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La storia del
monastero olivetano di Pistoia data alla seconda metà del Trecento quando
il vescovo Giovanni Vivenzi benedisse la posa della prima pietra su di un
terreno ancora quasi del tutto privo di edifici e in prossimità delle
mura. Pochi anni dopo i lavori erano già conclusi e il complesso che
era composto dalla chiesa, dal chiostro e dai locali disposti intorno a
questo, poté ospitare il Capitolo generale della congregazione che per la
prima volta si teneva fuori dalle mura della casa madre: l'abbazia di
Monteoliveto Maggiore vicino a Siena. La notevole disponibilità economica raggiunta grazie ai ricchi lasciti di
cui il monastero era stato oggetto permise tra il Quattrocento e il
Cinquecento di ampliare e ristrutturare il nucleo originale anche se le
modifiche più radicali furono eseguite intorno alla prima metà del
secolo successivo quando l'aula della chiesa fu rialzata e voltata. In
questa occasione vennero aggiunti i quattro altari laterali. Sempre nel
XVII secolo fu sistemata la facciata e delle strutture originarie rimase
inalterato soltanto il coro con la sua volta gotica a costoloni. Risalgono
a questo periodo anche gli affreschi del chiostro del convento che secondo
la consuetudine videro la partecipazione economica delle maggiori famiglie
pistoiesi. Nel Settecento ulteriori modifiche furono apportate al convento che nella
seconda metà del secolo per ordine del Vescovo Ricci venne soppresso e
destinato a sede dell'Accademia ecclesiastica e a sua provvisoria dimora.
Il nome della chiesa conventuale fu mutato in S. Leopoldo, un omaggio al
Granduca che dell'idee del Ricci era fermo esecutore. |
S.Bendetto fu sede
del Sinodo diocesano che ratificò le riforme del Vescovo pistoiese. Da
questo momento iniziò per la chiesa e il convento un periodo di abbandono
dovuto agli usi impropri che ne furono fatti, ad esempio durante
l'occupazione francese furono adibiti a caserma. Alla prima metà del
secolo successivo il complesso fu unito al seminario vescovile da un
corridoio lungo quanto la strada che oggi si chiama via del Seminario. La chiesa preceduta da un portico su arcate custodisce all'interno un
affresco del pittore pistoiese Giovanni Cristiani raffigurante
l'Annunciazione e una tavola con santa Francesca Romana del pittore
Giacinto Gimignani. Oggi il convento dopo un accurato restauro ospita un centro di assistenza
per anziani e la chiesa svolge funzioni parrocchiali. |
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Gli affreschi del
chiostro |
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Era da poco
trascorsa la metà del Seicento quando per volontà dell'allora abate
Ippolito Bracciolini fu chiamato a decorare ad affresco il chiostro
l'ormai sessantenne Giovan Battista Vanni. Si tratta dell'ultimo lavoro
dell'artista fiorentino morto subito dopo aver terminato il ciclo
pistoiese. Sono dodici lunette che, con tono vivace e narrativo illustrano
le Storie dei cavalieri dell'Ordine di San Benedetto. |