Capitolo sesto
Gesù incontra Zaccheo
Gesù può essere definito l’uomo degli incontri. Durante la sua vita terrena ha incontrato moltissime persone, perlopiù peccatori. Tanto che i benpensanti del tempo, i suoi denigratori, lo accusarono: "Egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?" (Mc 2,16). Gesù conosceva benissimo la sua profonda vocazione-missione… "non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori" (Mc 2,17). Era cosi evidente l’interesse, l’amore, la familiarità con i peccatori, che fu accusato di essere "amico dei pubblicani e dei peccatori" (Mt 11,19 // Lc 7,34)… L’incontro con Zaccheo ci viene riportato dall’evangelista Luca (19,1-10). Chi è Zaccheo? Luca lo presenta come un personaggio poliedrico. Notiamo un primo momento in cui Zaccheo è considerato un nessuno. Non ha una storia dietro le spalle! L’evangelista annota solamente che è capo dei pubblicani e ricco. Leggendo attentamente… notiamo quest’uomo piccolo di statura correre fra la folla perché cercava di vedere quale fosse Gesù… Nessuno si scansa quando passa. E’ un numero fra quella folla. E’ pure aveva un nome, ma per tutti era Nessuno. Sembra davvero molto strano che risulti uno sconosciuto, poiché Luca riporta la sua professione e la sua posizione sociale. L’essere considerato un pubblicano lo annovera nella categoria di persone segnata da un pubblico giudizio. Egli era un esattore delle tasse e, nel riscuoterle, sfruttava la povera gente per un proprio tornaconto. L'evangelista sottolinea che non è uno dei tanti pubblicani, ma è arcipubblicano, cioè, capo dei pubblicani. Se i pubblicani erano considerati dei pubblici peccatori, Egli lo é a pieno titolo. Desiderava, però, è scritto vedere Gesù. Ci domandiamo da dove nasce questo desiderio? Non era certamente un desiderio di conversione, né la ricerca del Signore. Molti altri cercavano di vedere e toccare Gesù per chiedere una guarigione, una liberazione, un consiglio… sicuramente aveva sentito parlare dei prodigi che aveva operata nei villaggi vicini e lo aveva incuriosito. Egli non cerca Gesù per avere una guarigione, ma semplicemente è curioso di vedere chi sia quest’uomo di cui ha sentito parlare. ... Zaccheo era piccolo di statura e non riusciva a vedere chi fosse Gesù. Trova un soluzione, corre avanti e sale su un sicomoro, poiché sarebbe passato di lì. Mentre se ne stà tranquillo sul sicomoro, avviene una cosa inaspettata sia da Lui che dalla folla. Zaccheo che voleva vedere Gesù, invece, venne visto e chiamato da quel Gesù, così cercato da tutti: Zaccheo (come conosceva il suo nome?). Quante persone prima di Gesù avevano pronunziato quel nome; alcuni avevano, persino, imprecato quel nome, altri lo avevano disprezzato, deriso. Ora sente pronunziare il suo nome, ma in maniera nuova… Il nome nella Scrittura indica l’essere di colui che viene chiamato. Gesù non lo considera come un esattore delle tasse, ma una persona. Immaginiamoci, per un attimo, la meraviglia di Zaccheo! Come mi ha visto? Si sarà chiesto nascosto tra le fronde. Avrà, poi, spostato le foglie e, finalmente, visto Gesù. Ma il maestro non lo accontenta soltanto nel lasciarsi vedere (che già gli sarebbe bastato), ma và oltre, prende l’iniziativa: scendi subito, perché oggi voglio fermarmi a casa tua. Qui possiamo intravedere il secondo momento: da un nessuno diventa qualcuno. Quell’uomo che desiderava vedere non solo ha appagato il suo desiderio, ma si è addirittura auto-invitato a casa. Questo sconosciuto non lo tratta come gli altri. Zaccheo lo accolse pieno di gioia e chiese alla sua signora di preparare un banchetto per il gradito ospite. E’ inizia la festa. Da sempre nella cultura e nella religione ebraica il banchetto era l’espressione fondamentale dell’amicizia, della festa e della pace: un banchetto alla presenza di Dio aveva concluso l’antica alleanza (cf. Es 24,11); "un banchetto di grasse vivande" (Is 25,6) sarebbe stata la festa escatologica (cf. Is 25,6-8). Con il gesto di prendere parte ai conviti, Gesù intende celebrare la festa del Regno che viene nel mondo, come offerta di perdono, di amicizia e di gioia (Sul senso della gioia a tavola cf. Pisano F., La gioia nella comunità parrocchiale, in Spiritus Domini 8-9(1986), 11-12). E’ la festa della nuova alleanza tra Dio e il suo popolo, una festa di nozze (cf. Mc 2,19), aperta a tutti gli uomini, nella quale per˜ entrano solo coloro che riconoscono di aver bisogno di salvezza... (La verità vi farà liberi, n. 198). …Non mancano le accuse da parte dei benpensanti del tempo: é andato ad alloggiare da un peccatore!. Gesù non si cura del loro giudizio! Il testo non ci riporta come è andato il banchetto. Mi piace immaginare che Gesù abbia approfittato della circostanza per evangelizzare... Luca non riporta quello di cui si è parlato, ma deve essere stato un discorso così profondo da farLo prendere quell’iniziativa… Dal desiderio di vedere chi fosse Gesù (v.3) Zaccheo passa a stargli difronte in piedi (alzatosi) chiamarlo Signore [Kyrios] (v.8). E la proclamazione della Signoria di Gesù nella vita di Zaccheo si trasforma in gesti concreti e segni di conversione: "io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". E’ la restituzione prescritta dalla legge… "… Quando una persona si sarà resa colpevole. Dovrà confessare il peccato commesso e restituirà: il reo rifonderà per intero il danno commesso, aggiungendovi un quinto e lo darà a colui verso il quale è responsabile" (cf .Num 5,6-7) e "Pagherà quattro volte il valore della pecora" (2Sam 12,6a). Il brano si conclude con una dichiarazione solennissima di Gesù che commenta la decisione di Zaccheo: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa… il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" (19,1-10). Una dichiarazione che permette non solo di entrare nel cuore stesso di Gesù, ma anche di immaginare la gioia di Dio che esclama: "Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora smarrita. Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduto" (Lc 15,6.9) oppure di ritrovare l’eco del rimprovero dolce e persuasivo del Padre: "era giusto far festa e darsi alla gioia, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stata ritrovato" (Lc 15,31). |