|
|
|
Pistoia è situata a nord della
Toscana ai Piedi dell'Appennino Tosco-Emiliano, tra la costa tirrenica (65
Km.) e Firenze (30 Km.). A 65 m. s.l.m. ha circa 90.000 abitanti ed il suo
territorio comunale è costituito da un'area di circa 240 Kmq. che si
estende dalla pianura alluvionale dell'Ombrone verso la collina e la
Montagna Pistoiese. Uscita autostradale di Pistoia sulla Firenze-Mare.
Stazione ferroviaria sulla Firenze-Lucca-Pisa-Viareggio e Pistoia-Porretta
Terme-Bologna. La provincia di Pistoia confina con le province di Prato,
Firenze, Lucca, Bologna e Modena ed è tra le più interessanti dal punto
di vista turistico per l'abbondanza e la varietà delle sue attrattive
naturali, artistiche ed economiche. Lo Zoo
Città di Pistoia, immerso nelle verdi colline che circondano il
centro urbano su una superficie di 75000 mq., è uno dei più grandi
d'Europa, e vi sono ospitati oltre seicento animali di cui circa 65 specie
di mammiferi, 40 di uccelli e 30 di rettili. Abetone
a 1400 m. s.l.m. è la più importante stazione sciistica degli Appennini
con chilometri di piste e moderni impianti di risalita; è sovrastata
dalle cime dell'Alpe delle Tre Potenze (m. 2000), del Libro Aperto (m.
1940) e del Monte Cimone (m. 2165). Montecatini
Terme è la più importante stazione termale d'Italia e la sua
qualificata vocazione di città turistica le consente di offrire a quanti
desiderano soggiornare una vastissima ricettività alberghiera e un ampio
servizio di altre strutture alternative come aziende agrituristiche.
Collodi è la patria di Pinocchio, il burattino di Carlo Collodi che qui
nacque e compose la celeberrima favola; nel paese, arroccato sul fianco di
un colle, si può visitare il Parco
dedicato al burattino e la stupenda Villa Garzoni con il suo parco
monumentale. |
NOTIZIE
STORICHE |
|
|
La nascita di Pistoia è legata
all'espansione verso settentrione dello stato romano, anche se non sono da
escludere precedenti insediamenti di popolazioni diverse, quali gli
Etruschi, come lasciano presupporre alcuni reperti archeologici ritrovati
in prossimità dell'attuale piazza del Duomo. Al principio del II secolo a.C. quando i romani intrapresero una dura
lotta contro le popolazioni liguri attestate sulle pendici appenniniche,
Pistoia doveva essere una città fortificata, oppidum, destinata
all'approvvigionamento delle milizie. Il suo stesso nome Pistoria, Pistoriae
o Pistorium, allude forse a questo suo ruolo; in latino pistoria
indica il forno per il pane. Con il prolungamento della via Cassia fino a
Lucca, Pistoia consolidò la sua importanza sul territorio, anche se
l'unico episodio di notevole importanza che la riguardò fu la sconfitta
di Catilina e dei suoi seguaci avvenuta nel gennaio del 62 a.C. in una
località imprecisata dell'ager pistoriensis. Nel V secolo Pistoia divenne sede vescovile e subì il brutale saccheggio
dei Goti di Radagaiso (405 d. C.). La dominazione longobarda fu importante per la città che per la sua
vicinanza al confine bizantino acquisì un primario ruolo strategico,
divenendo sede di un gastaldato direttamente dipendente dal
sovrano. |
In questo periodo Pistoia era
cinta da una cortina difensiva e il centro si era organizzato attorno alla
curtis domini regis. La città a riprova della sua importanza fu
autorizzata a coniare una moneta aurea: il tremisse pistoiese. Durante
l'VIII secolo le importanti istituzioni religiose costruite fuori dalla
cinta muraria segnarono le direttrici del successivo sviluppo urbano la
cui vita politica nel secolo successivo si organizzò attorno alla corte
vescovile. Scarse notizie rimangono della dominazione franca, che seguì quella longobarda, e del
periodo ottoniano quando anche Pistoia subì le sorti del mondo
occidentale caratterizzandosi per un'economia di carattere chiuso e per un
sistema politico di impronta feudale; i conti Guidi e Cadolingi
contendevano al vescovo il controllo sulla città. Con il nuovo millennio
mutarono le istituzioni politiche; nel 1105 a Pistoia governavano i
consoli, la più antica magistratura di istituzione democratica e nel 1158
il podestà arginò il potere del vescovo il cui palazzo fortificato
sorgeva presso la cattedrale. Nel 1177 la città ebbe il suo statuto, il più più antico
d'Italia. Durante l'Undicesimo e il Dodicesimo secolo Pistoia si
contraddistinse per la imponente crescita economica della quale la prima
conseguenza fu il controllo esercitato su una estensione territoriale
superiore ai confini dell'attuale provincia. In questo periodo, forse
quello di massimo splendore, la città acquistò l'aspetto romanico che
ancora oggi ne è la principale caratteristica e si dotò di una nuova
cinta di mura. La vita civile fu tuttavia turbata dagli scontri che
opponevano le opposte fazioni Guelfa e Ghibellina prima, Bianca e Nera
poi. Il XIII secolo fu per la città un momento di grave crisi politica e
Pistoia si trovò costretta tra le potenti Firenze e Lucca. Con queste
città numerosi furono gli scontri; all'inizio del quattordicesimo secolo
la loro alleanza procurò a Pistoia una delle pagine più dolorose della
sua storia: l'assedio del 1306. Nel corso del secolo Pistoia cercò più volte il riscatto ma fu
sottoposta prima alle signorie di Uguccione della Faggiola, di Vinceguerra
Panciatichi e di Roberto d'Angiò, poi con Castruccio Castracani al potere
di Lucca. Intorno alla metà del secolo, proprio quando sembrò che stesse
per riconquistare la propria autonomia, Pistoia entrò nell'orbita
fiorentina, dopo essere stata gravemente diminuita sia nel fare
demografico che in quello economico, dalle disastrose pestilenze del 1348
e 1400. Nel 1401 Pistoia perse definitivamente la propria indipendenza e
divenne parte integrante dei domini fiorentini. Dopo una vera incursione
militare, il 10 settembre alcuni soldati entrarono nel palazzo del comune
e la città egemone impose così un Podestà di sua nomina e sottrasse a
Pistoia il controllo su gran parte del contado. Anche la diocesi fu
sottomessa a quella fiorentina tanto che da quel momento i vescovi
pistoiesi arrivarono per lo più dal capoluogo toscano. Per tutta l'età
medicea, i secoli XVI e XVII, Pistoia non ha avuto una propria storia
anche se è stata protagonista di alcuni episodi di rilievo. Il continuo
riaccendersi durante la prima metà del Cinquecento delle lotte tra le
fazioni cittadine capeggiate dalle famiglie magnatizie dei Cancellieri e
dei Panciatichi per aggiudicarsi le poche cariche di rilievo disponibili
condusse in città il Machiavelli che intendeva far luce sulle vicende
pistoiesi e costrinse Firenze ad accrescere il potere su Pistoia
esautorando così ogni parvenza di autonomia locale. Negli anni successivi
la città fu prospera come testimoniano ancora oggi i numerosi palazzi
gentilizi che ne nobilitano le strade, e visse in pace fin quando le
truppe papaline nel 1643 non la cinsero d'assedio, al quale, però, i
cittadini seppero resistere con grande coraggio. In questo stesso secolo
Pistoia vide salire al soglio pontificio con il nome di Clemente IX un
rappresentante dell'aristocrazia cittadina: il Cardinale Giulio
Rospigliosi. Quando durante la prima metà del Settecento il granduca
Giangastone, ultimo discendente dei Medici, morì e la Toscana divenne
dominio dei Lorena la città, soprattutto con l'illuminato Pietro
Leopoldo, conobbe anni floridi e poté assistere alla modernizzazione
della viabilità transappenninica che, con la via modenese, le restituì
quella centralità negli scambi con il Settentrione che ne era stata la
principale e più remota caratteristica. Alla fine del secolo XVIII
l'attenzione dell'intera Europa si rivolse a Pistoia per il Sinodo
diocesano convocato dal vescovo Scipione de' Ricci, in accordo con il
granduca, divenuto celebre per le tesi gianseniste che proponevano una
radicale riforma della chiesa. I pistoiesi, come del resto il papa Pio VI,
non seppero cogliere le idee innovative dell'alto presule che pochi anni
dopo fu costretto a lasciare la città. Alla fine del secolo Pistoia fu occupata dalle truppe francesi con a capo
il giovane generale Napoleone; l'anno dopo l'intera Toscana era governata
dalla Francia. Durante il dominio napoleonico Pistoia fu inclusa nel
dipartimento dell'Arno e divenne una municipalità governata da un Maire.
Con il Congresso di Vienna e la restaurazione in Toscana rientrarono i
Lorena che ripresero l'opera di riforma iniziata da Pietro Leopoldo. Nel
1851 la ferrovia Maria Antonia da Firenze arrivò a Pistoia e più
tardi, nel 1864 già dopo l'unità d'Italia, fu realizzata la ferrovia
Porrettana. Al Risorgimento Pistoia ha contribuito non soltanto con il
sangue di Attilio Frosini, Sergio Sacconi e Torello Biagioni uccisi dagli
austriaci e di quanti altri avevano combattuto nelle guerre d'indipendenza
ma anche con la filantropia e il mecenatismo di Niccolò Puccini. Nel 1848
Pistoia fu nominata dal granduca capoluogo di compartimento e fu dotata di
una prefettura; appena tre anni dopo fu degradata, si dice per punirla
delle sue idee unitarie, a sottoprefettura. Dal 1849 al 1955 subì una
dura occupazione delle truppe austriache chiamate in aiuto dai Lorena e
nel 1860 aderì con un plebiscito al Regno d'Italia. A cavallo tra
l'Ottocento e Novecento Pistoia cominciò a dotarsi di un aspetto più
moderno, attivando un processo di industrializzazione, la San Giorgio di
Genova vi costruì uno stabilimento per la nascente
industria
automobilistica, e di rinnovamento urbanistico anche se le campagne
circostanti rimasero prevalentemente agricole. Con l'abolizione della
cinta daziaria nel 1909 le mura persero ogni loro significato e fu
iniziata la loro parziale demolizione. Successivamente vennero demoliti
interi quartieri medioevali e gran parte della città cambiò aspetto. Durante il periodo fascista Pistoia fu promossa a capoluogo di provincia.
Durante il secondo conflitto mondiale la città fu centro di vivace
reazione antitedesca e specialmente nelle campagne si fecero sentire le
conseguenze delle durissime rappresaglie. I partigiani liberando Pistoia
l'8 settembre del 1944 trovarono una città gravemente danneggiata. Con la ricostruzione Pistoia si è trasformata e oggi è un importante
centro commerciale e industriale che si lega all'area metropolitana
fiorentina. |