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L'aspetto medioevale
con cui oggi conosciamo il palazzo è il risultato di un rifacimento
eseguito alla metà dell'Ottocento. Su progetto dell'architetto Giuseppe
Faldi, l'amministrazione comunale, per lo stato di deterioramento in cui
versava il vecchio edificio, decise il suo totale recupero. In
quell'occasione il palazzo fu ampliato includendo tutte le proprietà
adiacenti che così furono riunite in un unico edificio. Il fronte con le
sue finestre a bifora fu innalzato di un piano e la facciata fu resa
omogenea con un intonaco che simula la pietra.
Anche i vecchi stemmi furono ricollocati. Si trattava di una
precisa scelta culturale per rievocare, in epoca risorgimentale, quello
che era stato il periodo di massimo fulgore della città. Sicuramente
dalla seconda metà del Trecento, anno in cui i documenti ci dicono che
venne "rinnovato" per la prima volta l'originario edificio, il
palazzo fu abitato da coloro che hanno amministrato la giustizia a
Pistoia; in epoca medioevale il Podestà e, durante la dominazione
medicea, i Commissari fiorentini. Nei primi anni dell'Ottocento, dopo
l'abolizione delle magistrature podestarili, il palazzo divenne sede del
Tribunale Collegiale e qualche anno dopo del Regio Tribunale di Prima
Istanza. Fu a seguito di questo cambiamento e delle nuove esigenze che il
vecchio palazzo non riusciva più a soddisfare che fu decisa, come è
stato già detto, la sua ristrutturazione e il suo ampliamento. Nel
Trecento il primitivo edificio, incentrato sulla corte a pianta quadrata e
corrispondente a quello che oggi è lo spazio occupato dalle prime quattro
finestre a sinistra, in asse alle quali si apre il portone d'ingresso, fu
aggiunto un nuovo corpo destinato ad accogliere gli alloggi delle guardie,
le prigioni e le stalle. |
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Nella corte interna
come dimostrano gli scranni in pietra dove risiedevano i magistrati,
quelli oggi visibili sono stati costruiti nei primi anni del Cinquecento,
si svolgevano i processi pubblici. La decorazione a tempera o a fresco con
gli stemmi dei podestà e dei commissari che adorna questo loggiato, è
datata a partire dal XV secolo, ma fu completata, anch'essa in stile,
nell'Ottocento da Bartolomeo Valiani, Ferdinado Marini ed Aurelio Machol
che, proprio per il profondo senso campanilistico che guidava l'operazione
di restauro, aggiunsero anche alcune scene in ricordo delle epoche più
gloriose della città. Le scale presenti sulla destra dell'ingresso
conducevano alla grande sala del primo piano, quella in cui ancora oggi si
celebrano le udienze, e agli appartamenti privati. |