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Long Island (appartenente allo
stato di New York) è l'isola maggiore (3.566 km², 7.150.000 abitanti) della
costa orientale degli USA di fronte agli stati di New York e Connecticut. L'isola
è suddivisa in quattro contee: Kings, Queens, Nassau e Suffolk: le prime due
corrispondono rispettivamente ai distretti di Brooklyn e di Queens della città
di New York. Comunque, quando ci si riferisce a "Long Island" nel
linguaggio di tutti i giorni, di solito si intende parlare solo delle contee di
Suffolk e Nassau, in quanto Brooklyn e Queens, pur facendo parte dell'isola a
tutti gli effetti, nell'immaginario collettivo sono maggiormente legati alla
città di New York.
Long Island è nota per il suo benessere e per l'alta qualità della vita. Secondo i dati forniti dal censimento del 2000, la contea di Nassau
è la seconda per reddito pro capite nello Stato di New York e la
sesta più ricca degli Stati Uniti. Della Suffolk County sono famose le numerose cittadine che si
trovano sul mare, inclusi gli Hamptons. Secondo le statistiche dell'FBI, il complesso delle contee di Nassau
e Suffolk ha il secondo più basso livello di criminalità negli
Stati Uniti.
I CAMPI DA GOLF Non
sono per niente innocui Le
proteste contro i campi da golf crescono in tutto il mondo e ora arrivano anche
in Italia. Dopo la realizzazione di un numero enorme di strutture golfistiche :
oltre 18.000 sono i campi nel mondo esistenti, 5.900 in Europa e 262 in Italia,
i progetti di privati spesso sponsorizzati dal finanziamento pubblico,
(soprattutto in Emila Romagna e Sardegna) non accennano a diminuire.
Nel
1994 ne esistevano nel mondo circa 25 mila, pari alla superficie del Belgio. In
Gran Bretagna il rapporto fra numero di giocatori di golf e numero di campi era,
nel 1993, di 1000 a uno. In Italia, nello stesso anno, era di 271 giocatori per
ogni campo (162 campi per 44 mila affiliati alla Federgolf). Se
si considera che in Gran Bretagna il golf è molto più popolare che in Italia,
si deve concludere che i campi da golf esistenti nel 1994 erano abbastanza per
accontentare gli appassionati italiani. In altre parole, in Italia non c'è
bisogno di nuovi campi da golf. Si legge sulla rivista Capital del 1993
"Rispetto a 5 anni fa nel Lazio abbiamo il 30 per cento di campi in più
nati più che altro per interessi di speculazione edilizia", ovvero per
aumentare il valore degli immobili che vengono costruiti nelle adiacenze dei
campi.
New
Jersey - campi da golf PIANO INDUSTRIALE L’investimento
necessario per la realizzazione di un nuovo campo da golf si aggira intono agli
8-10 miliardi di vecchie lire e molto spesso la gestione da sola non è in grado
di coprire le spese di manutenzione. In tempi di magra economica comunque i
circoli e le società proponenti un progetto sono comunque alla ricerca o dei
grimaldelli giusti per poter attingere da un finanziamento pubblico a fondo
perduto. Leggi
regionali, nazionali e fondi europei sono già state usate in molti casi a
questo scopo. Iperattive due regioni su tutte: l’Emilia Romagna e la Sardegna.
La prima ha regalato per legge negli anni ’90 quattro miliardi di vecchie lire
a “costruttori” del golf. La seconda è andata a concedere, sempre per
legge, più di 900.000 euro a due gestori. Ogni
progetto di percorso da golf è quasi sempre accompagnato, prima o dopo, dalla
realizzazione di residence e villini. Questa realizzazione si rende necessaria
quando l’impianto viene realizzato quando viene proposto in località’
distanti dai grossi centri (ovvero quasi sempre)e la motivazione economica è
quella di garantire un ritorno economico dei notevoli investimenti necessari
alla realizzazione delle stesse strutture. Negli Usa il 40% dei circoli sono
passati dalla gestione privata a quella pubblica per problemi economici. Il
rapporto tra numero di iscritti e circoli indica in generale un dato elevato di
numero di campi per giocatori. In
Italia i golfisti tesserati sono 56.000 per 262 campi con una media di 214
giocatore per campo contro i 2.000 giocatori per campo degli USA e i meno
di 1.000 per Olanda e Giappone. Dunque
ciò spiega il perché numerosi club sono minacciati di fallimento. Come esempio
può essere citato il fallimento del club di Schladming in Austria con 21
milioni di vecchi scellini di debiti. Per
cercare di smentire la convinzione comune che lo considera per eccellenza lo
sport d’élite, è in corso uno sforzo da parte delle federazioni golfistiche
e loro fiancheggiatori. Probabilmente allo scopo di poter attingere ancora di più
soldi dai fondi pubblici, per ripianare gli alti costi di realizzazione e
gestione, si cerca di presentare il golf come disciplina aperta e alla portata
di tutti. Ma quando si vanno a vedere i costi di iscrizioni ai circoli e i
prezzi di una mazza, risulta davvero difficile sostenerne la sua accessibilità
popolare. Contemporaneamente
la Federazione Internazionale del Golf si batte invano per cercare di inserirsi
all’interno dei Giochi Olimpici. Fin ora il CIO, Comitato Olimpico
Internazionale è riuscito a respingere le forti pressioni e il golf rimane
ancora oggi fuori dalle Olimpiadi. POSTI
DI LAVORO L'occupazione
è sostanzialmente a breve durata: se per costruire il campo possono essere
assunte al massimo 3-400 persone, solo 30-40 sono necessarie per la sua
manutenzione. Si tratta di personale di minima qualifica professionale, quindi
poco retribuito. IMPATTO AMBIENTALE
La coppia Autodromo e campo da golf, inseriti
“su misura“ nel Parco di Monza CONSUMO
DI ACQUA Per
il prof. Vittorio Gallerani dell’Università di Bologna “Il campo da golf
necessita di una notevole mole d’acqua irrigua per mantenere un’adeguata
crescita della vegetazione nelle aree di gioco” (Agrobusiness Paesaggio
Ambiente nn.2-3 1997/1998). In
Spagna il golf è una delle cause del prosciugamento della Coto Doñana, una
delle zone umide più ricche d'Europa Ogni
campo da golf, tipo medio, a 18 buche, secondo stime dell’Associazione Europea
del Golf, consuma in media 2.000 metri cubi (2 milioni di litri) di acqua al
giorno (730.000 metricubi all’anno). Ovvero ogni 24 ore un percorso si
“beve” la stessa quantità d’acqua consumata da un paese da 13.000
persone. Una
famiglia toscana consuma mediamente 150 litri di acqua al giorno. Un paese di
13.000 famiglie consuma in un giorno 2 milioni di litri di acqua. Sono
leggermente più ottimistiche le stime di Repubblica (14.12.02) a cura della
giornalista Marina Forti: 70/80 metri cubi di acqua al giorno per ettaro, se in
un campo di 60 ettari se ne irrigano solo 20, cioè i percorsi delle buche,
arriviamo a 1400-15000 metri cubi d’acqua al giorno per ogni singolo campo. Più
o meno analoghi sono i calcoli del mensile italiano La Nuova Ecologia del numero
di novembre 1993 che parla di 1.600 metri cubi di acqua al giorno. Comunque la
si metta si tratta indubbiamente di una quantità non trascurabile: un dato che diventa
uno schiaffo al 1 miliardo e 400 mila persone nel mondo che non hanno accesso
all’acqua potabile, secondo le stime di Riccardo Petrella, studioso e autore
della proposta per un Contratto e un Parlamento Mondiale sull’acqua. Ma in
tempi di emergenza idrica e di cambiamenti climatici anche per l’occidente si
può parlare tranquillamente di uno spreco oggettivo. L’uso dell’acqua per
il golf dunque oltre ad essere considerato una sorta di lusso insopportabile tra
i consumatori, anche per alcune norme legislative sembrerebbe essere non
ammesso: “Nei periodi di siccità e comunque nei casi di scarsità di risorse
idriche, … deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità
dell’uso agricolo” (art.28 Legge nazionale n.36 del 5 gennaio 1994). Un
uso ludico, quello dell’innaffiamento per il mantenimento del golf, che
inoltre contraddice il principio di sostenibilità dell’uso delle risorse
naturali. DISERBANTI
E PESTICIDI Gli
unici campi da golf che non richiedano l'uso di pesticidi e diserbanti sono
quelli delle zone dove il green si mantiene verde anche in condizioni di siccità,
come in Scozia, la patria del golf. In Giappone su un campo si impiegano
mediamente una tonnellata e mezzo di prodotti chimici ogni anno (8 volte di più
rispetto alle quantità utilizzate normalmente nei campi di riso). Negli Usa la
quantità è di 750 chili all'anno per un campo standard. Senz'altro più di
quanto è richiesto dalle coltivazioni alimentari intensive. Il fatto che le
dune dei green sono spesso fatte di sabbia, favorisce la rapida penetrazione
delle sostanze chimiche utilizzate nelle falde acquifere del sottosuolo. In
questo delicato settore non mancano i tentativi di mascherare i possibili
pericoli dell’utilizzo di diserbanti e pesticidi per la manutenzione dei
greens. Gli sforzi propagandistici, bisogna riconoscerlo, delle varie
Federazioni golfistiche sono notevoli e hanno cercato di coinvolgere in questi
anche alcune associazioni, enti e istituzioni. Il tutto per cercare di fugare i
pesanti dubbi sui rischi di inquinamento di risorse idriche, faunistiche e
vegetali in prossimità dei percorsi sportivi. Interessante
e dettagliato a proposito dei rischi sanitari da pesticidi, il rapporto del
Procuratore generale di New York Elliot Sptizer a proposito del campi di Long
Island. http://www.oag.state.ny.us/environment/golf95.html Per
il settimanale New Scientist un campo da golf in Giappone su un campo si
impiegano mediamente una tonnellata e mezzo di prodotti chimici all’anno una
quantità superiore di 8 volte quella utilizzata per i campi da riso. Stima
inferiore viene fatta dal Journal of Pesticides Reform che si ferma a 750 chili
per anno in un campo standard negli Usa. Uno studio del Sport Turf Research
Institute lancia l’allarme sul sovradosaggio dei fertilizzanti a base di
fosfati tanto da scrivere “il terreno in certi casi potrebbe essere venduto
direttamente come concime chimico”. Ancora
negli Usa l’Audubon Society ha tentato di individuare i criteri di
classificazione dei campi da golf in base al grado di ecologicità. Una strada
che non convince del tutto altre associazioni ambientaliste e in particolare il
Sierra Club altro storico e combattivo movimento statunitense. La tattica
seguita ora da club e società golfistico-immobiliari anche in Europa è quella
di dotarsi di codici volontari per poter vantare patenti pseudo-ecologiste. Lo
scopo dichiarato è da una parte di cercare di rifare il trucco ad un’immagine
non positiva del golf e dall’altra, più concretamente, accelerare
autorizzazioni degli enti pubblici e cercare di superare le opposizioni locali. Una
sorta di decalogo delle buone intenzioni è stato redatto nel 1997
dall’Associazione Europea del Golf insieme ad Audubon International, arrivato
poi alla sigla di una dichiarazione comune: Valderrama del 1999. Pura e semplice
operazione d’immagine tanto è vero che mai si parla di inserire i campi da
golf nell’elenco di opere da sottoporre obbligatoriamente alla Valutazione
d’Impatto Ambientale. In Danimarca i 135 campi da golf (il 40% del totale) che
sorgono su terreni statali o comunali si sono dovuti adeguare entro il 2003 ad
un bando completo dei residui di pesticidi previsti che possono inquinare le
acque di falda .Ciò è prescritto dalla normativa nazionale riguardante di
questo paese, segno evidente di un problema esistente. Sempre dagli Stati Uniti
per cercare di ovviare alle critiche sull’uso eccessivo di pesticidi nel golf,
arrivano ora anche i prati biotech, a promuoverli, ma le proteste non si
fiaccano. Anzi. la Società americana del paesaggio, insieme all’economista
new global Jeremy Rifkin, ritengono che si cada dalla padella alla brace e ha
chiesto al Ministero dell’Agricoltura di ordinare la sospensione dei test
condotti dalle note multinazionali leader (fra le quali la Monsanto) delle
coltivazioni geneticamente modificate. http://www.ecsinc.com/uw/inter_uw/exp/golf.htm La
presenza di coltivazioni intensive rende impossibile, nel raggio di chilometri,
la possibilità di coltivazioni biologiche. Ciò esclude la possibilità di
sviluppare parallelamente il turismo gastronomico di qualità e l'agriturismo.
La costruzione di campida golf sembra un modo semplice di incrementare il
turismo, ma a volte non si tiene conto dei costi sociali e ambientali di
determinate scelte. È stato accertato che la presenza di tracce di diserbanti e
pesticidi nelle falde acquifere è all'origine di diverse forme di tumore, di
allergie, di infertilità. Negli Stati Uniti diversi tipi di diserbanti per
campi da golf (come il diazinon della Ciba Geigy) sono stati proibiti solo dopo
la morte di centinaia di animali. L'uso
degli stessi pesticidi è tuttavia consentito fuori dagli Stati Uniti. Altri
pesticidi usati nei campi da golf, come il clorothalonil possono causare
reazioni allergiche che portano alla morte entro pochi giorni. Esantemi,
difficoltà respiratorie, asma, riniti allergiche, disturbi alla vista e
all'udito, problemi alla gola e danni al sistema nervoso centrale sono stati
riscontrati in Giappone su persone che frequentavano i campi da golf, gran parte
delle quali erano dipendenti degli impianti sportivi. È tuttavia possibile
costruire impianti per il golf più sicuri, ma è più costoso e richiede molta
manodopera. Negli Stati Uniti sono cresciuti i vincoli alla costruzione di nuovi
campi da golf. Lo stato di New York ha riscontrato che su 900 campi, solo 11
erano in regola con gli standard ambientali richiesti dai regolamenti più
recenti. Per le ragioni esposte negli Usa è sempre più difficile ottenere
un'autorizzazione per costruire un campo da golf. Sul tema golf e pesticidi l’interessante opinione
di Bent Schack Iversen dell’International
Centre for Pesticide Safety: Passeggiando sul prato di un campo da
golf potreste chiedervi con una certo stupore come possa essere così ben
tenuto, pulito e verde. Trovereste a fatica una sola pianta selvatica su 50
ettari di prato di buon livello. La risposta è semplice: professionisti
impiegano una gran quantità di tempo a mantenere il campo in ordine usando
grandi dosi di pesticidi. La quantità ed il tipo di pesticida usato dipendono
in gran parte dal tipo di campo, dalle condizioni climatiche, dal tappeto erboso
impiegato, dall’ambiente circostante e dalle norme del paese sui pesticidi e
sulle loro applicazioni. Per esempio si è stimato che la quantità di pesticidi
impiegata in Gran Bretagna nel 1994 fu quasi di 80.000 kg di sostanze attive. Il
43% del totale è stato impiegato sui prati verdi, il 40% sui percorsi o sui
tees ed il resto sulle aree circostanti. Sono stati usati maggiormente erbicidi
e fungicidi (41% del totale ciascuno). La quantità di antiparassitari
impiegati sui campi da golf in genere è maggiore di quello impiegato in
agricoltura e negli ultimi anni la discussione sui rischi per i giocatori (che
spesso giocano subito dopo l’applicazione degli antiparassitari) e i problemi
per l’ambiente sono divenuti sempre più frequenti. Diversi tipi di
antiparassitario vengono impiegati normalmente sui campi. Nelle Hawaii
l’erbicida all’arsenico MSMA è stato il più usato, sul 97% dei campi. Il
suo tasso massimo di applicazione indicato sull’etichetta è di 4,48 kg/ha
(2-6 trattamenti annui) che si è stimato possa dare un tasso medio annuo di
applicazione di 13.08 kg principio attivo/ettaro/anno. Per quel che riguarda i
fungicidi, il Metalaxyl è stato applicato sull’84% dei campi con un tasso di
applicazione di 1,57 kg a.i./ha, 3-6 volte all’anno, che provocava un tasso
medio annuo di applicazione del 3.31 kg a.i./ha/y. Tra gli insetticidi, il
maggiormente impiegato è stato il Chlorpyrifos (76% dei campi) con un tasso
medio annuo di applicazione di 3.38 kg a.i./ha/y in 1-3 applicazioni. MSMA (Monosodium Acid Methanearsonate,
CH4AsNaO1) è un erbicida da contatto che si impiega su tappeti erbosi del tipo
Bermuda o Zoysia per controllare ad esempio l’erba bahia, la sanguinella, il
piè di gallo, il falasco annuale ed altre erbe. Può essere usato da solo o con
altri erbicidi. Il prodotto è leggermente tossico e può provocare una certa
irritazione in seguito a contatto prolungato. Il Metalaxyl (C15H21NO4) è un
fungicida benzenoide sistemico, leggermente tossico (classificato di III classe
dall’EPA) se ingerito o per contatto. Non è tossico per gli uccelli, pesci
d’acqua dolce e api. Il Chlorpyrinfos (C9H11Cl3NO3PS) è un insetticida
organofosforico ad ampio spettro moderatamente tossico (III classe). E’
pericoloso per gli animali e le api. Il profilo tossicologico dei pesticidi
impiegati nei campi da golf varia notevolmente. Anche se non vi sono prove riguardo ad un maggiore rischio
tossicologico per i giocatori abituali rispetto ai non-giocatori, l’uso di
antiparassitari sui campi non deve essere ignorato (nel 1964 fu pubblicato un
caso di dermatite causata dal fungicida Thiram). Un primo passo da fare sarebbe
quello di avvertire i giocatori di golf e i membri dei vari club sui pesticidi
usati, sulle quantità applicate e sui periodi di trattamento (per quanto
possibile). Queste notizie potrebbero essere pubblicate sulla rivista mensile
per i membri dei club, o diffuse per mezzo di avvisi affissi all’interno dei
locali. Inoltre i giocatori potrebbero essere informati sui rischi derivanti
dall’applicazione di antiparassitari o sul comportamento da tenere sui campi
quando sono in corso irrorazioni o se sono stati da poco irrorati
antiparassitari. Per quel che riguarda l’ambiente, le autorità devono essere
consapevoli dei rischi e dovrebbero monitorare regolarmente i livelli di
contaminazione di falde sotterranee, laghi o fiumi nelle vicinanze dei campi. Dal sito Internet dell’ICPS,
Centro Internazionale per gli antiparassitari e la prevenzione sanitaria di
Busto Garolfo (MI), creato dalla Regione Lombardia su proposta
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) http://www.icps.it/italiano/bollettino/psn00/000405.htm COSTE
PARERI DI UN’ AGENZIA ONU E DEGLI AGRICOLTORI ITALIANI
http://www.ilo.org/public/french/bureau/inf/magazine/39/tourism.htm
http://www.american.edu/projects/mandala/TED/jpgolf.htm
http://virginia.sierraclubaction.org/showalert.asp?aaid=32
http://www.geocities.com/RainForest/Vines/7336/reasons.htm http://www.rag.org.au/minnippi/default.htm
Spagna
Gran Bretagna
Sparse qua e la, da nord a sud dello stivale
cominciano ad organizzarsi anche in Italia i nemici del golf. Le prime denunce
alla magistratura risalgono agli anni’90 in Lombardia, contro il progetti del
Golf Club di Tolcinasco , nel parco agricolo sud di Milano, e di Besate nel
Parco della Valle del Ticino. Per difendere le colline bolognesi sorse il
comitato di Ozzano in opposizione al Golf Club Abbadessa, ma dopo la
realizzazioni di tanti, troppi campi, la situazione sembra diventare esplosiva.
Raccolte firme, lettere e ancora azioni giudiziarie stanno portando anche i
primi concreti risultati.
http://www.alterpan.org/gaia/topics.php?op=viewtopic&topic=9
Is Arenas
(Oristano)
Macugnaga
http://www.wwfpiemonte.com/notizie/011.htm Noli
Santa Teresa di Gallura
Intanto un villaggio immobiliare, citato nello
stesso articolo del settimanale Carta, è stato posto sotto sequestro il 10
dicembre 2003 per abusi edilizi dalla Procura della Repubblica di Tempio. Si
tratta della proprietà immobiliare Porto Quadro Srl dell’impresa di
costruzione Garbari di Trento.
Domus de Maria
Un caso unico al mondo
Una
campo da golf è sempre una struttura positiva per l’ambiente circostante. E
inquina meno di una comune coltura agricola. Lo afferma la ricerca presentata
sabato 2 dicembre al Golf Club Milano, nel parco di Monza, la prima del genere
in Italia. L’hanno commissionata il circolo sportivo e il Comitato regionale
lombardo della Federazione italiana golf a un’équipe di 8 ricercatori che
hanno messo sotto osservazione le componenti ambientali e territoriali
dell’area sulla quale, all’interno dello storico parco, si estende il
percorso a 27 buche, 94 dei 732 ettari di tutto il comprensorio verde gestito
dai comuni di Monza e Milano. Presenti amministratori pubblici, molti presidenti
di circoli golfistici lombardi, in rappresentanza delle rispettive associazioni
dilettantistiche, operatori ecologici e sportivi. Il golf si sta diffondendo in
Italia in tutte le fasce sociali, tra giovani e anziani, e gli insediamenti
interessano, soprattutto in Lombardia, centinaia di comuni e decine di migliaia
di sportivi. L’argomento assume significativa attualità anche per le aree
industriali dimesse di Sesto San Giovanni, studiate dai gruppi urbanistici
pilotati dall’architetto Renzo Piano. Un campo di golf a 9 buche, cioè
ridotto, crerebbe una successione di verde piantumato, lungo almeno 4200 metri
per circa 15 ettari, di alta valenza ambientale e paesaggistica. Alcuni esperti
del settore, soprattutto albergatori, stanno studiando l’idea. Il percorso
arricchirebbe la ricettività alberghiera di ospiti stranieri provenienti dal
mondo anglosassone nel quale il golf è diffusissimo e gratificherebbe la
residenza sul territorio degli studenti del polo universitario. “Questo
lavoro”, ha esordito Angelo Zanchi, presidente del Golf Club Milano ”
dimostra come un campo da golf sia sempre complementare all’ambiente
circostante, anche nell’equilibrio delicato con un grande parco storico.
Dimostra che un percorso diventa col tempo, grazie alle sue caratteristiche
ambientali ed estetiche, patrimonio della comunità. Cioè una struttura dalla
quale la comunità circostante può trarre vantaggio grazie alla diffusione di
una pratica sportiva di alta valenza sociale, grazie all’offerta di posti di
lavoro e soprattutto di armonia paesaggistica, di cura del territorio, ovunque
la struttura si trovi”. Lo studio ha monitorato una sponda del fiume Lambro
che scorre accanto al percorso, le rogge, l’assetto idrogeologico, le acque
sotterranee, il suolo e il sottosuolo. Attenzione è stata data anche alla
vegetazione, alla flora e alla fauna, alle biodiversità di fiori e piante, agli
ecosistemi. Ne è risultato un quadro, ha commentato l’ingegner Piergiorgio
Vigliani, consigliere del golf ed esperto in temi ambientali, dal quale appare
che un percorso inquina meno della maggioranza delle colture agricole, i prati
curati e le circostanti aree arboree nobilitano il paesaggio anche a vantaggio
dei cittadini che vogliano percorrerne i sentieri dopo le gare. Per il
coordinatore del gruppo di ricerca, ingegner Luca Del Furia, la gestione del
golf monzese non altera né inaridisce la falda, non turba le biodiversità,
tutela flora e fauna come nel resto del parco. La ricerca, prima in Italia, verrà
proposta a tutte le 61 strutture golfistiche lombarde che aggregano 23 mila
giocatori dilettanti, il gruppo più numeroso d’Italia, ha detto Bruno
Bizzozzero, presidente del Comitato regionale lombardo della Fig, al fine di
pilotare in modo corretto gli ampliamenti, favorire la crescita, la
piantumazione, tutelare il paesaggio in un dialogo costruttivo con gli
amministratori pubblici.
I
fumetti del Parco
di Monza
Inquietanti dichiarazioni del Sindaco di Monza hanno
recentemente qualificato come "monumento storico" il campo da golf
presente nel Parco-contenitore.
Monza
la città - quotidiano online di Monza
e Brianza - Il Golf
...
Monza ha la fortuna di averla già una struttura sportiva, per
praticare il golf Il primo campo da
golf pubblico ...
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