Il libro Ordina Indice Gallery Recensioni Calendario
recensioni
Dentro la rete... tutto
Marie Marion
www.mariemarion.com
 

Piaccia o no questo è un libro vero. Scritto col cuore, con la testa, con il lavoro di lima. Non si pensi sia facile farsi uscire così alla carlona periodi che vanno via come le ciliege di giugno, una pagina dopo l'altra, un capitolo appresso all'altro. Alla carlona non esce fuori niente di buono, mai.
Così, alla come ci pare può scapparci un post da manuale, vomitato lì per lì come sfogo dell'anima. Se il dolore è vero e non sognato quel post può diventare perfino un pezzo d'artista, come quelli che solo hanno diritto a entrare qua dentro.
Ma un libro è un'altra cosa.
E scrittori non si diventa, ribadisco, né per marchio d'editore né per sigillo di partito politico. Scrittori si nasce. E poi lo si diventa lavorando di testa e di cuore. E di lima.

Sii spietata nel tuo giudizio, m'ha scritto. Di più. Brutale? di più. Feroce? di più.
Mi viene facile regalare l'amore. Per niente regalo la stima. E parlo a tutti coloro che adesso diranno "figuriamoci, sono amiche". Per i fuffaroli e gli invidiosi che non vedranno l'ora di addentare il sasso che non posson scagliare, come direbbe Carducci.
La vita è adesso. Prima s'è celiato. Ridere sorridere irridere ironizzare di tutto di più.
Chi si prende sul serio, specie se è un blogger, è un uomo morto.
Seppellito dalla propria stessa presunzione.
Ma un libro è un'altra cosa.
E non me ne sono letti diecimila così, giusto per regalare un commentino favorevole a un'amica. Credo d'aver letto il meglio della letteratura mondiale di tutti i tempi.

A me questo libro è piaciuto, l'ho letto in un'ora. Perché cattura da subito con il taglio giornalistico di Hemingway, io lo sento a fiuto, mi ci sono formata su di lui.
Ci sono libri, capolavori, che bisogna superare le prime sessanta pagine come una tortura. Se ce la fai, poi lui ti travolge.
Ci sono autori come Joyce e Proust che trenta pagine e poi stanno là, Dio li abbia in gloria, li legga qualcun altro che ha bisogno disfoggiar fintoCultura.
C'è tutta la letteratura ottocentesca che abbisogna di itroduzioni lunghissime; daPuskin a Zola passando per Tolstoji almeno un centinaio di pagine a leggere pensando ad altro, incapaci di concentrarsi.
Ogni tanto una virgola balza fuori e ti spara negli occhi la sua bellezza,e quella virgola fai tua mentre continui a non leggere finché le virgole s'assommano alle parole le parole alle frasi che diventano periodi concatenati finalmente l'uno all'altro, il libro tiene, t'acchiappa, non ti lascia più.
Poi il Novecento, la decadenza, la ricerca di nuovi linguaggi letterari. Giovanni Verga. E cambiò lo scrivere nel mondo.
Lo stesso Hemingway è figlio di Verga alla stregua della cinematografia americana figlia del neorealismo italiano.

Diretto figlio di Giovanni Verga, questo Mondo Blog introduce il lettore all'interno di un mondo che non è per niente facile da rappresentare. Non s'è trattato d'un CopiaIncolla di alcuni post, rabberciati alla meglio da quattro stronzate. Io lo ripeto, s'è lavorato di cervello, di cuore e di lima.
La scelta dei post non è stata casuale. Una delizia il leggerli, a volerne scegliere uno non si saprebbe da quale cominciare.

L'organizzazione della trama, perché una trama t'accompagna dal principio alla fine, è un ragionar sottile che sol s'evidenzia a chi quel mestiere l'ha fatto, l'ha conosciuto, ci ha sputato sangue.
Le parole buttate lì come si tattasse dell'enesimo posted by e che invece per chi è del mestiere sanno di ricerca accuratissima, a volte dolorosa.

L'italiano non è per niente facile. L'italiano tanto più è semplice, tanto meno è erudito, è quasi un suicidio il buttarlo giù leggero come si trattasse di mangiar noccioline americane al cinema.
Lo si ricordi, quando un'opera quale che sia appare di una semplicità disarmante, l'averla portata a compimento è stato un massacro.
Dietro l'apparente semplicità di Mondo Blog c'è il massacro di chi ha voluto misurarsi solo e soltanto con se stesso.

Oltrepassando le colonne d'Ercole del proprio pudore che sempre blocca la stesura di un'opera prima. C'è un progetto, alla base del libro, un leit motiv che si sciorina via via discorrendo e che sempre ritorna senza mai appalesarsi con parole manifeste. E' il progetto UOMO.
E' la ricerca disperata di un sentimento di umanità disperso tra i byte e i megabyte. Una richiesta d'aiuto di chi sente qualcosa franare dentro e attorno a sé. E allora, mentre implacabile coi toni asciutti di un Verga o di un Hemingway si fa cronista d'una società spietata, questa realtà la si vuole a tutti i costi rendere umana. E c'è riuscita.

Eloisa è riuscita a umanizzare Internet.
Senza iventarla quell'umanità, ma disperatamente cercando l'armonia tra mille dissonanze, un'armonia che c'è sempre, a saperla, a VOLERLA vedere.
Storie vere di gente in rete.... appunto.

Come fu per i Malavoglia della tassa su macinato. Padron 'Ntoni alza il braccio e mostra la mano con le cinque dita aperte, dobbiamo restare uniti, dice ai figli, noi siamo una famiglia. Eloisa sfida lo scherno di chi vorrebbe ingoiare intere generazioni di liberi cervelli dentro il più spietato degli hard disk. E paragona Internet al mercato delle pulci. Chi non si sentirebbe a casa in un mercatino dell'usato.
Questo suo desiderio di restare in famiglia anche se ognuno perconto proprio, liberi individui ma non individualisti, lo si respira ad ogni passo, step by step.

Alla fine, il libro che dapprima delizia la mente t'acchiappa al cuore. Sembra un appello disperato a restare vivi, a non lasciarsi ingoiare. Umana, troppo umana, direbbe Nietzsche. Chi lo legge è di fronte a una svolta.
Chiudersi definitivamente dentro il suo monitor o allargare con Internet il cammino della propria Conoscenza.
Realizzando il bisogno insopprimibile di comunicare.
Un libro che fa riflettere.
Che assume il valore di un atto di accusa.
Qualcuno dovrà decidere se restare virtuale o... vivere.