OCCUPIAMO MONZA
FOA
BOCCACCIO 003 – OCCUPIAMO MONZA
Comunicati
Dopo
quattro anni di permanenza all'interno dell'ex fabbrica tessile De Simoni,
il collettivo politico della FOA Boccaccio ha deciso di andarsene dalla
stessa. Questa difficile scelta segue le minacce sempre più pressanti di
sgombero da parte della San Gerando Srl, proprietaria dell'immobile, che
afferma di voler rientrare in possesso dell'area per dare avvio ai lavori
di bonifica necessari per poter sperare di rendere edificabili le
volumetrie del vecchio impianto industriale. Il rapporto tra la FOA
Boccaccio e la proprietà dell'ex tintoria raccontano solo una parte della
storia, la parte più superficiale, quella più visibile e comprensibile
ai più. Tutto il sommerso riguarda la volontà politica della giunta
comunale Mariani di porre fine all'esperienza politico-sociale della FOA
Boccaccio. E' evidente che l'input al repentino cambio di atteggiamento e
volontà dei proprietari sia stato innescato da alcuni esponenti dell'
attuale amministrazione: - gli stessi che si stanno affannando in questi
mesi per far approvare varianti al PGT per favorire gli interessi delle
proprie clientele, come la proprietà della S. Gerardo Srl, che sull'area
ha intenzione di speculare alle spese di coloro che vivranno in
appartamenti carissimi e allagati dal Lambro; - gli stessi che hanno
istituito ronde notturne e hanno affollato le nostre strade di costose e
inutili telecamere per tutelarci da non si capisce quali pericoli di
sicurezza; - gli stessi che hanno come credo politico una ipocrita,
violenta e insensata lotta all'immigrato (che poi lavora in nero nelle
fabbrichette brianzole, con buona pace dei proprietari leghisti) e la
repressione di ogni forma di dissenso e di non conformità, politica e
culturale; - gli stessi che da anni si dimenticano di occuparsi dei
giovani, come l'indegno assessore alle politiche giovanili Sassoli, che
poche settimane fa ci ha negato il dialogo per motivi dichiaratamente
ideologici; - gli stessi che sono ciechi di fronte all'assoluta mancanza
di spazi di socialità nei quartieri della città, e che non sono in grado
di riqualificare le innumerevoli aree dismesse abbandonate al degrado; -
gli stessi che appoggiano psudo-associazioni culturali di estrema destra
nei loro ridicoli tentativi di riscrivere la storia della nostra città e
del nostro Paese: non dimentichiamo che questo sindaco ha reso omaggio a
un gerarca fascista lo scorso IV novembre. Questi sono i problemi che
tengono indaffarati i nostri amministratori: non certo il fatto che anche
e soprattutto a Monza il costo della vita è ai massimi livelli nazionali,
il fatto che comprare una casa è un lusso che ti inchioda a minimo trent'
anni di mutuo, il fatto che la produttiva provincia di Monza e Brianza è
piena di centri commerciali, Call Center e società di servizi che
sfruttano i lavoratori attraverso vergognosi contratti precari, il fatto
che le potenti e rispettabili imprese edili cittadine si avvalgono di
lavoratori immigrati in nero soggetti a caporalato ai limiti dello
schiavismo. E questi sono solo alcune delle emergenze di cui nessuno
sembra volersi occupare. Quello a cui assistiamo quotidianamente nei
palazzi del potere monzese è invece il solito teatrino degli interessi:
un mix di bigottismo cattolico, perbenismo ciellino, razzismo leghista ed
estremismo di destra tenuto insieme solamente dalla logica degli affari.
In questo triste spettacolo qualcuno ha trovato il tempo di occuparsi
anche della Foa Boccaccio, l'unico centro sociale della storia della città
che da anni ha dimostrato essere un punto di riferimento politico-sociale
e culturale per migliaia di giovani e non solo.
Ed
ecco attuarsi la strategia del capocomico della farsa di cui sopra, Dario
Allevi, un burattino prestato alla politica dall'affarismo fascista
cittadino: «lo sgombero a colpi di carte bollate» per mettere fine
all'esperienza politico sociale della Foa Boccaccio. E' proprio per
sottrarci a questa logica che decidiamo di riversarci nella città, nelle
strade e nei quartieri, per dire nella maniera più chiara possibile che
il Boccaccio da Monza non scompare quando lo decidono gli altri: il
Boccaccio si muove in maniera dinamica ed autonoma e, di fronte ad un
attacco frontale, risponde e risponderà in maniera altrettanto frontale,
destinando le sue mosse ai reali mandanti del suo sgombero e riportando la
questione sul piano che le è naturale, quello squisitamente politico. Così
al posto di farci schiacciare da ruspe e camionette di polizia noi ci
trasferiamo volontariamente in città, fuori dalle quattro mura che
abbiamo fatto rinascere e rivivere fino ad oggi, pronti per attraversarne,
occuparne, rivitalizzarne altre che nelle nostre città il cancro delle
speculazioni edilizie lascia marcire da decenni in attesa di nuovo
redditizio cemento. Siamo convinti che questo ennesimo assurdo atto di
prepotenza possa dare una scossa alla cittadinanza monzese da anni muta,
sorda e cieca di fronte ad una classe dirigente che trova terreno fertile
proprio dalla "consumistica" apatia sociale in cui la fa
riposare. Daremo risposte politiche e pratiche allo stesso tempo, faremo
azioni simboliche, stileremo dossier di denuncia sociale, vigileremo sul
futuro cantiere in via Boccaccio, costruiremo iniziative culturali ed
artistiche, continueremo a dare voce a tutti coloro che sono ricattati dal
mondo del lavoro. Riprenderemo "casa" non appena ne avremo
voglia: continueremo ad essere la FOA BOCCACCIO di Monza.
FOA
BOCCACCIO 003
Dopo 3 decenni,
nel sobborgo milanese denominato Monza, non è ancora possibile, per chi
ritiene che non sia vita inscatolare il proprio corpo individualizzato in
un locale da bere, liberare le funzioni dell'essere, in connessione agli
spazi liberi di cui la natura ha fornito il pianeta. Tra il 1975
e il '79 sono entrato più volte nella Tintoria De Simone in qualità
di operaio vetraio: un tanfo bestiale e stagnante saturava l'aria, qualche
decina di lavoratori passava mediamente 10-14 ore nell'allegro opificio
per raggranellare un salario modesto, leggeremente arricchito dagli
straordinari fuori busta.
Dopo aver
consumato natura ed esseri umani, che rimarranno anonimi, altri passeggeri
del tempo si riaccapparrano il suolo e il fiume per ricavarne ancora
denaro, come se dovessero vivere in eterno. Più che nell'era post umana
mi pare di vivere in quella demenziale, dove non occorre pensare ma
consumare i corpi.
Spero che 4 anni
abbiano maturato una generazione pronta ad elevare il conflitto negli
spazi psichici, oltre le linee bidimensionali dei PGT, ex PRG, PL, PI, PA,
innumerevoli catene d'intrappolamento fisico.
Pino
|