Capitolo Quarto

 

LA PREGHIERA PERSONALE

 

Gli appartenenti ai gruppi di Rinnovamento nello Spirito corrono un pericolo: fermarsi alla preghiera comunitaria, come se bastasse, senza procedere oltre, per giungere attraverso la preghiera privata e personale all’incontro totale e integrale con Cristo, attraverso lo Spirito. Per preghiera personale o privata, non s’intende preghiera individualistica. Personale vuol dire che la preghiera è il contatto a tu per tu con Dio per poi incontrare il fratello.

Perciò la preghiera personale in comunione con Dio è sempre preghiera aperta al mondo, preghiera che mi fa sensibile alle situazione del mondo e mi spinge a donarmi per la salvezza del mondo, come Gesù". Egli, infatti, si ritirava per pregare il Padre. Qui sarebbe molto utile analizzare l’unzione sacerdotale di Cristo, ma cercherò solo di dare alcuni accenni. Cominciamo proprio dal battesimo di Gesù. Luca scrive: "Mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera [proseuchomenou: un solo participio!], il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: 'Tu sei mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto"’ (Lc 3,21s). Si direbbe che, per Luca, fu la preghiera di Gesù a squarciare i cieli e a far discendere lo Spirito.

Proseguiamo la nostro ricerca. Al capitolo 5 vi è scritto: "La sua fama si diffondeva ancor più; folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità. Ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare" (5,15s). Sempre Luca riporta: "In quei giorni Gesù se ne andò stilla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici" (6,12-13). Come se Gesù, di giorno, non facesse che seguire quanto, di notte, aveva visto in preghiera. Anche l’evento della trasfigurazione, come il battesimo, è per San Luca un mistero della preghiera di Gesù. Perché egli, quel giorno, salì sul monte? Non per essere trasfigurato; questa fu la sorpresa dello Spirito che ve lo aveva spinto, non l’intenzione di Gesù. Egli salì sul monte "a pregare" e "mentre pregava" il suo volto cambiò d’aspetto e si trasfigurò (cf. Lc 9,28—29). L’ultimo spiraglio sul Gesù che prega è quello che illumina, nel Vangelo di Luca, la scena del Getsèmani: "In ginocchiatosi, pregava" (Lc 22,41). Questa è la preghiera personale di Gesù (Per una visione globale cf. CANTAI.AMESSA R., Lo Spirito nella vita di Gesù, Ancora, Milano 1985, specie 71-88.).

La preghiera personale diventa pratica, diventa realtà, diventa vita, quando la facciamo per amore e abbandono, non per guadagnare qualcosa o per ottenere la salvezza. Noi non riusciamo con le nostre sole forze a migliorare la nostra natura ("Sono uno sventurato!", gridava l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani - cf. 7,24a), e neppure il Signore ci chiede di farlo. Tutto ciò che il Signore desidera da noi è che prendiamo coscienza della nostra povertà, della nostra incapacità a fare qualcosa senza di lui.

La preghiera personale consiste nel riconoscere chi è Dio, e chi siamo noi. E proprio attraverso la preghiera personale che l’uomo riscopre la sua vera identità nei confronti di Dio, di se stesso e degli altri. La vera esperienza di Dio porta necessariamente a questa duplice conoscenza: Dio e se stessi. La stessa esperienza, di preghiera personale, la troviamo nella vita del santo più amato, Francesco d’Assisi: "Una notte, il suo intimo compagno e confidente, frate Leone, udì la voce di Santo Francesco e, appressandosi, lo vede in orazione e vide che passava lunghe ore ripetendo, alternativamente, con la faccia e con le mani elevate al cielo, e in fervore di spirito sì diceva: ‘Chi se’ tu, o dolcissimo Iddio mio? Chi sono io, vilissimo vermine e disutile servo tuo? (Della terza considerazione delle sacre sante Istintate, FF 1915, Messaggero, Padova 19833, 1593).

Chi sei tu? Chi sono io? In questa duplice domanda sta tutta la sapienza cristiana che consiste nel riconoscere Dio e se stessi. La preghiera personale di Sant’Agostino era, probabilmente, formulata in questi termini: "Che io conosca te, e che io conosca me"(Soliloquorn,n, 11,1,1; PL32, 885: "Noverim te, noverim me"). Nessuna delle due conoscenze può fare a meno dell’altra; la conoscenza di Dio senza la conoscenza di sé genererebbe presunzione, la conoscenza di sé senza la conoscenza di Dio genererebbe disperazione.

Ma ci domandiamo: Come viene articolata la preghiera personale da parte dei partecipanti al Rinnovamento? Esiste uno schema fisso? Uno schema orientativo potrebbe essere: lode; invocazione dello Spirito Santo; ascolto della Parola di Dio e meditazione (lectio divina); ringraziamento e intercessione.

È solo uno schema orientativo, poiché, dopo, tutto viene lasciato al "soffio dello Spirito" che agisce come, quando e dove vuole, e alla creatività dei partecipanti. Ora si cercherà di analizzare le varie tappe della preghiera personale.