Dove pregare
La seconda schiavitù è quella dei luoghi, il non saper pregare se non in chiesa, o in un santuario, o ai piedi del letto. Alla donna samaritana che gli chiedeva "dove" bisognasse adorare Dio, Gesù rispose che per adorare il Padre non c’era bisogno di recarsi a Gerusalemme o sul monte Garizim, perché Dio è spirito, e dappertutto è possibile adorarlo "in spirito e verità" (Gv 4,21). Gesù ci insegna che non è bene fare riferimento sempre allo stesso luogo per pregare, poiché non esiste, nel cosmo, un posto preciso in cui bisogna celebrare le lodi del Signore. In questo senso, tutto il cosmo è un "luogo" di culto. Esso non solo può essere considerato il luogo dove compiere atti di culto, ma può diventare oggetto di questo atto. In altre parole: il cosmo può essere oggetto delle nostre lodi, cioè possiamo lodare, benedire, ringraziare Dio per la bellezza del cosmo. In modo mirabile questo è stato fatto da Francesco D’Assisi nel Cantico delle Creature. Non c’è un tempio ben determinato dove ringraziare Dio, poiché Gesù stesso è il tempio. "Rispose loro Gesù: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere" (Gv 2,19). L’evangelista commenta: "Ma egli parlava del tempio del suo corpo" (2,21). Gli aderenti al Rinnovamento nello Spirito hanno ben compreso che per pregare, lodare, ringraziare, benedire il Signore Dio non è importante un luogo, ma la fede nelle parole di Gesù: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20). Il teologo cattolico Edward O’Connor afferma: "Il Cristo è presente, non nello spazio in cui ci si riunisce, ma nelle persone che si riuniscono" (In W. Smit, Pentecostalismo cattolico, in Giornale di Teologia 87, Queriniana, Brescia 1975,150). Sant’Agostino scrive nelle confessioni: "Tardi ti amai, bellezza cosi antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me ed io fuori. Liti cercavo [...]. Eri con me, e io non ero con te" (X, 27,38). Ed ancora diceva a se stesso: "Rientra in te stesso: dentro dite abita la Verità" (Agostino, Se vera rel. 39, 72; CCL 32, 234). Non sempre ci si può ritirare in una cappella o in un luogo solitario per ritrovare il contatto con Dio. San Francesco d’Assisi suggerisce perciò un altro accorgimento più a portata di mano. Mandando i suoi frati per le strade del mondo, diceva: "Noi abbiamo un eremitaggio sempre con noi dovunque andiamo, e ogni volta che lo vogliamo possiamo, come eremiti, rientrare in questo eremo. Fratello corpo è l’eremo, e l’anima l’eremita che vi abita dentro per pregare Dio e meditare" (Leggenda perugina 80, Fonti Framcescane 1915, Messaggero, Padova 19833,1247). Per questa ragione l’apostolo Paolo ci esorta a pregare "sempre", "senza stancarsi mai", "in ogni momento". Si realizza ciò quando si è "in grazia" che impone al credente di essere un "permanente in preghiera", secondo l’espressione di p. R. Voillaume (GRASSO G. , La preghiera, in "Dizionario dei temi della fede", a cura di Fiore-Cazzelino-Tanelli SEI, Torino 1977, 348). Questa permanenza elimina la tentazione di fissare dei luoghi sacri e luoghi profani, luoghi per Dio e luoghi per l’uomo, scindendo in maniera schizoide la propria esistenza. Un tale tipo di preghiera, e l’esperienza di questi anni dimostra la profonda verità di tutto questo, riesce ad incarnarsi nella storia di ciascuno. Lo provano migliaia di persone, per lo più giovani, ma anche adulti, profondamente inseriti nelle battaglie sociali e politiche, che frequentano durante il periodo estivo settimane di preghiere e riflessioni. Luoghi privilegiati di preghiera, dove ci si educa ad un incontro personale e quotidiano con Dio. Ma, nel quotidiano, dove pregare? È opportuno trovare un posto dove si possa stare completamente soli e isolati, dove non vi sia troppo rumore. Gesù ha detto: "Quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà" (Mt 6,6). Ed egli stesso "si ritirava in luoghi solitari a pregare" (Lc 5,16). Ancora: "In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione" (Lc 6,12-13). È di conforto il fatto che non sempre vi sia riuscito: "Ed egli disse loro: ‘Venite in disparte, in un luogo solitario...’. Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose" (Mc 6,31-34). |