Sulla consuetudine dell'affidare le elemosine a un tronco cavo è sorta la tradizione pistoiese del sogno dei due pii coniugi, Antimo e Bendinella, ai quali sullo scorcio del Duecento apparve la Vergine Maria che ordinò loro di fondare un ospedale là dove avessero trovato un ceppo fiorito in pieno inverno. Da qui il nome e l'insegna dell'istituzione assistenziale pistoiese i cui compiti contemplavano il sostegno dei poveri e la cura degli infermi. Per il ruolo sociale rivestito, il Ceppo, come analoghe istituzioni, esercitò una funzione determinante nella città soprattutto durante le frequenti calamità che affliggevano la società medioevale. L'ospedale si inserì nell'articolato sistema previdenziale cittadino per divenire, grazie ai lasciti e alle donazioni, soprattutto a partire dall'anno della terribile peste narrata dal Boccaccio, il più potente ente assistenziale di Pistoia. A conferma del prestigio raggiunto, l'istituzione divenne, sullo scorcio del Quattrocento, oggetto dell'aspra lotta che oppose le fazioni capeggiate dalle nobili famiglie pistoiesi dei Panciatichi e dei Cancellieri i quali, con ferocia, se ne contesero l'amministrazione. A seguito dell'inevitabile intervento riconciliatore fiorentino l'ente fu assoggettato all'Ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze. Nel frattempo i modesti locali medievali si erano ampliati e con il loggiato prospiciente la piazza assunsero i caratteri architettonici dello stile brunelleschiano il cui prototipo è l'Ospedale degli Innocenti di Firenze.

Il fregio policromo dei Della Robbia che caratterizza il loggiato fu commissionato dallo Spedalingo Leonardo Buonafede allo scopo di promuovere  le finalità benefiche dell'ente e di propagandare la nuova gestione fiorentina. Il Ceppo divenne, presumibilmente nel Cinquecento, sede di una Scuola Medica che nei secoli formò medici di valore, tra cui l'anatomista-patologo Filippo Pacini al quale è dedicata la vicina strada. Della scuola rimane oggi testimonianza nella raccolta degli antichi ferri chirurgici ordinati nel Museo dell'Accademia Medica del Ceppo. Amministrato dagli Spedalinghi di Santa Maria Nuova crebbe fino ad assorbire altre e simili istituzioni; alla fine del Settecento divenne l'ente ospedaliero cittadino, ruolo che tutt'oggi mantiene.

                                                                      Il fregio policromo dei Della Robbia

 

 

  Vestire gli ignudi e assistere le vedove

Albergare i pellegrini

Il fregio dell'Ospedale del Ceppo è nell'ambito della scultura in terracotta invetriata la più tarda e forse la più spettacolare realizzazione; tanto da poter essere considerato il "canto del cigno" della produzione robbiana. La terracotta invetriata, una tecnica in cui la rilevanza plastica si unisce al cromatismo, rappresentò una delle esperienze artistiche più significative e diffuse del Rinascimento toscano che nell'arte di Luca della Robbia, consideratone a tutti gli effetti il padre, e dopo di lui, dei figli, dei nipoti e dei discepoli concorrenti trovò la massima espressione. Tra questi ultimi un ruolo importante lo rivestì Santi Buglioni che fu l'ultimo grande interprete di questo genere e l'autore dei coloratissimi pannelli del fregio pistoiese.

 

 

  Assistere gli infermi

Visitare i carcerati

L'articolato programma iconografico, ciascuno dei riquadri è dedicato a una delle Sette Opere di Misericordia, fu ispirato dallo Spedalingo, il fiorentino Leonardo Buonafede, lo stesso che, in sei pannelli, presiede, vestito di un abito bianco con mantella nera a quelli che sono gli adempimenti quotidiani dell'ente ospedaliero ricordando così al buon cristiano i propri doveri. Nella formella laterale di sinistra lo vediamo vestire gli ignudi e assistere le vedove, in quelle frontali alloggiare i pellegrini, assistere gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti e dare da mangiare agli affamati.

 

 

  Seppellire i morti

  Dare da mangiare agli affamati

L'ultimo pannello a destra con il conforto offerto agli assetati fu modellato dal pistoiese Filippo di Lorenzo Paladini che alla fine del sedicesimo secolo sostituì per ragioni a noi ignote l'originale del quale rimangono oggi soltanto alcuni frammenti. Gli smalti di quest'ultima formella, al cui centro campeggia l'allora Spedalingo Bartolomeo Montichiari, hanno perduto vividezza e cromaticità a confermare come la tecnica dei Della Robbia, appresa poi dai Buglioni una delle famiglie concorrenti, fosse originale. Le scene sono intercalate da lesene a candelabra che incorniciano figure allegoriche raffiguranti le Virtù. Da sinistra la Prudenza, in posizione centrale la Fede, la Carità, e di seguito la Speranza e la Giustizia. In angolo due figure fantastiche con ai piedi l'insegna del Ceppo. I lavori di ornamento all'Ospedale erano iniziati però qualche decennio prima con l'incarico a Benedetto Buglioni dell'Incoronazione della Vergine per il portale dell'edificio a sinistra prossimo al loggiato. Proseguirono pochi anni dopo sempre con una commessa a Benedetto per un medaglione con l'insegna del Ceppo, identificato in quello sul lato destro del portico. Nello stesso anno in cui Santi venne incaricato del fregio, Giovanni Della Robbia, ultimo esponente della più famosa famiglia, modellò i medaglioni posti nei pennachi raffiguranti scene della vita della Vergine e lo stemma dei Medici.

 

 

  Dare da bere agli assetati

  La Prudenza