Legalità… è rispetto delle regole

 

Ora passeremo in esame quelli che definimmo nei primi articoli gli atteggiamenti quotidiani, essi sono: amicizia, fedeltà, fede, fiducia, laboriosità, legalità, obbedienza, ottimismo, preghiera, pudore, religiosità, riconoscenza, rispetto, sacrificio, speranza, semplicità, sincerità, studio etc. Certamente non li esamineremo tutti… altrimenti ci vorranno anni. Ne sceglierò solo alcuni: il primo è la legalità. Perché ho scelto proprio questo? Il motivo è semplice: sono molti i ragazzi che seguono fiction che parlano di camorra e mafia. La camorra attira i ragazzi. La conferma arriva dai dati del nuovo questionario anticamorra, diffuso in dieci scuole medie di Napoli e provincia e consegnato a oltre 2000 ragazzi tra i 12 ed i 14 anni: il 10 per cento degli studenti intervistati ha dichiarato di aver apprezzato la canzone il Capoclan, esplicitamente a favore della camorra, mentre il 16 per cento degli intervistati ha risposto che i clan potrebbero garantire ricchezza e potere e risolvere la crisi economica, insomma dare sicurezza, lavoro e creare sviluppo. L'ultimo questionario anticamorra fu diffuso nelle scuole medie superiori napoletane nel 2009 e fece emergere che agli occhi degli intervistati il boss Raffaele Cutolo era considerato una sorta di eroe.
Dal nuovo questionario - i cui dati sono stati presentati il 10/5/2012 nel Caffé Gambrinus - emergono fatti forse ancora più inquietanti. "Praticamente tutti gli alunni delle scuole medie intervistati hanno dichiarato di conoscere la 'camorra'. E la conoscono più la camorra di ogni altro fenomeno sociale, campano o nazionale". Il 15 per cento del campione ha dichiarato che la camorra è identificabile addirittura come fenomeno positivo. L'8% degli studenti associa la figura dell'eroe a quella del malavitoso.
Perché i ragazzi sono attratti dalla violenza? Cosa c'è di bello nel veder morire le persone per mano di mafiosi e camorristi? Sono domande che mi sono fatte parlando con i miei alunni dopo l’ultima fiction che ha fatto successo: Il clan dei camorristi.
La fiction ripercorre la storia del clan dei Casalesi, una fra le più spietate organizzazioni mafiose e criminali che l'Italia abbia mai conosciuto. Corrompendo dall'interno le istituzioni, i suoi esponenti sono riusciti a scovare gli anelli più deboli dello Stato, aprendosi nicchie di insospettabile complicità anche ai livelli più alti del potere.
Mi sono meravigliato che moltissimi dei miei alunni, e come loro tantissimi adolescenti, emulano e provano ammirazione per personaggi malavitosi (Francesco Russo detto “'O Malese” interpretato da Giuseppe Zeno oppure Ciccio Capuano detto "’O Scuro" interpretato da Francesco Di Leva o ancora il boss Antonio Vescia interpretato da Massimiliano Gallo) che la fiction propone, invece di stimare la figura del magistrato che cerca di far rispettare la legge. Perché tutto questo? Devo dire la verità non so darmi una risposta…
“Agg parlat tropp napulitan?” della prima puntata del boss Vescia è già diventato un ‘tormentone’ per tanti ragazzi. Quasi in tutte le classi ho ascoltato questa frase… Gallo in una intervista afferma: “I personaggi dove interpreti un “cattivo” hanno sempre un fascino particolare, il male in genere affascina e tanto, forse perché in ognuno di noi c’è bene e male e la cosa ci intriga ... Quello che non mi piace è facile da capire… Non mi piace che questi personaggi possano fare da modello per i ragazzi” (intervista del 30 gennaio 2013 a TvBlog).
Ho letto anche la risposta che Francesco Di Leva, nella fiction interpreta "’O Scuro", quindi uno dei personaggio più emulati dai ragazzi, da una intervista che mi sembra molto eloquente: “Non si capisce che cosa attira le persone a condurre una vita tra le braccia della Camorra… Sto scrivendo un libro con un ergastolano (non posso fare il nome) che sostiene che tutte le persone che non ragionano sul futuro della loro vita e sono attirate dalla Camorra hanno contratto il virus delle "gioie corte", quindi non sono così intelligenti” (intervista del 22 gennaio 2013 a Il TeleVisionario2).
Sempre Di Leva racconta un episodio molto illuminante… un giorno uscendo dal teatro si avvicina un suo fans e chiede un autografo… Di Leva scrive: “a …. con simpatia” e firma Francesco Di Leva. Il fans è deluso e non vuole accettare quell’autografo perché non si è firmato "’O Scuro". L’attore ha risposto che "’O Scuro" è solo uno dei tanti personaggi che interpreta, ma lui è Francesco Di Leva. Non c’è bisogno di commentare.
Per quanto riguarda Giuseppe Zeno che interpreta Francesco Russo detto “'O Malese” c’è un episodio che veramente dimostra come le persone sono completamente folli.
Ho saputo che più di 500 donne hanno pagato 20.00 euro per vederlo esibire in un ristorante in provincia di Caserta, ristorante in gestione dei casalesi… stiamo alla pura pazzia.
Quello che ho cercato di far capire ai miei alunni che queste “persone”, se così possiamo definirle, sono solo fallite… tutto qui.
Nel mio intervento alla giornata della memoria per le vittime della mafia a Pozzuoli ho messo in evidenza che i ragazzi non devono mitizzare i criminali…, riporto qui uno stralcio: “I boss sono uomini falliti… Loro non vivono una bella vita perché non sono liberi di muoversi. Non bisogna emulare costoro che sono cattivi esempi. Esorto voi giovani a stare dalla parte giusta”.