Sintesi dei Capitoli 10°, 25° e 26°

L’uomo desidera l’amicizia. L’uomo è fatto per amare e per essere amato. Giovanni Paolo II afferma: "L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente" (Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Redemptoris hominis, 10). L’uomo è nato per e dall’amore. Veramente "è l’amore che fa esistere" (M. Blondel). "Amare qualcuno significa dirgli: Tu non morirai" (G. Marcel). Per amore siamo nati; per amore viviamo; essere amati è gioia della vita; non esserlo e non saper amare è infinita tristezza. "Chi non ama rimane nella morte" (1Gv 3,14). "Se c’è in me una certezza incrollabile, essa è quella che un mondo che viene abbandonato dall’amore deve sprofondare nella morte, ma che là dove l’amore perdura, dove trionfa su tutto ciò che lo vorrebbe avvilire, la morte è definitivamente vinta" (Marcel G., Homo viator, Paris 1944,189). "La vita è solo se Tu Mi chiami amore" afferma Ambra Angiolini. Si voglia o no tutti "siamo in cerca d’amore": "E non buttarti giù se ti è finito un amore/ sarà soltanto un colpo in più/ un altro esercizio del cuore/ una ragione in più per ritornare a cercare qualcuno che da qualche parte c’è/ Siamo tutti quanti in cerca d’amore/ lupi solitari con un grande cuore/ E non pensarci su c’è tempo per ricordare/ la vita non si ferma qui/ e poi il cuore sa ricordare" (Lupi solitari, Ivana Spagna).

Realmente l’amicizia è come l’olio benevole della vita. E’ buona, utile, stimolante e calmante. Oserei dire che l’amicizia è necessaria. Poiché l’assenza di comunicabilità, l’introversione, il ripiegamento su se stessi generano l'egoismo. L’egoismo è la più alta barriera dell’amicizia. L’egoista è inabile all’amore!

L’uomo si sente realizzato nell’amicizia, ed è in essa che l’uomo conosce meglio se stesso. L’uomo è persona, cioè è capace di entrare in dialogo. L’uomo necessita di un tu. Il dialogo è parte integrante della persona, una sua vocazione originaria: si entra in se stessi, ci si scopre, ci si comunica, ci si progetta, ci si scopre rapportati agli altri... Ognuno di noi si è sentito legato a determinate persone. Dio creando l’uomo ha posto, nel suo cuore, un desiderio immenso d’amore; potremmo dire con Agostino: "Hai fatto il nostro cuore per Te (per l’amore), ed inquieto è il nostro cuore finché non riposi in Te (nell’amore)" (Agostino, Confessioni 1, 1).

L’amicizia è un impegno grande. L’amicizia è un impegno concreto perciò non bisogna banalizzare l’amicizia: "Con un uomo ‘qualsiasi’ non aprire il tuo cuore, perché non abbia a portar via il tuo bene" (Sir 8,22). Invece il buon amico non ha prezzo. "Un amico fedele è una protezione potente e chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele non c’è prezzo". (Sir. 6,14-15a). Proprio per questa sua preziosità l’amico può essere considerato un patrimonio personale: "L’Amico - disse Stevenson - è un regalo che facciamo a noi stessi". Sant’Agostino sosteneva che "gli amici sono un’anima in due corpi" (Agostino, Confessioni I, IV, c. 6, 2).

L’importanza del volto dell’Altro e degli altri

La prima cosa che una persona nota dell’altro è certamente il suo volto, aspetto oggi ripreso da molti teologi, filosofi… Qualche nome: Emmanuel Lévinas (cf. Totalità e infinito. Saggio sull’esteriorità, Milano 1985).; Olivier Clément che ha definito il Cristianesimo "Religione dei volti" (cf. Riflessioni sull’uomo, Jaca Book, Milano 1990, 32).

Nel cuore di ogni uomo c’è un desiderio innato: scrutare con i propri occhi il volto dell’amato.

E si ama in maniera concreta! Non con belle parole, ma con gesti veri d’amore. C’è una frase in un libro di don Lorenzo Milani, in cui i ragazzi dicono: "Le professoresse (parlano della scuola), sono come i preti e le puttane, amano tutti e non amano nessuno" (Milani L., Lettera a una professoressa, Fiorentina 176,41). Non si può essere professionisti dell’amore … l’amore universale non esiste; l’unico amore che esiste è l‘umile e concreto: fatti di gesti veri! "El que ama se compromette hasta el final- Colui che ama si compromette fino in fondo" (proverbio America Latina).

L’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio (Gn 1, 27), per tale motivo il volto dell’altro è il volto dell’Altro (Dio). Egli "nel volto dell’altro ci visita e ci attira verso un esodo senza ritorno... L’altro è ‘traccia’ dall’Altro" (Levinas, Totalità e infinito. Saggio sull’esteriorità; nonchè La traccia dell’altro, Napoli 1979). Quali conseguenza ha nella quotidianità? L’incontro con l’altro viene visto come ostacolo alla mia libertà. … L’altro deve essere calpestato, umiliato perché possa l’"io" trionfare sul "tu", l’uomo si chiude nel proprio egoismo. Questo, nella letteratura, viene ri-proposto come "l’uomo che si guarda". … Ritorna in mente un personaggio della mitologia greca. Narcisio: "guarda se stesso, si specchia, si compiace, si arresta, si innamora di una immagine. Narcisio [...] non conosce né alterità né differenze... Le limpide acque di quel lago sono statiche, senza storia, senza futuro: il contrario delle acque della piscina di Siloe, sempre in attesa di un domani da afferrare nel momento, nell’oggi [...]. Il contrario di Narcisio [...] è Gesù (Gentiloni F., Il volto e l’immagine, Marietti, Genova 1989, 84).

L’egoismo è la più alta barriera dell’amicizia, l’egoista è inabile all’amore. L’uomo chiudendosi in se stesso va contro la sua stessa natura, poiché l’uomo è, per sua natura, un "essere relazionale". "L’uomo non è fatto per vivere solo" (Fide et ratio, 31); "Nessun uomo è un’isola" (Thomas Merton). L’uomo è stato definito un "essere con gli altri" (Martin Heidegger), ha bisogno di rapportarsi agli altri per conoscersi e realizzarsi. Il testo sacro drammatizza la ‘solitudine dell’uomo’. Fin dai primi albori della creazione, al primo Uomo mancava il calore di una persona a lui simile. Sarà Dio stesso a donare all’uomo la compagna di viaggio (cf. Gn 2,18-22).

Chi renderà l’uomo capace di amare?

Il Profeta di Gibran ha intuito la grande risposta: "Quando ami non dire: Ho Dio nel cuore, ma piuttosto: Sono nel cuore di Dio" (Il profeta, Milano 19833,30).. E’ Lui che ci contagia l’amore, è Lui che inizia in noi quello che noi non saremo mai capace di iniziare. Per dirla con Agostino: "Nulla maior est ad amorem invitiatio, quam prevenire amando- Non c’è invito più grande all’amore che prevenire l’amore" (De Catechizandis rudibus, 4,7). Dio amandoci ci rende capaci di amare. Dio contagia, in noi, il dono dell’amore: amati cominciamo ad amare. … Non temere di perderti, abbi il coraggio di donarti... scoprirai l’amicizia...