L’Italia fascista degli anni Trenta del secolo scorso, quinta potenza mondiale, era senza dubbio un elemento di peso elevato nell’ambito dei complessi giochi della politica internazionale, oltretutto forte della parità con la Francia riconosciutale alla conferenza di Washington (vedi), e aspirava, per suffragare la sua politica di potenza, ad avvicinarsi a Francia e Gran Bretagna anche dal punto di vista coloniale.
Le colonie italiane erano allora rappresentate dalla Libia, conquista nel 1913 dopo una guerra vittoriosa contro la Turchia, dall’Eritrea e dalla Somalia, nell’Africa orientale.Il posto al sole in Africa andava obbligatoriamente ricercato tra i pochi territori non ancora soggetti alla sovranità delle altre potenze coloniali, per non scatenare una guerra europea. Lo sguardo di Roma non poteva quindi che cadere sull’Etiopia, una nazione guidata da un Negus, Hailè Selassiè, che si trovava tra l’Eritrea e la Somalia e dove era già in atto una penetrazione economica da parte italiana.
Inoltre restava in sospeso la questione del massacro di Adua del (data), che all’epoca aveva provocato una battuta d’arresto nell’espansione coloniale del Paese.La situazione internazionale divenne favorevole alle aspirazioni del Duce tra il 1933 e il 1935.
Infatti l’ascesa al potere di Hitler in Germania e la sua politica di rimilitarizzazione del Paese rappresentavano la preoccupazione principale per le nazioni europee, tanto che si giunse alla stipula degli accordi Mussolini - Laval e alla conferenza di Stresa, volta a discutere appunto della minaccia rappresentata dalla Germania, ma in cui Mussolini ebbe in pratica l’assicurazione che in caso di aggressione all’Etiopia la reazione della Gran Bretagna sarebbe stata più di forma che di sostanza.
Assicuratosi l’appoggio, o comunque la forzata indifferenza, da parte delle principali potenze interessate, al Duce non restava altro da fare che attaccare.Il 3 ottobre 1935 le divisioni del Regio Esercito oltrepassarono il confine ed iniziarono una campagna che si concluderà già dopo soli sette mesi con la caduta di Addis Abeba, il 5 agosto 1936.
Il 9 agosto il Duce poteva annunciare alla folla festante, dal balcone di Palazzo Venezia a Roma, ‘dopo quindici secoli, la riapparizione dell’impero sui colli fatali di Roma’.
Mussolini gongolava, in quello che rappresentava l’apogeo del consenso e del potere del regime fascista in Italia.Di quanto fece l’esercito si è detto, vinse la campagna in sette mesi.
Ma la Marina?
Ovviamente l’Etiopia, non avendo sbocchi sul mare, non disponeva di mezzi navali, quindi il ruolo della Regia fu, e non poteva essere altrimenti, quello di trasportare e proteggere truppe e materiali.
Fu comunque inviata nelle acque africane una divisione navale composta dai due vecchi incrociatori Bari e Taranto, dagli esploratori Leone, Pantera e Tigre, da alcuni cacciatorpediniere, torpediniere, MAS e 6 sommergibili.
Inoltre la Regia Marina partecipò alle operazioni terrestri con un battaglione del reggimento San Marco, composto da circa 1.000 uomini e da 4 pezzi d’artiglieria.