Egli era in principio con Dio. Gv 1 Vs 2
Titolo: Sintesi dei tre
annunci.
Argomenti: Rapporto mutato dell’uomo
con Dio. Attribuire
alle parole di Dio le nostre intenzioni. La vita è
partecipazione. La
parola rivela il pensiero. Schiavi del mondo. Colloquio con Dio.
19/settembre/1975
Pensieri tratti dagli incontri del Sabato:
Sabato 17.01.1976 e Sabato 24.02.1976
(appunti)
Luigi: Egli
era in principio con Dio”: Questo versetto è riassuntivo dei tre concetti
del versetto precedente. Ma la disposizione dei termini esprime una circolarità
che è perfezione. Ci dà una visione completa, una sintesi completa: prima ci
presenta i tre elementi:
“In
principio era il Verbo…”
“…il Verbo era
presso Dio…”.
“…il Verbo
era Dio.”
Ora ci dice: il tutto è
questo: “Il Verbo era con Dio” .
Infatti il versetto 1 ci ha rivelato che alla
radice del nostro essere c’è il Verbo di Dio: Lui è il Maestro interiore che
parla, noi la creatura che ascolta. In principio l'uomo non vedeva la
materialità delle cose, ma il significato delle cose, lo spirito delle cose, il
Pensiero di Dio, il Verbo; quindi aveva molto presente Dio (non si trattava di
panteismo, perché Dio non si confonde con le creature, ma è trascendente le
creature, pur essendo immanente).
Quindi l'uomo in principio:
- avendo presente Dio che gli parlava nelle
cose ("In principio era il Verbo"),
- raccoglieva le cose in Dio ("il
Verbo era presso Dio"),
- e ne comprendeva lo Spirito ("il
Verbo era Dio")
Ora il v. 2 ricapitola il tutto, dicendo: "Egli era in principio
con Dio": quindi se vogliamo recuperare il principio del nostro
essere, dobbiamo riferire tutto a Dio.
Questa affermazione "era" si riferisce sempre all'uomo che
ha mutato il suo rapporto con Dio. Anche quando Gesù nella preghiera
sacerdotale chiede al Padre di restituirgli la gloria che Egli
"aveva" prima che il mondo fosse, si riferisce a prima che il mondo
prendesse piede nel cuore degli uomini, privando così il Verbo di Dio della sua
gloria in essi. Infatti il mondo allontana dai nostri pensieri l'importanza di
Dio, perché il mondo è una realtà molto opprimente. Il pensiero del mondo, nel
pensiero di noi stessi, offusca in noi (non certamente in Dio) la Verità di
Dio.
Sabato 09.04.1983
Ida:
Mi sembra che si ripeta, e non capisco il significato di questa ripetizione...
Luigi:
Nel primo versetto vi sono delle
affermazioni diverse, perché dice: “In principio era il Verbo, il Verbo era
in Dio, e il Verbo era Dio”, ora invece dice: “Egli era in
principio con Dio”, oppure “Egli era in Principio presso Dio”.
Indubbiamente tutto questo
va sempre riferito alla situazione nostra; cioè, non è che ci sia stata una
variazione in Dio, non è che in principio Dio era così e poi non è stato più
così; No! Perché Dio è fuori del tempo, quindi non possiamo applicare a Dio i
nostri tempi, i nostri verbi.
Ora, se si affermano queste
parole, in quanto si affermano sono per noi; cioè è per presentare a noi una
situazione come era quando Dio ci volle, nel disegno di Dio; poi in questa
situazione è avvenuto un mutamento, ma ripeto: il mutamento è avvenuto in noi.
Per cui noi siamo nel tempo, e nel tempo noi abbiamo una situazione
iniziale, una situazione attuale e una situazione futura. Quindi ci viene
annunciata quella situazione come era all’inizio voluta da Dio, quando Dio ci
ha creati. Ma poi essendoci noi allontanati, ci viene annunciato “questo”
affinché noi recuperiamo ciò che era in principio.
“In principio -
è detto - il Verbo era con Dio”; evidentemente perché in seguito, in
noi, il Verbo, cioè la Parola di Dio, è stata separata da Dio. Infatti i nostri
guai iniziano nel momento in cui non uniamo le parole di Dio a Dio; mentre
invece in principio non era così. Allora, se ci dice che in principio non era
così è per dirci: “Se voi vi siete trovati nei guai è perché avete perso il
principio; questo ve lo dico affinché voi possiate recuperare, cioè vi
preoccupiate di recuperare ciò che era in principio”, cioè affinché noi
abbiamo la preoccupazione di riportare le parole di Dio in Dio, perché tali
sono; perché “l’uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”(Dt
8,3; Mt 4,4). Ma se la Parola di Dio esce staccata dalla bocca di Dio, l’uomo
non vive più di queste parole. La vita nostra viene in noi proprio in quanto
raccogliamo, ascoltiamo le parole di Dio da Dio; ma se noi ascoltiamo le
Parole di Dio non da Dio, ma dagli uomini, queste non ci danno più vita. E così
anche tutta la creazione: se noi separiamo la creazione da Dio, non ci dà più
vita. La vita ci viene in quanto quello che è di Dio, unito a Dio, lo
manteniamo unito a Dio; da questa unione in noi deriva la vita. Ecco
perché noi perdiamo la vita, esperimentiamo la morte: perché separiamo le
parole di Dio da Dio. Ma separare cosa vuol dire?
Separare vuol dire
rivestire le parole di Dio delle nostre intenzioni, del nostro pensiero.
Piero:
Mi fa pensare quale destino meraviglioso è il nostro. Egli vuole riportarci
alla purezza di pensiero.
Luigi: Evidentemente noi non potremmo recuperare
questa purezza di pensiero se non avessimo in noi li Pensiero stesso di Dio;
questa è una cosa molto importante. Un animale non può fare questo lavoro di
raccoglimento; ed è questa la differenza tra l’animale e l’uomo. Quindi proprio
perché l’uomo ha il Pensiero di Dio a disposizione, se non unisce le parole di
Dio a Dio c’è una responsabilità, quindi una colpa; se invece lo fa, cresce
in vita, perché quanto più uno raccoglie in Dio, tanto più attinge in vita,
e la vita è crescita fino all’infinito; perché vivere per noi è
partecipare. Ma partecipare a chi? Partecipare a Colui che è il Vivente. Dio
è il Vivente. Noi viviamo solo per partecipazione.
Noi non ci rendiamo conto,
ed è lì il grande errore che noi facciamo: noi ci riteniamo vivi, ma in realtà
noi non siamo vivi: la nostra anima non vive di per sé; la nostra anima vive in
quanto si alimenta; ora, cos’è l’alimentazione, cosa significa mangiare?
Mangiare significa
partecipare; quindi noi viviamo in quanto partecipiamo. Quindi non partecipando
a Dio, non raccogliendo in Dio, noi perdiamo in vita; ma più noi raccogliamo in
Dio, più cresciamo in vita, perché naturalmente partecipando si cresce, e si
cresce fino a quella dimensione in cui è Colui al quale noi apparteniamo.
Quindi se l’Altro è infinito, qui abbiamo una partecipazione ad una vita che
diventa infinita, immortale. Partecipando a Colui che è il Vivente non si muore
più. Infatti Gesù dice: “Chi viene dietro di Me non esperimenta la morte”(cf
Gv 6,5; Gv 8,12; Gv 11,26).
Noi esperimentiamo la morte
proprio in quanto ci separiamo da Dio, non raccogliamo in Dio; la morte è
divisione, dalla divisione viene la dispersione e allora tutte le cose ci
portano via.
Flavio:
Anch’io in questo primo versetto vedo un ripetersi del primo, però lo vedo come
una chiarificazione del versetto che viene dopo (“Tutto è stato fatto per
mezzo di Lui” Gv 1,3). Nel senso che Dio usa questo Pensiero per creare.
Luigi:
No! Dio crea tutto nel suo Pensiero. Tutta la
creazione è nel Pensiero di Dio; questo vuol dire che tutta la creazione è
finalizzato al Pensiero di Dio. Cioè Dio crea per Se stesso. Tutto,
quindi la creazione e noi stessi, siamo finalizzati a Dio.
Dio è lo scopo della nostra
esistenza. Ma se questo è il fine (Dio è il Principio e Dio è
il Fine), allora tutto è fatto nel suo Pensiero; quindi tutta la creazione
è finalizzata al Pensiero di Dio; il che vuol dire che tutta la creazione tende
a rivelarci il Pensiero di Dio.
La creazione è un discorso
che tende a rivelare un Pensiero. Quando noi parliamo, se siamo
sensati, facciamo un discorso, e questo discorso tende a comunicare all’altro
un pensiero. Quindi ascoltando il discorso di uno ad un certo momento noi
arriviamo a capire il Pensiero di quest’uno; ecco, succede che attraverso la
conversazione, il discorso, si è comunicato un pensiero.
Ora, se noi interrompiamo
il discorso prima di arrivare a ricevere il pensiero dell’altro, tutto il
discorso è servito a niente; se invece arriviamo al pensiero dell’altro,
arrivati al pensiero c’è la comunione, cioè si stabilisce la comunione con
l’altro.
Tutto è segno, quindi così
è nell’opera di Dio. Tutta la creazione di Dio è discorso di Dio a noi; ma qual
è la meta di questo discorso?
La meta di questo discorso
è rivelarci il suo Pensiero, il suo Verbo.
Quindi il Verbo è il
termine del discorso. Però, succede che noi interrompiamo l’ascolto di
questo discorso, perlomeno non siamo disponibili ad ascoltare sino alla fine, “ho
i campi, i buoi, la moglie” (Lc 14,18-20). Quindi non aver disponibilità
vuol dire interrompere il discorso prima di arrivare al termine; e tutto ciò
che è stato detto non è servito a nulla, perché non si è arrivati al Pensiero.
Ecco, la situazione è questa: l’Altro stava comunicando il suo Pensiero e non
si è arrivati al Pensiero che l’Altro stava comunicando. È così che noi
frustriamo l’opera di Dio in noi stessi; proprio perché non arriviamo al
Pensiero.
Si dice che tutto è fatto
nel suo Pensiero, perché tutto è fatto per questo fine, che è quello di
rivelare a noi il suo Pensiero. E soltanto arrivando a conoscere il suo
Pensiero, noi abbiamo la comunione con-; cioè, dalla comunicazione del
Pensiero arriva la comunione. Quindi è necessaria quella disponibilità di
animo, e quella pazienza per arrivare al termine del discorso, alla Meta.
Flavio:
Vedevo una specificazione: “Egli era in principio con Dio”, quindi “tutto
è stato fatto per mezzo di Lui”.
Luigi:
Certo, tutto è stato fatto per mezzo di Lui, perché tutto è fatto in vista di
Lui; cioè il Fine non è l’uomo. Non siamo noi il fine della creazione; noi
siamo ancora finalizzati a-. Quindi Dio ha fatto tutte le cose per l’uomo
affinché l’uomo possa conoscere il suo Signore.
Però tra quello che arriva
a noi e questo Fine può esserci una frattura; siccome non si ritorna a Dio
senza di noi, può darsi che noi non ritorniamo a Dio, e allora tutta l’opera
resta interrotta senza che noi giungiamo a prendere coscienza della Meta del
discorso. E naturalmente si resta nella confusione. Infatti quando noi non
arriviamo a capire il pensiero di una persona, restiamo confusi. Quindi se
non arriviamo a capire il Pensiero di Dio in tutte le cose noi restiamo confusi.
Paolo:
Questo “Verbo che era in principio con Dio”, ci dice che ogni parola mi
parla del Padre.
Luigi:
Sì, quindi in principio, nell’Intenzione di Dio, nel volere noi, c’è questo
disegno. Per cui ogni parola di Dio è con Dio, e se è con Dio va
rispettata questa vicinanza, non va allontanata da Dio.
Siccome tutto è Parola di
Dio, ogni parola che giunge a te non allontanarla da Dio, perché essa è con
Dio, presso Dio, ed è detta nel Pensiero di Dio, quindi riportala a Dio.
Tutta la creazione, tutte le cose, tutti i fatti, la tua stessa esistenza ti
parla di Dio, allora guarda Dio. Guardando Dio, ecco che ristabilisci la
vicinanza delle cose. Noi abbiamo la possibilità di allontanare il segno;
noi viviamo con il Pensiero di Dio in noi, e con i segni di Dio, e abbiamo la
possibilità di non ricollegare i segni di Dio al loro Principio, e allora questo
crea il danno nostro, crea la dispersione.
Ida:
Quando noi siamo dominati dalle cose, è perché dentro di noi la scelta è già
stata fatta.
Luigi:
Certo, quando restiamo dominati è perché già abbiamo interrotto il discorso. “Sono
le vostre colpe che hanno creato le distanze”(cf Is 59,2; Ger 5,25) dice il
Signore. Se siamo lontani da Dio, non è che Dio si sia allontanato da noi,
ma siamo noi che non abbiamo riportato a Dio quello che è di Dio, per cui
restiamo dominati dalle creature; ma in quanto siamo dominati siamo già in una
fase di colpa, abbiamo già mancato.
Ida:
Capirlo è una grazia del Signore.
Luigi:
Certo, farci constatare questo è come un semaforo
rosso che ci dice che siamo su una falsa strada, non possiamo andare avanti.
Quindi quando noi sentiamo il dominio su di noi delle cose è come sentire una
malattia; infatti la malattia cosa ti denuncia? Ti denuncia che c’è qualche
cosa che non va nel tuo corpo; così è lo stesso: essere dominati dalle cose è
come avere una malattia, perché le cose quando sono a posto, cioè quando il
nostro pensiero è unito a Dio, diventano silenziose, tutto è perfettamente a
posto, perché l’universo è fatto bene. Se invece il nostro pensiero si
separa da Dio, allora le cose incominciano a pesare troppo: il corpo pesa; la
creatura ci attrae; siamo dominati dagli eventi e dagli impegni, questo
dobbiamo farlo, quell’altro ci ossessiona; e questo è già tutto rumore che pesa
su di noi. Questo peso eccessivo, questa catena, è segno che c’è qualche cosa che
non va nel campo dello spirito, nel campo dell’anima nei rapporti con Dio.
Allora, è inutile che tu
ti dia da fare per liberarti da tutto ciò che pesa in te; no! rientra in te
stessa e correggi il rapporto con Dio, perché è lì che è avvenuto il guasto.
Bisogna sempre risalire alla causa del male, perché la fonte di tutti i mali
sta sempre in questo rapporto con Dio trascurato. Il rapporto è giusto in
quanto noi mettiamo Dio al centro, Dio come punto fisso di riferimento. Quando
invece noi mettiamo il nostro io come punto fisso di riferimento, anche quando
pensiamo a Dio, preghiamo Dio, il rapporto è sbagliato. E se il rapporto è
sbagliato si cade nell’inquietudine nel tormento, nella schiavitù, ecc. Tutto
dipende dal punto fisso di riferimento.
Noi dobbiamo mettere come
punto fisso di riferimento quello che è il punto fisso di riferimento, il
Principio; invece noi generalmente mettiamo come punto fisso di riferimento il
pensiero di noi stessi, e lì il rapporto è del tutto sbagliato, le scelte sono
sbagliate.
Silvana:
Non ho capito bene il perché Giovanni si ripete.
Luigi:
Penso che in questo qui ci sia una ricapitolazione di quello che è stato detto
nel primo versetto: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il
Verbo era Dio”, “…era Dio”, il Verbo è Dio stesso. Poi, ricapitolando
conclude: “Egli era in principio con Dio”.
In larghi termini è
un’espressione della Trinità divina: uno, due, tre = uno;
quindi: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio, il Verbo era
Dio” = “Egli era in principio con Dio”. È la conclusione per dire a
noi che in principio le cose erano così: “c’era il Verbo, il Verbo era
presso Dio e il Verbo stesso era Dio; sappi che in principio era così, poi
invece è successo quel che è successo…”.
Pinuccia B.: Non
sembra tanto una ripetizione dei tre concetti visti prima, ma una ripetizione
del secondo concetto, direi cioè “presso” = “con”.
Luigi:
No, è una sintesi della situazione. Prima ha fatto bene le distinzioni, poi ha
fatto una sintesi del rapporto che c'era in principio con la situazione di
adesso: “In principio il Verbo era con Dio”; quindi è la sintesi di ciò
che ha detto prima, ma mettendola in raffronto con la situazione nostra: lo
riferisce alla creatura, sempre all’uomo, perché siamo in una situazione di
tempo; la situazione di tempo è sempre riferita a noi, è ammaestramento per
noi, è insegnamento per noi. Quindi mentre dice questo, dice a noi: “guarda,
nella situazione di principio la Parola di Dio era con Dio”; e lo dice
per mettere sempre più in evidenza la situazione nostra in cui ci troviamo, per
dare a noi la possibilità di un eventuale recupero. Quasi a dire: “guarda
che Dio ti ha voluta così; adesso tu non attribuire a Dio la situazione in cui
tu ti trovi, perché Dio ti ha voluta così; quindi c’è qualche cosa in te che
è venuto meno, rispetto a come Dio ti ha voluta”. Allora, se dice
queste parole evidentemente è per farti una proposta; perché la Parola di
Dio è sempre una proposta per ognuno di noi, è una proposta per dare a noi la
possibilità di recuperare la situazione iniziale. E con una sola frase in
sintesi ci dice quello che aveva annunciato nel primo versetto; ricapitola, per
cui sembra una ripetizione, ma in Dio non ci sono mai le ripetizioni.
D’altronde, abbiamo visto,
negli incontri precedenti, l’importanza e il significato della “ripetizione”,
ad esempio quella del miracolo della pesca miracolosa: ci fu la pesca
miracolosa che Gesù fece all’inizio della sua missione con gli apostoli (Lc
5,1-6), e quella successiva dopo la sua risurrezione (Gv 21,4-11); è una
ripetizione, eppure ha una validità enorme proprio come ripetizione. Prima di
tutto è una conferma d’amore. L’Amore è ripetitivo; l’Amore dice delle
parole semplici e le ripete sempre, sono sempre uguali, eppure sono una novità
continua.
Ora, la ripetizione di
quel miracolo della pesca miracolosa dopo la risurrezione di Gesù è stato per i
discepoli una conferma enorme di vocazione, perché li ha richiamati a quel
primo segno. Infatti il richiamo a quel primo segno ha dato loro una sicurezza
enorme. Perché quando uno è innamorato vuole sempre sentirsi dire le stesse
parole?
Perché gli danno una
conferma; la conferma dà stabilità all’anima. Ed è per questo che noi
subiamo le insicurezze, le incertezze, perché tendiamo sempre ad allontanarci,
a disperderci dietro a tutte le cose. Invece l’Amore confermandoci dà a noi
quella stabilità, che è poi la condizione necessaria per poter crescere. Là
dove c’è una condizione di instabilità la creatura non cresce, anzi si
distrugge; soltanto ponendola in un ambiente di stabilità noi abbiamo la
creatura che incomincia a costruire. Ora, l’Amore rende questa situazione
stabile, ed è lì che la creatura costruisce; altrimenti, senza stabilità, senza
conferme, la creatura viene distrutta, le si spezza la spina dorsale, le si
spezza la fedeltà.
Amalia: In
questo insistenza colgo un’urgenza nel recuperare il principio.
Se non fosse avvenuto
questo guasto nel disegno originale di Dio, Adamo ed Eva avrebbero colto senza
fatica il Pensiero di Dio in tutto?
Luigi:
Non soltanto senza fatica, ma addirittura con gioia; perché conoscere per Adamo
ed Eva era gioia. Quindi colloquiare con Dio era motivo di gioia.
Amalia: Erano
sempre alla presenza di Dio?
Luigi:
Sì, sempre alla presenza di Dio, quindi in
colloquio con Dio. Ora, crescere nella Luce, nella conoscenza di Uno è
motivo di gioia, non di fatica. La fatica c’è per noi in quanto c’è stata
la rottura; dopo la rottura avvertiamo il peso delle cose, proviamo la fatica;
quindi pensare costa fatica, raccogliere in Dio costa fatica, e questo perché
siamo attratti da tante altre cose. E allora diciamo: “io non posso venire”;
oppure ci impegniamo per cercare di capire qualche cosa e non riusciamo in
niente.
La fatica è dovuta dal
fatto che siamo dispersi da troppe cose.
Amalia: Quindi
loro riportavano le cose a Dio senza fatica.
Luigi:
Certo, le riportavano con gioia. Adamo colloquiava tutte le sere con il Signore
(Gen 3,8); questo colloquiare vuol dire riportare tutto quello che Dio durante
il giorno gli aveva presentato, riportarlo alla sua Presenza per raccogliere da
Lui il suo Pensiero. Infatti tutte le cose che avvengono noi sentiamo il
bisogno di dirle a qualcuno per sentire il suo pensiero su di esse; abbiamo
bisogno di conferire; ma perché si sente il bisogno di conferire? Per capire
come la vede l’altro.
Ora, tutto questo è segno
di quello che dovremmo fare con Dio; perché tutti i fatti di Dio, e tutte le
parole che Dio fa giungere a noi, vengono illuminate dalla sua Presenza. Ma
se noi non le riportiamo alla sua Presenza, tutti i fatti per noi sono motivo
d’incertezza, di confusione. È Lui che dà a noi la luce per intendere le sue
parole; quindi se è Lui, noi dobbiamo conferire a Lui; ecco quello che
faceva Adamo alla sera: la sera riportava e riportando cresceva. Infatti Adamo
era in formazione e quindi essendo in formazione stava crescendo nella luce di
Dio, nella conoscenza di Dio fino ad arrivare a quel superamento del pensiero
del suo io, che non c’è poi stato; quel superamento che l’avrebbe inserito
nella Vita Eterna, spiritualizzato in Dio.
Pinuccia B.: Questo
versetto lo vedo come un invito all’ascolto; bisogna mettersi in questo
atteggiamento di cogliere tutto come Parola di Dio: “In principio era il
Verbo”; deve essere un ascolto che riporta, non un ascolto passivo.
Luigi:
Sì, l’abbiamo detto molte volte: ascoltare è essenziale, ma non è sufficiente,
non basta; l’ascolto è la premessa per arrivare a capire, ad intendere. Quindi
se uno non ascolta normalmente non porta dentro di sé il dono per-. Dunque, bisogna
ascoltare, ma oltre all’ascolto bisogna cercare di capire. Cioè, quando si
ascolta si riceve il seme; ma poi, ricevuto il seme, bisogna portarlo a
compimento, al frutto.
Ora, è proprio qui che
generalmente noi manchiamo; il terreno perde il seme proprio tra l’arrivo del
seme e il frutto: lo perde per strada.
Noi generalmente perdiamo
per strada il seme, la Parola che Dio ci ha fatto arrivare, perché siamo
distratti, perché abbiamo altro da fare, perché non abbiamo quella pazienza per
portarlo al suo compimento.
Pinuccia B.: Per
portare la parola di Dio a compimento bisogna custodirla, approfondirla…
Luigi: …ci
vuole molto raccoglimento, ci vuole molto silenzio. Sapendo che viene da Dio,
bisogna riportarla in Dio con il desiderio di vederla da Dio, per vederla nel
Pensiero di Dio. Ora, questo non c’è nessuno che lo possa fare al posto nostro.
L’ho detto molte volte: il portare a compimento la Parola di Dio che giunge
a noi è il vero compito sacerdotale di ogni uomo. Se viene a mancare
quest’opera di raccoglimento, viene meno in noi la consacrazione dell’universo;
in tal caso per noi l’universo viene profanato, è fuori del Tempio. Profanare
vuol dire portare fuori del tempio.
Tutto deve essere portato
“dentro”, deve essere portato nel Tempio. Questo è il lavoro essenziale che
ognuno di noi deve fare; ed è un lavoro per il quale si è autorizzati a
piantare lì tutto; si è autorizzati a mollare tutto pur di poter svolgere
questo compito sacerdotale; questo è il lavoro essenziale, lo dice Gesù: “Non
preoccuparti del mangiare e del vestire…; cercate prima di tutto il Regno di
Dio” (Mt 6,31.33).
Un altro segno della pesca
miracolosa dopo la risurrezione è questo: quando gli apostoli giungono sulla
spiaggia trovano già tutto fatto; il fuoco è acceso, il pesce è già sulla
brace, il pane è pronto. Quindi oltre ad essere una conferma della vocazione
iniziale, “venite dietro di Me e vi farò pescatori di uomini” (Mt 4,19),
dimostra ai suoi che già tutto è fatto, quindi li invita a non preoccuparsi di
altro: il fuoco è già acceso, il pesce è già sulla brace, e il pane è già
preparato. Quindi dice nuovamente od ognuno di noi: “tutto l’universo è già
preparato affinché voi cerchiate Dio prima di tutto; non preoccupatevi di
niente altro”. Invece cosa succede? Succede che non ascoltando le parole di
Gesù noi incominciamo ad affannarci per questo e quell’altro e allora non siamo
più disponibili per Dio; e non essendo disponibili ecco che dobbiamo interrompere;
e ci scusiamo dicendo: “qui faccio niente, mi sembra di fare niente; mentre
invece c’è da fare quello e poi quell’altro”, ecco: “io ho i campi, ho i
buoi, la moglie…, non posso venire”(Lc 14,18-20). Interrompendo
questo raccoglimento in Dio succede la frattura, cioè succede che il mondo
resta profanato dentro di noi; e quando cerchiamo di ricorrere ad un momento di
fede per sostenerci di fronte a qualche prova, ci accorgiamo che la fede non
c’è più; e diciamo: “come mai? Ero sicuro…”. È il problema di Giuseppe e Maria:
erano sicuri che Gesù fosse con loro, e poi la sera (proprio quella famosa sera
di Adamo), scoprono che Gesù non è più con loro. Questo è rivelazione di ciò
che succede ad ognuno di noi: noi camminiamo tutta la giornata, siamo sicuri
che Dio è con noi magari perché abbiamo avuto una luce, delle conferme,
camminiamo tranquilli, e poi nel momento della sera, nel momento in cui avremmo
bisogno, ci accorgiamo che non c’è, la fede non ci tiene più, perché abbiamo
lasciato entrare il mondo senza raccoglierlo in Dio; ecco il disastro.
Pinuccia B.: Quindi
questo è un invito a ricuperare la situazione iniziale in cui l’uomo non si
fermava alla materialità delle cose; ma si può dire che vedesse già il
significato delle cose?
Luigi:
No, no, no, le vedeva come opera di Dio; per capire il significato doveva
raccoglierle in Dio. Il significato viene dalla bocca di Dio; per
ricevere una cosa dalla bocca di Dio bisogna raccogliere quello che arriva a
noi, perché ciò che Dio fa, lo fa a noi; però ogni cosa va riportata a Dio per
attingerla dalla bocca di Dio, e dalla bocca di Dio arrivano i significati. Come
il significato arriva a noi, la cosa si tramuta in vita perché c’è comunione;
invece non c’è comunione se non c’è significato delle cose. Se non c’è il significato
allora le cose hanno per noi valore di per sé; l’albero è un albero, l’uomo è
un uomo, questo fatto è opera delle creature, la natura è la natura, ecc; cioè
per noi la realtà sono le cose in cui ci troviamo. In tal caso noi incominciamo
a dialogare con questa realtà e non dialoghiamo più con Dio; allora si dialoga
con l’uomo, con la natura, con le cose, ma non con Dio, e questa “nostra
realtà” ci allontana sempre più da Dio.
Ecco allora che viene
detto: “In principio non era così”; e a chi dice: “ma allora, Signore,
tu non hai fatto bene il mondo, perché il mondo pesa su di noi terribilmente” ,
il Signore risponde: “No, sei tu che non hai riportato le cose a Me; la
frattura è dentro di te”; per cui avendo fatto troppa attenzione alle
cose senza riferirle al Creatore, non avendo fatto questa giustizia
essenziale, le cose stesse pesano su di noi, e non riusciamo più a
liberarcene, e siamo portatati via.
Sabato 04.02.1989
Nino: Ribadisce quello che già ha detto prima, cioè nel
principio nostro il Verbo era presso Dio; poi noi l’abbiamo separato; abbiamo
cercato il verbo degli uomini, le parole nostre, e ci siamo riempiti del
pensiero del nostro io, della nostra ragione…
Luigi: …ed
è nato il demonio.
Nino: Ci
rendiamo conto di questo vedendo la confusione che c’è nel mondo; non ce n’è
uno che la pensi come l’altro, ci esaltiamo del nostro pluralismo, ma vediamo
dove sta andando il mondo? Stiamo annegando nell’inquinamento della terra, del
mare, del cielo, delle nostre menti, ecc.
Luigi:
Certo, tutto è segno, ed è Parola di Dio per ognuno di noi, per dire a noi: “guarda
che hai dimenticato il Principio”.
Delfina:
Però prima della venuta di Gesù, il Verbo di Dio non era ancora manifestato
all’uomo?!
Luigi:
No, però il Verbo di Dio è eterno. La Parola di Dio è eterna, e tutta la
creazione è fatta nel Verbo di Dio. Tutto, ancora adesso, è fatto nel
Pensiero di Dio.
È come se uno ti scrive una
lettera: la lettera la scrive nel suo pensiero, per comunicarti il suo
pensiero, quindi per capire la lettera devi cercare il suo pensiero. Infatti
quando ricevi una lettera non ti metti a imparare a memoria quello che c’è
scritto, ma leggendo cerchi il pensiero di colui che ti scrive.
Delfina: Ma
il Verbo è il Figlio, perciò…
Luigi:
Certamente, tutta l’opera che Dio fa la fa nel suo Figlio, cioè la fa nel suo
Pensiero. Quindi tutta l’opera che Dio fa, la fa per comunicare a noi il suo
Pensiero. Tutta la creazione di Dio è una lettera (vedi dispensa n°1087 “Il
postino e la lettera”), e tutti i giorni Dio ci scrive una lettera con gli
avvenimenti che ci fa arrivare; noi dobbiamo arrivare a capire il suo
Pensiero, perché soltanto capendo il suo Pensiero abbiamo la Luce e restiamo
con Dio. Altrimenti, se noi perdiamo contatto con Dio, cominciamo a
navigare dietro agli avvenimenti, ai fatti, alle creature; ed è come se
imparassimo a memoria o registrassimo delle parole, senza mai preoccuparci di
arrivare a capire il pensiero. Quindi tutto è fatto nel Pensiero di Dio per
comunicare a noi questo Pensiero; perché soltanto comunicando a noi il suo
Pensiero, Dio ci rende partecipi di Sé.
Tu partecipi della persona
soltanto se conosci il pensiero di quella persona, altrimenti sei tagliato
fuori da quella persona. Non basta che tu sia vicino a quella persona
sentimentalmente, affettivamente, come parentela, o fisicamente; non partecipi
della persona se non conosci il pensiero della persona. Quindi è la
conoscenza che ti rende partecipe.
Delfina:
Ma questo Pensiero non è venuto suo Figlio Gesù a insegnarcelo?
Luigi:
Gesù è venuto, e fu necessario per ogni uomo, in conseguenza del
peccato, in conseguenza del fatto che noi ci siamo separati; cioè ad un certo
momento per noi le realtà sono diventati i corpi, e in queste realtà ciò che
conta è la presenza fisica. Infatti noi il più delle volte confondiamo la
persona con il corpo.
Sovente quando una persona
muore si dice: quello lì non c’è più; “col cavolo” che non c’è più! È il suo
vestito che è stato messo in guardaroba, ma perché la persona non è il suo
corpo. C’è il corpo e c’è la persona; tanto è vero che noi siamo qui, ma ognuno
di noi ha il suo pensiero chissà dove…; ognuno di noi vive dietro il suo
pensiero. Non sono pochi i casi in cui magari una persona sta fisicamente
benissimo ma è addolorata al punto da suicidarsi. Questo ci dimostra che il
pensiero dietro una cosa che ci tormenta prevale sul corpo. Quindi c’è una
distinzione tra la persona e il fisico.
Ora, in conseguenza del
peccato per noi la realtà diventa la presenza fisica, diventano i corpi. Ecco,
allora qui fu necessaria la venuta di Gesù, del Figlio di Dio come corpo;
perché se noi siamo schiavi di una cosa, possiamo essere salvati soltanto
dalla cosa stessa, perché non capiamo nessun altro linguaggio.
Il peccato ci crea
l’ossessione, e quando tu resti ossessionato da una cosa, non ascolti più
nessun altra parola; ma perché questo? Perché hai fame di ciò che ti
ossessiona, e capisci soltanto quel linguaggio lì. Ora, Dio per salvarci ad un
certo momento ha usato il linguaggio corporeo, attraverso Cristo, perché era
l’unico linguaggio con cui poteva prendere contatto con noi. Ma questo per
riportarci di nuovo al Pensiero, e non per sostenere la nostra notte, le nostre
tenebre, o i nostri diritti.
Dio è venuto, si è
incarnato perché noi non capivamo un altro linguaggio, ma per portarci nel suo
Cielo, e non per confermarci nella nostra notte, nelle nostre tenebre.
Angelo:
Questo versetto mi ha fatto capire che Gesù è nel Padre. Vuol dire che se voglio
conoscere Gesù Cristo devo aver fame di Dio Creatore.
Luigi:
Certo, perché “Nessuno può venire a me se non è attratto dal Padre” (Gv
6,44). Quindi è questa la condizione essenziale; perché se non credi che Dio è
il Creatore di tutte le cose, tutto, beni e mali non puoi incontrare Cristo.
Dio è Creatore anche delle cose che per noi sembrano le più impossibili, perché
esistesse soltanto un punto solo della storia, dell’universo, anche solo un
granello di sabbia non voluto da Dio, Dio non esisterebbe. Quindi Dio per te
deve essere il Creatore di tutte le cose; allora, se tu credi che Dio è il
Creatore di tutte le cose, sei attratto da Dio perché cerchi il Pensiero di Dio.
È Dio che fa tutte queste
cose; non sono gli uomini. Quindi quando tu dici che è Dio che fa le cose, tu
cerchi il significato, cerchi il Pensiero, cioè cerchi “cosa Dio mi vuol
dire attraverso queste cose”; e la ricerca del Pensiero di Dio ti
conduce a incontrare il Cristo.
Silvana:
Questa ripetizione che significato ha per noi?
Luigi: Il
Signore “ripete” sempre! …per la quinta volta ricominciamo il Vangelo di S.
Giovanni.
Non è ripetizione. Prima
Lui ha fatto tre annunci, e poi fa la sintesi. E la meraviglia è questa: Dio
è sintesi; Dio parla, opera e ti raccoglie tutto in unico Pensiero.
Noi nella nostra grossolanità diciamo: “ripete”; però Dio è come l’amore: è
ripetitivo perché dice sempre le stesse cose, eppure ci dice una novità
meravigliosa tutti i momenti.
Franca:
C’è differenza nel dire che “Il Verbo era presso Dio”, e dire: “Il
Verbo era con Dio”?
Luigi:
Ho detto prima che nel primo versetto ha fatto tre enunciati e adesso conclude
tutto in un unico Pensiero; è la conclusione.
Dio fece l’universo
(l’universo è fatto in sei giorni) e poi il settimo giorno si riposò (Gen 2,2).
Questo significa che nel settimo giorno c’è stata la ricapitolazione, il
compimento dei sei giorni, e il compimento dei sei giorni sta in questo:
invitare noi ad entrare in quel riposo (perché Lui entrò nella sua pace,
nel suo riposo). Infatti Lui fa i sei giorni senza di noi, e questi sei giorni
non sono stati fatti allora, ma sono fatti adesso; infatti ogni avvenimento che
noi incontriamo nella nostra giornata, nella nostra vita arriva attraverso i
sei giorni della creazione fatti da Dio indipendentemente da noi. Quindi tutti
i fatti arrivano a noi da delle profondità immense, e noi ad un certo momento
li vediamo. Ma quando li vediamo è come quando si vede la sorgente in montagna:
in quel punto incontri la sorgente, ma quell’acqua arriva da chilometri e chilometri
di sotto-roccia; e chissà dove e come si è formata. Ecco attualmente,
l’avvenimento o il fatto che vedi è come una sorgente: sgorga in quel preciso
punto, ma grazie a tutti gli avvenimenti che Dio ha fatto prima.
Quando tu dici: “io sono
nato il tal giorno in quell’anno…”, lo dici senza renderti conto che Dio per
farti nascere in quel punto ti ha concepito dai primi giorni della creazione,
attraverso miliardi di anni. Ecco, attraverso miliardi di anni, già pensava
a te, che saresti nata in quel punto preciso. Dio non ti ha fatto in quel punto
in cui sei nata, ma tu sei pensata, e tutto l’universo è pensato in funzione di
te che dovevi nascere in tale giorno e in tale luogo. Quindi tutte le cose,
Dio, le fa attraverso questi sei giorni fatti da Lui indipendentemente da noi;
poi ad un certo momento, il sesto giorno, ci porta a prendere coscienza: “facciamo
l’uomo” (Gen 1,26) e poi entra nel riposo per dire: “Adesso tu porta
tutto a me ed entra nella mia pace”, e la sua pace è Conoscenza, è Luce.
Lui attraverso i sei giorni
forma l’uomo e poi dopo entra nel riposo per invitare noi ad entrare nel suo
riposo. Ora, il suo riposo, il Sabato, vuol dire compimento.
Sabato vuol dire compiere, quindi compimento, conclusione affinché noi possiamo
vedere tutto (ecco la contemplazione!) in un unico Pensiero, perché tutta
l’opera che Dio ha fatto si conclude in un unico Pensiero. Per cui in un
primo tempo Lui fa un’opera che sembra staccata, e poi ci invita a concludere,
ma la conclusione avviene soltanto nel suo Pensiero, e lì avviene il
compimento.
Franca: Il
compimento sarebbe il “perché” ha fatto quell’opera?
Luigi: E
già, ma il “perché” è il suo Pensiero, la rivelazione della Presenza del suo
Pensiero in te.
Rita: È
richiesta la nostra partecipazione?!
Luigi: Colui
che ha creato tutte le cose senza di te adesso non ti rivela il suo Verbo, il
suo Pensiero, non ti porta al compimento senza di te; ed è qui che c’è il
passaggio tra il venerdì e il sabato, ed è la notte più lunga.
Pinuccia B.: Se
questo versetto è la sintesi delle tre parti del versetto precedente, lo
capisco se vedo la sintesi…
Luigi: La
sintesi è questa: “in principio il Verbo era con Dio”. Ora,
se tu concludi partecipi, cioè ti ritrovi che il Pensiero di Dio che è in te è
Dio.
Pinuccia B.: E
in Lui trovo la giustificazione di tutti i segni raccolti in Lui.
Luigi:
Perché Dio opera tutto per portarci a constatare la sua Presenza in noi nel suo
Pensiero. Dio si conosce solo per mezzo di Dio, cioè del suo Pensiero. Ora,
fintanto che noi andiamo a cercare Dio fuori, in altre cose, in quello che
dicono gli uomini, noi non troviamo Dio. Allora, Gesù dice: “Se vuoi trovare
Dio, entra nel silenzio della tua stanza, chiudi l’uscio e lì raccogliti,
perché la Verità abita dentro di te e non fuori” (cf Mt 6,5; Lc 17,21); ma
dentro cosa troviamo?
Troviamo sentimenti,
troviamo pensieri, troviamo tanta confusione, ma tra tutto questo c’è anche il
Pensiero di Dio.
Raccogliamoci nel Pensiero
di Dio, è lì che si trova la Verità. La Verità si trova nel Pensiero di Dio che
portiamo in noi, perché nel Pensiero di Dio abita Dio.
Dio abita nel nostro
Pensiero; quindi fintanto che non prendiamo contatto col Pensiero di Dio,
invano noi cerchiamo la Verità dentro o fuori di noi.
Pinuccia B.: Questo
vuol dire recuperare il principio.
Luigi: Si
capisce, perché in principio c’era questo Pensiero: il Pensiero di Dio, e
tutto è stato fatto in questo Pensiero; e se ti allontani dal Pensiero di
Dio tu trovi la notte. Ma la tua notte è ancora una testimonianza che la Luce è
nel Pensiero di Dio; altrimenti tu non faresti esperienza della notte.