G.
Biguzzi,
Paolo missionario. Da Oriente a Occidente (Paolo di Tarso 8), Paoline Editoriale
Libri, Milano 2009, pp. 166, € 12.00.
La grandezza di Paolo, teologo, mistico,
comunicatore, fondatore e organizzatore di chiese è fuori discussione, ma
proprio la sua grandezza sembra essere il freno più forte alla conoscenza delle
molteplici sfaccettature di questa poliedrica ed eclettica personalità. Uomo di
penna e uomo d'azione, Paolo non ferma mai il suo passo e porta da Oriente a
Occidente l'esperienza cruciale di Damasco, che ha cambiato radicalmente la sua
vita e i suoi orizzonti religiosi.
A dieci anni di distanza dalla prima
edizione, Giancarlo Biguzzi, che insegna all'Urbaniana e al Biblico, presenta
un'edizione rielaborata e ampliata del precedente volume Paolo comunicatore,
rielaborandone completamente il contenuto; è indirizzato in modo particolare
agli studenti, agli operatori della pastorale e ai laici impegnati nelle
attività ecclesiali. Il saggio è strutturato in sei capitoli e un epilogo,
mantiene la caratteristica di sottolineare in Paolo la sua attività di
comunicatore, di predicatore del vangelo. Egli non è un uomo che cerca, ma è
cercato e afferrato da Cristo a Damasco (cf. pp. 11-15). Biguzzi mette in
evidenzia un Paolo prima dell'esperienza di Damasco e dopo Damasco (cf. pp.
18-22), e scrive «Fino all'evento di Damasco, Paolo vedeva in Gesù il nemico per
eccellenza di quella fede che egli aveva appresa e amata fin dalla infanzia» (p.
18). Era deciso a un impegno diretto contro i cristiani, contro quella scheggia
impazzita di origine giudaica che minacciava i beni spirituali del giudaismo: la
legge, il tempio, la circoncisione, il sabato, le tradizioni dei padri (cf. p.
18). La grande è insostituibile premessa è l'"evento di Damasco", che cambiò e
divise in due la sua vita e che rimase fino alla fine la segreta sorgente del
suo pensiero e della sua azione. La rivelazione più grande fu quella del Figlio
di Dio, a punto a fargli considerare "spazzatura" tutto quello che aveva
rispetto a Cristo (cf. Fil 3,7-9).
A Damasco Paolo ricevette il vangelo,
diventando così non più l'apostolo di Israele ma delle genti. La comunicazione
paolina ha, dunque, origine in Dio (cf. pp. 23-24). Biguzzi descrive la
generosità dell'apostolato paolino, sentito come una necessità incombente e si
sofferma sulla strategia lungimirante della sua opera di evangelizzazione, che
lo porta a scegliere grandi metropoli, grandi centri di scambio culturale e
commerciale da cui il Vangelo, quasi spontaneamente, raggiunge anche le
periferie più estreme. Delinea, poi, un ritratto interiore di Paolo, tutto teso
tra battaglie, consolazione, lotte e preghiere (cf. pp. 43-68).
Per comunicare la
rivelazione di Damasco, Paolo viaggiò per terra e per mare. Ha tanto viaggiato
da esser definito «il più grande appassionato viaggiatore del suo tempo» (qui
l'autore riporta una citazione di Boyer), e si è calcolato che per la sua
attività apostolica Paolo abbia percorso qualcosa come 15.000 chilometri (il
calcolo riportato è di Hock). Certamente viaggi non privi di pericoli di vario
genere; il viaggio più conosciuto per le peripezie e i pericoli è quello di 2Cor
11,23-29. Le peripezie e i pericoli sono pressoché in ugual misura distribuiti
tra viaggi di mare e viaggi di terra, ma bisogna dire che i viaggi in mare erano
più sicuri, perché al riparo dalle imboscate dei predoni e meno gravosi per il
trasporto dei bagagli (cf. p. 72). Paolo era almeno trilingue: conosceva il
greco, l'aramaico e l'ebraico. Biguzzi ritiene che «ci sono buoni motivi per
credere che conoscesse anche il latino, quantumque al riguardo non si abbia da
nessuna parte alcuna affermazione esplicita, per cui bisogna fare opera di
supposizione e di deduzione» (p. 16). Riporta, inoltre, come Paolo si sia
dedicato all'apprendimento del latino durante i due anni di carcere a Cesarea
Marittima.
Le lettere, per Paolo,
erano strumento privilegiato di evangelizzazione e, ben presto, diventano
anche modello di predicazione (cf. pp. 97-119). L'autore ritorna, infine, ad
ambientare l'opera e i viaggi dell'apostolo Paolo nel Mar Mediterraneo,
crogiuolo di civiltà e di religioni (cf. pp. 121-150).
Si tratta, dunque, di
un'opera divulgativa, adatta a una prima conoscenza della persona e dell'opera
di Paolo che, come noi, non ha conosciuto Gesù della storia, ma la ha creduto
risorto è, partendo proprio dall'evento della resurrezione, dà un senso alla
storia.
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