Capitolo Terzo

IL RINNOVAMENTO EDUCA ALLA PREGHIERA

 

Tutti i credenti, a qualsiasi religione appartengano, chiedono di imparare a pregare. Anche nel Vangelo i discepoli chiedono a Gesù di insegnar loro a pregare, come aveva già fatto Giovanni il Battista. Sulla pedagogia della preghiera è stato già scritto abbastanza (T. Goffi, Ascesi come educazione alla preghiera, in E. Ancilli (a cura di) La preghiera, Bibbia, teologia, esperienze storiche…, Vol.II, 29-64; A. Gentile, Iniziazione alla preghiera, in Rivista Pastorale Liturgica 5(1981), 3-21; P. Milan, Per una educazione alla preghiera, in Presenza Pastorale 45(1975), 971-994; F. Flores, Educazione alla preg. Jacquamont, Lo Spirito Santo, maestro di preghiera, in Concilium 9(1982), 51-52). "Il carattere originale della preghiera cristiana è di essere animata dallo Spirito Santo: è lui il vero maestro di preghiera... Il primo attore della preghiera non è colui che prega, bensì lo Spirito perché è lo Spirito che prega in lui... In questa prospettiva, l’apprendistato della preghiera sarà innanzitutto un’educazione all’accoglienza dello Spirito. Si può parlare di disciplina di ascolto e di attenzione; perché una simile disciplina è necessaria alla nostra condizione umana" (P. Jacquamont, Lo Spirito Santo, maestro di preghiera, in Concilium 9(1982), 51-52).

Quindi è lo Spirito che "è stato riversato nei nostri cuori" (Rm 6,6), che "viene in aiuto alla nostra debolezza" (Rm 8,26a), intervenendo su "l’uomo nascosto in fondo al cuore" (questa è la traduzione letterale di o kryptos tes kardia antropos, che la Bibbia CEI traduce con "l’interno del cuore"), secondo la bella espressione di i Pt 3,4. Egli, che è nel nostro intimo, ci fa gridare Abbà (cf. Gal 4,6); non solo: ma "l’acqua viva [cioè lo Spirito Santo (cf. Gv 4,10; 7,38)] mormora dentro di me - confessa Ignazio di Antiochia - e mi dice: vieni al Padre" (Ai Romani 7,2 in I Padri, 124). "Non può infatti la nostra mente pregare — riconosce Origene - se prima di lei [...] e quasi in una sicura aspettativa [...] in lei non preghi lo Spirito divino" (De oratione 2; PL 11,419). Sant’Agostino afferma: "Senza di lui [lo Spirito Santo], grida a vuoto Abbà chiunque lo grida" (Sermone 71,18 in Opera, vol. XXX\1,443). Il catechismo di Trento fissa in modo icastico questa certezza: "È lo Spirito Santo l’autore delle nostre preghiere" (Catechismo Romano, 4,7,5. cf. Catechismo del Concilio di Trento, Paoline, Rome 1961,563).

Allora, se lo Spirito è già abbondantemente nei cuori dei fedeli, ed è lui il Maestro, educare alla preghiera significa lasciare operare lo Spirito. Il termine "educare" realizza quello che vuol significare semanticamente. Infatti, "educare" viene dal latino "educere", cioè portare fuori. In effetti è quello che Socrate chiamava "maieutica". In questo caso, usando l’immagine dello stesso Socrate, pregare è tirar fuori tutta la forza dello Spirito, imprigionata nel cuore dell’uomo.