Le vie del Centro Storico di Savona

     "Cittā bella in luogo delizioso" scriveva, di Savona, nel XII secolo, il geografo arabo Al-Idrisi, "egregia terra, cittā bellissima", ripeteva due secoli dopo, Francesco Petrarca, "cittā nobile e famosa per lo concorso di molti popoli, da li quali č frequentata" ricordava, sul finire del Medioevo, l'umanista Giacomo Bracelli.
     Il quadro cambiava radicalmente dopo la definitiva sottomissione  a Genova, nel 1528. Charles de Montesquieu, che la visitava nel 1728, ricorda che il "vecchio porto, come si sa, č stato distrutto dai Genovesi ... verso sud-ovest era la parte migliore della cittā, e anche la cattedrale e parecchie chiese. I Genovesi hanno distrutto tutto, e vi hanno costruito una grande e bella fortezza...", mentre la ripresa ottocentesca č ben sottolineata da Stéphen Liégeard che, nel 1887, scrive che "la cittā ha dei quartieri nuovi, delle strade con portici, delle vaste piazze come quella della stazione, dei ricchi edifici, un porto magnifico: Per i suoi larghi viali che vanno dal mare alla montagna, per le sue piazze maestose, ricorda Torino..."
     Il porto, rinato, e i quartieri che gli si affacciavano tutt'attorno, erano il cuore della cittā, vivace e attivo come lo aveva visto prima delle distruzioni nel dicembre del 1517, Anotnio de Beatis ("cittā assai allegra, et ornata di belle strate et case") e che, nel 1889, lo rivedeva Guy de Maupassant: "Savona č gentile, molto italiana, con delle strade strette, allegre, piene di commercianti gesticolanti, di frutta esposte per terra, di pomodori scarlatti, di zucche rotonde, di uva nere o gialle, trasparenti come se avessero bevuto la luce, di insalate verdi frettolosamente mondate, le cui foglie, seminate in abbondanza sui selciati, simulano un'invasione degli orti nella cittā...".
     Se, a seguito dei bombardamenti bellici, č scomparsa, con alcune strade che si affacciavano sulla darsena. l'antica piazza delle Erbe, che aveva suscitato quella nota di colore nella pagina dello scrittore francese, l'attuale centro storico ha mantenuto il suo fascino e conservato almeno una parte dei tesori d'arte della cittā antica.
     Soprattutto la Cattedrale di S. Maria Assunta, che ha raccolto le testimonianze artistiche pių prestigiose dell'antico duomo del Piamār, documento della fioritura culturale ed economica della cittā medievale: la vasca battesimale , tradizionalmente ritenuta di origine costantinopolitana, ma ampiamente rielaborata nel XII secolo e circondata da fini transenne marmoree di Filippo Solari (1518); le rinascimentali pile dell'acqua santa; il pulpito marmoreo eseguito nel 1522 da Antonio Maria Aprile e Giovanni Angelo Molinari; la lunetta in pietra nera parzialmente dorata degli inizi del Trecento, la pregevole pala con Madonna e Santi, giā attribuita ad Albertino Piazza, un altorilievo e numerose statue marmoree rinascimentali.
     Emerge, fra tutte le opere d'arte, il monumentale coro ligneo intarsiato, voluto dal Comune savonese e dal cardinale Giuliano Della Rovere, e per il quale si impegnarono, fra il 1500 e il 1521, con  il coro della Certosa pavese sotto gli occhi, Anselmo de Fornari, Elia de Rocchi e Giovanni Michele Pantaleoni.
     Fra le opere d'arte eseguite direttamente per la nuova Cattedrale o provenienti da chiese scomparse va segnalato un gruppo di cinque tele di scuola romana (di Giovanni Baglione, Giovannnni Lanfranco e dell'ambito di Pietro da Cortona), varie opere di scuola genovese (Bernardo Castello, Domenico Fiasella, Luciano Borzone) e una buona rappresentanza di artisti savonesi.
     Il monumentale altare maggiore č stato eseguito da Pasquale Bocciardo (1765), inglobando un tabernacolo a tempietto ottagonale disegnato dal savonese Orazio Grassi(1636), con statuine e rilievo bronzeo di Alessandro Algardi.
      Altrettanto imponenti gli altari nel transetto, opera di Antonio Luciani, di Gio Giacomo della Porta e Giovanni Battista Casella. Particolarmente venerata č, nella quarta cappella a sinistra, l'immagine della Madonna della Colonna, affrescata su di una colonna dell'antica chiesa di S. Francesco da un ignoto pittore monregalese della prima metā del Quattrocento.
      Nel 1848-1851 venne realizzata la decorazione ad affresco dell'interno, con grandi riquadri figurati nelle volte della navata centrale e dell'abside di Cesare Francesco Coghetti.
       Dal coro č possibile accedere al Museo della Cattedrale, collocato nel 1981 nei locali dell'antica Masseria. Tra le opere provenienti prevalentemente  dall'antica Cattedrale del Priamār, si distingue un gruppo di statuine in alabastro di arte inglese della seconda metā del XIV secolo, due altorilievi rinascimentali della scuola dell'Amadeo e soprattutto le preziose oreficerie di arte mosana, renana, fiorentina, francese e savonese, che spaziano dal XIII al XV secolo e vari paramenti del XV - XVIII.
       Completano l'esposizione alcune opere pittoriche, come i dipinti su tavola di Ludovico Brea (1495), Tuccio d'Andria (1487), Giovanni Mazone, del Maestro di Hoogstraeten (primo quarto del XVI secolo) ed una tela di Luca Cambiaso (anni sessanta del XVI secolo).
        Del complesso francescano, sul quale venne costruito l'attuale Duomo, rimangono parti cospicue del convento, articolato sui due chiostri, e la Cappella Sistina, che papa Sisto IV fece erigere nel 1481 quale mausoleo per i propri genitori, con il monumentale sepolcro scolpito dai fratelli Michele e Giovanni d'Aria (1482-83) e resti della decorazione ad affresco di Giovanni Mazone. L'interno si presenta oggi nella fastosa veste rococō a stucchi policromi realizzata nel 1762-1763.
       Sempre sull'area del medievale convento francescano sorge il Palazzo vescovile, costruito nel 1787 inglobando parte di uno dei due chiostri e che conserva un significativo nucleo di opere d'arte (Mattia Preti, Bernardo Castello, Bartolomeo Guidobono, Paolo Gerolamo Brusco, Charles F. Lacroix e Arturo Martini); č visitabile l'appartamento in cui risiedette dal 1809 al 1812 papa Pio VII, prigioniero di Napoleone, con il suo arredo originale del primo Ottocento.
       Complemento necessario alla visita al complesso della Cattedrale č l'Oratorio di N. Signora di Castello, che ospita il grandioso polittico che Vincenzo Foppa e Ludovico Brea eseguirono tra il 1487 ed il 1490 per l'altare maggiore della Cattedrale del Priamār, su commissione del cardinale Giuliano Della Rrovere, mentre alla vita della confraternita appartengono alcune casse lignee processionali di scuola romana del XVI secolo e dei savonesi Filippo Martinengo (1795) e Stefano Murialdo (1833).
       Ritornando in via Aonzo, merita visitare, di fronte al Palazzo vescovile, l'antica sede del Monte di Pietā, fondato nel 1479 dal savonese papa Sisto IV e oggi destinato ad esposizione museali della Cassa di Risparmio di Savona. La sala del Consiglio degli ufficiali conserva l'aspetto originario, con affreschi quattrocenteschi e cinquecenteschi di Lorenzo Fasolo (1513); da esso si puō accedere al contiguo palazzo Della Chiesa-Gavotti, affrescato da Bartolomeo Guidibono, dove č esposto una ricca collezione di maioliche savonesi del XVII - XVIII secolo.
     All'estremitā settentrionale di via Aonzo sorge l'Oratorio del Cristo Risorto, cappella barocca giā delle nomache agostiniane della SS. Annunziata, con il monumentale altare maggiore di Filippo e Domenico Parodi. Gli affreschi del presbiterio, inseriti in eleganti stucchi dorati, sono di Stefano Robatto, mentre la navata venne decorata da Sebastiano Galeotti e G. B. Natali.
     Di particolare interesse sono gli stalli lignei tardogotici di artista nordico della seconda metā del XV secolo, provenienti dall'antica cattedrale del Priamār, ed opere di Andrea Semino, Domenico Parodi, Giovanni Agostino Ratti, nonché alcuni gruppi processionali di Antonio M. Maragliano (1725) ed Antonio Brilla (1866).
     Al di lā di via Paleocapa, sorge la Chiesa di S. Giovanni Battista, giā S. Domenico, del 1567, che conserva, accanto alle opere di Antonio Semino (1535), Teramo Piaggio (1536), Tommaso Orsolino, Paolo Gerolamo Piola e Francesco Schiaffino, una vera e propria quadreria di pittori savonesi ( Bartolomeo Guidobono, Stefano Robatto, Giovanni Agostino e Carlo Giuseppe Ratti, Paolo Gerolamo Brusco, Giovanni Battista Bicchio, Veronica Murialdo, Lazzaro De Maestri, Raffaello Resio).
     Via Pia, la principale arteria della cittā medievale, che si concludeva originariamente nella piazza della Cattedrale, sull'alto del colle del Priamār, rappresenta tutt'ora l'asse portante del centro storico. Su di essa si affacciano prestigiosi palazzi tardomedievali, cinque e seicenteschi, come il Palazzo Gavotti, di cui č in progetto il completo restauro, che lo trasformerā in un importante polo museale-espositivo e futura sede della Pinacoteca Civica (attualmente esposta, in forma provvisoria, nel complesso del Priamār), le caratteristiche case medievali a schiera con eleganti portali in pietra nera e marmo, i Palazzi Della Rovere-Cassinis, Della Chiesa-Gavotti e Sacco Multedo, con monumentali atrii-scale.
     Quest'ultimo si affaccia sulla caratteristica piazza della Maddalena, importante spazio pubblico, sede, nel Medioevo,del partito dei Nobili, contrapposto al partito dei Popolari, che aveva il suo riferimento nella piazza del Brandale, dove oggi termina via Pia.
     Prima di percorre il tratto intermedio fra le due piazze, merita deviare su via Spinola, sulla quale prospettano case medievali (al civico 5 č visibile una rara altana del tardo '400) e il Palazzo Chiabrera, elegante residenza, degli inizi del Seicento, del poeta savonese Gabriello Chiabrera.
     Sulla successiva piazzetta dei Consoli si affaccia la Chiesa di S. Andrea, uno dei pių interessanti edifici religiosi della cittā, nato come chiesa gesuitica di S. Ignazio (1714-1716) sui resti della primitiva Parrocchiale di S. Andrea, del XII secolo. L' interno č stato affrescato nel 1741 dai fiorentini Sigismondo Betti e Marco Sacconi e conserva alcune significative opere d'arte: un'icona di arte costantinopolitana, una tavola di Defendente Ferrari, tele di Angelo Benedetto Rossi, Giovanni Agostino Ratti (1749) e Paolo Gerolamo Brusco, nonchč una ricca collezione di statuine presepiali del XIX e XX secolo
     La breve via Gavotti, fiancheggiata dai due Palazzi Della Rovere-Chiabrera e Gavotti (fusi in un unico organismo architettonico e sede della Casa generalizia delle Suore dell'Immacolata), permette di raggiungere via Quarda Superiore. Si tratta di una delle pių importanti arterie della cittā medievale (che si innestava a levante nell'ottocentesca via Paleocapa, proprio all'altezza delle torre trecentesca della Quarda) e che  venne scelta, fin dalla fine del XII secolo, dall'aristocrazia mercantile per i propri edifici residenziali, alcuni dei quali contraddistinti da eleganti portali rinascimentali.
      Il Palazzo Pozzobonello-Del Carretto-Pavese, risultato della ristrutturazione fatta eseguire, nel 1520, da Orlando Del Carretto, arcivescovo di Avignone, conserva un ricco portale di Giacomo Molinari e rilievi marmorei appartenenti ai monumenti sepolcrali di Antonio Sansone e del cardinale Agostino Spinola. Vi č oggi ospitato l'Archivio di Stato che conserva un patrimonio archivistico di grande interesse.
     Di fronte, sorge il Palazzo Ferrero-Grassi-Lamba Doria, sede della Camera di Commercio, prestigioso esempio di dimora signorile che ha inglobato precedenti edifici medievali. Nell'interno sono visibili ricchi ambienti affrescati, disposti attorno ad uno scalone che termina, al secondo piano, in un arioso loggiato affacciato sul porto.
     Le Torri Ghibellina  e Aliberti, rispettivamente del XIII e del XII secolo, conferiscono un particolare aspetto a questo tratto della strada, mentre il successivo Palazzo Del Carretto, con raffinato portale in pietra nera č un evidente esempio di dimora signorile del tardo Quattrocento, ancora tutta da scoprire e valorizzare. Attraverso via Sacco, che sul lato sud termina nel caratteristico Archivolto dei Berrettai, si ritorna sulla piazza della Maddalena, dalla quale si puō riprendere il percorso di via Pia, nel tratto pių monumentale.
     Se il Palazzo Pavese-Spinola (civ. n° 24) č anch'esso un esempio di residenza aristocratica del tardo Quattrocento, con chiostrina interna e decorazione ad affresco cinquecentesca ancora in parte da recuperare, il successivo Palazzo Della Rovere, eretto a partire dal 1495 da Giuliano da Sangallo quale residenza del cardinale Giuliano Della Rovere (poi papa Giulio II), rappresenta un rarissimo esempio di architettura toscana trapiantata in Liguri. La facciata su via Pia, rimasta incompiuta, č elegantemente scandita da lesene doriche e giocata su di una delicata bicromia, mentre all'interno si apre un grande cortile ad "L", in parte porticato. Gli interventi successivi hanno alterato l'impianto originario, che č stato perō arricchito di un ciclo di affreschi di Ottavio Semino (negli anni sessanta del XVI secolo) e della cappella seicentesca delle clarisse, opera di G.B. Costanzo.
     Al pieno duecento riconduce il Palazzo Sansoni (con porticato sorretto dal pilastro ottagonale tamponato nel secolo XVI), dalla cui omonima strada si puō raggiungere piazza Vaccioli, con il bel Palazzo Cerisola-Vaccioli, rinascimentale, con portale scolpito e atrio che conserva ancora parte dell'originario rivestimento in piastrelle smaltate.
     Via Pia sbocca, attraverso due successivi archivolti, che conferiscono all'ambiente un caratteristico aspetto medievale, in piazza del Brandale, cuore della cittā medievale ed oggi aperta sul porto. La Torre del Brandale, del XII secolo, č l'antica torre civica, ampiamente manomessa in passato, e caratterizzata da una singolare struttura ad archivolto: adiacente č il Palazzo degli Anziani, sede di alcune magistrature dell'antico Comune,  che si presenta oggi nella veste seicentesca, che ha profondamente alterato l'originario assetto del XIV secolo, con ampia loggia-porticato. Nell'interno č raccolto un museo lapidario ed č possibile raggiungere la cella campanaria della torre del Brandale, che offre un'ampia visione sul centro storico e sulla cittā.
     L'aspetto monumentale della piazza č completato dalle esili Torri Corsi e Guarnero, anch'esse del XII secolo, e dai suggestivi resti delle arcate di una loggia-porticato duecentesca nota come "Porta Balnei". L'antistante darsena portuale, unica parte sopravvissuta dell'antico porto medievale, č oggi circondata dalla lunga quinta della Terrazzetta e da una serie di edifici sorti sull'area del porto interrato nel 1528, che danno vita, oggi, ad un caratteristico quartiere marinaro, in fase di progressiva valorizzazione.
      Da piazza del Brandale prendeva l'avvio l'antica via Chiappinata, che raggiungeva la sommitā del colle del Priamār, dove si apriva la piazza della Cattedrale, con il duomo di S. Maria, il palazzo vescovile e il palazzo del Capitolo. Le distruzioni cinquecentesche genovesi hanno cancellato l'intero quartiere monumentale per erigervi l'attuale poderosa fortezza (1542-43), che, pur dopo gli interventi di restauro e di valorizzazione di questi ultimi anni, non č ancora riuscita a rinsaldare quei necessari legami con la cittā, che potranno permettere una piena fruizione. Ad accentuare il diaframma fra la cittā e la fortezza sono stati anche gli interventi urbanistici ottocenteschi, come l'apertura di via P. Giuria, che hanno, tra l'altro, isolato in posizione marginale un lembo del centro antico: il quartiere dell'Untoria.
      Dall'antica strada medievale, che prendeva il nome dalla presenza delle concerie degli untori, č rimasto un breve tratto , con le tipiche case "a schiera" e la chiesa parrochiale di S. Pietro, dei Padri Carmelitani. Eretta nel 1664-77, rappresenta l'edificio pių significativo dell'architettura seicentesca a Savona, quello pių vicino al senso di spazialitā unitaria del barocco romano e conserva, oltre agli altari di Giacomo M. Sormano, opere pittoriche di Domenico Parodi, Domenico Piola, Giovanni Agostino Ratti e Paolo Gerolamo Brusco.

 

 

da: Alla riscoperta della Riviera, Supplemento al n. 1/2 della rivista Liguria, I tesori d'arte del centro storico di Savona di C. Varaldo, pagg. 5/12.

 

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