Il giovane
ricco
Colui che non fece il passo
definitivo
“... un tale gli corse
incontro”
È un brano che troviamo in tutti e
tre i vangeli sinottici: Matteo, Marco e Luca. In uno viene chiamato "un
giovane", in un altro "un tale" e in un altro ancora "un notabile". Il
protagonista dell’incontro con Gesù, nel vangelo di Marco e Matteo, è un
perfetto sconosciuto. L’evangelista Luca dice, invece, che era giovane ed
“era molto ricco” (cf. 18,23). Potremmo farci le seguenti domande: Come,
dato che era cosi giovane, possedeva una così cospicua fortuna? Aveva
vinto qualche premio? Forse aveva ricevuta in eredità?
Il giovane ricco nonostante le sue
ricchezze sente un vuoto profondo nel suo cuore, gli manca qualcosa. Sa
che la sua vita non ha acquisito un senso vero e ha scoperto che né oro né
argento gli hanno dato la vera e autentica ricchezza. Sapeva che Gesù
percorreva la Palestina annunziando una bella notizia (Vangelo =
bella notizia), il regno di Dio, una vita divina, eterna. Che cosa si
doveva fare per far parte di quello che annunziava Gesù? Sapeva che Gesù
ha parole che suscitano senso negli uomini e per questo corre verso di Lui
per fare la domanda più importante della sua esistenza. Sappiamo per certo
che questo tale/giovane conosceva Gesù, almeno di fama. Il giovane arriva
agitato, si inginocchia e dopo pochi istanti chiede ciò che le sue
ricchezze mai sarebbero state capaci di dargli: "che cosa devo fare per
avere la vita eterna?" (Mc 10,17). Il Maestro espone il requisito cui deve
adempiere per entrare nella vita: «osservare i comandamenti» (Mc 10,18).
Il giovane sembra ignorarli e chiede: «Quali?» (Mt 19,18). Sa bene,
invece, quali sono; da ebreo non può ignorarli perché fin dalla sua
nascita è stato educato nell’osservanza della Legge.
Gesù gli
propone la strada, capisce che questo giovane vuole la perfezione; e non è
una richiesta assurda. Lui stesso afferma: “siate dunque perfetti come è
perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). La richiesta del giovane,
dunque, non è irrealizzabile: Dio chiama ogni uomo alla perfezione. Invita
ad entrare a tal punto in comunione con Lui da voler donare la sua essenza
interamente: la perfezione, la bontà, l’amore. Ma per fare questo
occorrono due cose: il distacco dalle ricchezze condividendole con i
poveri; seguire Gesù senza remore e senza ripensamenti (cf. Lc 9,
62).
«Se vuoi essere perfetto, va’,
vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo;
poi vieni e seguimi» (Mt 19,21).
Il giovane ora non ha più il
coraggio di replicare perché è stato colpito nel suo bene più caro: la
ricchezza. Quel giovane si oscurò, dice il Vangelo (stygnàsas =
contrasse il volto per la tristezza). Se ne andò afflitto, poiché
aveva tanto, ma non si era arricchito della cosa più importante: Dio.
Quel giovane non ha avuto il
coraggio di fare il passo definitivo, non si è fidato di Gesù che lo
chiamava a realizzarsi in modo definitivo prospettando la vera
felicità. |