Può essere considerato il miglior caccia italiano della Seconda Guerra Mondiale, sia per le sue caratteristiche, sia per la grande quantità di macchine che operarono su tutti i fronti in cui l'Italia era impegnata.
Il prototipo effettuò il primo volo il 10 agosto 1940, fornendo immediatamente prestazioni eccellenti, con grande maneggevolezza, elevate velocità ascensionale ed orizzontale.
Fu il primo aereo italiano dotato di motore in linea, il dodici cilindri a V delle tedesca Daimler Benz, il DB 601, erogante 1.175 cavalli. Tali motori venero prodotti su licenza anche dall'Alfa Romeo e dalla Fiat.
L'aereo era armato con le solite eccellenti SAFAT da 12.7 mm, due, nella cappottatura del motore, a cui in seguito venero aggiunte due armi da 7.7 mm nelle ali. Spesso tale armamento viene citato come un difetto, in quanto aerei nemici erano dotati di più armi, ma fino a che non arrivarono aerei armati con cannoncini d a20 mm, le mitragliatrici SAFAT da 12.7 mm si rivelarono delle armi eccellenti, molto affidabili, con una gran gittata, superiore alle armi da 7.7 mm che armavano i caccia inglesi, e con un'ottima cadenza di tiro, ecco perchè, per esempio confrontato all'Hurricane, dotato di 8 armi da 7.7 mm, il Macchi, dotato di due Safat era in condizioni di parità.
Vene prodotto in ben 1.100 esemplari, una cifra insolita per l'industria italiana, ed operò largamente su tutti i fronti, dall'Africa ai Balcani al Mediterraneo alla Russia. I Folgore operarono anche dopo l'armistizio, sia con la RSI che con l'aviazione del sud.
Al termine del conflitto gli esemplari superstiti vennero impiegati come addestratori fino al 1948.
Una formazione del 4° stormo in procinto di decollare da un campo nel deserto
Un M.C. 202 in Sicilia nella tarda estate del 1941
Un M.C. 202 in procinto di decollare da una base nel nord Africa
Specialisti mentre riforniscono le mitragliatrici SAFAT da 12.7 mm