Il
ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché
abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Gv 10 Vs 10 Primo tema.
Titolo: La
fuga ai monti. La
formula matematica.
Argomenti: Scoprire
che Dio abita in noi. Intendere
la parola.
Le tre
presenze di Dio: 1)Paradiso
terrestre 2) Cristo 3)Pentecoste. La
mappa del tesoro.
I tre
furti: Parola di Dio-creazione-Regno
di Dio e i tre ladri: diavolo-tempo-Dio
Il
mistero. Significato di ladri e furti. La fuga
delle tartarughe. La fretta.
17-18/Giugno/1990 Casa di
preghiera Fossano.
Oggi ci fermiamo sulla prima parte di questo versetto:
"Il ladro non viene che per rubare, uccidere e distruggere".
Anche qui dobbiamo chiederci che cosa Dio ci vuole
significare dichiarandoci questo fatto.
Ne aveva già parlato prima dei ladri.
Ma ne parla adesso e sopratutto ne parla, dopo aver
accennato ai pascoli della vita.
L'ultimo argomento è stato la vita nei pascoli dello
Spirito.
Dopo avere accennato alla sicurezza di colui che entra per
mezzo del Figlio di Dio in questi pascoli.
Dopo aver affermato questo, ci ripresenta il concetto del
ladro che non viene che per rubare.
Se lo dice, evidentemente, ci deve essere un significato
e un significato riferito proprio a quanto detto prima riguardo ai pascoli
dello Spirito.
Abbiamo
visto che una cosa molto importante è la scoperta che
l'Assoluto, la realtà eterna, Dio, non si trova nel mondo esteriore, pur
essendo tutto il mondo esteriore, opera di Dio, Dio non si trova nel mondo
esteriore.
Fintanto che noi viviamo per il mondo esteriore,
certamente, non possiamo trovare Dio.
È cosa molto importante, scoprire che l'Assoluto, Dio
abita dentro l'uomo, nell'uomo interiore.
Perché scoprire questo, vuol dire aver trovato il punto
fisso di riferimento per tutta la nostra vita.
Vuol dire non essere più in balia di tutti gli
avvenimenti, di tutti i fatti e gli avvenimenti che si alternano nel mondo
esteriore.
È avere la possibilità di avere l'Assoluto, Dio, l'eterno
come fine nella nostra vita.
Abbiamo visto che scoprendo questo, la nostra vita assume
un capovolgimento.
Prima la vita nostra era tutta tesa a realizzare qualcosa
nel mondo esterno, per cui non era sufficiente pensare ma era necessario realizzare
questi pensieri nel mondo esterno, per realizzare qualcosa, altrimenti era
"fantasia".
Invece scoprendo che la realtà assoluta è dentro di noi,
noi capiamo che la vera realizzazione delle cose non avviene più fuori, perché
la realtà non è fuori.
Fuori noi ci troviamo con i segni della Realtà ma, non
con la Realtà.
Il mondo esteriore è tutto opera di Dio Creatore ed
essendo opera di Dio Creatore è segno di Dio, Dio essendo Colui che è, in tutto
ciò che fa, non fa altro che significare Se stesso, manifestare Se stesso, non
significa altro.
È lì la sorgente meravigliosa della luce per ognuno di
noi.
Noi possiamo sapere che tutte le cose sono significazione
di Dio ed è soltanto conoscendo Dio che noi capiremo il significato di tutte le
cose.
Tutto
il mondo esterno è segno di Dio Creatore ed è segno per noi, è Parola di Dio
per noi.
Quando si dice parola, evidentemente, la parola richiede,
per essere intelletta, il passaggio al pensiero che è contenuto in questa
parola, altrimenti noi ci fermiamo ai sentimenti.
I sentimenti che la parola giungendo a noi provocano.
Ma non si arriva certamente a intendere la parola con i
sentimenti, la parola s'intende con l'intelligenza, con il pensiero.
Tutto il mondo esteriore è segno, parola, opera di Dio ma
non è Dio.
Dio si trova solo dentro di noi, abita dentro di noi.
Gesù dice: "Non aspettatevi di vedere venire il
Regno di Dio tra le cose esteriori, il Regno di Dio è dentro di voi".
Poi parlando della Pentecoste quando gli apostoli gli
chiesero: "Come è possibile che noi ti vedremo e il mondo no", Gesù
dichiara:"Chi mi ama osserverà la mia parola e noi verremo a lui e faremo
abitazione e dimora in lui", fatto essenzialmente personale quindi intimo.
Intimo al punto che tre due persone vicinissime, una può
essere dimora del Padre e del Figlio e vedere il Padre e il Figlio e l'altra
non vederla.
Quindi è inutile sostenere che la vera religiosità non è
intima, la religiosità vera è essenzialmente intima.
La conoscenza è un fatto essenzialmente personale.
Al punto che è incomunicabile tra uno e l'altro.
L'uomo
matura attraverso tre grandi presenze di Dio.
La
prima presenza è quella di Dio che si annuncia
indipendentemente dall'uomo ed è la presenza del paradiso terrestre, la
presenza data ad Adamo.
Quando si dice ad Adamo, bisogna intendere ognuno di noi.
Perché per ognuno di noi c'è questa fase del paradiso
terrestre.
Come c'è la fase del peccato originale.
Il primo annuncio della presenza di Dio (annuncio che
nessuno può smentire) è la presenza di Dio indipendentemente da noi.
Dio esiste indipendentemente da noi, Dio è presente in
noi indipendentemente da noi.
Ma l'uomo è chiamato alla conoscenza di questo Dio, è
stato creato per questo.
Dio ha fatto tutte le cose unicamente per comunicare Sé
perché Lui solo è.
L'uomo è chiamato alla conoscenza, non è sufficiente che
lui sappia l'esistenza e la presenza di Dio indipendentemente da sé.
Questa non è conoscenza.
Quando noi abbiamo presente un essere non è che avendolo
presente lo conosciamo.
La conoscenza è altro dalla presenza.
E allora
appunto per condurre l'uomo a questa conoscenza abbiamo la
seconda manifestazione di Dio, della presenza di Dio.
Ed è la manifestazione in Cristo.
Cosa vuol dire manifestazione di Dio in Cristo?
È la manifestazione del Dio con noi.
E cosa vuol dire manifestazione di Dio con noi?
Prima abbiamo la manifestazione di Dio all'uomo
indipendentemente dall'uomo.
Poi la seconda manifestazione è presenza di Dio non più indipendentemente
dall'uomo ma con l'uomo, ecco il Dio con noi.
Poiché l'uomo quando è chiamato a partecipare a questa
presenza di Dio, pecca (la rivelazione che Dio ci dà con Adamo), l'uomo non
riporta più il suo io a Dio e quindi non riportando più il suo io a Dio, non
può entrare in questa conoscenza.
E allora ecco che abbiamo Dio che si manifesta nel
peccato dell'uomo.
Dio con l'uomo.
Per cui nella seconda manifestazione della presenza di
Dio (con Cristo) abbiamo la presenza di Dio nel peccato dell'uomo.
E la presenza di Dio col peccato dell'uomo si conclude
con Cristo che muore in croce.
Tutta l'opera di Dio converge verso un punto ben preciso,
farsi conoscere dall'uomo.
E tutto il compimento della vita umana conclude verso un
compimento ben preciso: conoscere Dio come vero Dio.
Perché questa è la vita eterna.
Questa terza manifestazione della presenza di Dio è la
Pentecoste: la manifestazione dello Spirito di verità.
A cui non si giunge se non dal Padre.
La prima manifestazione della presenza di Dio è Dio che
si annuncia presente senza l'uomo.
Seconda manifestazione: Dio che si annuncia presente con
l'uomo, nel peccato dell'uomo.
Terza manifestazione conclusiva: Dio che rivela la sua
presenza dal Padre.
Il che vuol dire non possiamo giungere a questa presenza
se non giungiamo alla conoscenza del Padre.
L'opera del Cristo è proprio questa, quella di condurre
ognuno di noi alla conoscenza del Padre, perché soltanto conoscendo il Padre si
conosce il Figlio e dal Padre e dal Figlio procede lo Spirito Santo, questo
Spirito della presenza di Dio, in cui si compie la nostra vita e la nostra
salvezza.
Questo
è ciò che qualcuno ha chiamato la mappa del tesoro.
Ed è proprio in questo disegno, in questa mappa del
tesoro che si annuncia la presenza di questi ladri che Dio ci presenta:
"Il ladro non viene che per rubare".
Proprio quando ci ha messo la mappa del tesoro in mano,
quando ci ha fatto capire in cosa consiste la vita essenziale, la vita nei
pascoli dello Spirito, proprio in quel punto ci parla dei ladri.
Ci deve essere un significato e un significato personale
per ognuno di noi.
Che ci siano questi ladri ognuno lo costata.
L'uomo
è un essere che patisce tre grandi furti.
Il primo è il furto della Parola di Dio.
L'uomo riceve in continuazione Parole di Dio e in
continuazione queste Parole di Dio gli vengono portate via.
E poi l'uomo patisce la perdita di tutto.
Man mano che vive è tutto un continuo perdere, man mano
che vive, perde l'intelletto, perde la volontà, perde il tempo, perde la fede,
perde tutto.
È un’inondazione.
L'uomo subisce un’alluvione di fatti e di argomenti che a
un certo punto gli portano via tutto.
L'uomo corre questo rischio, a un certo punto anche il
Regno di Dio lo perde.
Perché vede soltanto più il regno degli uomini.
Vede solo più il regno della materia, del denaro, non
vede più il Regno di Dio e sopratutto non ha più pensiero, non ha più mente
disponibile per occuparsi di Dio.
L'uomo è un essere che patisce questi tre grandi furti.
Ed è esperienza di ogni uomo questa.
E
questo annuncia che ci sono tre ladri nella vita dell'uomo che operano.
Naturalmente li troviamo sempre nel Vangelo, perché ogni
cosa che viene detta deve sempre trovare riscontro nella Parola di Dio, nessuno
di noi deve pretendere o cercare di dire qualcosa di sua iniziativa, perché la
nostra vita deve essere sempre fondata sulla realtà di Dio, sulla Parola di
Dio.
Gesù stesso dice che quando uno ascolta la Parola di Dio,
se non vi pone mente, il diavolo subito gliela porta via.
Primo ladro, lo dice Gesù.
Ladro è colui che porta via quello che uno crede di
possedere.
"Quando
l'uomo non pone mente alla Parola di Dio il diavolo gliela porta via", noi
sappiamo che questo diavolo è il pensiero del nostro io.
La preoccupazione del pensiero del nostro io ci porta
via, il primo grande ladro siamo noi stessi.
Portiamo via la parola che Dio semina dentro di noi.
E poi c'è un secondo ladro: il tempo.
Il tempo è un grande ladro, ci porta via tutto,
sopratutto ci porta via le persone.
Le persone che per noi sono motivo di vita.
Eppure il tempo è creazione di Dio, è creatura di Dio ed
è un ladro.
Tutta la creazione e tutto l'universo è stato soggetto al
tempo, San Paolo dice (Parola di Dio): "Soggetto alla vanità".
Tutte le creature sono state soggette alla vanità, a
essere annullate e noi assistiamo a questo continuo annullamento di tutte le
creature, di tutte le cose e di tutti i fatti.
Tutte le creature arrivano, durano un po' di tempo e poi
se ne vanno.
Il tempo è quest’abisso che si rimangia tutto e ci porta
via tutto.
Poi abbiamo un terzo grande ladro (sempre Parola di Dio):
Dio stesso.
Dio è un grande ladro, è Parola di Dio, lo dice Lui:
"Io verrò come un ladro di notte".
A portare via tutto.
Ecco nella nostra vita ci sono questi tre grandi ladri.
Il primo è il nostro io (demonio), il secondo è il tempo,
il terzo è Dio Stesso.
Evidentemente Dio non ci ha posto di fronte a questa
perdita continua unicamente per prostrarci nella vanità del tutto.
E vero che noi esperimentiamo questo e testimoniamo con
l'Ecclesiaste: "Vanità delle vanità, tutto è vanità".
È vero questo ma non è senza significato.
Se Dio avesse creato tutto per il nulla, per la vanità
non ci sarebbe un significato.
Evidentemente Dio non crea per il nulla, Dio crea per Se
Stesso.
La ragione di tutto l'operare di Dio non è il niente ma è
Lui.
E se è Lui allora noi dobbiamo dire che tutta questa
esperienza di furti e di ladri che noi facciamo nella nostra vita deve avere un
significato e un significato in Dio.
È
l'argomento di questa sera, come tema possiamo chiamarlo: la fuga ai monti.
Il significato di questi ladri.
Che i ladri ci siano l'abbiamo costatato è una realtà.
Gesù stesso, Parola di Dio ce lo dichiara e noi lo
costatiamo.
Ci resta da capire perché? Il significato.
E
nessuno per favore dica: "Mistero", perché il mistero ha un grande
significato, il mistero ci è annunciato perché noi ci sprofondiamo
in esso.
Non perché noi abbiamo a scartarlo dicendo che è mistero,
perché così noi ci escludiamo dalla verità.
Dio promette e assicura, Dio stesso è luce e vuole la
luce e se qualcuno cammina nelle tenebre rassegnandosi dicendo che è mistero,
non s’illuda di essere con Dio perché non è con Dio.
Gesù promette dicendo che chi resterà nelle sue parole
conoscerà la verità.
È Parola di Dio.
Conoscere vuol dire luce, non vuol dire mistero.
Dio non vuole tenere nascosto nulla a nessuno.
Siamo soltanto noi che possiamo escluderci dal dono di
luce che Dio creandoci ci ha promesso.
E allora il significato di questi furti e dell'opera di
questi ladri deve essere cercato nel fine per cui Dio crea tutte le cose.
Dio crea tutte le cose per farsi conoscere e allora anche
questa esperienza di tempo che passa, di vanificazione di tutto, di perdita di
tutto, di questo latrocinio continuo di cui noi siamo fatti oggetto, deve avere
il suo senso nel fine per cui Dio ci ha creati.
Creandoci per conoscere Lui, Lui opera tutte le cose per
formare in noi la capacità di conoscerlo e allora questi ladri devono entrare
in questo processo di formazione in noi della capacità di conoscere Dio.
Noi non siamo creati con la capacità, la capacità si
forma in noi man mano che noi raccogliamo in Dio.
Il che vuol dire che non si forma senza di noi.
Gesù dice: "Chi con Me raccoglie, riceve mercede di
vita eterna".
"Ma chi con Me non raccoglie disperde e disperdendo
resta disperso", cioè perde la capacità.
"Vi sarà tolto il Regno di Dio", vi sarà tolta
la capacità di vedere questo Regno di Dio, di partecipare a questo Regno di
Dio.
Gesù dice messi fuori, esclusi.
Questo vuol dire che la capacità della luce, la capacità
di conoscere Dio non si forma in noi senza di noi, senza questo raccogliere con
Dio.
E allora il tempo che porta via a noi tutte le cose, che
annulla per noi tutte le cose, deve rientrare nella formazione di questa
capacità qui, per noi.
Ma come rientra in questo processo di formazione?
Come questa esperienza qui della vanità del tutto, della
perdita di tutto può formare in noi la capacità?
Questo ci viene accennato dopo che Dio ci ha fatto vedere
la mappa del tesoro.
Quando c'è la mappa del tesoro, non basta mica vederla.
La mappa del tesoro bisogna imparare a leggerla.
E sopratutto bisogna trovarlo questo tesoro.
Non basta che il tesoro sia segnato su un pezzo di carta.
Il tesoro va trovato, realizzato, incontrato.
Altrimenti si corre il rischio che la mappa del tesoro ci
sia rubata.
Diciamo meglio: tutto ciò che noi non adoperiamo per
raggiungere il fine, lo perdiamo.
Qui incominciamo a capire perché c'è tutto questo perdere
nella nostra vita.
Noi perdiamo tutto perché non lo adoperiamo per
raggiungere il fine per cui siamo stati creati.
Noi siamo stati creati per conoscere Dio.
La capacità in noi della conoscenza di Dio non si forma
in noi senza di noi.
Il che vuol dire che se non utilizziamo tutto ciò che Dio
ci manda per cercare Lui, tutto ciò che Dio ci manda, ci viene tolto.
E ci viene tolto molto in fretta.
Perduto.
Perché non l'hai utilizzato per quello che doveva essere
utilizzato.
Tutte le opere, tutti i segni, tutte le creature che Dio
ci fa incontrare, ce le fa incontrare perché noi abbiamo a raccoglierle in Lui.
Gesù dice: "E necessario pregare sempre".
Pregare vuol dire raccogliere in Dio.
Vuol dire portare a Dio tutto quello che viene a noi da Dio,
perché non basta ricevere tutto da Dio.
Non basta ricevere tutto da Dio, bisogna riportare tutto
a Dio.
Questo vuol dire raccogliere in Dio, questo vuol dire
pregare.
Questo vuol dire elevare la mente a Dio, per cui se noi
non applichiamo la mente, non il cuore la mente (è Gesù che lo dice!), se noi
non applichiamo la mente a tutte le cose che Dio ci fa incontrare, quelle cose
che sono Parole di Dio ci vengono portate via dal demonio, il nostro io.
Noi vivendo per altro da Dio, perdiamo tutto quello che
non adoperiamo per cercare e per conoscere Dio.
Tutte le cose Dio ce le fa arrivare affinché in tutte le
cose noi abbiamo a cercare di conoscere Dio, altrimenti le perdiamo.
Cominciamo a intuire il significato di questa perdita
continua delle cose.
Dobbiamo andare ancora più a fondo per capire il
significato di questi ladri che operano nella nostra vita.
Noi siamo i veri ladri a Dio delle cose di Dio e noi ne
subiamo poi le conseguenze.
Ma il tempo che passa, questo grande ladro che ci porta
via tutto e poi Dio, Ladro Egli Stesso, hanno un significato positivo per noi.
Per noi che portiamo via a Dio tutto ciò che è di Dio e
non lo riportiamo più a Dio.
Per capire questo significato positivo, per noi di questi
ladri.......
Dio non ci ha messi nel tempo perché noi avessimo a
lottare contro il tempo, sarebbe una lotta assurda d'altronde.
Non c'è cosmetico che riesca ad arrestare l'opera
devastatrice del tempo.
Quindi il problema non sta nel fare la guerra al tempo.
Il problema sta nel capire perché c'è il tempo, il
problema sta nel capire il significato del tempo.
Perché c'è quest’opera devastatrice?
Perché ci sono i ladri?
Ci vuole un punto fisso di riferimento e ce lo ha dato
Gesù proprio nel versetto nove.
Il punto fisso di riferimento per capire questa perdita
continua sta in quello che dice Gesù: "Chi entra per Me sarà al
sicuro".
Evidentemente dove c'è sicurezza non c'è più l'opera dei
ladri.
Altrimenti non sarebbe sicurezza.
Quindi c'è un luogo, c'è un punto, cui fa riferimento
Gesù in cui c'è per noi, la liberazione completa dall'opera dei ladri.
Non si subiscono più furti e non c'è più timore di furti,
nel modo più assoluto.
Questa è la scena fondamentale che noi dobbiamo tenere
ben presente per capire il significato del perché ci siamo i ladri.
Fintanto che noi subiamo l'opera devastatrice dei ladri,
sopratutto in senso spirituale (tempo, disponibilità, pensiero per Dio) è segno
che in quel luogo sicuro noi non siamo arrivati.
Perché c'è un luogo in cui i ladri non possono fare
assolutamente niente.
Allora se c'è questo punto in cui si è liberi da ogni
furto, è segno che noi possiamo capire qual è il luogo in cui avvengono i
furti.
Avendo capito qual è il luogo in cui non avvengono i
furti, possiamo capire qual è il luogo in cui avvengono i furti.
I furti avvengono fintanto che noi siamo lontani da
questo luogo.
Se
i furti e l'opera dei ladri avvengono solo là dove noi siamo lontani da quel
luogo in cui i ladri non possono fare nulla, questo ci
rivela un significato positivo: l'opera dei ladri significa a noi che noi siamo
lontani da Dio e che dobbiamo affrettarci. Ecco il senso positivo dei ladri.
I ladri ci dicono che noi dobbiamo affrettarci a entrare
in quel luogo in cui loro non possono più rubare niente.
Sono una sollecitazione.
Avevo
accennato al porre come tema le tartarughine che appena
nascono fuggono verso il mare.
La nostra vita è proprio una fuga, oggi abbiamo detto
fuga ai monti, Gesù dice:"Quando incomincerete ad accorgervi di queste
cose fuggite ai monti", ecco questa accelerazione, ecco quest'opera dei
ladri, quest'opera del tempo: è una sollecitazione a fuggire, ad accelerare.
Le tartarughe depositano le uova sulla sabbia vicino al
mare e non covano perché cova la sabbia.
Però quando le uova si schiudono c'è una grande fuga di
queste tartarughe neonate verso il mare, perché?
Perché proprio nel tratto che va dall'uovo al mare c'è
l'opera devastatrice dei ladri.
E loro corrono il rischio di essere divorate dagli
uccelli predatori e allora c'è questa grande fuga verso la salvezza, verso la
vita: il mare.
Tutto è segno, lezione, Parola di Dio per ognuno di noi.
Quando Dio fa trovare a noi la mappa del tesoro, quando
fa capire a noi che la realtà assoluta e Lui stesso non è fuori, ma dentro di
noi, qui è il momento critico, è qui adesso che tu devi fuggire e se tu non
fuggi resti preda dei ladri.
Ecco perché Gesù dopo averci parlato dei pascoli di Dio e
di questo tesoro meraviglioso che ogni uomo porta dentro di sé, ci parla dei
ladri.
I ladri possono operare fintanto che noi siamo lontani da
Dio.
Ma portano via tutto proprio per sollecitarci a questa
fuga: fuga in Dio.
Fuga in Dio, dopo che Lui ci ha rivelato dove Lui è.
Altrimenti sarebbe assurdo sollecitarci a una fuga se non
sapessimo dove andare.
Lui ci ha rivelato dove Lui è: dentro di noi.
Adesso ci presenta l'opera dei ladri per dirci:
"Fuggi qui, raccogliti qui, perché qui i ladri non potranno portarti via
più nulla".
Ecco questa realizzazione a cui ognuno di noi è chiamato.
Questo assorbire tutto il mondo esterno in questo mondo
interno.
Questa è la vera realizzazione e deve essere una fuga
perché più è lento il nostro cammino qui e più noi corriamo il rischio di
essere divorati dagli uccelli predatori.
Per questo avevo sintetizzato (e chiedo scusa) in una
formula matematica proprio questo tema.
L'annuncio e chiedo scusa.
La formula è questa: T uguale a S fratto V.
Ha un significato enorme.
T è il tempo e lo capiamo perfettamente è uguale allo
spazio fratto la velocità.
Questo lo capiamo perché è esperienza di tutti noi, nel
senso che quanto più è veloce il nostro cammino tanto più il tempo per
percorrere un certo tratto di strada si accorcia.
Se vado a Torino a piedi il mio cammino è lento e impiego
molte ore, se vado in bici impiegherò un tre o quattro ore, se vado in treno un
ora, più aumento la velocità e più il tempo si accorcia.
Ha un significato meraviglioso perché?
Abbiamo detto che il tempo è un grande ladro ci porta via
tutto.
S lo spazio rappresenta il passaggio che ognuno di noi deve
fare dal suo mondo finito all'infinito di Dio.
Questo è fisso per ognuno di noi.
V
rappresenta la velocità con cui noi facciamo questo passaggio, la dedizione per
fare questo passaggio, evidentemente più aumenta questa velocità
e più il tempo e quindi il furto diminuisce, anzi nella formula, se noi
portiamo la velocità all'infinito il tempo sparisce, il che vuol dire che il
furto sparisce: ecco il luogo di sicurezza.
La velocità è data dall'impegno del pensiero e il
pensiero nostro ha una velocità infinita.
Se noi applichiamo il pensiero per il passaggio dal
nostro mondo finito all'infinito di Dio: T tempo, cioè il furto è uguale a
zero.
Più cresce la velocità e più il tempo diminuisce:
velocità infinita uguale a tempo zero.
Tempo zero, furto zero: sicurezza.
Però c'è il risvolto che se la nostra velocità è lenta,
sempre più lenta, se la nostra velocità tende a zero, cioè noi non applichiamo
il pensiero, il tempo cresce all'infinito.
All'infinito! Il che vuol dire che il furto diventa
infinito, totale.
Tutto diventa per noi un patire un furto all'infinito.
La conclusione a questo punto ognuno di noi se la può
fare.
Tornano i conti?
A.: Si i conti tornano, la meraviglia è che
la matematica si applichi così bene alla vita dello Spirito, perché la
matematica sembra una materia molto arida.
Ma anche la matematica è opera di Dio e se tutto è opera
di Dio, tutto è segno.
Siamo noi che non raccogliendo in Dio pensiamo che
qualcosa non abbia nulla a che fare con Dio, no tutto è segno di Dio.
Tutto è testimonianza di Dio.
Non c'è nulla da scartare.
La meraviglia della verità è che non esclude nulla,
comprende tutto.
A.: Tutto ciò che noi non usiamo per
raggiungere il fine per cui siamo stati creati, ci viene portato via.
Quindi lo scopo di tutto quello che Dio ci
presenta è di portarci alla sua conoscenza.
Per cui tutto deve essere per noi oggetto di preghiera.
Come fa uno a pregare sempre?
Mica deve piazzarsi in chiesa e pregare da mattina a
sera, non è quello pregare.
Cristo non intendeva questo dicendo che è necessario
pregare sempre, siamo noi che nella nostra materialità materiale lo intendiamo
in quel modo errato.
Pregare vuol dire far di tutto ciò che Dio ci presenta
motivo per pensare Dio, per conoscere Dio.
Per cercare il Pensiero di Dio.
Ora, siccome tutto è opera di Dio, nulla ci può portare
via alla preghiera.
Solo il mio io.
A.: Questa fuga ai monti vuol dire lasciare
tutto il resto?
Certo.
Gesù dice che quando uno trova un tesoro in un campo
(mappa del tesoro) va, vende tutto quello che ha con gioia, non dice mica
facendo il muso, va e vende con gioia tutto quello che ha, per possedere quel
campo in cui c'è il tesoro, altrimenti glielo portano via.
Il che ci fa capire che noi subiamo furti, proprio perché
non vendiamo tutto per occuparci di questo.
Ecco i furti in continuazione.
Allora i furti sono una grazia di Dio, per farci
capire....
B.: È evidente la debolezza dell'uomo che
non lasciandosi prendere dalle cose dello Spirito viene assorbito dalle cose del
mondo.
È
la tartarughetta che va piano piano verso il mare e naturalmente è preda dei
rapaci.
La nostra vita è divorata.
Però l'opera dei ladri è ancora un aiuto per significare
a noi che se noi aumentiamo la velocità, il ladro diminuisce.
Io faccio sovente l'esempio che se ho una persona
carissima che sta morendo in ospedale ed io passo per il centro della città,
non mi fermo a guardare nessuna vetrina, perché io sono velocissimo in quanto
sono molto attratto dal fine cui devo arrivare. Nessuno e niente mi distrae e
se anche incontro un conoscente, lo saluto in fretta e vado via.
Ci deve essere questa fretta.
Infatti, Gesù dice: "Nessuno cerchi di ritornare
indietro per prendere qualcosa di casa sua, fuggite".
C'è questa fuga, altrimenti perdiamo tutto.
Se Gesù ha parlato di questa fuga evidentemente mica ha
detto queste parole per fare un romanzo.
È perché questa fuga è assolutamente necessaria.
C.: Non sono d'accordo sull'esempio delle
tartarughe, è vero che devono affrettarsi per arrivare al mare ma anche nel
mare possono essere mangiati dai pesci.
I pesci mangiano le tartarughe? Tutti i segni sono
relativi.
D.: C'è il rischio di perdere tutto.
Sì, perché evidentemente c'è questo furto e tutti lo
esperimentiamo.
Ma questo furto qui deve avere una ragione.
..........Durante la guerra c'erano le bombe e quando
suonava l'allarme dovevi scappare nei rifugi.
Rifugio che apparentemente doveva essere un luogo sicuro
in cui le bombe non ti potevano colpire.
C'è questa fuga.
Per cui c'è un luogo di sicurezza dove fuggire.
È Gesù che lo dice questo luogo di sicurezza.
Luogo di sicurezza vuol dire che tu non hai più timore
perché non c'è più nessun ladro in quel punto lì.
Quel punto lì e quel punto che Dio ci annunciato
dicendoci che l'Assoluto è dentro di noi.
Per cui bisogna realizzare, cioè raccogliere tutto in
questo punto qui, perché in questo punto qui tu non subisci più nessun danno o
furto.
Non deve essere il vedere che le cose passano o la paura
a sollecitarti, è questo luogo di sicurezza che ti sollecita, perché lì
finalmente c'è la tua pace.
Attraverso questi furti Lui ti dice: "Va e vendi
tutto quello che hai", per essere disponibile per Dio.
Tu possedessi anche tutto il mondo, tu non salvi la tua
anima: "Perché questa notte tu morirai", oltre a dirti che questa
notte tu morirai ti dà un titolo in più: "Scemo" ti dice.
Oltre a portarti via tutta la tua roba e farti morire ti
dice ancora "scemo".
Perché? Perché stai facendo un tuffo nella piscina senza
guardare prima se c'è o non c'è l'acqua.
.......Noi anche se diciamo di credere a Dio, crediamo
che la realtà sia fuori di noi.
E allora noi realizziamo le cose in quanto le facciamo
fuori di noi.
Invece il vero operare è dentro di noi, è realizzare le
cose nell'Assoluto che portiamo in noi.
E.: Quindi la velocità massima si ha
raccogliendo sempre nel Pensiero di Dio.
La velocità massima è data dal pensiero, perché, dove c'è
la velocità massima è il pensiero.
Per poco che tu ti sposti dal pensiero tu cadi in
velocità sempre relative.
Hai la bici, l'auto, i piedi, il treno ma la velocità
massima l'hai col pensiero, tu in questo momento ti puoi portare a New York con
il pensiero.
Tu puoi pensare Dio: la velocità massima, è il Pensiero
di Dio in te la velocità massima che è la velocità della luce.
Per cui c'è un rapporto tra il tempo e lo spazio, sono
interdipendenti, non sono indipendenti.
Quindi dove c'è velocità massima cioè il pensiero, lì c'è
realizzazione e allora lì scompare il tempo.
Il tempo non esiste indipendente dallo spazio ma ormai questo
è pacifico: tempo e spazio formano una cosa sola, il che vuol dire che là dove
c'è velocità massima, il tempo sparisce e abbiamo l'eterno e quindi il furto
sparisce.
F.: Lei ha parlato di bicicletta, io
prenderei l'aereo per arrivare più in fretta....
Tutte storie, io ho parlato di bicicletta e di aerei per
escludere tutto quanto perché non c'è nessuno che possa realizzare la velocità
del pensiero.
Con Dio bisogna pensare.
Fintanto che io non uso il pensiero, io sono soggetto di
furti.
Mi portano via tutto, anche il Regno di Dio mi sarà
tolto, perché anche Dio mi porta via tutto.
G.: Questo fuggire ai monti è rientrare
dentro di noi.
È realizzare tutto dentro di noi come prima si realizzava
tutto fuori di noi; partivi da un pensiero e cercavi di realizzarlo.
Vuoi andare in America (pensiero) e allora organizzi il
viaggio per realizzare questo pensiero, non ti basta mica il pensiero di andare
in America, tu realizzi veramente la cosa in quanto fai il viaggio in America e
allora sei soddisfatta.
Qui con Dio avviene il capovolgimento: devi passare dal
mondo esterno a realizzare nella mente.
Perché si tratta di conoscenza, conoscenza di Dio,
sapendo che Dio abita dentro di te, quindi il punto fisso di riferimento è
dentro di te.
Allora non partire da ciò che è dentro di te per andare
fuori, ma raccogli tutto ciò che è fuori, dentro di te.
Per cui trasformi tutta la terra, tutto il mondo esterno
in questo mondo interno.
Tutta la terra tu trasformala in cielo di Dio.
Allora lì realizzi veramente perché lì si realizza la
conoscenza.
E quello è il luogo in cui nessuno ti potrà portare più
via niente.
G.: "Va vendi tutto quello che
hai" vuol dire portare tutto dentro.
Quando tu hai trovato la mappa del tesoro (non il
tesoro), tu devi leggerla questa mappa, devi interpretarla, fino a trovare il
tesoro, è lì la fuga, altrimenti tu resti con un pezzo di carta e questo pezzo
di carta non lo puoi tenere perché qualcuno te lo porta via.
Qualcuno più intelligente di te che sa leggere la carta e
sa andare a trovare il tesoro, per cui: "Il Regno di Dio verrà tolto a
coloro che non portano frutto e verrà dato a coloro.....", per cui la
mappa, anche se tu l'hai avuta, a un certo momento ti viene rubata e anche in
malo modo, dicendoti: "Scema", ti viene portata via da qualcuno che
ha tutto interesse per trovare il tesoro, mentre noi avevamo la mappa ma non
avevamo tanto interesse per il tesoro, per cui perdevamo tempo dietro ad altro
e dicendo: "Tanto ho la mappa".
G.: Lo spazio è uguale per tutti?
Si è uguale, perché si tratta di passare dal finito
all'infinito.
Passaggio dalla creatura a Dio, è uguale per tutti, è la
velocità che è variabile.
La velocità cambia da uno all'altro.
Cioè è questione di dedizione.
Per cui uno si dedica 100 l'altro 80 e l'atro 30.
G.: Finché non ho sottomesso tutto al
Pensiero di Dio.
Ma è la velocità che bisogna avere nel sottomettere
tutto!
Se tu dici: "Sì, sottometto tutto ma con
calma", tu non arriverai mai!
Perché tutto ti porta via.
H.: A volte ci si mette a pregare con buone
intenzioni e poi la mente va altrove.....
Ma un momento, quello non è pregare, se la mia mente va
altrove, vuol dire che non è pregare.
Se pregare vuol dire elevare la mente a Dio, se la mente
va altrove, quello non è pregare.
Noi diciamo delle parole ma quello non è pregare.
H.: Però tutti noi esperimentiamo questa
fatica....
Perché non ci impegniamo a capire, facciamo problemi di
cuore.
H.: Credo che sia uno scoglio comune....
Altroché.
H.: C'è sempre il dubbio quando pensiamo
Dio se si tratta di pensieri frutto della nostra mente, ispirazioni o altro.
Anche questa è una manifestazione dell'io.
Ma l'io mi riprende in continuazione quello che io ho
esperimentato e che è entrato nel mio sentimento.
Il mio io è fatto di fatti esperimentati quindi
sentimento.
Cosa succede?
Che il mio io mi ripresenta ciò a cui mi sono dedicato e
questo crea in me attrazione.
L'attrazione dell'io che mi porta via la Parola di Dio.
H.: Quindi il nostro io tra i tre ladri è
il più astuto.
Comunque il ladro per eccellenza, che tutti subiamo è il
tempo.
Il tempo ci porta via tutto.
Tutto.
Tutti lo sappiamo che di là non ci porteremo nulla.
È il tempo che te lo dimostra.
Man mano che viviamo è una perdita continua.
Ora, siccome noi non siamo fatti per assistere alla
vanità, il vuoto, non sopportiamo noi il nulla, allora questa perdita continua
è una sollecitazione a fare in fretta a conquistare quel luogo in cui più
nessuno ti può portare via nulla.
Perché c'è questo luogo e siamo scemi se non ci
impegniamo in quello.
H.: Noi in rapporto alla morte pensiamo di
avere sempre un sacco di tempo....
Ma mica soltanto la morte!
Noi tutti i giorni stiamo perdendo qualche cosa, è un
morire continuo, già giorno per giorno.
Le cose ti arrivano, si fermano un attimo e poi ti
salutano già.
Noi siamo fatti per l'eterno, noi vorremmo afferrare la
cosa e che la cosa resti lì e la cosa invece non resta, ma in qualunque campo.
Infatti, Gesù dice: "Non accumulate tesori in terra,
perché ci sono i ladri".
Il ladro è uno dei temi più ricorrenti nel Vangelo.
Perché?
Perché ci sono i ladri che rubano, ci sono le tignole.
Il denaro? C'è l'inflazione.
E cosa credi di avere allora?
C'è questo processo di svuotamento continuo nella vita di
ognuno di noi.
Perché l'uomo è triste?
Perché l'uomo subisce quest'opera dei ladri.
Non riesce a fermare qualche cosa.
L'uomo ha bisogno di poter fermare qualche cosa, di
poterlo rendere stabile, perché l'uomo ha la passione di Assoluto e se non lo
può fare, diventa triste.
A un certo momento l'uomo si rassegna alla morte, si
rassegna alle tenebre, si rassegna al mistero....
H.: Quindi queste perdite sono
sollecitazioni ma in noi provocano tristezza e sgomento.
Sono sollecitazioni ma noi nel pensiero del nostro io le esperimentiamo
come perdita continua.
Per cui si dice: " La vita è così"....no! La
morte è così.
Ma se pensassimo Dio noi, invece scopriremmo che quello è
tutto positivo.
È Dio che mi sta parlando personalmente e mi sollecita.
H.: È come se in una salita in montagna
qualcuno ci toglie dei pesi, dovremmo gioire per la leggerezza guadagnata e
invece...
Noi vediamo soltanto quello che non abbiamo più.
Perché è importante tenere presente Dio?
Perché con Dio io posso leggere, senza Dio io subisco
soltanto una perdita e non leggo.
L.: Il segno della montagna è una buona
riflessione perché in montagna bisogna salire e nel Regno di Dio ogni salita
significa capire una sua parola, fino ad arrivare sulla cima dove c'è la
sicurezza.
Va beh.
M.: Se si è con Dio si è al sicuro....
Nota che Gesù stesso dice che quando incontrerete il
Padre, nessuno più vi potrà portare via la vostra gioia, nessuno perché il
Padre è più forte di tutti.
Ora, il ladro opera là, dove c'è della debolezza ma se
c'è uno che è più forte di tutti, hai voglia....
È parla di Dio che ti dice: "Nessuno vi potrà
portare via la vostra gioia" e noi siamo proprio scemi se non stiamo ad
ascoltare le parole del Signore, è Dio che sta parlando con te!
M.: E questo tesoro è proprio questo libro
del Vangelo e queste parole quando sono tutte illuminate è questa la
Pentecoste?
Sì, se tu raccogli tutte le parole, perché devi
raccogliere anche quelle parole che Gesù ti dice riguardo al Padre e al Figlio
e riguardo la scoperta della presenza dello Spirito di Presenza.
Quando tu arrivi a quella realtà in cui queste parole qui
sono intellette certo.
M.: Perché alcune parole sono illuminate e
altre no?
Le parole che non sono illuminate, sono quelle in cui tu
ti devi maggiormente impegnare.
Perché soltanto con Dio tu puoi intendere quelle parole.
Ci sono parole che tu puoi intendere anche a livello
umano: "Vi ho parlato di cose della terra" e vi sono invece parole
che soltanto se ci sprofondiamo in Dio, da Dio possiamo intendere.
Lì è la meraviglia delle Parole di Dio.
Dio dice delle parole che tu non puoi intendere se non
sprofondandoti in Dio e non c'è nessuna realtà del mondo che ti possa far
intendere queste parole.
M.: Bisogna utilizzare il tempo per Dio...
Devo farlo sparire il tempo, non utilizzarlo.
Devo arrivare all'eternità e l'eterno non ha niente a che
fare con il tempo.
Dio è l'eterno, se tu pensi Dio, in quel punto lì in cui
tu pensi Dio, tu sei nell'eterno, già adesso.
Se tu in questo momento qui stai pensando a Dio, in quel punto
lì in cui tu pensi Dio, tu sei nell'eternità.
N.: È fondamentale intanto la scoperta di
Dio in noi, è il punto fisso di riferimento....
Diventa il punto fisso di riferimento.
N.: Siamo bisogno d'Assoluto e quello è un
punto Assoluto non smentibile.
Dopo questo bisogna raccogliere tutto lì
per capire.
Non c'è nessuno che ti dia i significati
delle cose del mondo all'infuori del Cristo.
Soltanto che questa raccolta va esasperata con una
velocità enorme.
N.: Che ci siano questi ladri lo
esperimentiamo tutti.
Che il pensiero del nostro io sia il ladro
più vigliacco quello lo esperimentiamo tutti, perché ci aggredisce da tutte le
parti.
Il tempo è creatura di Dio e ci porta via
tutto.
C'è una frase di San Paolo che dice che
tutto concorre al bene per coloro che credono in Dio.
Quando uno inizia ad accettare questo per
fede e poi lo vede realizzato nella realtà delle cose, è una grossa finestra
che si apre, perché in tutte le cose tu sai che devi andare a cercare il
significato positivo.
Non stai più a perderti in quello che ti fa
soffrire fine a se stesso.
Se tu stai soffrendo, ti chiedi qual è il
significato positivo di questo soffrire in Dio.
Qui c'è un’enorme possibilità per
sganciarci da un sacco di altre cose.
P.: Quando c'è uno spazio da percorrere è
importante aumentare la velocità se si vuole abbreviare il tempo.
Lo spazio da percorre nel mondo spirituale
va dal nostro mondo finito all'infinito di Dio.
Da una presenza che è in noi senza di noi, attraverso
una presenza che è in noi con noi, bisogna arrivare a una presenza che viene
solo dal Padre, dove siamo al sicuro e lì sono i pascoli divini.
Lì è il tesoro, ma quando si parla di
tesoro, rischiamo di dover subire il furto della mappa, perché una volta
arrivati al tesoro non c'è più nessun rischio di furto.
Lo scoprire che la realtà è dentro di noi è
una grande scoperta che credo ci aiuti a neutralizzare i ladri.
Se scappi in fretta.
P.: Tutto si risolve con l'applicazione del
pensiero. Il primo ladro se noi poniamo mente alla Parola di Dio è
neutralizzato.
Il secondo ladro è il tempo e rimane
annullato nella misura in cui noi intensifichiamo questa dedizione di pensiero.
E il terzo ladro non è più ladro se noi
dedichiamo tutto il nostro pensiero a Lui.
Il problema non è lottare contro il
tempo...
È assurdo lottare contro il tempo.
È come se tu volessi fermare la vecchiaia dipingendoti il
volto, cosa concludi?
P.: Ma a volte l'uomo lotta contro il tempo
nel voler fare tutto quello che c'è da fare ed è sbagliato.
Bisogna capire il significato del tempo.
P.: E la funzione del tempo la si capisce
in relazione al fine.
Se Dio ci ha creati per conoscere Lui,
tutte le creature che ci fa incontrare, vanno raccolte in Lui.
Q.: C'è la barzelletta di quello che arriva
in montagna e chiede a uno del posto"Scusi buon uomo quanto ci vuole ad
arrivare in cima?" (per noi sarebbe passare dal finito all'infinito),
quello gli risponde: "Cammina, cammina".
L'altro ripete: "No, scusi ma vorrei
sapere quanto ci vuole per arrivare in cima" e in risposta l'uomo del
posto dice: "Cammina cammina". Allora quello s’incammina e l'altro lo
chiama e gli dice: "Ci vanno due ore".
"Perché non me l’ha detto
prima?", perché doveva vedere con che passo saliva. Dio vuole vederci
camminare.
R.: Dio vuole che ognuno di noi cammini con
la velocità massima quindi ci dà questa capacità.
Ci dà il pensiero.
Il pensiero è la velocità massima.
Il pensiero è un dono immenso, Lui ha dato a noi la
possibilità di pensare Lui.
È un dono stupendo di cui noi non teniamo conto.
Ma abbiamo un tesoro enorme lì, altro che televisione o
football.
S.: La funzione dei ladri è positiva se noi
capiamo.
Con Dio tutto è positivo.
T.: La tristezza viene dalla perdita, ci
sentiamo indifesi e tutti ci prendono qualcosa, Dio ci prende la persona cara,
i ladri la roba, un cancro ci prende la salute.
È uno spogliamento continuo e totale che precipita fino
alla fine del mondo, fine del nostro mondo.
Il ladro non viene se
non per rubare, uccidere e distruggere; io sono
venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Gv 10 Vs 10 Secondo tema.
Titolo: Le chiavi
in mano: la presenza.
Argomenti: Il
significato dell'opera dei ladri. Intelligenza
e esperienza. Vita &presenza.
La capacità di vivere.
Assenza
di Dio nel sentimento, presenza di Dio nell'intelletto. L'assenza di Dio testimonia la sua presenza.
Il
venire di Cristo ci porta una presenza. Il
venire di Dio? Le tre convocazioni di Cristo alla sua presenza: Dio
Creatore*Cristo*Spirito Santo Comprensione. L'adultera. Smobilitare.
24-25/Giugno/1990 Casa di
preghiera Fossano.
Abbiamo visto domenica scorsa la prima parte di questo
versetto: "Il ladro non viene che per rubare, uccidere e
distruggere".
Oggi dobbiamo soffermarci sulla seconda parte: "Io
sono venuto perché abbiano la vita".
Anche qui dobbiamo chiederci il significato di queste
parole per noi.
"Io sono venuto perché (affinché) abbiano la
vita".
E contrappone queste parole a quello che ha detto prima:
"Il ladro non viene che per rubare, uccidere distruggere".
Dobbiamo chiederci subito perché abbia fatto precedere
alla sua dichiarazione di venuta, la dichiarazione sul ladro.
Perché ha anteposto l'opera del ladro alla sua opera?
"Il ladro non viene se non per rubare e uccidere, Io
sono venuto affinché abbiamo la vita".
Poi perché fa dipendere la vita dal suo venire?
Abbiamo
visto l'opera dei ladri e anche il loro significato.
Tutto ciò che accade nella nostra vita, è voluto da Dio
per farci giungere alla vita essenziale, alla salvezza che è vita eterna e la
vita eterna è conoscere Dio come vero Dio, è conoscere la Verità.
Tutto quanto avviene per noi e tutto è Parola di Dio per
noi.
Per cui anche questi ladri che vengono per rubare,
uccidere e distruggere, anche questi servono Dio, cioè servono l'Intenzione di
Dio, nolenti.
L'Intenzione di Dio è quella di salvare tutti, Dio vuole
che tutti si salvino e giungano a conoscere la Verità.
Quindi anche questi ladri operano per l'Intenzione di
Dio.
Abbiamo visto che i ladri rubano, distruggono, uccidono
proprio in quanto si è lontani da Dio.
Perché c'è un posto di sicurezza, Gesù l'aveva detto
prima: "Se qualcuno entra per Me, sarà al sicuro".
In quanto dice: " Sarà al sicuro", esclude che
i ladri qui possano agire.
Dove c'è sicurezza non c'è la minima ombra dell'opera dei
ladri.
Se c'è un luogo dove il ladro non può operare, questo ci
fa capire il luogo, dove il ladro può operare.
I ladri possono operare là, dove non si entra per mezzo
di Cristo, là dove non c'è questa sicurezza.
Cioè, i ladri possono operare là, dove siamo in cammino,
lontani da Dio.
È nella lontananza da Dio che c'è l'opera dei ladri.
Ma abbiamo anche visto che se i ladri possono operare
soltanto nella lontananza da Dio, la loro opera significa per noi che siamo
lontani da Dio e se siamo lontani da Dio, i ladri ci sollecitano ad affrettarci
per avvicinarci a Dio, alla sicurezza, ecco l'aspetto positivo.
La loro opera è per accelerare il nostro cammino verso
Dio, sono uno sprono per entrare in quel luogo di sicurezza in cui loro non
possono più operare.
Per cui possiamo dire che i ladri (nolenti) operano
contro se stessi.
Operano per farci entrare in quel luogo di sicurezza in
cui loro non possono più operare.
Ci siamo chiesti perché Gesù abbia anteposto l'opera dei
ladri alla dichiarazione che Lui è venuto a portare la vita.
Se l'ha anteposta, evidentemente è perché nella nostra vita
noi esperimentiamo l'opera dei ladri prima di capire l'opera di Dio.
Noi soltanto perdendo una cosa incominciamo a capire
l'importanza di quella cosa.
E il più delle volte soltanto esperimentando la non vita,
noi incominciamo a capire che cosa è la vita.
Tutto questo accade perché noi non siamo intelligenti.
Abbiamo già visto quello che accadde con Adamo e quello
che avvenne in Adamo è quello che avviene nella vita di ognuno di noi.
A
un certo momento c'è stato un difetto d'intelligenza.
E quando c'è il difetto d'intelligenza, l'uomo può essere
salvato solo attraverso la privazione di ciò che ha.
L'esperienza di cosa vuol dire perdere il contatto con
Dio.
Di cosa vuol dire non raccogliere in Dio.
Poiché la nostra vita è in Dio, quando noi non raccogliamo
in Dio, noi facciamo l'esperienza di questi ladri, il che vuol dire che noi
facciamo l'esperienza della perdita di ciò che abbiamo.
Che è poi perdita d’intelligenza, d'amore, di fede,
perdita di tempo per Dio, non si ha più tempo per Dio.
L'uomo deve passare attraverso l'esperienza del negativo
per giungere a scoprire il positivo.
E il positivo sarà Gesù ecco perché Gesù ci parla prima
di questo negativo.
Soltanto passando attraverso la morte, l'uomo scopre la
vita.
L'uomo il più delle volte arriva molto tardi a questa
scoperta.
Per cui l'uomo deve confessare di aver sprecato tutta la
sua vita in cose che valgono niente.
Essere intelligenti vuol dire tenere sempre presente il
Principio.
Essere intelligenti vuol dire riferire tutto al
Principio.
Invece l'uomo si ferma ai sentimenti, alle sensazioni,
alle impressioni che riceve dalle creature e non collega più tutto quello che
accade con il Principio, con Dio.
Se manca l'intelligenza, l'uomo incomincia a subire
l'opera dei ladri che gli portano via tutto.
Però ci siamo anche chiesti di fronte a queste parole:
"Io sono venuto affinché abbiano la vita", che rapporto ci può essere
tra il venire di Cristo e la nostra vita.
Dio dandoci l'esistenza ci ha dato la vita e
apparentemente noi siamo vivi.
E perché Lui dice: "Io sono venuto affinché abbiano
la vita"?
Si dice: "Abbiano la vita" a chi non ha la
vita.
Abbiamo visto prima che il ladro non viene che per rubare
e uccidere, uccidere vuol dire privare della vita.
E se quando noi ci allontaniamo da Dio, noi subiamo l'azione
dei ladri e i ladri vengono per uccidere vuol dire essere privati della vita.
Allora Gesù quando dice: "Io sono venuto affinché
abbiano la vita", lo dice in quel campo là in cui sono passati i ladri,
per questo ha fatto precedere la frase sui ladri.
Gesù è il Figlio di Dio che viene nel campo umano là,
dove in questo campo è passato il ladro.
Quando ci viene detto che il ladro non viene che per
rubare e uccidere, mette in relazione il rubare e l'uccidere, quasi che rubando
si uccida.
Rubare vuol dire portare via a uno ciò che egli ha e uno
vive di ciò che ha.
Di ciò che ha presente.
Il ladro porta via all'uomo ciò che ha presente.
Abbiamo detto che il più grande ladro è il tempo.
È ladro perché il tempo porta via all'uomo ciò che l'uomo
ha presente, ciò per cui l'uomo vive.
Qui possiamo già intuire perché Gesù dice: "Sono
venuto perché abbiano la vita".
C'è un rapporto tra la vita e la presenza e quando
all'uomo viene portata via una presenza, si porta via la vita all'uomo.
Man mano che si vive noi subiamo una morte crescente,
perché?
Perché è una perdita crescente.
Una perdita crescente di presenza: tutto ci viene dato e
poi a poco per volta tutto si perde.
Si perdono le cose, le creature e a poco per volta si
resta soli.
E quando si è soli, c'è la sensazione della morte.
Perché non si può vivere per se stessi.
L'uomo vive in quanto ha una giustificazione.
L'uomo vive in quanto ha qualcuno per cui vivere.
L'uomo da solo non sta su perché non è giustificato.
È vero che l'uomo passa la maggior parte della sua vita
per vivere per sé, ed è proprio vivendo per sé che lui sta perdendo tutto, ma a
un certo momento, scopre che vivendo per sé, lui senza accorgersene, si è
venuto a trovare senza più una ragione per cui vivere.
Perché?
Perché gli sono venute a mancare tutte le presenze in cui
c'era la giustificazione della sua vita.
L'uomo vive in quanto può giustificare e là, dove non c'è
più una giustificazione, l'uomo non sopporta più la vita.
Non è più capace e non è più in grado di vivere.
Già
questo ci fa capire che la capacità di vivere deriva a noi da altro da noi.
Da una presenza diversa da noi.
Tutto è segno, perché la conclusione è quella di condurci
alla presenza di Dio.
Dio è il presente ed è in questa presenza che c'è la vera
vita.
Tutto è stato fatto e ordinato da Dio per condurre noi a
questa grande presenza di Dio in cui c'è la giustificazione di tutto e quindi
in cui c'è la nostra vita.
Ora se tutto ciò per cui noi viviamo giustifica la nostra
vita e quando questo ci viene tolto dai "ladri", noi esperimentiamo
la morte, evidentemente se noi abbiamo la possibilità di trovare una presenza
che non sia soggetta né al tempo, né all'azione dei ladri, né ad alcuna
perdita, qui noi abbiamo assicurata la vita eterna per noi.
Una vita che non è soggetta a nessuna perdita, ma la
condizione è trovare ciò che è eterno, scoprire ciò che è eterno.
Se viviamo di presenze, soltanto trovando quella presenza
che non è soggetta a nessun mutamento, abbiamo la possibilità di avere la vita
eterna.
Gesù dice: "Io sono venuto affinché abbiano la
vita" a uomini che stanno esperimentando la non vita, che si stanno
arrabattando tra una cosa e l'altra che continuamente sfugge loro di mano,
perché loro vivono nel mutevole
Quindi in quello che è soggetto al tempo e in quanto
soggetto al tempo è sotto la minaccia dell'opera dei ladri che continuamente
portano loro via ciò per cui essi vivono.
Gesù viene in questa devastazione dei ladri, del tempo.
Devastazione che è contemplata nel Regno di Dio, Dio
contempla tutto.
Dio regna anche devastando.
Abbiamo visto domenica scorsa che Dio stesso si paragona
a un Ladro: "Io verrò come un ladro di notte".
Quindi l'azione è sua, è Lui che mi porta via tutto, ma
mi porta via tutto per salvarmi.
Per farci capire che abbiamo perso il punto fisso di
riferimento.
Per farci capire che senza di Lui noi facciamo niente e
il portarci via tutto, il portarci via tutte le ragioni di vita, tutti i motivi
di vita sono ancora per riportarci in quel Principio che noi abbiamo
trascurato.
Però abbiamo anche osservato che senza di Lui, noi
restiamo nella morte.
Senza di Lui, l'azione del tempo, l'azione dei ladri è
devastatrice.
Noi subiamo la morte, noi subiamo la perdita di tutto e a
un certo momento non possiamo tenere più niente.
C'è questa fine del mondo nella vita di ognuno di noi.
Noi non riusciamo a tenere più niente, nemmeno i ricordi.
Il fatto di non riuscire più a ricordare vuol dire che
c'è già qualcuno che ti sta rubando qualche cosa.
È un’opera di devastazione.
Cristo con la sua venuta, trasforma quest’opera
devastatrice dei ladri in una testimonianza della sua presenza.
Dio è tanto potente da trasformarci il negativo in
positivo, il male in bene.
Abbiamo
osservato spesso che l'opera dei ladri ci fa toccare con mano l'assenza di Dio.
E noi esperimentiamo l'assenza di Dio.
Dal momento che abbiamo trascurato l'intelligenza e ci
siamo riservati il campo del sentimento.
Proprio il sentimento ci fa esperimentare l'assenza di
Dio, Dio non lo troviamo.
Nel campo del sentimento Dio è assente, non lo vediamo e
non lo tocchiamo.
E così noi esperimentiamo anche il silenzio di Dio,
interroghiamo, preghiamo, invochiamo, supplichiamo Dio e Dio tace, Dio è morto,
arriviamo a esperimentare la morte di Dio: l'azione dei ladri.
Però c'è il fatto che mentre noi esperimentiamo tutto
questo: il silenzio, l'assenza, la morte di Dio, c'è l'intelletto che dice a
noi che Dio c'è e noi non possiamo convincerci che non ci sia, non possiamo
annullarlo, abbiamo questo conflitto.
I sentimenti ci dicono che Dio non c'è, l'intelletto ci
dice che Dio c'è.
Cristo viene in questa devastazione dell'uomo per farci
capire che l'assenza di Dio, il silenzio di Dio, la morte di Dio è una Parola
di Dio per me, per noi.
E facendoci capire questo ci rivela che noi non potremmo
vedere, sentire, esperimentare l'assenza di Dio se non avessimo presente Dio.
Non potremmo esperimentare il silenzio di Dio se non
portassimo in noi la Parola di Dio.
Non potremmo esperimentare la morte di Dio se non
avessimo presente Dio in noi.
Però questo è solo il Figlio di Dio che può
dimostrarcelo.
Quando ce lo ha dimostrato per noi è facile, semplice,
non possiamo mica discuterlo perché è parola di Verità.
Non è che non ne possiamo discutere come se fosse parola
di un’autorità che non osiamo contraddire.
No, non discutiamo perché la sua parola ci convince.
Lui ci conduce a costatare che noi non sperimenteremmo
l'assenza di Dio se Dio non l'avessimo presente nella mente.
E se l'abbiamo presente, Dio è presente.
Per
cui l'assenza di Dio è una testimonianza della presenza di Dio.
Questa è opera del Figlio di Dio che viene a noi.
Soltanto Colui che viene dal cielo, cioè soltanto Colui che
viene dalla presenza di Dio, mi può portare alla presenza di Dio.
La presenza viene dalla presenza ma questa presenza è
tanto forte che riesce ad assorbire anche tutta l'assenza che noi
esperimentiamo di Dio.
Questa è l'opera del Figlio di Dio: nessuno può salire al
cielo alla presenza di Dio se non Colui che viene dal cielo, dalla presenza di
Dio.
Noi stiamo subendo i disastri dell'esperienza
dell'assenza di Dio, del silenzio di Dio, della morte di Dio.
Quando si esperimentano queste cose, si entra in un
dubbio eterno e si resta in balia di tutto e di tutti.
Uno ha la possibilità di essere libero e quindi di essere
forte e di resistere a tutte le sollecitazioni, a tutte le creature, soltanto
in quanto ha la luce in sé, la luce è forza.
Ma là dove questa luce non c'è, perché lui sta
esperimentando l'assenza, il silenzio, la morte di Dio, qui l'uomo resta in
balia di tutto e di tutti, incapace a resistere a qualunque cosa.
La vera morte della creatura sta in questo.
La morte non è annullamento.
La morte è dispersione e schiavitù.
È essere in balia di tutte le impressioni, di tutte le
voci e di tutte le creature che arrivano a noi.
Se solo il Figlio di Dio venendo a noi ci fa capire che
l'assenza di Dio che noi esperimentiamo, che noi proviamo è una testimonianza
della presenza di Dio, questo è portarci la vita, perché abbiamo visto che
l'assenza è morte.
Il ladro che ruba a noi le presenze ci porta verso la
morte.
E se uno viene invece a noi portandoci una presenza
eterna, questo ci porta la vita e la vita eterna.
E Gesù qui dice:"Io sono venuto affinché abbiamo la
vita".
Ecco il collegamento tra il suo venire e la vita.
Il
suo venire ci porta una presenza e nella presenza c'è la vita.
L'uomo vive in quanto ha una presenza.
Ma ci resta da capire cos'è questo "venire"del
Figlio di Dio?
Fisicamente è chiaro, "venire" è rendersi
presente.
Nel campo umano e naturale noi capiamo perfettamente
quando uno dice: "Io vengo da te".
Vuol dire che si rende presente.
Ma noi ogni parola dobbiamo sempre vederla da Dio, dobbiamo
sempre passare attraverso Dio.
La nostra è un’interpretazione sentimentale.
Se io interpreto sentimentalmente il venire non ho nessun
problema a capire cosa vuol dire.
Ma se noi cerchiamo di capire le cose da Dio, queste
assumono tutto un altro aspetto: Dio non è uno che va e che viene.
Gli uomini vanno e vengono, nel campo del nostro
sentimento le cose vanno e vengono, un po' ci sono e un po' non ci sono.
Ma nel campo di Dio no, perché Dio è l'Assoluto, è il
presente.
Colui che è Assoluto, proprio perché è Assoluto, non è
soggetto né a mutamento di tempo, né a mutamento di luogo.
Quindi non è un essere che un momento c'è e un altro
momento non c'è.
Noi sentimentalmente facciamo esperienza di assenza o di
presenza ma nel campo della Verità e di Dio no.
Noi dobbiamo guardare le cose dal punto di vista di Dio
se non vogliamo venire meno al Principio.
Allora, cosa vuol dire questo venire di Dio a noi?
Dio è già e se è già, come fa a venire?
Evidentemente l'assenza di Dio e il Figlio stesso di Dio
ce lo testimonia, non è assenza di Dio.
Tanto che quando il Figlio che ha presente Dio parla con
noi, ci fa capire che nell'assenza di Dio c'è la presenza e che il silenzio di
Dio è una Parola di Dio.
Questo ci fa capire che non è Dio che si sposta: Dio è il
presente.
L'esperienza d'assenza, per cui sentiamo il bisogno che
Dio venga, è un difetto nostro.
Siamo noi in difetto, non è Dio.
Se Dio è il presente e Lui non si sposta mai, non è
soggetto a condizionamenti di tempo e luogo, allora chi si deve spostare siamo
noi.
Allora il venire di Dio è una convocazione nostra a Lui
che è presente.
È un passare noi, dalla lontananza in cui ci troviamo da
Dio a Lui.
Dio viene a noi in quanto ci convoca alla sua presenza.
Ma Lui è presente, siamo noi gli assenti.
Nella vita di ognuno di noi, ci sono tre grandi
convocazioni di Dio alla sua presenza.
E sono tre grandi convocazioni che ci sono nell'umanità,
nella storia dell'universo.
Nella storia dell'umanità noi abbiamo tre grandi
convocazioni di Dio alla sua presenza.
Dio è il presente, è l'uomo che non essendo intelligente,
perdendo il contatto con Dio, con la mente, fa esperienza sentimentale
dell'assenza di Dio.
Dio opera convocando, convogliando quest’uomo che si
disperde da Lui, alla sua presenza.
Abbiamo detto che ci sono tre grandi convocazioni.
Tre grandi tappe.
E sono le tre grandi tappe della vita di ogni uomo.
Adamo, Cristo, lo Spirito Santo.
Abbiamo la grande convocazione di Adamo.
Adamo è ognuno di noi: convocazione alla presenza di Dio
Creatore.
Teniamo presente che l'uomo per vivere ha bisogno di
presenze.
Là dove non c'è presenza c'è morte.
Dio ha creato l'uomo vivo, ha creato Adamo vivo.
Cioè lo ha creato alla presenza di Lui.
Questa è la presenza di Dio, data all'uomo senza l'uomo.
È
la prima convocazione: Dio si annuncia come Creatore
all'uomo, senza l'uomo, non c'è bisogno dell'uomo, Dio si impone come Creatore.
Tutti gli uomini non possono ignorare il Creatore.
Tutto ciò che accade e tutto ciò che esiste, esiste
indipendentemente dall'uomo.
Dal filo d'erba, alle stella, all'acqua, al mare, al
tempo, agli avvenimenti, tutto si impone sull'uomo.
C'è una volontà diversa dalla nostra che opera su di noi.
Noi vorremmo non morire ma a un certo momento si muore,
c'è una volontà diversa che s'impone su di noi.
Noi vorremmo la luce e siamo nella notte, c'è qualcosa di
diverso che s’impone su di noi e ci schiaccia nelle tenebre.
Quindi c'è questa volontà contrastante e proprio questa
volontà contrastante ci fa capire che c'è una volontà superiore che opera su di
noi e ci mette dei muri, dei limiti e tutto lo fa per convogliarci verso la
vita vera, verso la conoscenza di Dio.
È la prima grande convocazione dell'uomo alla presenza
del Dio Creatore che esiste e si annuncia all'uomo indipendentemente dall'uomo.
Che l'uomo creda o non creda, ami o non ami, buono o
cattivo, ogni uomo subisce la presenza del Dio Creatore.
Questa è la prima convocazione di Dio alla sua presenza.
La
seconda convocazione avviene in Cristo.
E questa è la convocazione di Dio con l'uomo.
Prima abbiamo la convocazione di Dio senza l'uomo: Dio si
annuncia come Creatore indipendentemente dall'uomo, qui in Cristo si annuncia
con l'uomo, cioè si annuncia con ciò che l'uomo in conseguenza del suo peccato
(non raccogliere in Dio) è venuto a esperimentare e cioè l'assenza di Dio.
Cristo è convocazione dall'assenza di Dio che l'uomo
esperimenta alla presenza di Dio.
Questo è Cristo, la seconda convocazione.
Cristo che prende l'uomo in ciò che l'uomo sta subendo
per aver trascurato e perso di vista il Principio.
L'uomo creato per vivere per Dio a un certo momento vive
per la creazione e le creature e questo è peccato.
L'uomo che vive per altro da Dio e tradisce il suo
destino, l'uomo che vende la sua eredità per un piatto di lenticchie.
Cristo prende l'uomo in questa situazione qui in cui
viene trovarsi: esperienza di morte, assenza, silenzio di Dio.
Cristo prende l'uomo qui e lo convoca alla sua presenza.
Questa è l'opera del Figlio di Dio tra noi, l'opera del
Cristo che viene a morire tra noi e che morendo ci urla la presenza di Dio.
Solo il Figlio di Dio può fare questo.
Il Figlio di Dio che ci convoca, con le nostre esperienze
d'assenza e di morte di Dio, alla presenza di Dio, ci fa capire che la nostra
esperienza d'assenza di Dio è una prova della presenza di Dio in noi e che il
silenzio di Dio è una Parola di Dio per noi e che la morte di Dio è una Parola
di Dio per me.
Qui Dio tiene presente l'uomo, Dio convoca l'uomo con
l'uomo, cioè con la situazione esistenziale in cui si trova l'uomo.
Non solo ma in questa seconda convocazione Dio rivela
all'uomo il luogo in cui Lui si trova.
Una grande testimonianza che viene a noi dall'opera dei
ladri è quella di farci capire il luogo in cui si trova Dio, la Verità.
La Verità si trova dentro di noi.
Adamo doveva scoprire il luogo in cui si trovava Dio, ma
proprio nel momento in cui Dio ha operato su Adamo, per fargli scoprire il
luogo in cui Lui si trovava e Lui si trovava in Adamo, in quel punto lì Adamo è
venuto meno e l'uomo viene meno e quindi abbiamo l'opera del Cristo, la seconda
convocazione che tiene presente l'uomo nel suo difetto.
La
terza grande convocazione è la convocazione dello Spirito Santo.
Qui abbiamo la presenza di Dio che non si rivela all'uomo
senza l'uomo e qui abbiamo un disastro.
Perché se qui Dio si rivela all'uomo, ma non senza l'uomo
(dedizione dell'uomo), questa rivelazione della presenza di Dio, vuol dire la
perdita totale di tutto ciò che non è Dio per l'uomo.
L'uomo qui subisce l'azione di Dio come un ladro che gli
porta via tutto.
A questo punto se l'uomo nella seconda convocazione
(morte del Cristo), non ha capito la necessità di superare se stesso, per
cercare Dio dove Dio è, abbiamo il disastro.
Se in questa seconda convocazione l'uomo non ha capito
che deve cessare di vivere per il mondo fuori, per iniziare a realizzare ogni
cosa nel Dio che porta in sé, l'uomo viene a trovarsi alla terza convocazione
completamente sprovveduto.
In questa terza convocazione abbiamo Dio che si alza,
rientra in Se Stesso, chiude la porta e l'uomo resta fuori.
Tutte queste convocazioni sono per portare l'uomo alla
scoperta di quella presenza che è eterna, che è sicurezza e che quindi per noi
è luogo di pace: la presenza di Dio.
La prima arriva a noi senza di noi, la seconda comprende
noi, la terza non giunge a noi senza di noi, senza cioè la dedizione del nostro
pensiero.
Poiché la presenza vera, assoluta di Dio, viene a noi
soltanto da Dio.
Quindi solo in quanto l'uomo supera se stesso per
contemplare Dio e guardare le cose da Dio, soltanto così lui può ricevere da
Dio lo Spirito di Verità che è Spirito di presenza del Padre e del Figlio.
Questo richiede il superamento di noi stessi e di tutto
il nostro mondo per rinascere completamente da Dio.
A.: Mi sembra evidente che prima della sua venuta
Gesù anteponga l'opera dei ladri, poiché questa è l'esperienza che facciamo noi
prima di incontrare la Parola di Cristo.
Noi facciamo l'esperienza dell'opera dei
ladri, della perdita della fede, dell'amore, del tempo, ecco perché ci suona di
conforto l'espressione di Gesù: "Io sono venuto perché abbiamo la
vita".
Noi pensiamo di avere la vita ma siamo vivi
solo apparentemente.
E la Parola di Dio viene nel campo umano,
proprio là, dov'è passato il ladro.
Luigi: Quando tu hai già fatto
esperienza d'assenza, sei in grado di apprezzare il dono di Dio.
Se tu stai facendo esperienza di perdita crescente di
vita, tu a quel punto lì, hai la possibilità di apprezzare, prima no, per
difetto d'intelligenza.
A.: Ed è proprio Gesù che aiuta l'uomo là,
dove il ladro gli ha sottratto questa presenza, perché il Cristo è quella
presenza che non può essere toccata dai ladri.
Non solo, Cristo si vale anche dell'opera dei ladri per
testimoniarsi.
A.: E questo ci fa vedere il grande disegno
d'amore di Dio, per cui l'opera devastatrice dei ladri che ci fa esperimentare
l'assenza di Dio, si trasforma in bisogno e quindi testimonianza d'Assoluto e
ci facilita l'incontro con il Cristo.
Certo.
B.: Dio c'è sempre.
Dio è presente, non è Lui che viene quindi.
Il suo venire è un convocare noi alla sua presenza.
B.: Poi abbiamo le tre grandi convocazioni
di Adamo, del Cristo e dello Spirito.
In Adamo abbiamo Dio che ci convoca indipendentemente da
noi: Dio Creatore, nessuno può ignorarlo.
Nella seconda invece tiene presente noi e nella terza
invece non rivela la sua presenza senza di noi.
Per cui richiede la dedizione.
C.: Nella seconda convocazione, il Cristo
non è ancora con l'uomo ma comprende l'uomo.
Comprende noi ma non esige da noi.
Perché comprende la situazione in cui io mi sono venuto a
trovare in conseguenza dell'aver trascurato Dio.
Per cui io sto subendo la privazione di vita e Lui viene
a comprendere la mia mancanza di vita.
C.: Quindi è una via che ci porta alla
terza convocazione che non è più senza di noi.
La terza richiede la completa dedizione nostra, non si
arriva allo Spirito di Verità, di Dio, senza la dedizione piena da parte
nostra.
C.: Ed è qui che se noi non aderiamo
completamente troviamo la porta chiusa.
Sì, sarà uno spogliamento continuo, perché Lui si rivela soltanto
a Se Stesso.
Lui è la Verità, il che vuol dire annullamento di tutto
ciò che per noi è Verità.
Uno spogliamento completo.
D.: L'uomo può trovare il Cristo solo dopo
il dolore e la devastazione...
Se però capisce il significato di questo.
D.: Anche se invoca di capire...
L'invocazione è presenza, però non è sufficiente.
Bisogna capire.
Il problema è capire.
L'esperienza che l'uomo sta facendo di assenza di Dio è
una prova della presenza di Dio, perché tu non scopriresti l'assenza di uno se non
lo avessi in mente.
Cristo ti fa capire che tu stai esperimentando l'assenza
di Dio, perché lo cerchi in un luogo sbagliato, ma lo hai nella mente,
altrimenti non lo cercheresti, Cristo venendo ti fa capire che Dio c'è e dove
è.
Quello che tu cerchi non è fuori di te ma è dentro di te.
È già in te, è nel tuo stesso pensiero.
Dio è presente nel nostro pensiero.
Ed è lì che va cercato.
È lì che noi dobbiamo realizzare tutto.
La Verità abita dentro di noi, è inutile che io invochi,
debbo capire quello che Dio mi dice.
E Dio mi dice questo: "Colui che tu cerchi lontano,
è vicinissimo a te, è più vicino dei tuoi stessi pensieri, perché è nel tuo
stesso pensiero".
Allora passa dal fuori al dentro, raccogliti nel Pensiero
di Dio e lì tu troverai Dio, questa è l'opera del Cristo.
E.: Dio è presente, i veri assenti siamo
noi.
Sì, perché Lui è il presente, quindi non è uno che viene,
è Lui che operando convoca noi alla sua presenza.
E.: Le tre convocazioni di Dio sono una
grandissima misericordia per noi, proprio per portarci gradualmente in questa
presenza.
Per formare in noi la capacità, prima è Lui che si
concede e viene a noi senza di noi o comprendendo noi, per formare questa
capacità in noi per dedicarci a Lui, perché soltanto dedicandoci a Lui con la
nostra mente e il nostro pensiero, noi possiamo giungere alla sua presenza,
perché quella è la vera presenza, le altre sono concessioni.
F.: L'uomo per vivere ha bisogno di
presenze.
Certo, l'assenza è morte.
E prima che tutto diventi assente per noi, Dio compreso,
noi dobbiamo anticipare la sua presenza, perché a un certo punto Dio diventa il
grande assente.
G.: La prima convocazione di Adamo avviene
quando l'uomo è ancora ricco di presenze.
Certo, tutta la creazione, la creazione è una
convocazione.
G.: Ma la seconda convocazione avviene
quando noi abbiamo già subito l'azione dei ladri.
L'azione dei ladri noi la subiamo in quanto trascuriamo
Dio, cioè perdi il contatto con Dio, perdi il contatto con il Principio.
Noi dovremmo tutte le cose, sempre in continuazione
riferirle al Principio per vederle nel Principio, perché solo vedendole nel
Principio noi, le vediamo bene, se no noi fraintendiamo tutto.
Qui abbiamo trovato questa parola:"Dio viene",
prova un po' a collegarla con il Principio?
Se la colleghi al Principio, vedi che Dio non può venire,
perché Lui già è, sono io che devo venire.
Quindi quel: "Dio viene" è convocazione mia,
del mio difetto alla sua presenza, ma Lui è.
Tutte le cose vanno sempre viste, collegate con il
Principio per essere ritradotte.
Noi dobbiamo fare quest’opera di traduzione dalle parole
umane che arrivano a noi (sono opere di Dio ma arrivano a noi sotto forma di
parola umana, altrimenti noi non capiremmo nulla), portarle nel Principio, per
guardarle dal punto di vista di Dio, di ciò che Dio è e tradurle secondo il suo
spirito.
G.: Ma allora noi andiamo a Dio per
sofferenza, non per amore.
Dio quando viene la seconda volta, (Cristo) viene
comprendendo noi.
Gesù dice: "Venite a Me, voi tutti che siete
affaticati e oppressi".
Quindi Cristo è uno che viene comprendendo me nella
situazione di disastro in cui sono venuto a trovarmi per opera dei ladri.
Quindi la seconda convocazione è comprensione da parte di
Dio della mia situazione.
Perché? Perché Lui viene e mi dice: "Tu stai
esperimentando che Dio è assente", Lui mi dimostra che Dio è presente
proprio in quest'assenza.
Questa è comprensione.
Non ti dice di sopportare il tuo dolore, non ti dice di
rassegnarti ai ladri.
Gesù non ti dice di rassegnarti alla morte, al non
capire, alla notte.
Dio ci salva e ci libera comprendendoci.
Quando
gli hanno portato quella povera donna scoperta in flagrante
adulterio e che volevano lapidare, cosa ha fatto Cristo? L'ha compresa e l'ha
salvata.
Noi siamo lì in pericolo di morte, ci stanno arrivando
pietre addosso da tutte le parti, noi siamo lapidati da tutto e da tutti, il
tempo, la vita stessa che passa è tutta una lapidazione, Cristo viene qui in
questa nostra lapidazione in cui tutti ci stanno uccidendo e portando via
tutto.
È lì che ci comprende.
È lì che ci libera dall'azione di tutti i ladri.
Quando l'anima è compresa entra, acquista vita, ha
trovato la presenza, questa è la convocazione alla presenza.
Quindi Dio ci convoca non invitandoci a rassegnarci alla
situazione in cui ci troviamo, alla nostra incapacità o al nostro dubbio,
assolutamente no.
Dio viene comprendendoci, cioè facendomi capire che in
quello che io sto subendo di negativo, c'è la presenza di Dio.
Ma se mi porta alla presenza, la presenza è vita.
Adesso se io mi fermo a questa presenza, sono fritto,
perché devo arrivare a ricevere la presenza vera di Dio dal Padre.
Altrimenti anche la seconda presenza la perdo, è tutto un
passaggio progressivo.
Anche la venuta del Cristo è per formare in me la
capacità.
Quell'adultera quando ha incontrato il Cristo che l'ha
liberata da tutti i suoi lapidatori, lì si è trovata l'amore dentro di sé, a
questo punto qui, lei non pensa più a sé, pensa a Colui che l'ha liberata.
Qui c'è il trasferimento, il passaggio.
Per cui adesso l'anima ha la capacità, la possibilità di
dedicarsi all'altro.
Perché soltanto dall'altro riceverà la presenza delle
Spirito Santo.
Che sarà poi l'ultima convocazione.
H.: C'è questa novità del verbo
"venire".
Questo "venire" è convocazione di noi a Colui
che è presente, Dio è il presente, siamo noi che non lo vediamo.
Quindi Dio opera convocando ognuno di noi a questa
presenza che già portiamo dentro di noi.
Quindi Lui ci fa scoprire, dove Lui è, perché noi magari
lo cerchiamo fuori in riti, regole, opere d'apostolato, preghiere o
invocazioni, invece Lui ci fa capire che dobbiamo rientrare in noi stessi,
perché Lui abita dentro di noi.
H.: Ed è lì che siamo convocati alla sua
presenza.
Ma Lui ci convoca lì.
Lui ci dice: "Io sono lì, vieni qui se vuoi
trovarmi".
H.: "Dio ha tanto amato il mondo da
mandare suo Figlio", questo "mandare" va anche tradotto come il
"venire"?
Ma il "mandare".......abbiamo il Cristo storico
che è venuto, è come una persona che viene tra noi, questa è presenza
sensibile, Lui è venuto ma Lui è un uomo qualunque.
Quell'uomo che hanno chiamato Gesù e Gesù Cristo è un
uomo come tutti gli altri, non è la sua venuta che ti salva.
È ciò che attraverso la sua venuta, cioè la convocazione
che Lui parlando a te opera, mi capisci?
La parola ti convoca a una presenza.
Lui viene comprendendoti e comprendendoti cosa vuol dire?
Io sto esperimentando l'assenza di Dio.
Cristo avendo la presenza mi può dimostrare la presenza.
"Nessuno può salire al cielo (presenza di Dio) se
non Colui che discende dal cielo"
Colui che ha l'infinito, ma io posso piangere e invocare
l'infinito da mattina a sera, ma da sola non arrivo mica all'infinito.
Ecco perché l'invocazione non mi conduce all'infinito.
Io finito posso piangere tutte le mie lacrime per tutta
la vita ma non entro mica nell'infinito.
Perché nell'infinito tu entri solo se l'infinito viene a
te.
L'infinito è il Cristo e Cristo viene, ma non è la sua
venuta fisica che ti salva, è quello che Lui dice attraverso questa presenza
fisica, le parole che Lui dice, perché sono quelle parole che ti conducono
all'infinito e alla presenza di Dio.
H.: E il titolo chiavi in mano cosa centra?
Se non hai le chiavi in mano, allora vuol dire che non
hai capito niente.
I.: La terza convocazione dipende dalla
risposta che ho dato al Cristo?
Certo è che senza Cristo sono assolutamente tagliato
fuori.
Il Cristo viene comprendendoti per darti la possibilità
di dedicarti a-.
La terza convocazione che necessariamente avviene, non
rivela la presenza di Dio senza di te.
Nella prima Dio si rivela senza di te.
Nella seconda comprende te e nella terza non avviene
senza di te.
Convocare cosa vuol dire? Ti annulla tutto il resto.
E tu assisti soltanto alla distruzione di tutto, alla
perdita di tutto.
Di tutto ma Lui non lo conosci perché la conoscenza non
avviene senza di te.
Quindi richiede la tua dedizione.
Ecco per cui la necessità del Cristo: "Nessuno viene
al Padre se non per mezzo di Me".
Ma viene al Padre.
Debbo dedicarmi a Colui di cui Cristo mi parla.
Cristo mi parla del Padre, quindi mi devo dedicare al
Padre, il che vuol dire che devo smetterla con ogni altra cosa: "Va, vendi
tutto quello che hai".
Noi siamo terribilmente deboli verso l'azione dei ladri,
per cui i ladri operano su di noi, unicamente perché noi oltre all'interesse
per Dio, abbiamo l'interesse per tante altre cose.
Una delle prime cose che Dio dice è di smobilitare perché
tu hai troppo: "Va vendi tutto quello che hai", quello è ciò che ti
espone all'azione dei ladri.
Uno è debole perché ha tante cose, tanti interessi, tanti
amori.
Tutto m'interessa, m'interessa anche Dio, ma....
La prima parola del Cristo è questa: "Smobilita,
perché una cosa sola è necessaria".
Questo te lo dice unicamente per fortificarti in modo che
tu abbia a essere forte verso l'azione dei ladri.
Il primo grande errore che noi facciamo è credere che il
vivere sia un accumulare attorno al nostro io.
Vivere vuol dire unificare tutto ma unificare nello
spirito vuol dire capire.
Nel pensiero del nostro io, unificare vuol dire
accumulare il più che sia possibile attorno al nostro io.
"Io più posseggo mondo e più vivo" e non sto
attento a Dio che mi dice: "Scemo" e me lo dice grosso.
"Scemo, tu stai accumulando e stanotte tu
muori", noi facciamo consistere la vita nel: "Più ho è più
vivo", ecco l'errore.
Per cui il Signore ti dice: "Smobilita, la vita non
ti viene dalle cose che hai".
È logico, però nel pensiero del mio io, io ritengo che la
vita mi viene da ciò che posseggo.
E non mi accorgo che tutto quello che ho, mi rende debole
e mi espone all'azione dei ladri.
Per cui a un certo momento perdo il contatto con Dio ed
esperimento la perdita di Dio, il silenzio di Dio, Dio è lontano eccetera.
L.: Lui è sempre presente in me....
Lui è presente sempre e ovunque, anche nell'inferno.
Lui è sempre presente, Lui non è uno che va e che viene,
siamo noi che andiamo e veniamo.
Noi possiamo anche bestemmiarlo da mattina a sera ma Lui
resta sempre con noi.
Non è uno che si muove.
Siamo noi che ci muoviamo, Lui no.
Lui non è soggetto, non è condizionato né da tempo, né da
spazio.
M.: Una volta arrivati a Dio non c'è più la
minaccia di nessun ladro.
Certo, il ladro c'è in quanto noi siamo lontani da Lui,
più noi siamo lontani da Lui e più noi subiamo l'azione dei ladri.
Tutto ci porta via è logico.
Siccome i ladri operano in quanto noi siamo lontani da
Dio, una delle prime lezioni che noi riceviamo dai ladri è questa:"Fai in
fretta ad avvicinarti a Dio", perché più tu ti avvicini a Dio e meno i
ladri possono operare.
Ci vuole questa fretta.
Più c'è fretta e meno i ladri possono operare, abbiamo
visto la formula domenica scorsa.
Più noi andiamo adagio verso Dio e più i ladri operano su
di noi.
La velocità massima è data dal pensiero.
Là dove tu dedichi il pensiero a Dio, lì i ladri non
possono operare niente.
Se tu vai a Dio con preghiere verbali o altro vai
lentamente perché il tuo pensiero magari è altrove e allora lì subisci l'azione
dei ladri.
N.: Adamo dopo il peccato pensa Dio, non è
in grado di arrivarci, però pensa Dio, è attratto ed è in questa situazione che
Cristo interviene, se non fosse attratto da Dio, non avrebbe possibilità.
Nell'attrazione Cristo arriva, comprende e
t’indica la strada....
No, ti dice qualcosa in più.
Ti fa capire che quell'esperienza negativa che tu stai
facendo è una testimonianza della presenza di Dio, perché la salvezza e la vita
stanno nella presenza.
N.: Ci stavo arrivando....Insomma l'uomo
che è aperto all'attrazione per Dio, con Cristo arriva a scoprire la positività
di tutte le cose negative che gli arrivano.
E questa è una cosa che avviene con l'uomo,
l'uomo però non ha ancora messo tutta la sua dedizione.
Con l'uomo nel senso che Dio tiene presente la situazione
in cui l'uomo si trova.
N.: Arriva come una mano tesa.
Un’opera di misericordia di Dio.
A questo punto l'uomo deve iniziare il suo
cammino con Cristo che deve portarlo al superamento totale di tutte le creature
e del proprio io, a quel punto lì, lui può avvertire la terza convocazione che
è lo Spirito di Dio che arriva mandato da Padre.
La prima volta ti arriva per opera magica, miracolo, la
creazione è un miracolo, tu non sai come avvenga, è Dio che si annuncia a te
indipendentemente da te, per cui ti sorprende.
L'altra invece non ti sorprende mica, perché l'altra
viene da Dio.
Per cui richiede da te la consapevolezza.
N.: L'opera dello Spirito Santo non avviene
se noi non abbiamo superato totalmente ogni cosa compreso il nostro io.
Compreso Cristo.
P.: Noi subiamo l'azione dei ladri perché i
ladri ci portano via tutte le presenze.
Se la vita sta nella presenza, chi ti toglie la presenza
ti toglie la vita.
Noi esperimentiamo che durante la nostra vita, noi
assistiamo a una perdita continua di presenze.
P.: Per cui se ci è data la possibilità di
trovare una presenza che non è più soggetta al tempo, lì noi troviamo la vita.
Certo, trovi la vita eterna.
Però la vita eterna per essere trovata, presuppone l'aver
trovato la presenza eterna.
La vita è una conseguenza della presenza.
Quindi presuppone l'aver trovato la presenza eterna.
Fintanto che tu non trovi la presenza eterna, anche se tu
piangi tutte le tue lacrime, tu non trovi la vita eterna.
P.: Quest’opera che Dio fa in noi
attraverso le tre convocazioni è un darci le chiavi in mano.
Perché mi dà la presenza.
Mi dà la presenza, mi sacrifica la vita, quindi mi dà le
chiavi della vita.
Le chiavi del regno.
P.: Non è solo da intendere per Pietro ma
per tutti.
Ma quello è segno, chi ti dà la presenza ti dà le chiavi
della vita, stai pur tranquilla.
P.: Deve essere una cosa progressiva
venendo noi dal niente. La prima presenza è quella di Dio Creatore che
s'impone....
La impone, però a poco per volta sta già lavorando con
Adamo per portarlo a dialogare con Lui, addirittura poi dopo gli chiede il
superamento del suo io ed è lì che abbiamo il crollo, per cui c'è poi il
passaggio attraverso Cristo.
P.: Solo sapere che Dio è il Creatore, non
ci rende ancora partecipi di questa presenza.
E poi Cristo che venendo ci comprende in
questa nostra devastazione in cui siamo ridotti e ci fa scoprire che in questa
stessa devastazione c'è la sua presenza.
C'è il dito di Dio.
Infatti Lui dice: "Io sono venuto con il dito di Dio
a scacciare i demoni".
Quel dito di Dio è proprio la presenza di Dio e Lui ti fa
capire che in quello che tu stai esperimentando di negativo, c'è il dito di
Dio, c'è cioè la presenza di Dio.
P.: E dimostrandomi questo già mi dà le
chiavi in mano, perché mi dà la possibilità di...
Chi ti dà una presenza ti dà una chiave che ti dà la
possibilità di riferire tutto all'eterno, di agganciarti.
La nostra vita è un agganciamento.
P.: Però non è ancora quella presenza
definitiva.
Quella presenza definitiva viene solo da Dio.
P.: Quindi devo aver sottomesso tutto a questa
presenza...
Al Figlio e il Figlio ti consegna al Padre, affinché dal
Padre tu possa ricevere la presenza eterna.
P.: Il Figlio mi dà la possibilità di
guardare al Padre e dal Padre...
Perché la presenza ti viene solo dal Padre.
Q.: Bisogna avere una intelligenza
trasparente.
La nostra intelligenza è Dio, più ci allontaniamo da Dio
e più diventiamo stolti, anche se ci crediamo intelligentissimi nel mondo.
R.: Solo Cristo può portarci a costatare
che l'assenza di Dio è una Parola di Dio.
Sì, siccome Lui contempla tutto nel Padre, quindi nella
presenza, Lui ti può dimostrare questo, gli altri no.
Da soli, l'assenza per noi è morte e non c'è nessuno che
mi possa liberare da questo.
Io mi posso consolare ma solo Lui mi può dimostrare che
l'assenza è una testimonianza di presenza.
Cioè è una testimonianza che Dio mi sta pensando.
S.: Dio opera per portare l'uomo a
dialogare con Lui, però Adamo già dialogava con Dio.
Dio opera tutte le cose non perché noi abbiamo a
dialogare con Lui ma perché noi abbiamo a capire Lui.
Dio chiede a noi questo, non c'è maggior offesa che non
cercare di capire quando uno ti sta parlando.
Dio opera perché noi lo capiamo.
T.: Le chiavi non bastano, devo metterle
nella porta....
"Ha dato a quanti lo ascoltano la possibilità di
diventare figli di Dio", ha dato la possibilità.
Possibilità non vuol dire che te lo impone.
Il che vuol dire che tu puoi anche ricevere le chiavi e
non aprire.
Ha dato la possibilità.
Dio comprendendoti in quello che tu stai esperimentando
di assenza di Dio, ti dà la possibilità di diventare figlia di Dio.
La presenza è vita.
Lui mi convince, mi convince, mi convince in un modo che
io non posso far altro che dire:"È così", non posso fare a meno di
dirlo.
Il ladro non viene
se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la
vita e l'abbiano in abbondanza.
Gv 10 Vs 10 Terzo tema.
Titolo: La
fonte infinita.
Argomenti: La
passione d'Assoluto dell'uomo. La
funzione di ciò che non è Assoluto (creature e creazione).
Le tre
convocazioni di Dio: Dio
Creatore*Cristo*Spirito
Santo. Presenza imposta e presenza proposta.
La
verità si trova solo conoscendola. Conoscenza
di Dio e dedizione della creatura. L'abbondanza. Desiderio
e Assoluto. Conoscere le creature.
1-2/Luglio/1990 casa di preghiera
Fossano.
Abbiamo già visto i primi
due argomenti di questo versetto.
Adesso ci rimane l'ultima
dichiarazione di Gesù: "Vita abbondante".
Dopo aver dichiarato di
essere venuto perché abbiano la vita aggiunge: "E vita abbondante".
Dobbiamo capire che cosa la
Parola di Dio, Gesù, vuole annunciarci, dichiarando che Egli è venuto a portare
non solo la vita ma l'abbondanza della vita.
Cosa vuol dire questa
"abbondanza di vita"?
Abbiamo visto che la vita
viene essenzialmente da una presenza.
L'uomo vive in quanto ha
una presenza.
Il che vuol dire che
l'assenza è morte, è esperienza di morte.
Non solo l'uomo vive in
quanto ha una presenza, per cui la sua vita deriva dalla presenza, ma l'uomo ha
bisogno di una presenza Assoluta.
L'uomo è fatto per
l'Assoluto ed ha bisogno di una presenza Assoluta.
Là dove c'è una presenza
precaria, l'uomo è triste.
Là dove l'uomo vive per
delle cose che sono soggette a mutamento, a perdita, che oggi ci sono e domani
non più, l'uomo non è in pace.
Questa sua tristezza e
questa sua ansia per vivere per delle cose precarie e che sono soggette a
mutamento denuncia la passione d'Assoluto che l'uomo
porta in sé.
L'uomo è essenzialmente una
passione d'Assoluto.
Passione vuol dire che
subisce l'effetto.
Passione viene da
"patire".
E quindi vuol dire che
subisce l'effetto di una causa e se Lui porta in sé la passione d'Assoluto, è
segno che subisce una causa Assoluta.
L'uomo è effetto della
presenza di una causa assoluta.
Assoluta vuol dire che non dipende
da niente, cioè che trascende tutto, che non è soggetta a spazio, tempo
mutamenti, che esiste indipendentemente da tutto e da tutti.
Dio non ha bisogno del
mondo per esistere, né ha bisogno dell'uomo.
Tanto meno meno Dio ha
bisogno delle parole degli uomini.
Dio esiste
indipendentemente dall'uomo,dalle parole e dalla fede degli uomini.
Dio esiste
indipendentemente dal mondo, fintanto che noi conosciamo Dio in relazione
alla creazione, noi non conosciamo mica Dio.
Fintanto che noi conosciamo
una cosa soltanto per i suoi effetti, noi la cosa non la conosciamo.
Se Dio esiste
indipendentemente da tutto, soltanto conoscendolo indipendentemente da tutto
noi lo conosciamo veramente, altrimenti la nostra conoscenza di Dio è sempre
una conoscenza relativa.
L'uomo porta dentro di sé
questa passione, questo bisogno di Assoluto, fame di Assoluto ed è questo
bisogno di Assoluto che lo rende insoddisfatto di tutte quelle presenze che lo
fanno vivere ma che non sono assolute.
In un primo tempo l'uomo
vive per cercare di rendere assolute quelle presenze che non sono assolute ed è
lo sforzo di tutta l'umanità.
È una beata illusione, però
la maggior parte dell'umanità, se non tutta, vive in questa illusione e quindi
muore delusa.
Perché se c'è una cosa
assurda, è proprio quella di cercare di rendere Assoluto ciò che Assoluto non
è.
Siccome l'uomo subisce
questa passione d'Assoluto, tutto ciò che egli ama, tutto ciò per cui vive,
tutto ciò che lui desidera, vuole che resti stabile, Assoluto e tutto il suo
sforzo, il suo lavorare, le sue fatiche, le fa unicamente per cercare di
rendere eterno, stabile l'altro.
Anche tutte le lotte e
anche tutte le lotte all'interno della coppia avvengono per questo desiderio di
rendere stabile e immutabile, fedele l'altro.
È una fatica inutile che
l'uomo, a causa della passione d'Assoluto che porta con sé si sobbarca.
Tutte le fatiche e gli
sforzi dell'uomo in questo senso sono destinati al fallimento.
Il problema della vita non
è rendere Assoluto quello che Assoluto non è.
Il problema della vita è
cercare di capire perché tutto quello che abbiamo presente non è Assoluto.
Dio ci ha creati con questa
passione d'Assoluto che caratterizza l'uomo e poi ci mette in un mondo che non
è Assoluto.
L'uomo è continuamente a
contatto con creature che sono soggette al tempo, al mutamento, quindi non
assolute, creature relative.
Se Dio che ha posto
nell'uomo questa passione d'Assoluto, pone l'uomo di fronte a tutte cose che
non sono assolute, un significato ci deve essere.
Dio ha posto l'uomo in un
giardino, in una creazione, in un mondo che non è Assoluto, non perché l'uomo
si affatichi per renderli assoluti ma perché capisca che cosa significa questo
mondo che non è Assoluto.
In sostanza l'uomo non è
stato creato per lavorare, trasformare (il lavoro dell'uomo è sempre una
trasformazione) in Assoluto ciò che Assoluto non è.
Ma è stato creato per
imparare a leggere, per imparare a capire che cosa gli dicono dell'Assoluto
tutte le creature che non sono assolute.
Perché tutte le creature
sono un messaggio per l'uomo.
Creature vuol dire
creazione di Dio.
Le cose non si sono fatte
da sole, non le abbiamo fatte noi, quindi sono tutte un messaggio del Creatore
per noi.
Parole di Dio per noi.
E quando ci troviamo di fronte
a delle parole il problema non è trasformare quelle parole come vogliamo noi:
"Ma a me quella parola non piace, la trasformo in un altra!"
Noi non siamo autorizzati a
cambiare i messaggi, noi dobbiamo cercare di capire i messaggi.
Se noi ci troviamo di
fronte a dei messaggi, cioè delle parole, il nostro compito è capirle.
Non dobbiamo trasformare o
cercare di trasformare le parole secondo i nostri desideri perché certamente
andiamo incontro al fallimento.
C'è già uno che parla, noi dobbiamo
ascoltare.
Il problema di chi ascolta
è quello di intendere ciò che gli viene detto.
Questa è la grande
responsabilità dell'uomo.
L'uomo è fatto spettatore
dell'opera di Dio, della creazione di Dio.
E in quanto è spettatore
l'uomo ha il compito, il dovere, l'impegno di capire lo spettacolo, di capire
il messaggio che Dio gli vuole comunicare.
E anima di tutto questo
messaggio è fare capire all'uomo che cosa è l'Assoluto.
Quindi non è quello di
sollecitare l'uomo a trasformare in Assoluto quello che Assoluto non è e che
non potrà mai essere Assoluto.
Ma è quello di capire che
cosa è l'Assoluto.
Tutta la creazione che non
è assoluta, tutte le creature che sono soggette al tempo, non sono date a noi
perché noi con uno sforzo inumano le abbiamo a cercare di trasformare in
Assoluto, ma ci sono date perché noi abbiamo a capire che esse ci annunciano
che non sono loro l'Assoluto.
E se non sono Assoluto noi
non dobbiamo pretendere che esse siano Assoluto.
Tutte le creature a una
voce dicono: "Noi non siamo Dio, noi non siamo eterne, noi non siamo
l'infinito, noi non siamo l'Assoluto".
Dicendoti questo ti dicono
anche a una voce: "Alza gli occhi, un Altro ci ha fatti, l'Assoluto è un
Altro, noi te lo annunciamo con la nostra povertà, con il nostro nascere e il
nostro morire, con il nostro mutare, con il nostro deluderti in continuazione,
noi te lo annunciamo però non te lo possiamo dare".
Ecco, tutte le creature ci
annunciano l'Assoluto, quindi non ci deludono, ci deludono se noi pretendiamo
che loro siano assolute.
Nessuna creatura può essere
Dio e ce lo dicono chiaramente, non fosse altro che con il loro morire.
Quindi le creature di per
sé non ci deludono, noi restiamo delusi se pretendiamo che loro siano assolute.
Ma se noi invece impariamo
a leggere il messaggio che esse ci annunciano e quindi se noi cerchiamo di
capire che cosa è l'Assoluto, noi ci accorgiamo che tutte le creature non ci
deludono mica, anzi ci aiutano meravigliosamente a cercare l'Assoluto, a
cercare Dio.
Qui noi siamo nell'armonia,
noi ci accorgiamo che la vita non è delusione, la vita non ci inganna, se noi
impariamo a leggere bene.
Tutte le vicende e tutte le
creature ci aiutano a camminare verso Dio.
Noi abbiamo visto che Dio
dandoci la vita attraverso la presenza, Dio ci fa maturare attraverso.....
Abbiamo visto che la Sua
venuta non è un Suo venire.
Dio non viene.
Dio viene eppure non viene.
Dio non si sposta.
Dio è.
Noi ci spostiamo, le
creature si spostano, Dio non si sposta, l'infinito non si sposta.
Essendo trascendente Dio non
è condizionato da niente e da nessuno, tantomeno è condizionato dallo spazio e
dal tempo.
Se non è condizionato dallo
spazio e dal tempo Dio non va da un luogo all'altro, Dio è Colui che è
presente.
Abbiamo visto che Dio è
presente e quindi siamo noi che dobbiamo venire a questa presenza.
Quindi siamo noi che
dobbiamo cambiare luogo.
Siamo noi che siamo
soggetti a mutamento, perché siamo soggetti a convocazione da parte di Dio.
Abbiamo visto che
essenzialmente nella nostra vita tre sono le grandi convocazioni di Dio per
portarci a trovare quella presenza che risponde al nostro bisogno di Assoluto.
Abbiamo visto che tutte le
presenze create non corrispondono a questo nostro bisogno d'Assoluto, c'è un
dislivello.
Le creature, mutano, sono
soggette al tempo, non sono assolute, noi invece abbiamo bisogno d'Assoluto e
tutta la nostra tristezza deriva dal non trovare l'acqua che disseta la nostra
sete d'Assoluto.
La nostra passione, il
nostro desiderio d'Assoluto non trova corrispondenza in tutto ciò che ha
presente.
Ma Dio ci fa maturare
attraverso tre grandi presenze che sono tre grandi convocazioni.
La prima grande
convocazione è quella di Adamo al Dio Creatore.
Adamo è rivelazione di
ognuno di noi.
Lui ci convoca in quanto ci
conduce a pensarlo.
Nel campo dello spirito si
è convocati in quanto si è condotti a pensare a-.
È nel pensiero che si trova
la presenza.
Dio attraverso tutto il suo
operare, il suo creare e tutte le vicende della nostra vita, Lui convoca il
nostro pensiero a pensare Lui, Creatore di tutte le cose.
Perché non siamo noi a
creare le cose e le cose non si sono fatte da sole.
È la grande convocazione,
la prima.
Convocazione in cui ogni
uomo fallisce.
È vero che Dio Creatore
convoca tutti gli uomini alla sua presenza ma è altrettanto vero che tutti gli
uomini falliscono e Adamo è rivelatore di questo fallimento dell'uomo.
L'uomo non può ignorare Dio
Creatore poiché non c'è nessun uomo che possa dire d'aver fatto il sole o un
filo d'erba.
L'uomo non può ignorare Dio
Creatore, però allo stesso tempo tradisce ciò che non può ignorare.
E lo tradisce perché non lo
mette al suo posto.
È il peccato di Adamo che a
un certo momento preferisce la creatura al Creatore.
È il peccato di ogni uomo
che pur non potendo ignorare Dio, preferisce la creatura al Creatore.
E perché preferisce la
creatura al Creatore?
Perché la creatura la
sente, la creatura si fa sentire.
La creatura la vede, la
tocca, la esperimenta.
Dio è Colui che non si
vede, non si tocca, non si esperimenta.
A Dio si arriva soltanto
intendendo.
Con l'intelligenza.
L'uomo preferisce ciò che
esperimenta rispetto a ciò che può capire.
Preferisce il sentimento
all'intelletto.
Questo è il primo peccato,
la prima colpa.
La prima conseguenza di
questo peccato è che l'uomo esperimenta che non c'è Assoluto attorno a lui.
Lo esperimenta perché ha
preferito la creatura al Creatore.
Adesso siccome lui porta la
passione d'Assoluto, adesso lui cerca l'Assoluto in quello che lui ha preferito
e qui incomincia a esperimentare l'assenza.
Cioè incomincia a
esperimentare l'assenza dell'Assoluto, l'assenza di Dio.
Abbiamo detto che l'assenza
è morte.
Quindi l'uomo incomincia a
esperimentare la morte.
Dio all'inizio non creò la
morte.
La morte venne in
conseguenza del peccato dell'uomo.
Il peccato dell'uomo sta
nel preferire la creatura al Creatore.
Chi è Cristo?
Cristo è Colui che fa
capire all'uomo la presenza dell'Assoluto, di Dio nell'assenza di Dio e
dell'Assoluto.
Cristo è questo.
Cristo è Colui che dimostra
e Lui solo lo può dimostrare, che quell'assenza che noi esperimentiamo di Dio
(esperienza di morte) è testimonianza della presenza di Dio.
Perché noi non
esperimenteremmo certamente l'assenza di una cosa se quella cosa non l'avessimo
presente nella mente.
Una cosa che noi non
abbiamo presente in qualche modo in noi non la possiamo notare assente fuori di
noi.
Dio ce lo dimostra ed
abbiamo qui l'opera del Cristo.
In Cristo abbiamo la
presenza di Dio con il peccato dell'uomo.
Cristo infatti è venuto ed
ha preso su di Sé il peccato dell'uomo e quindi ci fa vedere la presenza di Dio
in quello che noi esperimentiamo di assente.
Abbiamo Dio che comprende
l'uomo.
E questo abbiamo detto che
è Dio che mette in noi la chiave della vita.
Perché?
Perché ci riporta alla presenza
di Dio non soltanto nella testimonianza delle creature: tutte le creature ci
annunciano Dio Creatore.
Ma ci porta la
testimonianza della presenza di Dio anche nel negativo.
Anche nell'esperienza
dell'assenza di Dio.
Se Cristo assorbe in Sé,
quindi assorbe nella presenza di Dio, quindi ci convoca alla presenza di Dio
sia attraverso la testimonianza della creazione, sia attraverso le cose
negative: l'assenza di Dio, se Cristo assorbe nella presenza di Dio l'assenza,
la presenza stessa di Dio qui assorbe tutto, qui assorbe tutto!
Assorbe la gloria che tutta
la creazione rende a Dio ma assorbe anche tutto il peccato dell'uomo, assorbe
tutta la negatività dell'uomo.
Ma se assorbe il positivo e
il peccato, la colpa dell'uomo, assorbe tutto.
Qui a questo punto Dio ci
dona la chiave della vita perché rivela, dà la presenza di Dio all'uomo
comunque l'uomo sia.
Sia che l'uomo sia giusto e
abbia messo Dio al di sopra di tutto e sia che l'uomo non sia giusto e abbia
messo la creatura al di sopra di tutto e faccia esperienza dell'assenza di Dio
e si carichi di dubbi.
In un campo e nell'altro,
attraverso uno e l'altro, Dio trae testimonianza della presenza di Sé.
Mettere la presenza di Dio
all'uomo, sia quando l'uomo glorifica Dio, sia quando l'uomo lo nega e lo rifiuta,
questo è dare la vita all'uomo.
Questo è dare la chiave
della vita all'uomo, in un modo o nell'altro.
Questa è la seconda
convocazione che Dio opera nell'uomo per portarlo alla sua presenza e quindi
per dargli la possibilità della vita, perché abbiamo detto che la vita viene
dalla presenza.
Ma tre sono le grandi
convocazioni di Dio.
La terza è quella alla
quale Dio conduce l'uomo portandolo a trovare quella presenza che viene solo da
Dio.
Questa è la vera presenza
che viene solo da Dio.
Le altre presenze arrivano
a noi, s'impongono in qualche modo a noi: Dio Creatore s'impone a noi, la
dimostrazione di Cristo della presenza di Dio nell'assenza di Dio s'impone a
noi.
Noi possiamo non curarcene,
trascurare sia Dio Creatore sia Cristo che infatti è stato mandato a morte,
però in un modo o nell'altro sono presenze che arrivano all'uomo senza l'uomo,
indipendentemente dall'uomo.
E cosa significa una
presenza che arriva all'uomo senza l'uomo?
Vuol dire che l'uomo
costata la presenza, non può non conoscerla.
Io non posso non costatare
un filo d'erba, le stelle, il sole e l'universo.
Non posso non costatare che
c'è una terra e che ci sono delle creature.
S'impongono, però proprio
perché s'impongono io non le conosco.
Non so chi siano e non so
cosa siano.
Così anche quella presenza
di Dio nell'assenza di Dio è ancora una presenza che s'impone, io la costato,
perché Dio me la fa costatare, Cristo me la fa costatare.
Soltanto Colui che
contempla la presenza di Dio in tutto, anche nel peccato dell'uomo, anche
nell'assenza di Dio, quello me la dimostra.
La creatura no, la creatura
quando esperimenta l'assenza di Dio esperimenta l'assenza di Dio e basta.
E senza il Figlio di Dio
lei resta nella bagna dell'assenza di Dio e muore nell'assenza di Dio.
Ma il Figlio di Dio che ci
conduce a costatare che nell'assenza di Dio c'è la presenza di Dio tu non puoi
ignorarlo, lo costati, è vero.
Non puoi dire che non è
vero.
Sono due convocazioni che
arrivano a noi senza di noi, di conseguenza le costatiamo, non possiamo
ignorarle, però non le conosciamo, non possiamo sapere.
E invece la vera presenza
di Dio è questa, la terza, quella in cui possiamo sapere che cosa è.
Quando una cosa s'impone
noi la costatiamo ma non possiamo conoscerla.
Tutte le creature noi le
incontriamo, le costatiamo, però le ignoriamo.
Tant'è vero che dopo aver
vissuto con una creatura per 30 o 50 anni non la conosciamo ancora.
Quindi con tutte le cose
che s'impongono, noi facciamo questa esperienza: troviamo la loro presenza ma
ignoriamo cosa siano.
Invece quella terza
convocazione a cui Dio ci convoca e per la quale ci ha creati c'è una presenza
che non s'impone perché non vuole metterci nell'ignoranza ma vuole essere
conosciuta.
Una presenza che noi
troviamo solo conoscendola: la terza convocazione è questa.
È cioè una presenza che non
viene data a noi senza di noi.
Cosa vuol dire una presenza
che non viene data a noi senza di noi?
Vuol dire che quella
presenza lì non la possiamo trovare e non la troviamo se non conoscendola.
La vera grande presenza di
Dio si trova soltanto conoscendo Dio.
Dio è verità e la verità
non si trova né attraverso i sensi, né nel mondo esteriore, quindi la verità
non s'impone come le cose che si vedono, si toccano e
si esperimentano.
La verità non si
esperimenta, non è soggetta a esperimento.
La scienza non potrà mai
trovare la verità perché la verità non si assoggetta a esperimento e non può
assoggettarsi a esperimento.
Semplicemente perché la
verità si trova solo conoscendola.
Quindi non si trova
attraverso i sensi, si trova solo con l'intelletto.
La presenza di Dio che è
verità si trova solo conoscendola.
Ora, questa conoscenza non
arriva a noi senza di noi, senza cioè la nostra dedizione a Colui che solo si
fa conoscere.
Tutto ciò che non è Dio
(compresi gli angeli) ci annuncia Dio ma non ci fa conoscere Dio.
Perché?
Perché solo Dio può far
conoscere Se Stesso.
Solo Dio può far conoscere
Se Stesso.
Il che vuol dire che
soltanto se noi abbiamo la possibilità di guardare Dio, di pensare Dio,
soltanto nel Pensiero di Dio e da Dio, noi possiamo conoscere Dio e conoscendo
Dio che noi troviamo Dio.
Soltanto conoscendo Dio noi
troviamo la presenza di Dio.
La presenza di Dio è una
conseguenza della conoscenza di Dio.
Ma la conoscenza di Dio non
può arrivare a noi senza di noi.
Perché richiede da noi il
superamento di tutto ciò che non è Dio, per pensare solo Dio, perché soltanto Dio
è rivelatore di Sé.
Solo Dio fa conoscere Se
Stesso.
E allora ecco questa grande
opera di Dio, attraverso tutta la creazione, tutto l'universo, tutta la nostra
vita, l'opera di Dio che conduce noi dalle presenze che s'impongono a noi senza
di noi, fino a condurci a quella presenza che non si rivela a noi senza di noi.
Questi sono i limiti
estremi.
L'uomo è creato con delle
presenze che s'impongono (creature) e attraverso queste presenze e l'opera del
Cristo, a poco per volta Dio prepara l'uomo a quella maturità di pensiero per
cui l'uomo capisce, si rende conto, che solo se si raccoglie nel Pensiero di
Dio e quindi esclude tutto ciò che non è Dio, può arrivare a quella presenza
che adesso sì è una presenza che corrisponde alla sua passione d'Assoluto.
Questa diventa la presenza
eterna.
Eterno è soltanto Colui che
l'uomo conosce come Assoluto, come Dio.
Qui il problema era
dell'abbondanza e adesso ci arriviamo.
Quando si parla di
abbondanza.....
L'abbondanza è un termine
relativo evidentemente.
Relativo cosa vuol dire?
Vuol dire che dipende da
qualcos'altro.
Il termine abbondante, è
sempre relativo alla capacità, al desiderio o alla fame di uno.
Un cibo può essere
abbondante o scarso a seconda dell'appetito e della fame di ognuno.
L'abbondanza o la scarsità
è sempre relativa.
Così anche una cosa può
essere abbondante o scarsa in relazione alla capacità che uno ha.
Se uno ha capacità dieci,
evidentemente il due e il tre sono scarsi rispetto al dieci ma il venti è
abbondante.
Quindi il concetto di abbondanza
è relativo e se è relativo dobbiamo capire a cosa è relativo.
Relativo al desiderio
dell'uomo.
L'uomo è essenzialmente
desiderio d'Assoluto, passione d'Assoluto.
E questo è pacifico.
Tutti gli uomini sono
tribolati, terribilmente tribolati, vanno all'inferno ma perché hanno questa
passione d'Assoluto.
Anzi, dico di più: tutti
gli uomini riducono la loro vita qui in terra già a un inferno.
Perché hanno questa
passione d'Assoluto che non possono togliersi di dosso.
Passione d'Assoluto che
viene dalla presenza di Dio che essi portano in sé senza saperlo.
Loro non sanno che portano
Dio in sé, però sanno la passione d'Assoluto che portano.
Tanto che loro (come
dei novelli Re Mida) tendono a trasformare in oro tutto quello che toccano, cioè
vogliono che tutto ciò che toccano o desiderano sia Assoluto.
E fanno delle fatiche
enormi, per questo dico che trasformano la loro vita in un inferno.
L'uomo è essenzialmente
questa passione d'Assoluto.
Adesso confrontiamo
l'abbondanza con questo termine fisso.
Il termine fisso che misura
l'abbondanza è il desiderio, è la fame che uno ha.
L'uomo è fame di Assoluto e
questo è un dato fisso per ogni uomo.
Adesso vediamo quello che
corrisponde a questo.
Se c'è la fame di Assoluto,
tutto ciò che è inferiore all'Assoluto (creature e creazione) è scarso rispetto
a questa fame.
Non c'è abbondanza.
L'uomo nel mondo fa
esperienza della scarsità di cibo rispetto alla sua fame.
L'uomo ha fame Assoluto e
non trova l'Assoluto attorno a sé in niente.
Diciamo che c'è scarsità di
cibo.
Infatti Gesù dice:
"Dove troveremo del pane per soddisfare tutta questa fame?", ma Lui
intendeva fame e pane su ben altri livelli da quelli materiali.
Tutto l'universo e i
miliardi di creature non sono sufficienti per sfamare la fame d'Assoluto
dell'uomo.
Qui siamo con vita scarsa.
Per questo l'uomo patisce
la tristezza.
Colui che ha fame e trova
soltanto cibo scarso rispetto alla sua fame è triste perché non riesce a
soddisfare la sua fame.
Questa è la tristezza che
caratterizza tutti gli uomini, anche quando giocano a football.
Tutti gli uomini sono
caratterizzati da questa profonda tristezza: scarsità di vita, scarsità di
cibo.
È per questo che corrono
per tutto il mondo o si immergono nella folla degli stadi.
Appunto perché stanno morendo
dentro, non trovano un cibo per la loro fame d'Assoluto.
È proprio in questa
situazione di scarsità di cibo che Gesù parla di abbondanza di vita.
La scarsità di cibo l'uomo
la nota, perché l'uomo vorrebbe che il mondo fosse secondo i suoi desideri: l'uomo
ha la passione d'Assoluto e vorrebbe che le creature fossero assolute.
Qui l'uomo certamente si
condanna al fallimento.
Abbiamo visto che Dio
porta, attraverso tappe a questa maturità, a farci scoprire che l'Assoluto non
deve essere cercato, impegnandoci a realizzare i nostri desideri.
L'Assoluto deve essere
conosciuto in modo che i nostri desideri siano espressione di quell'Assoluto.
Fintanto che vogliamo che
le cose siano secondo i nostri desideri, certamente noi andiamo fra le braccia
del fallimento: il cibo è scarso.
Soltanto quando il nostro
desiderio nascerà dall'Assoluto, da ciò che è Assoluto, il nostro desiderio
troverà la sua soddisfazione.
Quindi non si tratta di trasformare
quello che non è Assoluto in Assoluto come vorrebbe il nostro desiderio.
Ma si tratta di far nascere
il nostro desiderio dall'Assoluto.
Si tratta di arrivare a
individuare che cosa è l'Assoluto.
Cristo ci conduce qui, ci
conduce a conoscere Dio, in modo che adesso il nostro desiderio nasca da questa
conoscenza, nasca da questa realtà.
Allora noi qui abbiamo il
desiderio che corrisponde alla realtà.
Qui è Dio Stesso, la
realtà, che fa noi desiderio di Sé.
Dio stesso forma in noi il
desiderio di conoscerlo.
Il desiderio di conoscere
Dio nasce da Dio e quando il desiderio che portiamo in noi nasce dall'Assoluto,
qui noi abbiamo la coincidenza del desiderio con l'Assoluto.
Cioè, il desiderio che è in
noi coincide con la realtà che corrisponde al desiderio.
Prima il desiderio nostro
non coincideva con la realtà.
E quindi c'era questa
grande tristezza, questa grande insoddisfazione.
Conoscendo Dio, da Dio
nasce il desiderio di conoscere Dio.
Dio è un infinito e Dio
Stesso, più lo conosciamo e più ci invita a conoscerlo.
Qui abbiamo l'abbondanza,
l'abbondanza dove il cibo sovrasta la nostra fame.
La realtà di Dio si
manifesta su di noi al di là di tutto quello che noi possiamo desiderare o
sognare.
La verità di Dio è più
grande di tutti i nostri sogni.
Qui abbiamo cibo
abbondante.
Qui abbiamo la vita
abbondante che ci promette Gesù, alla quale però non si giunge senza di noi,
poiché Dio si trova solo per mezzo di Dio e per trovare Dio dobbiamo quindi
accantonare tutto ciò che non è Dio per elevare la nostra mente, il nostro
pensiero a Dio e guardare ogni cosa da Dio, perché qui c'è la grande novità.
Soltanto guardando da Dio
noi scopriamo che il nostro desiderio nasce da Dio.
Noi scopriamo che tutto,
guardato da Dio diventa novità.
Una novità crescente all'infinito.
"Coloro che credono in
Me, avranno in loro stessi una fonte di acqua viva crescente
all'infinito in vita eterna".
Una sorgente di novità
infinita, messa lì a nostra disposizione.
A questo punto qui troviamo
l'abbondanza della vita.
A.: Dobbiamo
capire innanzitutto che cosa è la vita e da cosa viene la vita.
La vita viene
da una presenza, aggiungerei ancora una simbiosi, perché la presenza potrebbe
essere anche un dato esterno, potremmo concepirlo come un dato esterno.
Luigi: È un dato esterno, la
prima convocazione è esterna, s'impone.
A.: Ma la
presenza che ci dà vita, non può essere solo un elemento esterno.
Perché ci
lascerebbe nelle nostre esigenze senza portarci nel principio della vita.
Ora l'uomo
deve tener conto che la vita è essenzialmente una esigenza d'Assoluto.
Quindi la
presenza che dà a lui la vita e che lo può salvare, gli può risolvere queste
esigenze, non può che essere una presenza assoluta.
Se l'uomo non
riesce a trovare la presenza assoluta è costretto a cercare di trasformare in
Assoluto le presenze relative e qui c'è il fallimento della vita, ed è un
fallimento che noi costatiamo spesso.
Il problema è
capire perché l'uomo che è passione d'Assoluto è messo con delle realtà che
sono relative.
A me pare che
la risposta che ci danno queste realtà relative è di andare a cercare la causa,
il principio.
Anche queste presenze
esteriori, relative, sono per la nostra vita, in quanto ci sollecitano.
Sono presenze che
contribuiscono alla nostra vita.
L'errore non sta nelle cose
esteriori, l'errore sta in noi che vogliamo farle assolute.
A.: Soltanto
nel superamento della relatività di queste cose l'uomo può trovare la vita
nella presenza dell'Assoluto, l'uomo deve mettersi sulla strada e camminare....
...Soltanto quando l'uomo trova
il principio del suo stesso desiderio, della sua passione, lui trova
sovrabbondanza di vita.
A.: L'uomo
questo non lo trova certo da solo, neppure con le delusioni, hai parlato di
questa seconda convocazione, è il Cristo che ci porta a questo principio.
Tutto Lui. È sempre Dio che
conduce, si capisce.
Per poco che noi ci
stacchiamo da Dio, noi immediatamente cerchiamo di rendere Assoluto quello che
abbiamo presente, necessariamente, non possiamo farne a meno.
La condizione essenziale
per essere in movimento verso questa passione d'Assoluto che portiamo in noi è
quella di credere in Dio.
Se io non credo in Dio
Creatore, necessariamente io scarico la mia passione di Assoluto sulle cose che
ho presente.
Perché l'unica presenza è
quella che vedo e tocco.
Soltanto con la presenza
del Pensiero di Dio Creatore di tutte le cose la mia anima è in movimento, fino
ad arrivare a scoprire la sorgente del mio stesso desiderio.
E a quel punto lì che noi
diventiamo figli dell'Assoluto e allora qui troviamo sovrabbondanza.
Perché abbiamo il cibo che
corrisponde alla passione, ma questo avviene quando questo bisogno di Assoluto
è diventato figlio dell'Assoluto, figlio del suo principio.
Abbiamo visto l'homo faber,
l'homo sapiens, qui abbiamo l'homo deus.
L'uomo Dio, abbiamo la
passione d'Assoluto che ha trovato il suo principio.
Qui abbiamo l'uomo
(passione d'Assoluto) che diventa figlio dell'Assoluto: homo deus.
Homo faber: l'uomo che
tende a trasformare in Assoluto tutto il mondo esteriore.
Homo sapiens: l'uomo che
cerca di capire le cose perché ha scoperto che la verità non è fuori ma è
dentro.
Homo deus: l'uomo che ha
trovato l'Assoluto di cui è passione.
Quando conosco l'Assoluto
scopro il principio della mia stessa passione, per cui la mia passione diventa figlia
di Dio.
A.: E questo
mi viene fatto conoscere da Dio stesso.
Solo Dio è rivelatore di
Sé.
Tutte le creature sono
serve di Dio, ci annunciano Dio ma non ce lo danno.
Le creature sono segnali
stradali, ora il segnale stradale ti indica la meta ma non te la dà.
Tutte le creature mi
annunciano Dio ma non me lo danno.
Dio solo è Colui che dà Se
Stesso.
A.: La
creatura di fronte alla grandezza e alla bellezza di questo principio ne è
conquistata.
Sì, ma non è né la
bellezza, né la bontà di Dio che ti conquista ma la verità.
Arriva un momento in cui
anche questa verità si imporrà ma allora noi siamo nell'inferno.
Quando la verità di Dio
come presenza di Dio s'impone, per noi la porta è chiusa.
Non possiamo certamente
conoscerlo.
A.: Non c'è
una imposizione in positivo?
Noi abbiamo la possibilità
di conoscerlo fintanto che la verità non si è data senza di noi, il giorno in
cui si è imposta senza di noi, noi siamo chiusi fuori.
Il processo di conoscenza
richiede il guardare le cose da Dio.
Per guardare le cose di Dio
io debbo superare tutte le altre cose e questo solo il pensiero lo può fare.
Ma col pensiero devo
pensare Dio e guardare le cose dal punto di vista di Dio.
Ma questo non avviene senza
di me e neppure Dio me lo impone.
Dio mi ha creato per
conoscerlo e chi mi ha creato senza di me non mi salva senza di me.
Tutto ciò che s'impone per
noi non è conoscibile.
B.: Queste
convocazioni sono opera di Dio.
Ma tutto è opera di Dio
quello è indiscutibile.
Ma ogni passaggio è una
proposta.
La creazione è una proposta.
L'opera del Cristo è una
proposta, tutto è Dio che opera per proporre a noi qualcosa da mettere al di
sopra di tutto.
L'essenza è questa:
"Colui che ti ha creato senza di te, non si fa conoscere senza di
te".
Il che vuol dire che Dio
attraverso tutte le sue opere ti propone di alzare la tua mente, il tuo
pensiero a Lui, per ricevere da Lui quello che Lui solo può darti.
Nessuna creatura al mondo
(nemmeno gli angeli) possono darti quello che Dio solo ti può dare.
C.: La cosa incredibile
è che sembra più accessibile all'uomo la conoscenza di Dio che non delle
creature.
Ma questo non è
incredibile, è evidentissimo.
Le creature sono
assolutamente inconoscibili, Dio è conoscibile.
Le creature posso
conoscerle soltanto con l'occhio di Dio, ma è chiaro.
Noi battiamo talmente tante
di quelle nasate con le creature che mi sembra evidente che noi non le possiamo
conoscere.
D.: Il
problema è che noi dobbiamo sentire, il nostro problema..., il problema...non
riesco a esprimermi bene....
Il problema è che quando tu
hai trovato il problema lo hai risolto.
D.: Sentire
che Dio desidera che noi desideriamo di sentire Lui, è un ritorno a noi in
fondo.
No, noi dobbiamo prendere
consapevolezza e la consapevolezza mi viene soltanto da Dio.
Io devo prendere
consapevolezza che il mio desiderio d'Assoluto nasce dall'Assoluto.
Ma è un suo desiderio.
Certo, è Lui che mette in
me questo desiderio.
È la condizione per poterlo
conoscere.
Per cui il mio desiderio è
Figlio di Dio, è Spirito di Dio in me.
Questa passione d'Assoluto
noi non sappiamo che cosa sia perché non ne conosciamo la sorgente.
Tu per conoscere un effetto
devi collegarlo con la causa.
Quando lo hai collegato con
la causa capisci l'effetto.
Così è lo stesso per la
passione d'Assoluto che portiamo in noi.
Noi stiamo subendo
l'effetto di una cosa che non conosciamo.
Dio ti
dice:"Conoscimi" e conoscendolo scopro che io sono desiderio di Lui.
Noi troviamo quindi la
nostra soddisfazione soltanto quando troviamo il principio del nostro
desiderio.
Fintanto che noi viviamo
per le creature, queste non sono principio del nostro desiderio, per questo
abbiamo il fallimento.
Noi abbiamo desiderio
dell'Assoluto, abbiamo creature non assolute ed ecco che abbiamo la scarsità
della vita.
La vita non corrisponde a
quello di ciò ho bisogno.
D.: Quindi
anche cercare di conoscere se stessi è sbagliato.
Quella è una balla, anche
se l'ha detta Socrate.
È il cane che cerca di
mordersi la coda.
Noi siamo effetto di una
causa e soltanto conoscendo la causa tu conosci l'effetto.
Soltanto conoscendo Dio tu
conosci l'uomo, ecco perché l'uomo è inconoscibile all'uomo.
D.: Quindi
non ci conosceremo mai?
In Dio ci conosceremo
perfettamente.
E in Dio conosceremo anche
le creature, nel cielo ci conosceremo perfettamente.
Ma nel cielo di Dio, tutte
le creature noi le vediamo illuminate dalla luce di Dio.
C'è questa trasparenza e
ogni comunicazione tra creature, avviene attraverso Dio.
Attualmente noi, se
vogliamo comunicare qualcosa, dobbiamo avere un punto di riferimento comune.
Altrimenti c'è
incomunicabilità.
Ora, il punto di
riferimento comune nel cielo di Dio è Dio.
Anche tutta la
comunicazione fra le creature, quindi la conoscenza delle creature avviene
sempre attraverso Dio, punto fisso di riferimento.
Nell'inferno, non c'è Dio
come punto fisso di riferimento, quindi c'è incomunicabilità tra le anime.
E.: La
seconda convocazione mi pare d'aver capito che è un esperienza d'assenza.
La seconda convocazione è
dimostrazione che nell'esperienza d'assenza c'è la presenza di Dio.
E.: Anche lì
c'è questo svuotamento che produce l'incapacità di pensare Dio, tu vorresti ma
non riesci a pensare Dio.
Non riesci a pensarlo
perché sei "disturbata", quella che noi chiamiamo incapacità è
disturbo, siamo cioè sovraccarichi.
Quando uno è sovraccarico,
ha tante cose da fare e non riesce più a capire niente.
Noi siamo sovraccarichi.
Il Signore ci dice di
vendere tutto, di smobilitare.
Il problema non è caricarci
di altro, il problema è quello di semplificare la vita.
Il Cristo venendo ti dice
di scaricare tutto.
Bisogna eliminare tante di
quelle cose.....
Noi siamo pieni di
soprammobili, che raccolgono solo polvere nella nostra anima.
Ogni soprammobile è un
pensiero, una preoccupazione, buttalo via, renditi disponibile in modo che la
tua tazza sia vuota, in modo che possa essere riempita di qualcosa.
Se noi vogliamo essere
riempiti di Dio bisogna che ci svuotiamo di tutto ciò che non è Dio.
Noi crediamo che ci manchi
qualcosa, no, noi abbiamo troppo.
Troppi pensieri, troppi interessi,
troppe preoccupazioni, troppi amori.
Fermati un momento, quando
siamo sovraccarichi siamo sempre di corsa.
"Fermati un momento e
riconosci che Io sono Dio" ti dice il Signore.
F.: La nostra
comunicazione satellitare avviene col satellite sbagliato che è il pensiero del
nostro io.
Solo che quando il
satellite è il mio io, io non comunico assolutamente nulla all'altro.
Non c'è assolutamente
comunicazione, noi ci illudiamo di comunicare, l'altro, tutto quello che
riceve, lo riveste di quello che lui ha in testa.
E quindi non riceve niente.
F.: Perché
quello che è in me non è nell'altro.
Ognuno di noi è un universo
ma quest'universo non si trasmette mica all'altro.
L'altro a sua volta ha
tutto un universo che tende ad inglobare il tuo.
Noi ci accorgiamo che non
siamo mai capiti.
F.:Ma perché
se le sensazioni sono oggettive, colori, gusti, i pensieri non lo sono?
Ma questa è l'oggettività
che ti fa Dio con la creazione.
Per darti la possibilità di
un aggancio.
Ma è un fatto
convenzionale, comune.
Anche quando dici
"rosso" ognuno ha in mente un rosso diverso, non è mica il rosso che
tu vedi, solo presso Dio c'è la perfetta comunione.
Dio è il principio della
vera comunione e quindi della comunicazione, anche tra noi.
Con Dio c'è una perfetta
intelligenza anche tra le creature.
Per cui ogni creatura si
vede compresa da Dio e anche dalle altre creature
Lontano da Dio proprio nel
momento in cui credo che l'altro mi abbia compreso, l'altro mi fraintende, stai
pur tranquillo.
G.: Cristo
viene con noi....
Ma bisogna capire cosa vuol
dire quel "con noi".
Con noi che stiamo patendo
l'assenza di Dio in conseguenza del nostro errore di preferire la creatura al
Creatore.
Noi stiamo soffrendo
l'assenza di Dio, non lo troviamo più da nessuna parte, non siamo neppure più
capaci a pensare Dio.
Cristo è Colui che viene
nella nostra situazione esistenziale d'impotenza, d'incapacità, di pianto.
Perché?
Perché non riesco a trovare
Dio.
Siamo in queste tenebre e in
questa confusione, Cristo viene qui e mi fa capire che la confusione in cui io
mi trovo è presenza di Dio, che l'assenza di Dio che io esperimento è presenza
di Dio, non solo mi fa capire che la mia notte è presenza di luce, ma mi fa
capire il luogo di Dio e questa è una cosa fondamentale.
Per cui quel luogo che
Adamo avrebbe dovuto trovare quando il Signore lo mise alla prova è il luogo
che ognuno di noi dovrebbe trovare.
Dio dialogando con Adamo
stava portando Adamo a scoprire il luogo in cui Dio era, lì c'è stata la crisi
che è la crisi di ognuno di noi.
Ecco perché Cristo prende
su di Sé il nostro peccato e la nostra colpa.
Lui mi fa capire che la mia
notte è una testimonianza della presenza di Dio, che l'assenza di Dio che io esperimento
è testimonianza della presenza di Dio, non solo, mi fa capire anche che questa
presenza di Dio è dentro di me.
Io non scoprirei l'assenza
di qualcosa se non l'avessi presente nella mia mente.
Io non patirei l'assenza di
Dio se non avessi presente Dio nella mia mente.
La verità abita dentro di
noi, nel pensiero, vedi che ti libera da tutti gli altri luoghi?
H.: È un
conforto il sapere che pur nell'assenza di Dio c'è la sua presenza, perché la
sua assenza non è definitiva.
Fintanto che però lo diciamo
per sentito dire, io dico che è un conforto ma io mi posso grattare le ali.
Cristo tu lo trovi solo
quando Lui ti convince che l'assenza di Dio è una prova della presenza di Dio.
Ma convince!
Non mi conforta, mi
convince!
Se sono al conforto vuol
dire che non ho ancora trovato Cristo.
Cristo è Colui che mi
convince personalmente.
L.: Siccome la
conoscenza di Dio è un crescendo, allora noi per aumentare l'abbondanza
dobbiamo sempre sentirci in scarsità perché così domani impariamo qualcosa di
nuovo.
Dio è un infinito che
continuamente dice a me:"Vieni più su, conoscimi di più".
Qui la vita eterna diventa
conoscenza di Dio.
Per cui noi viviamo
conoscendo sempre di più Dio, all'infinito.
Lui stesso manifestandoci
Sé e parlando di Sé a noi, ci sollecita a conoscerlo sempre di più.
E questo diventa vita.
L.: Quindi non
possiamo dire mai abbondanza, perché aumenta sempre.
Una cosa è abbondante in
quanto ti sovrasta, quando tu hai mangiato e ti è avanzato qualcosa dici che è
abbondante e lo metti in frigo per la sera o per il giorno dopo.
L.: Dio ci
crea senza di noi, però, siccome questa vita ha un fine ben determinato allora
ci manda il suo Figlio per farci conoscere questo fine.
Dio ci crea senza di noi ma
non si fa conoscere senza di noi.
Dio ti dà questa esistenza
solo per interrogarti e sentire la tua risposta: "Vuoi nascere?".
Noi siamo in attesa di
nascere ma non nasciamo senza di noi.
L.: Siccome la
nostra intelligenza è scarsa e le cose di Dio ci sovrastano in modo
straordinario, allora interviene lo Spirito Santo.
Hai fatto un gran
pasticcio.
Devi assimilare questo con
molta pazienza.
N.: La
creazione si impone su di noi noi possiamo trascurala ma possiamo fermarci alle
creature come fece Adamo e la negatività che esperimentiamo di conseguenza è
misericordia di Dio.
Che l'assenza
di Dio possa condurci alla presenza non posso negarlo.
Che poi Dio
voglia un uomo intelligente e non solo un uomo schiavo delle sensazioni che
prova, anche questo mi riesce facile a capirlo.
Io non devo dimenticare
mai di pensare che da solo non riesco a fare niente.
Lui che ha incominciato
l'opera è in grado di portarla a compimento.
Se ti ha condotto a
Carmagnola è in grado anche di condurti a Torino.
P.: Solo
guardando a Dio e posso guardare a Lui solo se ho la presenza, posso scoprire
due cose importanti.
Il mio
desiderio d'Assoluto nasce da Lui.
Solo
guardando Dio scopro una novità continua, per cui più lo conosco e più lo
voglio conoscere.
Più lo guardo e più Lui mi
dice : "Conoscimi".
Q.: L'abbondanza
della vita è in relazione al desiderio.
Certo, l'abbondanza è un
concetto relativo.
Se tu a un gatto dai da
mangiare un bue, evidentemente il cibo al gatto sovrabbonda, se tu gli dai una
pastiglia il cibo è scarso.
Abbondante o scarso è
sempre relativo al bisogno di uno.
Quest'abbondanza di cui
parla Gesù va messa in rapporto al bisogno che abbiamo noi.
Se io ho bisogno, fame
d'Assoluto e trovo la creatura, la creatura è cibo scarso rispetto al mio
appetito, è la pastiglietta data al gatto.
L'abbondanza che Dio ci
promette sovrasta tutto quello che noi possiamo desiderare.
Dio è superiore a tutti
i nostri sogni.
Il ladro non viene se non per rubare,
uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.
Gv 10 Vs
10 Riassunti Domenica e Lunedì.
- RIASSUNTI -
Argomenti: I falsi profeti propongono altro dalla conoscenza di Dio – La capacità
di conoscere Dio non si forma in noi senza di noi – L’opera
dei ladri – Il furto della Parola per opera del Demonio – Il furto delle presenze per opera del tempo – “Io
verrò come un ladro” – Il luogo di sicurezza –
Pregare sempre – Le tartarughine – La fuga
ai monti – Assorbire l’esterno nell’interno –
La velocità del cammino – La velocità infinita –
Tempo, spazio, velocità – La velocità del pensiero –
Il furto totale – L’assenza di Dio – Il venire
di Cristo – La vita apparente – Il rapporto
tra presenza e vita – Il TU di Dio nel nostro peccato – Il principio della vita
eterna -
8-9/Luglio/1990 Casa di preghiera Fossano.