s. goertz - K.
KlŎcker (Cur),
Teologia e bioetica. Cinque conersazioni con Antonio Autiero (Scienza
religiose, Nuova serie 23), Edizione Dehoniane, Bologna 2010, pp. 111, € 8.10.
Il testo che presentiamo è uscito in
Germania nel 2008, in occasione del sessantesimo compleanno del professore
Antonio Autiero. La versione italiana è stata tradotta e curata da Simone
Furlani. Si tratta di una raccolta di cinque conversazioni su questioni di
bioetica (donazione degli organi, morte assistita, ricerca sulle cellule
staminali, biopolitica) che Autiero, teologo moralista impegnato da anni nella
ricerca e nel dibattito, ha con altrettanti autorevoli esponenti della politica
e della scienza di area tedesca, invitati dal teologo Stephan Goertz e dalla
teologa e giornalista Katherina Klõker,curatori del libro.
I problemi della medicina e della bioscienze
incalzano l'etica e così anche l'etica teologica. Le risposte che essa avanza
sono di gran lunga più complesse e sorprendenti di quanto percepito all'intero
del dibattito pubblico. Il merito di queste cinque conversazioni è che, pur
avendo un'impronta scientifica, il linguaggio risulta chiaro e comprensibile
anche a chi non è addetto ai lavori. Un ulteriore merito è di mostrare la verità
"enciclopedica" delle conoscenze implicate dai problemi nella bioetica.
La prima conversazione con il
cardiochirurgo Hans Scheld ha per titolo L'obbligo dell'amore cristiano per
il prossimo. Questione di trapiantologia. Per Autiero la trapiantologia
suscita la domanda sulla comprensione fondamentale dell'essere umano e costringe
la teologia a riflettere di nuovo sul senso della vita e della morte, sul valore
della corporeità. Se la morte clinica è decisiva per un trapianto, allora,
secondo Scheld, la «diagnosi della morte clinica è la diagnosi più sicura
dell'intera medicina. Fino a oggi non si è mai dimostrato in tutto il mondo
nemmeno un singolo caso in cui sia stata rilevata un'inversione del decoro
clinico dopo una dichiarazione di morte clinica fatta adeguatamente» (p. 24).
Oggi la Chiesa cattolica e le Chiese riformate approvano la donazione d'organi
(cf. p. 28). Entrambe gli intervistati ritengono che in futuro ci sarà la
possibilità di utilizzare gli organi artificiali (cf. pp. 34-35).
La seconda conversazione, I confini della
libertà. Questioni relative alla ricerca sulle cellule staminali è con Hans
Schõler, ricercatore sulle cellule staminali. In primo luogo, Autiero sostiene
che «ci sono determinati tipi di cellule staminali che suscitano pochissime
controversie: sono le cellule staminali somatiche, le cosidette staminali
adulte, cellule che possiamo prelevare dal proprio corpo. E poi ci sono le
cellule staminali che vengono ottenute dal sangue del cordone ombelicale. Anche
qui non c'è alcuna considerazione da fare. Sono problematiche le cellule
staminali embrionali, e certamente perché finora le si può ottenere soltanto
prelevandole da un embrione che così viene distrutto» (p. 40). Per
Schõler, «lo svantaggio delle cellule staminali adulte è che soltanto in così
pochi casi si possono isolare e moltiplicare in quantità tale da poter essere
sufficienti per una terapia. Questo risultato si può soltanto con le cellule
staminali embrionali. Oltre a questo limite delle staminali adulte, va ricordato
anche che non in tutti gli organi ci sono effettivamente cellule staminali» (p.
42). Il punto saliente, però, ribadisce Autiero, è che si tratta
dell'inviolabilità dell'embrione umano (cf. p. 43).
La terza conversazione con Wolf-Michael
Catenhusen, che si è sempre occupato delle politiche per la ricerca, è
intitolata Obbligatorietà a tempo - tempo per l'obbligatorietà. Questioni di
biopolitica (pp. 53-74). Il termine "biopolitica", usata per la prima volta
all'inizio del Novecento, è divenuto centrale nel dibattito filosofico in
seguito all'uso che ne ha fatto Michel Foucault a partire dalle metà anni
Settanta dello scorso secolo: la biopolitica è il terreno in cui agiscono le
pratiche con le quali la rete di poteri gestisce le discipline del corpo e le
regolazioni delle popolazioni. E' un'area d'incontro tra potere e sfera della
vita.
Nella quarta discussione, Figure
sull'autodeterminazione. Questioni relative alla morte assistita, con
Bettina Scõne-Seifert, eticista e medico (pp. 75-89), si fa una distinzione,
nella morte assistita, tra quella attiva e passiva, e si precisa, che "eutanasia
attiva" significa causare la morte mediante un'azione, assumendo come
motivazione il dovere di porre fine alla sofferenza e ai dolori di un malato
terminale. Invece, "eutanasia passiva" significa la rinuncia a una misura che
allunghi la vita oppure l'interruzione di un trattamento (cf. p. 78). Si prende
poi in esame il suicido assistito e gli intervistati ne danno una diversa
interpretazione: per il teologo il problema non è l'aggettivo "assistito", bensì
il sostantivo "suicidio"; per il medico il suicido assistito è moralmente
ammissibile come ultimo mezzo.
L'ultima conversazione, Per un rapporto
tra fede e ragione. La bioetica tra teologia e filosofia, è con il filosofo
Ludwig Siep. Un collegamento tra fede e ragione e di centrale importanza: «Fino
ad oggi nella teologia si è tenuta ferma l'idea per cui la fede risponde alle
domande alle quali le altre scienze non possono rispondere. I teologi sarebbero
ciò che gli altri non sanno [...]. Si tratta, al contrario, di ciò che assieme
dobbiamo dire sul pensiero e sull'agire dell'uomo» (pp. 94-95).
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