.
La vita sta nel capire il
senso delle cose.
E sopratutto capire il
senso della vita che stiamo vivendo.
C.: Gesù
offre la sua vita, la sua vita è conoscenza, quindi l'uomo per arrivare a
questa conoscenza deve passare attraverso di Lui, deve dedicarsi a Lui.
Luigi: Noi
passiamo attraverso Lui che è la porta in quanto ci dedichiamo.
Dedicandoti a-, tu ricevi
vita da-.
Se ti dedichi a Dio, tu
ricevi vita da Dio.
Lui che è Dio si presenta
piccolissimo a Natale, come un essere che ha bisogno di tutta la mia
attenzione.
Lui che è il Signore
dell'universo, si presenta come un mendicante per dire a me: "Cos'hai da
darmi?".
E mi chiede un pensiero,
anche un semplice pensiero.
Perché è su quel pensiero
che Lui costruirà la mia vita eterna.
Ma quel pensiero me lo
chiede.
E come fa a chiedermelo?
Si presenta come uno che ha
bisogno di me: ecco il Natale.
Si presenta come la creatura
più debole e indifesa, un bambino che ha bisogno di tutto, che ha bisogno di
noi, popolo paria.
Lui che ci ha creati dal
niente si presenta a noi come un mendicante.
Noi non capiamo il disegno
di Dio che proprio su quello che noi gli offriamo, un semplice pensiero,
fosse anche un attimo solo nel momento dell'agonia, su quell'attimo di pensiero
che gli abbiamo donato, Lui costruisce la nostra vita eterna.
Lui non ha difficoltà da un
punto a trarre tutta l'eternità.
Ma però richiede da noi la
dedizione del pensiero.
C.: "Io
do la vita..."
Luigi: "Io
offro la vita", l'offerta non è imposizione, la vita non s'impone.
Come la conoscenza non
s'impone.
Noi corriamo il rischio di
non arrivare mai a conoscere, perché la conoscenza si propone.
Dio c'impone il cielo e la
terra ma il rapporto fra i due non ce lo impone, ce lo propone.
Per questo richiede il
pensiero nostro, la dedizione del pensiero.
Sei invitato a
pranzo, tu puoi sempre rispondere che non puoi andare perché hai i buoi, i
campi e la moglie e allora ti impedisci di entrare nella conoscenza.
Perché per conoscere
bisogna guardare le cose da un punto di vista diverso dal punto di vista del
tuo io.
Quindi devi superare il tuo
io, devi morire al tuo io.
Perché devi guardare dal
punto di vista di Dio e non c'è nessuno che ti può costringere a morire al tuo
io.
Ecco per cui c'è la
proposta.
Dio è il Creatore del tuo
io, essendo il Creatore del tuo io, non ti può annullare, solo tu puoi
annullarti offrendo il tuo io e dicendo: "Sei Tu il mio Signore ed è
giusto che io tolga il mio io dal centro e metta Te al centro poiché sei Tu il
Creatore".
Però io posso sempre
predicare il mio io.
Ecco l'errore, nessuno mi
impedisce di dire: "Io sono".
Dico una cafonata ma dico:
"Io sono".
A un certo punto devo
imparare che soltanto Dio può dire: "Io sono" e noi siamo nella
misura in cui diciamo: "Signore Tu sei".
E nella misura in cui io
dico: "Tu sei", io vivo.
La vita è partecipazione,
comunione.
Noi dovremmo sempre
predicare questo "Tu" perché noi siamo fatti da questo
"Tu", noi non dobbiamo predicare l'io nostro, noi dobbiamo predicare
il "Tu" di Dio.
È Lui che mi fa essere,
nella misura in cui io predico Lui.
D.: Dio di
tanto in tanto ci convoca alla sua presenza?
Luigi: Sì,
di tanto in tanto, perché noi non siamo in grado di restare alla sua presenza.
La vita eterna invece è
restare sempre alla sua presenza e vedere la sua presenza in tutto.
Dio parla in tutto e chi di
noi è capace di vedere il Pensiero di Dio in tutto?
Noi per restare con Dio
dovremmo sempre in tutti i suoi segni partecipare alla generazione del Pensiero
di Dio.
Se tu studi una lingua
straniera, tu riesci a stare con uno straniero se riesci a capire il suo
pensiero in tutte le cose che ti dice.
Ma se tu capisci solo una
parola ogni tanto di quello che ti dice, tu t'accorgi che non riesci a restare
col pensiero di quello straniero, perché non riesci a vedere il pensiero di
quella persona, tu senti tante parole ma non le capisci e non arrivi al
pensiero.
Tutto è segno e noi siamo
in questa situazione qui.
Dio parla con noi in tutto.
Ma noi non vediamo il suo
Pensiero.
Più noi raccogliamo in Dio
e più noi siamo capaci di vedere il Pensiero di Dio.
La vita eterna è capacità
di conoscere Dio in tutto e in tutti, di vedere la presenza di Dio in tutto,
invece l'inferno è impossibilità di conoscere.
Tutto problema di
conoscenza.
Inferno impossibilità di
conoscere, paradiso possibilità di conoscere, tutto lì.
Io sono vivo in quanto ho
la capacità, la possibilità di conoscere Dio.
Muoio in quanto non ho la
possibilità di conoscere Dio.
Noi vivendo per le cose
della terra perdiamo la capacità di conoscere Dio.
Il bambino è tutto aperto
alla conoscenza.
Tutto aperto a ricevere.
Man mano che noi viviamo,
vediamo che tutto si irrigidisce in noi al punto tale che noi non siamo più
capaci di ricevere conoscenza di altro da quello che già crediamo di conoscere,
ci chiudiamo.
Quello che noi abbiamo
conosciuto, a un certo punto ci impedisce di conoscere.
Quello che noi abbiamo
esperimentato ci impedisce di vivere.
Siamo noi che ci costruiamo
la nostra morte.
D.: Dio si
adegua alla nostra situazione...
Luigi: Non
si adegua, parla personalmente.
Quando tu parli
personalmente con qualcuno, non è che tu ti adegui ma tieni presente quella
persona e tenendola presente, cerchi di comunicare con lei ma, al livello
in cui l'altro si trova.
Ecco per cui se io mi
abbarbico a un albero, Dio mi fa seccare l'albero, per farmi vedere che
l'albero non è ma, solo Lui è.
Quindi Dio parla al mio
livello ma, parla sempre Se Stesso.
E.: Mi ha
colpito il fatto che chi patisce la morte è colui che assiste alla morte di un
caro e non colui che effettivamente muore.
Luigi: Ma
si capisce.
È lezione di Dio per noi.
Chi muore muore per noi.
Muore per portare il nostro
pensiero nel cielo di Dio.
Là dove è andato colui che
è morto.
F.: Noi
sappiamo che il Pensiero di Dio è in tutte le cose, in tutte le creature..
Luigi: Quello
non serve.
Quello ti condanna, è come
se una persona fosse presente qui e tu non la vedessi, tu sei condannata dal
non vederla.
Dio è in tutto e io non lo
vedo, Dio parla con me in tutto e io non capisco niente.
Il demonio nell'inferno sa
perfettamente che Dio esiste, che Dio è presente, non lo può smentire, ma non
riesce a conoscerlo.
F.: Come
avvertiamo il fatto che Dio assorbe il nostro pensiero?
Luigi: Assorbe
il tuo pensiero come un bambino assorbe la tua vita.
È vero o non è vero che il
bambino assorbe la vita della mamma?
Solo che Lui è infinito e
noi siamo assorbiti dall'infinito.
Adesso Lui conduce noi a
conoscere il Padre come Lui conosce il Padre e a capire il Padre, come il Padre
conosce noi, per cui c'è questa comunione data dalla conoscenza, la conoscenza
è trasmissione di essere.
Nella conoscenza c'è la
comunicazione dell'essere.
Il Figlio conoscendo il
Padre riceve l'essere dal Padre
Il Figlio non ha un essere
differente dall'essere del Padre, non ci sono due esseri.
Padre e Figlio non sono due
esseri distinti.
Il Figlio conoscendo il
Padre riceve l'essere dal Padre, per cui l'essere è uno solo.
Dio è uno solo ma le
persone sono due.
Così anche noi entrando
nella conoscenza di Dio, assorbiti dall'infinito, non spariamo mica come
persone, riceviamo l'essere di Dio come il Figlio, per cui l'essere è uno solo
e le persone sono tante in una unità.
G.: Non ho
capito quando lei ha detto "La nostra coscienza che possiamo chiamare
anche rimorso".
Luigi: È
questo Pensiero di Dio in noi che non possiamo ignorare.
Questa presenza
dell'Assoluto in me, tutte le volte che io non ne tengo conto si fa avvertire.
Vai in macchina, vedi un
segnale stradale, non ne tieni conto e sbagli strada, ti senti in colpa
di non aver tenuto conto di quel segnale stradale, la coscienza ti rimorde,
perché?
Non sei stata attenta, il segnale c'era.
Per cui i segni di Dio
arrivano a noi indipendentemente da noi, noi dobbiamo tenerne presente Dio.
Solo che per tener presente
Dio dobbiamo dedicarci a Lui.
Lui che arriva a me,
indipendentemente da me già mi rende responsabile.
H.: È una cosa
più grande di noi questo: "Io offro la vita per le pecore".
Luigi: "Io
offro la conoscenza del Padre".
Dobbiamo sempre portarci
nel cielo di Dio per vedere le cose della terra.
Il concetto di vita sulla
nostra terra è un concetto di affermazione del nostro io, qui sulla terra è un
concetto di mangiare, stare in compagnia, guadagnare.
Nel cielo di Dio la vita è
conoscenza del Padre.
La vita del Figlio è la
conoscenza del Padre.
Lui dà la sua vita a noi
dando a noi la conoscenza del Padre.
I.: La vita
non è questione di comportamenti ma è conoscere Dio, è vedere come regna in
cielo per poter vedere come Lui regna anche in terra.
Perché in
terra è già tutto Regno di Dio.
Siamo noi che
nel pensiero del nostro io vediamo le cose cattive, ma non capiamo l'Intenzione
di Dio in queste cose.
L'assenza di
Dio è categoria della presenza di Dio come il tempo è una categoria
dell'eternità.
Ed è logico,
come il freddo è una categoria del caldo.
Luigi: Tu
non vedresti il tempo se non avessi presente l'eterno, nel modo più assoluto.
Se tu vedi il tempo è
perché una parte di te è nell'eterno.
Tu non vedresti l'acqua
scorrere se tu non fossi sulla riva.
I.: L'errore
e il peccato è trascurare il Pensiero di Dio che è in noi e immaginare che sia
una fantasia della nostra mente.
Perché questa
fantasia non l'hanno gli animali?
Perché
l'abbiamo solo noi?
Luigi: Sopratutto
tu quando dici fantasia è perché parti dal tuo io, il tuo io non è il principio
di niente.
Tu dici: "Dio non
esiste perché io non lo vedo e non lo tocco, colui che muore non c'è più, è
morto perché io non lo vedo e non lo tocco più" vedi che riferisci tutto
al tuo io, se guardi da Dio ti accorgi che il morto non è morto ma è più vivo
di te.
I.: L'errore
che coincide con il peccato è trascurare questo Pensiero di Dio che è in me e
poi faticare tutta la vita dietro cose che sono relative per assolutizzarle.
La morte allo
stesso modo è una categoria della vita.
Luigi: Si
perché è assenza di vita, la morte è un predicato della vita ma un predicato
nel mio campo.
Il mio campo è materiale e
siccome che io ritengo che la vita stia nel possedere cose o creature ecco che
Dio mi fa esperimentare l'assenza della vita in quel campo, in quello che io
ritengo a torto essere vita.
Quindi la morte è un
predicato della vita.
I. La morte è
una cosa grandiosa perché ci fa provare l'angoscia di una vita che finisce a
noi che siamo fatti per una vita che non finisce.
Luigi: Tu
provi angoscia appunto perché non sei fatto per morire.
I.: Dio offre
la sua vita alla disperazione dell'uomo, ponendo come un bambino, il suo
Pensiero nella mente dell'uomo.
Dio offre il
suo Pensiero alla nostra mente, al nostro pensiero.
Lo pone nelle
nostre mani in quel punto verginale del nostro pensiero che è il suo Pensiero
non dipendente da noi, oggettivamente presente in noi.
Se l'uomo
trascura questo Pensiero di Dio, lì è la sua responsabilità e lì è la sua
colpa.
Perché Dio
non può essere ignorato.
Dio è un
essere che si affida come un bambino al pensiero dell'uomo, si propone
all'uomo.
Come una
madre può lasciare morire il suo bambino, noi possiamo lasciare morire quel
Pensiero di Dio in noi.
Basta
trascurarlo.
Fare fuori
dalla propria vita e dai propri pensieri, in termini spirituali è uccidere.
Il pensiero
del nostro io è omicida fin dal principio.
La vita ci
viene dalla presenza di Dio in noi, che parla con noi, la nostra vita è tutto
un rapporto con Lui.
Noi possiamo
dire che Dio è assente o morto perché non lo vediamo e non lo tocchiamo, però queste
sono le nostre categorie mentali che considerano non esistente quello che non
vediamo.
Cristo
sintesi di ogni segno, significato di ogni segno, viene tra noi, muore, risorge
nel Padre, per portarci al Padre.
È un segno
che sta con noi e poi va al Padre per preparaci un posto.
Noi perdiamo
la vita come conseguenza del vedere tutte le cose nel pensiero del nostro io.
Accogliendo
invece i segni da Dio e riportandoli in Dio per conoscerne il significato da
Lui, noi raccogliamo e facciamo grande il Pensiero di Dio in noi, cioè Dio fa
grande il suo Pensiero di Dio in noi.
Dio si fa
oggetto del nostro pensiero e man mano che noi dedichiamo la nostra vita e il
nostro pensiero per conoscerlo, diventa il soggetto del nostro pensare.
Luigi: Diventa
il principio, la causa del nostro pensare.
I.: Come c'è
stato il capovolgimento nel vedere la terra nel cielo di Dio, così c'è il
capovolgimento del Pensiero di Dio da oggetto a soggetto del nostro pensare
Luigi: Certo.
L.: Il cielo
è la conoscenza di Dio, non per niente Gesù dice: "Come il Padre conosce
Me e Io conosco il Padre", la vita del Figlio è proprio questa conoscenza
che il Padre ha di Lui e che Lui ha del Padre.
Il Figlio è
tutto Pensiero del Padre e conosce il Padre come Principio del proprio Essere.
Luigi: No,
lo conosce come Essere del suo Pensiero.
Per cui conosce il Padre
come Soggetto del suo Pensiero.
Lui è Pensiero e il Padre è
Soggetto del suo Pensiero.
Quindi l'origine, il
Principio del suo stesso Pensiero.
L.: E
partendo dall'alto proprio da questa conoscenza di come il padre conosce il
Figlio e il Figlio conosce il Padre, comprendiamo come questa vita cala a noi e
si offre a noi come un piccolo seme, come un bambino...
Luigi: Che
richiede tutto il nostro pensiero.
L.: Dio salva
l'uomo proprio affidandosi a lui. Non si impone, si imporrà poi dopo.
Luigi: Simeone
ha visto in quel bambino il segno dello Spirito. Come Dio salva l'uomo, come
Dio comunica la sua vita all'uomo.
L.: Giovanni
Battista vedendo Gesù venire lo segnalerà ai suoi discepoli: "Ecco
l'agnello di Dio" e in quel momento lì vede anche come Dio salva l'uomo
dal peccato.
Quello che
interessa adesso è questo concetto di vita come conoscenza, come Pensiero di
Dio che si offre a noi da coltivare e da custodire.
Se noi lo facciamo
oggetto del nostro pensiero, questo bambino cresce e incomincia parlare.
Luigi: Comunque
diventa lo scopo della nostra vita, quindi diventa lo scopo del nostro stesso
vivere.
Diventa la causa del nostro
vivere.
Mentre prima Lui è nato da
me, per cui io sono stato la causa della sua nascita, nel pensiero del mio io,
a un certo momento questo figlio diventa la madre di sua madre o il padre di
suo padre.
L.: La madre
dipende in tutto dal figlio...
Luigi: Tanto
che quando il figlio se ne va lei muore.
Perché muore?
Perché tutta la sua vita
era nel figlio.
E quando ti viene meno lo
scopo della tua vita, la vita ti viene meno.
E senti tutte queste madri
che dicono: "La mia vita non serve più a niente", certo perché hanno
perso ciò per cui loro vivevano.
M.: "I
miei occhi hanno visto la salvezza preparata per tutti i popoli, per tutte le
genti" e noi dobbiamo capire questa salvezza.
Luigi: È
lo Spirito che gli ha fatto capire questo, quindi è il cielo che portava in sé
che gli ha fatto capire quello.
N.: Il
pensiero dell'io è la dimora di Dio e l'uomo deve soffocare ogni altra cosa che
lo distoglie dalla verità.
Luigi: Il
Pensiero di Dio deve diventare la nostra dimora, come il Figlio abita nel
Padre, così noi dobbiamo abitare nel Pensiero di Dio che è il Figlio.
O.: Il Figlio
conosce il Padre come l'Essere del suo Pensiero, e il Padre conosce il Figlio
come?
Luigi: Come
il Pensiero del suo Essere.
P.: A Natale
Dio si offre...
Luigi: Si
presenta.
P.: A essere
oggetto del mio pensiero, se mi dedico diventa soggetto del mio pensare.
Luigi: E
quindi diventa la causa del mio vivere.
Q.: È una
condanna sapere che Dio è in tutto e non vederlo.
Luigi: Non
puoi ignorare che Dio è presente in te, però la grande tristezza è che non
riesci a conoscerlo.
Non puoi ignorarlo, c'è uno
che parla con te ma tu non riesci a vederne la presenza, non riesci a capirlo.
R.: Dio
diventa mia vita solo se diventa oggetto del mio pensiero.
Luigi: Come
qualunque cosa diventa nostra vita se diventa oggetto del nostro pensiero.
Fintanto che non diventa
oggetto del nostro pensiero non diventa nostra vita.
Tutte le nostre cantonate
stanno lì.
Noi facciamo oggetto del
nostro pensiero e quindi facciamo nostra vita altro da Dio.
Dio non è soggetto al
tempo, noi viviamo per cose soggette al tempo e naturalmente subiamo tutti i
crolli.
Ma questo perché viviamo
per cose che sono soggette al tempo.
Dio è in noi anche se noi
non dedichiamo a Lui il nostro pensiero.
Non è che il nostro pensare
fa essere Dio, Lui è presente in me anche se io non lo penso.
Se io gli dedico il
pensiero, vivo partecipando di Lui.
S.: E se io
non gli dedico il pensiero?
Luigi: Sono
io che patisco, Lui resta sempre tale e quale.
Lui è eterno quindi
trascendente noi.
T.: Gesù
offre la sua vita a noi...
Luigi: Offre
la conoscenza del Padre.
Quindi quando ce la offre
ci dà la possibilità ed è inutile che noi diciamo: "Mistero, mistero"
è un mistero che può essere conosciuto e quando è conosciuto non è più mistero.
È possibile, Lui mi dà la
possibilità.
"Dio è luce e se
qualcuno dice che Dio è tenebra è menzognero".
Dio è luce e chi vuole
essere con Dio deve camminare nella luce.
Il Figlio viene tra noi per
dare a noi la possibilità di conoscere il Padre.
Quindi non leghiamolo al
mistero, noi diciamo che è inconoscibile così continuiamo a fare i nostri
comodi.
È un impegno, un impegno in
salita, difficile tutto quello che tu vuoi, però è possibile.
T.:Conoscendo
il Padre, conoscendo il Figlio e conoscendo il rapporto tra Padre e Figlio, si
ha lo Spirito Santo, la chiave che ci condurrà a vedere la verità in tutto,
allora lì si vedrà il cielo sulla terra.
Luigi: Non
soltanto ma si vedrà che tutte le cose che accadevano sulla terra erano tutte
Parole di Dio personali per me, perché io continuavo a fare degli errori, ma
era tutto un parlare di Dio, misericordia di Dio nel mio errare.
T.: E Dio
diventa mia vita in quanto diventa mio punto fisso di riferimento.
Luigi: Si
capisce, Lui è il punto fisso di riferimento.
Nel cielo c'è un solo punto
fisso di riferimento: Lui.
Deve diventarlo anche per
me se io voglio entrare nel cielo.
Come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. Gv 10 Vs 15 Riassunti Domenica e Lunedì. II
RIASSUNTI II
Argomenti: Il cielo della Trinità
di Dio – “Chi è
come Dio?” – L’abisso tra il finito e l’infinito –
Il Figlio vede dal punto di vista del Padre – La terra
è già cielo – L’Avvento – Anticipare l’incontro
con Dio – La volontà di Dio in cielo e in terra –
Le cause seconde – La volontà è manifestazione di ciò che uno è – Vedere la gloria
di Dio – La vera preghiera – L’assenza di
Dio nel mondo -
6-7/Gennaio/1991 Casa di preghiera Fossano.