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Pur avendo subito
molteplici saccheggi sul finire del XVIII secolo la chiesa mantiene ancora
oggi intatta la sua caratteristica tutta settecentesca. Edificata sulla più
antica costruzione medioevale di S. Maria dei Servi, l'edificio cominciò
a venire ristrutturato a ridosso del Concilio di Trento, quando
abbandonato l'antico titolo prese, secondo l'esempio della chiesa che
l'Ordine aveva in Firenze, il nome di SS. Annunziata. Ma i lavori per il
suo abbellimento, sia all'interno che all'esterno, iniziarono soltanto
nella tarda età barocca e proseguirono per gran parte del secolo
successivo. Ciò che la differenzia dalle altre chiese pistoiesi è
l'introduzione della decorazione a stucco compiuta nel corso del XVIII
secolo. |
Il progetto generale
di riordino della facciata e dell'aula interna fu opera dell'abate
Francesco Gatteschi, lo stesso che ritroviamo attivo nella costruzione
della Villa Puccini di Scornio e in altre importanti opere architettoniche
degli inizi del Settecento. Anteriormente a questa data gli interventi si
erano limitati alla serie dei confessionali e alla ristrutturazione
dell'altare di san Filippo Benizi, il fondatore dell'ordine dei Serviti. I
confessionali lignei sono nel numero di sei, tre per parete, in alternanza
degli altari laterali e costituiscono il tipico arredo liturgico della
prima stagione post-tridentina. Gli altari presenti nella chiesa sono
stati per lo più il dono di benefattori, come dimostrano gli stemmi delle
famiglie presenti tra gli stucchi, e testimoniano quanto sia stato vivo in
città il culto per la Vergine. Sulla volta del coro troviamo il grande
affresco raffigurante l'Annunziata in Gloria, e nel presbiterio i
riquadri a tempera con i voli d'Angeli, il Cristo paziente e
la Vergine addolorata; tutte opere eseguite negli anni Venti del
Settecento dal pittore fiorentino Gian Domenico Ferretti, ben attivo in
Pistoia come testimoniano suoi altri cicli pittorici. Pochi anni dopo
furono eseguiti, all'altezza delle finestre, una nuova serie di affreschi
dedicati al Santorale dei Servi ad opera del pittore fiorentino
Niccolò Nannetti, anche lui impegnato in altre fabbriche della città.
L'ultimo grande intervento settecentesco fu la risistemazione del
presbiterio a partire della metà del secolo, quando si sostituì l'altar
maggiore, che fino a quel momento era stato in legno, con uno in marmo
commissionato all'artista fiorentino Angelo Fortini. |
Gli affreschi del chiostro |
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Nel 1600 i frati
decisero di far decorare il loro chiostro con storie dei Sette Santi
Fondatori e del Beato Buonaventura Buonaccorsi. Gli affreschi delle
ventisei lunette e i ritratti dei padri serviti dipinti nei peducci furono
realizzati nella prima metà del Seicento da diversi pittori: i fiorentini
Bernadino Poccetti, Cecco Bravo, Giovanni Martinelli, e i pistoiesi
Alessio Gimignani e Francesco Leoncini; mentre nel 1696 il pittore
fiorentino Filippo Cremoncini dipinse le didascalie poste sotto ogni
lunetta e completò la decorazione del chiostro affrescando gli episodi
del Beato Buonaventura che dispensa le sue ricchezze ai poveri e
del Beato Buonaventura che disprezza il lusso. Tutte queste pitture
sono contraddistinte dallo stile narrativo e figurativo facilmente
comprensibile dai fedeli come voleva la Controriforma. |
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Affresco
tardo-trecentesco con L'Annunciazione di Maria. Fu ampliato nel
1590 da Sebastiano Vini con l'aggiunta delle figure dell'Angelo e di Dio
Padre che appare in gloria d'angeli. |