Introduzione
In uno stile semplice e lineare, lontano da ogni presunzione, il giovane autore, come egli stesso scrive nell’introduzione, ha un solo scopo: "dire a tutti che il Padre ci ama".
Nato dalla riflessione proposta da Giovanni Paolo II nella
Tertio Millennio Adveniente per l’anno pregiubilare dedicato al Padre, il
lavoro di Pisano è il risultato sentito di una profonda meditazione interiore
che ha portato l’autore, nonostante la sofferenza e le vicissitudini della sua
vita, a sentirsi realmente figlio di Dio. "... per gli altri - scrive nel
Primo Capitolo - essere figlio è una metafora tolta dal rapporto tipicamente
umano, cioè significa che Dio tratta l’uomo, che ha creato, come un padre umano
tratta suo figlio; per i cristiani, invece, Dio è veramente Padre del Figlio
unigenito a livello di vita eterna e da questo ogni rapporto di paternità e
filialità sulla terra prende nome, cioè senso e sostanza (cf Ef 3, 14-16)". Un itinerario di fede, quello di Pisano, che non ha disdegnato di confrontarsi con la tradizione psicologica - sociologica e filosofica delle tante dottrine come quella freudiana, che spiegano, in termini razionali, l’origine della figura di un Dio-Padre come proiezione dei desideri inconsci dell’uomo. Accanto alla riflessione psicologica e sociologica analizzata dall’autore in maniera chiara e sintetica, vi è l’esame di una certa tradizione teologica-catechetica che, in un passato non troppo lontano, ha presentato Dio come Padre-Padrone, pronto a vendicarsi e a punire i peccatori "fino alla terza e alla quarta generazione" (Dt 5,9). A questa immagine distorta di Dio-Padre, Pisano contrappone con forza e convinzione, ma soprattutto con amore, il volto misericordioso del Padre rivelatoci da Gesù in maniera emblematica nella parabola del Figliuol prodigo. Nel termine "Abbà" usato da Gesù e da Lui soltanto per invocare Dio, l’autore riscopre da un lato, la gioia e la quiete dell’abbandono filiale e fiducioso nelle braccia del Padre, dall’altro ritrova nella fraternità la chiave dell’economia della salvezza.
Come insegna Gesù, Pisano ripete "Padre "nostro" perché
nessuno di noi può scusarsi come Caino "sono forse il custode di mio fratello?"
(Gn 4,9); perché come si esprimeva il poeta francese Charles Péguy: "dobbiamo
tornare insieme alla casa del Padre"". In questo cammino di ritorno alla casa del Padre, l’autore riscopre un Dio "Amante della vita" (Sap 11,26) e nella resurrezione di Cristo la speranza e il senso ultimo dell’esistenza. Di qui l’appassionata difesa della natura e soprattutto della vita, che aperta a cieli nuovi e a terra nuova, è dono di Dio e può essere fonte di felicità anche per un bambino handicappato.
A quanti propongono l’aborto nei casi di malformazione del
feto, Pisano risponde convito "E chi ha detto che una persona malformata non
sarà felice?" E’ la risposta di chi, nella sua travagliata esperienza, ha saputo ripetere con fede "Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome". Questa consapevolezza basta all’autore per sentire che con tutti i suoi affanni la vita è bella, perché "L’amore diffusivo del Padre - come egli scrive - trabocca al di là del Figlio stesso e si riversa nel cuore di ogni uomo" (cf Rm 5,5).
Gennaro Matino (Docente di Teologia Pastorale alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sez."S. Tommaso", Napoli. Parroco della chiesa "La Trinità" in Napoli); |