La ragazza che si ferma alla porta

(Gv 18,15-17)

 

La giovane portinaia

Nel brano del primo rinnegamento di Pietro, vi è una giovane portinaia. Leggendo il brano lei non pronuncia molte parole ma esse esprimono un disprezzo profondo per Gesù. La ragazza, nel palazzo del sommo sacerdote, riceve il compito di vigilare le entrate e le uscite… il suo lavoro è stare alla porta, ma non osa attraversare la soglia. Della giovane portinaia non sappiamo né il nome, né altro.

L’evangelista Giovanni annota: “Pietro si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo (probabilmente lo stesso Giovanni), noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro” (18,16). Giovanni era conosciuto, ecco perchè entra nel palazzo del sommo sacerdote. Pietro resta all'entrata vicino alla porta. Nasconde il suo volto, dando le spalle alla ragazza che cerca di guardargli la faccia. I minuti di attesa gli sembrano ore. Il suo sudore è freddo, il suo nervosismo sembra smascherarlo. Giovanni parla con la portinaia e lei ritira le catene di ferro battuto e fa entrare anche Pietro: un po’ diffidente, volle sapere chi fosse quell'individuo. Non potendo vederlo bene a causa dell'oscurità, lo seguì nel cortile… Alza la torcia “e lo riguardò in viso”, lo fissò ben bene alla luce della fiamma, poi alla fine, confermata nei suoi sospetti, rivolgendosi a Pietro disse: "Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?"” (18,17). Questa domanda colloca Pietro davanti all'opzione: o si dichiara discepolo di Gesù ed entra disposto a seguirlo oppure lo rinnega rompendo apertamente con Lui.

Sorpreso e quasi stordito dal brusco attacco, Pietro perde la padronanza di sé e risponde: “No, non lo sono!” (18,17). Tutta la sua arroganza è sparita, lui che si credeva forte, coraggio ora si spaventa e si tira indietro.

Le disquisizioni esegetiche non interessano in quest’articolo, voglio solamente comprendere l’atteggiamento della giovane serva, per riflettere sulla fede “mediocre” dei nostri giovani, oggi. La giovane portinaia era a servizio della massima autorità religiosa, conosce gli studiosi delle sacre scritture ed i ministri del culto, ma il suo Dio è un dio incarcerato tra le mura del tempio non il Dio di Gesù che desidera la salvezza di tutti.

Certamente la giovane, da buona israelita, conosceva le profezie che descrivano il profilo del Messia annunciato e tanto atteso dal popolo d’Israele, ma il suo cuore chiuso e la sua cecità la rendano incapace di stupirsi e riconoscere in quell’uomo umile, il Messia. Preferisce rimanere attaccata alle sue “presunte” sicurezze, non si azzarda ad aprirsi alle vie nuove di Dio.

 

Riflessione per i giovani d’oggi

La giovane portinaia naturalmente non è un modello né un esempio per i giovani di oggi. Indubbiamente abbiamo appreso varie cose sul suo atteggiamento. Possiamo lavorare molto all'interno della Chiesa, collaborare con i più buoni e i più santi, sapere la Bibbia, la teologia, la morale e non aver avuto un incontro personale con Gesù Cristo. Possiamo vivere nella Chiesa e della Chiesa e non amare Lui. Anzi, negarlo e respingerlo con tutti i mezzi possibili. Avere un ministero nella parrocchia o in qualunque movimento ecclesiale non è garanzia del fatto che Gesù di Nazareth sia il centro della nostra vita. Possiamo accusare di fanatismo religioso chi segue e serve Gesù, con disinteresse e costante impegno; ma è facendo ciò non capiamo che colui che stiamo disprezzando è l'unico vero Dio insieme con il Suo inviato Gesù Cristo.