In Lui era la Vita e la Vita era la Luce degli uomini. Gv 1 Vs 4 Primo tema
Titolo: In Lui era la vita.
Argomenti: Il luogo della vita è il Verbo. Il
potere distruttivo dell’io. In Lui era la Vita
(la Fedeltà).
26/settembre/1975
Lo
dice per noi, personalmente, come se oggi la nostra vita non fosse più in Lui. “In
principio la vita era in Lui”, dopo, per noi non è più stato così, perché
abbiamo cercato la nostra vita altrove; è come se uno mi dicesse: “un tempo la
tua vita era la campagna, lo studio ecc.”. Così Dio ci dice che nel principio
dell’uomo, cioè come Dio l’ha voluto, la vita dell’uomo era nel Verbo di Dio.
Ci fa capire che la vita non è in noi, per cui ci denuncia l’errore che
noi facciamo se ci riteniamo vivi; ci dice che siamo morti e che la
nostra vita è nel Verbo di Dio.
“La nostra vita è nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,3).
“Avete ucciso l’Autore della vostra vita” (At 3,15).
Possiamo
fare due errori: 1°- ritenerci vivi e quindi non cercare più la vita in Lui e
fare consistere la vita nell’azione, nell’esplicare noi stessi;
2°-
cercare la vita altrove.
Questa è un’informazione che Dio ci dà; ci insegna
dov’è la nostra vita e dove dobbiamo cercarla; ci libera dal cercare la
vita nel denaro, nelle creature, ecc., invece che nel Verbo di Dio.
Tutti
cercano Dio, ma non dove Egli è; Dio va cercato in Dio. Sorge qui un
concetto nuovo: quello della vita e del luogo di essa: in Lui.
Gesù
ci parla di Vita eterna, non come vita dopo la morte, ma come vita vera contrapposta
alla vita apparente, relativa; ci
dice che la Vita Eterna, cioè quella vera, sta nel conoscere Dio, non
nell’azione, nel fare, nel parlare, ma nel conoscere. Nel Verbo di Dio c’è la
conoscenza di Dio; ascoltando il Verbo giungiamo alla conoscenza di Dio, e
quindi alla vita; per cui leggiamo in S. Giovanni: “In Lui c’è la vita”.
“Solo il Figlio conosce il Padre” (Mt 11,27)), e solo
il Figlio può far conoscere il Padre a coloro che ascoltano la parola del Figlio,
cioè il Figlio stesso. Ma per ascoltare Dio bisogna avere interesse per Dio,
“chi ha orecchi per intendere intenda” (Mc 4,9), cioè bisogna essere attratti
da Dio.
È
l’interesse che ci rende attenti, Dio si
conosce solo in Dio; Dio è libero, Dio è rivelatore di Se stesso e lo fa per
atto libero; nessuno lo può pretendere, ma si richiede il superamento di tutto
ciò che non è Dio, del mondo, del pensiero di noi stessi per ascoltare Colui
che ci parla di Sé. Nella nostra vita spirituale ci sono diverse fasi.
Si parte da una fase estroversa, in cui siamo attratti dalle cose,
fase
della ricerca, in cui ci distacchiamo da tutte le cose per raccoglierci solo in
Dio; poi, scoprendo la sua
Verità, c’è la fase della comprensione delle creature, le quali ci confermano
sempre più nella Verità di Dio che ci parla attraverso di esse.
La
Parola va sempre unita alla Sorgente, perché è lì che s’illumina; in caso
contrario la creazione provoca agitazione, angoscia, perché nulla si spiega in
sé.
Illuminata
dalla sua Sorgente ogni parola dà a noi la vita. “L’uomo vive di ogni parola che procede dalla bocca di
Dio” (Mt 4,4).
Pensieri tratti dagli incontri del Sabato:
Sabato 17.01.1976: (appunti)
“In Lui era la Vita”: in principio la Vita era quella, era nel Verbo, ci dice
Dio. Ce lo dice affinché abbiamo a guardare lì: la vita non è cambiata, si
trova sempre in Lui,
Nel
Verbo era la vita per dirci che dopo la Vita non è più stata lì: non è
cambiata oggettivamente, ma per noi.
Nel
principio l’uomo riconosceva in Dio la fonte della sua vita, del suo essere e
non la cercava altrove. Ora l’uomo, staccandosi dal Verbo, si distacca dalla
Vita e si trova nella non-vita.
Quello
che era in principio, ancora lo è. In questo principio ci viene detta la
Verità, le cose come devono essere: la vita è nel Verbo, cercala lì.
Per
questo ci viene annunciato, perché cerchiamo la vita dov’è, non per nostra
cultura, ma per invitarci a cercarla dov’è. Quello che Dio fa, resta: è la
creatura che scivola, per cui ciò che Dio fa si modifica in noi.
Dio
continua a esistere anche se la creatura lo nega, però questa si allontana e
viene ammonita dalla parola di Dio: la tua vita sta lì. Sappi che se vuoi
ricuperarla, è lì. È come dire a uno che ha sbagliato un problema: “Non sapevi
che la regola era quella? Recupera la regola e il problema lo risolverai”. Così
Dio ci dice: “Non sapevi che la vita era quella? …per questo hai preso
questa cantonata”.
Sabato 24.01.1976: (appunti)
"In
Lui era la Vita": queste
parole sono dette a delle creature che camminano su di una strada sbagliata,
per indicare loro la via giusta ( "era quella la via giusta!”), affinché
la ricuperino: "la Vita era nel Verbo! Perché l'hai cercata altrove?"
Cercandola
altrove, abbiamo avuto e abbiamo una privazione di vita.
Qui
ci viene indicata il “luogo” della vita: il Verbo.
Sabato 16.04.1983:
Luigi: Siamo
giunti al versetto 4: “In Lui era la vita… ”.
Marco: Quello
che mi colpisce sempre è questo verbo al passato: “era”.
Luigi: In Lui
era la vita, però è sempre rapportato ad una situazione che è cambiata; la
situazione è cambiata in noi, non in Lui. Tutte le cose che sono dette nel
Vangelo sono riferite a noi. Nel Vangelo si parla di Dio, ma riferito a noi,
perché si tratta del Verbo incarnato. Il Verbo incarnato è in funzione
dell’uomo, quindi è per l’uomo; quindi tutto quello che si dice nel Vangelo
è per l’uomo. Quindi qui si annuncia una situazione che era in principio e che
poi non è stata più; ma nell’uomo e non in Dio.
Marco: “In
Lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini”; “In Lui era la
vita…” e il seguito si può sostituire dicendo: “e Lui era la luce degli
uomini”.
Luigi:
Certamente, cioè la Luce è Lui; il Pensiero di Dio in noi è la Luce.
Dio
si annuncia a noi indipendentemente da noi; la Verità si annuncia a noi, noi
non La conosciamo, ma non possiamo ignorarla. Dio è Colui che nessuno può
ignorare, anche se non Lo conosciamo; Dio è Colui che pochissimi conoscono,
però è anche Colui che nessuno può ignorare. Quindi si annuncia a tutti, ma
si rivela soltanto a coloro che lo cercano, e lo cercano come va cercato.
Ida: La vita
va cercata in Lui, perché “In Lui è la vita”, però è molto facile fare
delle scelte sbagliate; intendo dire che nel momento in cui riceviamo una cosa
è facile rimanere alla materialità di quella cosa, ...sperimentando il peso di
essa.
Luigi: Ma
questo accade se le scelte non sono fatte secondo lo Spirito. Noi possiamo
lasciarci guidare dalle nostre impressioni, dai nostri sentimenti, dal pensiero
del nostro io, e naturalmente la scelta è sbagliata. Il nostro io ci confonde,
crediamo di fare il nostro interesse, e invece facciamo la nostra rovina; e
perdiamo la vita, perché la vita è partecipazione.
Noi
non siamo vivi; noi viviamo in quanto partecipiamo, partecipiamo all’Altro. E
naturalmente rompendo la comunione, l’armonia con l’Altro, noi perdiamo di
vita, perdiamo di essere; noi non siamo l’Essere, noi siamo partecipazione
all’Essere.
Dio
ci offre la possibilità di partecipare a ciò che Egli è. Quindi noi viviamo
nella misura in cui partecipiamo a Lui; invece, più pensiamo a noi stessi e più
ci distruggiamo. Noi ci scaviamo la tomba pensando a noi stessi.
Più
ci superiamo ignorandoci e più partecipiamo della Vita.
Ecco,
dobbiamo stare attenti perché tutte le cose, in quanto arrivano a noi, arrivano
da Dio (Dio solo è il Creatore), e il rischio sta in quello che parte da noi;
perché noi restiamo confusi da ciò che parte da noi.
Ora,
tutte le cose che arrivano a noi, noi dobbiamo accettarle e riportarle a Dio
per cercare il Pensiero, l’Intenzione, la Volontà di Dio. Ma soprattutto
dobbiamo fare attenzione alle cose che partono da noi, perché tutto deve
partire dallo Spirito di Dio, e non da altro. Se invece le cose partono dai
nostri sentimenti, dalle nostre impressioni, dai nostri desideri, dalla nostra
figura, naturalmente perdiamo la sintonia, l’armonia con Dio e allora è finita.
Paolo: È la
Presenza di Dio in noi la Vita e la Luce; e confrontando tutto con questa
Presenza in noi camminiamo verso Dio.
Luigi: Ecco, il
lavoro vero da fare è sempre questo confrontare, questo riportare, questo
raccogliere tutto in Dio. Tutte le cose vengono a noi da Dio e tutte le
cose vanno riportate in Dio. Il difetto nostro sta nel non chiudere il cerchio:
riceviamo tutte le cose e poi le fermiamo ai nostri sentimenti, alle nostre
impressioni e non le riportiamo a Dio; in tal caso le cose non s’illuminano.
Infatti le cose s’illuminano soltanto in Dio e da Dio; non riportandole in Dio
restiamo confusi, e ad un certo momento non sappiamo più per che cosa vivere.
Don Giuseppe: L’uomo
è creato per la vita, e vita vera, però a causa del peccato originale non
riesce più a scoprire dove è la vita.
Luigi: Ecco,
non sappiamo più per che cosa vivere, e allora viviamo solo più di impressioni,
di quello che dicono gli altri.
Don Giuseppe: È
necessario aprirci al Verbo, che è la nostra vita e che è la luce; la vita è la
luce degli uomini.
Piero: La vita
deriva dallo svuotare la nostra mente dal nostro pensiero per essere Pensiero
di Dio; cioè non dobbiamo pensare noi, ma deve essere Lui a pensare in noi;
questa è la vita, di conseguenza è Luce.
Luigi: Mentre
invece se ci allontaniamo da Lui noi esperimentiamo le tenebre, la confusione.
Pinuccia B.: Questo
versetto è collegato con quello precedente: “Senza di Lui nulla è stato
fatto di ciò che è fatto”; cioè, non in Sé, ma in noi; noi possiamo
vanificare tutto se non abbiamo Lui. Se non cerchiamo la vita in Lui, tutto in
noi viene ad annullarsi e la creazione resta vanificata.
Luigi: E non soltanto, ma anche noi stessi; infatti noi esperimentiamo
la morte; questa esperienza di morte è proprio l’esperimentare che noi non
siamo nella Vita.
Ora,
questa è una conseguenza del fatto che noi facciamo le cose senza Dio; allora:
se noi ci crediamo intelligenti, esperimentiamo la stoltezza; se ci crediamo
volenterosi, esperimentiamo l’incoerenza; se ci crediamo vivi, esperimentiamo
la morte. E questa è la conseguenza del fatto che operiamo senza di Lui, che
pensiamo senza di Lui, parliamo senza di Lui, operiamo senza di Lui. Quindi
vanifichiamo tutto ciò che Dio fa in noi, ma non in Sé. Noi abbiamo il potere
tremendo di annullare, in noi, tutta l’opera di Dio. Difatti il Cristo, che è
la rivelazione di tutto ciò che avviene in noi nei nostri rapporti con Dio
(perché Cristo è il centro, ed essendo il centro è la rivelazione), ci rivela
che noi Lo uccidiamo; uccidere il Cristo vuol dire uccidere la nostra vita: “voi
avete ucciso l’Autore della vostra vita” (Ap 3,15). Quindi
questo significa che noi abbiamo il potere, nel pensiero del nostro io, di
annullare tutta l’opera che Dio fa. Ecco, Dio opera per portarci nella Vita,
però noi abbiamo il potere di annullare in noi stessi tutta l’opera di Dio.
Pinuccia B.: E allora
a noi che esperimentiamo questa morte viene detto questo: “In Lui era la
vita …ma dovevi saperlo!”; cioè esperimentiamo la morte perché non abbiamo
cercato in Lui la vita.
Luigi: Quindi
questo è un avviso, è Parola di Dio. Ora, tutte le Parole di Dio, in quanto
giungono a noi, giungono a noi non per giudicarci, non per condannarci, ma per
salvarci, quindi per indicarci il fine, per liberarci da tutte le nostre
strade sbagliate e riportarci sulla strada giusta. Quindi ci dice: guarda
che tu dovevi vivere per “quello”, la vita è quella, tu sei stata creata per
quello; quindi queste parole tendono a riportarti nella giusta strada. Quel’“era”
ci dice: “guarda che all’inizio Dio ha voluto questo, quindi la meta è
questa, e allora riportati su quel cammino”.
Pinuccia B.: Inizialmente
si vive così, senza sapere di vivere, e si trova vita in ogni cosa, poi ad un
certo punto è necessario sperimentare la vanificazione di tutto, per poter
imboccare la strada giusta.
Luigi: Certo, dobbiamo
imparare quello che dobbiamo volere, perché Dio sta costruendo in noi una
persona, quindi una persona consapevole di quello che pensa e di quello che
vuole; e allora ad un certo momento dobbiamo individuare la finalità.
Tu
per che cosa vuoi vivere? …vuoi vivere?
Ecco,
ad un certo momento noi dobbiamo essere portati con le spalle al muro, a
constatare il non senso del vivere; solo allora potremo dare ascolto alle
domande che la creazione ogni giorno ci pone: ma tu lo sai per che cosa vivi?
per che cosa stai vivendo? Tu, la tua giornata, oggi, per che cosa la stai
spendendo? Lo sai che sei stato creato per conoscere Dio? Oggi, che cosa fai tu
per conoscere Dio?
La
nostra giornata vale in quanto noi cerchiamo Dio: lì sta il nostro destino.
Pinuccia B.: E ci
dice queste cose anche facendoci sperimentare che non troviamo la vita dove
pensiamo di trovarla.
Luigi: La
cerchiamo in luoghi sbagliati, per forza esperimentiamo la non vita!
Sabato 11.02.1989
Pinuccia A.: “In
Lui era la Vita”, perché Dio è l’Essere, Colui che è.
Luigi: Certo,
ma dire “Lui è l’Essere vuol dire annullare tutto il resto, quindi essendo per
gli Ebrei insopportabile questa cosa, hanno sostituito il nome mantenendo le
stesse vocali di “Colui che è” con Adonai. Ora, se noi diciamo il Signore è
Colui che regna su tutto è sopportabile; invece dire è l’Essere non è più
sopportabile (gli antichi Lo chiamavano Giove, ma Giove è collegato con Jahvé,
con Essere. Come anche Juppiter che deriva da “ju” = io, e da “piter” che in
sanscrito è padre = Dio. Quindi i concetti sono sempre quelli).
Angelo: Nel
versetto 4 il Signore mi ha fatto capire che in principio della creazione Dio
Creatore era la Vita e la Luce degli uomini.
Luigi: Sì, se
ci viene detto quello, ci viene detto affinché noi Lo ricuperiamo; dobbiamo
ricuperare quello che era in principio se vogliamo trovare la vita; altrimenti
sperimentiamo la morte.
Silvana: “In
Lui era la vita”, dicendo che la vita è in Lui chiarisce che non la si può
cercare in nessun altro luogo.
Luigi: Certo,
la si può cercare altrove, ma sbagliando. Infatti tu puoi cercare funghi su una
piazza, ma non li trovi (a meno che ci sia il mercato!)
Ecco,
noi possiamo sbagliare luogo, ma sbagliando luogo non troviamo. Qui ci viene
annunciato il luogo, il luogo della vita. Tutti cercano la vita, ma
sbagliano luogo; e allora la Parola di Dio ci dice: “In principio la vita
era nel mio Pensiero”, “la nostra vita è nascosta in Dio” (Col 3,3),
quindi Egli dice a noi: “cerca il mio Pensiero e troverai la vita”,
cerca di conoscere Dio e troverai la vita. Infatti “la Vita Eterna sta nel
conoscere Dio”(Gv 17,3), quindi la vita è conoscenza, è la luce e sta in
Lui.
Pinuccia B.: “In
Lui era la Vita”; l’argomento vita è l’argomento
che interessa tutti, perché abbiamo tutti bisogno di vivere…
Luigi: …e
nessuno vuole morire.
Pinuccia B.: Nella
vita è compreso tutto: gioia, pace, luce, ecc. E il fatto che ci venga detto
che è in Lui, è una rivelazione grande per noi che siamo ciechi e che magari la
cerchiamo fuori.
Luigi: Noi
sbagliamo solo luogo. Noi certamente cerchiamo la vita. Tutti cercano la vita,
perché se ci sono le medicine, i medici, gli ospedali, è tutto per un problema
solo: la vita; però per noi la vita è uno scappare dalla morte il più che sia
possibile. Lavoro, divertimenti sono ricerca di vita; la persona che ti chiede
la novità del giorno, sta cercando vita: la vita è l’argomento centrale.
Pinuccia B.: Adesso
noi siamo nella situazione di peccato, perché abbiamo sbagliato luogo, e
abbiamo bisogno della Parola di Dio per essere ripresi; ma di per sé, nella
situazione originale, nel Pensiero di Dio, era già detto che la vita era in
Lui.
Luigi: Adamo
dialogava col Signore in tutte le cose; quel dialogare cosa vuol dire? Stava
attingendo la vita. Infatti se tu hai la possibilità di dialogare, tu
attingi, se invece non hai la possibilità di dialogare non attingi. E se
non puoi attingere vita, il male diventa mortale; se invece hai la possibilità
di dialogare il male, tu hai il rimedio. Perché Dio non ti manda i mali per
farti morire.
Pinuccia B.: Però non
è stato sufficiente per Adamo…
Luigi: Per
Adamo ad un certo momento è avvenuto il guasto; perché nel dialogo, nel
raccoglimento dei segni, ad un certo momento doveva anche raccogliere il
pensiero del suo io. Ecco, quando è stato il momento di raccogliere il pensiero
del suo io, Adamo non l’ha più raccolto in Dio, ma l’ha raccolto in Eva, ed è
stato fregato, …tutto lì! Lui doveva raccogliere in Dio anche il pensiero del suo
io, e invece l’ha raccolto in Eva, ed è finita. Infatti quando si giustifica
dice al Signore: “…è la donna che tu mi hai dato” (Gen3,12); “no! tu
dovevi ubbidire a Me, non alla donna”, dirà il Signore.
Pinuccia A.: Allora
la colpa non è di Eva.
Luigi: Anche
Eva ha la sua parte, perché non doveva dialogare col demonio, ma col Signore;
Eva non doveva dialogare col serpente, ma doveva dialogare col Signore. La
donna non doveva tentare l’uomo; e Adamo a sua volta doveva resistere ad Eva,
alla tentazione e non lasciarsi dominare da Eva. Questo è per farci capire che le
creature ci sono date per aiutarci, ma noi non dobbiamo servire le creature,
non dobbiamo lasciarci tentare dalle creature. Ogni creatura è una
tentazione nel senso che nel pensiero del nostro io tendiamo a possedere;
quindi se cadiamo nella tentazione, ascoltiamo le creature e non più il
Signore. Invece anche se la creatura ci propone qualche cosa, noi dobbiamo
ubbidire a Dio. E questa creatura può anche essere il tuo io; quindi se si
propone, tu non devi seguire la creatura, ma devi dialogare tutto con Dio. Ecco
la necessità di superare sempre tutto: tutte le voci, tutte le proposte, tutte
le creature, e anche le creature sante. Infatti Eva era una creatura santa,
fatta da Dio; infatti Adamo dice: “Ma la donna che tu mi hai dato…”; no!
non sei giustificato, perché anche se i beni ti sono dati da Dio, non sono
tuoi, non devi dire: “questo è mio”; certo è Dio che te l’ha dato, ma tu devi
dialogare con Dio, quindi non devi ubbidire alla creatura.
Quando
dici: “Io ho i buoi, i campi e la moglie: non posso venire”, ti fai
dipendente da-, quindi ubbidisci ai buoi, ai campi, e alla moglie. E no! I
buoi, i campi e la moglie sono cose buone, ma tu le devi dialogare con Dio e
non servirle; quindi l’errore sta lì.
Pinuccia B.: Però,
per la nostra pochezza, abbiamo bisogno di sperimentare la morte, cioè la non
vita per renderci sensibili a queste parole.
Luigi: Non è
che abbiamo bisogno; Dio non ha creato la morte all’inizio; non ha detto: “tu
uomo adesso esperimenterai la morte per scoprire la vita”; la Verità non si
scopre passando attraverso la negatività. La negatività ti viene dopo. Adamo
non avrebbe avuto bisogno di passare attraverso la morte per arrivare a scoprire
dov’era la vita.
Pinuccia B.: L’aveva
già capito.
Luigi: Infatti
la stava dialogando con Dio. Tutte le sere Adamo dialogava con Dio, perché “Dio
scendeva alla brezza della sera a passeggiare…” con Adamo.
Pinuccia B.: Si vede
che non era convinto.
Luigi: Come
non era convinto? era convintissimo! stava crescendo, Adamo non era fatto,
Adamo era in formazione, stava diventando. In questo processo di formazione
ad un certo momento c’è stato il problema dell’io, che doveva raccogliere in
Dio come raccoglieva le foglie, gli avvenimenti, il sole, le stelle. Fin lì
Adamo ha raccolto bene, quando si è trattato di raccogliere il suo io, ha
raccolto male, ed ecco il peccato originale.
Pinuccia B.: E lì non
capisce più dov’è la vita, e c’è bisogno della Parola di Dio.
Luigi: Ecco,
in conseguenza della confusione tu devi passare attraverso la negatività,
battere col naso contro il muro; e nel momento in cui il naso sanguina,
incominci a riflettere e se non sei scema, non batti più il naso la seconda
volta.
Franca: Ma cosa
vuol dire raccogliere l’io in Dio?
Luigi: Gesù
dice: “Chi con Me non raccoglie disperde”. Anche il tuo io è una
creatura di Dio; e come raccogli il filo d’erba in Dio per cercare il
significato, cioè che cosa Dio ti vuol dire attraverso il filo d’erba, o come
raccogli l’avvenimento (quell’aereo che è precipitato provocando centotrenta
morti è una Parola di Dio), devi anche raccogliere il tuo io.
Ogni
avvenimento devi raccoglierlo in Dio perché è una Parola di Dio per te; cerca
che cosa Dio ti vuole dire. E Gesù stesso commenta a riguardo a coloro che sono
morti sotto la torre di Siloe: “Perché Io vi dico che quelli sono morti non
perché sono più peccatori degli altri, no! ma dico: se non fate penitenza
perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,4-5); ecco il commento di Gesù,
Figlio di Dio! ci dice: “quello è per te, quindi guarda che se non fai
penitenza, morirai anche tu così”; quindi è lezione di Dio. Ora, raccogliere
vuol dire accettare la volontà di Dio, cercare il Pensiero di Dio, cercare il
significato, che cosa Dio ti vuole dire.
Franca: Ma ho
capito cosa vuol dire riportare il filo d’erba o l’avvenimento, ma non capisco
cosa voglia dire riportare il mio io.
Luigi: Ecco,
in un primo tempo è relativamente facile raccogliere l’avvenimento, il filo d’erba,
la creatura, il monte, il sole, le stelle e cercare che cosa Dio ti vuole dire;
ma attraverso questo processo c’è anche, e Dio te lo presenta, il tuo io,
perché anche quello è una creatura di Dio come il filo d’erba; quindi anche
questo lo devi raccogliere in Dio, perché è una parola di Dio per te. Tu
raccogli il tuo io in Dio quando cerchi in Dio che cosa ti vuole significare,
cioè che cosa Lui vuol dirti di Sé attraverso il tuo io. Ecco, non devi tenere
separato il tuo io da Dio, ma devi raccoglierlo in Dio. Tutto va raccolto,
unito a Dio, perché tutta la creazione è di Dio; anche il tuo io è una
creazione di Dio, e la devi raccogliere in Dio. “I buoi, i campi, la moglie”
sono creature di Dio, e devi mantenerle unite a Dio, e non devi considerarle staccate
da Dio. Per cui non devi dire: “io vado in chiesa, prego…; ma adesso
ho i miei doveri con i buoi, i campi e la moglie, e quindi adesso faccio
quello”, no! Non puoi separare, perché là dove tu separi crei la morte.
La morte è separazione, mentre la vita è comunione, e comunione vuol dire
mantenere unito. Se tu hai anche un semplice pensiero, il pensiero del tuo
io, o un dovere da fare, separato da Dio, quello è già morte, perché la vita è
unione. Allora tu mantieni tutto unito a Dio. Tutti i pensieri che Dio ti
presenta, mantienili sempre uniti a Dio, non separarti mai da Lui, perché come
tu ti separi esperimenti la morte.
“Avete ucciso l’Autore della vita” (At 3,15) diceva S. Pietro sulle piazze di Gerusalemme
ai Giudei, dopo che essi ebbero mandato a morte il Cristo. Ed era lo Spirito
Santo disceso sui discepoli a Pentecoste che parlava.
“In Lui era la vita” dice S. Giovanni nel Prologo del suo Vangelo. Ed è lo
Spirito Santo che ancora ivi parla per informare ogni uomo sul “luogo” in cui
si trova la vita.
“Io sono la Vita…; …se uno osserva la mia Parola, non
vedrà la morte in eterno” (cf. Gv
6,52; Gv 8,51), dice Gesù a tutti gli uomini.
Gesù
è morto ed è risorto per la nostra Pasqua, per liberarci dalla servitù agli idoli
del mondo e per restituirci alla dignità degli uomini liberi che hanno in se
stessi la ragione e l’autenticità della vita alla quale Dio creandoci ci ha
chiamati.
Dio
è la Vita. Pensare Dio è vivere; pensare a noi stessi è morire.
Dio
creandoci ci ha posti di fronte al pensiero di Sé ed al pensiero di noi stessi.
Amare Lui è vivere: amare noi stessi è morire.
Ogni
giorno Dio opera per dilatare la nostra anima fino a farle percepire il mistero
di vita che il mondo non può né vedere, né conoscere, fino a rivelarci la Sua
gloria: ciò che Egli è. “Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi”
(Gv 8,32), promette Gesù a quanti ascoltano le sue parole e le custodiscono.
Ma
proprio per questo, per farci giungere a questa Gloria ed a questa vita, è
necessaria la morte di Cristo. “Era necessario che il Cristo soffrisse tutto
questo per entrare nella sua gloria” (Lc 24,26), dice Lui stesso risorto
accompagnandosi con due dei suoi discepoli sulla strada di Emmaus.
Forse
che Cristo non era già nella sua gloria, Egli che è una cosa sola con il Padre?
O forse che per Dio vi è una necessità, Lui che è il Creatore ed il Signore di
ogni cosa e di ogni uomo? E se era già nella sua gloria, come poteva “entrare”
in essa? Non per Lui, non per la sua gloria, “era necessario” patire e
morire sulla Croce, ma per noi, per far entrare nei nostri cuori la sua gloria,
per formare in noi una mente capace di fissare la sua Verità, e per darci occhi
capaci di contemplare il suo Volto al di là dei simboli e dei segni, e di
restare davanti a Lui.
“Era necessario che Cristo soffrisse tutto questo…”, e la sua passione continua ancora oggi fin tanto che in
noi dura la nostra soggezione al mondo, per farci uscire dal sepolcro delle
nostre ambizioni, del nostro egoismo, per fermarci nella corsa crudele in cui
il pensiero del nostro io ci trascina fino alla disgregazione completa della
nostra vita.
Quello
che avvenne allora sul Golgotha infatti è quello che avviene nella vita,
“dentro” ogni uomo, poiché quello che avviene con Cristo fu rivelazione di Dio
per tutti i tempi e per tutti gli uomini, di quello che accade “dentro” l’uomo.
Soprattutto la passione e la morte di Cristo sono illuminanti per l’uomo, che
ritrova qui lo stesso mistero ch’egli porta “dentro di sé” per tutta la sua
vita nel mondo e che, senza Cristo, gli riesce incomprensibile, poiché l’uomo,
non tenendo conto di Dio, rifiuta la sua stessa vita e si getta in balia della
non-vita, che è esteriorità, non-senso, conformismo, che è dispersione,
volubilità, incostanza in tutto: sempre alla ricerca di qualcosa, sempre più
incapace di trattenere o custodire qualcosa: un conflitto insanabile, assurdo,
dentro di sé.
“L’uomo vive delle parole che procedono dalla bocca di
Dio” (Mt 4,4), non dalle parole che
procedono dalla bocca degli uomini. Le parole degli uomini esaltano, disperdono
e recano la morte nel cuore dell’uomo. Le parole di Dio ci fanno conoscere Dio,
in cui è la nostra vera vita.
La
vita non viene dagli uomini e non sta negli uomini e nel mondo. Gli altri, il
mondo, sono soltanto il banco di prova della vita o della non-vita ch’è in noi.
La
vita viene dall’ascolto di Dio. L’uomo che si priva dell’ascolto di Dio è
costretto a seguire le parole degli uomini e non può farne a meno, poiché resta
schiavo di esse. Il suo nome resta scritto per terra, ed in terra tutto è
soggetto alla tribolazione del mutamento: non vi è stabilità, né sicurezza, né
luogo di pace.
Per
questo è necessario mettere il tempo dell’ascolto di Dio, mettere il tempo
della preghiera: preghiera fatta non di parole umane, ma di ascolto di Dio.
Senza
questo tempo di ascolto, spazio sacro completamente per Dio, è una triste
illusione , per sé e per gli altri, parlare di vita o di recupero di vita.
(I
- 21.04.1976)
Solo
cercando Dio realizziamo la vita e il vero nostro essere, quindi realizziamo la
nostra identità e la nostra autenticità di vita: il significato di essa.
Il
significato di ogni cosa viene dal fine. Così il significato di ogni lavoro, di
ogni azione, di ogni avvenimento. Nel fine tutto si illumina e si rivela.
Anche
il significato della vita viene dal fine di essa. Anzi, l’essenza stessa della
vita sta nel fine, ché vivere è tendere ad uno scopo.
Mancando
il fine, la vita non ha più senso: viene a mancare la ragione della sua stessa esistenza.
Per questo, una vita senza senso non è sopportabile. Infatti qui sta l’inizio
della dispersione e della morte, poiché quando manca il fine l’uomo non riesce
più a resistere alle forze di disgregazione, che hanno il compito di seppellire
tutto ciò che è senza significato.
Oggi
la vita ha perso di significato perché gli uomini l’hanno fatta consistere nel
fare, nell’avere, anziché nell’essere, nel fine.
Secondo
loro più si fa, più si vive; più si viaggia, più si ha , più si vive. Hanno
adorato l’uomo, anziché Dio. Ma l’uomo non ha in sé la ragione di niente e non
può essere il fine di nessuno. Si sono immersi in problemi economici, politici,
problemi di produzione, problemi di consumo, problemi di organizzazione,
problemi di contestazione. Si sono trovati con una vita nuova, senza senso:
prigionieri di un corpo vuoto.
La
vita non dipende da ciò che si ha, né da ciò che si fa, né dal luogo che si
occupa. Si può essere ministri ed avere un cuore gretto, ambizioso, vano; si
può essere netturbini ed avere un cuore grande che canta ogni giorno la gioia
di vivere e di amare. Ho visto montanari vivere in povere baite, ma avere ne
cuore il senso dell’infinito.
La
vita non sta nell’avere, non sta nel fare, non sta nell’essere qui o nell’andare
là. La vita sta nell’amare, nel tendere ad un fine: questo determina la vita;
questo dà il nome (il vero nome) all’uomo e il significato alla sua esistenza
ed a tutto ciò che fa. “Per la tua vita nulla ti deve stare a cuore se non
la scelta di ciò che tu devi amare”, scriveva S. Agostino.
Ma
oggi l’uomo, preso dai problemi del “fare” ha dimenticato queste cose, ha perso
la coscienza di ciò che egli è: un essere con un destino, un fine.
Preoccupato
di “fare”, ha dimenticato dove deve andare. La vita non sta nel fare, ma sta
nel conoscere Dio. Nel Verbo di Dio è la conoscenza di Dio, quindi la nostra
vita. “La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio”, scriveva S. Paolo
ai Colossesi (Col 3,3).
La
nostra vita è in Dio. “Dalla sua pienezza noi tutto abbiamo ricevuto”
(Gv 1,16), e noi tutto ancora dobbiamo ricevere. Ecco perché è detto: “in
Lui era la vita”.
A
uomini tutti presi da questioni economiche, da problemi politici, sociali,
ecc., poiché hanno fatto consistere la vita nel “fare”, la Parola di Dio dice: “in
Lui era la vita”. È un’informazione per ogni uomo. Dice “era”, perché tale
vita è stata trascurata, ignorata, tradita.
A
uomini che sono inesorabilmente scivolati nell’assurdità, nell’inautenticità,
nell’insoddisfazione, nel vuoto, nella paura, perché hanno sbagliato “luogo” in
cui cercare la loro vita, Dio dice: “in Lui - nel Verbo - era la
Vita”. È sottinteso il rimprovero: ma voi dove l’avete cercata? Dove ancora
l’andate cercando? Non sapete, non avete inteso, non vi è stato detto fin da principio?
“La vita era nel Verbo di Dio” (cf Gv 1,1).
La
ricerca e la conoscenza di Dio è una realtà da vivere intensamente,
appassionatamente, come un amore, con tutta la nostra mente, con tutto il
nostro cuore, con tutte le nostre forze: un compito personalissimo per ogni
uomo e che ogni uomo, e solo lui, può realizzare.
La
vita era qui. Come mai non l’avete saputo? E perché non l’avete cercata là dove
essa era? Già, perché davanti a Dio vengono esaminati proprio i motivi per cui
abbiamo preferito il mondo a Lui, il denaro a Lui, i nostri impegni a Lui, la
nostra figura a Lui, il giudizio degli altri al giudizio di Dio, le parole
degli uomini alle parole di Dio.
Non
c’è da stupirsi se l’uomo oggi vede la sua esistenza priva di qualsiasi
significato: ha trascurato la sua ragione di vita; ha trascurato Dio; ha
creduto che l’uomo fosse il senso della vita e non ha visto che l’uomo è un
essere nudo, senza sicurezza, senza senso in sé se non trova al di fuori di sé
e al disopra di sé la ragione della sua vita.
In
principio, cioè prima che il mondo prendesse il posto di Dio nel cuore degli
uomini, la vita era nel Verbo di Dio, perché la vita degli uomini era il Verbo,
la Parola di Dio. Dio stesso ci dice che nel principio dell’uomo, cioè secondo
il disegno di Dio, la vita era nel Verbo, “e il Verbo era presso Dio, e il
Verbo era Dio”.
Lo
dice per noi, personalmente per ognuno di noi, non come se oggi la vita non
stesse più nel suo Verbo ed avesse cambiato la sua dimora, ma perché noi oggi
abbiamo smarrito l’indirizzo del luogo della vita e non la cerchiamo più nel
Verbo di Dio.
Lo
dice per noi, personalmente, per noi che cerchiamo la vita in altro, per
confermarci che essa è sempre là dove era in principio e per richiamarci a
ritornare a cercarla là dove essa è.
Presso
Dio infatti le cose non mutano e quello che era in principio è ancora ciò che è
oggi.
(II
- 28.04.1976)
Il
solo modo per capire il senso della vita e la verità delle cose, è accettare di
vivere fino in fondo il nostro destino: questa ricerca di Dio per la quale
siamo stati creati e dalla quale il mondo con i suoi interessi e il pensiero
del nostro io e delle nostre ambizioni cercano di distoglierci, ma alla quale
la Parola di Dio ci impegna in modo aperto e assoluto: “Cercate prima di
tutto il Regno di Dio” (Mt 6,33). Ci dice un prima di tutto che non ammette
e non giustifica assolutamente che mettiamo qualcos’altro prima nella nostra
vita.
La
Parola di Dio è netta, chiara, e non lascia dubbi; i dubbi nascono dal mondo e
dalla nostra mancanza di fede.
Cristo
è venuto tra noi per riunirci tutti attorno a Dio, per raccoglierci nella
conoscenza di Dio, in cui è la nostra vera liberazione e salvezza. “Sarete
veramente liberi se il Figlio di Dio vi avrà liberati” (Gv 8,36), Egli
dice. E ci testimonia che ogni altra liberazione è fittizia e illusoria.
La
Parola di Dio ci libera dalle utopie e dai sogni che ci fanno consumare la vita
nel niente.
Bisogna
conoscere Dio perché Dio è la Realtà in cui esistiamo, ci muoviamo e viviamo
ogni giorno: Dio è l’Essere operante tra noi in ogni cosa; è l’Autore e il
Protagonista della nostra vita e della nostra storia e di tutto. Anche se non
lo sappiamo, è con Lui che parliamo ed è sempre davanti a Lui che facciamo le
nostre scelte, affermiamo i nostri giudizi e diciamo tutte le stoltezze che
diciamo.
Bisogna
conoscere Dio, questo Essere sempre presente tra noi, anche quando noi siamo
assenti, perché senza di Lui nulla possiamo veramente intendere di ciò che ci è
dato di intendere, anzi senza di Lui non possiamo nemmeno avere la fame
d’intendere.
Senza
di Lui nessun problema può essere veramente risolto. Condizione essenziale per
risolvere i problemi del mondo, i problemi umani, sociali, ecc., è di risolvere
i problemi con Dio. Senza questo impegno è un puro battere l’aria tutto il
nostro parlare, il nostro agitarci. Il significato dei nostri problemi non va
cercato nel mondo, né negli uomini, né nei governi, ma occorre cercarlo in Dio,
nella presenza di Dio che opera tra noi per essere conosciuto per quello che è,
e per portarci nella vita liberandoci dai posti di blocco in cui noi ogni
giorno incappiamo per mancanza di fede.
Bisogna
conoscere Dio, perché conoscere Dio è vivere.
La
conoscenza di Dio si perfeziona in noi attraverso l’ascolto, la meditazione e
la ricerca paziente e costante della Parola di Dio, sopportando con fedeltà
ogni prova, perché tutto viene da Dio per farci crescere nella capacità di
intendere e di amare. È solo attraverso molti sforzi che si entra nel Regno di
Dio, ed è con la pazienza nel meditare sulla Parola di Dio che si giunge alla
Luce.
La
Parola di Dio è seminata nella nostra vita, in noi, nei nostri stessi cuori,
tra le nostre parole ed i nostri pensieri, ogni giorno, come un seme nel suo
terreno, perché il Divino Seminatore passa e ripassa ogni giorno su questo suo
terreno ch’è ognuno di noi e sparge abbondantemente il suo seme. “Il Regno
di Dio è simile ad un seminatore uscito a seminare il suo seme” (Mt 13,3;
Mc 4,3; Lc 8,5) dice Gesù.
Ma
è necessario che questo seme sia da noi personalmente accolto con ogni cura (è
seme di vita!), custodito, amato, meditato con pazienza fino alla maturazione
del frutto, cioè fino ad intendere la Parola di Dio nel suo Spirito.
La
Parola di Dio dice a noi cose che sono spirito e vita, luce e liberazione; cose
che stanno al di sopra di noi e del nostro mondo, e che pertanto ci impegnano a
superarci ed a superare le voci e gli argomenti del mondo. È un irrompere di
luce dall’alto nelle tenebre umane
La
vita viene dall’alto. La vita vera non sta in ciò che è al disotto di noi, in
ciò che dipende dall’uomo, ma in ciò che sta al disopra dell’uomo e che ci
insegna e ci impegna a superarci ed a superare tutto ciò che abbiamo o
sappiamo.
Per
nascere alla vita vera occorre rinascere dall’alto. La vita viene da Dio, e
tutto ciò che viene da Dio vince il mondo.
L’uomo
giusto vive di fede, non degli argomenti del mondo: la fede rende gloria a Dio
e vince il mondo.
Lo
Spirito di Dio è spirito nuovo e la Parola di Dio è una fonte di novità continua,
acqua viva, crescente in vita eterna, perché Dio è trascendente ogni creatura e
ogni espressione di creatura, supera il mondo e tutti gli argomenti del mondo,
all’infinito. Per questo la fede non può seguire le mentalità e gli argomenti
del mondo, ma vince il mondo. Non siamo stati creati per il mondo, ma per Dio.
(III
- 05.05.1976)
Non
siamo stati creati per il mondo, ma per Dio. Portiamo in noi stessi l’impronta
del nostro destino: il senso dell’infinito, il bisogno della verità. È per
questo che tutto ciò che è limitato, superficiale, passeggero, ci stanca e
delude, ci priva di vita, mentre noi siamo stati creati per la vita.
La
vita è Dio. “Io sono la vita” (Gv 14,6), dice Dio. Ci credi tu?
Dio
supera infinitamente il mondo e supera gli uomini: quindi se vogliamo trovare
la Vita dobbiamo superare il mondo e superarci. “Voi siete di quaggiù, Io
sono di lassù; voi siete di questo mondo, Io non sono di questo mondo” (Gv
8,23) dice Gesù, il Verbo di Dio fatto carne. E aggiunge: “Se non crederete
che Io sono morirete nel vostro peccato” (Gv 8,24).
Per
arrivare a ciò che ci supera, dobbiamo credere a ciò che ci supera e quindi
impegnarci in ciò che ci supera. Siamo di questo mondo, ma non siamo fatti per
essere di questo mondo; siamo fatti per superare questo mondo e per vivere
nella Verità di Dio. Per questo Gesù dice: “L’uomo vive di ogni parola che
procede dalla bocca di Dio” (Mt 4,4).
La
vita viene dall’alto, viene da Dio. Coloro che credono alla Parola di Dio si
pongono il problema del superamento degli argomenti del mondo. La Parola di
Dio, infatti, non è del mondo. Essa si fa sentire agli uomini nel mondo, ma non
condivide gli argomenti e le ragioni del mondo.
Portiamo
in noi gli argomenti della terra e quelli del Cielo. Ma gli argomenti della terra
ci dividono e ci mettono in lotta gli uni contro gli altri fino al delitto; gli
argomenti del Cielo ci uniscono e ci insegnano ad amare ed a comprendere tutto
e tutti.
Gli
argomenti del Cielo ci comprendono e ci fanno comprendere. Ci comprendono perché
ci fanno comprendere. Conoscere ed essere conosciuti; comprendere ed essere
compresi: è la vita! Siamo fatti per la vita. Per questo siamo fatti per
comprendere, non per distruggere ed uccidere. Siamo fatti per l’unione con Dio.
La
vita è un problema di coscienza e di fede. Di coscienza perché si tratta di
riconoscere l’annuncio della Verità di Dio che la nostra coscienza porta in sé;
di fede perché si tratta di mettere Dio al disopra di tutto, come la nostra
preoccupazione principale.
Tutte
le opere di Dio sono fatte per raccoglierci dall’esterno nell’interno e
dall’interno in Lui, affinché, guardando Lui, conoscendo Lui, Verità eterna,
Unità in cui tutto si raccoglie ed armonizza, bellezza antica e sempre nuova,
fonte di gioia, possiamo partecipare alla vita.
Dio
parla ed opera per darci la vita, per renderci partecipi della vita che è Lui.
Dio parla ed opera per raccoglierci in Lui.
La
vita è raccoglimento nell’unità. Il contrario del raccoglimento è la
dispersione, e la dispersione è morte. “Ogni regno diviso in se stesso è
destinato alla devastazione; e ogni casa divisa contro se stessa non può stare
su” dice il Vangelo (Mc 3,24; cf Lc 11,27)). Noi siamo case divise.
La
vita è unificazione, raccoglimento. Dove c’è divisione c’è dispersione e morte.
Diceva S. Bernardino da Siena: “Sai che cosa è “parte”? È una divisione: questi
da quello. Or dimmi: che cosa è carità? Sai che è carità? È unire l’uno con
l’altro. Chi consente essere di parte, o ghibellino o guelfo, s’egli muore con
quella parte, perduto è. E chi confessa colla bocca d’essere o guelfo o
ghibellino e con essa muore, dannato è”.
Il
vincolo della vita sta nella carità, che è comunione con Dio. La vita è
comunione. È a questa comunione che siamo stati chiamati ricevendo l’esistenza
nell’universo delle creature di Dio.
È
necessario togliere da noi ciò che ci divide: non essere creature di tanti
amori o di amori di parte, ma cercare la vita semplice nell’unico nostro fine:
Dio. Allora la pace di Cristo regnerà nei nostri cuori.
Dio
è uno solo. Saremo semplici nella misura in cui saremo fedeli a Dio. Non si può
restare nella fede se non si è fedeli allo Spirito di Dio; e non si può essere
fedeli allo Spirito di Dio se non si cammina nella conoscenza di Dio. Vivere è
camminare nei sentieri dello Spirito.
Per
restare nella Luce è necessario camminare nella Luce. Altrimenti le tenebre
sopraggiungono e sorprendono l’uomo e gli svuotano l’anima. E quando l’uomo
porta in sé l’anima vuota, ha già preparato in sé l’abitazione per i demoni; né
potrà resistere alla loro invasione, perché non ha un amore. Per questo è
necessario togliere dai nostri cuori tutto ciò che ci divide e tendere a
diventare creature di un amore unico.
Ogni
vita divisa non può durare. “Non potete servire due padroni” (Mt 6,24)
insegna Gesù.
Dio
creando l’uomo si è fatto vita dell’uomo, pascolo di vita per l’uomo, sua
eredità. Presso Dio, che è nostra vita, tutto è semplicità, unità, fedeltà,
armonia.
Dio
è uno solo e dobbiamo cercare la vita semplice in Dio. Saremo semplici se
manterremo semplice il nostro occhio, il nostro sguardo verso Dio “che opera
in tutti” (1 Cor 12,6). È Dio che fa vivere l’uomo; non è l’uomo che fa
vivere Dio.
Cristo,
che è venuto per dare la vita a tutti gli uomini, è venuto per raccoglierci
nell’unità di Dio. Egli dice: “chi con Me non raccoglie, disperde”(Lc
11,23).
(IV
- 12.05.1976)
Vi
sono cose che i nostri occhi ancora non vedono ed il nostro cuore non
percepisce, ma non dobbiamo per questo disprezzarle né trascurarle, perché sono
molto più importanti per la nostra vita le cose che non vediamo di quelle che
vediamo. “La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio” ci ammonisce S.
Paolo.
La
nostra vita è nascosta: non è tra le cose che si vedono; non dobbiamo cercarla
tra le cose che si vedono. È necessario essere attenti che non ci accada di
scartare proprio ciò che un giorno dovremo amaramente piangere come il tesoro
scartato e perduto in cui era la nostra vita.
“La nostra vita è nascosta in Dio”. Dobbiamo ogni giorno avanzare in questo Pensiero ed in
questa ricerca.
Chi
ci parla di Dio è la Parola di Dio. La vita è ascolto della Parola di Dio.
La
Parola di Dio ha un potere unificatore: ci raccoglie in Dio. Ascoltata, porta
alla comunione con Dio; rifiutata, porta al fallimento della vita, alla dispersione,
alla rovina. “La pietra rifiutata dai costruttori è diventata la pietra
fondamentale” (Sal 118,22; Mc 12,10; At 4,11), senza la quale
l’edificio non si regge in piedi.
Edifica
la tua vita sulla Parola di Dio ed essa non crollerà; impara a pensare tenendo
presente la Parola di Dio e non sarai confuso; abbila come lampada accesa nelle
tue mani per illuminare il tuo cammino e non conoscerai le tenebre.
La
Scrittura paragona la Parola di Dio ad un fiume, lungo le cui acque vi è
abbondanza di vita: “sulle sue sponde cresce ogni sorta di alberi
fruttiferi, le cui fronde non appassiscono mai, né mai mancano i loro frutti. I
loro frutti servono di cibo e le foglie sono una medicina” (Ez 4,12).
Dio
è vita. Ma non si può restare con Dio se non si raccoglie in Dio, come non si
può restare nell’amore se non si raccoglie nell’amore. La nostra vita sta nel
raccoglimento in Dio: un lavoro personale al quale ogni uomo è chiamato.
Il
mito del benessere ha vincolato l’uomo alla corsa nel mondo, alla carriera, ai
compromessi, al servilismo, e gli ha tolto la disponibilità di pensare alle
cose spirituali, da cui sgorga la vita. Gli ha dato il benessere, ma gli ha
tolto il diritto alla vita: diritto ad occuparsi di Dio.
Aspettando
la vita, la liberazione, la salvezza dalle lotte sociali, dalla politica,
dall’economia, dalla ricchezza, l’uomo si allontana dai soli mezzi autentici
della vita e della salvezza. E coloro che lo mantengono in questa illusione
sono i veri responsabili della miseria del mondo attuale. Così l’uomo raccoglie
denaro, ma non raccoglie la sua anima che resta in balia di tutto, incapace di
tenere unita la sua fede, il suo amore, la sua vita. E tutto di lui si disperde
e se ne va, perché non c’è niente che possa restare unito se manca ciò che
unisce.
Senza
il raccoglimento in Dio la nostra vita è un regno diviso e rovinato, un cumulo
di macerie, un deserto dove i segni di vita sono tutti pietrificati.
Se
vogliamo sussistere dobbiamo dare unità alla nostra vita: non dobbiamo essere
creature di tanti amori e dal cuore diviso, ma d’un amore semplice e solo, ed
essere fedeli ad esso anche a costo della povertà e della fame, poiché è da
questa fedeltà che la nostra anima attinge la luce della vita.
La
vita non ci viene dal mondo, non ci viene dagli uomini, né da ciò che ci
possono dare gli uomini. Non vendete il vostro raccoglimento, la vostra
preghiera, per nessun prezzo!
Un’ora
di raccoglimento vale più per la nostra vita, e per la vita degli altri, di
tutti i guadagni e di tutte le carriere che possiamo ottenere dal mondo.
La
società in cui viviamo, ubriacata ed esaltata dai suoi stessi prodotti, tende a
riempire gli occhi degli uomini di cose materiali ed a schiacciare l’uomo in
terra, offrendogli l’illusione del possesso del mondo e del benessere; ma noi
dobbiamo aprire i nostri orecchi alla Parola di Dio, questo Verbo che parla la
vera vita, e alzare gli occhi alle cose che non si vedono e cercare la vita che
viene dall’alto. Questo è il Verbo che dice: “A che vale all’uomo possedere
anche tutta la terra se perde la sua vita?” (Mt 16,26). Volendo possedere
la terra, non ci assicuriamo la vita, anzi la perdiamo. Ma quanto più
cercheremo Dio, tanto più troveremo quella vita che tanto desideriamo.
Viviamo
veramente nella misura in cui raccogliamo in Dio e testimoniamo Dio. Quanto più
ci raccogliamo in Lui e pensiamo a Lui, tanto più la vita viene in noi e la
nostra anima incomincia a respirare l’aria che le fa bene, la fortifica, la
purifica, la libera: è l’aria del nostro paese, quell’infinito dal quale siamo
nati e per il quale siamo fatti, di cui sentiamo tutta la nostalgia ogni volta
che ci immergiamo, sacrificando sull’altare dell’ambizione i valori della
nostra anima, nelle passioni delle cose del mondo. Il mondo ci può battere le
mani e dare la sua gloria, ma noi inauguriamo nella nostra anima la stagione
triste.
(V
– 19.05.1976)
Tutto
è da Dio e tutto va verso Dio; tutto è fatto da Lui e per Lui. “Io sono io
principio; Io il fine” (Ap 21,6).
La
realtà in cui viviamo è Dio. “Esistiamo, ci muoviamo e viviamo in Dio”
(At 17,28) dice S. Paolo.
Siamo
sempre con Dio, anche se non lo sappiamo, anche se non Lo pensiamo, anche se lo
rifiutiamo e lo neghiamo. Le nostre parole non cambiano la realtà.
Tutto
viene da Dio; tutto testimonia Dio; tutto va verso Dio. In ultimo, anche in
noi, la sua Verità splenderà in tutto come il sole. E sarà la sua gloria. Come
era in principio, come è ogni giorno. L’infinito è infinito in ogni punto, e
Dio è Dio in ogni cosa, in ogni creatura, in ogni uomo, in ogni fatto. La
gloria di Dio è in ogni punto, sia del tempo che dello spazio. Questo sarà
chiaro per ogni uomo, per ognuno di noi personalmente.
Ma
ognuno potrà accogliere tale gloria di Dio, in cui è la nostra vita, nella
misura in cui l’avrà cercata, voluta, amata; nella misura in cui l’avrà fatta
scopo della sua vita. Per questo Gesù dice: “Non accumulate tesori in terra,
ma accumulate tesori in cielo” (Mt 6,19). È logico.
L’uomo
è nel mondo, ma è ordinato ad un fine che trascende il mondo. Se l’uomo non
trascende il mondo, annulla in se stesso il senso , e quindi il valore stesso
del mondo, e perde la sua vita.
La
maggior parte degli uomini passa la vita senza vivere, forse senza nemmeno
scoprire che cosa sia la vita. Consumano il loro tempo in niente, giorno dopo
giorno. Ma Dio fa vedere le vie della vita a chi guarda a Lui.
Accumulare
tesori in terra vuol dire ubbidire alle tentazioni, agli interessi, alle lotte,
alle passioni del mondo. La vita non sta lì. La vita sta nella Parola di Dio
che invita a superare le ambizioni, gli interessi, il pensiero di se stessi; a
superare tutto ciò che è mondo, mentalità del mondo, per occuparci di Dio. Qui
sta il principio della vera vita.
La
Parola divina richiede la rinuncia da parte dell’uomo ad ogni lotta per cose
che passano, perché la vita non sta lì; rinuncia a volere il mondo come lo
vogliamo noi, a voler attuare la giustizia come la vogliamo noi, perché lì c’è
sempre l’ombra dei nostri interessi, delle nostre passioni, delle nostre
ambizioni.
La
Parola divina richiede la rinuncia ad ogni “auto-salvezza”, poiché la salvezza
non viene né da noi, né dalla società, né dalle strutture. “Io sono la tua
salvezza” (Sal 35,3) dice Dio ad ogni uomo. Non chiamare quindi tua salvezza
né il denaro, né la carriera, né il lavoro, né la politica. Adoreresti gli
idoli. “Cerca Me e troverai la vita”, dice il Signore. Non aver altra
preoccupazione che di cercare il Signore e di intendere in tutta la loro
altezza, ampiezza e profondità le sue parole, affinché tu possa avere
l’intelligenza di ciò che Dio vuole, il significato di ciò che Egli fa.
La
maturità dell’uomo non sta nel contestare, nel litigare, nell’essere violento,
nel contendere per il “mio” ed il “tuo”: la maturità dell’uomo non sta nel
lasciarsi guidare dalle ambizioni: ma nel vincere se stessi e nel lasciarsi
guidare da Dio; non sta nell’autonomia da Dio: ma nell’accogliere ogni cosa da
Dio, perché proprio nel saperla accogliere egli fa crescere la sua anima, la
sua mente, il suo cuore: vero sviluppo della persona umana, pienezza di vita.
La
maturità dell’uomo non sta nel parlare, ma nell’ascoltare: non sta nel
giudicare, nell’agitarsi, nel fare, ma nel saper accogliere ogni cosa dalle
mani di Dio. L’uomo immaturo vuol fare il mondo come vorrebbe lui, a suo metro
e misura; l’uomo maturo non vuole fare il mondo come vorrebbe lui, perché sa
che Dio è più sapiente degli uomini.
Tutto
ciò che accade è opera di Dio, lezione di Dio per ogni uomo, per la sua vita,
la sua liberazione, la sua salvezza. La realtà è opera di Dio e ogni nostro
“oggi” è opera di Dio, fatto da Dio proprio per noi.
Non
nel cambiare i fatti, ma nell’intendere i fatti sta la maturità dell’uomo:
nell’intendere il significato dei fatti. Guardate ed intendete come Dio opera
tra voi, quali e quante lezioni vi dà! Riconoscete il senso dei tempi. La
realtà è Apocalisse, rivelazione di Dio. La realtà è Dio che viene.
Ma
Dio dà a ciascuno secondo la sua fame. “Ha saziato di beni gli affamati ed
ha rimandato a mani vuote i ricchi” (Lc 1,53). Dio viene a saziare coloro
che hanno fame e sete di conoscerlo; ma viene anche per lasciare affamati ed
assetati coloro che vivono per il mondo.
Egli
viene per farsi trovare da coloro che Lo cercano e Lo invocano, da coloro che sospirano
di incontrarlo, perché hanno capito che la vita è Lui, la Verità è Lui, la
giustizia è Lui, la libertà è Lui, e che trovare Lui è trovare tutto.
Tutte
le opere di Dio ci vogliono condurre qui, nell’ascolto delle parole di Dio,
perché vogliono farci trovare la nostra vita. E tutte le parole di Dio ci
conducono qui: nel silenzio infinito della contemplazione della presenza di
Dio.
La
Parola di Dio è rivelatrice della Presenza di Dio: conoscere la quale è vita
eterna. La nostra vita è in Dio; la nostra vita è Dio. Quanti l’hanno inteso,
nella notte del mondo pregano: “Risplenda su di noi, Signore, la luce del
tuo Volto, perché conosciamo sulla terra la tua via” (Sal.)
E
quanti hanno trovato in Cristo la risposta alla loro ricerca, dicono: “Mi
hai fatto conoscere le vie della vita; mi colmerai di gioia con la tua
presenza” (cf Sal 15,11).
(VI
- 26.05.1976)
L’essenza
della nostra vita sta nella fedeltà alla presenza di Dio. La vita non viene
dall’esterno, da ciò che abbiamo attorno. Un corpo morto non rivive per quanto
gli mettiamo cose attorno.
La
vita viene da Colui che vive. La vita viene da Dio; la vita è Dio. “Io sono
la Vita” (Gv14,6) Egli dice. “Cercate Dio e le anime vostre vivranno”
, ci informa la Sapienza.
La
vita o è un impegno col soprannaturale, o è niente. Testimoni di questa verità
sono tutte le creature, tutto l’universo.
L’uomo
non è lasciato senza informazioni. È solo la sua ambizione, il pensiero del suo
io, che gli confonde i valori e lo accieca nelle scelte. Ma l’ambizione è un
peccato contro la verità di Dio, quindi contro la Vita.
La
Parola della vita giunge ad ogni uomo, e ogni uomo “sa”. L’uomo non può non
sapere: tutto lo informa sull’esistenza di Dio e tutto lo ammonisce quando
devia dalla strada della vita.
L’uomo
non può non sapere, ma può trascurare ciò che sa. Allora incomincia il
giudizio. “Il giudizio è questo”, ci dice il Vangelo di S. Giovanni: “La
luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce”
(Gv 1,5).
Trascurare
la Parola di Dio è trascurare la nostra vita, è preferire la morte. Dio
parlando rivela Se stesso, cioè comunica la vita. “Chi ascolta le mie parole
ha la vita” (Gv 5,24).
La
Parola di Dio è dunque tanto potente che già l’ascoltarla dà vita. Quanto sarà
mai il meditarla, il capirla! È detto infatti: “Beato l’uomo che giorno e
notte medita la tua Parola, o Dio” (cf Sir 14,20).
Bisogna
dunque imparare ad isolarsi ed a starsene in silenzio. Ma gli uomini anziché
fermarsi nel silenzio a meditare sulle Parole di Dio preferiscono far sentire
la loro voce sulle piazze del mondo, agitarsi, fare. “Tutto il male viene dal
fatto che gli uomini non sanno starsene tranquilli in una stanza” scriveva
Pascal nei suoi Pensieri.
La
Parola di Dio è rivelatrice della Presenza di Dio, conoscere la quale è vita
eterna, cioè vita vera. “La vita dell’uomo è la visione di Dio”, scriveva S.
Ireneo. E S. Agostino: “conoscere Dio è vivere”.
Gesù
ci parla di vita eterna non solo come vita dopo la morte, ma come vita vera
contrapposta alla vita non vera che si vive nel mondo dominato dalle ambizioni
del nostro io. L’orgoglio è il principe di questo mondo che non può ricevere la
vita e non può entrare in essa, perché non ha interesse per Dio, non è attratto
da Dio.
Gesù
ci insegna che la vita eterna, cioè quella vita vera nella quale dobbiamo
sforzarci di entrare oggi, non sta nel parlare, non nell’azione, non nel
correre qua e là, non sta nel cambiare le strutture, il mondo, gli altri, ma
sta nel cambiare se stessi per conoscere Dio. Ma gli uomini vogliono correggere
l’esterno anziché il loro interno; preferiscono cambiare gli altri al posto di
correggere se stessi: non capiscono che l’esterno è opera di Dio per
correggerli e che Dio modificherà l’esterno solo nella misura in cui gli uomini
correggono se stessi per conoscere Lui.
L’esterno
è l’opera di Dio nello spazio dell’uomo per dialogare con l’uomo, come il tempo
è la presenza di Dio che viene nello spazio dell’uomo. Dio opera nel mondo
dell’uomo; Dio viene nel mondo dell’uomo: sono le due dimensioni che
condizionano l’uomo: spazio e tempo.
L’eternità
sarà quando potremo percepire la presenza di Dio nel momento presente. Stiamo
tutti andando verso questo momento presente.
Dio
parla e, parlando, si rivela. È Dio rivelatore di Se stesso. È Dio che dà la
vita. Non siamo noi che portiamo Dio, ma è Dio che porta noi. È Dio che ci fa
entrare nella Vita rivelandoci la sua Presenza, se ascoltiamo la sua Parola, il
suo Verbo.
È
Dio che crea l’uomo; è Dio che lo forma, ed è Dio che lo porta a compimento.
Colui che ha iniziato l’opera è anche lo stesso che la completa.
L’uomo
si forma restando unito a Dio, cercando sempre il suo Volto. “Tu, Signore, ci
hai amati per primo, affinché noi amassimo Te: non perché Tu avessi bisogno che
noi Ti amassimo, ma perché non potevamo essere ciò per cui ci hai fatti se non
cercando Te” scriveva Giullaume de Saint Thierry, uno dei grandi fondatori di
Citeaux. E siccome Dio supera ogni creatura, per restare con Dio si richiede il
continuo superamento di tutto ciò che non è Dio: superamento cioè del mondo,
dei problemi e delle questioni del mondo, superamento delle mentalità degli
uomini e del pensiero di sé stesso. Tutto questo è necessario per restare nella
vita, perché la vita è Dio.
Il
problema della vita si pone così all’uomo come scelta, e quindi come
superamento di tutto ciò che non è Dio.
La
vita è sostanzialmente una scelta. Essa non sta nel vivere, ma in ciò per cui
si vive.
Una
scelta continua e progressiva, a senso unico. Come tale è anche una testimonianza,
una rivelazione di ciò che portiamo nel cuore, di ciò per cui viviamo.
“Sii fedele fino alla morte e riceverai la corona della
vita”, è detto nell’Apocalisse (Ap
2,10). Ecco, per entrare nella vita è necessario essere fedeli fino alla morte.
(VII
- 02.06.1976)
Si
crede che le verità più alte della vita siano accessibili a pochi. Invece la
Verità più alta, la sola che conti, è accessibile a tutti, in Cristo. Anzi, più
uno è povero e piccolo, più gli è facile l’entrata. “Hai riservato queste
cose ai piccoli” (Mt 11,25; Lc 10,21), dice Gesù in una sua preghiera al
Padre.
È
la meraviglia dell’opera di Dio, il quale confonde le certezze degli
scienziati, conduce i ricchi a vecchiaia senza che se ne accorgano, umilia i
superbi ed esalta gli umili, rivela la sua Verità e la sua Presenza ai piccoli.
Noi tutti siamo testimoni di questa sua opera e di queste sue lezioni. Non c’è
cosa nell’universo, non c’è fatto che non ci rechi la lezione di Dio per la
nostra vita.
La
vita sta nel conoscere la Verità e la Presenza di Dio. Quanto più c’è Dio in
noi, tanto più le cose diventano facili, accessibili, vicine, perché a Dio
tutto è possibile. Mettete Dio nei vostri pensieri e Dio farà meraviglie in voi
e per voi; farà per voi ciò che voi con tutti i vostri mezzi e le vostre
risorse non avete potuto fare e non potrete fare mai.
Dio
è Onnipotente. Il suo Regno abbraccia l’universo. Non temete dunque; non temete
quello che dicono gli uomini; non lasciatevi cadere le braccia. Anzi: “Siate
lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera.
Benedite coloro che vi perseguitano; benedite e non maledite” (Rm 12,12),
scrive S. Paolo. È la via della vita.
Cristo
che è venuto per servire l’uomo e non per essere servito, per insegnare la via
della vita si è umiliato fino alla morte e alla morte di croce. Ci ha insegnato
che la vita è un problema di fedeltà a Dio. Fedeltà a Dio, superamento di se
stessi. Appunto: “Sii fedele fino alla morte e riceverai la corona della
vita”.
È
per essere fedeli a Dio che bisogna amare Dio più di se stessi.
La
via della vita sta nell’accettare tutto dalle mani di Dio, sta nel non
invidiare gli altri per ciò che hanno, sta nel non pretendere ciò che non si
ha, ma nell’intendere ciò che ci viene dato.
Non
bisogna quindi indugiare a calcolare guadagni, né a lamentare perdite. La vita
non sta nella contabilità, nemmeno spirituale.
La
vita è amore, e Dio è Amore.
La
vita è sostanzialmente una scelta. “Ecco - dice il Signore - Io pongo
oggi davanti a te la vita e la morte, poiché Io oggi ti comando di amare il
Signore Dio tuo, di camminare nelle sue vie, di osservare i suoi comandi”
(Dt 30,19-20). Queste parole Dio le disse al suo popolo, e Dio le dice ad ogni
uomo.
L’oggi
di Dio è ogni giorno, e popolo di Dio è ogni uomo. “Oggi Io pongo davanti a
te la vita e la morte” Dio dice ad ogni uomo ogni giorno. Ma aggiunse e
aggiunge: “Scegli la vita”, affinché non abbiamo a fare l’errore di
scegliere la morte credendola vita.
La
vita è nel Verbo di Dio. “Attenti a non lasciarvi sedurre dai verbi, dalle
parole degli uomini”(cf Mt 7,15) . Chi è fedele a Dio non parla di sé, non
cerca il proprio onore, non si esalta e non si lascia esaltare. Ma chi parla di
sé, già per il fatto che parla di sé, vuole farsi servire. Non serve l’uomo, ma
“pascola se stesso”.
Attenti
a coloro che vengono a voi dicendo di volervi servire. Tutti oggi dicono di
voler servire. Sostanzialmente vogliono farsi servire. “Li riconoscerete dai
loro frutti” (Mt 7,16). Coloro che vogliono farsi servire cercano i primi
posti. le ricchezze, il benessere, la gloria; cercano la carriera, la
posizione, il prestigio, l’onore, perché ritengono che la vita venga da queste
cose.
“Tra voi non sarà così” (Lc 22,26) dice Gesù. “Vi riconosceranno dall’amore”
che non pretende, non litiga, non invidia, non agita, non urla, non fa sentire
la sua voce sulle piazze.
Perché
Dio non vuole che lottiamo per le cose che passano? Perché la vita non sta in
queste cose e non viene dall’avere queste cose. “La vita non viene
dall’abbondanza di ciò che si ha”. Anzi, Egli aggiunge, “date via quello
che avete e avrete un tesoro in Cielo”(cf Mc 10,21). Parole chiare che non
lasciano dubbi circa l’interpretazione .
Avere
un tesoro in Cielo è avere l’amicizia di Dio. Più l’uomo riesce a perdere nelle
cose del mondo e più guadagna nelle cose dello spirito in disponibilità, in
attenzione, in fede, in amore. Si apre allora davanti a noi la via della vita
che è nel Verbo di Dio. “Mio Signore e mio Dio, togli da me tutto ciò che mi
distoglie da Te. Mio Signore e mio Dio, dammi tutto ciò che mi aiuta ad andare
a Te. Mio Signore e mio Dio, togli me a me e dammi tutto a Te”. Così pregava S.
Nicolao de Flüe, l’anacoreta dell’Unterwalden, colui che gli svizzeri chiamano
“Padre della Patria”. Era uno che aveva saputo servire.
Cristo,
che è venuto non per farsi servire ma per servire l’uomo, per servire questo
povero essere cieco che si disperde su tutte le strade del mondo fino a non
saper più dove andare, che si distrugge con le sue stesse mani, è venuto per
riportarlo sulla strada del suo destino, per fargli rivedere la meta verso la
quale deve camminare, per ridare un significato alla sua esistenza, per
offrirgli una pietra su cui edificare la vita, per liberarlo dalle sabbie
mobili in cui sprofonda ogni giorno più, credendo di assicurarsi il benessere.
Cristo è venuto per mettere ordine nella confusione dei pensieri e dei problemi
che si accumulano nel cuore dell’uomo e che, se non sono portati nella luce di
Dio, lo distruggono. È venuto per ridargli la fede, la speranza, l’amore e
quindi la gioia di vivere libero nelle opere di Dio. È venuto a dare all’uomo
la possibilità di vedere la Verità.
Bisogna
conoscere Dio e bisogna aiutare a conoscere Dio. Bisogna conoscere la sua
Verità, la sua Presenza, e bisogna aiutare a prendere contatto con
Lui, ad ascoltarlo, a parlare con Lui, a raccogliere in Lui e nella sua Luce
tutti i nostri problemi, tutti i nostri pensieri; a vivere in amicizia con Lui,
a far conto su di Lui in tutto, perché tutto dipende da Lui. Questo è servire
gli uomini, è aiutarli a trovare la loro vita. Dio è la vita. Far conoscere Dio
agli uomini è dare loro la vita.
(VIII Fine
- 09.06.1976)
(articoli pubblicati da “La
Fedeltà” scritti da Luigi Bracco)
In Lui era la Vita e la Vita era
la Luce degli uomini. Gv 1 Vs 4 Secondo tema
Titolo: La vita sta nel
conoscere Dio.
Argomenti: La vita era la luce degli uomini (la Fedeltà).
26/settembre/1975
Luigi:
“La vita era la luce degli uomini”: ci precisa in che cosa consiste la nostra
vita: nella Luce, cioè nella conoscenza di Dio. Ci viene detto “era”, perché
noi ora facciamo consistere la vita in altro. È un invito a recuperare ciò che
era in principio.
In principio la vita vera
stava nella conoscenza di Dio; questa conoscenza è Luce; poi la vita l’abbiamo
cercata altrove, non più nel conoscere Dio.
La vita essenziale sta nel
conoscere Dio. Tutta la nostra vita viene cambiata da questa conoscenza.
Pensieri tratti dagli incontri del Sabato: Sabato 17.01.1976: (appunti)
“La vita era la luce degli
uomini”: per dirci che dopo non lo fu più (in noi).
La vera vita sta nel
conoscere Dio: se lo sappiamo, noi cerchiamo la nostra vita lì, quindi tutti i
giorni ci applichiamo nel conoscere Dio.
Se non cerchi Dio, troverai
la morte: “senza di Lui tutto diventa niente”(Gv 1,5). Ma questo non sarà senza
tua colpa, perché “tu sapevi che la vita è in Dio”.
Dio non ci lascia senza i
segni. L’indicazione c’era: guarda che senza di Lui, tutto (anche la fede, la
speranza, l’intelligenza) si annulla, se vivi senza di Lui, “Senza di Me non
potete fare niente”(Gv 15,5), svuotate tutto, il tralcio secca.
La vita allora sta in
questa unione a Dio (riferire tutto a Dio, ecc.), in questa luce che ci viene
dall’unire tutte le cose a Dio. La vita è la luce dell’uomo, sta nella luce che
l’uomo riceve, se tutto il creato viene visto nella luce di Dio.
Sabato 24.01.1976: (appunti)
"E la Vita era la luce
degli uomini" .
Dice "era",
perché ora noi non facciamo più consistere la nostra vita nella luce, nella
conoscenza di Dio, perché abbiamo perso di vista il "luogo" della
vita. Per questo ci vien detto: "In Lui era la Vita! Nel Verbo!".
Tanto più cerchiamo la vita
altrove, tanto più ci ingolfiamo nella non-vita. Però anche la strada sbagliata
ha la sua lezione, anche l'errore ha la sua funzione, perché provoca
l'interrogazione: "ma la vita che cos'è? Dov'è?"
Dio ci risponde: "era
nel Verbo! cioè nel conoscere Dio, perché‚ è Lui la vita, la Luce".
Cercando la vita in altro,
anziché nel conoscere Dio, ci siamo trovati nella non-vita, perché abbiamo
trascurato di conoscerlo.
Se sappiamo, se siamo
convinti che la vita vera sta nel conoscere Dio, allora valuteremo la
nostra vita in base alla conoscenza di Dio, per cui alla sera di ogni giorno
potremo dire che la nostra giornata è stata valida solo se abbiamo cercato Dio,
superando il pensiero dell'io.
In Dio riprendiamo la
nostra vera dimensione e ricuperiamo la vita.
Non solo all'inizio, ma
anche verso la fine del Vangelo di s. Giovanni, ci viene detto:: "La
Vita Vera - quindi eterna - è conoscere Te, Padre e Colui che hai
mandato Gesù Cristo" (Gv 17,3).
Sabato 16.04.1983
Marco: “…e
la vita era la luce degli uomini”
Luigi: E
adesso la vita, che cosa è secondo il mondo?
Marco:
Secondo il mondo la vita non è sicuramente la luce.
Luigi:
Gli uomini per che cosa vivono?
Marco:
Per le cose materiali.
Luigi:
Per tante cose, ma certamente non per la luce. In principio cioè secondo il disegno
di Dio, “…la vita era la luce degli uomini”; poi invece è stato altro:
il denaro, la creatura, il mondo, la carriera.
Marco:
Cioè la vita era usata per conoscere Dio.
Luigi:
Certamente, l’uomo è stato creato per conoscere Dio. Quindi nel conoscere Dio
noi abbiamo il significato, il senso della vita. Se noi dimentichiamo questo
fine, noi non sappiamo più per che cosa vivere, cioè viviamo per tante cose, ma
queste cose ad un certo momento si vanificano, tutti i valori si annullano,
deludono e allora noi scopriamo il non senso della vita. Il non senso della
vita noi lo scopriamo proprio toccando con mano la delusione di ciò per cui noi
viviamo. Ma come mai ci deludono le cose?
Abbiamo lo svuotamento dei
valori: “io credevo che…; invece…”; la Verità è un’altra, cioè vi è uno sbaglio
di luogo. Sovente faccio l’esempio delle mele sul larice: noi corriamo il
rischio di passare tutta la vita a cercare mele sul larice; e fare questo
sicuramente è sprecare la vita, perché le mele non sono sul larice. E ci sentiremo
dire: “tu dovevi saperlo che sul larice non avresti trovato le mele”. Qui è lo
stesso: noi dobbiamo sapere che l’Assoluto noi non lo troviamo nelle creature.
Fuori di te tu non trovi
l’Assoluto; quindi cessa di cercare la tua vita nelle cose del mondo, nelle
cose esterne, perché sei condannato al fallimento: “dovevi saperlo”.
In questo versetto ci
annuncia che in principio, cioè secondo l’opera di Dio, la vita era la luce.
Silvana:
In pratica la vita viene dalla luce, dalla conoscenza.
Luigi:
Certo, infatti “Vita Eterna è conoscere Dio” (Gv 17,3). Quando si dice
Vita Eterna non s’intende la vita che viene dopo la morte, ma è la vita vera
contrapposta alla vita relativa in cui noi ci troviamo. Quindi la vita vera è
conoscere Dio. Se noi oggi ci preoccupiamo di conoscere Dio, noi già
partecipiamo della vita vera, cioè della vita che non sarà più smentita.
Vivendo invece per altro noi siamo smentiti; allora noi esperimentiamo il
fallimento, perché viviamo per ciò che non è vita; infatti ad un certo momento
le cose si manifestano, si rivelano per quello che sono. Le creature mutano,
non sono l’Assoluto, e questo loro mutare fa esperimentare all’uomo la
delusione: “io credevo che…”. Perché l’uomo di per sé è una passione di
assoluto, e non può staccarsi dalla passione d’assoluto. La passione
d’assoluto denuncia che nell’uomo c’è la presenza di Dio; ecco, l’uomo pur
non conoscendo Dio esperimenta la passione d’assoluto. Quindi l’uomo, essendo
passione di assoluto, tutto ciò che cerca, lo cerca come assoluto; per cui: se
vuole il denaro lo vuole assoluto, vuole che gli garantisca quella sicurezza
che soltanto l’Assoluto può garantirgli; l’uomo che ama una donna, la vuole
assoluta, cioè la vuole con quella garanzia che soltanto Dio può dare. Allora,
ad un certo momento esperimenta la delusione.
In tutte le cose che l’uomo
cerca, in tutte le cose, anche nella scienza, nella cultura, l’uomo è sempre
alla ricerca dell’Assoluto. Per questo dico che sbaglia luogo: l’uomo è alla
ricerca di Dio, perché è passione d’assoluto, però sbaglia luogo della ricerca;
e sbagliando luogo trova il fallimento. Dio si rivela soltanto in Dio; e
questa passione d’assoluto che l’uomo porta in sé, denuncia in lui la
presenza di Dio senza di lui.
Dio è presente in noi senza
di noi, per cui noi non possiamo smentirlo, non lo possiamo ignorare, però non
lo conosciamo se non ci impegniamo personalmente a cercarlo come va cercato.
Flavio:
Vedevo la Luce come scoprire quello che è il Pensiero di Dio; che è poi quello
che dicevamo mercoledì: quando uno ha una luce e rimane fedele a questa luce è
come se facesse un passo in avanti, poi c’è nuovamente una pausa dove c’è
attesa di altra luce.
Luigi:
Noi andiamo avanti a tappe; l’iniziativa è sempre di Dio. Dio annuncia, dona
qualche cosa di Sé, poi attende da parte nostra la corrispondenza, la risposta.
Generalmente noi falliamo nella risposta; cioè Dio magari ci manda un raggio di
luce, ci testimonia, ci convince di certe cose poi ci mette alla prova; noi
nella prova generalmente falliamo, cioè ci lasciamo attrarre da quello che
gratifica il nostro io, i nostri sentimenti, e non affermiamo quello Spirito
che dovremmo affermare, e allora perdiamo. Se invece noi aderiamo, affermiamo
lo Spirito, la nostra anima diventa capace di accogliere una luce successiva e
crescente.
Flavio:
Però possiamo prendere una strada diversa; cioè la strada da seguire è solo
quella della luce che viene a noi, però è possibile prenderne tante altre. E
poi ritornare in questa luce è difficile.
Luigi:
Sì, perché noi perdiamo la sintonia con Dio, perdiamo l’armonia con Dio, e
allora tutto poi resta molto difficile.
Amalia:
La vita sta nella luce, cioè nel conoscere Dio, e tutto è dono di Dio per
arrivare a Lui.
Luigi:
Tutto, essendo creazione di Dio, tutto è segno di Dio; ed essendo tutto segno
di Dio vuol dire che Dio in tutto ci parla di Sé. Quindi Dio si annuncia, in
quanto si annuncia, noi non possiamo ignorarlo. Ecco, Dio parlandoci di Sé,
invita noi a cercare che cosa Lui ci dice di Sé in tutte le cose; in tutta
la creazione, in tutti gli avvenimenti, in tutti i fatti, nella storia, nella
nostra vita Dio ci parla di Sé. E in quanto Dio ci parla di Sé, bisogna
interrogare: “Signore, che cosa mi dici di Te in questo avvenimento? Che cosa
mi dici di Te in questo fatto?”. Se noi non concludiamo cercando il suo
Pensiero, che cosa Lui ci dice di Sé, ecco che noi fraintendiamo l’avvenimento,
fraintendiamo la cosa, cioè rivestiamo la cosa del nostro pensiero. È come
se tu sentissi una persona parlare, e a metà del discorso dicessi: “questa
persona vuol dire questo, ha questa intenzione!” No! Sei tu che rivesti quelle
parole della tua intenzione; continua ad ascoltare e vedrai se effettivamente
quella persona ha quell’intenzione. Quindi bisogna arrivare al pensiero della
persona, e non fermarsi a metà strada. Noi generalmente non arriviamo mai al
Pensiero di Dio, e il Pensiero di Dio è poi il suo Verbo.
Pinuccia B.: La
seconda parte del versetto, “e la vita era la luce degli uomini”, è
un’ulteriore precisazione per non illuderci su cosa consiste la vita; la vita
consiste proprio nella Luce; non è nell’azione, non è nel fare, non è
nell’espressione del nostro io, ma la vita sta nel conoscere Dio.
Luigi:
L’uomo è stato creato per conoscere Dio; la Vita Vera sta nel conoscere Dio
come vero Dio; questa è la meta, quindi l’uomo deve impegnarsi in essa: “tu
uomo sei stato creato per “questo”, quindi guarda lì”.
Pinuccia B.: Ma
anche se non si è ancora arrivati alla Meta s’incomincia a vivere già cercando…
Luigi:
La Meta è la prima cosa da mettere; quando sali in macchina, la prima cosa che
devi sapere è la meta, dove vuoi arrivare; infatti normalmente non si sale in
macchina e poi si inizia a girare per vedere dove si andrà a finire. Ora,
purtroppo nella vita pratica con Dio noi tutti facciamo così: prima adoperiamo
i mezzi e poi crediamo che la vita stia nei mezzi; e allora iniziamo a lustrare
la macchina !),JJJper poi dire: “ah che bello, ho
pulito bene il mezzo” ( pensando che la vita stia lì.
Tutte le cose sono mezzi, e
in quanto sono mezzi presuppongono in noi il fine, altrimenti il mezzo viene
utilizzato male. Quindi il fine è la prima cosa. Infatti Dio creando tutto
l’universo come prima cosa ha creato la Luce, questa finalità; tutto è
stato creato per questo Fine.
Il Fine è la prima cosa che
noi dobbiamo mettere nella nostra vita. Mettendo
il Fine, allora possiamo andare a cercare i mezzi che servono per arrivare. Se
per esempio io decido di andare a Torino domani mattina, evidentemente andrò a
cercare con quali mezzi possibili posso arrivare a Torino (automobile, treno,
ecc.); ma il mezzo viene dopo; prima devo avere ben chiara la meta. Ecco,
l’andare a Torino è un’intenzione: per quale motivo vuoi andarvi?
Ora, purtroppo noi, nella
nostra vita, mettiamo sempre prima i mezzi e poi ci accorgiamo che non sappiamo
dove andare, e quindi giriamo a vuoto; o ci mettiamo a lustrare il mezzo per
fare bella figura davanti agli altri. No! Il mezzo Dio ce l’ha dato per
arrivare in un certo luogo.
Pinuccia B.: S.
Agostino dice: “Se già tanta vita ci dà il cercarti, chissà quanta quando ti
troveremo”.
Luigi:
Certo.
Sabato 11.02.1989
Delfina:
La vita vera è quella motivata da un fine unico e deve essere guidata dalla
luce: “La vita vera era la luce degli uomini”
Luigi:
Cioè la luce era nel Verbo di Dio, il Verbo è il Pensiero di Dio; quindi la
Luce “era” non perché non sia più, ma ci viene annunciato ciò che era in
principio affinché sia. Infatti cercando la vita non più nel Pensiero di Dio,
ma in altro, sperimentiamo la morte. Infatti la morte al principio non è stata
creata, ma è stata creata dopo, quando l’uomo si è separato da Dio, quindi ha
cercato la sua Verità altrove e non più in Dio. Allora viene detto: “In
principio non era così, in principio Lui era la vita”.
Delfina:
Quello è da considerarsi anche per ognuno di noi.
Luigi:
Appunto, ci viene annunciato affinché noi ricuperiamo quello che in principio “era”,
cioè come Dio ha fatto le cose; prima che noi sbagliassimo, le cose erano
così. Quindi “In Lui era la vita, e la vita era la luce…”; la vita
dell’uomo sta nella conoscenza di Dio, nel conoscere Dio; e non in altro, non
nell’azione.
Giovanna: “In
Lui era la vita e la vita era la Luce degli uomini”; è il nostro io che ci
stacca da questa Luce, cioè che mette il buio nella nostra vita.
Luigi:
Certo, ed è l’autonomia da Dio; quando noi consideriamo qualcosa separato da
Dio, noi inauguriamo le tenebre, la nostra notte. Se facciamo dipendere le cose
dal nostro io, noi non capiamo più niente, mentre invece la luce sta nel
capire le cose nel Principio. Il Principio è Dio, Dio è il Creatore, quindi
in Dio c’è possibilità di giustificare le cose; ma noi non possiamo
giustificare niente; nemmeno il filo d’erba possiamo giustificare nel pensiero
del nostro io. Ecco, là dove non c’è possibilità di giustificazione c’è notte.
Quindi se tu vedi un
avvenimento, un fatto, e non riesci a capirlo dici: “non lo capisco”, e quello
è notte. Non capire le cose è notte, ma per poterle capire tu devi vederle
giustificate in una causa. La Causa di tutto è Dio, Dio è il Creatore di
tutte le cose, quindi in Dio si può giustificare tutto; fuori di Dio
qualche cosa puoi giustificarlo e qualcos’altro non puoi giustificarlo, e
allora lì tu esperimenti le tenebre, la notte: non capisci più, c’è in te la
confusione.
Giovanna:
Quello che posso giustificare senza Dio è sempre una giustificazione che prima
o poi cade.
Luigi:
Certo, presto o tardi cade.
Giovanna:
Questo affermare il nostro io avviene molto presto nella nostra vita; quindi ci
stacchiamo subito dalla luce.
Luigi:
Si capisce, anche perché non siamo capaci di restare nella luce; noi non
possiamo restare nella luce se in continuazione non affermiamo Dio, non
affermiamo lo Spirito di Dio. Per cui se tu senti una parola, e su quella parola
lì tu non fai la Verità, perdi Dio; per esempio: se uno ti dice: “la salute è
la prima cosa”, tu lì sopra devi dire: “Dio è la prima cosa!”, perché se non lo
dici, quello che tu hai sentito ti porta via.
Silvana:
Ecco, qui lo dice chiaro: “la vita è la luce”, conoscenza di Dio.
Luigi:
Certamente. Ora, se noi cerchiamo la vita nel correre per il mondo, nel
guadagnare denaro, nella sistemazione, nella famiglia, nelle creature, ecc. noi
sbagliamo luogo. Se cerchiamo la vita “…nei buoi, nei campi e nella moglie”(Lc
14,18-20), sbagliamo luogo, e succede che esperimentiamo la morte. E la Parola
di Dio ci dice: “hai sbagliato luogo, hai cercato la vita là dove la vita non
può esserci”; ma perché? Perché la vita è Dio.
Quindi c’è la segnalazione
“stradale” che ci dice: guarda, se tu cerchi la vita, la vita sta lì: nella
luce; quindi cerca il Pensiero di Dio, cerca di conoscere Dio e troverai la tua
vita.
Silvana:
Sembra che evidenzi che era molto semplice trovare questa vita prima che
mettessimo il nostro io al centro.
Luigi:
Sì, perché Dio è l’Essere che nessuno può ignorare, perché non siamo noi che
facciamo le cose. Quindi Dio è Colui che nessuno può ignorare, ma è
difficilissimo conoscerlo. Dio è molto difficile conoscerlo, ma il non
ignorarlo è dato a tutti; per cui quando tu trascuri una cosa che non puoi
ignorare sei responsabile, sei in colpa, perché lo sapevi. Se tu vedi un
segnale stradale, e guidi in modo diverso da come ti indica la segnaletica, il
vigile ti ferma e ti dice: “ma non ha visto il segnale?”, tu dicendo: “sì”,
riveli che sei in colpa. Quindi la colpa viene da ciò che non puoi ignorare.
Dio Creatore, Colui che fa tutte le cose, non possiamo ignorarlo, questo perché
le cose non siamo noi a farle; quindi c’è un Altro; quest’Altro non Lo puoi ignorare,
quindi occupati di Lui, cerca di conoscerlo. Quindi il non ignorarlo
arriva a noi senza di noi, la conoscenza invece non può arrivare a noi senza di
noi; si richiede la dedizione. Ecco perché diventa difficile la conoscenza di
Dio: perché richiede la dedizione da parte nostra. Però ci viene segnalato: la
vita è lì.
Pinuccia A.: “La
vita è la luce degli uomini”: allora la vita viene dal trovare la
giustificazione delle cose nel Principio?
Luigi: Si
capisce; cioè le cose sono Parole di Dio, e le parole Dio le parla per dare a
noi la possibilità di cercare la giustificazione di queste in Lui; perché
cercando le giustificazioni noi conosciamo Lui. Se una persona mi parla, ed io
cerco la giustificazione delle parole che mi dice o delle cose che mi fa,
arrivo a conoscere che cos’è quella persona. Se invece quella persona non mi
parla io sono tagliato fuori; non posso entrare nel segreto di una persona. Ma
se quella persona parla, parlando mi annuncia qualche cosa di quello che lei
porta dentro di sé, mi comunica qualche cosa. E allora, se io non cerco di
capire, è logico che pur sentendo le parole non mi rimane niente, perché le
parole da sole non significano niente; se invece cerco di capire, attraverso le
parole giungo a conoscere la persona.
Conoscere la Persona
Divina, cioè Dio Creatore che parla in tutto, conoscere Dio è vivere.
Però dobbiamo raccogliere. Ecco perché il verbo principale della nostra vita
è raccogliere, e Gesù dice: “Chi con Me non raccoglie disperde” (Mt
12,30). La morte è per chi non raccoglie in Cristo, ma è dispersione; la morte
non è annullamento, ma dispersione di tante cose che non si possono
raccogliere. Invece il raccoglimento è vita. Quindi raccogliere in Dio è vivere
Franca: “In
Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini”, quindi è
Gesù la Luce; Gesù dice: “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12). E ancora
adesso, quando dice: “Io sono la luce” è luce. Perché qui dice “era
la luce” ?
Luigi:
Dice “era” per farci capire che per noi non lo è più.
Franca: E
quando Gesù dice: “Io sono la luce del mondo”?
Luigi:
Ma lì è Lui che ti parla, è Lui che te lo annuncia; è Lui che ti dice: “Io sono
questo”, se tu mi trascuri esperimenti il rovescio. Ecco, e la Parola di Dio
dice: “In principio… la vita era la luce degli uomini”, e se ci dice che
era così vuol dire che poi è stato diverso; ma cosa vuol dire? Questo versetto
ci rivela che abbiamo cercato la vita non più nella luce, nella conoscenza,
ma abbiamo cercato la vita nei sentimenti, nei riti, nel possesso, nel
correre per il mondo, nell’azione e in tante altre cose, e abbiamo sbagliato. E
allora ci dice: “vedi? hai sbagliato”.
Se tu prendi una strada, e poi
vedi che non arrivi, chiedi: “come mai questa strada non mi conduce là dove
volevo arrivare?”. Ti senti dire: “la strada giusta era quella”; ma non è che quell’“era”
non sia più; lo è ancora; ma lo dice a te che hai sbagliato strada: “la
via giusta era quella là”.
Franca: E
quando Gesù dice: “Chi segue Me avrà la luce della vita” (Gv 8,12) vuol
dire quella luce che era in principio.
Luigi:
Si capisce, logico, la luce è una sola; perché la luce è luce in quanto ti
collega sempre con la sorgente; la luce cammina in via diretta. La stella
che tu vedi, la vedi perché ti arriva un raggio di luce; il raggio di luce ti
collega direttamente con la stella, e tu guardando il raggio di luce sei
collegato con la stella; e la stella è la sorgente da cui ti arriva quella
luce. Ora, la luce è luce in quanto ti collega direttamente col principio, con
la sorgente; il Principio è Dio. Quindi quelle parole che non ti collegano con
Dio non sono luce, le parole che ti collegano con Dio sono luce, poiché
ti collegano con la Sorgente, col Principio. Infatti perché le parole di
Cristo sono luce? Perché ti collegano sempre col Padre. Se tu apri un
giornale invece quelle parole non sono luce, perché non ti collegano col Padre,
ma ti collegano col diplomatico, ti collegano con il Senatore, ti collegano con
il politico, ecc. ; quindi se non ti collegano con Dio non sono luminose,
perché la Sorgente della luce è soltanto Dio. Dio è la causa di tutto. Quello
che ti collega con altro da Dio diventa tenebra, perché non capisci più.
Rita: Con
Pinuccia A. hai detto che la vita sta nella luce, nella conoscenza e che la
conoscenza è la giustificazione delle cose in Dio; però io non riesco a capire
una cosa: l’altra sera una persona mi ha detto: “la salute è tutto” e io: “no,
la salute non è tutto”. L’indomani Dio mi manda una colica renale; come
giustifico la cosa in Dio?
Luigi: !JChe bellezza, che meraviglia...
Rita:
Tu ridi, ma io avevo un male tremendo.
Luigi:
Sono convinto che tu avevi un male tremendo, però sono altrettanto convinto che
è stata una parola del Signore, e proprio “ad hoc”. JInfatti, tu che dici che la salute non è tutto, guardati…
Rita:
Ho capito solo una cosa: la salute è un grandissimo, stupendo dono di Dio,
anche se non tutto. Dio è tutto, Dio è luce e la salute non mi dà la luce. Poi
il Signore attraverso Isaia dice: “Io sono Colui che provoco il bene e la
sciagura” (Is 45,7); quindi non posso dire altro che: “va bene Signore, lo
prendo da te, ma fammi anche capire”. Però la giustificazione di questa cosa io
non la capisco.
Luigi:
La meraviglia sta lì; mentre ti manda un dolore, la rovina, il guasto, ti dice:
“questa è una parola per te”, sono Io che ti parlo. Il fatto di sapere che è
Lui che ti parla, anche se senti il male, è già motivo di pace, proprio perché
stai dialogando con Lui.
Rita:
Infatti mi viene da dire: “Signore, se tu non fossi con me, che prendi metà del
mio dolore non ce la farei”.
Luigi: È
lì la medicina, è lì la forza.
Rita:
Addirittura il mio medico mi ha detto che probabilmente non era una colica perché
normalmente le persone che soffrono di questo male si rotolano per terra.
Luigi:
Tu dovevi dire: “io mi rotolo in Cielo”. E già, perché tu non ti stavi
arrotolando con il tuo dolore, ma ti stavi arrotolando con Dio. È lì la
meraviglia.
Rita:
Ma se invece di una colica Lui mi dà una carezza io preferisco.
Luigi:
Ma dandoti la possibilità di dialogare con Lui, Lui ti dà la medicina per
guarire; per cui mentre Dio ti manda il dolore, se ti dà la possibilità di
dialogarlo con Lui, ti manda anche la medicina; quindi ti dà il dolore, ma
ti offre la medicina. Ecco, Dio ci ferisce ma nello stesso tempo ci dà la
possibilità di avere la medicina per curarci la ferita, ce la offre; e allora
c’è tutto un dialogo da fare, e attraverso il dialogo si giunge alla luce.
Pinuccia B.: È
importante questa precisazione: la vita sta nella luce.
Luigi:
Sì, la vita sta nella Luce e la Luce è il Pensiero di Dio. Conoscere il
Pensiero di Dio, conoscere Dio è vita; non soltanto vita, ma è Vita Eterna,
cioè vita per sempre, perché ciò che è vero è eterno. Ecco, la nostra vita
non è eterna perché non è vera; e allora il Signore ci dice: “cerca la vita
vera, perché quella che tu stai vivendo non è vita vera”. E allora tu
esperimenti che quello che non è vero deve tramontare, e tu esperimenti la
morte. Quando una cosa tramonta tu esperimenti la morte.
Pinuccia B.: È
importante questa precisazione, perché non basta sapere che la vita è in Lui,
perché trovo la vita in Lui solo se raccolgo le cose in Lui, e allora trovo la
luce perché trovo il significato delle cose.
Luigi:
Cioè, per trovare la luce, e quindi la vita, devi cercare il significato
delle cose, perché le cose sono di Dio, è tutta opera di Dio; cioè se tu
vuoi mantenere le cose unite a Dio, devi cercare il Pensiero di Dio, perché
altrimenti tu rivesti le cose del tuo pensiero, ma come le rivesti del tuo
pensiero è finita, le cose sono macchiate. Tu per mantenere una cosa unita
ad una causa, ne devi sempre cercare il pensiero nella causa.
Pinuccia B.: Anche
per mantenere il mio stesso pensiero unito a Dio, perché altrimenti dico:
“Signore, Signore…” (Mt 7,21).
Luigi:
Altrimenti ti sdoppi, cioè ti separi, e la separazione è morte. Quindi ogni
avvenimento, ogni fatto non raccolto in Dio, di cui non cerchiamo il
significato in Dio, per noi diventa veleno, ci avvelena, diventa causa di
morte; per questo che ad un certo momento la donna, Eva, è diventata un veleno:
perché non è stata unita a Dio. E così pure i buoi, i campi, la moglie, sono
creature ottime, sono creature di Dio, fatte da Dio, ma ad un certo momento
diventano veleno; infatti Gesù dice: “non gusteranno la mia cena” (Lc14,24).
Questo vuol dire che tutte le cose che tu non mantieni unite a Dio diventano
motivo di condanna. Quindi è una cosa importantissima il non separare niente da
Dio, perché ciò che tu separi da Dio diventa per te motivo di veleno e ti
distrugge.
Rita:
Però quel “non gusteranno la mia cena” è la solita frase che Gesù dice
spesso in negativo per dire: “correggiti, altrimenti non gusterai la mia cena”.
Luigi:
Certo, Lui lo dice per salvarci; tutte le cose che il Signore dice, le dice per
salvarci; quindi quando dice “la porta è chiusa e non si apre”, lo dice per
salvarci, per evitarci che accada, perché “Dio vuole che tutti si salvino”
(1 Tm 2,4). Quindi se anche Dio ti dice una parola dura, severa, se tu
conosci la sua intenzione (ed è un’intenzione d’amore) accogli quella parola,
perché ogni cosa va intelletta nell’Intenzione. Quindi anche se ti manda
una colica, è una parola dura, ma è per salvarti.
Nino: “In
Lui era la vita”, quindi la vita è Lui, cercala in Lui; “e la vita era
la luce degli uomini”, la luce degli uomini è la Verità, la conoscenza
della Verità.
Luigi:
Certo, perché la vita sta nella conoscenza; cerca allora la conoscenza presso Dio,
in Dio.
“La vita era la
luce degli uomini” (Gv 1,4)
Gli uomini si agitano. Dio
li conduce. Chi a sperare nelle parole degli uomini, chi nelle loro opere, chi
nel loro numero, chi nell’economia, chi nella politica, chi nella violenza, chi
nel potere. La nostra speranza è in Dio; il nostro sguardo è a Dio. In Lui la
nostra forza; in Lui la difesa della nostra vita, della nostra libertà.
Colui che ci ha dato la
vita, è anche Colui che la protegge, la sostiene e la conduce al suo fine.
La nostra vita è Dio. “Io
sono la Vita” (Gv 14,6), dice il Signore. “Dio è la Vita”, ci dicono tutte
le cose, tutti gli avvenimenti.
Abbandonare Lui è caricarci
di catene con le nostre stesse mani credendo di fare la nostra libertà, perché
gli uomini fanno la guerra in nome della pace, si consegnano alla schiavitù in
nome della libertà, uccidono in nome della vita.
Gli uomini si agitano, Dio
li conduce davanti al suo mistero. Gli uomini urlano, Dio li conduce davanti al
suo silenzio…
La vita è al di là delle
parole degli uomini. L’uomo si forma soltanto nel trascendente, a contatto col
trascendente, impegnandosi col trascendente. La chiusura al trascendente è
chiusura alla vita, alla salvezza, alla liberazione; è quindi chiusura
all’uomo.
Là dove non c’è trascendenza
c’è solo strumentalizzazione ed oppressione dell’uomo. Allora le parole sono
solo rumore che passa per attirare e strumentalizzare. Una fanfara sulla piazza
del paese.
Vivere è cercare il Volto
di Dio; è cercare prima di tutto e in tutto Dio; è lasciarsi guidare in tutto
dallo Spirito di Dio e non dalle parole degli uomini, non dai problemi del
mondo, né dalle ideologie, né dalle passioni, né dalle ambizioni, né dagli
interessi.
Vivere è vedere Dio, è
testimoniare Dio. La vita è nella Luce.
Dio è il solo mistero di
cui gli uomini devono occuparsi se non vogliono scavarsi il vuoto nell’anima e
rendere le loro città una giungla od una prigione.
L’uomo è stato creato per
cercare Dio, per conoscere Dio. In Lui è la vita e tutto.
È la luce di Dio che illumina
la nostra anima e rende abitabile la nostra terra. È essa che unisce gli uomini
sotto lo stesso tetto, li libera, li fa parlare uno stesso linguaggio e fa di
tutti una cosa sola. Dio, questo “luogo” di silenzio e di preghiera, tempio
sacro che ogni uomo porta dentro di sé, è una sorgente di luce, di vita, di
pace, di comunione. Qui dobbiamo raccoglierci se vogliamo illuminare i nostri
occhi e imparare a pensare, a vivere, ad amare.
L’ascolto di Dio nel
segreto dell’anima, questa vera preghiera che illumina la nostra notte e dà
sicurezza e pace riempiendoci d’amore verso tutte le creature, comincia nel
silenzio di tutte le voci del mondo: è un colloquio d’amore in cui la creatura
si rinnova e ritrova il senso e la gioia di vivere.
Se vogliamo imparare a
vivere, dobbiamo imparare ogni giorno a contemplare Dio: Dio presente in noi,
Dio presente attorno a noi. Dio che opera in tutto. “Uno solo è Dio che
opera tutto in tutti” (1 Cor 12,6) scriveva S. Paolo ai Corinti. La vita è
camminare in questa Luce.
In principio la vita degli
uomini era Dio “che opera tutto in tutti”. “In principio”: cioè prima
che gli uomini resistendo alla luce si riempissero gli occhi di terra. Allora
incominciarono a chiamare “mia vita” gli affari, gli interessi, la carriera,
anziché il Creatore ed a dire che occuparsi del mondo è servire Dio. Ma barano,
perché sanno che pensano a servire se stessi.
È sempre per servire se
stessi che gli uomini mettono il mondo prima di Dio, anche se si nascondono
dietro le ideologie e le grandi parole. Poi le ideologie mutano e le grandi
parole cadono: allora si presenta sulla scena del mondo quello che stava dietro
di esse: il pensiero del proprio io.
Ciò che era in principio è
ciò che Dio ha fatto; e ciò che Dio ha fatto è la Verità che non muta e non
vien meno col mutare dei tempi, della moda e degli uomini. “Non appoggiatevi
sugli uomini, ma su Dio”, dice la Sapienza.
Gli uomini mutano ad ogni
stagione; la Verità di Dio resta sempre quella. Anche le ideologie, anche le
passioni mutano. Ogni secolo ha le sue ideologie, come ogni anno ha la sua
moda. E ogni anno la moda sembra quella giusta, ma poi l’anno dopo ne viene
un’altra. Quello che gli uomini dicono è solo la moda di un anno, e non cambia
assolutamente niente di ciò che ha stabilito Dio in principio. Quanti nei
secoli hanno detto che Dio è vecchio, sorpassato, morto. È la moda. Poi gli
uomini muoiono e Dio rimane.
La Verità è Dio e ciò che
Dio ha fatto rimane. Le parole dell’uomo sono soltanto “moda”, “fanfara”.
L’uomo non è luce a se
stesso, né al mondo. Luce dell’uomo è Dio. Solo se l’uomo guarda Dio cammina
nella luce che illumina il mondo e trova la vita.
La vita è quella che era in
principio, prima che gli uomini incominciassero a parlare di se stessi,
versandosi tutto il mondo addosso. La vita è nella Luce che viene dalle Parole
di Dio.
(I – 16.06.1976)
In principio la vita era la
luce. Ciò che “era” in principio è ciò che Dio stesso ha posto a fondamento
dell’esistenza personale di ogni uomo, a fondamento della nostra vita, affinché
su tale fondamento noi abbiamo ad edificare. È la “pietra d’angolo” (Is
28,26), è la roccia che Dio stesso ci indica dicendoci: lì tu costruirai, lì ti
riferirai per ogni cosa, lì è il tuo principio e non rivolgerti altrove, non
voler porre altro motivo a ragione della tua vita.
Rivelandoci ciò che ha
posto in principio, Dio ci rivela dove dobbiamo guardare costantemente per non
smarrirci e per evitare che il mondo ci invada con le sue tenebre esteriori:
tenebre che bevono tutto di noi, anche il nostro sangue, i nostri pensieri, la
nostra vita, lasciandoci con gli occhi vuoti su un paesaggio senza senso e
senza pace.
Dio non ci ha dunque
lasciati senza informazioni, o con informazioni soggette al variare dei tempi o
alla moda degli uomini.
In principio Dio ha stabilito
che la vita era la luce. Questo che Dio ha stabilito in principio è quello che
rimane valido nei tempi, per tutti i tempi e oltre ancora. “Passeranno i
cieli e la terra, ma le mie Parole non passeranno” (Mt 24,35; Mc 13,31; Lc
21,33) dice il Signore. Un punto fisso di riferimento e di stabilità per ogni
uomo.
Le parole di Dio non sono
in balìa dei tempi, né dei pensieri degli uomini. Le parole di Dio sono luce
che non muta: danno certezze a chi le interroga e seminano nelle anime la
sicurezza e l’orientamento, anche se sono vertiginose per le nostre deboli
forze.
La luce infatti impegna
fortemente: è un valore obbligante proprio perché illumina. Ciò che illumina,
di per sé è un valore, quindi impegna a sostenerlo, a difenderlo, a viverlo. La
luce si fa compito per l’uomo, sua vita. La luce è vita.
La luce che illumina l’uomo
è il vero principio di autorità. Vera autorità è quella che non costringe la
persona dall’esterno, ma la convince dall’interno. Questa è l’autorità che
serve l’uomo e gli dà vita. Questo è Dio.
Dio opera convincendo. Per
questo è silenzioso: non urla. Gli uomini operano imponendo: urlano. Ma
l’imposizione non è vita: è sottrazione di vita.
L’autorità che costringe l’uomo
dall’esterno opera con le diverse vie della violenza per assoggettare gli
uomini e farli servire: quella che lo convince dall’interno serve l’uomo e gli
dà la vita, perché lo libera dalle tenebre, lo orienta e gli dà la grazia per
liberarsi da tutto ciò che gli è di ostacolo alla vita piena nello Spirito di
Dio.
Dove c’è Luce c’è vita,
vera vita. Quindi c’è amore.
La Luce dà la vita
all’uomo. E non solo la vita, ma la vita personale.
Dio parlando illumina e
illuminando rende responsabili, cioè costruisce la vita personale dell’uomo, lo
fa stare diritto sui suoi piedi, gli dà la coscienza della Verità che porta in
sé. Dio illuminando concede la sua Verità all’uomo e diventa amore.
Non è vero che Dio soffochi
la persona umana; è vero l’opposto: Dio libera la persona umana, la forma, la
fortifica, la esalta. Sono gli uomini che soffocano la persona umana, la
asserviscono, la caricano di catene, la schiacciano, la rendono un numero.
Gli uomini tendono a
trasformare tutti in numeri e quantità, in mezzi di produzione, d’interesse e
di potere. Dio invece forma le persone.
Gli uomini riducono le
persone a numeri; Dio da uomini che sono numeri trae persone con un’anima, una
verità, un amore, una vita propria.
La formazione della persona
umana non è nelle parole degli uomini, ma nelle parole di Dio, perché l’uomo
non è luce a se stesso, né al mondo. Le sue parole non danno vita, né libertà,
né giustizia, né pace, ma violenza e oppressione. Non danno mai quello che
promettono: non perché non vogliano, ma perché non possono. Le parole di Dio
danno luce e amore. Formano, liberano.
Le persone libere si
formano con Dio e in Dio.
L’uomo appartiene a Dio: ha
il suo destino in Dio. Lì il suo problema è la sua vita. Ma lì anche il suo
dramma, il motivo del suo vuoto, della sua angoscia, della sua morte, perché
l’uomo può pensare a se stesso e trascurare Dio: può scartare la pietra che è
il fondamento dell’edificio.
Attorno all’uomo tutto lo
richiama a Dio, gli segnala Dio, affinché egli abbia a trovare la sua vita. Ma
dice un proverbio indiano: “quando il saggio con il dito indica la luna, lo
sciocco invece di guardare la luna, guarda il dito”. Noi oggi guardiamo il
dito.
Scriveva S. Agostino: “Ecco
tutto il nostro lavoro durante questa vita: guarire l’occhio del cuore per poter
con esso guardare Dio”.
(II – 23.06.1976)
Dio è Colui che regna in
tutto ed opera ogni cosa per condurre gli uomini al loro fine. L’uomo si forma
in Dio e con Dio, ascoltando Dio, colloquiando con Dio, lasciandosi inondare
dalla luce di Dio. Nella Luce di Dio è la vita.
L’uomo vive come persona
nella misura in cui cerca Dio, vede Dio. Si forma coltivando i valori
spirituali, mentre si deforma coltivando i valori materiali. E quanto più
sacrifica beni materiali, successi del mondo, carriere, interessi personali,
pagando di persona per restare fedele all’ideale dello Spirito, tanto più
cresce in nobiltà di cuore e prepara la sua anima ad accogliere la conoscenza
della Verità.
Non è la via del successo
che forma l’uomo, ma la via del sacrificio. “L’uomo quando guarda al
successo non capisce più niente”, dice la Sacra Scrittura (Sal 49,21).
La sofferenza è necessaria
alla scoperta della Verità e alla formazione dei cuori alla bontà, alla
fedeltà, alla comprensione, al perdono. Per questo si sta sempre molto bene là
dove si trova semplicità di vita, umiltà, povertà, spiritualità, distacco dalle
passioni del mondo. Nei luoghi di preghiera, di sacrificio, di silenzio, i
cuori si ritrovano e ritrovano la loro vita.
È quando crescono le
passioni materiali che i rapporti tra gli uomini si fanno difficili, alienanti,
violenti. Allora si incomincia a sentire un certo disagio tra gli uomini: manca
la fiducia reciproca, la semplicità, l’amore. E tutti ne soffrono.
“A noi giovani costa doppia
fatica mantenere le nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo è
annientato e distrutto, in cui gli uomini si mostrano dal loro lato peggiore,
in cui si dubita della Verità, della Giustizia e di Dio”, scriveva nella sua
semplicità Anna Frank nel suo “Diario”.
Si possono dire tante cose
e grosse parole che ubriacano e confondono le menti, ma è solo lo Spirito che
rende bella la nostra terra e pone il sorriso e la fiducia sui volti.
Quando gli uomini
trascurano Dio e non si preoccupano della vita dell’anima, ma pongono il loro
vivere nel benessere materiale, nella politica, nei problemi del mondo, allora
cresce a dismisura il loro lato peggiore: la luce dello Spirito non brilla più
sul loro volto che si ottenebra di passioni, di lotte, di violenza.
Tutto si perde là dove lo
Spirito non è messo al primo posto. Allora si resta alienati dalle ambizioni.
Le ambizioni impediscono di vedere la Verità, e quando non si vede la Verità si
precipita in fretta nella rovina. “Non avendo glorificato Dio, Dio li ha
abbandonati ai desideri del loro cuore” (Rm 1,21.24), scriveva S. Paolo
nella lettera ai Romani. Ma anche questo lato peggiore è una testimonianza che
Dio regna e che l’uomo vero, libero, fedele, si forma solo con Dio e in Dio.
Sì, perché tutto, sia il bene che il male, rende testimonianza che la vita è
nella Luce.
Tutto rende testimonianza
che l’uomo è fatto per conoscere Dio. Dio infatti opera ogni cosa e in ogni
cosa per salvare l’uomo, e trasforma anche il male in lezione di richiamo alla
vita: se mai l’uomo intenda e rinsavisca e si decida ad uscire da quella
Babilonia in cui si è venuto a cacciare correndo dietro alle parole degli
uomini anziché ascoltare le parole di Dio.
Abbiamo adorato le nostre
parole; abbiamo adorato le nostre opere, i nostri interessi; abbiamo fatto
conto sulle nostre risorse; ci siamo vantati delle nostre capacità. Abbiamo
creduto più agli uomini che a Dio; abbiamo trovato più interessante parlare
degli uomini anziché di Dio; abbiamo creduto di trovare in essi la nostra
salvezza. Sono errori che si pagano a caro prezzo, poiché non appena l’uomo
trascura la luce di Dio, subito le cose del mondo diventano idoli davanti ai
quali si è costretti a piegarsi fino alla schiavitù.
Oggi i nostri idoli sono
diventati dei mostri che soffocano e schiacciano l’uomo, e se Dio non fosse
quell’immensa misericordia ch’Egli è, già da lungo saremmo ridotti a larve di
uomini; e non solo noi, ma anche tutto il nostro mondo, poiché le malattie
della nostra anima si riflettono in tutto il mondo che ci circonda e le
tenebre, che coprono il volto della nostra anima, ottenebrano il volto di tutte
le creature. È la natura che si rattrista per la nostra tristezza, per la
nostra durezza di cuore ad ascoltare ed a credere le parole di Dio e per la
nostra mancanza di intelligenza nel capire dove è il luogo della nostra vita.
Ci siamo talmente alienati
dietro cose vane, che non sappiamo più lo scopo per cui viviamo. Abbiamo
smarrito il significato della nostra esistenza.
C’è bisogno di un nuovo
tipo di vita che permetta innanzi tutto la contemplazione, la meditazione, la
preghiera, il silenzio: questi elementi essenziali per l’ascolto di Dio e la
comunione con Dio, e quindi per la nostra vita.
(III – 30.06.1976)
L’uomo è fatto per la
Verità e tutta la sua vita sta nella Verità. “Ama la Verità. E se la Verità ti
costa la persecuzione, tu accettala; e se il tormento, tu sopportalo; e se per
la Verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, tu sii forte nel
sacrificio”, così scriveva il Dott. Moscati, un medico santo, morto
cinquant’anni fa.
Amare è cercare. Amare la
Verità è cercarla sapendo ch’essa esiste e che si dona a chi la cerca e si dona
nella misura in cui uno la cerca ascoltando le sue lezioni: poiché la Verità dà
lezioni all’uomo ogni giorno, e lo invita, lo chiama ogni giorno ad uscire
dalle cose vane del mondo e ad occuparsi delle cose che più valgono, cose che
non sono soggette alla moda od alla politica degli uomini, ma che restano
eterne. Conoscere le quali è vera vita, è vera libertà, è vita eterna. “Amate
soltanto ciò che non passa, ciò che potrete contemplare sempre”, scrive Jean
Hèricourt.
La vita dell’uomo è nella
Verità: cercata, conosciuta, amata prima di tutto, sopra tutto. Uno solo è
l’amore proposto all’uomo per la sua vita. Uno solo è il problema della vita
per tutti gli uomini. Una sola è la strada. Una sola la salvezza per tutti gli
uomini, per ogni uomo: perché la Verità è una sola, la Verità è Dio. Se cercano
la Verità, “Io sono la Verità”, dice Dio. Se cercano la Vita, “Io
sono la Vita”. Se cercano la Pace, “Io sono la pace”. Se cercano la
Sicurezza, “Io sono la sicurezza”. Se cercano la Salvezza, “Io sono la
Salvezza”.
Dio ha posto Se stesso come
salvezza, come liberazione, come vita di fronte a tutti gli uomini e ad ogni
uomo, non importa la classe a cui l’uomo appartiene o il colore della sua
pelle. E Dio conferma tutti i giorni su tutte le strade ed in tutti i modi che
la vita e la salvezza e la liberazione e la sicurezza sono in Lui solo.
Ma gli uomini non intendono:
guardano altrove. Presi dal pensiero di se stessi, della loro figura nel mondo,
dei loro interessi, vedono la loro salvezza nel denaro, nel benessere, negli
affari, nelle rivendicazioni, nella lotta, nella politica. I loro occhi vedono
la salvezza in tutto ciò che non è Dio, e i loro orecchi sono più attenti a ciò
che dicono gli uomini anziché a ciò che dice Dio. Costruiscono sulla sabbia e
si svuotano l’anima. Il loro parlare diventa sempre più vuoto.
In principio la vita era
conoscere Dio: quindi era interesse per Dio. Era ascolto, colloquio,
interrogazione, meditazione, preghiera: era scoperta del Regno di Dio.
Più ci addentriamo nel
Regno di Dio e più le cose, tutte le cose, diventano ricche di significato: si
caricano di luce, pienezza di luce intima che sorge dall’amicizia con Dio.
La vita dell’uomo ha
dimensioni infinite, spirituali, trascendenti le cose che passano, poiché
l’uomo è chiamato all’amicizia con Dio. In principio la vita dell’uomo era qui.
Poi gli uomini cercarono la vita altrove: non più nelle parole di Dio, ma nelle
cose del mondo: non più nel conoscere, ma nel “fare”. E la vita fu l’azione.
Quanto più l’uomo faceva,
si muoveva, urlava, tanto più credette di vivere. L’uomo divenne sempre più
importante per il suo “fare”, che per il suo “essere”, per il suo “apparire”
che per ciò che è “dentro”. Fu il trionfo dell’apparenza, della figura. Così
nel mondo conta non ciò che si è, ma ciò che si appare.
La vita si fece consistere
nel cercare la figura, nel salvare la figura. E poiché ciò che appare non è la
Verità, si perse il senso della vita, e con il senso della vita l’uomo perse
anche la sua identità. Incominciò a cercare se stesso. Sintomo che si era
smarrito.
Cercando il suo nome
divenne capo d’industria, tecnico, politico, onorevole, capitalista,
rivoluzionario, oratore, ma smarrì sempre più se stesso e non seppe più che
cosa veramente l’uomo è ed a che cosa serva la sua vita. A misura che aumentò
il suo fare, le sue agitazioni, le sue parole, svuotò la sua anima, dimenticò
il suo nome e perse il suo essere, la sua autenticità e la sua identità.
Divenne un essere mutevole, sempre più mutevole. Non si conobbe più. Non era
più un uomo. Nel vertice della sua carriera e delle sue aspirazioni, la sua
esistenza fu destituita di ogni significato e, mentre credeva di raggiungere la
pienezza, toccava il vuoto e il nulla.
A non mettere prima di
tutto la ricerca di Dio, la meditazione, la preghiera, si perde anche tutto ciò
che si ha avuto da Dio. Quando manca l’anima, non si può trattenere più niente:
tutto se ne va. “Ad ognuno sarà dato ciò che avrà voluto avere” (cf Lc
8,18), dice Gesù. Chi non si preoccupa di voler la vita che sta nel conoscere
Dio, poiché la vita è la luce, avrà ciò che non è vita. Si rimane pieni di cose
superflue, ma l’essenziale manca. Noi tutti siamo spettatori, e quindi
testimoni, di questa opera di Dio.
(IV – 07.07.1976)
È la luce che trasforma in
luce tutto ciò che incontra e dà colore ad ogni cosa. Un raggio di luce
trasforma ogni goccia di rugiada in un brillio di colori, un prato in un cielo
di stelle, e un vecchio muro sbrecciato in una stupenda composizione di colore.
Basta un raggio di luce per trasformare anche un fondo di bicchiere gettato a
morire nel cimitero dei rottami in un diamante dai colori dell’arcobaleno.
Ma quando il raggio di luce
è passato, il muro sbrecciato resta muro sbrecciato, il prato resta prato e il
fondo di bicchiere un coccio inutile. Così di ogni uomo: affinché nessuno abbia
ad insuperbire.
Tutto è dono della Luce,
opera della Luce. Così la vita.
La vita ha questa
caratteristica: della pietra ne fa erba. Eleva ciò che è inferiore a ciò che è
superiore. La morte invece ha questa caratteristica: dell’erba ne fa pietra.
Abbassa ciò che è superiore all’ordine inferiore. Affinché nessuno si vanti ed
abbia ad insuperbire.
Semplicità e profondità
delle cose: anche le pietre parlano e ci danno lezioni di vita. I fatti hanno
un loro linguaggio: si tratta di saperlo leggere. Ma anche per leggere ci vuole
la luce.
La vita appartiene
all’ordine della luce: come la luce assorbe e trasforma tutto in luce, così la
vita assorbe e trasforma tutto in vita. È come il fuoco che assorbe e trasforma
tutto in fiamma. È come lo Spirito.
Lo Spirito dà
significatività a tutte le cose. La vita vale per ciò che significa, cioè per
lo Spirito che porta. Nessuno accetta una vita senza significato.
Oggi la società impone ai
giovani una vita senza significato e nessuno vuole entrare in essa. Hanno
misurato tutto in base all’utilità, alla produzione, al lavoro, al denaro: ogni
uomo vale per ciò che produce, per ciò che fa. Hanno costruito un mondo senza
significato perché senza Spirito; un mondo in cui tutto è uguale, monotono, in
cui tutto è ridotto a routine, ad abitudine, a quantità, a peso. Hanno perduto
il significato della vita. Un mondo in cui i giovani non vogliono entrare e
quando sono costretti ad entrarvi si caricano di tristezza. Lavorare e portare
a casa soldi non vale una vita, non è vita.
La vita è tale in quanto è
“significativa”, cioè in quanto in essa brilla lo Spirito, non la materia, non
il denaro, non l’arrivismo.
Quando nella vita viene a
mancare il significato spirituale, allora comincia a spuntare il rottame, il
coccio inutile. È la Luce che si è spenta. Anche questa è una lezione di Dio
affinché nessuno insuperbisca, ma comprenda che tutto è dono della Luce, e che
i fondi di bicchiere non si ritengano diamanti.
Quando la Luce dello
Spirito tramonta, sorge all’orizzonte opposto l’angoscia, il vuoto della vita,
anche se si è nel benessere e carichi di soldi. L’angoscia nasce dalla scoperta
di una vita senza significato.
È lo Spirito che dà
significato alla vita. La centrale della Luce è lo Spirito; e la centrale dello
Spirito è Dio. Dio è trascendente: abita nei cieli. Non i cieli dello spazio
materiale, ma quelli spirituali, dell’anima: cieli interiori che ogni uomo
porta in sé.
Ciò che è trascendente
impegna ad un superamento continuo. Per questo Dio non è mai abitudine, regola,
possesso, ma superamento, distacco, novità, intelligenza, luce. “Dio è
Spirito e vuole adoratori in spirito e verità” (Gv 4,23). È Lui che opera
in tutto e dà significato a tutto. Senza di Lui tutto perde di significato
inesorabilmente. Allora incominciano le crisi.
Le crisi della vita
scaturiscono dall’abitudine, dalla routine, cioè dal disimpegno della vita
spirituale, della vita interiore. L’abitudine, la routine, la vita per il
denaro, sono la palude del mondo in cui viene a morire tutto ciò che ha
abbandonato la vita dello Spirito.
Le crisi scaturiscono da un
vuoto di vita interiore. È l’insoddisfazione interiore che rende triste l’uomo.
Per cui più l’uomo tende a mondanizzarsi, cioè si immerge nella mentalità del
mondo esteriore, più scava il vuoto, l’insoddisfazione dentro di sé.
Muore solo ciò che è
lasciato morire dentro di noi, ciò che non è coltivato, amato. La vera
rivoluzione da farsi è dentro di noi, non fuori.
Dio creando l’uomo ha posto
in lui il suo Cielo e un’anima che Lo desidera. Ha posto cioè in ogni uomo il
bisogno, la fame di verità assoluta. Per cui l’uomo è essenzialmente fame di
Assoluto e cerca l’Assoluto in tutto ciò che guarda.
Ma l’uomo non deve
disprezzare la sua anima. Essa gli mantiene il gusto dell’essenziale, il
bisogno delle cose eterne, immutabili, l’intelligenza della vita. Essa mantiene
in lui ciò che dà luce e significato alla vita ed a tutto ciò che esiste.
Dio creando l’uomo gli ha
assegnato un grande impegno: cercarlo. “Tu vivrai per questo e di questo: ti
nutrirai di Me”, dice Dio. Si è fatto Meta e Vita dell’uomo. Il quale non
deve disprezzare la Parola di Dio: disprezzerebbe la sua stessa vita.
L’uomo si rovina ponendo
vani pretesti per scusarsi dall’occuparsi di Dio. La vita è raccoglimento
nell’essenziale.
(V- Fine – 14.07.1976)
(articoli scritti e
pubblicati su “La Fedeltà” da Luigi Bracco)