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Nonostante la
storiografia locale abbia dato credito alla leggendaria presenza dei due
frati domenicani Sisto e Ristoro, gli architetti della chiesa fiorentina
di S.Maria Novella, sono ben poche le notizie concernenti la fondazione
del complesso di Pistoia. Allo stesso modo sembra priva di fondamento
l'indicazione vasariana di un intervento di Giovanni Pisano, al quale gli
storici pistoiesi hanno attribuito il portale e il coro della chiesa. E'
certo invece che i padri domenicani, dopo aver officiato nel piccolo Oratorio
del Crocifisso, tuttora custode di un importante affresco degli ultimi
anni del Duecento, fondarono la nuova chiesa e l'annesso convento poco
oltre la metà del XIII secolo. La chiesa di S. Domenico, ultimata
soltanto nel corso del Trecento, con la sua unica ed ampia navata, il
transetto e le cappelle presbiterali, apparve subito come uno dei maggiori
e più prestigiosi edifici religiosi della città. I migliori artisti
attivi a Pistoia tra il XIV e il XV secolo vi lasciarono testimonianza del
loro lavoro. Tra questi emergono i nomi di Giovanni Cristiani e Antonio
Vite per gli affreschi, e di Bernardo
e Antonio Rossellino per la scultura. A questi è assegnato il
monumento funebre al giurista Filippo Lazzari, al primo altare di destra,
e il sepolcro del Beato Lorenzo da Ripafratta, quest'ultima scultura è
ancora oggetto di studi. Vi è anche la tomba del vescovo domenicano
Andrea Franchi colui che guidò la Processione dei Bianchi in occasione
della peste del 1399. Nel convento durante l'anno 1497 morì il celebre
pittore fiorentino Benozzo
Gozzoli, il quale lasciò un dipinto ancora
presente nella sagrestia. La chiesa vide all'opera Fra' Paolino, anch'egli
padre domenicano seguace del Savonarola come l'intero convento pistoiese,
che vi dipinse la tavola con l'Adorazione dei Magi e una Sacra
Conversazione, quest'ultima oggi presente nella chiesa di S.Paolo. Nei
secoli successivi la chiesa di S. Domenico divenne oggetto delle
trasformazioni ispirate al mutare del gusto. |
Le nobili famiglie
pistoiesi la elessero quale luogo di loro sepoltura come si vede nelle
numerose iscrizioni sepolcrali. I Panciatichi, i Cancellieri, i Cellesi, i
Baldinotti, i Gatteschi ed altri furono i casati che vollero a loro gloria
gli altari lungo le pareti della navata maggiore. Risalgono alla fine del
XVI secolo gli affreschi con storie della vita di S. Domenico
dipinti da Sebastiano Vini nel chiostro grande mentre è del XVII secolo
la massiccia ristrutturazione che portò al sacrificio delle vetrate che
chiudevano l'esafora del coro e le monofore, sostituite dai finestroni
barocchi. Nello stesso secolo vennero affrescate le lunette del chiostro
piccolo, ridotto oggi ad un solo lato a seguito dei danni bellici, con storie
della vita della Maddalena dai pittori Ulisse Ciocchi, Michelangelo
Cinganelli e Giovanni Martinelli, tutti allievi del maestro fiorentino
Bernardino Poccetti Gravemente bombardati la notte del 24 ottobre 1943 la
chiesa e il convento di S. Domenico sono stati restaurati e molte delle
opere d'arte sono tornate al loro antico splendore. Della straordinaria
stagione della pittura a fresco sopravvivono in S.Domenico tracce di
rilevante qualità, a cominciare dalla Crocifissione tardo
duecentesca che si trova sulla parete del capitolo. Di altissima qualità,
variamente attribuito e ultimamente legato alla presenza a Pistoia di
Coppo di Marcovaldo e del figlio Salerno, il dipinto documenta la presenza
in città, attorno agli anni Ottanta del Duecento, di pittori informati
sulle ultime tendenze della coeva pittura bizantina. Di notevole interesse
è la sinopia che documenta la prima stesura dell'opera e che ha in più
la figura del soldato Longino. Lavorò per S.Domenico l'ancora poco
conosciuto artista noto come Maestro del 1310 che attorno agli anni Trenta
del secolo dipinse il polittico ad affresco del refettorio e un'Annunciazione
per l'arcone che immette nella cappella maggiore. Più tardi il pistoiese
Giovanni Cristiani affrescò il Giudizio Universale staccato e
custodito nell'ex refettorio del convento, oggi sala per conferenze, e
Antonio Vite dipinse Maria al Tempio, frammento di un più ampio
contesto. |
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Benozzo Gozzoli |
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Giovanni di Bartolomeo Cristiani |
Giovanni di Bartolomeo Cristiani |