Creatività come valore
- seconda parte-
Nel precedente numero conclusi
l’articolo con una domanda che voglio riprendere: Chi meglio della scuola
per promuovere la creatività?
Sono convinto tutti gli indirizzi scolastici possono aiutare i giovani a
sviluppare la creatività. Bisogna capire come. Da anni ormai sentiamo
parlare della scuola dell'autonomia e ci stiamo abituando a sentir
circolare nell’ambiente scolastico parole come “progetto” o “laboratorio”.
Moltissimi di questi progetti e laboratori intendono stimolare i giovani
alla creatività e all’innovazione, all’espressione della fantasia e delle
attitudini individuali, all’elaborazione generativa di idee e progetti, al
fine di responsabilizzarli e accrescere la percezione del loro valore e
delle proprie capacità.
Oggi sono in molti a pensare che la creatività possa essere la chiave di
volta nella scuola. Quella creatività che ti permette di pensare
outside-the-box come dicono gli inglesi. Che ti permette di affrontare
e risolvere tutti gli scenari possibili che ti si presenteranno nel
futuro. Quella creatività che è insieme la base per problem solving,
innovazione, sviluppo, crescita.
Mi convinco sempre più che è necessario, per sviluppare la creatività nei
nostri ragazzi, mettere in essere un progetto o un laboratorio che mira
proprio a promuovere i linguaggi della creatività. Favorire, per esempio,
i processi mentali dell’invenzione: creare spot pubblicitari oppure spot
sui temi della lotta alle mafie. Vorrei dire che fortunatamente molte sono
le scuole – di ogni ordine e grado - che promuovono progetti di scrittura
creativa come la “pagina che non c’era”. Iniziativa, questa, che stimola
moltissimo i ragazzi e soprattutto li fa lavorare volentieri insieme… Le
tecniche espressive ci consentono di lavorare con il pensiero creativo. La
pagina che non c’e è un progetto di promozione della lettura in ambito
scolastico, che cerca di rispondere in modo nuovo a questo interrogativo,
aiutando i ragazzi a superare la consueta diffidenza nei confronti
dell’atto della lettura attraverso un gioco letterario: scegliere un libro
e inserire in un punto qualsiasi della narrazione una pagina in più,
imitando lo stile dell’autore.
L'immaginazione è creatrice, la fantasia è creatrice… per questo motivo
citando Gianni Rodari possiamo affermare: "la mente è una sola. La sua
creatività va coltivata in tutte le direzioni".
La creatività è una facoltà propria dell’umano. Si è mai visto un gatto
essere creativo? Un elefante?
Cosa intendono i giovani per creatività? Creatività, per i giovani, è un
concetto molto semplice: vivere con libertà, poter esprimere il proprio
pensiero e le proprie idee. Loro vorrebbero vivere in modo più semplice e
creativo, così come quando fanno un disegno astratto… La creatività come
libertà di provare a sprigionare i loro talenti, la loro passionalità ed
il loro amore per quello che intendono manifestare mi sembra un modello
educativo molto valido.
Credo che lo spettro dell’agire creativo è amplissimo, quasi circolare
(dal nulla al tutto o viceversa): dal nulla (l’opera d’arte come vuoto, la
musica che non è musica); all’agire quotidiano di routine che può essere
creativo se interpretato con originalità (la baby sitter può essere
creativa, in questo senso); sino all’atto folle, alla pazzia anche
distruttiva e alle “invenzioni” nel vestire, o nella pettinatura.
Gli ambiti della creatività sono l’arte, la pittura, la letteratura, il
teatro, la pubblicità, il marketing, ambiti in cui oggi si colgono idee e
soluzioni “creative”. A tal proposito parlando con i ragazzi abbiamo
costatato che il Social Network (rete sociale) più importante e più usato
come Fecebook è nato grazie a Mark Elliott Zuckerberg che può essere
definito un ragazzo creativo.
I giovani creativi, possiamo affermare, sono coloro che indagano nuovi
percorsi, sono coloro che, usano le tecnologie per riprodurre la realtà e
per poi rielaborarla. Pertanto è possibile sfruttare la creatività dei
giovani come risorsa professionale, inserirsi nel mondo del lavoro.
Purtroppo però dobbiamo dire che oggi chi lavora nel mondo “creativo”,
finisce col dedicare alla creatività molto poco tempo. Esegue, non crea.
Vale per i fotografi, per i videomaker, ma vale anche per il marketing,
per i processi di comunicazione, nella pubblicità, nell’editoria… ovunque.
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