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Pedemontana

Pedemontana

Opportunità e rischi per il territorio

 di Marco Longoni

La Pedemontana non è una semplice autostrada, ma è un sistema viario. A fronte di 87 Kilometri di autostrada sono previsti, almeno inizialmente e al netto di successivi sviluppi, 70 Kilometri di viabilità connessa e nuova viabilità locale che portano il totale della rete stradale che verrà realizzata ex novo a ben 157 Kilometri.

Questa realizzazione, oltre a fornire opportunità di risolvere situazioni critiche, è potenziale causa di degrado del territorio, non tanto al momento della costruzione dell’autostrada e per causa diretta del suo tracciato, ma per le modificazioni che inevitabilmente la Pedemontana indurrà sul territorio nell.arco dei decenni a venire.

Queste trasformazioni, se non adeguatamente controllate e governate, porteranno ad una grave e diffusa compromissione di un territorio tanto interessante quanto delicato e già densamente urbanizzato.

Tutti gli occhi sono puntati sull’autostrada. Dove passa, se è interrata, se ci sono barriere antirumore, dove sono i caselli, che opere di mitigazione e compensazione ci sono... Alla fine probabilmente verrà fuori un’opera di buon livello, nonostante i dubbi su alcune soluzioni, in particolare all’innesto della Milano-Meda, dove è fin troppo facile prevedere che andrà immediatamente in crisi. Invece non vengono a sufficienza considerati due aspetti:

 

1) La quantità e la qualità della cosiddetta viabilità connessa e complementare.

Questa viabilità, sostanzialmente perpendicolare al tracciato dell’autostrada, in alcuni casi è opportuna per risolvere problemi locali causati dalla storica viabilità con andamento nord-sud e che risulterebbe sovraccaricata dalla Pedemontana, ma in generale raddoppia l’occupazione di territorio rispetto a quanto già non faccia l’autostrada e certamente non riceverà le stesse attenzioni progettuali e ambientali dell’autostrada, anche laddove si realizzano opere di notevole calibro.

 

2) la spinta all’assalto al territorio volta a edificare tutto l’edificabile, che verrà indotto dalla presenza della nuova viabilità e che a medio e lungo termine costituisce il vero rischio, rischio peraltro praticamente certo, dell’intera operazione. In poche parole non vogliamo che mezza Brianza diventi un’area indifferenziata e disordinata di capannoni industriali e centri commerciali per decine e decine di Kilometri, come e peggio di quanto è dato di vedere lungo l’Autostrada Milano-Bergamo e lungo estesi tratti della Statale 36Valassina.

 

Rispetto ai due punti illustrati (altra viabilità e urbanizzazione di tutto ciò che è toccato dalla stessa) i soggetti investiti dalle maggiori responsabilità sono e saranno i comuni, assieme alla province cui appartengono.

I comuni possono essere gli artefici della salvaguardia del loro territorio, o parimenti, gli artefici del suo degrado e dell’occupazione degli ultimi spazi liberi.

Quindi il problema vero per il territorio non è costituito dall’autostrada e dalla sua società di costruzione e gestione. Il problema vero è l’atteggiamento del territorio, in particolare dei comuni, rispetto a tutte le opere che arrivano assieme all’autostrada.

 

Come fare per governare questi fenomeni evitando che nel giro di pochi anni l'occupazione di territorio, al di fuori di ogni controllo per qualità e quantità, saturi irrimediabilmente una fascia della larghezza di 15, 20 Kilometri lungo l’autostrada e per tutta la sua estensione? E. necessario individuare quelle che sono definite le aree  di  non  trasformazione utilizzando gli strumenti esistenti, primo tra tutti il Piano  Territoriale  di Coordinamento Provinciale. La nuova provincia di Monza, per la parte di territorio che la riguarda, dovrà immediatamente lavorare sulla revisione del Piano Territoriale Provinciale. Si tratta di dare attuazione e completamento alla Rete Ecologica delle Aree Verdi. Come funziona in concreto? Si parte dalle tre aree dei parchi di interesse regionale delle Groane, Valle Lambro, Molgora che vengono collegati tra di loro con aree e corridoi verdi. L’obiettivo è quello di evitare il degrado ambientale della Brianza e contenere l’elevato consumo di territorio in atto su un'area povera di grandi spazi aperti.

A livello comunale i PGT dovranno prevedere una zonizzazione delle aree coerente con il PTCP. L’attuazione degli strumenti urbanistici passerà per i comuni che però devono essere vincolati da un PTCP non vago e generico, per evitare che i singoli comuni vengano lasciati soli di fronte alle pressioni speculative sul territorio, con esiti che è troppo facile prevedere infausti. È poi necessario ricordare che esiste un inquadramento più ampio della mobilità, che non si ferma al solo problema viabilistico.

Poiché le opere autostradali e stradali nascono, specialmente in territori densamente abitati, per venire incontro a problemi di mobilità, è necessario che la mobilità venga affrontata nel suo complesso per evitare che traffico cresca all’infinito. È pertanto indispensabile e complementare alla Pedemontana mettere mano alla Rete Ferroviaria Lombarda, facendo potenziamenti veri, non solo per strappare il consenso a costruire nuove autostrade, ma perché possa davvero trasportare più persone. Va data piena attuazione al Protocollo del Ferro della Brianza. Il raddoppio della Monza Lecco è in dirittura di arrivo, mancano ormai pochissimi mesi. La riapertura della Saronno-Seregno-Monza è in fase iniziale ma è finalmente ai blocchi di partenza. Ma l’obiettivo di tutto ciò non deve essere quello di posare dell’altro cemento, ma deve essere la circolazione di treni al servizio del territorio. Qui la decisine è solo politica e l’attore è la Regione Lombardia. La Regione deve trovare la motivazione e la forza politica per progettare i servizi, un treno ogni mezz’ora su ogni direttrice, e per fornire le risorse necessarie per la loro circolazione, non solo per i cantieri.

 

Seguono alcuni link di documenti prodotti da diverse campane.

 

http://www.pedemontana.com/index.php

http://www.alternativaverde.it/rete/index.html

http://urp.provincia.milano.it/schede/PTCP

 

Marco Longoni  per La Destra di Monza e Brianza.