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Alla fine del XIII
secolo, quando la città di Pistoia conobbe un periodo di grande
floridezza economica e politica, si rese necessario costruire un palazzo
più ampio e dignitoso per le magistrature cittadine che sino a quel
momento avevano trovato sede provvisoria prima in alcune case private e
poi in un più vecchio palazzo di cui oggi non rimane alcuna traccia. Una
tradizione diffusa nel secolo scorso, ma non confermata da alcun
documento, vuole che il palazzo che ancora oggi è sede
dell'amministrazione comunale sia stato fatto costruire dal podestà Giano
della Bella, da cui la denominazione di Palazzo di Giano che ancora
oggi lo contraddistingue. In realtà già prima della reggenza di
quest'ultimo il comune aveva acquistato un nucleo di abitazioni poste
all'angolo tra la piazza e l'attuale Ripa del Sale, in prossimità della
prima cinta di mura. Viene così a cadere, stando alla più recente
storiografia, un qualsiasi ruolo attivo da parte di questo podestà. Le
vicende costruttive del palazzo sono assai complesse e ancora oggi non del
tutto chiarite, ma nonostante la scarsa documentazione è possibile
ricostruirne le principali fasi. Dopo la costruzione del primo nucleo,
avvenuta alla fine del Duecento intorno al cortile in cui oggi è stato
posto il Miracolo dello scultore pistoiese Marino
Marini, il palazzo dei Signori Anziani e del Gonfaloniere di giustizia
venne ampliato durante la prima metà del secolo successivo con
l'aggiunta, tra l'altro, del portico di facciata che in un primo momento
si limitò a sole quattro arcate. Un ulteriore ampliamento avvenne quando
furono costruiti gli ambienti confinanti con la Ripa della Comunità, oggi
destinati a sede di mostre temporanee, e il palazzo fu innalzato fino al
secondo piano. Si provvide anche alla costruzione della quinta arcata di
facciata in modo da dare omogeneità al fronte che si caratterizza per la
sua originalità rispetto ai moduli dell'architettura pubblica toscana. |
Verso la metà del
XIV secolo il palazzo assunse l'aspetto che tutt'oggi lo caratterizza;
sono infatti assai limitate le integrazioni avvenute nei secoli successivi
e per lo più riguardano gli ambienti interni che si sono dovuti adattare
nel corso del tempo alle nuove esigenze delle amministrazioni che si sono
succedute. Della prima metà del Seicento è comunque la costruzione del
ponte che unisce il palazzo alla cattedrale in modo da consentire alle
Magistrature cittadine di raggiungere direttamente il coro per assistere
alle funzioni religiose. Durante la massima affermazione del regime
mediceo venne apposto sulla facciata il grande stemma centrale con le armi
dei Medici sormontate dalla tiara papale e da grandi chiavi in onore di
Papa Leone X, illustre membro di tale famiglia. Comunque sulla facciata
non mancano insegne dell'epoca medioevale, quali la testa di marmo nero
sormontata da una mazza in ferro che una leggenda popolare identifica con
l'effige del traditore della città Filippo Tedici, anche se
presumibilmente si tratta del ritratto di Re Musetto II di Maiorca, ucciso
dal capitano pistoiese Grandonio dei Ghisilieri durante la conquista delle
Baleari nel XII secolo. La testa del Tedici si trova invece sul portale di
Sant'Andrea e la tradizione vuole che sia nera perché in segno di spregio
vi venivano spente le torce prima di entrare in chiesa. |
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Miracolo dello scultore pistoiese Marino
Marini |
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