N. giordano,
Il Dio ignoto. Fra dubbi e certezze, Editore VivereIn (collana
Euntes), Roma 2008, pp. 252, € 8.10.
L’autore
si addentra in un viaggio spirituale alla ricerca di Dio, rifiutando «l’immagine
di un Dio cattivo, invidioso, collerico » (p. 18), di un Dio dalle fattezze e
delle dimensioni dell’uomo, pensato per soddisfare i suoi bisogni. Si meraviglia
sempre del dono della vita, anche se non infinita, perché dice di aver capito
che siamo parte del
Tutto,
parte della creazione del Signore. Perfetto Amore, che ha preso dimora in noi e
che, quindi, non potremmo mai veramente essere separati da lui, nonostante le
nostre imperfezioni.
Parla della sua visone di Dio, Nicola Giordano, in particolare parla di un Dio
presente nella brezza leggera, quella che ristora i cuori, oltre le attese. Per
quanto si possano fare domande su Dio, per quanto si possano spingere le
ricerche su di lui, per la sua natura infinita, non si potrà mai arrivare a
possederne la vera essenza. Parla del Logos come del principio creatore di ogni
cosa, Giordano, della Parola che si è fatta carne in mezzo a noi, ma non
discrepante dal Padre, perché non ci può essere divisione o contraddizione in un
Essere perfettissimo, cosa che stupisce e meraviglia molto l’autore in quanto
permette agli uomini il diritto di poter dire che Dio abita in noi.
Lo scrittore si auspica un viaggio che lo porti alla
vera pace, intesa come processo a uniformarsi a Dio, a sottomettersi a lui, non
come schiavo ma come un figlio che ha a cuore tutti i desideri del padre, che
vuole e spera in tutto ciò che il padre desidera; vorrebbe rapportarsi a lui,
per conoscere finalmente questo Dio ignoto, di cui tutti parlano ma che nessuno
a mai potuto veramente conoscere, con la consapevolezza che alla fine del
percorso della vita entrerà a farne parte pienamente, raggiungendo la pienezza,
in cui niente sarà perduto. L’autore, con numerose metafore, cerca di
trasmettere al lettore il grande amore che ha verso Dio, il suo desiderio di
poterne tracciare i contorni, di poterlo raggiungere in qualche modo, di poter,
tramite lui, guarire dalla sua cecità e sordità nei suoi confronti. Il grande
amore che lo muove si percepisce anche quando tratta il tema della dannazione
eterna, a cui non riesce a dare una risposta se non quella di rifugiarsi
totalmente nella Divinità. Tutti i credenti, alla luce di ciò dovrebbero amare
la vita perché suo immenso dono, amore i fratelli perché in loro c’è Dio,
promuovere una personale crociata interiore verso la vera conversione del cuore
ma che deve partire dalla mente e produrre effetti tangibili nella vita di tutti
i giorni,con una fede vera e sincera, unico strumento per raggiungere Dio.
Questo libro ha un inizio accattivante anche se oscuro a tratti, perché nella
trattazione degli argomenti sembra sconfinare nella filosofia e nei meandri
delle disquisizioni mentali dell’autore stesso. Il testo non sempre è lineare
nelle connessioni logiche, forse proprio ciò lo rende affascinante. Sembra
essersi instaurato un dialogo tra lo scrittore e il Dio nascosto. È proprio il
grandissimo amore e l’immenso desiderio di avvicinarsi a Dio che pervade tutto
il saggio, insieme al bisogno di amare pienamente i frutti che ha concesso; la
vita, in tutti i suoi aspetti, felici e non, e gli altri uomini, visti come
fratelli perché tutti figli dello stesso Padre, perché tutti con la stessa
essenze del Verbo Creatore di ogni cosa; «è bella la vita anche se dovesse
fiorire tra le spine o dovesse nascere negli anfratti delle fredde rocce. Sono
belli tutti gli istanti del vivere degli uomini, del loro camminare insieme. Se
poi l’incontro diventa manifestazione ed irradiazione della luminosità divina,
anche la vita più povera è sempre pienezza di amore» (p. 81).
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