Giovani e religione: quale rapporto al giorno d'oggi?
- seconda parte-
I giovani credono in cosa? La maggior
parte non credono nei precetti del cattolicesimo, tantomeno vi è una
partecipazione alla Messa o ad altri gesti liturgici proposti della
comunità ecclesiale. Nonostante ciò dicono di credere, ma è un credere a
modo loro. Sembra che il credere, per i loro, sia entrato nella sfera
delle convinzioni “personali e private” dove la religiosità tende a
diventare sempre più autoreferenziale, cioè quello di cui hanno bisogno in
un determinato momento della vita e credere in quello che a loro sembra
giusto.
C’è stato qualche sociologo della religione che l’ha definita una
“religione supermarket”; nasce così una nuova figura, quella della
spiritualità "fai da te", che crede di poter "credere" in proprio, senza
partecipare ad una comunità, che suppone di poter scegliere a seconda dei
propri gusti e progetti individuali pezzi di religiosità differenti,
mescolandoli in cocktails mutevoli ed instabili. Questo modo di concepire
la religione è definito il sincretismo religioso. Una marmellata informe.
Altri giovani, poi, scivolano verso "forme di bricolage religioso",
slegate dalla Chiesa, che vuol dire che le religioni appaiono come
serbatoi di simboli cui attingere liberamente (Lenoir 2005).
Il sociologo Franco Garelli, parla invece di una sorta di bricolage
facoltativo delle religioni, la religione fai da te (in Religione
all’italiana: l’anima del paese messa a nudo, il Mulino, Bologna, 2011).
Un numero sempre più consistente di giovani che si definiscono cristiani
prende della religione solo l’etichetta, mentre tanti altri, invece, si
pongono in una posizione di "incertezza". C’è qualcuno che parla di un
“risveglio del religioso”, personalmente credo che bisogna essere molto
prudenti. Il card. Kasper ha di recente affermato: «Il ritorno della
religione […] spesso conduce a una religiosità vaga, diffusa, fluttuante,
a una religiosità basata sul gusto individuale e su un fai da te
sincretistico. […] sta tornando veramente Dio o stanno tornando, in
realtà, gli dèi o gli idoli? Non si tratta forse semplicemente di un
narcisistico innamoramento di sé stessi, che cerca il divino in noi ma non
Dio al di sopra di noi?».
Per quanto riguarda il sincretismo religioso, mi viene in mente un
dialogo/preghiera del quindicenne Siddharta Pelosi, protagonista del
L'albero delle pere un film del 1998 della regista Francesca Archibugi.
“Manitou nostro che sei nelle grande praterie provo conte perché non so
chi pregare… Roberto crede nel Dio ufficiale, Mamma no… è stata buddhista
solo per un quarto d’ora… Papà è mezzo ebreo… Allora mi resti tu, ti prego
fa che trovino presto il vaccino…”. Notiamo un vero e proprio sincretismo
religioso.
«C’è una ragione», spiega Garelli - : oggi i giovani non ricevono più una
formazione intensiva sui principi della fede cattolica. Si vive in una
società aperta dal punto di vista culturale e religioso e tutte le fedi
appaiono plausibili». E continua Garelli: «L’atteggiamento è aperto e
selettivo al tempo stesso. Da una parte c’è la disponibilità ad assumere
ciò che di buono hanno le varie religioni, dall’altro si tralascia quello
che non sembra in linea con la propria sensibilità. È emblematica
l’attenzione per le religioni orientali, che promuovono il rafforzamento
delle potenzialità individuali. Il cristianesimo, al contrario, appare
come una religione ostica su alcuni punti, come quelli dogmatici. Vanno
bene gli insegnamenti sulla fratellanza, l’impegno sociale; si tralasciano
quelli legati alla trascendenza».
Interrogando i ragazzi sui contenuti del catechismo, sui sacramenti, essi
dimostrano una totale non conoscenza, e anche una certa indifferenza.
Dicono di credere. Cioè, molto semplicemente, credono alla esistenza di un
Dio creatore. Ma quale Dio? Il Dio padre dei Vangeli, o suo Figlio, il
Cristo? Ne dubito fortemente.
Molti giovani alla domanda: “Come sarebbe oggi Gesù Cristo?”, una larga
parte ha risposto che il figlio di Dio non sceglierebbe di essere
cattolico. Da questo comprendiamo che alcune volte per i giovani il vero
problema è il rapportarsi con l’istituzione ecclesiastica.
La maggior parte dei ragazzi in quel “cattolico” identificano
l’istituzione ecclesiastica. Questo rifiuto della Chiesa come istituzione
da parte dei giovani è dovuto, secondo me, da fatto che vedono una Chiesa
arretrata su molti aspetti; vedi per esempio il rapporto con le scoperte
scientifiche. Sono obsoleti, per i giovani, anche le proposte che la
Chiesa fa nell’ambito dell’affettività e soprattutto della sessualità.
Sulla base delle risposte fornite dai soggetti intervistati, l’Istituto
IARD “Franco Brambilla” e dal Centro di Orientamento pastorale (Cop) su
“La religiosità giovanile in Italia. Come i giovani vivono il rapporto con
la religione, come la religione influisce sulle scelte e sui comportamenti
quotidiani” del 2006, ha individuato undici tipologie che descrivono i
diversi modi di vivere la dimensione religiosa da parte dei giovani: gli
agnostici, i non credenti, coloro che credono solo in un Dio generico, le
minoranze religiose, i cristiani generici, i cattolici intimisti, i
cattolici moderati, i cattolici ferventi. Sarebbe interessante esaminare
le undici tipologia, ma non posso perché mi porterebbe lontano
dall’obbiettivo prefissatomi. |