|
Un'antica
tradizione cara alla cultura locale vuole che sia stato san Francesco a
condurre i propri frati a Pistoia. In realtà la prima comunità
francescana è documentata in città soltanto a partire dalla metà del
XIII secolo. La piccola chiesa di S. Maria al Prato, insieme ad un
dormitorio, un refettorio e un chiostro fu sufficiente per una quarantina
d'anni alla locale comunità francescana. Quando i religiosi si fecero
numerosi i padri chiesero al Comune il permesso di edificare una nuova
chiesa e un convento più consoni alle loro necessità. S. Maria al Prato
venne quindi demolita per far posto alla nuova S. Francesco, la cui prima
pietra fu consacrata dal Vescovo Tommaso Andrei l'8 settembre del 1289.
Sin dal momento della fondazione la chiesa crebbe lentamente ed il
cantiere subì numerose battute d'arresto giungendo al suo completamento
soltanto attorno alla metà del XIV secolo. Di semplice e nobile impianto,
l'edificio ad una sola navata con cinque cappelle absidali, mostra le
forme della matura architettura gotica. Lo slancio verticale del coro,
unito alla nuda vastità dell'aula centrale, è infatti pienamente
conforme ai dettami dello stile degli Ordini Mendicanti che di questa
corrente artistica furono i maggiori esponenti. |
Molte delle opere
d'arte che per lungo tempo hanno arricchito la chiesa e il convento hanno
trovato altra collocazione, come la duecentesca pala di san Francesco,
recentemente attribuita a Coppo di Marcovaldo, oggi nel Museo
Civico e la Madonna con Bambino e angeli di Pietro
Lorenzetti oggi agli Uffizi. Sono comunque ancora presenti gli affreschi
del Capitolo che, sebbene frammentari, testimoniano l'antico splendore del
tempio francescano. A documentare la vivacità della committenza francescana rimangono: il
grande Crocifisso alla testata del transetto destro dipinto dal
Maestro del 1310; le Storie di san Francesco sulle pareti della
cappella maggiore affrescate da un artista molto vicino alla maniera
bolognese e la Pietà sulla parete sinistra della navata dipinta da
Bonaccorso di Cino. Queste opere si collocano nell'ambito delle più
aggiornate correnti artistiche della prima metà del Trecento. Rivestono,
inoltre, un altissimo interesse le imprese decorative promosse a partire
dagli anni Ottanta del secolo XIV che lasciano testimonianza della
particolare stagione pittorica dell'ultimo Trecento pistoiese. Dal
confronto tra committenti illuminati e maestranze di alto livello nascono:
la Cappella Bracciolini dipinta dall'ignoto Maestro che da essa
prende il nome e la Sacrestia che vide all'opera Giovanni Cristiani
e Antonio Vite. Esauritasi con la fine del Trecento la grande stagione del
gotico italiano la chiesa dei francescani di Pistoia si avviò verso
lunghi anni di decadenza. Le antiche pitture giunsero così inalterate
sino agli albori del XVII secolo, quando il mutare del gusto indusse la
committenza gentilizia ad erigere altari di famiglia alle pareti e i
religiosi a coprire di bianco le pareti delle cappelle presbiterali.
Ancora più oscure furono le sorti del convento poiché la comunità
francescana incappò nelle soppressioni napoleoniche. Il convento e la
chiesa furono per molti anni destinati ad altri usi sino al 1926, anno
della celebrazione francescana, quando furono soggetti a radicali restauri
e tornarono di proprietà dell'ordine. |
|
|
Pietro
Lorenzetti |