Sulle ginocchia di Nenni
ANCHEO
SILVIO – FINE ANNI ‘70, BERLUSCONI (ANCORA NON ERA IL CAV.) SI
INTRUFOLA ALLA FESTA DELL’UNITA’ DI ARCORE E FA IL SUO SHOW: “SONO
UN COMPAGNO COME VOI, SONO CRESCIUTO SULLE GINOCCHIA DI NENNI”…
Daniele Pirola per
Il
Giornale di Vimercate
Ad
Arcore è ormai quasi una leggenda. Tutti, prima o poi, hanno sentito
parlare di quella volta in cui Silvio Berlusconi andò a far
visita ai comunisti in festa accampati sotto alle finestre di Villa San
Martino. Passata di narratore in narratore, la storia del «compagno
Cavaliere» si è comprensibilmente trasformata nel tempo, enfatizzata,
colorita di bizzarrie, distorta fino ad assumere una dimensione quasi «mitologica»,
a cavallo fra realtà e favola. Eppure è una storia vera, che siamo
riusciti minuziosamente a ricostruire nei dettagli grazie alle
testimonianze di chi, quella sera, era presente.
Siamo alla fine degli anni Settanta (impossibile risalire esattamente
all’anno, forse il 1977 o il 1978). A quell’epoca Berlusconi è
un nome già noto nel panorama dell’imprenditoria meneghina. Ancora non
ha varcato la soglia del mondo della televisione e dell’editoria, del
Milan è ancora solo un semplice tifoso, ma è un costruttore
intraprendente, capace di clamorose operazioni come quella che ha condotto
alla nascita di Milano 2. E’ famoso, ma a livelli ancora lontani anni
luce dal boom mediatico che lo farà emergere con impeto negli anni
Ottanta.
Ha da qualche anno stabilito la propria residenza in città, nell’antica
dimora dei conti Casati Stampa acquistata (era il 1973) grazie
all'intermediazione di Cesare Previti (tutore della marchesina Annamaria).
Davanti alla successivamente ribattezzata Villa San Martino, dove ai
giorni nostri sorgono un giardinetto per i bimbi e un campo da calcio, in
quegli anni c’era solo un ampio terreno agricolo: proprio lì,
d’estate, la sezione cittadina del Partito comunista organizzava una
delle più grandi e partecipate feste dell’Unità della zona.
Una sera di luglio accade l’imprevedibile. Forse a causa del gran caldo,
il Cavaliere, insonne, decide, infatti, di uscire dal suo «castello»,
attraversare la strada e intrufolarsi nel capannello dei «rossi». «Era
da poco passata la mezzanotte, ma c’era ancora un’afa incredibile -
racconta Gennaro D’Agostino, storico tesserato del Pc, poi del Pds, dei
Ds, e ora del Pd - Era una sera infrasettimanale, quindi non c’era in
giro molta gente: anzi, a dire il vero stavamo quasi per chiudere tutto e
tornare a casa. A un tratto, accompagnato da Fedele Confalonieri, che però
se ne stava qualche metro più indietro, quasi avesse un certo timore di
noi, è arrivato Berlusconi. Senza alcun a esitazione si è
piazzato in mezzo a noi e ha cominciato a parlare del più e del meno per
un paio d’ore».
l pretesto era quello di lamentarsi perchè con la nostra musica facevamo
troppo rumore - rievoca l’allora segretario del Pci, Ambrogio Riboldi -
ma abbiamo capito subito che era solo una finta... giusto per cogliere
l’occasione di scambiare quattro chiacchiere. Probabilmente era
semplicemente curioso. Comunque aveva già aveva tutto il carisma che oggi
ben conosciamo, non risparmiava battute e catalizzava su di sè
l’attenzione di tutti».
«E,
infatti, anche in quell’occasione ha dato vita a uno degli “show”
che ogni tanto gli vediamo fare ancor oggi - ricorda Fausto Perego,
storico esponente della sinistra arcorese, oggi consigliere comunale in
quota al Pd - Me lo ricordo benissimo: camicia azzurra, pantaloncini corti
chiari... Venne sotto al tendone ristorante e rimase lì a dissertare di
politica a tutto campo».
«Eravamo come incantati, talmente era stata la sorpresa», è stato il
ricordo di Valentino Ballabio, allora capogruppo dei comunisti nel
parlamentino cittadino (poi avrebbe lasciato Arcore per diventare, per il
Pci, sindaco di Cologno Monzese; negli ultimi anni ha scelto invece di
estraniarsi dalle logiche dei partiti, pur rimanendo attivo
nell’associazionismo e nei movimenti d’opinione della sinistra
milanese). «Avendo visitato Mosca quando ancora faceva l’accompagnatore
turistico - ha continuato - voleva sorprendere i comunisti di paese
raccontando loro come fosse la “vera” Russia... Io, che ero già stato
in Unione sovietica, inviato dal partito a seguire corsi di formazione
politica nelle scuole leniniste, e che avevo visitato città, paesi,
kolkos e fabbriche, me ne stavo zitto e lo lasciavo parlare... La sua era
una visione davvero idilliaca di Mosca (della quale però aveva
probabilmente conosciuto solo il volto più turistico), che decantava in
ogni suo aspetto. Ogni tanto lo stuzzicavo con qualche
domanda-trabocchetto, ma lui non si scomponeva e andava avanti come un
treno nel suo eloquio. Era ad ogni modo davvero affabile e alla mano: la
capacità di sapersi inserire negli ambienti più differenti che oggi ben
conosciamo si coglieva già nettamente».
«Sono un compagno come voi, sono cresciuto sulle ginocchia di Nenni»,
giura addirittura di averlo sentito raccontare Gennaro D’Agostino. «In
realtà - puntualizza Fausto Perego - era convinto che il Pci, dopo il
compromesso storico firmato da Berlinguer, stesse sbagliando su tutta la
linea: la vera risposta, secondo lui, erano i socialisti. “Io sì che
sono un vero riformista, voi siete degli stalinisti”, ammiccava
sorridendo, mentre già tesseva le lodi di Bettino Craxi, a suo dire il
vero uomo nuovo della politica italiana».
Dagospia
14 Agosto 2008
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