Cosa è la preghiera d'effusione

È importante, per comprendere l'effusione, almeno nel Rinnovamento Carismatico Cattolico, che questa sia inserita nel contesto della teologia cattolica dei sacramenti. Esiste "un solo battesimo" (Ef 4,6), in cui il cristiano riceve lo Spirito. Poi, viene conferito con una nuova modalità nel sacramento della confermazione. Qualcuno può obiettare: a che serve una preghiera per l'effusione? Perché una nuova effusione dello Spirito per i cristiani già battezzati e cresimati? La risposta è semplice: molti cristiani non hanno maturato, sviluppato, in loro la consapevolezza di essere figli di Dio e templi dello Spirito Santo. Il sacramento ricevuto da piccoli (battesimo) o da grandi (cresima), sicuramente senza esserne pienamente coscienti, stenta a diventare sacramento vissuto. Raggiunta l'età della ragione, l'effusionando avrebbe dovuto riesaminare gli impegni battesimali, decidendo con libertà e coscienza di donarsi a Cristo; ma per molti questo incontro vero e proprio con Cristo non avviene mai, E così si ha il sacramento senza l'efficacia del sacramento; in modo analogo, nel caso dell'effusionando già cresimato, ci sono l'uso della ragione e la libertà di ricevere o no il sacramento. In genere è un sacramento che si riceve per abitudine e per tradizione. Il cresimando si prepara a ricevere il sacramento come un esame da subire. Lo studio del catechismo è in funzione della prova da superare, e subito dopo da dimenticare. Peggio ancora quando la cresima viene richiesta come condizione indispensabile alla celebrazione del matrimonio, come uno dei tanti certificati da allegare alla pratica. Quindi ricevuto in fretta e furia, magari alla vigilia delle nozze, senza alcuna preparazione. Il risultato è che si hanno cristiani di nome (o anagrafici) ma non di fatto. Molte volte ci si trova di fronte a persone, in età matura, con cognizioni religiose piuttosto infantili. Durante il seminario per l'effusione il battezzato prende coscienza del dono ricevuto.

In termini tecnici qui ci troviamo di fronte alla questione della distinzione tra opus operatum e opus operantis. Di questo parla il Concilio di Trento, nel canone riguardante l'effetto dei sacramenti (Sez. VIII, Can. 8).

Opus operatum significa che il sacramento opera, per efficacia, nel soggetto al quale viene conferito. Nel caso del battesimo, i frutti oggettivi dell'opus operatum sono la remissione dei peccati, l'infusione delle virtù teologali, la figliolanza divina, l'inserimento nella Chiesa.

L'opus operantis, è il contributo personale che è richiesto al fedele perché si attualizzi in lui, soggettivamente, la salvezza già presente nel sacramento ricevuto. Si deve realizzare, in concreto, una cooperazione tra l'azione di Cristo e l'azione dell'uomo. Da qui il bisogno di una nuova effusione dello Spirito, per sperimentare i frutti della propria e personale Pentecoste, proprio come i primi apostoli (cf. Pisano, Luoghi e forme, 188ss).

II battesimo rappresenta la nascita alla nuova vita, inducendo nel cristiano la filiazione divina; l'effusione rappresenta la maturazione propria dell'età adulta… E per questa preghiera non è necessario un contesto liturgico. …

Il Prof. Cultreta afferma che la preghiera per chiedere una nuova e personale effusione, generalmente abbraccia tre parti: a) nella prima ci si rivolge al Padre, per lodarlo e ringraziarlo per il fratello o la sorella su cui si prega, per il suo amore, per i beni di ordine spirituale e materiale ricevuti da lui, datore di ogni bene; b) nella seconda ci si rivolge a Cristo, perché si degni di purificare, lavare, perdonare, guarire, liberare l'effusiondo; c) nella terza si invoca lo Spirito, perché trasformi, rinnovi ed arricchisca di doni e carismi la persona su cui si prega (Cultrera S., Effusione dello Spirito, RnS, Roma 1984, 56-57).…

Sull'effusione tanto si discute, e si continuerà a discutere, da parte dei teologi, per trovare una spiegazione del fenomeno. È un dato di fatto però chetanti piccoli ne fanno l'esperienza. … Noi riteniamo giusto che molti teologi, sociologi e psicologi studino il fenomeno; ma quello che non ci dovrebbe essere in loro è l'analisi pregiudiziale del fenomeno che si vuole analizzare, poiché essa chiude la mente alla verità e non permette di dare con obiettività un giudizio. Baruffo, così scrisse, fin dagli albori del Rinnovamento, su tale argomento: "Al di là di ogni interpretazione teologica dell'effusione dello Spirito, c'è l'esperienza di coloro che hanno vissuto questa grazia" (Baruffo A., Riflessioni teologiche sul Rinnovamento Carismatico, in "civiltà Cattolica Il" (1974), 342).

I militanti nel Rinnovamento che hanno ricevuto questa preghiera possono testimoniare sicuramente gli effetti attestati ed attribuiti ad una nuova presenza ed opera dello Spirito Santo nella loro vita; cambiamenti in tutti i campi: affettivi, sociali, morali, psicologici, e soprattutto nei riguardi di Dio.

I frutti della preghiera d’effusione sono bene descritti nel discorso di Paolo VI, pronunciato in udienza ad alcuni leader del Rinnovamento Cattolico: "In questo rinnovamento affiorano alcune caratteristiche comuni: il gusto di una preghiera profonda, personale, comunitaria; un ritorno alla contemplazione ed un accento posto sulla lode di Dio; il desiderio di abbandonarsi totalmente a Cristo, una grande disponibilità agli appelli dello Spirito Santo, una familiarità più assidua con la Sacra Scrittura, una generosa dedizione ai fratelli, la volontà di offrire il proprio contributo al servizio della Chiesa" (Paolo VI., in L’Osservatore romano, l7 ottobre 1973).

Giovanni Paolo Il, nell'udienza del 23 novembre 1980 parlò specificamente di effusione dello Spirito Santo: "A questa effusione dello Spirito noi sappiamo di essere debitori di un'esperienza sempre più profonda della presenza di Cristo, grazie al quale possiamo ogni giorno crescere nella conoscenza del Padre"(Giovanni Paolo il, in L’Osservatore romano, 24-25 novembre 1980)