Dall'inpollinazione alla semina in vitro.

 

Fin dall'inizio della mia passione ho sempre desiderato di potermi cimentare con la riproduzione per seme. La cosa però si rivelò ardua fin dal principio. Le difficoltà non erano poche, si trattava innanzitutto di capire come impollinare i fiori, poi, una volta ottenuto i semi dovevo capire come seminarli, su che tipo di terreno, quali cure e attenzioni prestare loro ecc.Ora a distanza di un paio d'anni dalla mia prima semina, posso dire di aver raggiunto un minimo d'esperienza che mi ha portato a dei piccoli risultati.

Mi e' venuta così l'idea di inserire nel mio sito una sezione dedicata a quest'argomento con indicato tutti i vari passaggi dall'impollinzazione alla semina al trapianto.

Il mio intento è quello di arricchirlo con il maggior numero di note (e in alcuni casi fotografie) possibili in modo da fornire una buona panoramica sull'argomento per far si che  chiunque possa tentare l'esperienza della semina.

Prima di iniziare  ecco alcune premesse di carattere informativo.

Un  tempo, le orchidee furono considerate piante  impossibili da  propagare per seme. Per molti anni, le uniche tecniche con le quali potevano essere propagate in modo affidabile  erano quelle vegetative, come per esempio la divisione. La propagazione per seme solamente di tanto in tanto dava luogo a successo, quando i semi venivano dispersi sulle radici della pianta madre.Da questo si rendeva evidente, con molta probabilità  che i semi dovevano essere infettati da un fungo simbiotico che permetteva loro di germinare (questo è quanto avviene in natura).Questa tecnica, anche se molto facile, lasciò molto a desiderare poiché si dimostrava estremamente inefficiente.Le orchidee, sono per loro natura  piante inefficienti riguardo alla loro riproduzione. Le capsule dei semi di orchidea possono contenere centinaia di migliaia, o milioni  di semi. Se noi riuscissimo ad osservare  una capsula nel momento della sua rottura, noteremmo come i semi sfuggono lentamente per essere dispersi dal vento. Per sopravvivere e germinare questi semi devono trovare un ambiente appropriato che non è una cosa semplice in natura. Solamente un numero relativamente piccolo trova tra i rami degli alberi la condizione ideale per svilupparsi in un ambiente ostile ed in competizione con le altre specie vegetali per luce, sostanze nutritive, acqua, e spazio fisico. Tutto questo, rende quindi molto difficile la germinazione  lo sviluppo e la sopravvivenza stessa della nuova pianta. Successivamente, si scoprì che la germinazione poteva avvenire anche per via asimbiotica, era necessario però fornire all'embrione tutti quegli elementi nutritivi di cui aveva bisogno per la sua crescita.

Nacque così la tecnica di riproduzione da seme per via asimbiotica.

Ai giorni nostri, l’appassionato che vuole tentare questa nuova tecnica di riproduzione, può contare su un gran numero di prodotti in commercio che rendono la cosa fattibile non solo nei laboratori specializzati ma anche in modo casereccio.

Con un po di buona volontà e ad un costo contenuto, si può realizzare nella propria casa un piccolo laboratorio ben attrezzato.

N.B.  Avviso chiunque voglia cimentarsi con le semine in casa che ci sono buone provabilità di scatenare malcontenti da parte della propria moglie. Per tale motivo non mi sento responsabile in alcun modo. Se le vostre mogli non hanno questa passione, è sicuro che le uniche orchidee che gradiscono sono quelle che vengono loro regalate nelle varie ricorrenze e che dopo alcuni giorni finiscono nella pattumiera. Ognuno pertanto si regoli in merito.!!!!!!!!

Partiamo ora con l'impollinazione del fiore.

In buona sostanza si tratta di fare noi quello che gli insetti fanno in natura cioè, trasferire i pollinia sulla parte recettiva femminile (superfice stimmatica).

1) Per prima cosa, è necessario liberare i pollinia dal fiore padre, a tale scopo porre sotto il fiore scelto un foglio di carta pulito e utilizzando uno stuzzicadenti o altro strumento accuminato, eseguire una leggera leva sul cappuccio dell'antera che si staccherà prontamente dalla colonna cadendo sul foglio di carta insieme ai pollinia.

2) Sempre con lo stuzzicadenti, snidare i pollinia separandoli dal corpo del cappuccio.

3) Toccare delicatamente con la punta dello stuzzicadenti il liquido viscoso della superficie stimmatica e successivamente uno dei pollinia in modo che quest'ultimo vi aderisca.

4) A questo punto posizionare  il pollinia sulla superfice stimmatica del fiore che si intende utilizzare come madre.

5) Ripetere l'operazione per l'altro pollinia dal punto  n° 3.

Le considerazioni da farsi su questo argomento sarebbero moltissime; eccone alcune:

Per prima cosa, prima di procedere all'impollinazione, è necessario che i fiori interessati siano sbocciati da alcuni giorni e che quindi abbiano i loro organi riproduttivi maturi.

Nel caso in cui pratichiamo un impollinazione incrociata, è sempre necessario prima di collocare i pollinia sullo stigma  rimuovere  i pollinia dal fiore "madre". Ovviamente il problema non si pone nel caso di una autofecondazione.

Sè la dimensione dei fiori che si vogliono incrociare è similare, non ha grande importanza quale dei due farà la "madre", se invece la dimensione dei fiori "padre" e "madre" è molto diversa, allora è molto meglio portare il polline del fiore più grande sullo stigma di quello più piccolo. La spiegazione di questa cosa stà nel fatto che il polline del fiore più piccolo potrebbe sviluppare dei tubi pollinici troppo corti per raggiungere l'ovario del fiore più grande o nella migliore delle ipotesi, i tubi raggiungerebbero soltanto l'apice dell'ovario. Nel primo caso i semi prodotti non sarebbero vitali perchè senza embrione (non fecondati) e la capsula potrebbe abortire. Nel secondo caso invece solamente i semi dell'apice dell'ovario sarebbero vitali mentre gli altri no.

La formazione della capsula seminale, implica una sottrazione di alimenti dalla pianta stessa pertanto, al fine di non stressarla eccessivamente, far produrre una massimo due capsule per pianta. (Inoltre dato l'altissimo numero di semi per capsula spesso superiore al milione fa sì che non abbia senso produrne più di una).

I pollinia che si utilizzano per la fecondazione, vanno posti uno nel  lobo di sinistra e uno ne lobo di destra dello stigma stesso. Se anche  molte orchidee come le Cattleya producono ben quattro pollinia, utilizzarne solamente due che sono ben più che sufficenti per fecondare tutte le uova dell'ovario (anzi, teoricamente ne basterebbe  uno solo).

Altre considerazioni sulla genetica andrebbero fatte ma questa non mi sembra la sede adatta.

Ora che abbiamo eseguito la fecondazione dobbiamo lasciar fare alla natura che sa come muoversi.

La prima reazione del fiore alla fecondazione e' quella di appassire in brevissimo tempo max. 2 o 3 giorni.. In effetti, non va dimenticato che la pianta fiorisce non per dar piacere alla nostra vista ma bensì per attirare gli insetti impollinatori. Una volta che ha raggiunto il suo scopo, non è più necessario sprecare energie per rimanere sbocciato e attraente. Questo però non è che un primo sintomo e non è segno di fecondazione avvenuta. E' consigliabile al fine di evitare eventuali marciumi o infezioni, eliminare alla base le parti del fiore che sono ormai avvizzite. Successivamente, se non si verificano incompatibilità nell'incrocio, l'ovario si ingrossa progressivamente mentre contemporaneamente si formano sulla capsula seminale tre scanalature evidenti. Se tutto procede per il meglio, nel giro di 4-10 mesi (dipende da specie a specie) la capsula giunge a maturazione. Un segno evidente che la capsula è prossima alla maturazione è il cambiamento di colore che da verde intenso tende a schiarirsi e virare verso il giallino mentre nel contempo si evidenzia il formarsi di screpolature. La capsula va quindi colta poco prima che si schiuda cosi da evitare la contaminazione dei semi. Eseguire la semina da capsula ancora chiusa, significa evitare la sterilizzazione dei semi (sarà sufficente sterilizzare la capsula esternamente) questa tecnica, è molto vantaggiosa e semplice sopratutto per chi è alle prime armi(ottima tecnica per la semina di Phalaenopsis i cui semi sono molto sensibili al cloro del disinfettante). Ora, se si intende eseguire la semina da capsula verde (cioè ancora chiusa) chiusa bisogna procedere nel giro di uno o due giorni poichè la capsula staccata dalla pianta si disidrata esternamente e velocemente tende ad aprirsi.. Se invece non si desidera eseguire immediatamente la semina, allora sistemare la capsula in un foglio di carta velina in un luogo pulito e asciutto ed aspettare che si apra, a qusto punto sarà sufficente scuotere  la capsula per far uscire i semi che si presentano come una polverina molto fine. I semi così estratti si possono conservare in piccole bustine di carta messe poi in un contenitore

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