La Città Continua

 

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Long Island (appartenente allo stato di New York) è l'isola maggiore (3.566 km², 7.150.000 abitanti) della costa orientale degli USA di fronte agli stati di New York e Connecticut.

L'isola è suddivisa in quattro contee: Kings, Queens, Nassau e Suffolk: le prime due corrispondono rispettivamente ai distretti di Brooklyn e di Queens della città di New York. Comunque, quando ci si riferisce a "Long Island" nel linguaggio di tutti i giorni, di solito si intende parlare solo delle contee di Suffolk e Nassau, in quanto Brooklyn e Queens, pur facendo parte dell'isola a tutti gli effetti, nell'immaginario collettivo sono maggiormente legati alla città di New York.

 

 

Long Island è nota per il suo benessere e per l'alta qualità

della vita.

Secondo i dati forniti dal censimento del 2000, la contea di Nassau è la seconda per reddito pro capite nello Stato di New York e la sesta più ricca degli Stati Uniti.

 

Della Suffolk County sono famose le numerose cittadine che si trovano sul mare, inclusi gli Hamptons.

Secondo le statistiche dell'FBI, il complesso delle contee di Nassau e Suffolk ha il secondo più basso livello di criminalità negli Stati Uniti.

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

Long Island condivide con il New Jersey un alto tasso di densità di campi da golf

 

 

 

 

Suffolk County

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I CAMPI DA GOLF

 

 

Non sono per niente innocui

Le proteste contro i campi da golf crescono in tutto il mondo e ora arrivano anche in Italia. Dopo la realizzazione di un numero enorme di strutture golfistiche : oltre 18.000 sono i campi nel mondo esistenti, 5.900 in Europa e 262 in Italia, i progetti di privati spesso sponsorizzati dal finanziamento pubblico, (soprattutto in Emila Romagna e Sardegna) non accennano a diminuire.


La crescita dei tappeti erbosi negli ultimi 20 anni e’ stata davvero enorme e incontrollabile: nel 1985 i campi nei paesi della European Golf Association erano 2900, adesso (dato 2002) sono 5.900. Il numero di appassionati e’ stimato oggi in 70 milioni, dei quali 5.6 milioni di persone in Europa e 3 milioni e mezzo di questi iscritti regolarmente ad un club.


Ogni campo si porta via in media cinquanta ettari, solo nel vecchio continente, stiamo parlando, di oltre 300.000 gli ettari di terreno adibiti a percorsi colorati di verde e pieni di buche. Con l’aumento esponenziale dei campi se ne vanno dunque spazio, terre e acqua, ma la valutazione dell’impatto ambientale rimane ancora un optional ecco spiegato come le opposizioni crescano e si organizzino.

Nel 1994 ne esistevano nel mondo circa 25 mila, pari alla superficie del Belgio. In Gran Bretagna il rapporto fra numero di giocatori di golf e numero di campi era, nel 1993, di 1000 a uno. In Italia, nello stesso anno, era di 271 giocatori per ogni campo (162 campi per 44 mila affiliati alla Federgolf).

Se si considera che in Gran Bretagna il golf è molto più popolare che in Italia, si deve concludere che i campi da golf esistenti nel 1994 erano abbastanza per accontentare gli appassionati italiani. In altre parole, in Italia non c'è bisogno di nuovi campi da golf. Si legge sulla rivista Capital del 1993 "Rispetto a 5 anni fa nel Lazio abbiamo il 30 per cento di campi in più nati più che altro per interessi di speculazione edilizia", ovvero per aumentare il valore degli immobili che vengono costruiti nelle adiacenze dei campi.



I cittadini cominciano a riunirsi in comitati, con (o senza) l’aiuto di associazioni e raramente di qualche esponente politico locale e iniziano cosi’ a far sentire la loro opposizione al boom dei “green”. I motivi di dissenso e preoccupazione non mancano. Le prime storiche opposizione alle strutture de golf sono nate in centro-america nel Messico e soprattutto in Asia, dove e’ sorto addirittura un movimento mondiale contro i nuovi campi da golf (GAM, Global Antigolf Mouvement)su impulso di un giapponese ex golfista, Gen Morita.  Ma come mai i campi da golf fanno paura ? Per quali motivi in tutti i continenti dei cittadini arrivano ad opporsi, anche duramente, alla diffusione esponenziale di questi nuovi terreni da gioco?


Le risposte sono varie e differenti a seconde dei continenti e dei siti, ma ritrovano notevoli punti in comune e similitudini. Tra queste sicuramente il legame intrinseco di tutti i progetti con operazioni immobiliari (spesso speculative), le problematiche riguardanti l’utilizzo d’acqua, eccessivo consumo necessario alla manutenzione della struttura (molte volte proposte in zone siccitose), rischio di salinizzazione della falda nelle zone costiere e possibile inquinamento da pesticidi. Altri motivi di forte opposizione sono il potenziale pericolo per le aree di alto valore naturalistico (boschi, foreste, laghi e zone umide) e il conflitto con le attività economiche preesistenti (agricoltura e allevamento in particolare).
 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                          New Jersey - campi da golf

 

 

 

PIANO INDUSTRIALE

 

 

L’investimento necessario per la realizzazione di un nuovo campo da golf si aggira intono agli 8-10 miliardi di vecchie lire e molto spesso la gestione da sola non è in grado di coprire le spese di manutenzione. In tempi di magra economica comunque i circoli e le società proponenti un progetto sono comunque alla ricerca o dei grimaldelli giusti per poter attingere da un finanziamento pubblico a fondo perduto.

 

Leggi regionali, nazionali e fondi europei sono già state usate in molti casi a questo scopo. Iperattive due regioni su tutte: l’Emilia Romagna e la Sardegna. La prima ha regalato per legge negli anni ’90 quattro miliardi di vecchie lire a “costruttori” del golf. La seconda è andata a concedere, sempre per legge, più di 900.000 euro a due gestori.

Ogni progetto di percorso da golf è quasi sempre accompagnato, prima o dopo, dalla realizzazione di residence e villini. Questa realizzazione si rende necessaria quando l’impianto viene realizzato quando viene proposto in località’ distanti dai grossi centri (ovvero quasi sempre)e la motivazione economica è quella di garantire un ritorno economico dei notevoli investimenti necessari alla realizzazione delle stesse strutture. Negli Usa il 40% dei circoli sono passati dalla gestione privata a quella pubblica per problemi economici. Il rapporto tra numero di iscritti e circoli indica in generale un dato elevato di numero di campi per giocatori.

In Italia i golfisti tesserati sono 56.000 per 262 campi con una media di 214 giocatore per campo contro i 2.000 giocatori per campo degli USA e i meno di 1.000 per Olanda e Giappone.

Dunque ciò spiega il perché numerosi club sono minacciati di fallimento. Come esempio può essere citato il fallimento del club di Schladming in Austria con 21 milioni di vecchi scellini di debiti.

Per cercare di smentire la convinzione comune che lo considera per eccellenza lo sport d’élite, è in corso uno sforzo da parte delle federazioni golfistiche e loro fiancheggiatori. Probabilmente allo scopo di poter attingere ancora di più soldi dai fondi pubblici, per ripianare gli alti costi di realizzazione e gestione, si cerca di presentare il golf come disciplina aperta e alla portata di tutti. Ma quando si vanno a vedere i costi di iscrizioni ai circoli e i prezzi di una mazza, risulta davvero difficile sostenerne la sua accessibilità popolare.

Contemporaneamente la Federazione Internazionale del Golf si batte invano per cercare di inserirsi all’interno dei Giochi Olimpici. Fin ora il CIO, Comitato Olimpico Internazionale è riuscito a respingere le forti pressioni e il golf rimane ancora oggi fuori dalle Olimpiadi.

 

POSTI DI LAVORO

 

L'occupazione è sostanzialmente a breve durata: se per costruire il campo possono essere assunte al massimo 3-400 persone, solo 30-40 sono necessarie per la sua manutenzione. Si tratta di personale di minima qualifica professionale, quindi poco retribuito.

   

IMPATTO AMBIENTALE

  

 

La coppia Autodromo e campo da golf, inseriti  “su misura“ nel Parco di Monza

  

CONSUMO DI ACQUA

 

Per il prof. Vittorio Gallerani dell’Università di Bologna “Il campo da golf necessita di una notevole mole d’acqua irrigua per mantenere un’adeguata crescita della vegetazione nelle aree di gioco” (Agrobusiness Paesaggio Ambiente nn.2-3 1997/1998).

In Spagna il golf è una delle cause del prosciugamento della Coto Doñana, una delle zone umide più ricche d'Europa

Ogni campo da golf, tipo medio, a 18 buche, secondo stime dell’Associazione Europea del Golf, consuma in media 2.000 metri cubi (2 milioni di litri) di acqua al giorno (730.000 metricubi all’anno). Ovvero ogni 24 ore un percorso si “beve” la stessa quantità d’acqua consumata da un paese da 13.000 persone.

 

Una famiglia toscana consuma mediamente 150 litri di acqua al giorno. Un paese di 13.000 famiglie consuma in un giorno 2 milioni di litri di acqua. Sono leggermente più ottimistiche le stime di Repubblica (14.12.02) a cura della giornalista Marina Forti: 70/80 metri cubi di acqua al giorno per ettaro, se in un campo di 60 ettari se ne irrigano solo 20, cioè i percorsi delle buche, arriviamo a 1400-15000 metri cubi d’acqua al giorno per ogni singolo campo. Più o meno analoghi sono i calcoli del mensile italiano La Nuova Ecologia del numero di novembre 1993 che parla di 1.600 metri cubi di acqua al giorno. Comunque la si metta si tratta indubbiamente di una quantità non trascurabile: un dato che

diventa uno schiaffo al 1 miliardo e 400 mila persone nel mondo che non hanno accesso all’acqua potabile, secondo le stime di Riccardo Petrella, studioso e autore della proposta per un Contratto e un Parlamento Mondiale sull’acqua. Ma in tempi di emergenza idrica e di cambiamenti climatici anche per l’occidente si può parlare tranquillamente di uno spreco oggettivo. L’uso dell’acqua per il golf dunque oltre ad essere considerato una sorta di lusso insopportabile tra i consumatori, anche per alcune norme legislative sembrerebbe essere non ammesso: “Nei periodi di siccità e comunque nei casi di scarsità di risorse idriche, … deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell’uso agricolo” (art.28 Legge nazionale n.36 del 5 gennaio 1994).

Un uso ludico, quello dell’innaffiamento per il mantenimento del golf, che inoltre contraddice il principio di sostenibilità dell’uso delle risorse naturali.

 

 

DISERBANTI E PESTICIDI

 

Gli unici campi da golf che non richiedano l'uso di pesticidi e diserbanti sono quelli delle zone dove il green si mantiene verde anche in condizioni di siccità, come in Scozia, la patria del golf. In Giappone su un campo si impiegano mediamente una tonnellata e mezzo di prodotti chimici ogni anno (8 volte di più rispetto alle quantità utilizzate normalmente nei campi di riso). Negli Usa la quantità è di 750 chili all'anno per un campo standard. Senz'altro più di quanto è richiesto dalle coltivazioni alimentari intensive. Il fatto che le dune dei green sono spesso fatte di sabbia, favorisce la rapida penetrazione delle sostanze chimiche utilizzate nelle falde acquifere del sottosuolo.

In questo delicato settore non mancano i tentativi di mascherare i possibili pericoli dell’utilizzo di diserbanti e pesticidi per la manutenzione dei greens. Gli sforzi propagandistici, bisogna riconoscerlo, delle varie Federazioni golfistiche sono notevoli e hanno cercato di coinvolgere in questi anche alcune associazioni, enti e istituzioni. Il tutto per cercare di fugare i pesanti dubbi sui rischi di inquinamento di risorse idriche, faunistiche e vegetali in prossimità dei percorsi sportivi.

Interessante e dettagliato a proposito dei rischi sanitari da pesticidi, il rapporto del Procuratore generale di New York Elliot Sptizer a proposito del campi di Long Island.

http://www.oag.state.ny.us/environment/golf95.html

 

Per il settimanale New Scientist un campo da golf in Giappone su un campo si impiegano mediamente una tonnellata e mezzo di prodotti chimici all’anno una quantità superiore di 8 volte quella utilizzata per i campi da riso. Stima inferiore viene fatta dal Journal of Pesticides Reform che si ferma a 750 chili per anno in un campo standard negli Usa. Uno studio del Sport Turf Research Institute lancia l’allarme sul sovradosaggio dei fertilizzanti a base di fosfati tanto da scrivere “il terreno in certi casi potrebbe essere venduto direttamente come concime chimico”.

Ancora negli Usa l’Audubon Society ha tentato di individuare i criteri di classificazione dei campi da golf in base al grado di ecologicità. Una strada che non convince del tutto altre associazioni ambientaliste e in particolare il Sierra Club altro storico e combattivo movimento statunitense. La tattica seguita ora da club e società golfistico-immobiliari anche in Europa è quella di dotarsi di codici volontari per poter vantare patenti pseudo-ecologiste. Lo scopo dichiarato è da una parte di cercare di rifare il trucco ad un’immagine non positiva del golf e dall’altra, più concretamente, accelerare autorizzazioni degli enti pubblici e cercare di superare le opposizioni locali.

Una sorta di decalogo delle buone intenzioni è stato redatto nel 1997 dall’Associazione Europea del Golf insieme ad Audubon International, arrivato poi alla sigla di una dichiarazione comune: Valderrama del 1999. Pura e semplice operazione d’immagine tanto è vero che mai si parla di inserire i campi da golf nell’elenco di opere da sottoporre obbligatoriamente alla Valutazione d’Impatto Ambientale. In Danimarca i 135 campi da golf (il 40% del totale) che sorgono su terreni statali o comunali si sono dovuti adeguare entro il 2003 ad un bando completo dei residui di pesticidi previsti che possono inquinare le acque di falda .Ciò è prescritto dalla normativa nazionale riguardante di questo paese, segno evidente di un problema esistente. Sempre dagli Stati Uniti per cercare di ovviare alle critiche sull’uso eccessivo di pesticidi nel golf, arrivano ora anche i prati biotech, a promuoverli, ma le proteste non si fiaccano. Anzi. la Società americana del paesaggio, insieme all’economista new global Jeremy Rifkin, ritengono che si cada dalla padella alla brace e ha chiesto al Ministero dell’Agricoltura di ordinare la sospensione dei test condotti dalle note multinazionali leader (fra le quali la Monsanto) delle coltivazioni geneticamente modificate.

http://www.ecsinc.com/uw/inter_uw/exp/golf.htm

 

La presenza di coltivazioni intensive rende impossibile, nel raggio di chilometri, la possibilità di coltivazioni biologiche. Ciò esclude la possibilità di sviluppare parallelamente il turismo gastronomico di qualità e l'agriturismo. La costruzione di campida golf sembra un modo semplice di incrementare il turismo, ma a volte non si tiene conto dei costi sociali e ambientali di determinate scelte. È stato accertato che la presenza di tracce di diserbanti e pesticidi nelle falde acquifere è all'origine di diverse forme di tumore, di allergie, di infertilità. Negli Stati Uniti diversi tipi di diserbanti per campi da golf (come il diazinon della Ciba Geigy) sono stati proibiti solo dopo la morte di centinaia di animali.

L'uso degli stessi pesticidi è tuttavia consentito fuori dagli Stati Uniti. Altri pesticidi usati nei campi da golf, come il clorothalonil possono causare reazioni allergiche che portano alla morte entro pochi giorni. Esantemi, difficoltà respiratorie, asma, riniti allergiche, disturbi alla vista e all'udito, problemi alla gola e danni al sistema nervoso centrale sono stati riscontrati in Giappone su persone che frequentavano i campi da golf, gran parte delle quali erano dipendenti degli impianti sportivi. È tuttavia possibile costruire impianti per il golf più sicuri, ma è più costoso e richiede molta manodopera. Negli Stati Uniti sono cresciuti i vincoli alla costruzione di nuovi campi da golf. Lo stato di New York ha riscontrato che su 900 campi, solo 11 erano in regola con gli standard ambientali richiesti dai regolamenti più recenti. Per le ragioni esposte negli Usa è sempre più difficile ottenere un'autorizzazione per costruire un campo da golf.

Sul tema golf e pesticidi l’interessante opinione di Bent Schack Iversen dell’International Centre for Pesticide Safety:

Passeggiando sul prato di un campo da golf potreste chiedervi con una certo stupore come possa essere così ben tenuto, pulito e verde. Trovereste a fatica una sola pianta selvatica su 50 ettari di prato di buon livello. La risposta è semplice: professionisti impiegano una gran quantità di tempo a mantenere il campo in ordine usando grandi dosi di pesticidi. La quantità ed il tipo di pesticida usato dipendono in gran parte dal tipo di campo, dalle condizioni climatiche, dal tappeto erboso impiegato, dall’ambiente circostante e dalle norme del paese sui pesticidi e sulle loro applicazioni. Per esempio si è stimato che la quantità di pesticidi impiegata in Gran Bretagna nel 1994 fu quasi di 80.000 kg di sostanze attive. Il 43% del totale è stato impiegato sui prati verdi, il 40% sui percorsi o sui tees ed il resto sulle aree circostanti. Sono stati usati maggiormente erbicidi e fungicidi (41% del totale ciascuno).

La quantità di antiparassitari impiegati sui campi da golf in genere è maggiore di quello impiegato in agricoltura e negli ultimi anni la discussione sui rischi per i giocatori (che spesso giocano subito dopo l’applicazione degli antiparassitari) e i problemi per l’ambiente sono divenuti sempre più frequenti. Diversi tipi di antiparassitario vengono impiegati normalmente sui campi. Nelle Hawaii l’erbicida all’arsenico MSMA è stato il più usato, sul 97% dei campi. Il suo tasso massimo di applicazione indicato sull’etichetta è di 4,48 kg/ha (2-6 trattamenti annui) che si è stimato possa dare un tasso medio annuo di applicazione di 13.08 kg principio attivo/ettaro/anno. Per quel che riguarda i fungicidi, il Metalaxyl è stato applicato sull’84% dei campi con un tasso di applicazione di 1,57 kg a.i./ha, 3-6 volte all’anno, che provocava un tasso medio annuo di applicazione del 3.31 kg a.i./ha/y. Tra gli insetticidi, il maggiormente impiegato è stato il Chlorpyrifos (76% dei campi) con un tasso medio annuo di applicazione di 3.38 kg a.i./ha/y in 1-3 applicazioni.

MSMA (Monosodium Acid Methanearsonate, CH4AsNaO1) è un erbicida da contatto che si impiega su tappeti erbosi del tipo Bermuda o Zoysia per controllare ad esempio l’erba bahia, la sanguinella, il piè di gallo, il falasco annuale ed altre erbe. Può essere usato da solo o con altri erbicidi. Il prodotto è leggermente tossico e può provocare una certa irritazione in seguito a contatto prolungato. Il Metalaxyl (C15H21NO4) è un fungicida benzenoide sistemico, leggermente tossico (classificato di III classe dall’EPA) se ingerito o per contatto. Non è tossico per gli uccelli, pesci d’acqua dolce e api. Il Chlorpyrinfos (C9H11Cl3NO3PS) è un insetticida organofosforico ad ampio spettro moderatamente tossico (III classe). E’ pericoloso per gli animali e le api. Il profilo tossicologico dei pesticidi impiegati nei campi da golf varia notevolmente.

 Anche se non vi sono prove riguardo ad un maggiore rischio tossicologico per i giocatori abituali rispetto ai non-giocatori, l’uso di antiparassitari sui campi non deve essere ignorato (nel 1964 fu pubblicato un caso di dermatite causata dal fungicida Thiram). Un primo passo da fare sarebbe quello di avvertire i giocatori di golf e i membri dei vari club sui pesticidi usati, sulle quantità applicate e sui periodi di trattamento (per quanto possibile). Queste notizie potrebbero essere pubblicate sulla rivista mensile per i membri dei club, o diffuse per mezzo di avvisi affissi all’interno dei locali. Inoltre i giocatori potrebbero essere informati sui rischi derivanti dall’applicazione di antiparassitari o sul comportamento da tenere sui campi quando sono in corso irrorazioni o se sono stati da poco irrorati antiparassitari. Per quel che riguarda l’ambiente, le autorità devono essere consapevoli dei rischi e dovrebbero monitorare regolarmente i livelli di contaminazione di falde sotterranee, laghi o fiumi nelle vicinanze dei campi.

Dal sito Internet dell’ICPS, Centro Internazionale per gli antiparassitari e la prevenzione sanitaria di Busto Garolfo (MI), creato dalla Regione Lombardia su proposta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)

http://www.icps.it/italiano/bollettino/psn00/000405.htm

COSTE


Per quel che riguarda i siti di percorsi golfistici costieri o in prossimità del vi e’ un ulteriore potenziale secondo rischio ambientale. Quando non viene utilizzata l’acqua di acquedotti, dighe o condotte spesso i promotori del golf si vantano di essere autosufficienti per l’approvvigionamento idrico attraverso l’utilizzo di propri pozzi .In questo caso viene ignorato o quantomeno trascurato che le trivellazioni per pozzi sono causa diretta e inequivocabile di un’aumento della percentuale di sale nell’acqua nelle falde idriche preesistenti. Si tratta del cosiddetto fenomeno di salinizzazione delle acque potabile e per uso civile, situazione ben conosciuto in tutte le aree predesertiche- mediterranee , studiato ampiamente nelle sedi universitarie.


Come accennato inoltre, il golf non arriva quasi mai da solo dunque nei siti in prossimità del mare l’impatto va valutato globalmente, non solo per il singolo percorso, ma anche per ciò che riguarda i suoi annessi (dichiarati o meno) di strutture urbane: villette, opere di urbanizzazione e quant’altro.

 campi da golf nel monzese

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                

 

 

 

PARERI DI UN’ AGENZIA ONU E DEGLI AGRICOLTORI ITALIANI



Persino un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che persegue la promozione della  giustizia sociale e il riconoscimento dei diritti umani nel lavoro, l’OIL (l’Organizzazione Mondiale del Lavoro), si esprime in maniera molto critica: “La realizzazione di percorsi golfistici e’ stata un disastro in molti paesi (Filippine, Indonesia, etc) accentuando la penuria d’acqua, attraverso l’espropriazione di terre e la deforestazione , al punto di suscitare la nascita di un movimento internazionale di resistenza, il Global Antigolf Network”(n.39 giugno 2001, magazine OIL, dedicato al turismo socialmente responsabile).

 http://www.ilo.org/public/french/bureau/inf/magazine/39/tourism.htm
A esprime preoccupazione in prima linea sono anche gli agricoltori italiani. Su un notiziario della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA), una delle maggiori organizzazioni del settore, (Mondo Agricolo Veneto n.29 del 2001)si legge infatti che <<Il diffondersi del gioco del golf sta creando serie conseguenze all’ambiente.>>


Dunque malgrado apparenze e costose propagande patinate di verde, il golf si e’ rivelato nei fatti una disciplina ecologicamente insostenibile. 



ANTIGOLF NEL MONDO



Il Global Antigolf Movement


http://www.verdinrete.it/oristano/antigolf.htm

movimento mondiale antigolf, nasce ufficialmente in Asia negli anni ‘80 per merito del giapponese Gen Morita, golfista pentito e convertito all’ambientalismo tanto da considerare questa disciplina << il più serio problema ambientale del pianeta essendo responsabile di deforestazioni , uso sconsiderato di pesticidi, diserbanti e acqua e propagazione di disparità sociale>>.


Il 29 aprile di ogni anno si celebra la giornata mondiale antigolf, dopo un raduno tenuto nella stessa data del 1993 in Malesia che aveva riunito gli antigolfisti di tutto il mondo. Oggi la rete internazionale antigolf ha spostato il suo baricentro dall’ Asia, all’ Europa (in particolare nell’area mediterranea) dove le lotte di comitati locali antigolf fanno parte dell’attualità.



ASIA

Filippine


La lotte tra contadini e società pro golf in Filippine e’ diventata drammatica e anche soggetto di alcuni film.


Due contadini che si opponevano al progetto di Nasugbu sono stati uccisi proprio a causa della loro protesta contro il progetto della Hartbortown golf, a 80 chilometri da Manila, erano Terry Sevilla e Roger Alla.



Ecco i siti dove e’ possibile attingere alcune interessanti notizie.


http://www.geocities.com/RainForest/Wetlands/8780/strug/looc/n000305.html
http://www.geocities.com/kmp_ph/reso
http://www.golfwar.org/score.htm


Giappone


La deforestazione avvenuta in Giappone causate da un grande sviluppo dei percorsi golfisti sono studiate in maniera seria e approfondita nel sito

http://www.american.edu/projects/mandala/TED/jpgolf.htm


AMERICA

Messico


E’ forse qui che e’ avvenuta la più famosa lotta, finita anche su organi d’informazione prestigiosi (The New York Times, Le Monde e Il Manifesto)che si riferisce al progetto del Consorzio finanziario multinazionale KS: struttura turistica con annesso golf. Dal 1995 in poi l’opposizione arrivo’ ad occupare il palazzo municipale di Tepoztlan , nello stato del Morelos, con ben 4.000 persone.


Nel sito Internet
http://www.ipsnet.it/CHIAPAS/1tepoz.htm si possono trovare tutti i particolari.



USA


In un comunicato stampa l’EPA, l’Agenzia per l’ambiente degli USA parla della distruzione delle zone umide nell’area di Filadelfia.


http://www.epa.gov/region03/r3press/pr98-17.htm
Un’azione dell’associazione Sierra Club contro un campo da golf nel Parco di Occoneechee la lsi puo’ trovare nel sito Internet

http://virginia.sierraclubaction.org/showalert.asp?aaid=32

Hawai


Nella costa est dell’isola, distretto di Kona sud, dopo lunga battaglia e’ stato realizzato un progetto, nonostante la raccolta di firme contrarie di diverse migliaia di persone. La storia nel sito 


http://www.earthisland.org/journal/golf.html

Canada


Un appello per salvare il Parco di Joseph Davis da un progetto golfistico e’ contenuto nel sito


http://www.nfwhc.org/current/josephdavis.htm
La Federazione dei naturalisti dell’Ontario ha preparato un suo manifesto contro il golf nel parco provinciale di Bronte Creek.

http://www.geocities.com/RainForest/Vines/7336/reasons.htm

Australia
La storia del rigetto da parte del Consiglio Comunale della città di Brisbane (Queensland) si può’ leggere nel sito

 http://www.rag.org.au/minnippi/default.htm



EUROPA

Spagna 


Anche qui il golf ha conosciuto un grandissimo sviluppo e ora sta incontrando notevoli opposizioni. e’ stato una delle cause del prosciugamento del Coto Donana, una delle aree umide e delle riserve naturali più conosciute in Europa.


Nel sito Internet
http://viaverda.dhs.org/golf_index.html sono raccolte le principali lotte, in prevalenza portate avanti da comitati e associazioni della Catalogna (Cerdanyola a Collserola,Torrebonica).Manifestazioni, biciclettate sono state fatte nell’ultimo anno con discreto successo, anche con oltre 5.000 partecipanti.


http://www.greenpeace.es/costas/home2.asp?PagePosition=2
Greenpeace, anch’essa in prima linea, evidenzia il legame tra il Piano Idrologico Nazionale della Spagna (PHN) e i campi da golf che attingeranno dal trasversamento del fiume Ebro.


http://www.agroterra.com/noticias/resultados_noticias.asp?IdNoticia=3955

Gran Bretagna


Un agricoltore inglese esprime tutta la sua protesta contro un progetto che metterebbe sul lastrico la propria azienda. http://www.savearnold.co.uk 



ALTRI PAESI



Anche in Croazia sembra essere scoppiato un vero e proprio boom golfistico e le associazioni ambientaliste locali sono intervenute esprimendo preoccupazione.
Complessivamente la Giunta regionale istriana aveva promosso l’apertura di ben 13 campi, ma opposizioni e mancanza d’acqua hanno fermato il progetto. A Cittanova ed Albona l’iter amministrativo appariva più semplice, ma anche qui tutto al momento(2003) risulta fermo. Vedioamo quali sono i gli altri progetti.



Un’impresa americana la G-Squae Inc vorrebbe realizzare 4 campi da golf insieme a tre villaggi turistici e annessi nelle municipalità’ di Orsera e San Lorenzo nello splendido Canale di Lemme. Un secondo progetto riguarda la zona chiamata Valica, nel Pinguentino a poca distanza dal lago di Bottonego. Stavolta le polemiche sono legate al fatto che il terreno dove e’ previsto il golf e’ un sito dove abitualmente si reccolgono i tartufi. Per Bruno Poropat, presidente del Comitato Regionale istriano per la biodiversita’ e pure il piu’ noto micologo croato prof.Romano Bazac, estirpare gli alberi per far posto al golf sarebbe un delitto ambientale. Terzo polo golfistico proposto quello della penisola di Merlera, nel meridione dell’ Istria. Un altro progetto, non lontano dalla Croazia, ma in territorio italiano, e’ quello di Muggia nel bosco di Punta Ronco. Oppositori dichiarati e uniti tutti gli ambientalisti locali


Malta


Formato da 19 ONG e dal partito dei Verdi di Malta, il fronte antigolf e’ anche adesso molto attivo e mette assieme diverse associazioni, anche di contadini locali. Infatti circa 100 agricoltori rischiano di perdere la loro terre a causa dello sviluppo di un percorso golfistico. Vanta al suo attivo anche diverse manifestazioni pubbliche. 


Un sito Internet, in inglese e maltese, ricco di foto e documenti, ne riassume la sua attività’. Nel luglio scorso a La Valletta si e’ svolta una grossa manifestazione.
http://nogolfmalta.cjb.net

Notizie di contestazioni e presenze antigolf giungono anche da altri paesi mediterranei come Cipro e in Grecia (da parte del WWF).


http://www.hri.org/news/cyprus/cmnews/1999/99-04-24.cmnews.html


GLI ANTIGOLF IN ITALIA

Sparse qua e la, da nord a sud dello stivale cominciano ad organizzarsi anche in Italia i nemici del golf. Le prime denunce alla magistratura risalgono agli anni’90 in Lombardia, contro il progetti del Golf Club di Tolcinasco , nel parco agricolo sud di Milano, e di Besate nel Parco della Valle del Ticino. Per difendere le colline bolognesi sorse il comitato di Ozzano in opposizione al Golf Club Abbadessa, ma dopo la realizzazioni di tanti, troppi campi, la situazione sembra diventare esplosiva. Raccolte firme, lettere e ancora azioni giudiziarie stanno portando anche i primi concreti risultati. 


Tenno (Trento)


Il referendum sembra essere in Trentino lo strumento piu’ diffuso ed efficace. Dopo la vittoria popolare degli antigolf contro il campo di Marocche , località presso Dro a 5 Km da Riva del Garda, ora ci prova il comune di Tenno, sempre in Trentino. Nel primo caso la consultazione era stata indetta dai consiglieri comunali contrari al progetto, mentre stavolta sono stati direttamente i cittadini a raccogliere le firme necessarie, a termini di Statuto comunale, per dare la possibilità’ a tutti di esprimersi

http://www.alterpan.org/gaia/topics.php?op=viewtopic&topic=9

Spoleto 


Contro il progetto della Spoleto International Golf e’ intervenuta direttamente la Legambiente di Spoleto con un comunicato stampa del 22 giugno 2002, secondo la quale ancora una volta ”il verde del green sarebbe in realtà una sorta di cavallo di Troia per far passare vere e proprie speculazioni edilizie scavalcando i vincoli urbanistici con la scusa di realizzare un ecologissimo campo da golf circondato da ville, club house, albergo, piscine, campi da tennis, maneggio. Tutti accessori che con la pratica di questo sport hanno ben poco da spartire”.http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/spoletambiente/news/news_013.htm

Toritto (Bari)


Un gruppo di imprenditori ha presentato un progetto mediante lo strumento degli accordi di programma; assieme al golf, 250 ville, torre panoramica, albergo da 300 posto, sala conferenze da 600 posto, ristorante, piscine, beauty farm, campi da calcio , tennis, ecc Il tutto nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, Sito d’Interesse Comunitario e Zona di protezione speciale. Attualmente il progetto e’ al vaglio della Regione. Voci contro si riscontrano nelle tv e stampa locale.Intanto un primo risultato e’ stato raggiunto dalla bocciatura da parte del TAR del vicino campo da golf in agro di Santeramo.


http://www.altamura2001.com/html/modules.php?name=News&file=article&sid=213

Peschiera e Castelnuovo del Garda (Verona)


La denuncia alla magistratura in questo caso e’ partita direttamente dai Verdi Europei, a farla e’ stata la coopresidente del gruppo parlamentare italiana ed eletta in Belgio, Monica Frassoni. Promotrice del progetto che prevede ancora una volta anche volumetrie residenziali, la società Di Canossa Matilde srl all’interno del piano di lottizzazione comunale Golf Club Villa Paradiso.


Cortina d’Ampezzo 


Il caso e’ finito persino anche sulle pagine del settimanale nazionale Panorama (n.12 del 21/3/2002): in pericolo il bosco di Fraina a pochi centinaia di metri dal centro di Cortina d’Ampezzo. Il progetto e’ stato approvato dal comune, ma incontra fra le altre le opposizioni dei proprietari dei terreni su cui dovrebbe sorgere.


http://www.mondadori.com/panorama/area-2/10052_1.html

Is Arenas (Oristano)


Si tratta del primo campo per il quale la Commissione Europea ha aperto una denuncia (procedura d’infrazione) contro l’Italia per danni ambientali. Per realizzare il percorso in un SIC , sito d’interesse comunitario protetto dalla Direttiva Habitat, sono stati abbattuti circa 10.000 alberi di una foresta costiera per la sua realizzazione. Nel Parere Motivato la Commissione Europea (9/2/2001) spiega che <<sono stati tagliati 20 ha di pineta, sono stati distrutti 16 ha tra radure naturali e superfici in prossimità’ delle dune scoperte…e aspetto di molto maggior rilievo, la falda freatica rischia di essere gravemente inquinata>>.L’intero parere motivato che costituisce un precedente per la giurisprudenza europea può essere letto, cosi’ come l’intero dossier sulla vicenda, per intero al sito


http://www.verdinrete.it/oristano/dossier.htm

Macugnaga


Il circolo Verbano di Legambiente di Verbania, Piemonte, con la presidente la d.ssa Amelia Alberti, interviene in aperta contestazione di un campo da golf a Macugnaga con delle osservazione alla variante del Piano Regolatore.


http://www.legambienteverbano.com/ottobre2003/golf_a_macugnaga.htm
http://www.legambienteverbano.com/luglio2003/macugnaga.htm

 


Sizzano
Ricorso al TAR presentato dal WWF contro la costruzione del complesso alberghiero-turistico a Sizzano, con annesso impianto golfistico (Piemonte)

http://www.wwfpiemonte.com/notizie/011.htm
http://www.wwfpiemonte.com/notizie/011.htm

 

Noli
Il WWF di Savona sostiene che ''un'eventuale realizzazione dell'impianto da golf stravolgerebbe una zona soggetta a regime di tutela (area carsica) per la complessita' e le specifiche peculiarita' naturali ed ambientali che la contraddistinguono. Qui il piano prevede la realizzazione di 30 mila metri cubi di volumetrie edilizie.Per questo il WWF di Savona contesta duramente l' approvazione della variante integrale al Prg del Comune di da parte della Regione Liguria''.

 
http://notizie.msn.it/ambiente/notizie/notiziari/regioni/20031110130532750076.html


Ravenna
Il 14 aprile 2003 è stata pubblicata la deliberazione con cui la Giunta comunale di Ravenna ha certificato la Valutazione di Impatto Ambientale negativa sul progetto di impianto golfistico di Casalborsetti, presentato dalla società Marina di S.Vitale nel settembre 2002. Le conclusioni del rapporto di VIA sono inequivocabili. Stabiliscono che "il progetto presentato non appare compatibile con le esigenze di tutela del sito, in particolare, rispetto agli elementi tutelati dal pSIC. Più in particolare, si ritengono incompatibili: la localizzazione degli impianti prativi per la pratica del golf all'interno del sistema di dune e depressioni interdunali compreso nel sito (SIC)…la costruzione degli edifici in aree interne al sito…la completa eliminazione dei rarissimi esempi di successione naturale di habitat costieri, dunale e retrodunali, mentre sarebbe opportuna l'individuazione di un fascia in cui possa essere mantenuta una continuità naturale tra habitat di spiaggia, duna,retroduna e pineta".Non ci saranno esami di riparazione, poiché "non si ritiene necessaria la richiesta di eventuali integrazioni e prescrizioni in quanto, in ogni modo ininfluenti sulle motivazioni di incompatibilità dimostrate".



Interessanti lavori della Conferenza che ha svolto la procedura di VIA. L’organismo ha iniziato i lavori il 24 ottobre 2002 e li ha conclusi il 23 marzo. Essa ha sostituito tutte le autorizzazioni, licenze, pareri e altre competenze varie in materia di tutela ambientale e paesaggistica territoriale di competenza dei vari enti pubblici interessati. Hanno dunque composto la Conferenza i rappresentanti dei servizi Ambiente del Comune e della Provincia di Ravenna, dell'ente Parco del Delta del Po, dell'ARPA, dell'AUSL, della Soprintendenza ai beni ambientali e del Consorzio di bonifica Romagna Centrale.



L'area interessata dal progetto sorgeva tra Casalborsetti e il fiume Lamone, a ridosso della risarina e della pineta. E' compresa, per 143 ettari su 595, nella zona di pre-parco classificata come pSIC (Sito di Interesse Comunitario della Rete Natura 2000) e denominata: "Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini". Comprende anche le seguenti zone disciplinate dal PTRP (Piano Territoriale Regionale Paesistico) tramite il PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale): zone di tutela della costa e dell'arenile; zone di particolare interesse paesaggistico ambientale; sistemi dunosi costieri di rilevanza storico documentale paesistica; zone di interesse storico testimoniale-terreni interessati da bonifiche storiche di pianura; elementi di interesse storico testimoniale-viabilità panoramica; parchi regionali.


Il progetto comprendeva la realizzazione di un percorso golfistico con 18 buche, di un'area residenziale di circa 300 appartamenti in case a schiera, di servizi commerciali e ristoranti, di un albergo-residence e di una club house del golf, con le relative infrastrutture, comprendenti parcheggi pubblici e privati, una piazza pubblica, ecc.



Il gruppo consiliare della Lista per Ravenna ha partecipato alla procedura e sul suo sito abbiamo trovato queste notizie


http://www.comune.ra.it/comune/consiglio/gruppi/listara/comunicati/069.htm


Analoga posizione è stata espressa dalla capogruppo dei Verdi in Consiglio Comunale M.Grazia Beggio


http://www.comune.ra.it/comune/consiglio/gruppi/verdi/comunicati/055.htm

Santa Teresa di Gallura


Al settimanale Carta non è sfuggito un progetto di campo da golf (immancabilmente legato alla costruzione di seconde case)


http://www.carta.org/rivista/settimanale/2003/30/30pizzo.htm

Intanto un villaggio immobiliare, citato nello stesso articolo del settimanale Carta, è stato posto sotto sequestro il 10 dicembre 2003 per abusi edilizi dalla Procura della Repubblica di Tempio. Si tratta della proprietà immobiliare Porto Quadro Srl dell’impresa di costruzione Garbari di Trento.



“Il grande cartello pubblicitario, all’ingresso del residence “Castello di Gallura”, annuncia che la spiaggia di Porto Quadro è lì a due passi. A cento metri dal mare, così è scritto nel pannello. E il Comune di Santa Teresa ha autorizzato una residenza alberghiera, proprio di fronte alle Bocche di Bonifacio. Invece, secondo il pm di Tempio Giovanni Porcheddu, l’albergo è diventato un villaggio con 74 villette. Le guardie forestali ieri hanno impiegato quasi cinque ore per metterle tutte sotto sequestro. Erano in venti, per eseguire l’ordinanza firmata dal giudice delle indagini preliminari di Tempio, Francesca Lupino. Il reato contestato è quello di lottizzazione abusiva. Un imprenditore di Trento, Enrico Garbari, è stato iscritto nel registro degli indagati. Gli investigatori avrebbero raccolto le prove dell’offerta immobiliare, venti contratti preliminari di compravendita delle villette. Stipulati soprattutto nel nord Italia, la maggior parte a Milano. Nel fascicolo del sostituto procuratore anche una consulenza affidata a un esperto in materia urbanistica. Il perito ha esaminato la documentazione amministrativa dell’iter che si è concluso con il rilascio della concessione. Ma gli investigatori si sono anche occupati del sito internet, www.ilcastellodigallura.it, che fornisce tutte le informazioni sul complesso residenziale e sulle caratteristiche delle unità immobiliari. Senza per altro far direttamente riferimento alla vendita delle villette.

  
http://www.unionesarda.it/unione/2003/OL1112/GALL/OLB03/A01.html

 

Domus de Maria


Un esposto contro un campo da golf è stato presentato da WWF e Amici della Terra.


http://www.unionesarda.it/unione/2003/18-02-03/PROV%20DI%20CAGLIARI/PRO01/A01.html


Is Molas (Pula)


Abbiamo già accennato al fallimento costato 300 miliardi di lire con 6500 creditori per quello che viene considerata la struttura golfistica più bella della Sardegna, situata nel comune di Pula.Entro il mese di dicembre 2003 il green, i terreni e l’albergo saranno venduti all’asta dal curatore fallimentare Franco Tintorio.(Unione Sarda 6 settembre 2003)


http://www.unionesarda.it/unione/2003/01-07-03/prima%20pagina/prims/A02.html


http://www.unionesarda.it/unione/2003/21-08-03/PROV%20DI%20CAGLIARI/PRO01/A02.html


Is Arenas (Narbolia e San Vero Milis)


Si tratta del primo campo (situato in Sardegna, provincia di Oristano) per il quale la Commissione Europea ha aperto una denuncia (procedura d’infrazione) contro l’Italia per danni ambientali. Per realizzare il percorso in un SIC, sito d’interesse comunitario, protetto dalla Direttiva Habitat 92/43, sono stati abbattuti circa 10.000 alberi di una foresta costiera per la sua realizzazione. Nel Parere Motivato la Commissione Europea (9/2/2001) spiega che «sono stati tagliati 20 ha di pineta, sono stati distrutti 16 ha tra radure naturali e superfici in prossimità delle dune scoperte…e aspetto di molto maggior rilievo, la falda freatica rischia di essere gravemente inquinata». L’intero parere motivato che costituisce un precedente per la giurisprudenza europea può essere letto, cosi’ come l’intero dossier sulla vicenda, per intero al sito


http://www.verdinrete.it/oristano/dossier.htm

 

Un caso unico  al mondo


 QUANDO UN CAMPO DA GOLF NOBILITA PAESAGGIO E AMBIENTE

 

Una campo da golf è sempre una struttura positiva per l’ambiente circostante. E inquina meno di una comune coltura agricola. Lo afferma la ricerca presentata sabato 2 dicembre al Golf Club Milano, nel parco di Monza, la prima del genere in Italia. L’hanno commissionata il circolo sportivo e il Comitato regionale lombardo della Federazione italiana golf a un’équipe di 8 ricercatori che hanno messo sotto osservazione le componenti ambientali e territoriali dell’area sulla quale, all’interno dello storico parco, si estende il percorso a 27 buche, 94 dei 732 ettari di tutto il comprensorio verde gestito dai comuni di Monza e Milano. Presenti amministratori pubblici, molti presidenti di circoli golfistici lombardi, in rappresentanza delle rispettive associazioni dilettantistiche, operatori ecologici e sportivi. Il golf si sta diffondendo in Italia in tutte le fasce sociali, tra giovani e anziani, e gli insediamenti interessano, soprattutto in Lombardia, centinaia di comuni e decine di migliaia di sportivi. L’argomento assume significativa attualità anche per le aree industriali dimesse di Sesto San Giovanni, studiate dai gruppi urbanistici pilotati dall’architetto Renzo Piano. Un campo di golf a 9 buche, cioè ridotto, crerebbe una successione di verde piantumato, lungo almeno 4200 metri per circa 15 ettari, di alta valenza ambientale e paesaggistica. Alcuni esperti del settore, soprattutto albergatori, stanno studiando l’idea. Il percorso arricchirebbe la ricettività alberghiera di ospiti stranieri provenienti dal mondo anglosassone nel quale il golf è diffusissimo e gratificherebbe la residenza sul territorio degli studenti del polo universitario. “Questo lavoro”, ha esordito Angelo Zanchi, presidente del Golf Club Milano ” dimostra come un campo da golf sia sempre complementare all’ambiente circostante, anche nell’equilibrio delicato con un grande parco storico. Dimostra che un percorso diventa col tempo, grazie alle sue caratteristiche ambientali ed estetiche, patrimonio della comunità. Cioè una struttura dalla quale la comunità circostante può trarre vantaggio grazie alla diffusione di una pratica sportiva di alta valenza sociale, grazie all’offerta di posti di lavoro e soprattutto di armonia paesaggistica, di cura del territorio, ovunque la struttura si trovi”. Lo studio ha monitorato una sponda del fiume Lambro che scorre accanto al percorso, le rogge, l’assetto idrogeologico, le acque sotterranee, il suolo e il sottosuolo. Attenzione è stata data anche alla vegetazione, alla flora e alla fauna, alle biodiversità di fiori e piante, agli ecosistemi. Ne è risultato un quadro, ha commentato l’ingegner Piergiorgio Vigliani, consigliere del golf ed esperto in temi ambientali, dal quale appare che un percorso inquina meno della maggioranza delle colture agricole, i prati curati e le circostanti aree arboree nobilitano il paesaggio anche a vantaggio dei cittadini che vogliano percorrerne i sentieri dopo le gare. Per il coordinatore del gruppo di ricerca, ingegner Luca Del Furia, la gestione del golf monzese non altera né inaridisce la falda, non turba le biodiversità, tutela flora e fauna come nel resto del parco. La ricerca, prima in Italia, verrà proposta a tutte le 61 strutture golfistiche lombarde che aggregano 23 mila giocatori dilettanti, il gruppo più numeroso d’Italia, ha detto Bruno Bizzozzero, presidente del Comitato regionale lombardo della Fig, al fine di pilotare in modo corretto gli ampliamenti, favorire la crescita, la piantumazione, tutelare il paesaggio in un dialogo costruttivo con gli amministratori pubblici.

 

                                                    I fumetti del Parco di Monza

 

Inquietanti dichiarazioni del Sindaco di Monza hanno recentemente qualificato come "monumento storico" il campo da golf presente nel Parco-contenitore.

 

 

                              Monza la città - quotidiano online di Monza e Brianza - Il Golf ...

Monza ha la fortuna di averla già una struttura sportiva, per praticare il golf

  Il primo campo da golf pubblico ...