Come il Padre conosce me e io conosco
il Padre; e offro la vita per le pecore. Gv 10 Vs 15 Primo tema.
Titolo: "Come",
prima giornata.
Argomenti: Analogia. Persona e principio. Come vuol dire uguaglianza. Il rapporto & il bisogno di
unità dell'uomo. La creazione è analogica allo Spirito Santo. La funzione del come. Il "come" è un impegno. "Sarete come Dio" La tentazione. La cacciata dal paradiso terrestre.
4-5/Novembre/1990 Casa di
preghiera Fossano.
Anche questa è Parola di
Dio, quindi è Parola di Dio rivolta personalmente a ognuno di noi.
Dobbiamo chiederci quindi
quale sia il significato di questa dichiarazione di Gesù.
Poiché tutte le Parole di
Dio sono un sentiero per i nostri passi verso la salvezza, verso la vita eterna,
quindi verso la conoscenza di Dio, poiché la nostra vita è nascosta in Dio e
solo trovando Dio noi troviamo la nostra vita.
Prima aveva detto: "Io
sono il buon pastore, conoscono le mie pecore e le mie pecore conoscono
Me".
Adesso aggiunge: "Come
il Padre conosce me, Io conosco il Padre".
Cioè: "Io conosco le
mie pecore, le pecore conoscono Me, come il Padre conosce Me ed Io conosco il
Padre".
Prima aveva fatto un
rapporto.
Abbiamo detto che la
conoscenza si ha proprio nel rapporto e perché ci sia un rapporto è necessario
che ci siano due termini.
E bisogna che ci sia un
termine fisso di riferimento.
Adesso presenta un altro
rapporto: "Il Padre conosce Me ed Io conosco il Padre".
Tra i due rapporti ci mette
questo "come" che ci butta in aria tutto.
Ci butta in aria tutto
perché ci fa capire che fintanto che noi non conosciamo come il Padre conosce
il Figlio ed il Figlio conosce il Padre, noi in realtà non conosciamo niente.
Ci presenta due rapporti
legati insieme da un come.
"Come" è un segno
di uguaglianza.
Quando noi abbiamo una
uguaglianza di due rapporti, noi abbiamo una proporzione.
In termine greco la
proporzione è chiamata analogia.
Qui noi abbiamo un'analogia
che ci fa capire che quella analogia che c'è nel pastore che conosce le pecore
e nelle pecore che conoscono il pastore si riflette l'analogia che c'è in tutta
la creazione e in tutte le creature.
Perché dicendo: "Come
il Padre conosce Me ed Io conosco il Padre", ci fa capire che tutto
dipende da questo punto fisso di riferimento.
Tutto dipende dal capire
come il Padre conosce il Figlio e il Figlio conosce il Padre.
Altrimenti, tutto quello
che è analogico a questo, per noi sfugge ed è impossibile capirlo.
Questo già ci fa intuire
come tutto dipenda dalla conoscenza di Dio e non solo, tutto dipende da come il
Padre conosce il Figlio e il Figlio conosce il Padre.
Perché Dio fa tutte le
creature in proporzione.
C'è questa proporzionalità,
questa analogia in tutto.
Lo scopo è la conoscenza,
però abbiamo già detto che soltanto l'esistente che è persona ha la possibilità
di conoscere Dio.
Ha in sé la ragione di ciò
che conosce, ha in sé il principio di ciò che conosce.
Il principio di tutto è Dio
e soltanto l'esistente che ha in se stesso Dio (non altrove, in sé) ha la
possibilità di conoscere Dio.
Ogni altro esistente che
non abbia in sé il principio di tutte le cose è tagliato completamente fuori
dalla conoscenza di Dio.
Ma allora a cosa servono
tutti questi esistenti?
Cosa servono il sole, la
luna, le stella, i monti, le acqua, la terra?
A cosa servono tutte le
piante e a cosa servono tutti gli animali?
Sono tutte scritture di
Dio.
Ma per chi?
Per quell'esistente che ha in
se stesso Dio e quindi ha la capacità e la possibilità di capire la scrittura
di Dio.
Tutto l'universo è
scrittura di Dio per chi è persona.
Per l'uomo.
L'uomo è persona in quanto
ha in se stesso il principio, ha Dio, ha la possibilità quindi di conoscere
Dio.
Se però lui mette questo
principio al di sopra di tutto come punto fisso di riferimento.
Se riferisce tutto a Lui.
Perché soltanto qui lui
conosce.
Abbiamo detto che persona è
l'esistente che ha in se stesso il motivo di ciò che conosce, la ragione di ciò
che conosce.
Certo, se Dio per primo non
pone in questo esistente Se Stesso che è il principio di tutte le cose, l'uomo
se la può sognare questa conoscenza di Dio.
Ma qui abbiamo trovato Gesù
che dichiara apertamente che le pecore conoscono il pastore.
È parabola, analogia,
quindi ci significa il rapporto tra queste pecore e il pastore.
Le pecore sono gli uomini e
il pastore è Dio.
Perché nell'analogia tutto
avviene così.
Nell'analogia, Dio non fa
altro che significare degli esistenti che sono come Dio, che sono cioè causa e
che possono scrivere il loro nome in altro da sé.
E pone delle creature che
ricevono dalle prime il nome.
Abbiamo il pastore ed
abbiamo le pecore e tutta la creazione è fatta con significazioni di causa ed
effetto.
Abbiamo detto che è
analogia, analogia di quello che Dio è.
Qui dicendoci che le pecore
conoscono il pastore già ci mette in crisi perché ci fa capire che se Lui
chiama "sue pecore" (uomini) quelle che conoscono Dio, ci rivela che
tutti coloro che non conoscono Dio non sono sue pecore.
E qui è chiarissimo.
"Le mie pecore mi
conoscono", il che vuol dire che tutti quelli che non lo conoscono non
sono sue pecore.
Ma questa prima crisi è
nulla in confronto questa seconda grande crisi che Lui apre dicendo
"come".
Perché noi possiamo anche
credere, ritenere di conoscere Dio come le pecore conoscono il pastore, ma a un
certo momento questo "come" ci mette di fronte a una parete, di
fronte a un muro: "Come il Padre conosce il Figlio e il Figlio conosce il
Padre".
È una crisi, perché?
Perché oltre al fatto di
dirci che le sue pecore sono soltanto quelle che lo conoscono, per cui quelle
che non lo conoscono non sono sue pecore, qui ci pone addirittura il fatto che
bisogna conoscere come il Padre conosce il Figlio.
Hai voglia!
Ecco che salta fuori questo
"come".
Intanto dobbiamo chiederci
cosa significhi questa parola, questo avverbio, questo "come".
E perché c'è questo
"come" nell'uomo?
Noi possiamo dire
"come" a qualsiasi creatura che non sia un uomo ma questa non capisce
assolutamente cosa voglia dire "come".
Perché c'è questa parolina
nel nostro vocabolario?
Come vuol dire uguaglianza,
ma cosa vuol dire uguaglianza?
Può fare l'uguaglianza
soltanto colui che può fare dei rapporti.
Può confrontare le cose.
L'uomo ha la
possibilità di fare dei rapporti e fa in continuazione dei rapporti.
L'uomo fa sempre un
rapporto tra una cosa e l'altra, perché?
Perché l'uomo non si accontenta dei sentimenti e delle sensazioni che
riceve dalle cose come fa l'animale?
L'animale è tutto
sentimento.
È reagisce secondo i
sentimenti che le cose provocano in lui.
E perché l'uomo non si
accontenta dei sentimenti che riceve dalle cose o dalle creature ma ha bisogno
di fare dei raffronti, dei rapporti?
Perché l'uomo ha la
passione d'Assoluto.
La passione d'Assoluto è
questo bisogno di riportare sempre tutto a un punto unico: bisogno di
unificare.
E questo bisogno di
unificare che ci porta in continuazione a vedere se una cosa vale più
dell'altra, se una cosa è uguale all'altra.
Ecco dove salta fuori il
come.
Il come salta fuori dal
nostro bisogno di Assoluto.
Dal bisogno di unificare.
Dal bisogno di dire che
questo è più importante di quell'altro.
Dal bisogno di sottomette
tutto a una cosa sola.
a un unico amore, a un
unico pensiero.
a un unico fine.
L'uomo ha la possibilità di
unificare ogni cosa, per unificare bisogna rapportare,
quindi fare dei confronti, quindi bisogna dare un valore alle cose e dando un
valore alle cose l'uomo riferisce tutto a un punto fisso di riferimento.
Questo è il come.
Noi possiamo pensare
quattro numeri qualunque, posso dire: tre e nove e poi dieci e trenta.
Di per sé, questi numeri
non li vedo in rapporto fra loro.
Questi numeri non mi dicono
niente, sono numeri buttati là.
Però se li metto in un certo
ordine e dico che il tre sta nel nove "come" il dieci sta nel trenta,
io capisco che qui c'è una una unità tra il tre e il nove e il dieci e il
trenta.
Di per sé tra questi
quattro numeri non c'è una unità, però se questi quattro numeri li metto a rapporto
di due a due, noto che non sono più indifferenti gli uni con gli altri: c'è una
unità tra la prima coppia e la seconda coppia.
E l'unità è il tre.
Il tre sta nel nove,
"come" il dieci sta nel trenta.
Abbiamo tre & tre ecco
cosa determina l'unità.
E abbiamo stabilito un
rapporto e l'uomo stabilisce un rapporto.
Stabilisce un rapporto
perché riferisce una cosa a un'altra e tende a scoprire l'unità che c'è in
tutto.
Tutta la creazione è
analogia.
C'è questa unità in tutto.
L'unità in cui tutto è fatto,
non è determinata dalle singole cose ma è determinata dal rapporto che c'è tre
le cose.
Abbiamo detto che è
analogia, ma perché c'è questa analogia?
Ho accennato che l'unità
tra le cose è data dal rapporto.
Dal rapporto salta fuori
l'unità.
Basta accennare questo per
capire che tutto è fatto nello Spirito Santo.
Perché tutto è analogia e
quello che dà unità a tutta la creazione, a tutto l'universo è il rapporto che
passa tra una cosa e l'altra: "Come il Padre conosce il Figlio e il Figlio
conosce il Padre".
Abbiamo un rapporto.
Qui abbiamo il grande
rapporto che si significa in tutta la creazione.
Dio è il Creatore.
Ed essendo Lui il Creatore,
Lui solo è.
Lui non riceve l'essere da
altro o da altri.
Noi essendo creature
riceviamo l'esistenza e l'essere e il pensiero e la vita e l'amore da altri.
Dio non lo riceve da altri.
Dio è il principio
Assoluto, Dio è l'essere.
Essendo l'essere Assoluto,
in tutte le sue significazioni (analogie), in tutta la sua creazione, non fa
altro che ripetere Se Stesso.
E Lui è un essere solo in
tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Ma qui dice: "Come il
Padre conosce il Figlio e il Figlio conosce il Padre", fa un rapporto.
E nel rapporto c'è la
conoscenza e Lui, questo rapporto qui, lo significa in tutta la creazione.
Lui significa Se Stesso in
tutta la creazione.
Tutta la creazione, essendo
fatta con rapporto tra causa ed effetto, tutta la creazione è fatta nello
Spirito Santo.
Questo ci fa capire che fintanto
che noi non arriviamo a conoscere lo Spirito Santo, questo rapporto che si
ripete in tutto e in tutti, noi non capiamo nulla di tutto ciò che esiste.
Tutta la creazione per noi
è mistero. ecco perché è avvolta nel mistero.
Perché tutta la creazione è
analogica, tutta la creazione è significazione della Trinità di Dio.
Noi quando diciamo Trinità
di Dio cerchiamo di vedere tre cose, no è così.
Dio è uno solo in tre
Persone ma, queste tre Persone non sono date da cose distinte ma, sono date da
Padre e Figlio e dal rapporto tra Padre Figlio e lo Spirito Santo è il rapporto
tra il Padre e il Figlio.
E tutti i segni di Dio,
tutta la creazione di Dio è fatta di creature che sono rapportate tra loro come
causa ed effetto.
Ma fintanto che noi vediamo
solo causa ed effetto, non capiamo mica ancora, è il capire il rapporto che ci
fa entrare nella luce.
Ecco per cui tutta la
creazione e tutto l'universo sono fatti nello Spirito Santo.
Ed ecco perché dico che
questo "come" che dice qui Gesù ci mette in crisi.
Ma nello stesso tempo ci
mette anche in movimento perché ci fa capire (questa è la funzione del come).
Dobbiamo capire qual'è la
funzione di questo "come".
Con questo "come"
si vede una proporzione, però ci annuncia un fatto sconvolgente.
Sconvolgente perché a noi
sembra addirittura assurdo e impossibile che le sue pecore (uomini) conoscano
il pastore "come" il Padre conosce il Figlio.
Chi mai può arrivare a
conoscere il Figlio come il Padre stesso lo conosce?
Quando Dio parla e Dio
parla in tutto, non parla per metterci di fronte ai muri, al mistero,
all'assurdo, all'impossibile.
Dio non ci prende mica in
giro.
Dio parla per comunicarci
qualcosa.
E comunicarci qualcosa di
Sé.
E se parla per comunicarci
qualcosa di Sé, vuol dire che ci rende capaci di capire quello che Lui ci dice.
E se Lui dice che le sue
pecore conoscono Lui, come il Padre conosce il Figlio e come il Figlio conosce
il Padre, ci annuncia e ci sprofonda in questo mistero divino e eterno
dell'essere Assoluto, vuol dire che ci dà la possibilità di entrare in questo
mistero e ci dà la possibilità di capire.
Proprio dicendoci questo
come (la funzione del come) ci impegna su questa strada.
Perché ci presenta una
incognita e quando la proporzione presenta una incognita diventa una equazione.
Ci dice: "Guarda che
tutto quello che avviene in terra è come (significazione) il rapporto che c'è
tra Padre e Figlio, cioè lo Spirito Santo" e noi lì non ci capiamo niente,
per noi è mistero.
Eppure ce lo dice e se ce
lo dice diventa per noi una proposta.
Diventa un invito a
sprofondarci in queste parole che Lui ci dice: "Come il Padre conosce il
Figlio e il Figlio conosce il Padre".
Ci impegna a capire queste
parole e noi non abbiamo mica giustificazioni di fronte a queste affermazioni.
Noi non potremo scusarci di
fronte a Lui dicendo: "Io non avevo tempo o voglia o intelligenza per
sprofondarmi in queste cose, io avevo altri doveri e altri impegni da
svolgere".
Tutte le nostre ragioni,
tutte le nostre ragioni con cui non ci giustifichiamo, davanti alla verità di
Dio che dice queste cose, tutte le nostre ragioni sono fatte a pezzi, crollano.
Non possono sussistere.
Perché Lui ha parlato.
Dio ha parlato.
E ci ha annunciato questo e
tu perché non l'hai capito?
Noi non potremo dire al
Signore: "Tu hai parlato ma mi hai messo nell'impossibilità di
capire".
Questo non lo potremo dire
al Signore.
Sarebbe prenderlo in giro.
Se Lui parla è perché
certamente ha formato in noi l'orecchio.
E quindi ci ha resi capaci
di ascoltare e di capire.
Quindi quello che noi
riteniamo sia una giustificazione, una scusa, dicendo: "Io non riesco a
capire" diventa per noi una colpa.
Diventa per noi una colpa
davanti a Dio.
Se Dio ci annuncia una cosa
che agli occhi nostri sembra immensa e infinita e impossibile, è perché ci
impegna a capirla.
È una proposta ed è il tuo
Signore che ti fa questa proposta, il tuo Dio, il tuo Creatore che ti dice
questo.
Quali scuse puoi avere di
fronte al tuo Creatore che ti propone di conoscere come il Padre conosce il
Figlio e il Figlio conosce il Padre?
Tutta la storia
dell'umanità che è poi la storia e la vita di ogni uomo è determinata da tre
grandi come.
La vita di ognuno di noi, è
determinata da tre grandi come.
Abbiamo visto che il
"come" è una proposta di Dio con cui Lui ci impegna.
Il
tema di questa sera, abbiamo detto è "come":
prima giornata.
Questa sera è la prima
tappa, è questo primo "come".
Questo primo
"come" che determina la storia dell'umanità e determina la vita
dell'uomo, lo troviamo nel paradiso terrestre.
Nel paradiso terrestre
troviamo questo primo come che risuona nel mondo e risuona per bocca del
demonio.
Il demonio fa l'opera di
Dio senza saperlo.
Ecco il primo come.
Dio aveva detto:"Voi
potete mangiare di tutte le piante, di tutte le erbe, di tutto quanto, però non
dovete nutrirvi dei frutti dell'albero della scienza del bene e del male".
Il primo come è : "No,
se voi mangiate di questi frutto sarete come Dio".
È la tentazione, è una
prova.
Tutte le tentazioni e tutte
le prove sono necessarie, anche il demonio serve alla formazione dell'uomo,
nolente, serve alla formazione dell'uomo.
L'uomo diventa capace di
conoscere Dio soltanto in quanto ha in sé il motivo di ciò che vuole, di ciò
che crede, di ciò che ama, di ciò che conosce: deve avere in se stesso la
ragione.
Ed è per formare nell'uomo
questa ragione, questo principio che l'uomo è soggetto a tentazioni.
Essendo soggetto a
tentazioni è soggetto a scelta.
La prima scelta avviene lì
nel paradiso terreste e quello è segno di quello che avviene a fondamento nella
vita di ognuno di noi, per fare noi persone, per fare noi degli esseri che
abbiano in se stessi la ragione, fosse anche la negazione di Dio ma che abbiano
in se stessi la ragione di ciò che vogliono.
"Sarete come
Dio".
In cosa consiste questa
tentazione?
Abbiamo detto che tutta la
creazione è analogia e la tentazione consiste nel considerare i nostri rapporti
con la creazione, con le creature senza tenere conto di Dio.
Tutto lì, fermarci ai
sentimenti, lasciarci guidare dai sentimenti.
A un certo momento Eva vide
il frutto di quell'albero bello e buono: si lasciò guidare dai sentimenti.
Ecco, l'uomo può trascurare
Dio.
Abbiamo detto che a
fondamento di tutto nella creazione è questa analogia.
Tutto è una'analogia con
Dio.
Ma se noi trascuriamo il
punto fisso di riferimento: che cosa è Dio, questo rapporto che c'è tra Padre e
Figlio che è lo Spirito Santo in cui tutte le cose sono fatte e che soltanto
conoscendo noi abbiamo la capacità di capire perché le cose sono così, non solo
ma di capire e di conoscere anche perché noi siamo così, se noi lo trascuriamo
perdiamo il punto fisso di riferimento.
Noi siamo fatti a immagine
e somiglianza di Dio e questa Trinità di Dio è in noi e l'abbiamo visto l'altra
volta.
Scusate il termine ma
soltanto comprendendo l'analogico principale cioè il punto fisso di
riferimento, soltanto conoscendo questo che si riflette in tutto, noi abbiamo
la possibilità di capire, ma quando invece noi consideriamo i segni, le opere,
le creature per i sentimenti che provocano in noi e non li portiamo a Dio, non
cerchiamo quindi il rapporto con questo analogico principale, questo punto
fisso di riferimento che è Dio, noi sprofondiamo nelle tenebre, ecco quel:
"Sarete come Dio" che si conclude con la cacciata dal paradiso
terrestre.
È la conclusione ma è la
conclusione che avviene nella vita di ognuno di noi ogni volta che noi
osserviamo le creature senza riferirle al Creatore, ogni volta che stacchiamo
la creazione dal Creatore.
Ogni volta che noi non cerchiamo
il significato presso Dio dei nostri sentimenti.
E tutte le volte che noi ci
lasciamo guidare nel fare delle scelte da altro da Dio, illusi che così saremo
come Dio, ci sfugge che noi siamo solo un'analogia di Dio ma non siamo Dio.
Per cui la giustificazione
nostra, la luce nostra, la luce su di noi, noi la possiamo ottenere soltanto se
riportiamo tutto di noi a Dio.
Ma per poco che noi
consideriamo noi, i nostri sentimenti senza cercare il significato presso Dio,
noi ci avvoltoliamo nelle tenebre sempre più fitte e quella è la cacciata dal
paradiso terrestre.
Abbiamo detto che la storia
dell'umanità è caratterizzata da tre come e che la vita di ogni uomo è
caratterizzata anch'essa da questi tre come.
E Dio forma l'uomo
attraverso questi come.
Il primo come è questo e
allora dobbiamo chiederci: a che serve questo come qui:
"Sarete come Dio" che apparentemente si conclude con un disastro: la
cacciata dal paradiso terrestre che vuol dire cacciata dalla possibilità di
vedere il Pensiero di Dio.
Perché Adamo ed Eva
vedevamo il Pensiero di Dio in tutto, colloquiavano con Dio in tutto.
Colloquiare con Dio,
riportare tutte le cose a Dio vuol dire che per mezzo di Dio vedevano il
Pensiero di Dio.
Perché questo colloquio con
Dio?
Si colloquia per arrivare a
capire il pensiero di colui al quale si parla.
Nel colloquio con Dio,
Adamo ed Eva riportavano tutto quello che Dio faceva arrivare loro per ricevere
da Dio la rivelazione del suo pensiero e quindi capire.
A un certo momento non
hanno riportato a Dio il pensiero del loro io (l'albero del bene e del male è
il pensiero del nostro io), non hanno più riportato i sentimenti che noi
portiamo nel pensiero del nostro io, hanno creduto che operando in modo
autonomo, riuscissero ad essere come Dio.
È l'esperienza di ognuno di
noi, per cui a un certo momento noi ci troviamo avvoltolati in un mistero di
tenebre, portati via come giochi di una fune a destra e a sinistra da cose più
grandi di noi, di cui non capiamo niente.
Mentre il tempo passa e la
vita si chiude e tutto si conclude e noi siamo sempre lì avvoltolati nel
mistero e nelle tenebre, trascinati da una cosa all'altra, senza avere la
possibilità di fermarci.
"Sarete come
Dio".
Ho detto però che tutto
avviene per formare l'uomo e che uomo forma questa cacciata dal paradiso
terrestre?
Che uomo forma questa prima
tappa, questa prima giornata che si conclude così amaramente nella vita di
ognuno di noi?
Se tutti voi siete qui, è
perché questa prima giornata della nostra vita si conclude malamente e c'è
bisogno di dipanare questa matassa e c'è bisogno di capire qualche cosa.
Tutto negativo?
Le tenebre in noi si
risolvono in un terribile bisogno di luce.
Ma se quindi questa
cacciata dal paradiso terrestre, si risolve nell'uomo in un bisogno di luce, in
una fame di capire allora non tutto è negativo.
Perché questa è la
condizione per poter arrivare poi al secondo come.
Il secondo come sarà poi
Dio che ce lo mette.
E ci dirà, dopo che noi
abbiamo creduto al: "Sarete come Dio", dopo che noi abbiamo creduto
al nostro io e abbiamo fatto il tentativo di essere come Dio, il secondo come,
è sarà la seconda giornata, sarà Dio che ce lo porrà.
E ce lo porrà in questi
termini: "Michele chi è come Dio?".
A quel punto lì noi, che
stiamo mordendo la polvere, a quel punto lì noi avremo la possibilità di
rispondere.
A.: Il rapporto
di Dio con noi è tutto sul piano analogico.
Quindi la nostra
vita è piena di fatti che avvengono in analogia.
Luigi: Si,
perché Dio non fa altro che significare Se Stesso.
A.: Il nostro
rischio può consistere nel fermarsi ai fenomeni o agli accidenti anziché
superarli.
Perché per andare
alla conoscenza non devo superare anche il fatto analogico che si presenta come
manifestazione di Dio?
Luigi: Certo.
A.: C'è quindi il
rischio che non capendo che cosa Dio mi significa di Sé, io mi fermi al fatto?
Luigi: Certo
ma questo è il primo come.
È il primo peccato, il
primo peccato è fermarsi al fatto, ciò a quello che tu vedi e tocchi, cioè al
sentimento.
Quello che vedi e tocchi provoca
in te sentimento.
A.: Credo che
questo sia un rischio che blocca la maggior parte di noi.
Luigi: Non
bisogna mai separare il fatto analogico, cioè il segno dal Pensiero di Dio.
Non bisogna mai
disgiungerlo.
Il peccato di Adamo e di Eva
è stato disgiungere quello che arrivava loro, la proposta di Dio che
arrivava loro da Dio.
Noi stessi, siccome siamo
analogia di Dio, siamo causa di-.
In questo momento sto
parlando con te e apparentemente sono io che parlo con te, sono causa, apparentemente
sono principio, sono dio, apparentemente.
Non devo mai disgiungere
questo mio agire, questo mio fare, questo mio pensare da Dio che è la causa,
che è la causa di me.
Apparentemente le cose sono
causa e effetto e giustifichiamo l'effetto nella sua causa e trascuriamo Dio.
Tutte le scienze sono
fondate su questo "come" qui che è il "come" del peccato
originale del paradiso terrestre.
A.: Ma molte
volte noi, in questo rapporto analogico non conosciamo né l'effetto, né la
causa....
Luigi: Scusa,
tutta la nostra vita, è fondata su cause e effetti se non ti fosse dato di
conoscere e di rapportare gli effetti con le cause, tu tutte le mattine
entreresti in crisi soltanto per riuscire a legarti le scarpe.
Noi abbiamo la possibilità,
in continuazione in tutto di rapportare l'effetto con la causa, dal contadino
che semina, all'industriale, ma tutte le cose, tutte le scienze e tutte le
tecniche, sono tutte fondate su questa possibilità di rapportare sempre un
effetto con la sua causa.
Il guaio è che noi ci
fermiamo lì.
Se noi non potessimo
collegare un effetto con una causa, noi saremmo paralizzati.
Non potremmo fare
assolutamente nulla.
Tu fai qualche cosa e
chiunque fa qualche cosa in quanto sa che, facendo quello ottiene quell'altro
effetto.
A.: Ma questo sul
piano pratico è comprensibile, ma quando la causa è l'Assoluto diventa un po'
più difficile.
Luigi: Ma
essendo analogia di Dio, noi ci fermiamo a questo rapporto causa effetto e
organizziamo la nostra vita in base a queste conoscenze, scienza terrena.
Non ci rendiamo conto che
questa è un'analogia dell'essere Assoluto.
È dal rapporto che c'è la
conoscenza, quindi è dal rapporto Padre Figlio che tutte le cose sono fatte di
causa ed effetto.
Per cui se io non collego
le cose con questo rapporto tra Padre e Figlio, io non ho la sorgente, la
causa, la ragione.
Ecco per cui tutte le
scienze mi spiegano il come ma nessuna mi dice il perché.
Il perché me lo può
soltanto dire Dio.
Soltanto conoscendo Dio e
conoscendo il rapporto che c'è tra Padre e Figlio io posso capire il perché di
tutte queste cause ed effetti nella creazione analogica: perché Dio è così.
A.: Però tutti
questi fatti analogici si presentano molto prima che io conosca il Padre e il
Figlio, per cui mi sfugge tutto.
Luigi: È
lì che attraverso la mia colpa, il peccato originale, io adesso sono avvolto
dalle tenebre.
Si forma poi dopo in me
questo bisogno.
Perché tutto diventa
positivo, anche questa colpa qui.
L'uomo si forma attraverso
questi come.
Si forma adesso la capacità,
perché si è accorto che vivendo soltanto secondo le cause e gli effetti
analogici, lui si aggira soltanto nelle tenebre, nel mistero, nella notte che
gli fa sbagliare tutto, e allora sente questo bisogno di luce.
A.: Com'è allora
che l'analogia è una proposta di conoscenza?
Luigi: Lui
dice: "Il pastore conosce le pecore e le pecore conoscono il pastore, come
il Padre conosce il Figlio e il Figlio conosce il Padre".
Lui parte dalla analogia:
le pecore conoscono il pastore e il pastore conosce le pecore, il rapporto è
uno solo, però dopo dopo ti dice "come", ti dà la grande
giustificazione: come il Figlio conosce il Padre e il Padre conosce il Figlio.
Per noi è crisi, perché ci
fa capire che la giustificazione che passa tra pastore e pecore è là, in quel
rapporto tra Padre e Figlio.
Il rapporto tra Padre e
Figlio è lo Spirito Santo.
Per cui dicendoti questo,
ti propone, per cui il come, diventa una proposta, diventa un invito a
penetrare nella conoscenza di Dio, sopratutto nel rapporto che passa tra Padre
e Figlio, se vuoi avere quella pace in cui tu trovi la giustificazione del
perché il pastore consoce le pecore e le pecore conoscono il pastore.
Perché il pastore e le
pecore sono segni della natura di Dio.
E soltanto conoscendo la
natura di Dio, tu adesso conosci perché tutta la natura è fatta così.
"Lo Spirito
Santo" vi condurrà a vedere la verità in tutto, vi condurrà cioè a vedere
perché tutta la creazione è fatta così: perché Dio è così.
A.: Ma solo alla
fine del cammino spirituale, perché prima le pecore che conoscenza hanno del
pastore?
Il pastore
conosce le pecore ma le pecore hanno una conoscenza sentimentale del pastore,
basta vedere il tradimento di Pietro, la fuga degli apostoli.
Luigi: Certo,
ma è proprio quello, lo dice a noi che ci crediamo sue pecore e intanto non lo
conosciamo.
E quindi dice: "Non
siete mie pecore, per questo non mi conoscete", poi ti mette un come che
ti mette allo sbaraglio, ti mette in crisi.
Mi fa capire che fintanto
che non conosco quello, tutto il resto per me è punto interrogativo.
Tutte quelle conoscenze che
credo di avere sono tutte conoscenze fasulle, sentimentali.
B.: Solo quando
conoscerò quel come potrò essere in pace.
Luigi: Ecco
la grande pace che si trova in Dio.
La pace che si ha nella
conoscenza di Dio, perché lì trovo la giustificazione di tutto.
Quando io posso dire che la
cosa è così, perché Dio è così, io mi riposo in pace.
Invece sono inquieto
fintanto che la cosa è così ma non so perché è così.
C.: Io non tengo
presente Dio non perché non lo voglia ma perché non lo vedo, come si può
tenere presente chi non vedi e non conosci?
Luigi: Tu
dici che Dio non lo vedi, però non lo puoi ignorare.
Non lo vedi ma non lo puoi
ignorare.
Tu vedi il filo d'erba ma
certamente non sei tu a fare il filo d'erba.
Quindi il Creatore, tu non
lo puoi ignorare.
Non sai chi sia, perché Lui
si impone e s'impone attraverso il filo d'erba.
Perché non lo hai fatto tu
il filo d'erba e Lui ti fa vedere una cosa che non hai fatto tu.
La morte non la facciamo
noi e non la vogliamo.
Il tempo che passa non lo
facciamo noi e non lo vogliamo.
E perché lo subiamo e chi è
che ce lo fa subire?
Io non posso ignorare che
c'è una volontà diversa dalla mia che si impone su di me e a un certo momento
mi fa subire delle cose che non voglio, è chi è questa volontà diversa?
Allora io sono autorizzato
a considerare le cose, a fare delle scelte, senza tenere presente che c'è
questa volontà diversa che opera in tutto?
Sono autorizzato o sono in
colpa?
Qui nel paradiso terrestre
mi dice che sono in colpa, perché ho considerato il frutto dell'albero del bene
e del male senza tenere conto di Dio.
È il peccato
dell'autonomia.
Noi vogliamo essere
autonomi da Dio.
Noi vogliamo far dipendere
le cose da noi, dalle nostre scelte, senza tenere conto di Dio e lì, ci
aggiriamo nelle tenebre e finiamo molto lontani da Dio ma questo è anche
positivo perché, questa esperienza che diventa per noi tragedia esistenziale,
serve per trasformarci in preghiera, in invocazione, in bisogno di Dio.
Tutto è positivo, anche le
nostre tragedie esistenziali sono positive, perché ci trasformano in pianto e
Gesù dice: "Beati coloro che piangono"
Quando l'anima piange, qui
non è più l'anima che vuole essere come Dio.
Qui l'anima ha capito di
essere un niente che ha bisogno del tutto di Dio.
D.: Noi siamo
chiamati a conoscere il pastore come il pastore conosce le pecore...
Luigi: Noi
siamo chiamati a conoscere come il Padre conosce il Figlio e come il
Figlio conosce il Padre.
Siamo chiamati a questo,
l'altro diventa un rapporto di analogia: "Il pastore conosce le pecore
come(!)".
D.: Ma il demonio
dice che arrivano a essere come Dio attraverso la disubbidienza mentre
arriviamo ad assomigliare a Dio attraverso la conoscenza.
Luigi: Il
demonio che è poi il pensiero del nostro io, tende a farci comportare secondo
quello che vediamo e sentiamo.
Secondo i sentimenti.
Hanno visto i frutti di
quell'albero belli e buoni ora, belli e buoni è sentimento.
L'io ti porta a farti seguire
quello che senti, che il tuo io sente.
Quando tu ti lasci guidare
da quello che senti, sei come Dio.
Perché diventi principio
della tua scelta.
Perché fai questo:
"Perché mi piace, perché è bello, è buono, è giusto, perché sento
così".
La maggior parte degli
uomini a giustificazione delle loro scelte dicono: "Perché sento
così".
Perché siamo come Dio.
E.: Questo primo
come da parte di Dio è positivo perché ci invita già a questo rapporto con Dio,
è sbagliato il secondo termine che dice: sarete come Dio se disubbidirete
a Dio.
Luigi: .....Tutte
le cose arrivano a noi e si fanno sentire e il sentire non è mica colpa.
Gesù è stato tentato, non
era mica in colpa.
È il non tener conto di Dio
che ti fa cadere nella colpa.
Per cui tu fai la scelta e
decidi senza tener conto di Dio.
Perché hai deciso così?
"Perché mi piace".
Qui non c'è Dio.
Perché fai quello?
"Perché è buono", qui non c'è Dio.
Fintanto che tu non arrivi
a dire: "Faccio questo perché Dio è così", tu sei tagliato fuori.
E.: Però già in
quel primo come c'è la possibilità di non disunire il nostro io da Dio.
Luigi: L'uomo
si forma in tre giornate, in tre come, questo primo come, questa prima giornata
che alla sera si conclude con un disastro, diventa positivo per l'uomo perché
apre l'uomo al pianto, apre l'uomo alla preghiera, apre l'uomo al bisogno di
Dio.
Quindi questo "Sarete
come Dio" a un certo momento ti trasforma in un essere agonizzante che sta
invocando la luce di Dio.
E.: Però già
questo primo come è già una offerta di salvezza.
Luigi: Ma
è necessario passare attraverso l'inferno per arrivare al paradiso.
E.: È necessario?
Luigi: È
necessario.
Tu non conosci mica ancora
Dio quando sei in rapporto con le creature, quindi tu maturi attraverso l'inferno.
E.: Comunque
anche nella situazione successiva non conosci Dio.
Luigi: Quando
ti arriverà il secondo come, stai tranquillo che tu non risponderai più:
"Io sono come Dio".
F.: Il Padre è la
causa, il Figlio l'effetto e lo Spirito Santo la conoscenza della causa?
Luigi: In
Dio abbiamo Padre, Figlio e Spirito santo.
Il Padre è l'essere, il
Creatore, il che vuol dire che in tutte le cose non fa altro che significare Se
Stesso: causa, effetto e significazione.
F.: Quindi noi
dovremmo vedere tutte le cose come espressione della Trinità di Dio?
Luigi: Certo
ma tu quello non lo puoi vedere, fintanto che tu non conosci Dio.
Fintanto che tu non conosci
come il Padre conosce il Figlio e il Figlio conosce il Padre, tu non puoi
capire, conoscere, come tutta la creazione sia espressione di questa Trinità di
Dio.
Cioè Unità e Trinità.
F.: Ma qui cadono
le braccia.
Luigi: Come
cadono le braccia? Noi siamo chiamati ad entrare nella vita eterna, sforzati
oggi di entrare in questa vita eterna.
F.: Faticosamente
possiamo anche capire il rapporto tra pastore e pecore ma tra Padre e Figlio
hai voglia...
Luigi: Io
il rapporto tra pastore e pecore, come qualsiasi altro rapporto terreno credo di
capirlo ma quando poi la Parola di Dio mi dice che quello è solo analogia di
come il Padre conosce il Figlio, mi butta in mare di tenebre, perché mi fa
capire che, fintanto che io non conosco quello, tutte le mie conoscenze sono
tutte buttate in aria, perché sono tutte solo conoscenze sentimentali,
relative, conoscenze che a un certo momento cadono, crollano, non stanno più
su.
Ecco che mi annulla tutte
le scienze, perché il punto luce diventa quello là e fintanto che io non guardo
le cose da quel punto luce lì, tutte le mie conoscenze, secondo il senso e i
sentimenti, mi portano molto lontano da Dio illudendomi, perché io conosco
causa ed effetto.
Comunque sia questa è la
vita eterna nella quale ti devi sforzare di entrare oggi.
L'oggi è determinato dalla
Parola di Dio che ti arriva.
È quella che mi determina
il tempo.
In quanto la Parola di Dio
mi annuncia una cosa, io mi trovo di fronte al sacro.
E devo evitare che questo
sacro per me diventi terribile.
Devo evitare che il sacro
diventi terribile.
G.: Quando per
fede si giunge a vedere il Pensiero di Dio, qui non si ha ancora coscienza che
c'è la significazione della Trinità in questo.
Di tutte le cose tu conosci
il come (rapporto tra le cose) ma non conosci il perché.
Perché ci sono gli uomini e
le donne? Perché l'umanità è fatta così?
Perché si nasce e poi si
muore? Perché si piantano i semi di grano e poi viene la spiga?
Perché il tempo passa?
Tutte le scienze e le
nostre conoscenze ti rispondono con un come.
Anche la scienza per quanto
vada a fondo studia sempre il rapporto, il come, non ti dirà mai il
"perché" la scienza: perché c'è il grano, il tempo, l'uomo o la
donna?
Perché il mondo è fatto
così? Perché c'è questo universo?
Ora, noi siamo fame mica
dei come ma dei perché.
A un certo momento, quello
che ti tortura è il perché.
Perché si muore?
La chiave di questo perché
è solamente in Dio.
Ecco perché tutte le cose
ti sprofondano in Dio, perché devi sapere che il perché delle cose è in Dio e
solo in Dio.
Soltanto conoscendo Dio per
quello che Lui è, lì ricevi lo Spirito che ti fa capire perché le cose sono
così: perché Dio è così, ma fintanto che tu non conosci Dio tu, non potrai mai
dire che le cose sono così perché Dio è così.
G.: Però già per
fede si può dare una giustificazione delle cose in Dio.
Ma la fede è solo speranza
di capire.
La fede che non ti
appassiona a capire e a capire questo, diventa solo vernice e al primo bagno
quella vernice lì ti viene portata via dall'acqua.
Non la tieni più.
La fede tu non la puoi
tenere se non ti fa sprofondare in questa passione per conoscere Dio.
La fede ti annuncia delle
cose.
Quando ti si dice che il
pastore conosce le pecore come....ma allora se credi ti sprofondi in questo.
Dio ti sta annunciando
una cosa che ancora non capisci ma,devi avere fede in quello che ti dice e devi
avere la speranza di arrivare a capire, altrimenti tu perdi la fede e perdi la
speranza.
H.: Se dico che
non riesco a capire sono in colpa....
No, non riuscire a capire
non è una colpa è il non cercare di capire o il giustificare il disimpegno a
capire con la giustificazione che è troppo difficile che ti fa essere in colpa
o il dire di non avere tempo.
Quelli che non hanno tempo
non arriveranno mai a gustare la cena.
Il dire che io non ho avuto
l'intelligenza per capire questo...
H.: Ecco li non è
colpa...
Lì è colpa! Eccome se è
colpa!
H.: Se non è una
scusa questo dire che non riesco a capire ma è proprio perché oggi non riesco a
capire ma, spero che Dio mi dia l'intelligenza necessaria per poterla capire.
Ma se tu dici: "Io non
ho tempo, io ho altri impegni, io non ho intelligenza per capirla", tu
capisci che tu stai offendendo Dio?
Stai offendendo Dio.
H.: Ma l'aspetto
questa intelligenza.
Scusami tanto, se tu dici
di non avere intelligenza e ti giustifichi dicendo di non avere intelligenza tu
offendi Dio.
Dio se ti parla, in quanto
ti parla, ti dà la possibilità, ti dà l'intelligenza per capire.
Dio non ci propone di andare
sull'Everest in inverno quando è impossibile andarci.
Se Dio mi propone una cosa
vuol dire che mi dà la possibilità di raggiungerla quella cosa.
H.: Io credo che
mi dia la possibilità, è solo in questo momento che non riesco a capire. Però
aspetto e m'impegno.
Ma è una terminologia
ambigua, perché domani non entri più.
Cioè non entri quando vuoi
tu.
Se Dio ti fa arrivare la
parola, in quanto te la fa arrivare, ti parla e non ti prende in giro.
Se uno mi parla e non mi
prende in giro, vuol dire che mi dà la possibilità di capire le sue parole.
Altrimenti noi ci
giustifichiamo dicendo: "Ma adesso non ho tempo, adesso ho altro da fare,
non sono abbastanza intelligente, non sono fatto per queste cose", quante
volte me lo sento dire in tutte le salse?
Evidentemente non è questo
il linguaggio da usare con Dio.
Perché se Dio mi parla
anche di una matematica difficilissima, se me ne parla è Dio, il mio Signore,
il mio Creatore che mi parla e se mi parla vuol dire che mi dà la possibilità
di capire.
E non mi posso giustificare
dicendo: "Forse capirò domani".
H.: Intanto mi fa
già capire che devo guardare Lui se voglio capire qualcosa.
È logico è Lui stesso la
mia intelligenza, Lui mentre mi parla mi dice: "Io sono la tua
intelligenza", se Lui è la mia intelligenza, chi mi fa dire che io non
sono intelligente a sufficienza?
I.: Tutte queste
parole sono per farci conoscere come il Padre ama il Figlio e il Figlio ama il
Padre?
Col termine amore, l'ho detto
tante volte, noi abbiamo già condito tante di quelle pietanze che neppure ti
immagini.
Qui dice: "Come il
Padre conosce Me ed Io conosco il Padre".
Presso Dio amore è
conoscenza e se per te l'amore non è conoscenza, stai pure certa che
resti fregata dall'amore.
N.: C'è
l'analogia tra la scienza e la sapienza, tra quella che è la causa seconda e
l'effetto....
Nel processo analogico (c'è
stata tutta una questione lì sopra) il fatto principale è determinare che cosa
è che m'illumina l'analogia.
N.: È la causa
prima.
Se io non mi impegno con la
causa prima (analogico principale), se non ci impegniamo su quello, cioè sulla
conoscenza di Dio, noi facciamo solo della bella poesia.
N.: La scienza è
ignoranza della verità, conosce un mucchio di cose....
Certo, con l'illusione di
sapere.
Per cui tu non ti impegni
più in altro, perché tanto sai.
O.: Io sono molto
consolata dal "come" di Maria: "Come potrà avvenire tutto
questo?", "Quello che non è possibile agli uomini è possibile a
Dio".
Quindi io non
devo sforzarmi di arrivare ma, sarà Lui che mi farà arrivare.
Tutto il Vangelo è tutto
pieno di come.
Il Vangelo è tutto
impostato sul come, dalle parabole in avanti.
Tutto quanto è fondato sul
come.
O.: Ma a Dio
nulla è impossibile.
Proprio perché nulla è
impossibile io non posso dire che non sono intelligente e non capisco.
O.: Mi fidi di
Lui.
Ma questo fidarmi non vuol
dire girare i pollici aspettandolo.
Mi devo sforzare.
Sforzati di entrare nella
vita eterna, oggi!
Il che vuol dire che
bisogna mettercela tutta e oltre ancora.
Con tutte le nostre forze e
oltre ancora.
A.: Il come di
Maria comunque non indica un rapporto.
Certo.
P.: In
matematica, quando uno vuole trovare l'incognita isola l'incognita e poi si
fanno delle moltiplicazioni e delle divisioni e si trova l'incognita, ma qui
come si fa a moltiplicare e dividere?
Si isola, sai cosa vuol
dire isolare?
Vuol dire fuggire in Dio.
Quello vuol dire isolare.
La luce di Dio ti viene
solo da Dio, perché tutto è analogia di Dio che vuol dire proporzione.
P.: E lì si trova
l'unità che è data proprio....
Lì trovi la conoscenza,
perché la conoscenza è data dal rapporto.
Rapporto tra che cosa?
Tra Padre e Figlio.
Il che vuol dire che la
conoscenza è lo Spirito santo.
Se tu invece hai un termine
unico e non hai i due termini tu sei esclusa dalla conoscenza.
P.: Sul piano dei
segni il pastore é Cristo e le pecore siamo noi.
Ma davanti a
questo terzo grande piano che è il piano della conoscenza, sia la parabola che
i significati sono una cosa sola, diventa una parabola anche il significato.
Questo come rispetto ai
saltelli che si facevano prima è salire su una astronave.
Questo come, ti lancia in
un mare infinito che è il mare dei rapporti tra Padre e Figlio e te lo propone.
E in quanto te lo propone
tu una risposta la dai e la dai oggi, non la dai domani.
La dai oggi, perché la
parola ti arriva oggi.
A questa parola qui tu
oggi, in qualche modo una risposta la dai.
P.: Quindi il
giorno che Dio mi darà la grazia di capire come il Padre conosce il Figlio, io
avrò la possibilità di capire come Cristo, il pastore conosce me, è analogia
anche questa?
Qui ti sta dicendo:
"Io conosco le mie pecore, le mie pecore conoscono Me, come il Padre
conosce me e Io conosco il Padre".
Che cosa ti propone?!
Ti propone "Come il
Padre conosce Me ed Io conosco il Padre", ti propone questo.
Se ti propone questo è lì
che ti devi impegnare, non ti occupare di altro se non di questo, ne hai già
abbastanza.
Lo conosci come il Padre
conosce il Figlio e il Figlio conosce il Padre?
No e allora ti devi
impegnare in quello.
Questa è la chiave di
lettura.
Fintanto che tu non ottieni
questa chiave di lettura, tu ti troverai sempre di fronte alla notte.
Come il Padre conosce me e io conosco
il Padre; e offro la vita per le pecore. Gv 10 Vs 15
Secondo tema.
Titolo: "Come" Seconda
giornata.
Argomenti: Il peccato originale. Il campo di scelta e la passione d'unità dell'uomo. Albero della vita e del bene e del male. "Chi è come Dio?" La singolarità e la solitudine di Dio. La perdita del paradiso terrestre.
11-12/Novembre/1990 Casa di
preghiera Fossano.
Siamo fermi al
"come".
L'uomo non è una creatura
fatta, è in formazione.
L'uomo è destinato a
conoscere Dio, quindi la sua formazione sta nel giungere a quella capacità di
portare l'infinito di Dio, di portare la presenza di Dio.
Gesù dice: "Ho tante
cose da dirvi ma per ora non le potete ancora portare".
Il che vuol dire che l'uomo
viene formato in questa capacità di portare.
Dio non rifiuta nulla a
nessuno, perché vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la verità, a
conoscere Lui.
Però Lui è infinito, Lui è
la verità, Lui è l'eterno.
La creatura deve essere
formata da questa capacità.
Capacità di poter portare
la verità, l'infinito, l'eterno, l'Assoluto.
Domenica scorsa abbiamo
accennato al fatto che questo cammino della vita è essenzialmente determinato
da tre "come".
I "come" sono
delle proposte, delle proposte attraverso le quali Dio ci sollecita e ci
impegna in cose sempre più superiori a noi.
Perché proprio nella misura
in cui noi ci impegniamo in ciò che ci supera, si forma in noi la capacità di
portare ciò che ci supera.
Evidentemente noi non
sapremmo impegnarci in ciò che ci supera se questo già non fosse dato a noi.
L'infinito è dato a noi.
Dio è dato a noi, l'eterno
abita già in noi, la verità la portiamo già dentro di noi, però la portiamo per
dono di Dio.
E tutto ciò che noi
portiamo per dono di Dio, da Dio noi, non lo possiamo ignorare però, non
possiamo conoscerlo.
"Dove Io sono, voi non
potete venire".
La conoscenza richiede, da
parte della creatura la partecipazione.
E solo nella misura in cui
personalmente la creatura partecipa a ciò che ha ricevuto in dono da Dio, la
creatura viene fatta capace di portare i doni di Dio.
Quindi solo nella misura in
cui personalmente (non per sentito dire) si conosce, si è fatti capaci di
portare.
E proprio per impegnarci in
questa dedizione a ciò che già portiamo in noi ma che supera noi, Dio ci
sollecita attraverso questi "come".
Il come esiste in quanto
c'è analogia in tutta la creazione di Dio.
La creazione noi la vediamo
e la tocchiamo e la esperimentiamo.
Tutta la creazione di Dio e
tutte le creature sono opera di Dio, ed essendo Dio l'essere Assoluto, Lui non
fa altro che riflettere ciò che Dio è e noi chiamiamo questo: analogia.
Tutte le creature sono in analogia
con ciò che Dio è ed è proprio in base a questa analogia che ogni uomo corre il
rischio di fermarsi alle creature e trascurare il Creatore.
Il primo "come "
(visto la volta scorsa) riflette questo errore fondamentale.
Si chiama peccato originale
perché sta all'origine di tutte le nostre confusioni e di tutte le nostre
dispersioni.
L'errore fondamentale è la
creatura che si ferma all'apparenza delle cose, cioè alle cose sensibili, alle
cose che vede, che sente e che tocca e non passa a cercare il significato
presso Dio, a cercare il Pensiero di Dio.
Il primo "come",
la prima tappa nella formazione di ogni uomo è questo: essere come Dio.
Il primo inganno, il primo
errore che determina (possiamo dire) la maggior parte delle vita degli uomini.
Noi tendiamo ad essere come
Dio, tutte le volte che ci fermiamo al sentimento che provocano in noi le
creature o le cose.
Ogni cosa creata da Dio, in
quanto arriva a noi indipendentemente da noi, si fa sentire da noi.
È per opera di Dio Creatore
che noi sentiamo e in quanto si fa sentire provoca in noi sentimenti,
sentimenti di gioia, di dolore, di piacere, di sofferenza ma sono tutte
sensazioni.
E l'uomo può fermarsi a
questi sentimenti e determinare tutta la sua vita in relazione a questi
sentimenti.
Cioè vivere sentimentalmente.
Questo è il peccato
originale.
A un certo momento Adamo ed
Eva si fermarono ai frutti dell'albero della scienza del bene e del male perché
li videro belli e buoni, si fermarono a questo.
Fermarsi vuol dire che non
cercarono più il pensiero e l'Intenzione di Dio in questo.
C'è stata una scelta.
Abbiamo già visto che il
campo di scelta è quello che determina l'uomo, perché lo caratterizza.
Se l'uomo non avesse la
possibilità di fare delle scelte, l'uomo non avrebbe la possibilità di
diventare persona e per fare delle scelte è necessario avere un campo di
scelta.
L'uomo diventa persona in
quanto forma in se stesso una motivazione.
La persona è l'essere che
ha in sé il motivo di quello che vuole.
Per formare in se stesso la
motivazione, l'uomo deve avere la possibilità di scegliere.
E quindi deve trovarsi in
un campo di scelta.
L'uomo è essenzialmente
costituito da due grandi termini.
Uno è il Pensiero di Dio
Creatore che non può ignorare, perché abbiamo detto che è dato ad ogni uomo e
l'altro è la creazione.
Questi sono i due grandi
termini in cui si trova l'uomo.
Quando diciamo due, diciamo
già un campo di scelta.
Perché è già un campo di
scelta?
Perché l'uomo ha la
passione d'Assoluto, per la presenza in sé di Dio Creatore.
Dio è l'essere Assoluto, è
l'essere che trascende tutto perché è indipendente da tutto.
La presenza di questo
Pensiero di Dio nell'uomo, forma nell'uomo questa passione d'Assoluto che è una
testimonianza all'uomo della presenza di Dio nell'uomo.
Gesù a un certo momento
dice ai suoi uditori: "Voi stessi dite che Io sono".
Ogni uomo dice che Dio è.
E come lo dice?
Non c'è bisogno che l'uomo
dica a parole che Dio esiste, tutti gli uomini, ignoranti o sapienti, credenti
o atei, tutti sono dominati dalla passione dell'Assoluto.
Ed in quanto sono dominati
da questa passione d'Assoluto gridano, urlano, in un modo o nell'altro:
"Dio c'è, perché noi ne subiamo la passione".
Proprio per questa passione
di Assoluto che è passione di unificazione, di raccoglimento nell'unità, ecco
che l'uomo di fronte a due dati si trova in un campo di scelta, tende a
unificare.
Nel paradiso terrestre
questo campo di scelta era significato da due alberi.
Abbiamo l'albero della vita
e l'albero della scienza del bene e del male.
L'albero della vita
rappresentava il Pensiero di Dio, l'albero della scienza del bene e del male
rappresentava il pensiero del nostro io.
Abbiamo detto che due è un
campo di scelta, perché l'uomo è fatto per l'unità.
La Parola di Dio non aveva
lasciato sprovveduto l'uomo di fronte a questi due alberi.
Aveva detto all'uomo:
"Non mangiare dei frutti dell'albero della scienza del bene e del
male".
L'albero della
scienza del bene e del male è l'albero del pensiero dell'io dell'uomo.
La Parola di Dio dice
all'uomo: "Non mangiare dei frutti di quest'albero".
Non nutrirti, non
alimentarti.
Qui possiamo capire.
Potremmo anche chiederci
perché Dio ha messo questo albero per poi impedire all'uomo di nutrirsi di
questi frutti.
L'albero è buono ma l'uomo
non deve nutrirsi di questi frutti.
I frutti del nostro io sono
i sentimenti.
I sentimenti che arrivano a
noi sono cose buone, però la Parola di Dio ti dice di non nutrirti di essi, di
non vivere dei sentimenti del tuo io, perché altrimenti morirai.
Quindi l'uomo si trova di fronte
a un campo di scelta che è significato da questi due alberi e questi due alberi
sono la vita di ognuno di noi.
Quello che è avvenuto nel
paradiso terrestre è rivelazione di quello che avviene nella vita di ognuno di
noi.
Questi due alberi sono
nella vita di ognuno di noi e sono determinati dal Pensiero di Dio presente in
noi e dal pensiero del nostro io.
C'è la passione d'Assoluto
quindi la passione di unificare, passione quindi per mettere uno dei due al di
sopra di tutto.
Condizione per entrare nella
conoscenza, poiché la conoscenza è un rapporto.
Quindi abbiamo i due
termini che sono la condizione per poter avere un rapporto.
Però bisogna mettere uno di
questi due termini come punto fisso di riferimento.
La Parola di Dio dice di
non mettere come punto fisso di riferimento i frutti dell'albero della scienza
del bene e del male, cioè i frutti del tuo io, i tuoi sentimenti.
Il che vuol dire che
bisogna mettere come punto fisso di riferimento il Pensiero di Dio e il
Pensiero di Dio non è mai il tuo sentimento.
Il tuo sentimento è un
prodotto del pensiero del tuo io.
Il primo "come"
in cui crolla ogni uomo è questo, è quello che presenta il pensiero dell'io, è
la tentazione di nutrirsi dei frutti dell'albero della scienza del bene e del
male, i frutti dell'io.
I sentimenti che proviamo
sono belli e buoni.
Essere come Dio.
È la prima tentazione.
È necessaria questa
tentazione.
Tutte le tentazioni sono
necessarie.
È necessario che l'uomo sia
messo alla prova, poiché è attraverso la tentazione, è attraverso la prova che
l'uomo diventa persona.
Anche se la risposta è
sbagliata, sia chiaro.
L'esperienza di questo
primo come, formerà nell'uomo la capacità di ricevere il secondo come.
Il
secondo come è l'argomento di questa sera.
La seconda giornata del
come.
Il secondo come è questa
interrogazione che adesso viene dalla Parola di Dio.
Dall'angelo di Dio.
Il
secondo come è questo: "Chi è come Dio?".
L'uomo non potrebbe
giungere a ricevere questa interrogazione se non passasse attraverso
l'esperienza dell'essere come Dio.
Attraverso la scelta, anche
la scelta sbagliata, l'uomo forma in sé una intenzione.
E quando l'uomo non riporta
le cose a Dio e non cerca il Pensiero di Dio, direi che automaticamente,
naturalmente, meccanicamente, necessariamente vuole essere come Dio: si mette
al centro.
L'uomo qui fa del suo io un
centro.
Perché c'era la Parola di
Dio che Lui non poteva ignorare: "Non vivere dei frutti di
quest'albero".
E se l'uomo decide di
vivere dei frutti di quest'albero, l'uomo qui si qualifica.
L'uomo introduce in sé una
sua intenzionalità.
E poiché questa
intenzionalità non è di Dio che gli diceva di non nutrirsi dei frutti di
quell'albero, l'uomo che vive di sentimenti (anche se fa professione di povertà
o umiltà) ha come fondamento la sua scelta e il pensiero del suo io.
Ha come centro il pensiero
del suo io.
Introduce una sua
intenzione che non è l'Intenzione di Dio.
L'intenzione dell'uomo qui
è essere come Dio.
Quindi vuol dire
conquistare come Dio, possedere come Dio, essere al centro come Dio.
Però a questo punto si è
formata una intenzione nell'uomo.
Quando nell'uomo si forma
una intenzione, cosa succede?
L'intenzione è una finalità
e teniamo presente che l'uomo è una passione d'Assoluto.
Quando l'uomo ha un fine,
tende a guardare e a osservare tutte le cose da questo suo punto di vista.
L'uomo che si nutre di
sentimenti, implicitamente guarda tutte le cose dal suo punto di vista, cioè
dal punto di vista del suo io.
Il suo io che vuole essere
al centro, che vuole essere come Dio.
Non riferisce più le cose a
Dio, non cerca più il Pensiero di Dio ma in tutto riferisce le cose al pensiero
del suo io.
Le riferisce al suo
proposito, alla sua intenzione.
E qui succede quello che
succede.
Perché l'uomo qui
incomincia a misurarsi su questo suo fine.
Il fine è essere come Dio,
essere al centro.
E avendo questo fine adesso
l'uomo misura e guarda tutto da questo suo punto di vista.
E guardando tutto da questo
suo punto di vista cosa scopre?
Scopre l'abisso enorme che
lo separa dall'essere come Dio.
Ecco ciò a cui lo conduce
l'intenzione.
L'uomo è condotto a toccare
con mano quanta enorme distanza passi tra ciò che Lui vorrebbe essere (come
Dio) e quello che Lui è.
E qui si crea una
sofferenza immensa, enorme.
La tragedia della
differenza che passa tra quello che l'uomo vuole essere e quello che l'uomo
esperimenta di essere.
Però anche questo come,
questo errore, questo errare dell'uomo è significativo e necessario nella
formazione dell'uomo.
Perché a questo punto
l'uomo scoprendo la grande differenza che passa tra quello che lui vorrebbe
essere: essere come Dio (anche se non lo dichiara o si finge umile, lui vuole
essere come Dio) e quello che invece constata di essere, questa esperienza di
questa grande differenza, lo rende capace adesso di sentire il secondo come:
"Chi è come Dio?".
I come sono delle proposte,
proposte che arrivano da Dio per formare nell'uomo la capacità di
conoscere Dio.
Notiamo bene che questo:
"Chi è come Dio?" cala come un fulmine sull'uomo che ha come
intenzione essere come Dio.
Di fronte a questa
interrogazione: "Chi è come Dio?", l'uomo qui non osa più dire di
essere come Dio.
L'uomo qui ha esperimentato
l'abisso che lo separa tra ciò che lui voleva essere e ciò che è.
A questo punto l'uomo
crolla.
A questo punto l'uomo
capisce che nessuno è come Dio.
Nessuna creatura,
nessun uomo, nessuna istituzione, nessun angelo, nessun santo è come Dio.
Dio è univoco, Dio è
l'Assoluto, solo Dio è come Dio.
Quindi è inconfondibile,
poiché è singolarità, non si confonde con nessuno.
Chi è come Dio? Nessuno è
come Dio.
Qui Dio rivela il suo nome:
"Io sono Colui che è".
Dio solo è l'essere.
Abbiamo detto che è
singolarità, quindi inconfondibile.
E se non si confonde con
nessuna creatura, con nessun altro esistente, per cui ogni altro esistente è
segno di Dio ma non è Dio, Dio trascende tutto e tutti.
E se trascende tutto e se è
singolarità pura, Dio si trova in un isolamento totale.
Questo isolamento Gesù lo
dichiara apertamente quando dice: "Dove Io sono voi non potete
venire".
E giustifica il fatto
dicendo: "Io sono di lassù, voi siete di quaggiù" e tra il laggiù e
il quaggiù c'è un abisso.
Un abisso invalicabile:
l'uomo non può passare a Dio.
"Dove Io sono, voi non
potete venire".
Dio esiste in questa
solitudine, una solitudine eterna, enorme.
Noi quando sentiamo parlare
di solitudine, isolamento, noi proviamo sgomento perché a noi sembra una
privazione.
Perché per noi essere, vuol
dire essere in comunità, essere con tanti.
Sono gli altri che ci fanno
essere, noi abbiamo bisogno sempre degli altri.
Con questo noi denunciamo
la morte che portiamo dentro di noi.
Fintanto che noi abbiamo
bisogno della massa, del gruppo, della società, degli altri, vuol dire che non
siamo con Dio e non abbiamo trovato Dio.
Dio in questa sua grande
solitudine, in questo suo grande isolamento è la pienezza dell'essere,
trascende tutto e tutti, non è privazione di essere.
Per noi solitudine è
privazione di essere.
Tanto che se noi poniamo
una creatura e la chiudiamo in una stanza da sola quella diventa pazza.
Ma se invece uno ha trovato
Dio, Lui stesso corre a chiudersi in una stanza per restare in questa
solitudine con Dio.
Come mai questa grande
differenza?
Un uomo senza Dio
impazzisce nella sua solitudine.
Un uomo con Dio va a cercare
la solitudine, perché ha trovato l'amore.
Ha trovato la vita, ha
trovato tutto.
Dio è tutto.
Se quindi noi abbiamo
bisogno degli altri è segno che noi il tutto noi non l'abbiamo trovato.
Pascal diceva che tutti i disastri
dell'umanità derivano dal fatto che gli uomini non sono capaci a stare chiusi
nella propria stanza.
Ma dobbiamo capire perché
l'uomo non è capace di stare nella propria stanza e sente sempre il bisogno di
mettere il naso nelle stanze degli altri.
Perché l'uomo da solo si
sente morire.
E allora va a elemosinare,
va a mettere il naso in casa d'altri, per trarre un po' di vita perché lui è
morto.
Ma questa morte denuncia
non che la vita stia negli altri, denuncia che lui non ha trovato la vita.
Lui non ha trovato il suo
Dio, non ha trovato il tutto.
Chi è come Dio?
Provate a rispondere a chi
è come Dio e vedrete questa singolarità di Dio.
Quando qualcuno ci
presentasse il sole, un albero, un uomo, una stella dicendoci che sono Dio, noi
risponderemmo senza dubbi che quelli non sono Dio.
E se noi abbiamo la
possibilità di dire che questo non è Dio, di fronte a qualsiasi cosa che ci
venga presentata, vuol dire che abbiamo la possibilità di riconoscere quello
che è Dio.
Altrimenti non potremmo
dire: "Questo non è Dio".
Dio ha posto in noi la
capacità di conoscere chi è come Dio, altrimenti non ci interrogherebbe.
Se ci fa l'interrogazione:
"Chi è come Dio" è perché ha già posto in noi la capacità di
rispondere a questa interrogazione.
Cioè ha posto in la possibilità
di entrare nella solitudine in cui si trova Dio.
In questa singolarità in
cui si trova Dio.
Non per opera nostra ma per
la Parola di Dio che Lui fa arrivare a noi.
Il che vuol dire che Dio ci
chiama ad entrare in questa singolarità che Egli è, in quest'Assoluto che Egli
è, in questo infinito, in questo eterno che Egli è, è di essere fatti partecipi
della sua natura e del suo essere.
E di trovare in Lui tutta
la nostra vita, non più negli altri.
Dio non ha bisogno delle
creature per vivere.
Dio non ha creato
l'universo per Sé.
E se non ha creato
l'universo per Sé, per chi l'ha creato?
L'universo lo ha creato per
noi.
Ma l'ha creato non perché
noi avessimo a vivere per l'universo ma perché noi avessimo a scoprire il tutto
che è Dio.
Perché Dio è il tutto.
L'universo è soltanto un
segno di Dio.
Quindi Dio ci ha creati per
entrare nella sua solitudine.
La solitudine d'amore.
Chi a trovato l'amore,
tende sempre ad isolarsi con l'amato, perché ha trovato la sua vita, il suo
tutto.
È Dio questo amore e Lui ci
ha creati per questo.
A questo punto l'uomo fa
una grande scoperta.
Abbiamo detto che il primo
come era essere come Dio.
Adesso l'uomo scopre che il
suo fine non è essere come Dio, dopo aver ascoltato questa interrogazione di
Dio:"Chi è come Dio?", l'uomo a questo punto capovolge i termini.
Non più essere come Dio ma
capire chi è come Dio.
A questo punto l'uomo
Adamo, che è ognuno di noi, è preparato a incontrare il Cristo.
A.: Dio ha posto
in noi questa capacità di rispondere alla domanda: "Chi è Dio?".
Luigi: No,
questa capacità si forma in noi, non c'è in partenza.
Si forma dopo essere
passati attraverso la prima scelta, la scelta in cui noi generalmente falliamo.
Per poter rispondere a chi
è come Dio, bisogna che in me si sia formata la capacità di riconoscere che io
non sono come Dio.
E come si forma questa
capacità?
Proprio attraverso il
tentativo di essere come Dio.
Per cui si capisce il
significato dell'errore, il significato del peccato, il significato del male.
Perché attraverso questo
l'uomo matura, per cui diventa positiva la cosa: la felice colpa.
Mi rende capace ad
ammettere che io non sono come Dio.
Mi rende capace di
riconoscere la singolarità di Dio, la trascendenza di Dio.
Dio è inconfondibile.
Attraverso la formazione di
una intenzione anche sbagliata in noi, si forma adesso questo confronto tra
quello che noi volevamo essere e quello che siamo.
A questo punto quando
vediamo l'abisso tra noi che vogliamo essere come Dio e quello che siamo, la
povertà e la miseria che siamo, a questo punto qui se qualcuno mi fa arrivare
la domanda: "Chi è come Dio?", qui non commetto più il peccato di
Adamo.
Non è che Dio abbia messo
in noi questa capacità, questa capacità si forma in noi attraverso questa
maturazione, in quanto uno ha fatto una scelta.
Avendo fatto una scelta ha
una intenzionalità, con l'intenzione l'uomo ha un punto d'osservazione per
guardare le cose, quindi ha un metro per misurare la differenza tra quello che
lui vuole essere e quello che lui è.
A.: E quando uno
dà questa risposta è pronto per incontrare il Cristo.
Luigi: Sì
perché adesso c'è il capovolgimento, si passa dal voler essere come è Dio, al
desiderio di capire chi è come Dio.
E a questo punto uno
desidera vedere chi è come Dio e chi mi conduce a vedere chi è come Dio, è
soltanto il Figlio di Dio.
E qui si forma il bisogno
di trovare il Cristo.
B.: Questo
cammino che Dio ci fa fare attraverso i come....
Luigi: Ci
sarà un terzo come, la terza giornata.
B.: Il primo
come richiede una risposta da parte dell'uomo ma si può dire che è automatica.
L'uomo naturalmente fa il peccato.
Luigi: Naturalmente,
perché l'uomo vede e tocca le creature che provocano in lui un sentimento ma
non vede e non tocca Dio. Noi viviamo prima di sentimento, prima di maturare
per cercare Colui che non vediamo e non tocchiamo.
B.: E questa è
tutta la funzione dell'antico testamento e al vertice dell'antico testamento
vediamo Giovanni Battista che propone questo secondo come: "Chi è come
Dio?".
Fino a questo
punto Dio ci porta senza di noi e invece di qui in avanti c'è una risposta a
questo secondo come che non è automatica.
Pur avendo
esperimentato di non essere come Dio, c'è il rischio di volersi ostinate a
voler essere come Dio, pur sapendo di non essere come Dio.
Luigi: Ma
l'uomo a questo punto qui sa che non è come Dio, poiché ha fatto l'esperienza
dell'abisso che lo separa da Dio.
Se l'uomo qui si ostina,
qui è l'uomo che rifiuta la verità.
Ormai l'uomo ha costatato,
ha toccato con mano.
Nel primo come, nel primo
peccato la colpa sta in quanto non ha tenuto conto di Dio e l'uomo è tenuto a
tener conto di Dio, poiché Dio è Colui che l'uomo non può ignorare, già c'era
la Parola di Dio che diceva di non nutrirsi dei frutti dell'albero della
scienza del bene e del male.
L'uomo ha trascurato Dio ma
a questo punto è subentrata anche l'esperienza.
Il peccato c'era fin
dall'inizio ma quello era un peccato d'intelligenza, perché c'è stato un
difetto d'intelligenza e là, dove c'è un difetto d'intelligenza bisogna passare
attraverso l'esperienza.
Dio attraverso l'esperienza
t'ha condotto a toccare con mano quello che avresti dovuto capire con
l'intelligenza: tu non sei Dio, non puoi essere come Dio e Dio è un'altro.
B.: Qui può
subentrare quel peccato che non può venire perdonato.
Luigi: Certo.
C.: L'uomo si
mette naturalmente al centro, ma tutti gli uomini lo fanno?
Luigi: Nessuno
s'illuda di non farlo, il nostro io naturalmente lo fa poiché tutto, dalla
natura alle altre creature fa pensare a noi stessi.
Quando il bambino nasce, la
mamma è già tutta proiettata su di lui.
Per cui si è al centro del
mondo, quando guardi l'orizzonte tu sei il centro dell'orizzonte.
È sensazione, è sentimento.
Questo sentimento qui di
per sé è l'albero posto al centro della creazione di Dio.
È Dio che l'ha posto al
centro.
Abbiamo detto che l'io è il
centro di tutto l'universo e questo non è sbagliato.
La centralità dell'albero
della scienza del bene e del male non è male, è Dio che l'ha posto al centro.
È il nutrirsi, è l'alimentarsi,
è il vivere dei frutti di questo io, è lì che c'è il peccato.
Perché lì c'è la Parola di
Dio che ti dice di non nutrirti di quei frutti, cioè non vivere dei suoi
sentimenti, ma porta i tuoi sentimenti a Dio.
Perché i tuoi sentimenti
sono una pedina per cercare il Pensiero di Dio, perché è Dio che ti tocca ma ti
tocca per farti alzare gli occhi a Lui.
E non nutrirti invece di
questi sentimenti che provi.
Noi invece ci nutriamo di
questi.
C.: Ma c'è
qualcuno che dà una risposta positiva...
Luigi: No,
assolutamente no.
È il passaggio obbligato e
necessario altrimenti Cristo non sarebbe morto per tutti.
Cristo è morto anche per la
Madonna sia chiaro.
Perché la Madonna è stata
salvata da suo Figlio, è stata salvata dal Cristo.
La Madonna: non è che Dio
abbia creato una creatura privilegiata, la funzione della Madonna è per noi.
L'ha creata per noi per
farci capire qual'è la condizione per poter contemplare Dio, per poter
concepire Dio.
Appunto perché è stata
creata per noi, la Madonna è stata salvata da suo Figlio morto in croce.
C.: "Io
sono di lassù e voi siete di quaggiù", noi siamo di quaggiù in quanto
abbiamo bisogno delle creature per vivere?
Luigi: Si
capisce, ecco perché il peccato matura in noi naturalmente.
Noi vivendo naturalmente,
vivendo cioè secondo i nostri sentimenti, noi ci perdiamo lontani da Dio, in
una lontananza enorme.
Seguendo i nostri
sentimenti.
È la via larga.
Perché?
La via larga è la via
naturale, io seguo i miei sentimenti, seguo quello che a me sembra bello
e buono, ecco la perdizione.
Lo dice Gesù.
Mentre l'altra via ti
obbliga a pensare, ti impegna ad applicare la mente, è una strada difficile
perché ti obbliga a pensare.
A superarti, per cercare in
tutto il Pensiero di Dio, a non fermarti ai tuoi sentimenti.
Ecco l'albero della vita.
Ma in conseguenza del
peccato, l'uomo è stato privato della accessibilità all'albero della vita, è
stato cacciato dal paradiso terrestre.
È l'uomo che si scaccia dal
paradiso terrestre.
Il paradiso terrestre vuol
dire che si allontana dalla possibilità di riferire le cose a Dio e diventa
figlio delle sue opere.
D.: È importante
prendere questa consapevolezza di noi stessi per poi orientarci nella direzione
giusta.
Luigi: Tu
ti orienti in quanto non ti nutri dei tuoi sentimenti e quindi ti porti nel
campo dell'intelletto, della mente (solo col pensiero puoi pensare Dio) e non
ti fermi più a quello che senti e tocchi ma cerchi invece il Pensiero di Dio in
tutto quello che Dio ti manda.
Tutto quello che arriva a
te non è sbagliato, quindi i sentimenti non sono sbagliati, non è che puoi non
sentire niente o fare il fachiro, quello non risolve assolutamente niente.
Non è il sentire che sia
sbagliato è il nutrirti dei tuoi sentimenti che è sbagliato.
È il lasciarti guidare dai
sentimenti che è sbagliato, mentre invece tutto quello che arriva a te, tu lo
devi portare a Dio e trasformare in preghiera, in elevazione a Dio, perché
tutto ti è dato perché tu ti elevi a Dio per ricevere da Dio il suo
Pensiero.
La colpa sta nel non tenere
conto di Dio, perché quando tu non tieni conto di Dio, ti lasci guidare dai
tuoi sentimenti, ecco per cui sei come Dio.
Ti lasci guidare da te
stessa e sei motivata da te anziché essere motivata da Dio.
Certo tu apertamente non lo
dici ma, implicitamente vivi determinata dai tuoi stessi motivi: da quello che
ti piace, da quello che ti soddisfa, questo è essere come Dio.
E.: Ma allora il paradiso terrestre per noi quando è, se mettiamo da subito
il pensiero del nostro io al centro? Quando lo esperimentiamo questo paradiso terrestre?
Luigi: Il
paradiso terrestre è determinato dalla presenza di Dio.
Cioè dalla presenza di
questi due alberi che sono la significazione, uno del Pensiero di Dio e l'altro
del pensiero del tuo io.
Il paradiso terrestre tu lo
perdi quando tu fai una scelta.
La prima scelta che tu fai,
tu perdi il paradiso terrestre.
Tu fai una scelta secondo
quello che a te sembra bello e buono, cioè secondo i tuoi sentimenti, non
cerchi il Pensiero di Dio, cioè trascuri l'albero della vita.
Qui subentra il peccato
perché non hai tenuto conto di Dio.
Ti fermi a quello che a te
sembra bello e buono o anche giusto, chiamalo come vuoi ma, sei tu il criterio
e se sei tu il criterio, tu ti sostituisci a Dio.
Dio non si confonde mai con
noi: "I miei pensieri non sono i vostri, la mia volontà non è la
vostra".
E l'io di Dio non è il
nostro io.
E se io mi lascio guidare
da quello che sente il mio io, io certamente mi sostituisco a Dio.
Non cerco più l'Intenzione
di Dio, il Pensiero di Dio, il consiglio di Dio, l'intenzionalità di Dio.
È proprio la creatura
autonoma da Dio.
La creatura agisce
autonomamente da Dio in quanto si lascia guidare da quello che vede, sente,
prova, tocca e vede.
Qui abbiamo l'uomo che
vuole essere come Dio, anche se a parole dice: "No, io non sono come
Dio" sostanzialmente vuole essere come Dio, perché non tiene conto di Dio.
Quando tu fai una scelta e
in questa tua scelta non tieni conto di Dio, tu vuoi essere come Dio.
Pensiamo a tutte le scelte
che noi facciamo senza tenere conto di Dio.
.......In Adamo abbiamo
l'uomo che vuole essere come Dio, in Maria abbiamo la creatura che non vuole
conoscere uomo. Vuol dire che non vuole conoscere i suoi sentimenti, non vuole
lasciarsi guidare da quello che vede, sente e tocca, non conosce uomo, il che
vuol dire che vuole conoscere solo Dio.
Nella creatura che vuol
conoscere Dio, noi là, abbiamo il paradiso terrestre.
Ma questo paradiso
terrestre in Maria è un opera nostra, perché Dio poteva farci tutte Marie? No
quello è in relazione a noi, per cui Maria è stata salvata da suo Figlio.
E.: Quindi in
questo non voler conoscere uomo c'è anche il non voler conoscere se stessa.
Luigi: Certamente.
Conoscere noi stessi è misuraci
con i nostri propositi, ma questa conoscenza di me è una conoscenza tutta
fasulla.
F.: Il secondo
come è chi è come Dio e non chi è Dio...
Luigi: No,
perché il secondo come viene dopo che c'è stata la volontà dell'uomo di essere
come Dio.
Dio non ha formato in noi
la capacità, la capacità si forma in quanto in te si forma una intenzionalità,
adesso Dio parla a questa intenzione che hai.
Qual'è l'intenzione che tu
hai avuto?
Essere tu come Dio.
Adesso Dio ti chiede:
"Chi è come Dio?".
Quando Pietro disse:
"Se anche tutti ti tradissero, io non ti tradirei perché io ti amo più di
tutti", quando Cristo risorto dice a Pietro:"Pietro, tu mi ami più di
tutti?", vedi che sta parlando all'intenzionalità che Pietro portava in
sé?
Pietro era in questa
intenzione: "Io ti amo più di tutti" e dopo averlo tradito, trova
Gesù che gli dice: "Tu mi ami più di tutti?".
E Pietro aveva tradito Gesù
tre volte e Gesù glielo chiede tre volte.
Vedi che siamo sullo stesso
livello.
In Adamo (ogni uomo) c'era
il desiderio di essere come Dio e poi giunge la domanda di Dio: "Chi è
come Dio?".
L'uomo avendo questo fine:
essere come Dio, l'uomo adesso si è misurato, ha capito la distanza enorme che
lo separa da Dio.
Adesso di fronte alla
Parola di Dio che gli dice: "Chi è come Dio?", l'uomo non oserà
ancora dire: "Io sono come Dio".
Dio sta parlando all'uomo
che aveva come proposito essere come Dio, ecco per cui domanda: "Chi è
come Dio?".
F.: È una
domanda in relazione al primo come.
Luigi: Si
capisce.
La capacità si forma nel
primo come.
La capacità non è data, la
capacità in noi si forma, anche attraverso i nostri tradimenti, i nostri errori
e i nostri mali.
Dio converte il male in
bene addirittura.
F.: Parlando di
sentimento, nell'attimo stesso in cui uno avverte che ha un sentimento,
partecipa già di questo sentimento. Quindi come si fa a dire che il sentimento
è buono?
Luigi: Se
tu mangi una zolletta di zucchero dici che è dolce, se mangi una caramella
amara dici che è amara.
Se uno ti pesta un piede
dici: "Mi fai male", se uno ti accarezza dici: "Mi fai
bene".
È tutto così diretto, i
sentimenti sono così.
I sentimenti arrivano a te,
indipendentemente da te.
C'è differenza tra uno che
ti pesta un piede e uno che ti accarezza.
Se tu mangi una bignola, dirai
che è dolce, è buona, ti piace e se uno ti dà l'olio di ricino dici che non ti
piace, allora devi stare attento a non farti un magazzino di bignole, stai
attento a non vivere adesso per possedere le bignole.
Noi tendiamo a vivere per
ciò che piace, sentimento e a sfuggire a ciò che invece crea in noi sofferenza
e risolviamo tutta la nostra vita in questo, Dio ormai è andato a quel paese
per noi, non c'è più perché noi ormai ci siamo chiusi in un cerchio dal quale
non ne usciamo più.
F.: Dobbiamo
distinguere tra sentimenti che arrivano a noi senza di noi e quelli che invece
possiamo procurare noi.
Luigi: Un
sentimento che arriva a noi senza di noi può essere buono.
Guarda, tu dici sentimento
e la stessa parola "sentire" è passionalità, il che vuol dire che è
subire qualche cosa.
Sentire è un subire.
Tu dai un pugno in un muro
e tu subisci dolore, tu mi dirai che tu hai sferrato il pugno ma tu hai subito
un danno, ti sei fatto male, c'è sempre un subire, c'è una volontà che s'impone
su di te e ti fa sentire qualche cosa e noi corriamo il rischio di fermarci a
quello che sentiamo e di vivere in funzione di questo, anziché cercare presso
Dio il significato della cosa che Dio ci fa subire.
Io non posso dimenticare
Dio Creatore.
Dio è Colui che nessuno può
ignorare.
Perché non siamo noi che
facciamo l'universo e se non siamo noi che facciamo l'universo, tutte le cose
che accadono, noi le dobbiamo dialogare con questo essere, dobbiamo riferirle a
Lui, non dobbiamo fermarci a noi, al nostro io.
Se ci fermiamo al nostro io
è perché vogliamo essere come Dio.
Dobbiamo superare il nostro
io e andare a cercare presso Dio: "Signore perché mi tocchi, perché mi fai
sentire questo, perché?" e questo ti trasforma in preghiera.
Per cui ci sono due alberi
nel paradiso terrestre e non sono peccato né l'uno, né l'altro, il peccato sta
nel nutrirti dei frutti dell'albero del tuo io.
Il tuo io è necessario per
ricevere l'opera di Dio ma poi, devi riferire tutto all'albero della vita, devi
riferire tutti i sentimenti che tu provi e non invece dimenticare l'albero
della vita e adeguarti a quello che vedi, senti e tocchi.
G.: Il Dio che
portiamo in noi personalmente è un Dio di solitudine, in quanto ci richiede la
solitudine nell'ascoltarlo, nel valutarlo, nel vederlo come punto fisso di
riferimento.
Luigi: Dio
esiste indipendentemente dalla creazione e da tutte le creature.
Dio non ha bisogno né delle
creature, né della creazione.
C'è questa infinita
solitudine di Dio.
Per noi solitudine vista
sentimentalmente è privazione di vita ma in Dio questa solitudine è pienezza di
vita.
Tanto che quando uno ama
una persona, vuole essere solo con quella persona, perché? Perché si illude di
aver trovato tutta la sua vita e se ne frega di tutti gli altri.
Per cui la solitudine di
chi ama, è gioia, è festa.
Tanto che essere con
persone che non sono la persona amata è sofferenza.
Ma chi invece non ama e non
ha trovato un amore, deve chiedere l'elemosina dagli altri che lo
guardino, perché da solo non sta su.
Dio è un grande amore, per
cui chi lo trova vuole essere con Lui.
G.: Tutti questi
passaggio sono una purificazione dal peccato originale?
Luigi: Lascia
stare la purificazione, è un processo di maturazione.
È un processo di
maturazione per formare noi capaci di riconoscere chi è Dio.
Dopo il secondo come,
l'uomo diventa desiderio di conoscere come è Dio.
E questo lo farà poi
approdare al Cristo.
Prima voleva essere come
Dio, adesso attraverso quelle esperienze che ha fatto è stato cambiato in
bisogno, desiderio di capire chi è come Dio.
Perché Dio stesso lo ha
interrogato: "Chi è come Dio?".
Perché Dio si conosce solo
per mezzo di Dio.
H.: Il primo
come è una proposta di Dio....
Luigi: Il
primo come è una proposta dell'io.
H.: Provo a dire
quello che ho capito: nel primo come l'uomo si è sbagliato per difetto
d'intelligenza, nonostante l'uomo fosse in condizioni favorevoli per scegliere
bene.
Luigi: Certo,
non c'era il peccato.
H.: Dopo che
abbiamo esperimentato l'inferno stiamo più attenti a non sbagliare. Dio ci fa
ancora più intelligenti attraverso il peccato.
Luigi: Dio
converte il male in bene, questo primo come è un passaggio necessario.
È una beata colpa, perché
ti fa maturare
Ma tu non hai capito,
perché il primo come, l'ho detto chiaro che è l'io di Adamo ed Eva che l'ha
proposto, non Dio.
Quindi è il demonio che ha
detto: "Sarete come Dio" e quindi se è il demonio non è Dio.
Perché matura come
conseguenza del distacco dal Pensiero di Dio.
C'è stato il distacco dal
Pensiero di Dio e quando c'è il distacco c'è il demonio.
H.: "Ti porterò
nel deserto e là parlerò al tuo cuore", solo in quel modo lì può farsi
conoscere.
Luigi: Dio
si conosce solo personalmente: "A chi mi avete paragonato? A che mi hai
fatto simile?".
H.: Ed è
attraverso il Cristo che siamo portati a rifare quello sbaglio...
Luigi: A
rifare lo sbaglio?!
H.: Non rifare
lo sbaglio....
Luigi: L'hai
detto tu rifare lo sbaglio, è registrato!
H.: Cioè a
ritornare al principio, perché Lui trasforma tutto.
Luigi: Non
a ritornare al principio del paradiso terrestre, con Dio non si ritorna
indietro.
Tutto va a senso unico
verso una meta, verso la vita eterna, verso la conoscenza di Dio.
Attraverso Cristo noi siamo
condotti a conoscere chi è Dio.
I.: Noi siamo
consapevoli o siamo inconsapevoli che vogliamo essere come Dio?
Luigi: Noi
siamo inconsapevoli.
I.: Ma il fatto
di pensare di essere come Dio mi sembra una cosa talmente grande....
Ma tutti quanti noi
sbagliamo sempre in quello, basta che uno tocchi il mio io e subito saltiamo in
aria.
Uno si offende, l'altro
brontola e l'altro fa il muso e perché questo?
Perché io voglio essere
come Dio.
Tutto lì, perché vuol dire
che il pensiero del nostro io è al centro.
Quando qualcuno parla male
degli altri non ci importa nulla, quando qualcuno parla male di noi
invece...questo vuol dire che il nostro io è al centro e se è al centro
vogliamo essere come Dio.
Dio cos'è? È l'essere che è
al centro e se io al posto di questo centro che è Dio metto il pensiero del mio
io è finito.
Tu dovresti arrivare al
punto che, se qualcuno parla male di te, dovresti essere felice perché ti
aiuta a riferire le cose a Dio e se invece tu ti offendi, vuol dire che il tuo
io è al centro e se è al centro vuol dire che vuole essere come Dio, anche se
tutti noi dichiariamo che non vogliamo essere come Dio.
H.: Ma se uno mi
pesta un piede è spontaneo dire "Aih"...
Luigi: Sentire
non è peccato.
H.: Se qualcuno
parla male di me, subito sto male come mi fa male il piede se me lo pestano.
Luigi: E no!
Il piede è il tuo corpo e quello lo senti, l'io è tutta un altra cosa.
Se tu hai come centro il
Pensiero di Dio, stai pur certa che se parlano male di te non ne soffri per
nulla.
M.: L'io si fa
come Dio quando vuole essere iniziatore, prende l'iniziativa, quindi è
autonomo....
Luigi: Quando
tu non tieni conto di Dio ti fermi a quello che provi ed esperimenti, non c'è
niente da fare.
M.: Credo di
essere autosufficiente e di avere insito in me il principio di me.
Luigi: Tu
puoi dire tutto: "Io sono niente, io sono una emme", tu puoi dire
tutto quello che tu vuoi ed essere al centro come Dio, perché tu pretendi di
essere al centro e ti fai magari povera, umile, ubbidiente perché vuoi essere
al centro.
M.: Allora lì si
capisce la misericordia di Dio che ci conduce a toccare con mano quello che
siamo.
Allora lì
possiamo capire la domanda che ci pone attraverso l'angelo Michele: "Chi è
come Dio?".
Luigi: Tu
non potresti arrivare al secondo come se non passando attraverso il primo come.
Ecco la grandezza del primo
come.
È il primo come che ti
conduce al secondo, ecco perché la capacità si forma attraverso il primo come.
M.: Lì allora
avviene il capovolgimento dei termini, non più volere essere come Dio ma
cercare di capire chi è Dio, il che equivale a dire capire come è Dio.
Luigi: Questa
singolarità, questa trascendenza assoluta, questo isolamento di Dio che ti
richiede un isolamento d'amore.
M.: Questo primo
come è vero che mi prepara all'incontro con Cristo, ma proprio preparandomi
all'incontro mi farà capire come è Dio.
Luigi: Ti
prepara perché a quel punto lì tu sei orientata a cercare di conoscere Dio.
M.: Comunque
quello che più mi ha colpito è questo grande isolamento di Dio che mi ha fatto
fare diverse riflessioni.
Dio è una grande
solitudine trascendente.
Luigi: Ed
è pienezza di vita.
M.: Ed è
comunione di vita perché sono tre persone.
Luigi: La
meraviglia è che Lui ci chiama da questa grande solitudine ed è necessario,
passaggio obbligato, questo isolamento in Lui.
Una cosa che è inconfondibile
tu la puoi trovare solo con il contatto personale.
Se tu non sai cosa è un
elefante è inutile che io ti spieghi cosa è l'elefante attraverso similitudini:
"È un cavallo più grande con grandi orecchie".
M.: C'è un salto
di qualità.
Luigi: Tu
capisci che più approfondisci Dio e più capisci tutto, perché tutto acquista
significato.
In Dio c'è una unità
meravigliosa, Dio è verità ma è anche armonia, è bellezza, è giustificazione di
tutto.
Come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. Gv 10 Vs 15 Terzo tema.
Titolo: Il muro.
Argomenti: Chi non è Dio e chi è Dio. Essere come Dio. Chi è come Dio? Dedizione personale a Dio. Due dati & un rapporto. Molteplicità e unificazione. Concepire. Il muro che ci separa dall'infinito.
25-26/Novembre/1990 casa di preghiera Fossano.
Siamo sempre nella prima
parola: come.
Abbiamo visto il primo atto
e il secondo di questo come e poi abbiamo annunciato che c'è la terza giornata
di questo come.
Ma tra il secondo e il
terzo atto è necessario introdurre un intervallo.
L'intervallo sorge da un
problema che è una premessa per arrivare al terzo come.
Il problema è questo:
l'uomo molto facilmente può dire ciò che Dio non è.
Se noi diciamo a una
persona, presentandogli un albero: "Questo è Dio", certamente questo
tale ci risponde che l'albero non è Dio.
La stessa cosa accade se
gli presentiamo l'acqua o un animale, o il sole o un uomo, la risposta sarà
sempre la stessa: "Non è Dio".
L'uomo con facilità può
dire ciò che non è Dio ma, ha una tremenda difficoltà a dire ciò che è Dio.
Il problema è questo ed è
l'argomento di questo intervallo, l'argomento di questa sera.
Tutto è lezione per la vita
essenziale, per la vita di ognuno di noi, quella vita che conduce ognuno di noi
alla salvezza.
È un cammino la nostra
vita, un avventura ed è un'avventura personale con Dio.
È un cammino che va dalla
terra al cielo.
Che va da ciò che abbiamo
presente a ciò che non possiamo avere presente senza di noi.
Che va alla vita eterna.
È un cammino che Dio fa
fare ad ognuno di noi, poiché Dio vuole salvare tutti.
Tutti, ignoranti e
sapienti, ricchi e poveri, sani e malati, Dio vuole salvare tutti e opera in
tutte le cose, morte compresa (la morte è voluta da Dio).
La morte non è
annullamento, la morte è un mezzo per salvare gli uomini.
Quindi se è un mezzo per
salvare gli uomini, rientra nel disegno dell'Intenzione di Dio che vuole
salvare tutti gli uomini.
Tutto
è aiuto, lezione per questo nostro cammino, per aiutare
personalmente noi ed abbiamo visto come questo cammino, queste lezioni, inizino
con Adamo ed Eva che sono posti di fronte a un come, il primo come che si
presenta all'uomo: essere come Dio.
Per cui il problema della
vita qui è essere come Dio.
Molti hanno detto che
nessuno pretende o vuole essere come Dio, invece la maggior parte degli uomini
passa tutta la vita (noi compresi) per essere come Dio.
Quando noi viviamo
incentrati nel pensiero del nostro io, noi vogliamo essere come Dio.
Quando al centro della
nostra vita e dei nostri pensieri c'è il pensiero del nostro io e quando noi
parliamo di noi stessi, noi vogliamo essere come Dio.
Quando vogliamo essere il
centro degli altri, noi vogliamo essere come Dio.
È un peccato
d'infantilismo.
È l'uomo che si arresta a
ciò che vede e tocca e vuole scrivere il suo nome su ciò che vede e tocca.
È un peccato
d'infantilismo e in questo peccato cadono anche le scienze, poiché tutte le
scienze umane sono sempre fondate su questo rapporto tra il mondo esterno e il
nostro io.
Tutto in relazione a ciò
che il nostro io può esperimentare a ciò che il nostro io vede e tocca.
Fondamento delle scienze è
questo vedere e questo toccare.
Ed è il peccato originale
di Adamo e Eva che è stato fondato sul vedere e sul toccare.
Loro si sono fermati al
bello e al buono che è un vedere e un toccare.
Tutte le volte che noi ci
fermiamo ai nostri sentimenti, noi vogliamo essere come Dio, poiché al centro
dei nostri sentimenti c'è il pensiero del nostro io.
È la prima lezione che Dio
ci dà per farci maturare.
Infatti abbiamo visto come
attraverso questa esperienza del volere essere come Dio, l'uomo giunge a capire
l'enorme diversità che c'è tra lui e Dio.
L'uomo è un essere
estremamente volubile, incostante, è un essere estremamente mutevole, l'uomo
non riesce mai a mantenere quello che programma o che promette.
L'uomo si accorge di subire
dei condizionamenti continui.
L'uomo è un essere finito e
Dio invece è un infinito.
Dio è immutabile, Dio è
l'eterno.
E l'uomo scopre quindi la
grande diversità, lui che vuole essere come Dio, scopre la grande diversità che
passa tra Dio e lui.
Se l'uomo non avesse questa
possibilità di essere come Dio, non potrebbe scoprire questa diversità che c'è
tra lui e Dio.
È un processo di
maturazione, Dio ci sta facendo, non siamo fatti.
E allora è qui che l'uomo
si prepara a ricevere il secondo come, questa interrogazione che l'angelo
Michele rivolge a tutti gli uomini: "Chi è come Dio? Chi è come
Dio?".
A tutti gli uomini che
fanno questo tentativo di voler essere il centro, di fare della propria vita il
centro, di essere come Dio.
Allora la Parola di Dio ci
dice: "Chi è come Dio?"
E a questo punto l'uomo
deve confessare che nessuno è come Dio.
Di fronte a questa
costatazione che nessuno è come Dio, l'uomo incomincia a d aprirsi a una grande
rivelazione: la singolarità.
Dicendo che nessuno è come
Dio, l'uomo professa, testimonia la singolarità di Dio.
Abbiamo detto che si forma
il problema, è facile dire che nessuno è come Dio e nessuno confonde una
creatura con il Creatore a meno di una colpa.
È molto facile dire chi non
è Dio ma è terribilmente difficile dire chi è Dio.
Dobbiamo chiederci perché
questa facilità e questa difficoltà.
Teniamo presente che se uno
può dire di fronte a una pietra che quella non è Dio, poi nella vita pratica
l'uomo confonde le pietre con Dio.
Il denaro è come le pietre
e l'uomo lo confonde facilmente con Dio.
I beni terreni sono
anch'essi pietre e si confondono con Dio e la maggior parte della nostra vita
si riduce ad accumulare delle pietre, a raccogliere delle pietre.
Perché le confondiamo con
Dio, poi se qualcuno ci chiede se quelle pietre sono Dio, noi rispondiamo
sicuri che no sono Dio.
Sentimentalmente l'uomo
confonde tutto ma, intellettualmente l'uomo con estrema facilità sa dire quello
che non è Dio.
E perché invece trova tanta
difficoltà a dire che cosa è Dio?
Da che cosa è provocata
questa difficoltà?
Se uno è in grado di dire
ciò che non è Dio, evidentemente deve sapere ciò che è Dio.
Perché se uno non sa ciò che
è Dio e gli viene presentata una pietra e gli si dice che quella pietra è Dio,
quell'uno dice: "Va bene, quello è Dio", perché lui non sa cosa è
Dio.
Ma se lui sa dire quello
che non è Dio, vuol dire che lui sa che cosa è Dio.
Quindi noi ci troviamo di
fronte a questo fatto strano.
L'uomo sa dire ciò che non
è Dio e se sa dire ciò che non è Dio vuol dire che sa ciò che è Dio, altrimenti
non potrebbe dire ciò che non è Dio.
Eppure se gli si chiede chi
è Dio, non sa dirlo, non può dirlo.
Cosa succede nell'uomo per
questa contraddizione, sa e non sa nello stesso tempo?
Cosa ci rivela tutto
questo, cosa ci annuncia, cosa ci testimonia?
Se noi incontriamo per la
prima volta una persona, evidentemente non sappiamo chi sia questa persona.
Però quando incontriamo per
la prima volta una persona e poi ci vengono presentate tante altre persone noi,
di fronte a queste persone sappiamo dire che non sono la persona incontrata per
la prima volta.
Sappiamo perfettamente che
tutte le altre persone non sono quella persona che noi abbiamo incontrato.
Però se ci chiedessero chi
è quella persona che abbiamo incontrato una volta sola, dovremmo dire che non
lo sappiamo.
Non la conosciamo l'abbiamo
vista una volta sola.
Però già abbiamo la
capacità di riconoscere che tutte le altre persone non sono quella persona che
abbiamo incontrato.
Dio per primo si fa trovare
da noi.
L'abbiamo detto molte
volte: l'uomo è portatore di Dio.
L'uomo è un campo di due
meravigliose presenze.
La presenza dei dati che
gli vengono dati indipendentemente da lui, senza di lui.
E invece ci sono delle
presenze che non gli sono date senza di lui.
Così abbiamo una presenza
di Dio in noi che è data a noi senza di noi e la portiamo, motivo per cui noi
abbiamo la passione d'Assoluto.
L'uomo è caratterizzato da
questo, ha sempre davanti a sé Dio e qualcuno ha definito l'uomo un cattedrale
in cui Dio è sempre esposto.
In realtà l'uomo è una
cattedrale in cui Dio è sempre esposto, l'uomo non lo sa e profana questa
cattedrale, eppure in questa cattedrale Dio è sempre esposto.
Dio è sempre esposto dentro
di noi, sempre presente.
E noi crediamo di trattare
con le creature e invece trattiamo con questo Dio che è sempre presente in noi.
Lui è sempre presente come
una persona che abbiamo incontrato e costituisce il nostro essere.
Lui è il motivo per il
quale noi sappiamo di essere.
Perché il nostro sapere di
essere, questa consapevolezza, questa coscienza del nostro io, non è
altro che la presenza di Dio in noi indipendentemente da noi.
Però questo Dio in noi, è
in noi indipendentemente da noi.
È una persona che si
presenta a noi per la prima volta e noi non sappiamo chi sia.
Ma proprio in quanto ci è
presentata, dà già a noi la capacità di dire che tutti gli altri non sono
quello.
È per la presenza di questo
Dio in noi, indipendentemente da noi, dato a noi senza di noi che noi siamo in
grado, abbiamo la capacità, di dire tutto ciò che non è Dio.
E se abbiamo la capacità di
dire tutto ciò che non è Dio, noi siamo in colpa quando aderiamo a qualcosa che
sappiamo non essere Dio e lo mettiamo al posto di Dio.
A un certo momento Adamo ed
Eva, sapevano perfettamente che il frutto di quell'albero non era Dio.
Eppure l'hanno messo al
posto di Dio.
Hanno messo la bellezza e
la bontà come criteri della loro scelta, sentimento.
È l'errore di infantilismo
in cui la maggior parte degli uomini passa tutta la vita.
L'uomo quindi ha la
possibilità per questa presenza di Dio che è data a lui senza di lui di
riconoscere tutto ciò che non è Dio e quindi è fatto responsabile di tutte le
scelte che fa, in quanto lui è responsabile se mette qualcos'altro che lui sa
non essere Dio al posto di Dio.
E perché l'uomo ha tanta
difficoltà a dire chi è Dio?
Quella persona che noi abbiamo
incontrato e che avendola incontrata ci ha reso capaci di dire ciò che essa non
è, per cui non confondiamo nessun altra persona con questa, ci presenta una
grande difficoltà a dire chi questa persona sia.
Cosa possiamo fare noi per
poter dire chi è questa persona?
L'uomo è un campo di due
presenze, una presenza data e una presenza proposta.
Abbiamo una presenza di Dio
che è data all'uomo indipendentemente dall'uomo e qui abbiamo notato già altre
volte che tutto quello che è dato a noi senza di noi, indipendentemente da noi,
noi non lo possiamo ignorare (per questo abbiamo facilità a dire chi non è
Dio), però non lo conosciamo.
Tutto ciò che è dato a noi
senza di noi non lo possiamo ignorare ma, non lo consociamo.
Perché per conoscerlo è
necessaria la partecipazione nostra.
Quindi Colui che si è
annunciato a te senza di te, Dio che si è dato a te senza di te, motivo per cui
tu sai tutto ciò che non è Dio, non si fa conoscere senza di te.
Ecco la delicatezza di
questo passaggio.
Ecco per cui non abbiamo tanta
difficoltà a dire chi sia Dio.
Nessuno di noi può dire chi
Dio è, senza la sua dedizione personale a Dio, per conoscere chi è Dio.
Noi non siamo mica salvati
da quello che Dio non è.
Noi possiamo predicare su
tutta la creazione e l'universo che le creature non sono Dio ma non bastano
tutte le creature che noi riconosciamo non essere Dio per farci concepire Dio.
E se noi non giungiamo a
concepire Dio, noi non arriviamo mica alla conoscenza della Verità.
Quindi non giungiamo alla
salvezza, poiché la salvezza sta nel giungere a concepire la Verità a concepire
Dio.
Il problema della
conoscenza abbiamo detto è un problema di rapporto, rapporto tra due termini.
I due termini sono dati a
noi senza di noi: la creazione e Dio.
Anche Dio è dato a noi
senza di noi.
Proprio perché è dato a noi
senza di noi dà a noi la possibilità di riconoscere che la creazione non è Dio,
però non dà a noi la possibilità di riconoscere chi è Dio, poiché il poter dire
chi è Dio ci salva, noi siamo salvati in quanto giungiamo a concepire chi è
Dio.
E questa è conoscenza e
alla conoscenza non si arriva senza un rapporto.
Il rapporto non ci è dato,
il rapporto siamo noi che dobbiamo farlo.
È Dio che ci chiede questo
rapporto dicendoci: "Chi è come Dio?".
È qui che Lui ci invita a
stabilire questo rapporto tra i due termini dati a noi.
E fintanto che noi non
stabiliamo questo rapporto noi non entriamo nella conoscenza e non entrando
nella conoscenza noi non potremo mai dire chi è Dio.
E se non sappiamo dire chi
è Dio, noi non possiamo restare con Dio, non possiamo partecipare di quello che
Dio è.
Non possiamo predicare Dio.
Il che vuol dire che noi
non abbiamo capacità sulla creazione di parlare di Dio.
Perché non lo abbiamo
concepito.
Quando diciamo stabilire un
rapporto, vuol sempre dire sottomettere una cosa all'altra, il che significa
dire che cosa è una cosa in funzione dell'altra.
È vedere una cosa dal punto
di vista dell'altro.
In un rapporto quello che è
decisivo e determinate è quello che mettiamo come punto fisso di riferimento.
Punto da cui si guarda.
La conoscenza viene a noi
da questo punto da cui si guarda.
E Dio ci invita a mettere
Lui come punto fisso da cui guardare per stabilire il rapporto.
Stabilire il rapporto vuol
dire concepire dal primo il secondo termine.
È un processo di
unificazione.
Quando noi abbiamo due
termini, noi diciamo di ignorare? Perché? Perché abbiamo due termini che non
riusciamo a mettere insieme.
Tanto noi siamo fatti per
la passione dell'unità!
Tanto siamo fatti per
conoscere.
Come quando noi diciamo di
non essere capaci ad amare, è una sciocchezza.
Non è perché non siamo
capaci ad amare ma è perché abbiamo troppi amori.
Abbiamo una molteplicità di
amori.
Così quando noi diciamo di
non capire non è che noi siamo deficienti rispetto ad altri o che Dio non ci
abbia dato dei numeri sufficienti per poter capire, no.
È semplicemente perché noi
abbiamo troppi termini davanti, troppe cose davanti a noi.
È la molteplicità che ci
rende ignoranti.
Come è la molteplicità
degli interessi che ci rende deboli ed è la molteplicità di amori che ci
impedisce di amare.
Le tenebre sono fatte da
una molteplicità di luci.
Il processo della
conoscenza, il processo della luce è un processo di unificazione quindi di
semplificazione.
Semplificare è guardare dal
punto di vista di- e quindi concepire.
Concepire da un termine
unico.
Evidentemente il termine
concepire da-, ci porta in quel campo del prendere contatto con Colui che
bisogna mettere come punto fisso di riferimento.
I due termini sono la
creazione e Dio Creatore che è il punto fisso di riferimento, cioè ciò da cui
dobbiamo guardare.
Guardare vuol dire
concepire da-.
Conoscere vuol dire
concepire.
Ma per concepire bisogna
prendere contatto.
Nessuno concepisce da
lontano o in gruppo.
Dio è una singolarità.
E il concepimento richiede
(è tutta lezione di Dio) un rapporto intimo tra due persone.
Tutto è lezione di Dio per
il grande concepimento cui tutti noi siamo chiamati.
Il problema non è terreno,
non è avere dei figli, il problema è capire il significato che Dio ha voluto
scrivere per noi, per la nostra vita spirituale, essenziale, per i nostri
rapporti con Dio.
Dio ci ha creati per
concepire Lui.
E per concepire Lui ecco
che ci ha scritto la lezione: da un rapporto intimo personale con Dio si può
concepire Dio.
Ma posto in questi termini
noi ci accorgiamo del fatto che quando cerchiamo di pensare Dio ci troviamo di
fronte a un muro ed è il tema di oggi,
ci troviamo di fronte a una parete.
C'è qualcosa che ci divide.
E in quanto ci divide ci
impedisce di concepire Dio.
Per cui tutti questi
tentativi di concepire Dio, avvicinare Dio, pensare Dio terminano sempre di
fronte a questa parete, a questo muro, per cui non arriviamo a concepire Dio e
non concependo Dio ci troviamo nella impossibilità di dire chi Dio è.
Potremo sempre dire chi Dio
non è ma, non potremo mai dire chi è Dio.
Questo muro è costituito
dall'impossibilità di passare dal nostro mondo finito all'infinito di Dio.
Questo muro è costituito
dall'impossibilità di passare dal nostro tempo in cui noi siamo situati
all'eterno che è Dio.
Dalla relatività in cui ci
troviamo all'Assoluto che è Dio.
Non si può passare dal
finito all'infinito.
Non sono commensurabili il
finito e l'infinito.
L'infinito può assorbire il
finito, perché il finito è una significazione dell'infinito.
Ma certamente dal finito
non si può passare all'infinito.
Ecco l'errore che noi
facciamo quando mettiamo la creatura al posto del Creatore o quando crediamo di
arrivare al Creatore attraverso la creatura.
Verremo sempre a trovarci
di fronte a questo muro che ci impedirà di concepire Dio e quindi ci impedirà
di dire chi Dio è.
È possibile abbattere
questo muro?
È assurdo e impossibile
passare dal nostro finito, dal finito che noi siamo all'infinito.
Chi può abbattere questo
muro è solo Colui che viene dall'infinito, se qualcuno viene dall'infinito a
noi.
Chi può abbattere questo
muro è soltanto Colui che abita nell'infinito.
Perché l'infinito può
assorbire il finito ma il finito non può certamente assorbire l'infinito.
Il mare non si può mettere
in un secchio, il catino si può buttare nel mare ma il mare non si può mettere
in un secchio.
Ecco l'opera di Dio in
Cristo.
È Cristo che abbatte questo
muro, però a una condizione.
Il problema abbiamo detto che
è un fatto di concepimento.
Nessuno di noi concepisce
da solo.
Si concepisce in quanto c'è
un altro che fa concepire noi.
Questo concepimento in noi
che è il concepimento di Dio può venire solo da Dio e quindi, soltanto Uno che
abbia la possibilità di farci vedere tutte le cose dal punto di vista di Dio,
solo Costui abbatte il muro, cioè conduce noi a vedere le cose dal punto di
vista di Dio.
Perché noi siamo con una
persona solo in quanto abbiamo la possibilità di vedere tutte le cose dal punto
di vista di quella persona.
Altrimenti ce lo sogniamo
di essere con quella persona.
La persona è un punto di
vista universale ed è sempre un singolo.
Nessuna persona si confonde
con un altra ed essendo pensiero è un punto di vista universale.
Se noi vogliamo restare con
una persona dobbiamo imparare a guardare tutte le cose dal punto di vista di
quella persona.
E se noi vogliamo essere
con Dio, dobbiamo imparare a guardare tutte le cose dal punto di vista di Dio.
Soltanto Colui che vede le
cose dal punto di vista di Dio, può condurre noi a concepire l'infinito.
Soltanto Colui che vede
tutte le cose dal punto di vista di Dio, può condurre noi a vedere tutte le
cose dal punto di vista di Dio.
E conducendo noi a vedere
tutte le cose dal punto di vista di Dio, ci conduce a questo rapporto intimo
con la persona.
Perché si è con una persona
soltanto in quanto si vedono tutte le cose dal punto di vista di quella
persona.
Solo Costui abbatte il
muro, altrimenti noi ci romperemmo la testa ma noi da soli saremo sempre
impediti ad arrivare al concepimento di Dio.
Il terzo come riguarderà
proprio questo argomento, per cui è stato necessario questo intervallo per
presentare quale è la condizione per poter vedere le cose dal punto di vista di
Dio, perché questa è la condizione per poter concepire Dio
A.: L'uomo può
dire con facilità ciò che Dio non è ma ha molta difficoltà a dire ciò che Dio
è.
Sul piano
naturale l'uomo è nell'assoluta impossibilità a dire ciò che Dio è, cioè a
definire Dio.
Il termine stesso
di definizione vuol dire portare Dio dall'infinito in cui si trova al nostro
finito e questo non è assolutamente possibile.
È molto facile
dire ciò che Dio non è, perché in effetti Dio avendo posto in ognuno di noi il
Pensiero di Sé, la sua immagine, ci dà la possibilità di escludere che tutte le
altre cose che non coincidano con l'immagine che Lui ha posto in noi.
Potrei trovare
solo nell'originale che è Lui il principio di questa esigenza che Lui ha posto
in me.
E come il
bell'esempio che hai fatto che una persona vista una volta, pur non
conoscendola, non la confondo più con nessun altra persona.
Luigi:
Pur non conoscendola tu la distingui già da tutte le altre persone.
A.: E di qui
nasce la colpa dell'adesione del nostro pensiero a tutto ciò che non
corrisponde all'immagine di Dio, indipendentemente dal fatto che io conosca o
no il modello da cui l'immagine proviene mi mette in colpa. Perché so che è
qualcosa di superiore da tutte le altre cose relative.
Luigi:
Qui matura un altro problema si passa dall'infantilismo di voler essere come
Dio, al problema di capire come è Dio.
Il problema della nostra
vita è capire.
Bisogna arrivare a
concepire Dio.
Quella persona che mi è
stata presentata, adesso deve diventare il centro del mio interesse.
Se diventa il centro del
mio interesse e riceve tutta la mia dedizione, io arriverò a capire chi è
quella persona che mi è stata presentata.
Il problema della vita è
capire chi è quella persona che mi è stata presentata.
Quella persona mi è stata
presentata a me indipendentemente da me e questo già mi dà la possibilità di
non confonderla più con nessun altro, però questo non mi rende capace di
concepire chi è quella persona.
Solo nella misura in cui mi
dedico, mi occupo di quella persona, arriverò a conoscere quella persona.
A.: Mentre tu
parlavi mi è venuto in mente il fallimento del viaggio missionario di San Paolo
ad Atene, il quale ha voluto entrare nel tempio della cultura umana, per
cercare di far entrare nella mente di queste persone che erano molto dotte, un
barlume di che cosa Dio fosse e questi hanno poi finito col ridergli in faccia.
Per cui lui è
poi passato a Corinto ma è fallito il viaggio ad Atene.
Luigi:
Il che vuol dire che sul piano umano non si può abbattere il muro che c'è fra
il relativo e l'Assoluto.
Quando tu hai un muro in
mezzo, tu non puoi concepire, perché il concepimento arriva dall'unione intima
di due persone.
A.: Per cui è
chiaro anche il concetto di colpa, noi pensiamo che il peccato del sentimento
sia una cosa lieve mentre in realtà è una manomissione di valori, è una
alterazione di valori.
È un ridurre Dio
al livello relativo e alzare il relativo al livello dell'Assoluto.
Pur non
sopprimendo in noi questa esigenza d'Assoluto.
L'esigenza di
questo modello originale ci spinge comunque e dovunque noi ci troviamo.
Per avviare
questo processo di conoscenza, soltanto chi giunge a noi dalla conoscenza e
dalla partecipazione di vita a questo primo termine Creatore di Dio dà a noi la
possibilità di abbattere il muro.
Luigi:
Lui essendo Figlio del Padre, guarda tutte le cose dal punto di vista del
Padre, parlando con noi, ci fa vedere tutte le cose dal suo punto di vista.
Quindi abbiamo il salto dal
finito all'infinito ma è Lui che ce lo fa fare.
Ecco per cui: "Dove Io
sono voi non potete venire", è logico, dove Lui è, noi non possiamo
andare.
Se però Lui mi parla di ciò
che Lui vede, Lui conduce me, ma è Lui che mi conduce.
Per cui: "Nessuno
viene al Padre se non per mezzo di Me".
Sembra una contraddizione
ma non lo è.
A.: La
possibilità di dire ciò che Dio è coincide con la conoscenza di ciò che Dio
effettivamente è?
Luigi:
Solo quando conosci chi è Dio tu lo puoi dire.
Questo però non ti è dato
senza di te.
A.: Ma io posso
conoscere Dio in relazione alla creazione...
Luigi:
Questa è per fede ma non è vera conoscenza di Dio.
Tu dici che Dio è il
Creatore mettendolo appunto in relazione alla creazione.
Questa è conoscenza per
fede, in quanto tu dici che Dio esiste perché ci sono le cose ma tu capisci che
Dio non esiste perché ci sono le cose, quindi questa non è vera conoscenza.
A.: Certo ci
sono dei gradini superiori nella conoscenza che non annullano questi inferiori.
Luigi:
La conoscenza assorbe la fede in sé, non l'annulla mica.
Per cui la conoscenza ti
completa e ti giustifica la fede.
Ma la conoscenza per fede
non è vera conoscenza.
Noi possiamo fare una cosa
sola con Dio, solo in quanto abbiamo la possibilità di predicare come Lui
predica, Lui in tutto l'universo non fa altro che predicare Se Stesso.
Tutte le creature non sono
altro che la predicazione di Dio a noi.
Noi possiamo fare una cosa
sola con Dio solo in quanto siamo fatti capaci di predicare il suo stesso
Pensiero in tutte le cose.
A.: Questo sarà
possibile solo quando avremo il dono del suo Spirito.
Luigi:
Infatti: "Lo Spirito vi condurrà a vedere la Verità in tutto" e
conducendoci a vedere la Verità di Dio in tutto ci dà la possibilità di restare
con Dio in tutto.
Ecco per cui là, dove noi
non possiamo predicare Dio là, dove noi non possiamo predicare il Pensiero di
quello che Dio è, le cose ci portano via, le stesse cose di Dio ci portano via.
Noi possiamo restare con
Dio soltanto là, dove possiamo predicare il Pensiero di Dio, allora noi
restiamo con Dio, altrimenti le cose ci portano via a Dio.
B.: Solo nella
misura in cui mi dedico a una persona la posso conoscere.
Luigi:
Ci vuole la dedizione personale e quando mi dedico cosa faccio?
Io smetto di guardare le
cose dal mio punto di vista ma guardo le cose dal suo punto di vista.
B.: Per
unificare tutto in questo unico amore, non devo unificare gli altri amori in
Lui ma, mi devo dimenticare di tutti gli altri amori. Gli altri amori sono a
livello sentimentale, mentre questo amore per Dio è a livello intellettuale.
Luigi: E
quella conoscenza di Dio, mi darà poi la possibilità di amare come ama Dio.
Tutte le creature sono
immerse nello Spirito di Verità che è Spirito d'amore.
Tutto l'universo è immerso
in questo Spirito d'amore di Dio.
Soltanto colui che è con
Dio può amare e quindi vedere questo Spirito d'amore che c'è in tutte le cose.
Altrimenti resterà
scandalizzato.
Prendi San Francesco che
dice: "Laudato sia mi Signore per sora morte corporale" e poi magari
trovi un articolo come quello di oggi in cui si dice che Dio non può volere la
morte.
San Francesco dice che la
morte è nostra sorella, voluta da Dio per la nostra salvezza e quell'altro
scrive che Dio non vuole la morte.
Solo guardando dal punto di
vista di Dio noi riusciamo a fare rientrare tutto in questo processo d'amore,
anche la nostra morte.
Ma questo è possibile solo
in quanto uno ha Dio, altrimenti è impossibile.
Là dove io non posso
dialogare con Dio, cioè dove non posso vedere il Pensiero di Dio, la cosa mi
porta via, mi scandalizza, mi separa da Dio.
B.: Ma con
Cristo non è un rapporto diretto con Dio.
Luigi: È
tanto diretto che Lui a un certo punto ti dice: "È necessario che Io me ne
vada".
Lui a un certo momento mi
affida al Padre.
Perché io possa concepire
il Padre come lo concepisce il Figlio.
È il Padre che feconda.
In caso diverso noi siamo
sterili, con la vita, con l'intelletto e con tutto quanto.
Però quella fecondazione
avviene in quanto c'é un rapporto intimo e personale con Dio.
Singolo, di pensiero, con
il Pensiero di Dio.
Chi mi conduce lì è
soltanto il Cristo, il Figlio di Dio ma, a un certo momento il Cristo stesso se
ne va, affinché io possa ricevere dal Padre quello che Lui riceve.
Il Figlio mi dice che
neppure Lui sa l'ora, per farmi capire che c'è un dono in più che si riceve dal
Padre e che riceve solo il Figlio.
E Lui per condurre noi a
fare una cosa sola col Figlio e quindi ad essere col Padre come Lui è con il
Padre, a un certo momento ci affida al Padre: "Perché anche il Padre vi
ama".
Quando si ama c'è il
concepimento.
C.: IL problema
diventa quello del passaggio da questa presenza di Dio in noi senza di noi,
alla presenza conosciuta di questo Dio che è in noi.
Luigi:
Questo passaggio non avviene senza di noi.
E non avviene per opera
nostra, nessuno di noi può concepire da solo.
Noi avvertiamo questa
esigenza e Dio, attraverso le sue lezioni ci fa capire che il problema
principale è capire come Lui è e ci fa capire anche qual'è la via per giungere
a questa conoscenza.
La via è nell'ascolto,
nella misura in cui noi ascoltiamo...
Quindi si entra ascoltando
Dio.
È Dio che parlando con noi,
conduce noi a quel rapporto intimo e personale con Sé, in cui avviene il
concepimento di quello che Lui è.
"Oggi ti ho
generato", è Lui che genera in noi suo Figlio.
Suo Figlio è la perfetta
conoscenza del Padre, quindi abbiamo la creatura che concepisce.
D.: L'uomo è
costituito dalla creazione e dal Pensiero di Dio che l'uomo porta in sé, ma
queste sono due presenze che s'impongono.
Luigi: E
quando s'impongono, noi non possiamo ignorarle, però non possiamo conoscerle.
D.: Quello che
conta e che ci salva quindi è questa presenza conosciuta di Dio in noi, con
noi.
Luigi:
Certo.
D.:Per arrivare
a questo bisogna concepire chi è Dio. Lei ha parlato come sulla terra in un
rapporto d'amore tra due creature, queste concepiscono un figlio intimamente e
la stessa cosa, intellettualmente, avviene tra l'anima pura della creatura e il
Pensiero di Dio.
A questo punto
avviene il concepimento del Figlio di Dio.
Prima c'era
questo muro, questa barriera di vetro....
Luigi:
Vetro o muro, quando c'è una divisone tu non concepisci nulla.
D.: Se non è Lui
dal cielo che scende ad infrangerla....
Infatti Cristo è venuto ad
abbattere il muro che ci divideva dal cielo.
D.: L'uomo non ha
nessun merito e l'unica cosa che può fare è questo ascolto profondo in questo
silenzio Assoluto, perché solo lì l'anima può concepire. La grazia è tutta di
Dio, però questo, Dio lo realizza nell'uomo.
Luigi:
Certo.
E.: Cristo ci
porta a vedere tutte le cose dal punto di vista di Dio.
In ciò che si
vede dal punto di vista di Dio si può dire che si è concepito Dio?
Luigi:
Guardando dal punto di vista di Dio, Dio conosce Se Stesso.
Dio è piena conoscenza di
Sé.
Essendo l'Assoluto, Lui è
Se Stesso.
Noi non ci conosciamo
perché noi siamo condizionati da cose che relativizzano, che pesano su di noi,
per cui non ci conosciamo.
L'essere Assoluto non è
condizionato da niente e dove non si è condizionati da niente si ha la perfetta
conoscenza di sé.
C'è ignoranza là, dove tu
sei condizionata da altro o da altri, sei subordinata ad altro.
Cristo portandoci a vedere
tutte le cose dal punto di vista del Padre, ci rende la possibilità di
conoscere il Padre.
Il Padre conosce
perfettamente Se Stesso.
Il punto di vista del Padre
è Se Stesso.
Il Figlio, essendo figlio
del Padre vede tutte le cose dal punto di vista del Padre, soltanto dal Padre.
Infatti il Figlio non fa
niente se non lo vede fare dal Padre, non conosce niente se non dal Padre.
Noi conosciamo tante cose
senza il Padre ma, sono tutte conoscenze relative.
Tocco, vedo, credo di
conoscere ma, sono tutte conoscenze relative.
Il Figlio non ha queste
conoscenze relative, il Figlio ha una conoscenza unica che è poi la vera
conoscenza: la giustificazione delle cose nel Padre.
Lui Stesso non conosce Se
Stesso ma, conosce Se Stesso come generato dal Padre.
Quindi guardando il Padre
conosce Se Stesso.
Altrimenti c'è il muro,
fintanto che sei tu che pensi a Dio, tu ti trovi di fronte al muro.
Fintanto che sei tu che pensi
a Dio, tu sei di fronte al muro.
Il Figlio guardando dal
Padre, non guardando al Padre, guardando dal Padre conosce Se Stesso.
Quindi conosce Se Stesso
come generato dal Padre, come opera del Padre.
E vuole che anche ognuno di
noi, attraverso l'opera del Figlio, siamo condotti a guardare dal Padre.
Fintanto che tu guardi al
Padre c'è il tuo io che guarda al Padre e questo forma il muro.
Il muro è dato dai due
termini senza il rapporto.
Il rapporto non si
stabilisce se non guardando da un unico punto di vista, perché è l'unico punto
di vista che assorbe il secondo.
È il punto di vista del
Padre che assorbe il pensiero del mio io che pensa al Padre.
Quando siamo noi a pensare
Dio, Dio è l'oggetto del nostro pensiero, guardando dal punto di vista del Padre,
Dio è il soggetto del nostro pensiero.
Diventando Lui, principio,
soggetto del nostro pensiero, vedi che assorbe il nostro pensiero?
Prima c'era il muro, qui
non c'è più il muro.
F.: Il vero
concepimento è arrivare a formare una cosa sola con il Figlio.
Luigi:
Certo.
F.: Quella
persona che si incontra e che dopo quest'incontro non si confonde più con
nessun altra, ci dà la possibilità, vedendola generato dal Padre di prendere
contatto con Dio, il vero contatto per arrivare al concepimento.....
Luigi:
Chi genera non è mica il Figlio.
F.: È il Padre.
Luigi:
Chi genera è il Padre.
Quindi il principio
generante è il Padre.
Per formare una cosa sola
con il Figlio, dobbiamo essere condotti a questo contatto con il Padre, perché
è dal Padre che avviene la generazione di noi come figli, quindi di una cosa
sola col Figlio.
F.: Ma prima
bisogna vedere la generazione del Figlio, è nel costatare la generazione del
Figlio che c'è il contatto...
Luigi:
Certamente ma il problema grosso è arrivare al contatto, poiché il problema
grosso è il muro.
Fintanto che sei tu che
pensi a Dio, tu ti troverai sempre eternamente con il muro.
Perché hai due termini: sei
tu che pensi a Dio.
Ed è finita lì.
Soltanto se, per grazia di
Dio, tu puoi arrivare essere condotto a guardare dal Padre e quindi a vedere
dal Padre te stesso, non vedere il Padre come oggetto del tuo pensiero, hai il
contatto.
Ma vedere te come oggetto e
quindi il Padre come soggetto del tuo pensiero.
F.: Lì è nel
finale.
Luigi:
Soltanto qui.
È il Padre generante, quindi
vuol dire che è soggetto.
È il principio, qui ho
l'assorbimento nell'unità.
Altrimenti ho sempre due
termini e nei due termini io ho il muro.
I due termini sono il muro.
I due termini sono poi il
mio io e Dio.
E qui c'è un muro.
Fintanto che sono io a
pensare Dio, sto fresco, mi troverò sempre di fronte al muro e non posso
concepire Dio e non posso predicare Dio, non posso restare con Dio.
Ecco perché a un
certo punto Dio dice: "Via da Me".
Non te lo dice mica a parole,
è che tu non puoi restare con Dio.
L'opera del Cristo è
questa: parlando con la creatura, se la creatura ascolta è condotta...
Quando uno parla non fa
altro che dirti quello che lui vede dal suo punto di vista.
Quindi Cristo parlando con
la creatura, comunica a noi quello che Lui vede dal suo punto di vista.
Il suo punto di vista è il
Padre e conduce noi a vedere le cose dal suo punto di vista, cioè dal punto di
vista del Padre.
È il guardare da Dio che ti
fa trovare con Dio.
Perché tu riesci a trovarti
con una persona, non in quanto quella persona si presenta a te ma in quanto tu
sei condotto e hai la possibilità di guardare tutte le cose dal punto di vista
di quella persona.
L'opera del Figlio è quella
di condurci lì, a guardare tutte le cose dal punto di vista del Padre e allora
lì abbiamo il contatto.
Dal contatto abbiamo il
concepimento.
G.: Il muro che
si frappone tra noi e Dio è il pensiero del nostro io?
Luigi:
Non è il pensiero del nostro io.
Il muro è stabilito perché
la creatura è creatura e Dio è Dio.
La creatura non ha nessuna
possibilità, tu non puoi misurare Dio dal tuo punto di vista.
Soltanto se hai la
possibilità di portarti a guardare dal punto di vista di Dio tu puoi e tu qui
concepisci Dio.
Ma dal tuo punto di vista
tu non concepirai mai Dio.
Farai delle grandi
astrazioni, lavori di fantasia, tanto sentimento e tanti canti ma certamente tu
non concepisci Dio.
Il Figlio guarda tutto dal
punto di vista del Padre.
Il Figlio vede se stesso
guardandosi dal Padre.
Solo in quanto la creatura,
viene condotta per grazia di Dio a guardare tutte le cose dal punto di vista
del Padre, per opera opera del Figlio, lì è a contatto con il Padre e nel Padre
c'è il concepimento.
Lì c'è il contatto e quindi
c'è il concepimento, prima no, prima c'è il muro.
Quando tu pensi Dio, Dio è
l'oggetto del tuo pensiero e lì c'è il muro.
Soltanto quando Dio diventa
principio del tuo pensiero, lì allora c'è il contatto.
Tra l'infinito di Dio e
l'infinito della creatura non c'è muro, tra il finito della creatura e l'infinito
di Dio c'è il muro.
G.: Si è detto
che fintanto che uno non arriva a conoscere il rapporto che c'è tra Padre e
Figlio, uno non conosce, poiché"Lo Spirito Santo vi condurrà a vedere la
Verità in tutto".
Luigi:
Lo Spirito Santo è questo rapporto tra Padre e Figlio, il che vuol dire fin
quando per grazia di Dio, non giungi a questo Spirito Santo, tu non capisci
niente.
T'illuderai di capire però,
che cosa una cosa o una creatura ti significa di Dio non lo puoi vedere.
G.: Quindi il
concepire Dio avviene quando arrivo a vedere questo rapporto che passa tra
Padre e Figlio?
Luigi:
Nel concepimento tu conosci il Figlio.
Nel concepimento tu ottieni
una creatura nuova.
Il concepimento avviene dal
rapporto, dal contatto con un altro essere, questo contatto con un altro essere
è il contatto con il Padre.
Per cui a un certo momento
il Figlio ti consegna al Padre, perché ti consegna al Padre?
Ti consegna perché soltanto
dal Padre c'è questo concepimento.
C'è il concepimento del
Figlio.
È il Padre che a un certo
momento di dice: "Io oggi ti ho generato" ma mica te lo dice a
parole, te lo dice con la realtà, poiché presso Dio tutto è realtà.
Non ci sono mica le parole,
le parole sono "extra" Dio, ma tra il Figlio e Dio, nella realtà
divina, c'è la realtà, non ci sono le parole.
G.: Adamo &
Eva, nel paradiso terrestre prima del peccato, avevano il muro?
Luigi:
No, il muro si è formato dopo.
Prima Adamo stava
dialogando con Dio tutte le sere.
G.: Ma era finito
Adamo.
Luigi:
Ma Dio gli stava parlando.
Tutte le sere sta scritto
che: "Il Signore scendeva a passeggiare con Adamo".
Quel passeggiare era nello
spirito.
Il che vuol dire che alla
sera, Adamo aveva la possibilità di dialogare con Dio Creatore tutte le
esperienze della giornata.
Per cui Adamo non si
fermava mica all'esperienza sentimentale.
Adamo riferiva a Dio e
raccogliendo in Dio stava crescendo e doveva crescere fino a quel punto in cui
avrebbe dovuto raccogliere anche il suo io in Dio.
E lì c'era poi il
capovolgimento e a quel punto lì c'è stata la frana.
H.: Noi da
parte nostra non possiamo assolutamente giungere a concepire Dio e ne facciamo
esperienza.
Il nostro
pregare è un continuo presentare la nostra incapacità. Noi siamo chiamati come
la Madonna a concepire per opera dello Spirito Santo il Figlio in noi, e io lo
credo, anche se non è conoscenza.
È una
speranza.
E che sia
solo Dio che possa fare questo passaggio in me è altrettanto vero che lo credo.
G.: Solo
guardando dal punto di vista di Dio posso vedere anche la morte (vedi San
Francesco) come opera di Dio.
Luigi:
Opera di Dio per il nostro bene, per la nostra salvezza.
Se tu non guardi da Dio
vedi la morte solo come una disgrazia, una rovina.
G.: Ma quando
entra qualcosa in noi è perché si guarda dal punto di vista di Dio o no?
Luigi:
No, la parzialità è sempre un non guardare da Dio.
Se Dio ti manda una
caramella, tu guardi da Dio e ringrazi e rendi gloria al Signore che è buono e
fai degli inni e delle lodi, delle poesie al Signore perché il Signore ti ha
dato la caramella.
E tutto questo è solo
sentimento
E se invece Dio ti manda
dell'olio di ricino dici che questo non è Dio che lo manda.
H.: Solo Cristo
poteva farci concepire....
Luigi:
Concepire che vuol poi dire conoscere.
H.: Solo chi
scende dall'alto ci può illuminare i segni, questi segni diventano pedagogia a
quello che Dio vuole realizzare in noi.
Il segno del
concepimento visto dal basso noi non lo capiamo, diciamo che la natura è così e
o diventa un tabù o si fa della pornografia.
Luigi: È
lezione di Dio, il problema non è mica popolare il mondo di creature, il
problema non è quello.
Il problema è capire che
cosa Dio mi vuole dire per la mia vita essenziale con questo rapporto qui.
Dio poteva benissimo creare
la creatura capace di concepire da sola, perché l'ha creata in questo modo qui?
È segno per il lavoro
principale che dobbiamo fare, noi dobbiamo arrivare a questo concepimento con
Dio.
H.: Gesù diverse
volte riporta questo segno, come quando parla della donna che deve partorire e
paragona la conoscenza come una donna che deve dare alla luce un figlio. O la
vergine stessa che concepisce il figlio verginalmente per opera dello Spirito.
Una volta
concepita una creatura bisogna portarla a compimento, quindi a gestazione, come
si vede questo?
Perché quando
riceveremo lo Spirito Santo questo ci porterà a vedere la Verità in tutto e noi
potremo predicare Dio su ogni cosa.
Luigi:
Concepire Dio vuol dire conoscere Dio....
La vita eterna è conoscere
Dio.
O meglio conoscere Dio è
vita eterna.
La nascita da Dio è una
nascita eterna.
H.: È l'inizio
di una vita nuova.
Luigi: È
una nascita eterna, quindi tutti i giorni Lui ti dice: "Io oggi ti ho
concepito".
Non te lo dice una volta
ogni tanto.
È una nascita eterna.
È una vita eterna.
E la conoscenza di Dio è
vita eterna, vita eterna!
Non è che tu hai il compito
poi da portare alla luce.
H.: Ma c'è un
concepimento nel campo della fede?
Luigi:
Ma nel campo della fede noi abbiamo tutto.
Abbiamo lo sviluppo del
tempo, per cui tu la Parola di Dio la ricevi, poi la devi custodire come il
terreno profondo e una cosa e l'altra ma il concepimento è tutt'altra cosa.
Il concepimento è questo
Figlio che è generato dal Padre
La conoscenza è
concepimento.
Non stiamo mica parlando di
un concepimento naturale.
Per arrivare al
concepimento da Dio c'è tutto un processo di fede nel tempo, la fede non è
nell'eternità.
Nell'eternità tu non credi
mica.
Nell'eternità tu conosci.
Adamo era nel tempo perché
stava crescendo.
Anche il purgatorio è nel
tempo.
Il purgatorio è soggetto al
tempo, perché sono creature in formazione.
Quando io dico che la morte
è mandata da Dio, io me la debbo digerire nel purgatorio, altrimenti non entro
mica.
E quindi mi devo digerire
tutto, non sono più disturbato dai problemi del mondo ma sono sempre nel tempo.
Sono in maturazione come
Adamo era in maturazione.
C'era tutto questo divenire
che tende verso questa grande conclusione: concepire Dio, altrimenti non puoi
dire chi è Dio.
Tu potrai dire tutto ciò
che non è Dio ma chi è Dio tu non lo puoi dire e fintanto che non puoi dire chi
è Dio, tu non puoi stare con Dio.
H.: Questo
chiarisce molte cose ma, il concepimento da Dio equivale a essere generati da
Dio?
Luigi:
Certamente ma da Dio c'è un concepimento unico.
Dio concepisce Se Stesso,
Dio genera Se Stesso.
Dio ha in Se Stesso la
ragione di Sé.
Non l'ha mica altrove, noi
abbiamo la ragione di noi in altro da noi ed è per quello che non ci
conosciamo.
Noi non siamo mai noi
stessi, noi siamo in una terribile corsa per afferrare noi stessi.
E più cerchiamo di
afferraci e più ci perdiamo.
Noi troviamo noi stessi
soltanto in Dio.
Soltanto in Dio ma generati
da Dio.
H.: Molto
importante è questa individuazione del muro: fintanto che io guardo a Dio, che
cerco Dio, sono io....
Luigi:
Tu ti troverai sempre di fronte al muro.
È soltanto il Figlio che ti
conduce a vedere da Dio.
È lì che la parete viene
eliminata.
H.: E lì c'è il
contatto con il Padre.
Luigi:
Per cui il Cristo abbatte il muro ma è soltanto Lui che lo può abbattere.
Noi non possiamo nel modo
più assoluto, tu puoi sbattere la testa contro il muro ma te la rompi.
Te la rompi ma il muro tu
non lo annulli mica.
H.: "Il
Figlio consegna il regno al Padre" è proprio questa consegna della nostra
anima a contatto con Dio.
Luigi:
Se noi ci preoccupassimo di mangiare tutte le parole del Cristo, mangiandole
noi entreremmo in questa conoscenza qui.
Perché tutto è
giustificato, tutto si illumina.
Noi leggiamo una pagina o
due del Cristo ma non ci preoccupiamo di mangiarla parola per parola.
Mangiando parola per parola
siamo condotti, è Lui che ci conduce.
Tu entri nella luce
ascoltando, è Lui che parlando ti fa ascoltare.
Non è che entri grazie alla
tua attività,
Altrimenti tu sbatti sempre
contro una porta chiusa e la porta chiusa non si apre, c'è il muro.
H.: Dobbiamo
arrivare a vederci tutti fatti assorbiti dal Padre.
Luigi:
In realtà è Dio che ci pensa
C.: Cosa vuol
dire Gesù quando dice che l'ultimo nemico ad essere sottomesso sarà la morte?
Vuol dire la morte fisica?
Luigi:
Lì dice che la morte sarà annullata, in Dio sarà annullata.
I.: La morte è
l'ultima grazia che Dio usa per farti superare il tuo io. È logico che chi ha
creduto a quel punto lì ringrazia Dio della morte.
Luigi:
Gesù dice: "Chi viene dietro di Me non proverà la morte", la morte è
assorbita dalla vita.
Perché la morte è in
funzione della vita.
La morte non serve alla
vita quando io non sono orientato al fine e allora la morte per me diventa l'annullamento
della vita.
I.: Se io non
sono stato capace di superare i miei idoli, Dio me li annulla, non li ho più.
Luigi:
Dio non creato la morte per annullare la vita ma Dio ha creato la morte per
portarci nella vita, quindi la morte è in funzione della vita. Non la vita in
funzione della morte.
M.: Si
concepisce in quanto ci si vede oggetto del Pensiero di Dio.
Luigi:
Certo.
N.: Se ascolto
il Cristo e lo seguo, Lui mi abbatte il muro.
Luigi:
Sì, perché Lui mi parla dal suo punto di vista e conduce anche me a guardare
dal suo punto di vista, senza che me ne renda conto.
Capirò dopo, ma intento mi
conduce a vedere tutte le cose dal suo punto di vista: forma in me Se Stesso.
O.: Solo
incontrando il Cristo e riconoscendolo Figlio di quel principio Creatore che ha
posto in me l'esigenza di Assoluto e seguendolo come Maestro, ho la possibilità
di superare il muro fra il mio relativo e il suo principio.
Luigi:
Certo.
P.: Non possiamo
giungere a conoscere Dio da noi stessi.
Luigi:
Da noi stessi no ma, è un errore gravissimo il ritenere che sia impossibile
conoscere Dio.
Non è possibile conoscerlo
nel pensiero del nostro io ma non possiamo assolutamente dire che sia
impossibile conoscere Dio. Noi annulleremmo la volontà e il disegno stesso di
Dio.
Q.: Il muro è
tra il finito della creatura e l'infinito di Dio.
Luigi:
"Dove Io sono voi non potete venire".
Q.: Deve
avvenire questo passaggio dal Dio oggetto del mio pensiero, al Dio soggetto del
mio pensiero, perché è lì che si concepisce.
Luigi:
Certo, il Figlio di Dio ha il Padre come soggetto del suo pensiero, Lui
parlando a noi conduce noi a vedere la stessa cosa.
Come il Padre
conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. Gv
10 Vs 15 Riassunti Domenica e Lunedì.
APPENDICE e RIASSUNTI
Argomenti: Ricevere il nome dal Pastore – Tutto è fatto in analogia alla
causa prima – Rapporto causa/effetto – Conoscere
il rapporto Padre/Figlio – La giustificazione nel
Padre – La scienza – L’ordine dell’universo –
La persona – Il regno del Padre – La conoscenza
per fede – Leggere gli avvenimenti – Dio si
conosce solo nel suo Pensiero – Causa/effetto/fine –
La Trinità di Dio – Unificare in un pensiero –
Il come unifica – L’incognita dell’equazione –
La capacità di portare la Verità – L’orecchio
capace di ascolto – Il come del Demonio – Fermarsi
ai sentimenti -
2-3/ Dicembre /1990 casa di preghiera Fossano.