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Qualsiasi
considerazione storica sulla fondazione del Duomo di Pistoia deve
necessariamente prendere in esame i quesiti inerenti la cattedrale
paleocristiana, anche se il problema è ancora oggi ben lontano dal
trovare una definitiva soluzione. Essendo la città sede episcopale fin
dal V secolo, è evidente che vi doveva essere una chiesa principale della
cui ubicazione, però, ancora non sappiamo molto. Del resto se non si è
sicuri della sua eventuale origine longobarda, nonostante il ritrovamento
di alcuni reperti relativi ai secoli VIII o IX, si è invece certi della
sua presenza già ai primi del X secolo. Con tutta probabilità l'edificio
è stato ricostruito nel XII secolo, non a caso nella prima metà del XII
secolo il vescovo Atto consacrava al suo interno il primo altare dedicato
a san Jacopo, indi ampiamente rimaneggiato subito dopo il grave incendio
dei primi del secolo successivo. Se la notizia vasariana circa
l'intervento di Nicola Pisano è assolutamente priva di fondamento ciò
non toglie che la cattedrale abbia assunto l'aspetto odierno proprio con
la metà del XIII secolo, risultando così più che un'opera
architettonica dal carattere unitario, un articolato palinsesto di
interventi successivi. Alla fine del Duecento la cattedrale, ancora priva
del portico, ebbe dunque caratteristiche analoghe alle odierne, se si
esclude la zona presbiterale profondamente modificata in età moderna. I
lavori proseguirono poi durante i secoli XIV e XV quando si provvide alla
costruzione e alla decorazione del portico di facciata e alla copertura
voltata delle navate laterali. |
Con la fine del
Cinquecento la cattedrale fu ancora una volta oggetto di importanti lavori
di restauro: vennero modificate le |
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Andrea
della Robbia |
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L'altare argenteo, un tempo
nella ricca cappella dedicata al santo patrono di Pistoia, dopo le varie e
sfortunate vicende che lo hanno coinvolto, è oggi custodito presso la
cappella del Crocifisso che si apre sulla navata destra della cattedrale.
Si tratta di uno dei massimi capolavori dell'oreficeria sacra medioevale e
fu costruito a varie riprese tra la seconda metà del Duecento e la prima
metà del Quattrocento. In lamina d'argento a sbalzo consta di tre
paliotti e di una pala posta sopra la mensa. Il paliotto frontale è
composto da quindici formelle rettangolari incassate entro riquadri
decorati da bordature ornamentali. Una cornice in aggetto corre lungo il
suo perimetro e alla base si legge la data e il nome dell'autore delle
formelle: 1316 Andrea di Jacopo di Ognabene di Pistoia. I temi
rappresentati sono tratti dal Vangelo con in più tre formelle in basso a
destra con storie di san Jacopo. Il fianco di sinistra, invece, è
interamente dedicato alle storie del Santo e nella parte bassa della
cornice si trova la lastra smaltata con la data e il nome dell'orafo: 1371
Leonardo di ser Giovanni da Firenze. Le scene sul lato destro sono
dedicate a storie tratte dal Vecchio Testamento e, nonostante non siano
riportati i nomi degli autori, sono opera sicura dei fiorentini Francesco
di Niccolò e Leonardo di ser Giovanni. L'altare, splendido per il
magistrale sbalzo delle formelle, i numerosi inserti di pietre preziose e
i raffinati smalti, testimonia l'alto livello raggiunto dagli orafi
toscani i quali mostrano di essere perfettamente aggiornati sugli esiti
delle più importanti imprese decorative del tempo. Andrea d'Ognabene ha
appreso la lezione di Giovanni Pisano e Leonardo di ser Giovanni quella
della scuola degli Orcagna che a Pistoia ha lasciato esempi di grande
rilievo. La grande pala dell'altare è costituita da tre fasce
sovrapposte:'inferiore con il Cristo in Pietà e figure di Santi e
Apostoli; la mediana con san Jacopo in Trono, gli Apostoli, santa Eulalia,
il vescovo Atto, san Giovanni Battista e Maria Salomé; la superiore
con il Cristo in Maestà tra i Cori angelici, sant'Antonio Abate e santo
Stefano. Agli orafi Nofri di Buto e Atto Braccini dobbiamo la cuspide il
cui cartone è opera del pittore pistoiese Giovanni di Bartolomeo
Cristiani. |
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Bastiano Balducci |
Altare di S.Jacopo |
Le prime due
campate della navata destra erano occupate dalla Cappella di san Jacopo,
eretta alla metà del XII secolo dal vescovo Atto per depositarvi la
reliquia del Santo, portata dalla Spagna dai due devoti da lui inviati. La
cappella era separata dal resto della cattedrale con una cancellata, era
sopraelevata rispetto al pavimento della chiesa e custodiva, prima che il
vescovo Scipione dei Ricci la smantellasse, sia l'Altare d'argento che
preziose suppellettili liturgi-che, oggi nel Museo Capitolare. Il
Monumento funebre del giurista e letterato Cino Sinibuldi da Pistoia, in
alto alla parete della navata meridionale, è opera trecentesca attribuita
ancora una volta agli scultori senesi Agostino di Giovanni e Giovanni
d'Agostino. Strutturato come un sarcofago sovrastato da un'edicola con
arcata poliloba reca in alto un tabernacolo con la Madonna, il Bambino e i
santi Jacopo e Zeno. Sotto, Cino, seduto, insegna ai suoi scolari. In
merito ai personaggi raffigurati la tradizione vuole che due figure del
bassorilievo inferiore rappresentino Petrarca e Selvaggia Vergiolesi, la
fanciulla amata da Cino. Poco oltre si trova il grande Crocifisso dipinto
alla fine del Duecento da Coppo di Marcovaldo e dal figlio
Salerno. Subito dopo si apre la Cappella del Crocifisso custode dal 1953
dell'Altare d'argento, oltre la quale una gradinata sale alla zona
presbiterale e un'altra scende alla cripta, dove recenti scavi
archeologici hanno riportato in luce le fondamenta dell'absidiola
meridionale dell'antico coro romanico. Il presbiterio costruito da Jacopo
Lafri a partire dal 1599 venne decorato dal Passignano nella volta e alle
pareti da Gregorio Pagani e Benedetto Veli, valenti pittori fiorentini
attivi ai primi del XVII secolo. La cappella presbiterale è preceduta dal
quattrocentesco candelabro in bronzo, pregevole opera di Maso di
Bartolomeo. La rinascimentale Cappella di san Donato, a sinistra della
maggiore, accoglie un'importante tavola con la Madonna in Trono, il
Bambino e i santi Giovanni Battista e Zeno, capolavoro della pittura
fiorentina del tardo Quattrocento, dipinta da Lorenzo
di Credi. Scendendo la gradinata che riporta al
piano delle navate, si scorge sulla sinistra una scala che, come l'analoga
sulla navata destra, scende alla cripta, dove si trovano, tra gli altri
resti lapidei, due lastre di marmo scolpito appartenute ai pulpiti
romanici un tempo nella cattedrale e un capitello barbarico proveniente
forse dalla più antica fase costruttiva. Al termine della navata
settentrionale si trova il monumento funebre del Cardinale Forteguerri al
quale lavorò il
Verrocchio . |
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Coppo di Marcovaldo e Salerno di Coppo:
Crocifisso con sei storie della vita di cristo [1275] |
Lorenzo di Credi: |
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Agostino di Giovanni: |
Altare di S.Jacopo |