Giovani, un ragazzo del vangelo...

 

Una delle figure più affascinanti dei Vangeli è senza dubbio quella di Giovanni: il discepolo più giovane di Gesù e persino il suo prediletto. Era figlio di Zebedeo e di Salomè, fratello di Giacomo. Il suo nome, tipicamente ebraico, significa “Il Signore ha fatto grazia”. Si dedica alla pesca come suo padre, è stato discepolo di Giovanni Battista e sarebbe stato tra i primi a passare al seguito di Gesù quando proprio il Battista l’indicò come "l'agnello di Dio". Secondo la versione matteana e marciana, Giovanni stava riassettando le reti sulla sponda del lago di Tiberìade, quando Gesù lo chiamò insieme con il fratello (cfr. Mt 4,21; Mc 1,19). La redazione di Matteo fa intendere che a Giovanni già al momento dalla chiamata (Mt 4,18-22), gli fu chiesto qualcosa di più. Si dice che Pietro e Andrea - "lasciate le reti" - seguirono Gesù; invece di Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello si dice che "lasciate le reti e il padre, seguirono Gesù". È chiesto un distacco, non solo dalle cose (reti) , ma anche dagli affetti il (padre). Viene ricordato, inoltre, come "il fratello di Giacomo" (Mt 17,1) e, quindi, messo in secondo piano e quasi posto nell’ombra rispetto al fratello. Gesù stesso diede ai due fratelli il nuovo nome di Boanerghes, ovvero “Figli del Tuono”. Quando un villaggio samaritano rifiutò ospitalità a Gesù, che si stava recando a Gerusalemme, la loro risposta immediata fu: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?» (Lc 9,54). Parole che lasciano intendere una fede ardente, mista a reazioni impulsive e veementi. A Giovanni è chiesto, insieme al fratello, di "bere il calice che Gesù berrà" (cfr. Mt 20,22), ma non gli sarà concesso di "sedere alla destra o alla sinistra di Gesù", come la loro madre aveva chiesto (cfr. Mt 20, 23). Possiamo affermare che la sua è una sequela per puro amore e non per interesse! Tradizionalmente si ritiene che la designazione de il discepolo che Gesù amava, che incontriamo varie volte nel vangelo di Giovanni, si riferisce a lui. Certamente in quello straordinario momento in cui visse accanto al Maestro doveva essere molto giovane, forse poco più che un ragazzo.

Giovanni fa sempre parte del gruppo ristretto, che Gesù prende con sé in determinate occasioni. È insieme a Pietro e a Giacomo quando Gesù, a Cafarnao, entra in casa di Pietro per guarirgli la suocera (cfr. Mc 1,29); con gli altri due segue il Maestro nella casa dell'archisinagògo Giàiro, la cui figlia sarà richiamata in vita (cfr. Mc 5,37); lo segue quando sale sul monte per essere trasfigurato (cfr. Mc 9,2); gli è accanto sul Monte degli Olivi quando davanti all’imponenza del Tempio di Gerusalemme pronuncia il discorso sulla fine della città e del mondo (cfr. Mc 13,3); e, finalmente, gli è vicino quando nell'Orto del Getsémani si ritira in disparte per pregare il Padre prima della Passione (cfr. Mc 14,33). Poco prima della Pasqua, quando Gesù sceglie due discepoli per mandarli a preparare la sala per la Cena, a lui ed a Pietro affida tale compito (cfr. Lc 22,8). Stupenda è la sua delicatezza nell’ultima cena quando, con l’affetto proprio dei più piccoli appoggia il capo sul petto di Gesù. La presenza di Giovanni ai piedi della croce ci fa pensare che forse solo perché essendo giovane poteva impunemente avvicinarsi, come discepolo, accanto al luogo dell’esecuzione, insieme alle donne, senza rischiare di essere travolto dalla collera dei Giudei. I suoi sogni, i suoi progetti, il suo entusiasmo dovette fare i conti appunto con la dura realtà della croce. Chissà, forse quando, stretto a Maria, Gesù lo affidava a Lei come figlio, dandogli al contempo l’incarico straordinario di prendersi cura di quella Mamma tutta speciale, forse qualche lacrima scendeva sul suo volto, schiacciato da un dramma troppo pesante per la sua giovane età. Il questo momento diventa il destinatario del testamento del Signore. È l’ora in cui tutto viene a compiersi. È il testamento del Profeta abbandonato.

Giovanni era il “cucciolo” del gruppo, colui che corre più veloce di tutti verso il sepolcro vuoto per andare a vedere Gesù: è la sete dell’amore. Arriva per primo e pur pressato dall’emozione e dalla eccezionalità dell’evento, che stimola la naturale curiosità dei giovani… aspetta, non tralascia il rispetto per Pietro, più grande di lui e guida della comunità, e gli cede il passo all’ingresso della tomba: è il rispetto dell’amore, che sa far posto all’altro.

Viene da chiedersi che cosa abbia potuto spingere un giovane a lasciare le sue amicizie, le sue compagnie, il corteggiamento delle ragazze, la naturale vita quotidiana tipica di ogni ragazzo in ogni luogo della terra e sotto ogni latitudine, per seguire Gesù. La risposta non potrà essere razionale… La risposta la darà Giovanni stesso nel prologo del suo vangelo, quando testimonierà che venne al mondo la luce vera, quel Verbo che in principio era presso Dio e che era Dio (cf. Gv 1). Quel ragazzo, che assieme agli altri riceverà lo Spirito nel Cenacolo (At 2), testimonierà con la sua parola l’immenso mistero di Dio incarnato sulla terra per redimere l’uomo dal peccato.

Per tutti i giovani, che cercano Gesù nella loro vita, amandolo con tutta l’anima, con tutto il cuore, con tutte le forze, Egli sarà un Dio vero che nessuna indagine storica potrà restituire. Anche voi come Giovanni, sentitevi il “discepolo amato” perché solo sperimentando quest’amore gratuito sarete ingrato, di testimoniare l’Amore.