Luce vera è quella (=Colui che) che illumina ogni uomo
che viene in questo mondo. Gv 1 Vs 9
Titolo: Luce interna
e luce esterna.
Argomenti: L’ascolto di Dio. Testimonianza interna ed
esterna. La creazione non è luce ma la testimonia. Dio è attualità. La vita è
partecipazione.
Luce vera illumina ogni uomo (L’Araldo)
10/Ottobre/1975
Dall’esposizione di Luigi
Bracco (appunti):
Questo versetto va rapportato a quello
precedente: “Giovanni non era la luce”.
“Luce vera è quella…”: la parola
“vera” va contrapposta all’affermazione che non era lui la Luce: Giovanni
non era Luce, quindi apparteneva al mondo delle tenebre. Ma le tenebre sono
anch’esse una testimonianza della Luce. Tutto l’Antico Testamento appartiene al mondo delle tenebre (infatti “il più
piccolo nel regno di Dio è più grande di Giovanni”- Mt 11,11); ma Dio recupera l’uomo
attraverso la testimonianza delle tenebre, non potendolo più ricuperare
attraverso la Luce.
In questo senso anche le tenebre
sono positive; anche la negatività ha il suo valore e la sua testimonianza: ciò
che non è Dio fa sentire il bisogno di Dio, quindi recupera l’uomo
all’attenzione a Dio, alla vera Luce. I profeti, Giovanni Battista, la “legge”,
non salvano, però sono un mezzo di
recupero per far toccare all’uomo la sua miseria.
L’azione di Giovanni, nella quale si
sintetizza tutta l’opera di Dio nell’Antico Testamento (Legge, Profeti,
ecc.), è quella di mettere in sintonia
l’uomo con Dio, portandolo a compiere la prima giustizia: Dio va messo prima di
tutto; cioè bisogna rivolgerci alla vera Luce. Ma Essa dov’è? Chi è?
Ecco, qui ci viene detto: “Luce vera è
quella che illumina ogni uomo” : vi è dunque per l’uomo una Luce che lo
illumina! Dice “ogni uomo”, quindi nessuno escluso. Ogni uomo,
anche nelle tenebre, porta questa Luce vera dentro di sé. Ogni uomo è
illuminato dalla Verità (=Luce vera); quindi la Verità istruisce l’uomo. L’uomo
quindi non riceve solo l’insegnamento delle creature (che rendono testimonianza
alla Luce), ma anche quello della Luce vera. Ogni uomo è ammaestrato da
Dio: “ogni uomo che viene in questo mondo”, cioè ogni uomo che
viene a nascere in questo mondo e che si apre a questo mondo; aprendosi al
mondo, in cui non si rende gloria a Dio, viene portato via dal mondo, per cui lui
stesso porta via la gloria a Dio. Ebbene, anche l’uomo che è portato via dal
mondo, viene ammaestrato da questa Luce vera, dal Maestro interiore.
Gesù stesso dirà: “Io, Luce, sono venuto al
mondo, affinché chiunque crede in Me, non resti nelle tenebre” (Gv 12,46); “Io
sono la Luce del mondo; chi mi segue, non cammina nelle tenebre, ma avrà la
luce della vita” (Gv 8,12). E a chi gli chiederà: “Chi sei tu?”, risponderà:
“Ciò che vi ho già detto fin dal principio” (che può anche essere
tradotto: “sono Colui che parlo a voi il Principio”: la luce ci collega
sempre con la sua sorgente). “Non date a nessuno il nome di Maestro, perché
uno solo è il vostro Maestro, il Cristo”, perché Cristo è la Luce del
mondo.
Gli uomini però possono preferire le tenebre
alla luce, e il giudizio su di loro è questo: rifiutando la Luce (”La Luce è
venuta nel mondo, e gli uomini hanno preferito le tenebre alla Luce” – Gv
3,19), rifiutano la vita.
Il Verbo è quindi la Luce
vera che illumina ogni uomo. Il Verbo incarnato è l’incarnazione di questa
Luce.
Ma allora c’è da chiedersi: se l’uomo è
illuminato dalla Luce vera, come mai nell’uomo c’è l’errore? C’è l’errore
nell’uomo quando viene meno in lui il suo compito principale: l’ascolto. Proprio
perché la sua luce è Dio, proprio perché Dio gli parla, l’uomo ha il compito di
ascoltare. È il compito principale dell’uomo. L’uomo si
smarrisce nel mondo perché non resta in ascolto di Dio. Deve imparare ad
ascoltare Dio ogni giorno, sempre.
L’uomo infatti è creato in diretto ascolto di
Dio, senza intermediari. Come mai si distrae da questo ascolto?
Il bambino è tutto ascolto: ecco perché è
bambino. L’uomo adulto invece è tutto un parlare di sé: ecco perché è
adulto. Ed ecco perché non è più capace di ascoltare.
Succede allora che, interrompendo l’ascolto di
Dio, l’uomo incomincia ad errare, e tutte le creature diventano in lui e per
lui motivo di dispersione: diventano cioè un’accelerazione di morte.
L’uomo dunque deve mantenersi in ascolto di
Dio. È questo lo sforzo che gli è richiesto.
Ascolta chi ha orecchi per ascoltare (“Chi
ha orecchi per intendere, intenda”, dice Gesù).
Dice la Scrittura: “Saranno tutti
ammaestrati da Dio”. Dice: “saranno”, perché “sono”: sono tutti ammaestrati
da Dio, perché Dio parla direttamente all’uomo. Ciò che viene è ciò che è
(Colui che viene è Colui che è).
Con queste parole Dio ha promesso di farsi
Maestro dell’uomo.
Ma allora, se Dio “verrà” come Maestro
dell’uomo, è perché Dio “è” Maestro dell’uomo, un Maestro che non abbandona mai
l’uomo, anche quando questi ha preferito le tenebre. Egli è la Luce che
illumina le tenebre, anche se le tenebre non la comprendono. Dio dialoga anche
con il delitto (vedi Caino: Gen 4,9-15), se no, non recupererebbe nulla. Ogni uomo, in quanto
uomo, quindi anche nel male, nel delitto, porta questo Maestro interiore che
gli parla sempre, anche se lui non lo ascolta. La passione di assoluto che
l’uomo subisce è la conseguenza, l’effetto di questa Presenza di Dio che egli
porta in sé e quindi ne è la testimonianza.
Quindi Dio cerca di
recuperare l’uomo che ha rifiutato la Luce:
·attraverso la testimonianza esterna
·e attraverso la testimonianza interiore che è un l’invito
all’interiorità, al distacco, all’ascolto
(cfr “le due spade” – Lc 22,38)
“Luce vera è quella che illumina ogni uomo”: è un’ informazione che Dio ci dà per
recuperarci dalle nostre tenebre, dalle nostre dispersioni. Infatti questa informazione è un invito al silenzio,
all’interiorità, al distacco dal mondo perché se non ascolto la voce
dentro, non intendo ciò che è fuori, anche se è voce di Dio. È la Parola
“dentro” che ci fa capire la Parola “fuori” (così, ad esempio, avviene nella
comprensione delle lingue straniere); quindi se non abbiamo presente la
Parola di Dio “dentro”, cioè se non la ascoltiamo, non intendiamo quella
“fuori”, la Parola incarnata, il Cristo.
Non basta l’attrazione di Dio (cioè non basta
la Parola “dentro”): essa sola non mi può salvare, perché sono disperso, per
cui ho bisogno di una Parola fuori.
Certo, l’attrazione di Dio è condizione per intendere, per avere interesse
verso chi mi parla di Dio al di fuori, ma non basta; perché? Perché sono
disperso.
In altre parole: anche se ho l’attrazione per
Dio e l’attenzione a Lui, ho però tanti doveri che mi portano via, per cui
rimango disperso in tante cose; ma se incontro il Cristo, Egli mi aiuta a
liberarmi da questi doveri e mi raccoglie dalle tante dispersioni, perché ho
interesse per Lui che mi parla di Dio dal di fuori. Ma se invece non ho
l’attrazione per Dio, anche se incontro il Cristo, non ne faccio niente.
L’informazione ci è data per attirarci alla
Luce che è nel mondo interiore: “Luce
vera è quella che m’illumina”. Solo stando attenti e in ascolto del Maestro
interiore, cogliamo questa informazione. In caso diverso, se non stiamo in
ascolto, noi frustriamo l’informazione che ci è data e che ci dice: “il
Verbo parla in te, tu porti in te il tuo vero Maestro”. Allora, se non diamo il tempo per ascoltare il
Maestro interiore, sciupiamo questa informazione.
In quanto l’annuncio mi giunge, sono tenuto a
crederci, anche se non capisco. Se credo,
lascio fare e ascolto.
Non c’è la luce fuori. Fuori non si intende
nulla se l’anima non è illuminata dentro, cioè se l’anima non è in sintonia con
Dio, cioè con la Luce che è dentro di noi.
Pensieri tratti dagli incontri del Sabato: Sabato 24.01.1976 (appunti)
“La Luce vera è quella che illumina ogni uomo
che viene in questo mondo”.
Vera Luce è il Verbo di Dio che parla all'uomo
e che abita nell'uomo. Allora cercala in te.
Ogni uomo porta questa luce dentro di sé, questo Maestro interiore che
lo istruisce dal di dentro.
"Luce vera è quella che ti illumina dal
di dentro": è questa
un'informazione che ci invita all'interiorità, all'ascolto, al silenzio, al
distacco dal mondo: condizione questa per capire la parola esterna. Non dobbiamo sciupare questa
informazione. La sciupiamo quando non
troviamo il tempo per ascoltare Dio che parla in noi e in tutto.
“Fermati e ascolta la Luce che è in te! Non
siamo noi la tua luce!”, ci dicono le creature. Se ascoltiamo la vera voce
delle creature e accettiamo il battesimo di giustizia (cioè il passaggio dal
mondo esterno all'interno), noi passiamo dal cercare la gioia, la pace e la
luce nelle cose esterne, al cercarle in quelle interne. Se non facciamo questo
passaggio, non abbiamo ancora accettato il battesimo di giustizia di Giovanni.
È un test, una verifica. Questo passaggio è la vera conversione: passaggio
dall'esterno all'interno dove c'è la vera Luce che illumina ogni uomo. Esso
cioè consiste nel mettere Dio al centro e distaccarci quindi dalle passioni ("chi
ha due tuniche ne dia una a chi non ce l’ha" Lc 3,11). Dando via, si incomincia a vincere la
passione dell'avere. È la retromarcia che ci fa ricuperare quanto abbiamo
perso nello spirito.
Coloro che accolgono questo battesimo di
giustizia e si rivolgono quindi a questa Luce interiore, vengono fatti, da
questa Luce, capaci di diventare figli di Dio.
Concludendo: c’è da parte di Dio una duplice
azione di ricupero delle tenebre che non hanno accolto la Luce, affinché La
accolgano e La mettano prima di tutto:
·attraverso la testimonianza esterna delle tenebre stesse
(sintetizzate in Giovanni Battista) che non sono la luce, ma rendono
testimonianza alla Luce: orientano cioè al battesimo di giustizia e quindi
sintonizzano le tenebre con la Luce vera;
·e attraverso l’informazione che la Luce vera è quella che
ogni uomo porta in sé e quindi attraverso l’invito all’interiorità e al
distacco dal mondo, per fermarci ad ascoltare questa luce vera.
Sabato 30.04.1983
Pinuccia B.: “Luce vera è quella che illumina ogni uomo…”: è un’altra “pagina”?
Luigi: No, si contrappone al versetto precedente, perché prima
ha annunciato: “Non era lui (Giovanni)
la Luce, ma venne per rendere testimonianza alla Luce”, e in
Giovanni abbiamo tutta la creazione, tutti gli uomini e tutti i profeti. Tutti
vengono per rendere testimonianza alla Luce, ma
non sono loro la Luce; nessun uomo è Luce, nessuna creatura è Luce, però
tutti vengono per rendere testimonianza alla Luce.
Pinuccia B.: Cioè tutti sono mandati da Dio.
Luigi: Tutto è mandato da Dio.
Tutto viene a noi per rendere testimonianza alla Luce, ma non è luce.
Quindi tutte le creature servono per la nostra vita, ma non debbono essere la
nostra vita. Ci vuole sempre questo passaggio dalle creature alla Vita, alla
Luce, a Dio. Ecco, tutto viene a noi per rendere testimonianza della Luce, ma
noi non dobbiamo confonderlo con la Luce.
Pinuccia B.: Se c’è bisogno di questa testimonianza è perché la Luce
per noi si è oscurata, nascosta quando siamo in situazione di peccato?!
Luigi: Certo.
Pinuccia B.: Ma non dovrebbe splendere di per sé?
Luigi: Certo, la Luce non ha bisogno degli
uomini; Cristo stesso dirà: “Io non ricevo testimonianza dagli uomini”
(Gv 5,41). Di per sé la Verità si testimonia da sola. Qualunque parola dica
l’uomo, non incrina la Verità; l’uomo può dire che due più due fa cinque, ma la
verità è sempre quattro. Gli uomini si avvicinano alla Verità per
approssimazione e non possono mai raggiungerla da soli; la Verità invece si dona da Se stessa e si
testimonia da sola. Dio giura su Se stesso; non giura sulla testimonianza degli
altri. Quindi la meraviglia è questa: Dio ha in Se stesso la testimonianza di
Sé: ha in Sé il sigillo della Verità. Infatti Cristo è venuto tra noi e “il
Padre ha posto su di Lui il suo sigillo” (Gv 6,21). Quindi quello che
viene a noi da Dio ha questo sigillo: la garanzia della Verità.
Ora, noi nella situazione di peccato, cioè in
campo soggettivo, nel pensiero del nostro io, scambiamo come realtà, autonoma
da Dio, tutta la creazione, tutte le creature, cioè tutto quello che è
testimonianza di Dio. Tutto è segno di Dio, testimonianza di Dio, ma noi invece
vediamo il mondo esterno come se fosse una realtà a sé; noi stessi ci riteniamo
realtà autonome da Dio, al punto che molti dicono: “Dio ci giudicherà alla fine
della vita, però attualmente noi siamo liberi, ecc..”; e invece non ci
accorgiamo che la nostra vita, la nostra libertà è tutta soltanto un rapporto
con Dio, in relazione a Dio. Noi siamo liberi soltanto nella misura in
cui conosciamo Dio. “Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi” (Gv
8,31); noi viviamo nella misura in cui partecipiamo a Dio. Dio è il Vivente;
noi viviamo per partecipazione; quindi non abbiamo la vita autonoma in noi. Per
cui noi perdiamo la vita. Ecco perché c’è la morte. In conseguenza del peccato Dio mandò la morte, ed è ancora una
grazia di Dio per farci toccare con mano che noi non siamo viventi; il Vivente è Dio e noi viviamo
per partecipazione, per cui Dio non è un Essere con cui faremo i conti di là. Dio
è un Essere con cui facciamo i conti tutti i giorni, e dobbiamo fare i
conti tutti i giorni.
In questa testimonianza di Giovanni
Battista c’è la significazione della testimonianza di tutta la creazione, di
tutte le creature: tutte le creature non sono la luce, ma testimoniano la Luce.
Tutte le creature – come dice S. Agostino – dicono ad ogni uomo: “Noi non ci
siamo fatte da sole; non siamo noi il tuo Dio; alza gli occhi al di sopra di
noi”. Ecco, tutte le creature dicono: “Noi non ci siamo fatte da noi, noi non
siamo il tuo Dio, non siamo la tua vita, alza gli occhi, perché il tuo Dio è al
di sopra di noi”. Quindi rendono testimonianza. Se noi fossimo giusti, secondo
Dio, secondo la Verità, noi non metteremmo mai il pensiero del nostro io al
centro dei nostri pensieri, della nostra vita, e non vorremmo mettere il
pensiero del nostro io al centro degli altri. Invece, quando siamo ingiusti,
tendiamo sempre prima di tutto a mettere il pensiero del nostro io al centro
dei nostri sentimenti, delle nostre scelte, del nostro vivere, e poi a mettere
il nostro io al centro anche della vita degli altri. Ecco l’errore
fondamentale! Il peccato originale sta lì: nel mettere il proprio io al centro,
mentre al centro, per giustizia, deve essere messo Dio.
Pinuccia B.: Ma lo facciamo senza pensarci; è naturale per noi e non
ci accorgiamo nemmeno di vedere tutto in relazione al nostro io o all’io degli
altri.
Luigi: Eppure noi sappiamo di non essere Dio, e allora tutte le
cose che arrivano a noi, non dobbiamo fermarle ai nostri sentimenti, al nostro
piacere, a valutarle secondo quello che a noi conviene, alla nostra figura,
ecc. Ecco, le cose arrivano a noi, ma non siamo noi che le abbiamo fatte: sono
di Dio!
Tutte le cose arrivano a te non fatte da te,
ma un Altro le ha fatte, e allora cerca il Pensiero di Dio. Non fermarti
all’impressione che le cose lasciano in te, ma cerca il Pensiero di Dio, va’
oltre le apparenze! Ecco, morire a noi stessi vuol dire andare oltre al
pensiero del nostro io; quindi non fermarti al pensiero del tuo io, ma va’
oltre: cerca il Pensiero di Dio in tutto! Attraverso questo superamento si
compie la giustizia; e allora si scopre anche che il nostro io è marginale.
Se noi riuscissimo, in tutte le cose, a non
fermarci al pensiero del nostro io e anche a non cercare di fare di noi il
centro degli altri, pensa quanta liberazione otterremmo! Dio è in tal modo
il vero Liberatore!
È questione di rapporto: ora, il punto fisso di riferimento è Dio, quindi
mettilo come punto fisso di riferimento, e non mettere il tuo io come punto
fisso di riferimento! Tutta la creazione ti conferma che tu non sei Dio, che tu
non sei il Creatore, che tu non hai la vita in te, che la tua vita è Dio, che
la tua Luce è Dio; infatti tutte le creature
ti dicono questo. E allora cerca la vita sempre presso di Lui! Cercando
presso di Lui, c’è il rapporto giusto, quindi c’è la partecipazione; allora lì
cresci in Luce, cresci in vita, in conoscenza. Ma è necessario stabilire il
rapporto giusto; e questo lavoro non c’è nessuno che lo possa fare al posto
tuo, perché non c’è nessuno che possa spostare il pensiero di te stessa dal
centro alla periferia. Soltanto tu lo puoi spostare: è un lavoro intimo,
personale.
La giustizia è richiesta ad ognuno di noi personalmente.
Pinuccia B.: Però è la Parola di Dio che ci fa riflettere. Infatti
prima di essere visitati dalla Parola di Dio per noi era naturale lasciarsi
guidare dai sentimenti, dalle impressioni e non si pensava che in questo modo
di vivere ci fosse l’io al centro: era naturale! Invece dopo aver approfondito
la Parola di Dio si arriva a capire che è fare il proprio danno lasciarsi
guidare dai propri sentimenti, dalle proprie impressioni. Ecco, se la Parola di
Dio ci fa riflettere, allora sì…
Don Giuseppe: Penso che tutto questo sforzo di ascesi che
facciamo per arrivare a Dio è dono di Dio; cioè capire che nella nostra vita
di prima noi mettevamo il nostro io al centro è già un regalo grosso.
Luigi: Si capisce. Tutto il positivo viene da Dio; dal
nostro io viene soltanto l’incompiuto, cioè l’opera non compiuta, rimasta a
metà strada: cioè noi ci fermiamo al pensiero del nostro io. Non è che il
nostro io sia un demonio; il nostro io non è un male: è anche creazione di Dio; però proprio perché è
creazione di Dio, va sempre subordinato a Dio. Quindi anche il pensiero del
nostro io va sottomesso a Dio. Quindi non fermarti al pensiero del tuo io come
centro, perché in quel caso diventa satana.
Pinuccia B.: Ma è già una luce capire che il nostro io è al centro
quando viviamo naturalmente, cioè quando
non abbiamo Dio attualmente e coscientemente presente. Da soli non ce ne
accorgeremmo nemmeno.
Luigi: Senza Dio non c’è niente da fare. Dio è il Principio: se
noi trascuriamo Dio, non ci accorgiamo di niente; anzi scambiamo la Luce per
tenebre, scambiamo il giusto per l’ingiusto, crediamo di essere degli eroi
quando invece siamo dei deboli. Quindi il Principio di tutto è sempre Dio. Se
non c’è la fede in Dio, non c’è niente da fare! Il Principio Assoluto è solo il
Creatore.
Pinuccia B.: Sì, però la fede in Dio Creatore deve concretizzarsi nel
momento presente, attuale: devo avere attualmente il Pensiero di Dio, perché se
no, necessariamente, cado nell’io.
Luigi: Infatti Dio è
attualità. In quanto è attualità vuol dire che
noi dobbiamo attualmente tenerlo presente in tutto: “Io sono Dio Onnipotente: cammina alla mia
Presenza e sarai perfetto”, dice il Signore (Gen 17,1). Ora, camminare alla sua Presenza vuol dire
tenerlo presente in tutto.
Tutto quello che arriva a noi è opera di Dio,
perché Dio è il Creatore (“non si muove foglia senza che Dio lo voglia”, “I
capelli del nostro capo sono tutti contati” - Mt 10,30 ), tutto quello che
accade è opera di Dio. Quindi se tutto è opera di Dio, noi non possiamo
trascurare la minima cosa, nemmeno il volo di un insetto, perché tutto è
creazione di Dio. Dio non “è stato” il Creatore: Dio “è” il Creatore. La
creazione è continua; allora se teniamo presente Dio, tutte le cose ci invitano
a pregare, perché ci invitano sempre a pensare a Dio, perché: “… questo mi
viene da Dio; Signore, perché mi presenti questo? qual è la tua intenzione?
qual è la tua volontà? qual è il tuo Pensiero? come mi devo comportare?”. Se
uno mi pesta un piede e penso a me stesso, dico: “Quello è un villano!”: lo
giudico, oppure reagisco malamente, violentemente, perché mi ha pestato un
piede. Se penso a Dio, no, anzi dirò: “ È Dio che ha usato mio fratello per
pestarmi un piede; Signore, che cosa mi vuoi significare?”. Ecco, se veramente
faccio questo lavoro interiore, amo e abbraccio mio fratello che Dio ha usato
per correggere me. Quindi uno accetta tutto da Dio e non se la prende più col
fratello; tutt’al più se la prende con Dio, ma non può prendersela con Dio, perché evidentemente Lui
ha sempre ragione, perché Lui è il Creatore e opera tutto per portarci a
conoscerlo.
Quindi, se si tiene sempre presente Dio, tutti
i giudizi vengono cambiati; infatti se uno incomincia a interrogare Dio
dicendo: “Signore, perché mi hai mandato un fratello a pestarmi un piede?
Evidentemente c’è qualche cosa di sbagliato in me, se tu hai usato un mio
fratello per…”, oppure se uno davanti ad un povero, un malato, chiede:
“Signore, perché mi presenti questo?”, cambia radicalmente il suo modo di
rapportarsi con le cose. In ogni cosa bisogna interrogare Dio, perché tutto è
creazione di Dio.
In tutta la creazione di Dio è Dio che sta
parlando con noi, per portare noi in dialogo con Lui, per farci interrogare,
quindi per portarci in preghiera. E lì si realizza la preghiera continua;
infatti se noi partiamo da Dio Creatore di tutto, quindi se tutto lo prendiamo
dalle sue Mani, attraverso tutto abbiamo occasione per dialogare con Lui. La
preghiera è elevazione dell’anima a Dio e quindi è conversazione con Dio.
Tenendo presente Dio Creatore, si realizza la preghiera continua in tutte le
cose, perché nulla accade che non sia voluto da Dio e quindi non c’è nulla che
ci possa portare via Dio (“non c’è nulla dall’esterno che vi possa fare del
male”- Mt 15,11).
Pinuccia B.: Se ci porta via è perché lo sbaglio è dentro di noi.
Luigi: Si capisce, se siamo portati via dagli avvenimenti, o
dalle creature, è perché noi ci fermiamo al pensiero del nostro io, non ci
rivolgiamo alla vera Luce, cioè è perché non abbiamo colto la testimonianza di
Giovanni Battista, il quale non è la Luce, ma venne per rendere testimonianza
alla Luce.
Pinuccia B.: “Non era lui la Luce. La Luce è il Verbo che…”
Luigi: Avendo prima dichiarato che Giovanni non era la Luce,
ora dice chi è e dov’è la Luce, quella vera: “Luce vera è quella che
illumina ogni uomo che viene in questo mondo”. Questo versetto va
contrapposto quindi a quello precedente: “Giovanni non era lui la Luce, ma
venne per rendere testimonianza alla Luce”. Abbiamo detto che in Giovanni,
siccome è il massimo dei profeti, abbiamo la conclusione di tutto l’Antico
Testamento; quindi in lui si rivela anche il significato non soltanto di tutti
i profeti precedenti, di tutta la Legge, ma anche di tutta la creazione; cioè tutta
la creazione non è luce, ma è testimonianza alla Luce. Ci si chiede
allora: “E dov’è questa Luce?” Qui ci vien detto: “La Luce vera è quella
che illumina ogni uomo che viene in questo mondo…”
Pinuccia B.: Ogni uomo che nasce sulla terra ha questa Luce dentro di
sé, cioè: questa Luce è il
Verbo, è la Parola di Dio, cioè è il Pensiero stesso di Dio, il Figlio.
Luigi: Infatti Dio creando l’uomo, ha messo in esso il suo
Spirito e ha fatto dell’uomo la sua abitazione; per cui: “questa è la Luce
vera” che ogni uomo porta con sé,
quella Luce grazie alla quale l’uomo si distingue dall’animale. Per cui l’uomo,
non lo sa, però è una passione di Assoluto. Come mai l’uomo è passione per
l’Assoluto?
Perché l’uomo, senza saperlo, porta Dio in sé.
Dio è presente in noi senza di noi, quindi noi non lo sappiamo. Non lo
sappiamo, però portiamo in noi l’effetto di questa presenza, e l’effetto di
questa presenza è la passione per l’assoluto. Ora, con questa passione
d’assoluto che portiamo in noi succede che noi tutte le cose che guardiamo e
vogliamo, le guardiamo e le vogliamo con questa passione d’assoluto, per cui le
scambiamo per Dio. Ecco perché diciamo che è naturale fare così; cioè noi
trascurando Dio siamo portati con tanta
facilità a scambiare ciò che è relativo in assoluto. Quindi se l’uomo ama la
donna, la vuole assoluta, la vuole perfetta come Dio, la vuole fedele come Dio,
la vuole giusta e onesta come Dio; se ama il denaro, vuole che il denaro gli
dia la sicurezza in assoluto come solo Dio può dargli; ecc. . Quindi tutti gli
uomini sono dei cercatori di Dio, perché hanno questa passione d’assoluto.
Tutti cercano Dio, però lo cercano nel luogo sbagliato. Quindi l’errore è questo:
tutti cercano Dio, ma lo cercano nel luogo sbagliato, cioè lo cercano nelle
creature, mentre invece Dio è Spirito.
Ora, l’uomo porta con sé la presenza di
questa Luce senza saperlo; infatti perché l’uomo lo sappia è richiesta la
corrispondenza, cioè bisogna che l’uomo personalmente si superi. Per cui
“Colui che ti crea senza di te, non ti salva senza di te”, dice S. Agostino.
Ora, questo “non ti salva senza di te” corrisponde a “non ti porta a conoscere
Sé senza di te”. Quindi Dio abita in noi senza di noi, però non si fa conoscere
a noi senza di noi. Ecco che si richiede da parte nostra tutto questa ascesi,
questo travaglio.
Pinuccia B.: Però l’iniziativa è di Dio, perché Egli si annuncia fuori
di noi.
Luigi: L’iniziativa è di Dio, e appunto perché l’iniziativa è
di Dio, noi siamo effetto. Ora, quando io mi trovo di fronte all’effetto,
non ho la conoscenza, perché soltanto conoscendo la Causa, io riconosco
l’effetto. La vera conoscenza si ha per causa e non si ha per
effetto; grazie all’effetto io non posso smentire la causa, però non
comprendo.
Pinuccia B.: Quindi inizialmente so che c’è Uno che ha fatto tutto…,
ma non so ancora che Egli è in me.
Luigi: Inizialmente tu sai di sicuro che non sei tu il
Creatore, ma che sei un effetto e che subisci questo effetto; cioè senti
senz’altro che hai questa passione per l’Assoluto, per cui sei portato a fare
quell’errore in tutte le cose; cioè in
tutte le cose a cui ti rivolgi, ti rivolgi con la passione d’assoluto e quindi
vuoi che siano assolute. Per cui tutta la fatica dell’uomo è quella di
rendere assoluto ciò che non può essere assoluto. Tutto il lavoro, tutte le
scienze, tutte le fatiche dell’uomo, sono per cercare di tenere su una casa che
si sta sgretolando e che fatalmente si sgretolerà, perché non la possono tenere
su. Ecco, tutte le nostre fatiche sono lì; difatti le cose non stanno su da
sole, siamo noi che dobbiamo mantenerle; dobbiamo dare del pensiero a ciò che
possediamo, altrimenti si disfa. Se hai una casa, tu devi dedicare del pensiero
alla casa, altrimenti la casa si disfa. E così tutte le cose; se tu hai un
giardino, o una pianta tu devi dedicare pensiero al giardino e alla pianta.
Perché? Perché le cose da sole si
disfano.
Ora, il nostro pensiero, per la passione
d’assoluto che portiamo in noi, tende a rendere stabile le cose; allora c’è
questa grande fatica per cercare di rendere stabile una cosa che è su di una
frana (cf Mt 7,21) . All’ultimo l’uomo perde la partita; infatti all’ultimo
muore. E con la morte che cosa confessa? Confessa che la frana ha vinto e lui
ha perso. Però ha sprecato tutta la sua vita, perché non ha capito il luogo
della sua stabilità. Ha cercato l’Assoluto là dove l’Assoluto non poteva
esserci; perché tutta la creazione era una testimonianza dell’Assoluto, ma non
era l’Assoluto.
Tutte le creature
sono per la nostra vita, ma non sono la nostra vita e non debbono essere la
nostra vita. Tutte le creature che
vengono a noi, ci dicono: “Guarda che la tua vita è Dio, cerca Dio; la tua vita
è in Dio”. Quindi, se la nostra vita è in Dio,
la nostra vita è partecipazione; noi siamo un tralcio di una
vite, ma il tralcio partecipa della vite soltanto se resta unito alla vite.
Ora, se resta unito alla vite, succede che l’acqua, la pioggia, il sole, la
terra, e tutti gli elementi naturali, contribuiscono alla vita, tutto aiuta. Ma
se il tralcio si separa dalla vite, tutti gli elementi che servivano per la
vita, lo distruggono: il sole lo fa seccare, l’acqua lo fa marcire; ecco,
mentre tutto prima serviva, perché era unito alla vite, ora, essendo staccato
dalla vite, tutto lo distrugge.
Così è per noi: se noi siamo uniti a Dio,
tutta la creazione, tutte le opere ci aiutano per vivere; ma se non siamo uniti
a Dio, tutta la creazione ci distrugge, coopera per distruggerci. E poi
arriviamo a dire: “Ma Signore, tu hai fatto male la creazione, perché tutto per
me è motivo di dannazione, tutto è motivo di rovina: se io non avessi
incontrato quella persona…, se non fossi nato in questa società…, se fossi
vissuto in un’altra epoca…, ecc.”. Ma il Signore dice: “No! L’errore è dentro
di te. Tu sei un tralcio che si è staccato dalla Vite; e allora tutti i fattori
che arrivano a te ti distruggono”. Ecco, c’è questa azione di rigetto
nell’opera di Dio per chi si stacca dal Dio Creatore: è l’azione di rigetto che
subisce il tralcio che oramai si è staccato dalla vite, per cui tutto tende a
distruggerlo: “Cacciatelo fuori nelle tenebre” (cf Mt 8,12; Mt 22,12; Mt
25,30), dice il Signore.
Pinuccia B.: Ma è ancora lezione di Dio.
Luigi: Tutto è lezione di Dio per rivelarci dove sta la vita,
poiché Dio opera per salvarci. Quindi se ci fa toccare la morte, anche la morte
è per la Vita. Cristo muore in Croce non per dannarci, non per dirci: “Siete
dei delinquenti, avete ucciso”. No! Ma Egli muore per farci toccare con mano
qual è l’errore che portiamo dentro di noi: è vivendo nel pensiero del
nostro io che noi uccidiamo Dio, senza
nemmeno rendercene conto; e uccidendo Dio, uccidiamo la nostra Vita; Egli con
la Croce ci rivela l’errore che noi facciamo vivendo per il nostro io, per darci la possibilità di superarlo, e
quindi di risorgere.
Flavio: Hai detto che ogni cosa che possediamo ha bisogno del
nostro pensiero, altrimenti si sgretola. Ma anche l’uomo si sgretola se non
accoglie di essere pensato da Dio.
Luigi: Certamente! Per questo tutto è segno per dire che quello
che mantiene noi è il Pensiero di Dio, è Dio: la Luce vera che abita in
noi. Anche noi siamo creature, quindi
anche noi ci sgretoliamo se non ci accorgiamo di essere pensati. Per cui l’errore
più grosso che possiamo fare è quello di pensare noi a noi stessi. Eppure,
quante volte sentiamo dire: “Se io non penso a me, chi pensa a me?” No! C’è
Dio che pensa a te! Più tu pensi a te, più ti distruggi. Tu pensa a Dio, e
ti accorgerai che proprio pensando a Dio, tu stabilisci il rapporto di
partecipazione ed incominci a vivere. La creatura è proprio fatta per
superarsi; più si supera e più vive; invece più pensa a se stessa e più si
distrugge. Noi siamo fatti per superarci, noi siamo fatti per amare; e più
amiamo Dio, cioè pensiamo ad un Altro, e più esperimentiamo la vita; invece
più pensiamo a noi stessi, quindi più ci separiamo da Dio, e più ci
distruggiamo e tutto coopera per distruggerci.
Flavio: È strano come, magari nella mentalità di uno scienziato,
l’uomo è visto come il dominatore di questo mondo, cioè come quello che domina
e cambia l’ambiente; mentre invece è evidente l’esatto opposto.
Luigi: Certo, ma è come ho detto prima: è tutto solo questione
di scoprire questo rapporto essenziale: Dio è il Creatore e noi le creature. “Io
sono il Principio”, Egli dice (Ap 21,6): quindi abbimi come Principio, cioè
come punto fisso di riferimento.
Lui è il Creatore, quindi accetta tutto da
Dio, riferisci tutto a Dio, cerca in tutto il Pensiero di Dio; tu sei una
creatura, quindi non metterti al centro, cioè non metterti come principio
(metterti come principio o metterti al centro è la stessa cosa). Questa è la
giustizia essenziale, è il battesimo di giustizia che predicava il Giovanni Battista:
“razza di vipere, delinquenti, fate penitenza!” ( Mt 3,7-8). La
penitenza sta in questo: togliere il pensiero del proprio io dal centro della
propria vita e mettere Dio al centro della propria vita: riferire cioè tutte le
cose a Dio. Questa è la giustizia essenziale, perché senza questa giustizia non
si incontra il Cristo.
Pinuccia B.: Incredibile come l’io possa accecare. Ho incontrato una
persona abbastanza religiosa che attualmente è in crisi di fede, e che mi ha
detto: “Chi mi dice che Dio esiste?”. E ho provato a dirle: “Fai semplicemente
questa riflessione: quando pensi Dio non sei tu che lo pensi, ma è Dio che
pensa te”.
Luigi: Non è sufficiente.
Pinuccia B.: Infatti mi ha detto: “Non mi convince…già S. Anselmo lo diceva: “Ti trovi in te l’idea di
Dio, e allora…”. Allora ho provato a domandarle: “Sei tu che hai fatto il
mondo?”. E lei: “No, però chi mi dice che non sia qualcun altro?”; “e io:
“Ebbene, questo qualcun Altro è Dio”. Ma lei:
“Macché, può essere un’ evoluzione…il caso…” ”.
Don Giuseppe: C’è chi considera addirittura eterna la
materia.
Pinuccia B.: Ma come giustificano la coscienza, la consapevolezza di
esistere?
Flavio: Si arriva a dire che l’uomo deriva dalla scimmia.
Luigi: Se non si parte da Dio, niente da fare!
Don Giuseppe: Se uno ha la fede, anche la scienza può
essere utile; ma la scienza non ti dà la fede.
Pinuccia B.: Infatti ha poi detto: “Ci vuole la fede, perché con il
ragionamento non capisco che esiste Dio”. Però il primo dato delle fede è
“un dato” che ci viene dato, ed è il Pensiero di Dio.
Luigi: Certo, lo portiamo in noi, infatti qui dice: “Luce
vera è quella che illumina ogni uomo che viene in questo mondo”. Per
questo Dio è Colui che nessuno può ignorare, neanche l’ateo. Dio, nel pensiero
dell’io, non si può conoscere, non si può comprendere, ma non si può ignorare;
nemmeno satana può ignorarlo: nell’inferno non si ignora Dio. Sia ben chiaro:
satana non ignora Dio, ma non può riposarsi in Dio; cioè non lo può
comprendere, ma non lo ignora e non lo può ignorare, perché Dio è più forte di
noi tutti. Dio si afferma in tutto e le sue opere si affermano su di noi. Se,
per esempio, tu venendo qui hai visto un cane, puoi dire: “Io non l’ho visto”,
però dentro c’è qualcosa che ti urla “Tu l’hai visto”, e non puoi cancellarlo,
non puoi annullarlo. Ciò che entra in noi, non puoi cancellarlo. Quindi Dio
non è una parola scritta come su di una lavagna, dove la si può cancellare, no!
Dio è Colui che nessuno può ignorare, ma che
pochissimi possono conoscere; e questo perché per conoscerlo è richiesta
tutta questa dedizione da parte dell’anima, cioè questa corrispondenza al
Cristo, questo morire a noi stessi, fino ad arrivare alla Pentecoste. Però
tutti sono chiamati lì, perché “Dio vuole che tutti si salvino e giungano a
conoscere la Verità” (1 Tm 2,4): questa è la Vita Eterna, questa è la
volontà di Dio. Però, per giungere qui, si richiede la partecipazione della
creatura. “Colui che ti ha creato senza di te non ti salva senza di te”, perché
si richiede questo superamento dell’io. Senza il superamento dell’io non si
entra nella conoscenza. Soltanto un essere cosciente ha la possibilità di
conoscere Dio (un animale non può entrare nella Verità), ma per conoscerlo deve
superare il pensiero di sé. Infatti è solo l’essere cosciente, ed è lui solo,
che ad un certo momento dentro di sé
riconosce: “Io non sono il Creatore, quindi supero me stesso”. È questo
l’atto con cui mettiamo consapevolmente il Pensiero di Dio al centro:
“Voglio riconoscere Dio, perché è giusto, non sono io il Creatore”. Ecco,
bisogna fare questa giustizia essenziale dentro di noi; e di lì poi deriva
tutto il processo di conoscenza; ma senza questa giustizia essenziale è un
beato sogno, perché nessuno ci può convincere su Dio. Senza la giustizia
essenziale resta in noi un dubbio eterno (infatti Satana, pur non potendo
smentire Dio, è tormentato da un dubbio eterno, perché noi diventiamo figli
delle nostre opere, delle nostre autonomie…
Pinuccia B.: Infatti questa persona che ho incontrato è tormentata da
questo dubbio.
Luigi: Certo, e non è che trovi pace; non può trovare pace,
perché anche quando l’ateo ha detto: “Dio non esiste”, non è che ha cancellato
Dio dal suo pensiero; anzi il Pensiero di Dio continua ad esserci, continua a
parlargli e lui non lo può smentire; però gli rimane il dubbio a causa delle
parole che ha detto.
Don Giuseppe: Uno degli oratori al raduno di Rimini ha
detto: “La tentazione più forte del nostro tempo, è questa istigazione da parte
di tutti: «Sii te stesso, cerca la tua
realizzazione»”; ma questa auto realizzazione o autoaffermazione è la negazione
di Dio.
Luigi: Oppure ti dicono: “Abbi fiducia in te stesso!” Su alcune
riviste religiosissime, domenicane, viene detto che l’uomo deve recuperare la
fiducia in se stesso. La fiducia deve essere in Dio! Anche se tu sei
distrutto, abbi fiducia in Dio e Dio ti ricostruirà! Ma non dobbiamo avere
fiducia in noi stessi. Ecco l’errore grosso!
Don Giuseppe: L’autoaffermazione è la tentazione più forte
dei nostri giorni.
Pinuccia B.: Soprattutto quando viene dalla parte religiosa; perché
finché lo dicono gli altri, uno si lascia influenzare di meno; ma quando viene
detto da persone religiose…
Luigi: Quante volte a delle persone depresse o esaurite viene
detto: “Devi avere fiducia in te stesso, ecc.”. Pensa un po’: avere fiducia in
noi stessi! Non sappiamo nemmeno cosa
siamo…; tutta la nostra forza viene da Dio, quindi: sostieniti su Dio, fa conto su Dio! Dio ha la
possibilità di liberarti da tutti i tuoi mali. Fossi anche un abisso nero,
spera in Dio, fa’ conto su Dio e Dio ti libererà! Bisogna sempre quindi
aiutarci ed aiutare gli altri ad alzare gli occhi a Dio. La nostra pace è
Dio.
Pinuccia B.: Bisogna ritornare sempre a questa giustizia essenziale,
perché è lì che si supera il dubbio.
Luigi: Certamente, l’essenziale, la base, sta lì: bisogna
riportare tutto a Dio. Infatti: “Io sono il Principio -dice il Signore-,
mettimi come Principio, Io sono il
Fine, mettimi come Fine; quindi togli il tuo io dall’essere al centro di tutte
le cose”.
Pinuccia B.: È la Parola del Cristo, custodita, meditata,
approfondita, che ci porta a prendere consapevolezza di questo Pensiero di Dio
(di questa Luce che illumina ogni uomo), presente in noi come una realtà
oggettiva, che non dipende da noi. La certezza viene di lì.
Luigi: A questa scoperta è il Cristo che ti conduce; senza
Cristo, tu puoi dire tutte le parole che vuoi,
ma l’altro ti dice: “No, sono io che penso Dio”. Però al Cristo uno non
si apre se non fa questa giustizia; infatti “coloro che non avevano
accettato il Battesimo di Giovanni il Battista non potevano seguire il Cristo”
(Lc 7,30). E questo “battesimo di
giustizia” è la conclusione, quindi
sintesi, di tutto l’Antico Testamento. Ora, perché si richiede tutto l’Antico
Testamento (e questo Antico Testamento è segno di quello che avviene nella
nostra vita personale)? Perché Cristo viene dopo tante migliaia di anni? Perché
in queste migliaia di anni l’uomo
attraverso tutte le lezioni di vita viene condotto a esperimentare il
suo niente, la sua povertà; grazie a queste esperienze incomincia a piangere (i
Salmi ne sono l’esempio), incomincia a invocare l’aiuto di Dio, perché tocca
con mano che non può fare niente da solo. Allora ecco il Cristo che ci dice: “Beati
i poveri; beati coloro che piangono” (Mt 5, 1ss), e questo perché fintanto
che noi ci crediamo sani, non possiamo essere curati, e fintanto che ci
crediamo giusti, non possiamo essere perdonati. Ogni uomo deve
esperimentare questo suo niente, questa sua impotenza, perché è lì che si apre:
e questa è la giustizia.
Quindi abbiamo tutto questo travaglio per
ricondurre l’uomo alla sua povertà, a questa impotenza, a toccare con mano il
suo niente, affinché si apra a Colui che discende dal Cielo. A questo punto
l’uomo è pronto a toccarlo con mano, a fare il proprio Natale (“E il Verbo
si fece carne e dimorò tra noi e abbiamo visto la sua gloria, gloria come di
Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di Verità” - Gv 1,14). Altrimenti
dice: “Ma questo qui è un uomo qualunque, sarà sapiente finché vuoi, ma è un
uomo, non è Dio”, e non può aprirsi.
Pinuccia B.: E quello che è avvenuto nella storia dell’umanità è segno
di quello che avviene nella nostra vita personale.
Luigi: È tutto segno per ognuno di noi; per noi avviene la
creazione, avviene il peccato originale, avviene l’Antico Testamento, avviene
l’incontro con Cristo, avviene la sua Passione, avviene la sua Morte, avviene
tutto; tutto si ripete nella vita di ognuno di noi, compresa la fine del mondo.
Tutto è lezione personale di Dio per ognuno di noi, per portarci alla Vita
eterna.
Flavio: “La Luce vera era quella che illumina ogni uomo che
viene in questo mondo.” Qui è detto “veniva”, pensavo a ciò che hai
detto giorni fa: “Il tempo noi lo chiamiamo tempo, ma è la Luce che viene a noi”.
Luigi: Certo, il tempo è Dio che viene a noi , il Regno di
Dio che entra in noi; per noi quindi è tempo, perché scopriamo delle
novità, passiamo di novità in novità, quindi subiamo degli avvenimenti che
entrano in noi. Dio è fuori dal tempo e se noi potessimo contemplare tutto
da un punto di vista unitario, cioè dal punto di vista di Dio, saremmo fuori dal tempo.
Flavio; Ecco, questo “veniva” mi ricorda l’“era”
del primo versetto (“In principio era il Verbo…” - Gv 1,1). Cioè noi
dobbiamo portarlo al presente?
Luigi: Certo. Qui dice “era…”, perché prima aveva detto
che Giovanni Battista non era lui la Luce, quindi ora dice: “Luce vera era
quella”.
Flavio: Ma io mi riferivo all’“era” dei primi versetti.
Luigi: Anche questo “era” dei primi versetti è in
contrapposizione con la situazione attuale, per invitarci a ricuperare quella
iniziale, perché non è che sia venuto
meno il principio. “In principio era il Verbo”, non è che dopo, non lo sia più. È riferito a
noi; cioè secondo il disegno di Dio le cose erano così, poi tu ti sei
allontanato e allora tu hai esperimentato l’“era”, perché per te c’è
stato un altro principio; il tuo io ha preso il dominio ed è diventato il
principio della tua vita, ma in principio non era così. È come quando fanno
la domanda a Gesù se sia giusto ripudiare la moglie. Egli risponde: “In
principio non era così” (Mt 19,8); secondo il disegno di Dio le cose erano
diverse. Ma allora come mai noi ora esperimentiamo questo “era”?
Esperimentiamo l’“era” perché ci siamo
allontanati dalla situazione che era in principio. Ora, perché ci viene
annunciato il principio, quello che “era”, cioè quello che era secondo
il disegno di Dio, cioè come Dio ha voluto la creazione, la creatura?
Ci viene annunciato il principio affinché lo recuperiamo; per cui il nostro impegno principale deve
essere quello di ricuperare sempre il principio in tutte le cose, di ricordarci
che Dio è il Principio di tutte le cose e quindi di riportare tutto nel Principio.
Flavio: Quindi è un richiamo.
Luigi: Certo, è un richiamo. Le cose ci vengono dette per
noi, non per farne una cultura. Tutte le
Parole di Dio sono delle proposte per la nostra vita, affinché noi ricuperiamo
qualche cosa. Quindi dicendoci: “In principio era il Verbo”, ci invita a
ricuperare la situazione che era in principio, cioè a ricollegarci di nuovo con
il Verbo che parla in tutto, che opera in tutto.
Flavio: Ma questo “era” riferito alla Luce, vuol dirci che noi
ora non siamo nella Luce, ma che per essere nella Luce bisogna riportarsi a chi
ce la può dare?
Luigi: Si capisce, però ci viene annunciato che questa Luce “è”
già in noi. Ogni uomo porta la Luce con sé. Quindi quell’ ”era” va
ritradotto in “è”: “Luce vera “è”
quella che illumina ogni uomo…” (infatti dice “illumina”; non dice “illuminava”).
Quindi questo Principio, questo Verbo che parla in tutto “è” dentro di noi e
noi non lo dobbiamo trascurare; per cui se è dentro di noi, è
accessibile a noi.
Flavio: Però quando si parla di “rapporto con Dio”, non penso a
Lui in me, cioè meccanicamente mi viene da pensarlo esterno a me.
Pinuccia B.: Invece questo
versetto è un invito ad entrare dentro di noi.
Luigi: Si capisce, perché questa Luce è in noi e parla con noi in tutto.
Flavio: Quindi l’importante è individuare questa presenza interiore
del Verbo.
Luigi: Si capisce.
Pinuccia B.: Cioè, se il Cristo appare fuori, cioè se prende una
presenza fisica, è proprio per ricondurci a questa presenza spirituale in noi…
Luigi: …che noi abbiamo trascurato.
Comunque sia, noi La portiamo in noi, anche
se trascurata; tanto è vero che ne subiamo gli effetti: la passione per
l’Assoluto che c’è in noi. Ecco, proprio questa passione per l’Assoluto
testimonia che portiamo l’Assoluto in noi. La stessa consapevolezza del
nostro essere in realtà è coscienza dell’Essere, e l’Essere è Lui, Dio. Dio
ha fatto di noi la sua abitazione (siamo la “casa di Dio”). Noi siamo
sempre alla presenza di Dio. In tutte le cose, anche se non ce ne rendiamo
conto, trattiamo con Lui; Egli dirà ad ognuno di noi: “Tu credevi di trattare
con i malati, con i carcerati, con gli affamati, invece ero Io” (cf Mt
25,31-46).
“Ero Io”, per cui in tutte le cose noi rispondiamo a Dio;
in tutte le cose è Dio che sta parlando con noi; noi crediamo di colloquiare
con le creature e invece stiamo colloquiando con Dio. Non ci rendiamo conto, ma
un giorno scopriremo questa Verità; nel giudizio il Signore dirà: “Ero Io” ;
e quando Lui ci dirà “Ero Io”, noi cosa potremo rispondere?
Flavio: Oggi è venuta a trovarci una signora anzianissima che
parlava in un modo che non si capiva niente,
solo una parola ogni tanto…e portava un pane in tasca.
Luigi: È un bel segno: Dio parla, parla e noi capiamo
pochissimo. Eppure, certamente arriveremo un giorno di fronte a Lui, il quale
ci dirà: “Guarda, quel tale giorno, alla tale ora ero Io che parlavo con
te…”. E noi: “Ma io credevo fosse uno qualunque”. Ma Lui dirà: “No! Ero Io:
mi ero vestito così per incontrarmi con te, e tu come mi hai trattato?”. È lì
che si piangerà, perché: “Signore, Tu ti
sei presentato a me in tutto e non ho mai capito niente”.
Pinuccia B.: È proprio lì che scopriamo il nostro peccato, perché non
vedere, o meglio, non accorgerci di Colui che è presente, è peccato, è colpa.
Don Giuseppe: In questo versetto vedo l’Amore infinito di
Dio: dato che gli uomini non riuscivano a scoprire questa Luce che avevano in
se stessi e che Giovanni aveva testimoniato…
Luigi: …si fa creatura, per ricuperarci.
Don Giuseppe: Attraverso la presenza sensibile di un Dio
fatto uomo, che assume la stessa natura umana perché Lo si possa toccare, Dio
riuscirà a portare gli uomini a conoscere questa Luce che portano in se stessi.
Luigi: Siccome gli uomini sono schiavi del sensibile, Dio si
fa sensibile, si fa sentire, si fa creatura. L’uomo che è in carcere può
essere salvato soltanto da uno che entra in carcere e non può essere salvato in
modo diverso, perché fintanto che
dal di fuori tutti gli dicono “esci, esci”, chi è in carcere continua a
non poter uscire.
Pinuccia B.: Ma deve essere Dio Colui che entra nel carcere.
Luigi: E sì, ci vuole Uno che ci liberi e solo Dio ci può liberare, perché fintanto che
abbiamo a che fare con le creature, noi le vediamo sempre nel carcere perché
proiettiamo su di loro il pensiero del nostro io. Quindi soltanto un uomo,
quindi creatura, ma che nello stesso tempo sia Dio e che parli come Dio, può
salvarci; per cui, Lui entra come uomo, perché se non è uomo, se non è
creazione, se non è creatura, se non è una presenza fisica, non Lo accettiamo,
e diciamo: “è un’astrazione”; però deve essere Persona Divina, perché
altrimenti ci confermerebbe nel nostro errore. Per cui tutti gli uomini,
miliardi di uomini, non possono salvare un uomo, perché miliardi di uomini non
fanno altro che confermare l’uomo.
Ecco l’errore grossissimo di dire: “abbi
fiducia in te stesso”. Noi abbiamo bisogno invece di Uno che ci porti al di là
di noi stessi, che ci faccia superare il nostro io. Quindi abbiamo bisogno di
una Persona Divina. Ecco perché soltanto un Dio fatto uomo può essere
liberatore. Un Dio fatto uomo! Cioè ci vuole un Dio fatto uomo che sia Persona
Divina per liberare l’uomo dalle sue schiavitù; quindi è necessario che sia
uomo, ma che parli come Dio. Infatti, tutto il parlare del Cristo ha questa caratteristica:
“Nessun uomo ha mai parlato come Lui” (Gv 7,46), in quanto Egli ha
parlato come Figlio del Padre e in tutto ha glorificato il Padre: è lì
la salvezza!
Egli non ha parlato come uomo; infatti alla
richiesta del fratello truffato: “Fammi giustizia”, noi come uomini avremmo
detto: “È più che giusto aiutarlo e far sì che suo fratello non sia un
egoista”. Invece guarda come Cristo libera: “O uomo, chi mi ha
costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Guardatevi e
tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni». Disse
poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.
Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E
disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi
raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai
a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla
gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua
vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per
sé, e non arricchisce davanti a Dio” (Lc 12,14-21).
E così pure: ad una Marta che è carica di
lavoro, mentre la sorella Maria sta lì a fare “niente”, il Signore risponde (e
insegna all’uomo come dovrebbe rispondere): “Marta, Marta, tu ti preoccupi e
ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è
scelta la parte migliore, che non le sarà tolta”(Lc10,41-42). Ognuno di noi
invece avrebbe risposto: “È giusto, diamo una mano a Marta”, credendo
così di essere generosi; invece osserviamo come Cristo libera!
Ora, soltanto Lui come Persona Divina può
parlare così, perché ha dei motivi e li giustifica, perché tutto rapporta
sempre a Dio. Ecco il rapporto diretto che noi abbiamo trascurato! Egli in
tutte le cose è sempre in rapporto diretto e personale con Dio, con il Padre, e
ci educa a fare altrettanto e quindi ci libera.
Flavio: Viene in ogni uomo questa Luce (questo Pensiero di Dio),
per cui nessun uomo la può ignorare, quindi nessuno può spegnerla. L’unica cosa
che può fare l’uomo è nascondersi…
Luigi: …e perciò confondersi.
Flavio: Quindi non possiamo eliminarlo, né metterlo in dubbio.
Luigi: No, eternamente non possiamo eliminarlo. Nemmeno Satana
può annullare il Pensiero di Dio.
Flavio: Quindi è costantemente presente.
Luigi: Si capisce!
Don Giuseppe: Noi possiamo chiudere gli occhi e restare
nell’oscurità, ma la Luce c’è.
Luigi: Tutta la tristezza degli uomini è determinata da
questa disarmonia con Colui che hanno presente. Se infatti tu sei costretto
a vivere in una stanza con una persona con cui non vai d’accordo, sei
nell’inferno; infatti se quella persona non puoi cacciarla fuori, ti tormenta.
Ora, Dio senz’altro è in questa stanza e tu non Lo puoi cacciare fuori. Per cui
o ti tormenti o trovi il modo per essere
in armonia con Lui. Certamente è Dio il padrone della stanza, non sei tu il padrone.
Flavio: Lui non se ne va, ma nemmeno manda fuori me.
Pinuccia B.: E non ti annulla neppure….
Luigi: Se Dio è il Padrone, devi sottometterti a Lui: è un
rapporto di giustizia ed è l’unico rapporto possibile. Noi siamo immortali e
siamo immortali perché siamo voluti da Dio.
Quindi noi non possiamo
distruggerci e anche se ci suicidiamo, non ci annulliamo. È un beato sogno
pensare che suicidandosi finisca tutto; suicidarsi è come passare nell’altra
stanza, ci si ritrova di nuovo con gli stessi problemi . Noi non possiamo
annullare l’opera di Dio. Dio è al di fuori del tempo, e dal momento che
ci ha voluti, ci ha voluti eternamente; noi siamo immortali. Noi possiamo
soltanto confonderci, dividerci, disperderci, ma non possiamo annullarci. Non
possiamo annullare Dio e non possiamo annullare la volontà di Dio che ci ha
voluti; perché Dio è al di fuori del tempo, quindi ci ha voluto con un atto
eterno. Ora, tutta la tristezza degli uomini, tutte le angosce, tutti i mali
che tormentano gli uomini sono proprio dovuti a questa incapacità a stabilire
questa armonia con Dio. Per cui gli uomini non hanno bisogno di risorse
economiche; d’altronde Dio Creatore potrebbe far scoppiare di salute, di
ricchezze tutto il mondo. Dio non ha difficoltà a far piovere miliardi di
dollari su tutti quanti, ma non è quella la vita. Quindi i problemi non si
risolvono sul lato economico, sul lato sociale, ecc. Tutti gli uomini hanno
bisogno di Dio, cioè hanno bisogno di essere aiutati a stabilire questa armonia
con Dio, quest’accordo con Dio, questo rapporto con Dio, e allora poi
cantano da mattina a sera, pieni di gioia, fossero anche in una baita e vivessero poveramente.
Conosco dei miliardari che sono immersi
nell’angoscia e delle persone poverissime che vivono in montagna in una baita,
ma che cantano di gioia da mattina a sera, liberi come il vento.
Pinuccia B.: È sempre l’elemento interiore che è dominante.
Luigi: L’elemento predominante è ciò che portiamo dentro di
noi; perché noi tutto guardiamo dal punto di vista che portiamo in noi (se tu
sei triste puoi vedere tutti i più bei tramonti di questo mondo, ma nessuno ti
toglie la tristezza). E l’elemento interiore è quello che maggiormente noi
trascuriamo nella nostra vita; noi curiamo tutto quello che è esterno e
trascuriamo l’interno, per cui siamo dei morti ambulanti, perché dentro di noi
abbiamo il vuoto. Ecco, Cristo ci autorizza a trascurare tutto, pur di essere
fedeli alla Luce che portiamo in noi: “Trascura l’esterno, ma cura molto ciò
che c’è dentro di te, perché l’essenziale sta lì”. Ora, il di dentro di noi
è determinato dal rapporto tra la nostra anima e Dio, tra i nostri pensieri e
Dio.
Il Signore dice: “Cessate di pulire il
bicchiere dal di fuori quando è sporco dentro; è inutile che voi freghiate dal
di fuori, perché il bicchiere è sporco dentro; quindi rivolgetevi dentro”,
dice il Signore (Cf Mt 23,25).
Pinuccia B.: Quindi, questo versetto è un invito a recuperare
l’interiorità; perché ci viene annunciato che Dio è dentro di noi, la Luce è
dentro di noi.
Luigi: Ed è quella che: “…illumina ogni uomo” . Quindi è
come se dicesse: “Uomo, la Luce è dentro di te”, quindi rientra dentro
di te per lasciarti illuminare da Essa.
Sant’Agostino dice: “Passa dall’esterno
all’interno e dall’interno a Dio, perché Dio è dentro di te”. La Verità è
dentro di noi. Dio è in noi e noi stessi siamo una testimonianza di Lui.
Infatti Gesù dice: “…perché voi siete stati con Me e siete con Me fin dal
Principio”. In realtà ogni uomo in tutto quello che dice, anche nelle sue
bestemmie, non fa altro che testimoniare Dio.
Non si rende conto, ma chi vede
Dio, vede che in tutte le cose non si fa altro che glorificare Dio,
testimoniare Dio. Noi siamo delle testimonianze viventi di Dio, della
presenza di Dio in noi.
Pinuccia B.: Quando vedo una folla di gente, mi viene in mente questo
versetto: in ogni uomo, in ognuno di tutta quella massa, c’è il Verbo, c’è
questa Luce.
Luigi: Per cui ogni uomo è una fame di Dio, è una fame di
Assoluto ed è tormentato da questa fame.
Pinuccia B.: E allora si capisce come sono deviate e alienate le folle
che protestano sulle piazze… Quindi queste parole: “La Luce vera è quella
che illumina ogni uomo che viene in questo mondo”, sono un annuncio che
va tenuto prezioso, perché non abbiamo a
cercare la Luce fuori.
Luigi: È Parola di Dio!
Sabato 18.02.1989
Luigi: Qui è scritto “Luce vera era quella che illumina ogni
uomo che viene in questo mondo”: va
corretto in questo modo: “Luce vera “è” quella che illumina ogni uomo
che viene in questo mondo”.
Pinuccia B.: Ma perché c’è il tempo
passato?
Luigi: L’evangelista
contrappone a ciò che ha detto prima (“…non era Lui la luce…”)
ciò che dice ora (“Luce vera era quella che illumina ogni uomo…”). Cioè,
prima ci ha detto che Giovanni non era lui la Luce, per poi dirci che cosa è la
Luce: “Luce vera è quella che illumina ogni uomo che viene in questo
mondo”.
Nino: “Luce vera è quella che illumina ogni uomo…”, ma
non ogni uomo può lasciarsi illuminare.
Luigi: Certo, però ogni uomo porta questa Luce dentro di sé ed
è quella che lo illumina. Certo, se tu non accogli quella Luce, fai esperienza
delle tenebre. Ora, se tu fai esperienza delle tenebre, è perché non sei con la
Luce; però le tue tenebre sono testimonianza della Luce.
Nino: Quindi le tenebre con tutto il loro fallimento
testimoniano la Luce.
Luigi: Appunto.
Franco: Riprende quanto diceva all’inizio: “La Luce
splende nelle tenebre…”(Gv 1,5).
Luigi: Certo, e ci precisa ora che la Luce vera è quella che
illumina ogni uomo, per cui ogni uomo ha con sé questa Luce. Non è che la
Luce sia riservata a Giovanni Battista, per cui lui solo la possa testimoniare.
No! La Luce vera è quella che ogni uomo porta con sé. Giovanni Battista
è un testimone della Luce, ma non è lui la luce. Egli è un testimone di quella
Luce che ogni uomo porta con sé.
Quindi la Verità abita dentro di te, Dio abita
dentro di te. Ogni uomo è tempio di Dio, ogni uomo è portatore di questa Luce;
il Signore dice: “Non date a nessuno il nome di Maestro…”, e lo dice
perché il vero Maestro è il Maestro interiore che portiamo dentro di noi:
questa è la Luce che ci illumina.
Delfina: Luce vera è quella che ha la forza di aprire le menti…
Luigi: …se l'ascoltiamo, se l'interroghiamo; cioè se ci
raccogliamo dentro di noi, troviamo questa Luce, che è la Luce della Verità,
che è la Presenza di Dio in noi. Allora, se noi chiudiamo l’uscio col mondo
fuori e ci raccogliamo nel silenzio dentro di noi, siccome c’è questa Luce,
basta attingere a questa Luce e allora questa Luce ci convince, perché la
Luce ha la caratteristica di convincere. La Luce Illumina e quindi
convince; convince, quindi lega (convincere= cum-vincere= legare con).
Se noi non siamo legati con Dio è perché non
ascoltiamo la Luce; allora,
“ascolta la Luce e la Luce ti legherà a Sé”.
Delfina: E aumenta di potenza man mano che noi La ascoltiamo.
Luigi: Si capisce.
Tiziana: Perché dice: “…ogni uomo che viene in questo mondo”?
Luigi: Perché gli uomini nascono in questo mondo. Possiamo
chiederci cos’è questo mondo in cui l’uomo nasce. Questo mondo è il Paradiso
terrestre, creazione, cioè tutta l’opera dei segni che Dio ci mette attorno per
educarci ad ascoltare la Luce. Quindi “questo mondo” è tutto l’insieme
delle opere, dei segni, che Dio fa all’uomo, cioè alla creatura che ha la possibilità di pensare a se
stessa. Allora “questo mondo” è l’insieme di tutti i segni di Dio nel
pensiero del nostro io. Questo mondo è relativo al nostro io, per cui tu vedi,
tocchi, esperimenti, ecc., ma sei sempre tu che vedi e tocchi e esperimenti e
dici: “La cosa è così, perché l’ho vista
io; la cosa è così, perché l’ho toccata
io, l’ho ascoltata io”.
Però sono due i mondi: c’è un mondo di cose che sono percepite dal
nostro io ed è “questo mondo”, e c’è anche tutto un mondo di cose che il
pensiero dell’io invece non percepisce:
cose, cioè, che l’uomo non percepisce nel pensiero dell’io ed è il mondo della
Presenza di Dio. Ecco, si può dire
che il “mondo”, di cui si
parla in questo versetto (“questo mondo”) è il mondo che è determinato da tutte le opere di Dio che noi
vediamo e tocchiamo, perché il mondo è opera di Dio. Diciamo: è ancora la presenza di Dio, ma a livello del nostro
io. Però, nel pensiero del nostro io noi non possiamo conoscere Dio, perché
Dio non si conosce nel pensiero dell’io. Dio trascende il nostro io. Il mondo
esiste in relazione al nostro io, ma Dio non esiste in relazione al nostro io.
Dio esiste indipendentemente dal nostro io, la Verità esiste indipendentemente
dal nostro io. Il che vuol dire che il mondo che noi troviamo in relazione al
nostro io, quello che noi vediamo e
tocchiamo, non è la Verità; e noi
sappiamo che il mondo non è la Verità, infatti per noi è mistero.
Ora
però, nel nostro io abita Dio (ma questo non vuol dire che nel pensiero
del nostro io possiamo conoscere Dio), per cui essendo il nostro io abitato
dal Pensiero di Dio, se il nostro io si supera per pensare Dio (ed ha la
possibilità di pensarlo, perché il Pensiero di Dio abita nel nostro io), se si
raccoglie nel Pensiero di Dio e quindi si supera, ha la possibilità adesso di
conoscere Dio, perché Dio si conosce soltanto in Dio.
Giovanna: “La Luce che illumina ogni uomo”: quindi
noi siamo già portatori di questa Luce.
Luigi: “Illumina ogni uomo” : dicendo “ogni”, intende dire nessuno escluso, di qualunque popolo,
di qualunque nazione, di qualunque religione sia. Ecco, se questa fosse
soltanto per qualche religione o per qualche razza (il bianco e non il nero o
giallo), non avrebbe detto “ogni”.
Invece dice: “ogni”; il che vuol dire
che ogni uomo è portatore della Luce di Dio. L’uomo è caratterizzato da
questo: è portatore di Dio, ha in sé Dio; per cui l’uomo è sacro. Per
questo l’uomo non deve essere asservito a niente e a nessuno; tutto deve
servire all’uomo, ma l’uomo non deve servire niente e nessuno. Nessuna
istituzione, nessuno stato, nessuna nazione, nessuna religione deve asservire
l’uomo; tutto deve servire l’uomo, anche il sabato, anche la legge; ma l’uomo
non deve essere fatto servo di nessuno, perché l’uomo porta Dio in sé, e fine
dell’uomo è Dio. Per cui se dici: “Io vivo per l’azienda”, non sei
giustificato, perché l’azienda non è il tuo fine; “Io vivo per i buoi, per i
campi e la moglie”, non sei giustificato, perché i buoi, i campi e la moglie
non sono il tuo fine; “Io vivo per il mio istituto”, non sei giustificato,
perché l’istituto non è il tuo fine; “Io vivo per la mia chiesa”, non sei
giustificato, perché la chiesa non è il tuo fine. L’istituto, la chiesa, i
buoi, i campi, la moglie sono dei servi, che ti servono affinché tu abbia a
conoscere il tuo Dio.
Dio è il tuo fine: vivi per Dio! E allora
tutto ti aiuterà a camminare verso Dio. Quindi non vendere la tua anima, il
tuo destino, il tuo Fine per un piatto di lenticchie (cf Gen 25,29-34), perché
faresti fallire tutto l’universo.
Giovanna: Ma la consapevolezza di portare questa Luce in noi, ci
viene dalle parole che ci vengono dette, oppure già lo dovremmo sapere?
Luigi: Noi l’abbiamo in noi, ma non lo sappiamo; cioè l’abbiamo
in quanto abbiamo questa passione d’assoluto che portiamo in noi. Ed è questa
passione che ci fa sbagliare tutto; noi sbagliamo tutto, battiamo le nasate,
perché abbiamo questa passione d’assoluto, per cui a tutte le creature che
incontriamo diciamo: “Forse tu sei Dio, tu sei Dio, tu sei Dio”, e
battiamo nasate e ancora nasate, nasate;
e perché questo? Perché portiamo Dio dentro di noi, e fintanto che non
capiamo che Dio è dentro di noi e non fuori, continueremo a battere nasate.
Giovanna: Cerchiamo Dio, ma non lo sappiamo.
Luigi: Noi subiamo l’effetto della Sua presenza in noi, ma non
capiamo il perché di questo effetto. È come se fossimo ammalati: la malattia la
sentiamo, la subiamo, ma la diagnosi della malattia non riusciamo a farla. E
così è lo stesso: tu porti un effetto, la passione dell’Assoluto e la senti, ma non sai farne la diagnosi. Soltanto quando conoscerai Dio, dirai: “Ah,
ho capito, perché io portavo con me questa passione”!
Angelo: Nel versetto 9 Dio mi ha fatto capire che la sua Parola
è la vera Luce che illumina dentro ogni uomo venuto nel mondo.
Luigi: Più che la sua Parola (anche se presso Dio Parola e
Essere sono la stessa cosa), è Lui stesso. Lui stesso è la Luce.
Franca: La Luce vera è quella che illumina ogni uomo; quindi
nessuno può dire: “A me la Luce non è arrivata…”
Luigi: Certo, tu non puoi dire “la Luce non è arrivata”, perché
la Luce è dentro di te, la porti! Anche se la bestemmi da mattina a sera,
quella Luce la porti dentro di te. Non è che la Luce debba arrivare: Essa
c’è!
Franca: Uno non potrebbe bestemmiare una cosa che non ha
presente.
Luigi: Certo.
Pinuccia B.: Quindi è importante prendere consapevolezza del tesoro
enorme che ogni uomo porta con sé; cioè di questa possibilità di pensare a Dio,
cioè il Pensiero di Dio.
Luigi: Certo, cioè la Luce è il Pensiero di Dio che portiamo
dentro di noi, che è questo Pensiero dell’Assoluto, il Pensiero
dell’Infinito, il Pensiero dell’Eterno, il Pensiero di Dio; è cioè il Verbo
interiore, che è il Maestro Interiore, che portiamo dentro di noi.
Pinuccia B.: Adesso noi lo sappiamo per sentito dire, perché ci è
stato detto che questa Luce è il Pensiero di Dio in noi, perché siamo stati
invitati a riflettere. Però non è così semplice per tutti arrivare a capire che
il Pensiero di Dio in noi è una Presenza diversa da noi; infatti
normalmente si dice: “Io penso a tante cose, penso all’albero, alla montagna, e
penso anche a Dio”, ma uno mai si sognerebbe di pensare che questo Pensiero di
Dio sia una Persona presente in noi. Quindi questo annuncio arriva per tutti?
Luigi: No! È il Cristo che ti conduce lì. Tutti hanno il
Pensiero di Dio in sé, ma per giungere a scoprire che questo Pensiero è una
Realtà oggettiva, cioè una Persona, c’è bisogno delle parole del Cristo. Se tu
non ascolti la Parola di Dio, tu subisci gli effetti di questa presenza
dell’Assoluto che porti in te, però non sai fare la diagnosi, non puoi
assolutamente fare la diagnosi. Non puoi renderti conto.
Pinuccia B.: Anche nelle altre religioni arrivano a scoprire che Dio è
presente in se stessi?
Luigi: Ma Dio parla in tutto, quindi ascoltando Dio, cercando
Dio, possono giungere alla scoperta della Presenza di Dio nella loro
interrogazione, nella loro ricerca (vedi dispensa 1135: la prima individuazione del Figlio di
Dio come Persona, come Essere Intenzionale, presente e operante nella nostra
vita).
La vera Luce illumina ogni uomo
«Giovanni non era la Luce. Luce vera era
quella che illumina ogni uomo», ci informa il Vangelo di S. Giovanni nel suo
Prologo. Anche qui è detto «era», non perché oggi la vera Luce sia
un'altra, ma in riferimento a ciò che era stato detto di Giovanni: «non era
lui la Luce».
Si risponde cioè all'interrogazione: chi
allora era la Luce?
Il Vangelo stesso dice: «Luce vera era
quella che illumina ogni uomo». Non dice: che illuminava, ma: che illumina
ogni uomo.
Afferma cioè una verità universale, vera per
ogni uomo di ogni tempo e di ogni luogo: ogni uomo che viene a nascere in
questo mondo. Quindi nessuno escluso. Ogni uomo di ieri, di oggi, di domani;
ogni uomo dell'Europa, dell'Asia, dell'Africa, dell'America e dell'Oceania; di
qualunque colore abbia la pelle, la fede; sia ateo o credente; abiti nella
tundra, nelle foreste o nei grattacieli: appartiene al Regno di Dio.
La Luce vera è con ogni uomo e lo illumina.
Tutto il Vangelo in ogni sua parola ed
in ogni suo fatto è denso di significato per la nostra vita essenziale. Qui ci dice che Giovanni non era la Luce. E
siccome in Giovanni, l'ultimo dei profeti, si riassume tutto l'Antico
Testamento, quindi tutta la creazione, tutta la Legge e tutti i profeti, ci
insegna che nessun uomo è Luce, nessuna creatura è Luce, ma tutto esiste e
tutto viene per rendere testimonianza alla Luce.
Le cose non sono la Luce perché non sono Dio.
Ma tutto ciò che non è Dio, fa sentire all'uomo il bisogno di Dio, quindi
ricupera l'uomo all’attenzione a Dio, gli presenta e ripresenta Dio.
Niente di tutto ciò che esiste attorno a noi è
Luce vera, ma tutto ci insegna e ci testimonia la Luce vera.
La Luce vera non è attorno a noi, ma è
testimoniata da tutto ciò che sta attorno a noi.
Se la Luce vera è quella che illumina ogni
uomo, ma non è fuori dell'uomo, ogni uomo porta con sé, in sé, tale Luce.
L'uomo è illuminato dalla Luce vera; la porta
in sé, ma egli non è la Luce vera. Ha con sé la Luce, ma non è la Luce.
Se egli fosse luce, illuminerebbe tutto e per
lui non ci sarebbero né tenebre, né dubbi, né errori. Invece l'uomo esperimenta
le tenebre, i dubbi, gli errori.
La vera Luce non è esteriore, ma interiore. È
nell'uomo, ma non è dell'uomo e non si confonde con l'uomo. Nessun uomo è luce
a se stesso e per gli altri. La vera Luce che illumina ogni uomo è Dio.
Dio è il vero Maestro di ogni uomo. “Quello
che importa - scrive S. Agostino nel De Magistro - è che incominciamo a
comprendere con quanta verità e con quanta autorità divina sia stato scritto di
non chiamare nessuno sulla terra nostro maestro, perché l'unico Maestro è nei
cieli. Che cosa poi sia “nei cieli”, ce
lo insegnerà Colui dal quale anche per mezzo degli uomini siamo ammoniti, con
segni e dal di fuori, affinché rivolgendoci a Lui, che è dentro, siamo istruiti
da Lui: amare il quale e conoscerlo è la felicità della vita, felicità che
tutti dicono di cercare, ma che ben pochi sono quelli che si rallegrano
d'averla veramente trovata».
Luce vera che illumina ogni uomo è il Dio che
abita nei cieli. Ma i cieli di Dio non
sono quelli fisici fatti di stelle, nebulose e galassie, poiché Dio non abita
in luoghi materiali, essendo Spirito. Dio abita nell'anima dell'uomo, e cielo
di Dio è l'anima di ogni uomo. Ogni uomo
è sede di un mistero profondo che porta in giro ovunque vada: tempio di Dio.
Ogni uomo porta con sé, in sé, il suo Maestro:
Dio stesso. Ogni uomo porta in sé la
Luce vera che lo illumina; ma non è luce a se stesso. Non essendo luce, non è per lui la stessa
cosa consultare uno anziché l'altro, essere discepolo di uno anziché di un
altro, ascoltare una parola anziché un'altra.
Per questo il Vangelo ci annuncia che
Giovanni, e con lui tutte le creature, non era la Luce, ma che la Luce vera è
quella che illumina ogni uomo.
Ci annuncia questo affinché ogni uomo impari a
consultare questa Luce che porta con sé ed eviti l'errore di ritenere luce ciò
o chi non è luce, maestro chi non è e non può esserlo. «Non date a nessuno
il nome di Maestro, perché Uno solo è il vostro Maestro», dice Gesù (Mt
23.10).
E i profeti, preannunciando questo tempo in
cui gli uomini alla scuola di Cristo avrebbero preso coscienza di questa
presenza di Dio in se stessi, dicevano: «Saranno
tutti ammaestrati da Dio» (Is 54,13; Gv 6,45). È ancora parlando di questa
maturità alla quale Dio ci chiama tutti
che Dio stesso dice: «Io sarò il pastore delle pecore; Io stesso le
cercherò; Io stesso avrò cura di esse» (Ez 34,11). E noi guardando a quel giorno, diciamo: «Attingeremo
con gioia l'acqua alle sorgenti della salvezza» (Is 12,3).
Il tempo futuro non è altro che la scoperta di
ciò che già è, ma che ancora noi non vediamo.
Il futuro è già oggi. In effetti:
siamo tutti ammaestrati da Dio. Dio è il
Maestro e l’Amico dell'uomo: sempre presente ovunque l'uomo vada; sempre vicino
comunque l'uomo sia; ché se anche l'uomo trascura ed abbandona Dio, Dio non
trascura e non abbandona mai l’uomo.
È per questa Presenza del Maestro divino che
parla con noi, che noi portiamo desideri di assoluto e di infinito. Il nostro
desiderio di Verità ha le radici nell'infinito di Dio presente in noi.
Siamo tutti, anche se lo neghiamo o lo
bestemmiamo, testimoni della Realtà di Dio, della sua Verità Presente in noi:
«sempre ed ovunque ci troviamo con quest'unica Presenza», sì che la nostra
conversazione è sempre nei cieli di Dio e le nostre scelte sono nell'assoluto:
di fronte all'Assoluto divino.
C'è in noi allora una parte di noi che non è
soggetta alle vicende del tempo, né dello spazio: c'è in noi un luogo in cui le
scelte non avvengono per motivi ambientali, sociali, o per questioni
contingenti, ma unicamente tra il pensiero del nostro io e il Pensiero di Dio.
E basta questo per farci intuire che noi
seminiamo nel campo dell'eternità.
Tutto ciò che ci è detto nel Vangelo, ci è
detto affinché lo facciamo oggetto di vita. La Verità ci è annunciata affinché
L'abbiamo a volere, ad amare, a cercare, a vivere.
Così se la Luce vera ci è annunciata, è perché
abbiamo ad imparare a consultarla.
Annunciare la sorgente è un invito ad andare a
bere per chi ha sete; annunciare la fonte della Luce vera è un invito a
consultarla per chi è nelle tenebre. Non
farlo, è disprezzare l'annuncio e chi ce lo annuncia, ma è anche disprezzare la
Luce. È disprezzare la nostra stessa vita e quindi il dono stesso di Dio.
Disprezzare il dono di Dio è disprezzare Dio.
Tutto ciò che giunge a noi, non giunge senza
l'opera e il Pensiero di Dio: tutto è Parola di Dio, tutto ha un significato
profondo per la nostra vita e ci rende responsabili di ciò che pensiamo, di ciò
che diciamo, di ciò che facciamo. Non
bisogna disprezzare niente e nessuno: forse nella cosa o nella creatura più piccola
e insignificante c'è la lezione più profonda e più vera per la nostra vita.
Ogni cosa è carica di infinità, di eternità,
perché ogni cosa è significazione a noi di Dio.
La gloria di Dio in tutto si dispiega e rivela. Ti ringraziamo, o Dio,
per la tua gloria immensa con la quale hai voluto farti conoscere da noi.
Ma se non teniamo presente Dio e non ci
riferiamo a Dio, priviamo le cose delle dimensioni assolute, le priviamo di
infinità e di eternità. Allora subentra la stanchezza e la noia del tutto.
Cosa comporta il non riferirci a Dio? Comporta il confidare nell'uomo e nelle cose
del mondo. Allora ci si deve immergere nei problemi del consumismo, del
carrierismo, nei traguardi economici e sociali, nelle lotte di classe, nei
problemi di quantità. Non è l'aumento quantitativo dei beni che possa saziare
la sete dell'uomo o rispondere alle sue domande sull'origine, sul destino, sul
perché della vita.
Il non tener conto di Dio ci fa passare dai
problemi dell'essere ai problemi dell'avere. La corsa all'aumento quantitativo
dei beni ci porta all'insoddisfazione e alla sazietà nello stesso tempo. È la
palude in cui viene a morire la vita di tanti.
Se dunque ci è annunciato che uno solo è il
nostro Maestro, quello interiore: a Lui dobbiamo guardare, Lui dobbiamo
consultare, da Lui dobbiamo imparare, con Lui dobbiamo camminare, su di Lui
dobbiamo fare assegnamento e a Lui dobbiamo tutto riferire se vogliamo
camminare nella luce. Solo Dio ci dà le conoscenze assolute che non mutano col
mutare dei tempi, della moda, dei costumi, delle istituzioni e delle strutture.
Bisogna imparare a consultare la Luce vera che
illumina ogni uomo e che ogni uomo porta con sé, ma che illumina soltanto nella
misura in cui è consultata.
Se la vera Luce è interiore, la vera
conoscenza è interiore: è cioè quella che l'uomo acquisisce nel silenzio, ascoltando il Maestro divino e meditando
sulle sue Parole.
Dio è la vera Luce, il Verbo che parla ad ogni
uomo, il Maestro di ogni uomo. Ed è
molto importante intendere questo, poiché chi l'ha inteso si mette alla scuola
di tale Maestro, che fa avanzare di conoscenza in conoscenza fino alla
conoscenza della Verità che fa liberi. «Sarete veri miei discepoli se
resterete nelle mie parole, e conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi»,
dice il Maestro divino (Gv 8,31).
Dio parla all'uomo, ad ogni uomo: lo educa, lo
raccoglie, lo perdona, lo forma alla vita eterna, che è conoscenza di Dio.
La vita nello Spirito capovolge la concezione
pagana proprio in quanto interiorizza i valori, li fa personali.
La concezione pagana invece è tutta proiettata
all'esterno; la realtà per il pagano è ciò che vede e tocca, è il denaro, è la
quantità, è la società, è la struttura, è il benessere materiale, è la
violenza.
Ma nella concezione pagana si fanno due
errori: si ritiene che l'interno dell'uomo dipenda dall'esterno, per cui
mettendo l'uomo in una casa d'oro, questi dovrebbe essere felice, secondo il
pagano; e si ritiene che l'esterno dell'uomo dipenda dall'uomo, causato
dall'uomo. La concezione pagana porta in se stessa una contraddizione.
L'uomo è un essere chiamato dalla Luce alla
luce. «Dio è Luce e presso di Lui non ci
sono tenebre» (1 Gv 1,5) . Noi tutti abbiamo nostalgia di questa Luce.
Recuperare la nostra anima alla vita
essenziale è ricuperare l'uomo dalla sua dispersione e confusione, dal suo caos
(la notte dell'uomo) per orientarlo alla ricerca di Dio; è restituire l'uomo al
suo destino.
«Non accumulare tesori sulla terra, ma nel
cielo, perché là dove è ciò che tu hai accumulato, ivi sarà anche il tuo cuore», ci insegna il Signore (Mt 6,19,21). L'accumulare tesori sulla terra è vanità
dell'uomo, e la vanità è prigionia che incatena la nostra volontà e paralizza
tutta la nostra vita interiore.
Se il tuo cuore è nelle cose che passano, non
può essere con Dio. L'amore per il
visibile e le cose che passano non ci deve tener fuori dall'amore per
l'invisibile, ma ci deve condurre a privilegiare l'amore per l'invisibile fino
a farci agganciare la realtà esterna alla Realtà di Dio presente in noi, fino
ad insegnarci a guardare ogni cosa con questa Luce interiore.
Bisogna ritrovare nei valori spirituali il
nutrimento più valido per la nostra vita.
Le cose e i fatti svelano la loro ricchezza di
vita e la loro armonia solo quando sono considerati in rapporto a Dio, nella
luce di Dio. La realtà illuminata dallo Spirito di Dio acquista un significato
nuovo, come attraverso una intuizione mistica d'amore.
I figli di Dio
camminano in questa luce, che il mondo non può vedere né intuire. In
questa Luce interiore è la più ricca sorgente di ispirazione; è la fonte del
significato più profondo della realtà e della esistenza umana: apertura al
significato religioso del mondo.
Le cose
più vere si imparano nel silenzio.
(Agosto 1976) (articoli pubblicati da
“L’Araldo del S. Cuore”, scritti da
Luigi Bracco)