La preghiera in rapporto al Figlio

La preghiera "per" il Piglio

Nella liturgia, si ripete in tutte le celebrazioni: "Per il nostro Signore Gesù Cristo". Basta ricordare la preghiera più alta, più intensa, il punto focale di tutta la vita cristiana, quella eucaristica, ove avviene la ripresentazione del sacrificio di Cristo. In Gesù, la presenza di Dio irradia tutto l’universo, ma soprattutto inebria il cuore di ogni uomo; in Gesù non si può parlare di Dio senza parlare dell’uomo, né parlare dell’uomo senza nominare Dio. Mirabilmente, San Girolamo sintetizzava che "nessun uomo può nascere senza Cristo" (In LAERANGE J., Prega il Padre tuo nel segreto, OR., Milano I 980, 38).

 

Chi è il Figlio? (FORTE, Aspetti, 27).

Il Figlio, nel mistero della Trinità, è pura accoglienza dell’amore: se il Padre è l’eternamente donante, il Figlio è l’eternamente ricevente quel dono. Anche se sembra paradossale, nella Trinità è divino il donare quanto il ricevere. "Non è divina solo la gratuità: è divina anche la gratitudine. Dio sa dire grazie!" (FORTE, Il pane della paralo e della carità in un gruppo ecclesiale,in Rinnovamento nello Spirito 5-6(1991), 16). Se è vero che è importante amare, l’uomo, fatto a immagine della Trinità, deve confrontarsi con la sua origine e, mentre impara ad amare, deve riscoprire la radice divina di lasciarsi amare. Pertanto, la preghiera per mezzo del Figlio significa imitare a imparare la docilità a farsi amare.

 

La preghiera come imitazione di Cristo

"L’imitazione non è un guardare a un modello lontano e cercare di riprodurlo [...]. Ma è un ripresentare Cristo in te. Non imiti Cristo, se cerchi di scimmiottarlo; lo imiti se, come Paolo, puoi dire: ‘non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me’ (Gal 2,20). L’imitazione del Cristo è il far vivere, rivivere il Cristo in sé..." (FORTE, Aspetti,28).

La preghiera, come imitazione di Cristo, ci porterà a sperimentare, nella nostra vita, quello che, per primo, il Cristo ha sperimentato. La vita del Messia di Nazareth non è stata certo una delle più facili. La sua esistenza terrena è stata un orientarsi verso la morte; secondo Kahler, studioso di Sacra Scrittura, le narrazioni evangeliche, infatti, non sono che "storie della passione, con un’introduzione particolareggiata". L’intera vicenda del Nazareno sta sotto il segno grave e doloroso della croce: "Tutta la vita di Cristo fu croce e martirio" (Imitazione di Cristo,1,II, cap.12). Noi non possiamo essere esentati dalla stessa vicenda del Salvatore. Quando Gesù invita a seguirlo e a portare la sua croce, propone di rinunciare ad una vita vissuta per una causa, per un sistema, per un’ideologia, per darsi davvero a lui, ad una persona. Non si può mai essere, non si può mai diventare uomini di preghiera, comunità di preghiera, se ci si ferma alle prime stanchezze, alle prime difficoltà, alle prime aridità. "Nel tempo dell’aridità fai le stesse cose che avresti fatto nel tempo dell’entusiasmo": questo è il consiglio che dava il grande Ignazio di Lodola. Certo griderai, come il Figlio, di allontanare questo amaro calice da te, ma bisogna perseverare, e mentre vivi una notte di croce, ti prepari ad un’alba radiosa di risurrezione. Ecco l’altro aspetto, la preghiera come sorgente di gioia, di pace; la preghiera come un lasciarsi inondare dall’alleluia di Pasqua, dalla potenza della risurrezione, dalla gioia di colui che ha vinto la morte" (FORTE, Aspetti,30).

 

La preghiera nel Nome di Cristo

"In verità, in verità vi dico: Se chiedete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà" (Gv 16,23). Chiedere nel Nome di Gesù equivale ad avere una garanzia presso il Padre. Egli, infatti, non guarda a quello che chiediamo, né che siamo o tantomeno guarda ai nostri meriti, ma soltanto se chiediamo nel Nome di suo Figlio: "Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete ed otterrete, perché la vostra gioia sia piena" (Gv 16,23-24). Pregare nel Nome di Gesù significa appropriarsi dei suoi meriti. Ĕ nel Nome di Gesù che "ogni ginocchio si piega nei cieli, sulla terra, e sotto terra" (cf. Fil 2,10). Questo Nome che sembra simile a tanti altri nomi porta in sé una grande forza! Chi non crede, lo esamina e trova che è composto da vocali e consonanti come tutti gli altri, ma dentro di esso c’è una carica, una forza che è capace di spostare le montagne, di ottenere guarigioni.

Il significato etimologico del Nome di Gesù è "Dio salva". E la Scrittura ci conferma che al di fuori di questo Nome non c’è salvezza.