Si tratta di una delle strade più antiche della città. Quando in epoca romana la strada consolare Cassia attraversò Pistoia, l'attuale via degli Orafi divenne il decumano, cioè l'asse viario orientato secondo la direttrice est - ovest. La strada, un volta superata la porta che si trovava al suo termine e che senza dubbio doveva essere la più importante della città, proseguiva verso Lucca. Secondo la tradizione che vuole il nome delle porte in riferimento alla meta che da queste si poteva raggiungere, questa era detta porta Lucensis. A testimonianza della sua continua frequentazione la via degli Orafi si chiamò in origine via Taberna, presumibilmente per il gran numero di taverne che vi si trovavano allineate e dove i viandanti potevano trovare ristoro. Oggi il toponimo resta ad un piccolo vicolo che con la via s'incrocia. Là dove un tempo era il cuore della città romana nel Seicento fu edificato il palazzo Bracciolini delle Api, residenza dell'omonima famiglia fino alla prima metà del nostro secolo. Il palazzetto fu costruito su più antiche case in parte già di proprietà della famiglia; soltanto la piccola bottega appartenente all'Opera della Sapienza fu acquistata durante la seconda metà del Cinquecento e ciò permise all'edificio di affacciarsi sulla piazza del Duomo, quindi di attestarsi in una posizione privilegiata e fortemente simbolica. Ha un aspetto assai originale rispetto ai palazzi coevi delle altre famiglie nobili pistoiesi in quanto ispirato ai canoni estetici della politica culturale del Granducato. Ai Medici, di cui i Bracciolini erano fermi sostenitori, furono dedicati i busti che si trovano sulla facciata.

A partire da quello sopra il portone d'ingresso: Ferdinando I, Granduca in carica, Cosimo I, padre di Ferdinando,  il Granduca Francesco, altro figlio di Cosimo, e infine, presumibilmente, il Duca Alessandro dei Medici. Anche gli affreschi dell'ingresso continuano il ciclo celebrativo con raffigurazioni allegoriche che si riferiscono alla città di Pistoia, ai Medici e ai Bracciolini. Durante la prima metà dell'Ottocento il palazzo fu ristrutturato e parte dei locali un tempo destinati ad abitazione furono trasformati in un teatrino privato del quale oggi non rimane che un bel soffitto dorato.

 

Lungo la via degli Orafi si trovano alcuni dei più importanti edifici di gusto liberty presenti in città. Questi furono costruiti grazie all'iniziativa imprenditoriale di Antonio Lavarini che giunto dalla provincia lombarda con una bancarella divenne poi uno dei maggiori commercianti della Toscana. Al suo nome si legano tra gli altri l'Emporio Duilio, un grande magazzino del quale oggi rimangono solo alcune tracce in un moderno negozio su quello che un tempo era detto il canto della porta vecchia, e la Galleria Vittorio Emanuele, poi Cinema Eden, la cui facciata è ancora oggi un episodio significativo dell'arte nuova. Realizzato dalle Officine Michelucci che allo scopo assemblarono frammenti di lavorazioni di diversa provenienza, vede al centro del prospetto la figura di Mercurio. Nelle Officine si ricordava che per la loro costruzione il Lavarini trovò i residui dei lavori fatti, li prese, li mise insieme e con essi creò il cinema e la torre. Via degli Orafi, oggi, è una delle strade più frequentate e costituisce il cuore commerciale della città.