La guarigione della figlia
della donna siro-fenicia (Mc
7, 24-30)
Marco ci riporta che Gesù “Partito di là, andò nella
regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo
sapesse, ma non potè restare nascosto. Subito una donna che aveva la sua
figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si
gettò ai suoi piedi. Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il
demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia” (vv. 24-26).
Devo dire che sono stato sempre impressionato dei destini dei bambini di
cui parlano i vangeli: il loro cammino verso l’età adulta, il diventare
donna o uomo, è costantemente bloccato dall’«essere posseduto» (la ragazza
in Mt 15,22; il ragazzo in Mc 9); o addirittura sono già morti (la figli
di Giairo in Mc 5,35ss; il figlio della vedova di Nain in Lc 7,12ss).
La donna
Cananea non temette di andare in cerca di Gesù... Matteo
nel suo racconto
riporta che la donna si mese a gridare (cf. 15,22). Spesso troviamo
questo “grido” in tanti episodi evangelici. L’amore di madre per la figlia
ammalata che non ha
trovato nessun guaritore fra i pagani, ora non si
preoccupa di norme religiose né della reazione degli altri, ma cerca la
guarigione là dove la sua intuizione le fa vedere una soluzione: cioè in
Gesù!
Fedele alle norme della sua religione, Gesù cerca di spiegarle il motivo
del suo rifiuto con un linguaggio semplice e ricco d’immagini: "Lascia
prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e
gettarlo ai cagnolini" (v. 27). L'uso del diminutivo, usato da Gesù,
attenua, ma non di molto, l'asprezza dell'insulto. "Cane" era, in tutto il
Medio Oriente antico, la più pesante delle ingiurie, era il nomignolo con
cui gli ebrei designavano i pagani. Un'immagine cruda, ripresa in vari
testi del NT: "Non date le cose sante ai cani, né gettate le vostre perle
davanti ai porci" (Mt 7,6). "Fuori i cani!" (Ap 22,15). "Guardatevi dai
cani!" (Fil 3,2). Era usata per mettere in rilievo l'assoluta
incompatibilità fra la vita pagana e la scelta evangelica.
Tuttavia c'è la promessa di Dio: "Io stesso cercherò le mie pecore e ne
avrò cura. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile
quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura
della grassa e della forte; le pascerò con giustizia" (Ez 34,11.16). La
donna cananea era una pagana, non apparteneva al popolo eletto… Obbediente
al Padre, fedele alla sua missione, Gesù segue il suo cammino e non bada
alla richiesta della donna!
La donna non si dà per vinta. Fa ancora un tentativo per ottenere la
guarigione della figlioletta. Notiamo che lei è d’accordo con Gesù, e
prendendo spunto proprio dall’immagine usata da Gesù, allarga il paragone
e lo applica al suo caso: "Si, Signore, ma anche i cagnolini sotto la
tavola mangiano delle briciole dei figli" (v. 28). La donna non si offende
di essere annoverata tra i cagnolini e in questo dimostra una grande
umiltà. Chiunque, al suo posto, si sarebbe sentito offeso... Lei è come se
dicesse: “Se sono un cagnolino, allora ho il diritto dei cagnolini, cioè:
le briciole mi appartengono!”.
Gesù ora replica "Per questa tua parola va, il demonio è uscito da tua
figlia" (v. 29). A partire da quell’istante sua figlia fu guarita.
L’evangelista Marco, infatti, riporta che la donna “tornata a casa, trovò
la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato” (v. 30). Quale
gioia nel ritorno a casa! Trovare la figlia guarita completamente…
Con questo episodio Gesù insegna che il Vangelo della salvezza è aperto a
tutti e veramente “Dio non fa preferenza di persona, ma chi lo teme e
pratica la giustizia a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto” (At
10, 34). Un grande ammiratore della Cananea era Sant'Agostino. Quella
donna gli ricordava sua madre Monica. Anche lei aveva inseguito il Signore
per anni, piangendo e chiedendogli la conversione del figlio. Non si era
lasciata scoraggiare da nessun rifiuto. Aveva inseguito il figlio fino in
Italia e a Milano, fino a che lo vide tornato al Signore.
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