Una
parola che perdona e che guarisce
La
guarigione del paralitico di Cafarnao (Mc 2,3-11)
seconda
parte
Gesù è accusato di
blasfemia dai padroni del potere
Gli scribi, che appaiono
sulla scena solo ora, pensavano in cuor loro: “Perché costui parla così?
Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?” (Mc 2,7).
Inorridiscono al sentire un guaritore volersi fare “come dio”: per la
mentalità ebraica solo Dio può rimettere i peccati.
Basti pensare ai numerosi
passi biblici dell’Antico Testamento (cf. Es 34,6-7; Is 43,25; 44,22). La
prima verità su cui dovremmo riflettere è proprio formulata dagli scribi.
Gesù implicitamente conferma: solo Dio può rimettere i peccati. L’uomo può
“commettere” il peccato, ma solo Dio può “rimetterlo”.
Oggi c’è la pretesa
dell’uomo moderno di assolversi da solo: “Io stesso oggi mi accuso e solo
io posso anche assolvermi” (così grida un personaggio del filosofo
Sartre).
Per la mentalità ebraica
solo il sacerdote poteva dichiarare qualcuno perdonato e purificato. Come
mai Gesù, uomo senza studi, laico, semplice falegname, poteva dichiarare
le persone perdonate e purificate dai peccati? Il motivo di questa
mormorazione e l’accusa lanciata contro Gesù é l’autorità con cui ha
comunicato il perdono. Leggendo attentamente però non ha detto: “Io ti
perdono”, ma “I tuoi peccati ti sono perdonati”, si intende da Dio. L’uso
del verbo al passivo (apheontai) attesta l’azione di Dio mediata da Gesù
(come afferma il v. 10). In Gesù, Dio rende presente tra gli uomini il
potere che gli è proprio, quello di rimettere i peccati. Nel battesimo al
Giordano, Giovanni Battista lo aveva già segnalato: “Ecco l’agnello di Dio
che toglie il peccato del mondo”. La liberazione e la rinascita dell’uomo
inizia dal perdono dei peccati.
A Gesù non è sfuggito il
loro pensiero e risponde cosa è più facile dire: “Ti sono perdonati i tuoi
peccati” o dire: “Alzati e cammina”? Qui è in gioco il “dire” e il “fare”
e non soltanto il “sapere” di cui gli scribi tanto si dilettano.
Guarigione
“Ora prendi il tuo
lettuccio e va a casa tua".
È più facile rimettere i
peccati o far camminare un paralitico? Gesù non dà una risposta. Facile è
dirlo, ma farlo è solo opera di Dio. È venuto a garantirci il perdono del
Padre ed a rinnovarci totalmente dal di dentro. Gesù dice non soltanto “ho
il potere di curare e di perdonare i peccati” (cf. Mc 2,10), ma dopo aver
rimesso i peccati lo guarisce anche dalla sua malattia fisica: “prendi il
tuo lettuccio e va a casa tua” (v. 11). L’ordine viene eseguito
immediatamente e quasi alla lettera. Il lettuccio gli viene chiesto di
“portarlo” e non di gettarlo. Gesù non tocca il paralitico, come fa con
gli altri infermi, non lo prende per mano per aiutarlo ad alzarsi, perché
la guarigione di quest’uomo passa attraverso la fiducia ritrovata nella
propria identità. Il paralitico deve scegliere di alzarsi, ritrovare il
desiderio di vivere.
Ora è subito in grado di
fare quanto gli è stato chiesto.
Gesù manda il paralitico a
casa sua. Vorrei far notare che l’incontro del malato con Gesù si ha “in
casa” (v. 1), ed ora viene mandato “a casa” (v. 11).
Il lettuccio rappresenta
tutto ciò che tiene paralizzato l’uomo. Il gesto simbolico della
liberazione avvenuta è quello del paralitico che prende la barella e la
porta a casa camminando con le sue gambe: ora il lettuccio non serve più.
Si alza e comincia a camminare, porta quello che lo portava. La guarigione
completa consiste nell’essere capaci di prendere le nostre responsabilità.
Prendere il lettuccio e caricarselo, questo peso non fa perdere le
forze... al contrario fortifica.
Marco non ci parla dello
stupore e delle emozioni del paralitico. Chissà se avrà ringraziato e se
si sarà unito al coro di coloro che lodavano Dio. L’azione del malato che
prende la sua barella e se ne va davanti a tutti, attesta la sua
guarigione e questa a sua volta è una prova del potere di Gesù di
rimettere i peccati. Quella di Gesù è una liberazione integrale, dal
peccato e dall’infermità. Non è solo il corpo, ma tutta la persona.
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