Maria, la giovane "spiazzata"  

 

Il vangelo di Luca (1,26-38) ci presenta Maria come “giovane ragazza”. Vorrei fare qualche riflessione guardando alla gioventù di Maria. Quando inizia la sua avventura è giovanissima! Secondo la cultura del tempo, in cui ci si fidanzava molto presto, Maria forse poteva avere tredici o quattordici anni. Ě promessa sposta con Giuseppe e un giorno lo Spirito Santo irrompe nella loro vita. All’indomani di questo misterioso incontro, ci troviamo di fronte a due persone spezzate, a due giovani storditi a motivo di questo imprevisto e umanamente assurdo disegno di Dio.

La loro vita è stata capovolta: Maria è incinta prima di essersi sposata con Giuseppe. Ciò costituisce uno scandalo pubblico! Nazareth per di più è un paese piccolo e come dice il proverbio: paese piccolo, la gente mormora! Il momento è delicatissimo e questa giovane coppia è sull’orlo di una crisi. Lei, l’unica persona che sa come sono andate veramente le cose, non può parlare, è costretta al silenzio. Appartenendo alla religione ebraica sa bene cosa rischia essendo rimasta incinta e non del suo fidanzato (il prossimo mese vedremo l’atteggiamento del giovane Giuseppe).

Il racconto della nascita inizia con un decreto di Cesare Augusto che obbliga i giovani sposi a mettersi in viaggio. Maria è già al nono mese quando si mette in cammino. Arrivati non c’è posto dove Maria si possa appartare per il parto. Nei nostri presepi, attorno alla grotta, siamo soliti disporre una serie di personaggi. Ma leggendo con attenzione i vangeli ci si rende conto che attorno alla stalla vi sono solo i pastori e i magi.

Intanto i problemi aumentano. Se da un lato i Magi hanno portato almeno qualcosa con sé (un po’ di oro e di argento), dall’altro sembra che abbiano portato anche un certo “odore di morte”: Erode e la strage degli innocenti; la fuga in Egitto.

Inoltre l’incontro con Simeone e Anna per Maria, fu come una seconda annunciazione: questa volta portava il segno della croce. Simeone da un lato e Anna dall’altro dicono cose misteriose circa il bambino: nelle loro parole c’è tanta luce, gioia, tanta speranza di redenzione. Forse Maria vorrebbe capire meglio cosa si cela dietro tutto questo, vuole esserne resa in qualche modo partecipe. Simeone sembra intuire questo desiderio e si fa avanti rivolgendosi direttamente a lei. Ě proprio in questo momento che i toni di festa si attenuano e all’orizzonte si intravede la minaccia di una logica disattesa: “Egli è qui per la rovina di molti, come segno di contraddizione”. Questo l’angelo non glielo aveva detto! Il tono della promessa era di tutt’altro genere: “Sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo Padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”!

Forse a queste parole Maria avrà strappato suo figlio dalle braccia di Simeone, forse si era anche pentita di essere passata per Gerusalemme. Del resto la presentazione al Tempio del bambino era un atto religioso pienamente libero e facoltativo. Certi incontri nella vita non si dimenticano più, soprattutto quando, come in questo caso, essi hanno a che vedere con una previsione oscura.

Questa scena Maria se la porterà sempre impressa nel cuore, lei è chiamata a restare protagonista: il disegno del Padre continua a passare attraverso di lei, ma alla gloria annunciata dall’angelo si sostituisce l’immagine di una spada destinata a spezzare in due la sua vita di madre.

Maria ci insegna ad amare accettando che Dio entri nella nostra vita anche se non capiamo tutto.