M. Barbagli ‑ P. BRANCA e altri, L’incontro con l'altro.
Immigrazione, islam, diritti umani (I sabati dello Spirito 9),
Paoline Editoriale Libri, Milano 2002, pp. 107.
Oggi più che mai alla luce dei fatti successi
(attentato alle Twin Towers, guerra in Afganistan) si chiede una riflessione
sulla necessità del rapporto con l'altro, ed è ciò che viene affrontato in
questo libro.
M. Barbagli, docente di Sociologia, si sofferma
sulla relazione tra fenomeni migratori e fatti criminali, sfatando alcuni luoghi
comuni: 1) l'immigrazione provoca sempre l'elemento dei reati? Sì; 2) il forte
aumento di criminalità nell'ultimo decennio è stato provocato dagli immigrati?
No, non c'è stato un forte incremento; 3) a parità di sesso ed età gli
extracomunitari commettono alcuni reati più frequentemente degli italiani? Si;
4) in tutti i paesi occidentali gli immigrati hanno sempre commesso reati più
spesso degli autoctoni? No, non sempre. Gli studi (negli USA e in Australia)
confermano che i figli degli immigrati commettono più spesso reati dei loro
genitori e più dei figli degli autoctoni (Cf. pp. 17-20). Altre indagini
dimostrano che, nel passato, gli immigrati commettevano meno reati degli
autoctoni (il problema sussisteva per i figli). Dopo il 1975 le cose sono
cambiate, vi sono più reati. Si passa da un'immigrazione «da domanda" e "da
offerta" (Cf. p. 27). Perché più reati? L’autore prende in esame diverse teorie:
del conflitto di valori (culture diverse); del controllo sociale (l'uomo è
portato naturalmente a commettere reati; quindi, chi i commette reati non è
socialmente integrato); teoria della tensione (affermazione con mezzi illeciti)
(Cf. pp. 29‑34).
P Branca, docente di Lingua araba, parla del mondo
islamico andando al di là di stereotipi e pregiudizi (Cf. pp. 35‑36). La maggior
parte degli immigrati è di religione islamica e questo ha fatto pensare a
un'invasione della cultura e della religione islamica. Una volta, cristianesimo
e islamismo erano in contrasto; ognuno aveva una visione esclusivista delle cose
in cui non si riconosceva uno spazio all'altro. Bisogna, invece, farsi
dell'altro un'immagine nella quale n ognuno posso alla fine riconoscersi.
L'Oriente viene definito con stereotipi (Cf. p. 44) per cui c'è una fruizione di
tale mondo un po' superficiale e affrettata: se e scoppia una bomba è una bomba
islamica; se vince il premio Nobel è uno scrittore egiziano e non un autore
musulmano. Il grande rischio dell'islam è l'unità tra religione e politica che
ha portatosi a n creare un grande impero, ma adesso può e rivelarsi un ostacolo
allo sviluppo: i fedeli non sono liberi, non si può sposare chi d si vuole, non
si può cambiare religione. e Tuttavia, aver il mondo in casa nostra non deve
indurre timori, ma, neppure lasciarci inerti, perché se è così abbiamo perso in
potenza.
A. Rizzi, teologo, ragiona sui diritti umani,
chiedendosi se si tratti di diritti dell’io o dell'altro. L’espressione "diritto
umano" indica una concezione intoccabile dell'Occidente (cf. p. 65). Che cosa
s'intende per diritto "dell'altro" secondo le religioni monoteiste? Nel
cristianesimo non ci sono dichiarazioni in termini di diritti dell'uomo, ma
bisogna sondare il linguaggio simbolico, ossia quello che esprime l'esperienza
religiosa: alleanza tra Dio e l'uomo. Nell'islamismo i diritti dell'altro sono
espressi in termini giuridici: professare la fede nel Dio unico, Allah, e in
Maometto, suo profeta; preghiera cinque volte al giorno; pellegrinaggio, una
volta nella vita, alla Mecca; il Ramadam; l'elemosina a favore dei poveri (cf.
p. 77).
Il cardinale C. M. Martini, da sempre attento al
tema della diversità, richiama la responsabilità dei credenti all'incontro con
l'altro. Che cosa s'intende per Il cattolico"? Universalità secondo la totalità
e universalità secondo l'integrità e l'intensità. Che cosa s'intende per Chiesa
cattolica? Cattolica non perché comprende tutto il genere umano, ma inviata in
missione da Cristo alla totalità del genere umano (cf. pp. 82‑85). Passa, poi, a
esaminare il pensiero dei teologi Karl Rahner e Battista Mondin. Ogni comunità
cristiana è cattolica quando accoglie efficacemente la grazia che le è data di
uscire da se stessa per aprirsi a tutti e in ricerca sincera di tutti,
valorizzando le diversità. Già con il battesimo siamo cristiani, ma essere
cattolici è un cammino lungo. Il cardinale riporta personali esperienze
significative che gli hanno fatto comprendere a pieno il significato di
cattolicità e conclude affermando che essere "cattolico" oggi è quanto mai
necessario per scongiurare pericoli, isolare il terrorismo ed evitare lo
scontrofrontale tra civiltà e religioni
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